Archivi giornalieri: 20 aprile 2022

Uniemens – Cos’è, come funziona, come e quando si invia

Uniemens – Cos’è, come funziona, come e quando si invia

I datori di lavoro o i loro intermediari, sono obbligati a inviare mensilmente il flusso Uniemens all’INPS. Ecco tutto quello che c’è sapere

Partiamo innanzitutto col dire che l’Uniemens ha unificato, a decorrere dal mese di maggio 2010, i vecchi flussi EMENS e DM10. A cosa servivano questi due flussi? Ebbene con il DM10 venivano comunicati i dati contributivi in forma aggregata; mediante il modello EMENS venivano invece comunicati, in forma individuale e nominale, i dati retributivi riferiti al singolo lavoratore.

Da queste prime affermazioni possiamo già dire che si tratta quindi di una denuncia obbligatoria che deve essere inviata mensilmente all’INPS dai datori di lavoro del settore privato che svolgono le funzioni di sostituti d’imposta. Quindi, a conti fatti, raccoglie a livello individuale per ogni lavoratore, le informazioni retributive e contributive.

Ma andiamo in ordine e vediamo più specificatamente come funziona l’Uniemens, come inviarlo e soprattutto quando.

Cos’è l’Uniemens?

Per rispondere alla domanda cos’è, occorre riferirsi alla L. n. 326/2003. Tale legge ha introdotto l’obbligo, da parte dei datori di lavoro, di comunicare mensilmente all’INPS i dati retributivi e le informazioni utili al calcolo dei contributi.

Quindi, nello specifico, la comunicazione serve per:

  • comunicare all’INPS le retribuzioni e le informazioni che l’ente previdenziale utilizza;
  • calcolare quanti contributi versare.

Come accennato, dal mese di maggio 2010, l’INPS ha introdotto un unico sistema di inoltro delle denunce mensili relative ai lavoratori dipendenti denominato, appunto, la denuncia UNIEMENS. Tale sistema ha unificato i due moduli precedentemente utilizzati: DM10/2 ed EMENS.

Chi deve inviare l’Uniemens?

Ma chi deve inviare l’Uniemens? Come è intuibile, l’obbligo è rivolto a tutti i datori di lavoro. Non sono, dunque, previste eccezioni. La trasmissione del flusso UNIEMENS è dovuta per tutto il settore privato.

Può farsene carico l’azienda oppure affidare l’incombenza a un professionista di fiducia.

Quali sono i vantaggi dell’Uniemens?

Il flusso dati raccoglie, a livello individuale per ogni lavoratore, le informazioni retributive e contributive.

In particolare, questa denucia mensile:

  • riduce le informazioni, eliminando la duplicazione dei dati presenti nei due flussi;
  • semplifica le informazioni utilizzando i dati elementari individuali presenti nelle procedure paghe;
  • elimina, sia per l’INPS che per le aziende, la necessità di verifiche di congruità tra i dati retributivi e i dati contributivi (Confronto Cumuli);
  • riduce e si semplificano le procedure aziendali di trasmissione, gestione, di elaborazione e di controllo;
  • aumenta le informazioni individuali a disposizione dell’INPS, per svolgere compiutamente e tempestivamente le proprie funzioni istituzionali.

Quando inviare il flusso Uniemens?

Il flusso deve essere inviato all’INPS entro l’ultimo giorno del mese successivo a quello di competenza.

Attenzione però: se l’ultimo giorno è festivo, il termine è prorogato al primo giorno lavorativo del mese successivo.

Nel dettaglio:

  • per i lavoratori dipendenti il mese di competenza è quello cui si riferisce la busta paga;
  • per i lavoratori parasubordinati il mese di competenza è quello in cui è stato erogato il compenso.

Come effettuare la comunicazione Uniemens?

L’invio della denuncia mensile tramite flusso UNIEMENS deve essere inoltrato online all’INPS attraverso il servizio dedicato. Si tratta di uno strumento reperibile a questo indirizzo che serve a controllare il file xml precedentemente creato dal datore di lavoro o dal consulente.

Una volta effettuati i controlli lo strumento genera il file definitivo che dovrà essere inviato tramite portale INPS.

Quali sono le sanzioni per chi non invia l’Uniemens

E se il datore di lavoro non via l’Uniemens nei tempi? Cosa succede? In tal caso, si tratta di reato di evasione contributiva. Ciò può delinearsi come:

  • omissione contributiva, nel caso l’azienda presenti spontaneamente la dichiarazione entro 12 mesi dalla scadenza e comunque prima che l’INPS ufficializzi la propria contestazione;
  • evasione contributiva vera e propria, caso più grave del precedente, laddove il flusso UNIEMENS non venga trasmesso o venga trasmesso solo a seguito di formale richiesta dell’Istituto.
 

Bonus casalinghe 2022: cos’è, destinatari e requisiti. La guida rapida

Bonus casalinghe 2022: cos’è, destinatari e requisiti. La guida rapida

Il bonus casalinghe 2022 è un assegno sociale per donne e uomini sotto una certa soglia di reddito, che svolgono attività domestiche.

Degne di nota sono le agevolazioni previste per le figure che svolgono attività domestica in modo continuativo, e senza distinzione tra casalinghe e casalinghi. Infatti sarà presto possibile fare domanda per corsi formativi a costo zero e in modalità digitale. Si tratta di periodi di formazione, riservati alle persone che compiono attività domestiche, e finanziati da un fondo del Ministero delle Pari Opportunità – con lo stanziamento di tre milioni di euro.

Opportuno altresì ricordare che l’Inps mette a disposizione anche un fondo casalinghe e casalinghi ad hoc, a cui possono iscriversi uomini e donne con età inclusa fra i 16 e i 65 anni. In esso possono versare i contributi per conseguire in futuro una pensione. Detto fondo di previdenza è attivo dal 1997, per le persone che svolgono lavori di cura non retribuiti e derivanti da responsabilità familiari. Ma non c’è soltanto questo.

L’Inps mette altresì a disposizione un assegno sociale, che si rivolge proprio a coloro che hanno dedicato la propria vita ai lavori di cura per l’abitazione e la famiglia. E proprio di questo vogliamo parlare nel corso dell’articolo, focalizzandoci sul bonus casalinghe 2022 che – rimarchiamo subito – ha come destinatari anche i casalinghi, senza alcuna distinzione di genere.

Bonus casalinghe 2022: chi sono i destinatari e con quali requisiti

Il bonus casalinghe 2022, ossia l’agevolazione versata dall’Istituto di previdenza che vogliamo vedere da vicino, consiste – come accennato –  in un assegno sociale. Detta misura di sostegno è destinata in particolare alle seguenti categorie di beneficiari:

  • uomini e donne a partire dai 67 anni di età;
  • coloro che hanno dedicato la vita ai lavori di cura per la casa e la famiglia;
  • coloro che conseguentemente non hanno avuto altra occupazione, non hanno versato niente alle casse previdenziali e non possono fare affidamento su un assegno pensionistico.

Inoltre sul piano dei requisiti, colui che intende conseguire il bonus casalinghe 2022 deve avere la cittadinanza italiana o di un paese europeo (anche extracomunitaria, se in possesso di un permesso di soggiorno per soggiornanti di lungo periodo) e deve essere residente in modo stabile nel nostro paese da almeno dieci anni.

Leggi anche: bonus vacanze 2022. Ecco i bandi Estate Inpsieme Italia e estero per pensionati e studenti

Qual è l’importo del bonus casalinghe 2022

Da notare che l’importo per il 2022 di detto contributo assistenziale corrisponde ad un massimo di 468,10 euro, per chi non ha alcun tipo di entrata –  per un totale di 6.085,30 euro erogati sulle 13 mensilità. Attenzione però: sulla scorta del reddito e allo stato civile, l’assegno sociale potrà essere di una cifra più bassa.

Non sorprende che in tema di bonus casalinghe vi siano requisiti legati al reddito: il limite massimo è pari a 6.085,30 annui se colui che domanda l’assegno in oggetto vive da solo; mentre è pari a 12.170,60 euro se si tratta di casalinga (o casalingo) coniugata. Oltre questo tetto, l’assegno non è erogato.

In ogni caso, l’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale ha confermato che sarà versata l’intera somma del bonus casalinghe 2022 alle persone che ne faranno domanda, che non sono coniugate e che non percepiscono reddito.

Come fare domanda di bonus casalinghe

A questo punto vediamo con quali modalità è possibile fare domanda per l’ottenimento del bonus casalinghe 2022. Ebbene, la domanda per detta agevolazione può essere effettuata da parte dell’interessato:

  • sul portale dell’Inps, area Servizi per il cittadino;
  • attraverso il contact center;
  • con i patronati e gli intermediari dell’Inps.

Attenzione però: per quanto riguarda la prima modalità con cui fare domanda, l’interessato può utilizzare la procedura apposita nel sito web dell’Inps, se è in possesso del PIN dispositivo per l’accesso ai servizi telematici, dello SPID almeno di secondo livello, della carta d’identità elettronica (CIE) o della carta nazionale dei servizi (CNS).

Ovviamente a seguito della domanda, la verifica dei requisiti stabilirà se davvero il richiedente ha diritto ad incassare l’importo del bonus casalinghe 2022. In ogni caso, il versamento della cifra dell’assegno sociale avviene dal mese posteriore a quello di effettuazione della domanda.

 

Superbonus 110 agli eredi: sì al trasferimento, ma con regole precise

Superbonus 110 agli eredi: sì al trasferimento, ma con regole precise

Cosa succede se il beneficiario del superbonus viene a mancare? Ecco le istruzioni dell’Agenzia delle entrate sul Superbonus 110 agli Eredi

In caso di decesso dell’avente diritto a chi si trasferisce la detrazione relativa al superbonus? Può l’erede del de cuius fare la cessione del credito per le rate residue della detrazione? Se viene a mancare anche l’erede che fine fa la detrazione?

A queste e ad altre domande andremo a rispondere in questa guida al superbonus 110 agli eredi sulla base di numerose domande giunte in Redazione. Ecco tutto quello che c’è da sapere.

Superbonus 110, cos’è e come funziona

Il superbonus 110 è un’agevolazione fiscale che premia gli interventi di risparmio energetico e di riduzione rischio sismico effettuati su immobili abitativi.  Il bonus consiste in una detrazione del 110% delle spese sostenute. Dunque spendo 100 e recupero 110 a titolo di detrazione in dichiarazione dei redditi. La detrazione può essere ripartita in 4/5 quote annuali.

Detto ciò, in alternativa alla detrazione in dichiarazione dei redditi, il contribuente può optare per lo sconto in fattura o per la cessione del credito.

Le opzioni possono essere anche combinate tra loro. Inoltre la cessione del credito può essere di per se anche parziale. Ad esempio, il contribuente inserisce la prima rata di detrazione in dichiarazione dei redditi e poi può decidere di cedere le rate residue.

Fatta tale doverosa ricostruzione, ora possiamo soffermarci sul trasferimento del superbonus in caso di decesso dell’avente diritto.

Leggi anche: superbonus seconde case

Il superbonus 110 può essere trasferito a terzi?

Possiamo affermare fin da subito che, in linea di massima, si applicano le disposizioni in essere sia per il bonus ristrutturazione sia per l’ecobonus.

Nello specifico, in base alle indicazioni di cui all’art.4 del decreto Interministeriale del 6 agosto 2020, c.d. decreto Requisiti:

  • in caso di trasferimento/vendita per atto tra vivi dell’unità immobiliare residenziale sulla quale sono stati realizzati gli interventi agevolati, le relative detrazioni non utilizzate in tutto o in parte dal cedente spettano, salvo diverso accordo tra le parti, per i rimanenti periodi d’imposta, all’acquirente persona fisica dell’unità immobiliare;
  • in caso di decesso dell’avente diritto, la fruizione del beneficio fiscale si trasmette, per intero, esclusivamente all’erede che conservi la detenzione materiale e diretta del bene.

Difatti, rileva la materiale detenzione del bene.

Quanto detto in caso di vendita dell’immobile rileva anche in caso di:

  • cessione a titolo gratuito dell’immobile ossia donazione (Circolare 24.02.1998 n. 57, paragrafo 4);
  • in caso di permuta poiché, in base all’art. 1555 c.c., le norme stabilite per la vendita si applicano anche alla permuta, in quanto compatibili (Circolare 19.06.2012 n. 25/E,risposta 1.2).

In caso di usufrutto, le quote di detrazione non fruite non si trasferiscono all’usufruttuario, ma rimangono al nudo proprietario.

Soffermiamoci sulle regole di trasferimento della detrazione agli eredi.

Cosa sapere sul trasferimento del superbonus 110 agli eredi

In base a quanto detto sopra a chiusura del paragrafo, gli eredi prendono il superbonus dell’originario avente diritto.

L’erede deve avere la detenzione materiale e diretta del bene. Ciò esula dal fatto che l’abitazione diventi o meno l’abitazione principale dell’erede.

Da qui, anche in base alle indicazioni date dall’Agenzia delle entrate nella circolare n°7/E 2021:

  • per determinare chi possa fruire della quota di detrazione relativa ad un anno, occorre individuare il soggetto che possedeva l’immobile al 31 dicembre di quell’anno (Circolare 12.05.2000 n. 95, risposta 2.1.14);
  • le quote residue di detrazione non si trasferiscono nell’ipotesi in cui la detrazione spetta al detentore dell’immobile (ad esempio, l’inquilino o il comodatario), in quanto lo stesso ha diritto alla detrazione anche se la detenzione cessa (Circolare 24.02.1998 n. 57, paragrafo 4).

Attenzione, cosa succede se a sostenere la spesa è stato uno dei familiari conviventi dell’avente diritto poi deceduto? Ebbene in tali casi, il familiare convivente conserva il diritto a detrarre la spesa o a decidere di cedere le quote residue della detrazione. Nonostante l’immobile sia entrato nell’asse ereditario.

Ulteriori precisazioni sul trasferimento superbonus

Se la detenzione materiale e diretta dell’immobile è esercitata congiuntamente da più eredi, la detrazione è ripartita tra gli stessi in parti uguali (Circolare 05.03.2003 n. 15/E, paragrafo 2).

Inoltre:

  • se l’immobile è locato, non spetta la detrazione in quanto l’erede proprietario non ne può disporre;
  • se l’immobile è a disposizione, la detrazione spetta in parti uguali agli eredi;
  • nel caso vi sino più eredi sono, qualora uno solo di essi abiti l’immobile, la detrazione spetta per intero a
    quest’ultimo, non avendone più gli altri la disponibilità;
  • se il coniuge superstite, titolare del solo diritto di abitazione, rinuncia all’eredità, lo stesso non può fruire delle residue quote di detrazione, venendo meno la condizione di erede.

Attenzione, in tale ultimo caso la detrazione non spetta neanche agli eredi. Vale quanto detto sopra. Serve la detenzione materiale e diretta del bene.

Inoltre, se l’erede a cui spetta la detrazione fitta o da in comodato l’immobile per gli anni in cui l’immobile è affittato o è dato in donazione non potrà detrarre alcunchè. Potrà riprendere la detrazione da quanto avrà nuovamente la detenzione diretta dell’immobile. Per tutto il periodo d’imposta rispetto al quale vuole detrarre la quota di agevolazione.

Gli eredi in accordo tra loro possono decidere di cedere la detrazione residua. Su tale passaggio sarebbero necessari specifici chiarimenti da parte del Fisco.

Cosa succede nel caso ci sia locazione e/o usufrutto dell’immobile

La detrazione si trasmette anche quando il beneficiario dell’agevolazione (de cuius) era il conduttore dell’immobile. In tale caso, è necessario che l’erede subentri nel contratto di locazione. Senza subaffittare l’immobile.

Attenzione:

  • la detrazione si trasferisce agli eredi del comodatario nell’ipotesi in cui l’erede sia il comodante;
  • la detrazione si trasferisce agli eredi dell’usufruttuario,  nell’ipotesi in cui erede dell’usufruttuario sia il nudo proprietario dell’immobile.

In entrambi i casi, è necessario, tuttavia, che si abbia la detenzione materiale e diretta del bene.

Che fine fa il superbonus se viene a mancare l’erede

Cosa succede se viene a mancare anche l’erede del de cuius dopo che ha accettato l’eredita?

Ebbene in tali casi,  le quote residue di detrazione non si trasferiscono al successivo suo erede.

Quest’ultimo chiarimento è stato dato all’Agenzia delle entrate con la risposta n° 612/2021. Le indicazioni date sono applicabili appieno al superbonus.