Archivi giornalieri: 19 dicembre 2021

Caro bollette

 

Caro bollette: quando e a chi conviene passare al mercato libero

 
Foto di Pixabay

Non si arresta la corsa dei prezzi dell’energia e il nuovo anno non porterà buone notizie ai consumatori: le ipotesi sugli aumenti previsti tra gennaio e marzo 2022 saranno comunicate da Arera (l’autorità di regolazione per energia, reti e ambiente) alla fine del 2021 e si aggirano tra il 20% e il 25% per la luce e tra il 35% e il 40% per il gas naturale. Il che potrebbe significare, secondo alcune stime, una stangata di quasi 800 euro in più all’anno per ogni famiglia, dei quali 136 euro sulla componente luce e 679 euro sul gas, per il quale sono stati stimati i rincari maggiori.

 

Conviene passare al mercato libero?

Un salasso compensato solo in parte dagli interventi del governo, che ha stanziato 3,8 miliardi di euro per far fronte agli aumenti previsti nel primo trimestre del nuovo anno. Non è però l’unica soluzione: il caro bollette potrebbe spingere gli italiani ad accelerare la transizione dal mercato tutelato al mercato libero delle utenze luce e gas. Secondo una stima di Switcho, app specializzata nella gestione di spese ricorrenti come elettricità, gas, internet, telefonia e assicurazioni auto, una scelta del genere potrebbe avvantaggiare 12 milioni di italiani – titolari di circa il 40% del totale dei contratti luce e gas – portandoli a risparmiare in media fino a 500 euro a famiglia all’anno.

Una situazione che non si verificava da anni

“Gli aumenti dei costi delle materie prime stanno portando un fenomeno che non si osservava da anni nel mercato: negli ultimi due trimestri, infatti, e anche nel prossimo, il mercato libero – specialmente sull’online, offre tariffe migliori di quello tutelato”, spiega Redi Vyshka, chief operating officer e co-founder di Switcho. Così, “cambiare operatore e passare dal mercato tutelato a quello libero in questo momento può essere molto conveniente, specialmente nei periodi a ridosso – prima e dopo – di nuove comunicazioni Arera sul rialzo. I prezzi sul mercato libero, infatti, hanno una tendenza a riallinearsi al tutelato in una finestra di qualche giorno, quindi, a maggior ragione in prossimità di nuovi aumenti, può convenire cambiare”.

Cosa vuol dire passare al mercato libero

Il passaggio al mercato libero può rivelarsi una scelta intelligente soprattutto per i nuclei familiari più grandi. “Dai nostri calcoli, passando dalle tariffe attuali medie di mercato alle migliori offerte web il risparmio è notevole soprattutto per le famiglie più numerose. Infatti, se per una coppia in un anno si può arrivare a risparmiare intorno ai 235 euro all’anno tra luce e gas, per una famiglia di quattro persone il risparmio sale a oltre 600 euro, fino a sfiorare i mille euro per una famiglia di sei persone”, sottolinea Vyshka.

 

In dettaglio, una coppia può arrivare a risparmiare 125 euro all’anno sulla bolletta elettrica e 110 su quella del gas, mentre una famiglia di 4 persone può avere un beneficio di 300 euro sulla luce e 330 sul gas e un nucleo di sei persone può arrivare a tagliare di 430 euro all’anno la bolletta elettrica e di 530 quella del metano.

La differenza tra attivazioni online e offline

È importante, però, che il passaggio avvenga attraverso i canali online: “In generale, sulle attivazioni offline, quelle effettuate tramite call center o nei punti fisici, c’è sempre un ricarico sulla materia prima che può pesare fino al 30% in più rispetto all’online”, osserva Vyshka. “Questo perché la filiera di vendita è molto frammentata e ricca di intermediari, e i costi vengono scaricati sull’utente finale. A maggior ragione in questo caso un risparmio rispetto agli aumenti sarà possibile solo facendo riferimento alle tariffe online”.

Cosa succede per chi è già nel mercato libero

Per chi si trova già sul mercato libero invece la situazione è un po’ diversa. Data la straordinaria situazione di mercato, infatti, alcuni fornitori stanno usufruendo del diritto di cambiare unilateralmente le condizioni del contratto. Una condizione che, secondo le stime dell’Osservatorio di Switcho, può portare a un aumento della tariffa fino al 100% rispetto a quanto concordato nel prezzo fisso: “La netta maggioranza dei contratti sul mercato libero, pari all’84% del totale, prevede che il prezzo della materia prima sia bloccato in media per i primi 12 mesi dopo l’attivazione: una condizione che adesso, in circa un terzo dei casi, viene meno a causa dei cambiamenti unilaterali delle condizioni da parte di alcuni fornitori”, spiega ancora Redi Vyshka.

 

“Si tratta di una clausola ‘di emergenza’ accettata dall’Autorità, che però mette in discussione la convenienza della tariffa. Anche nei casi di modifiche unilaterali, così come in quelli che prevedono la scadenza del contratto prima di dicembre 2021, lo switch è un’opportunità interessante: cambiare online adesso, infatti, potrebbe permettere non solo di ottimizzare la propria tariffa, ma anche di proteggere gli utenti da ulteriori rincari dovuti alla volatilità del mercato nei mesi a venire.”

Aumenti certi per chi ha un contratto a prezzi variabili

Per chi invece ha un contratto a prezzo variabile – si parla secondo le stime di circa il 16% degli utenti attualmente sul mercato libero, pari a 3 milioni di persone – per Vyshka “è purtroppo praticamente certo che la bolletta risentirà fortemente dell’impatto degli aumenti dei prezzi delle materie prime”. A questi utenti il consiglio è di eseguire un tentativo di stima personalizzata e scoprire il potenziale risparmio ottenibile scegliendo un’offerta con il prezzo fisso”.

 

Sant’ Anastasio I

 

Sant’ Anastasio I


Nome: Sant’ Anastasio I
Titolo: Papa
Nascita: IV secolo, Roma
Morte: 19 dicembre 401, Roma
Ricorrenza: 19 dicembre
Tipologia: Commemorazione
 

Papa S. Anastasio, romano, successe a papa S. Siricio (26 nov.) il 27 novembre del 399 e mori il 19 dicembre del 401, dopo un pontificato di soli due anni. Tra i suoi amici e ammiratori c’erano S. Girolamo (30 sett.), S. Agostino (28 ago.) e S. Paolino di Nola (22 giu.). S. Girolamo lo considerava molto santo, ricco nella sua povertà, e ne elogiava la vita irreprensibile e lo zelo apostolico. Anastasio sostenne il vecchio Girolamo nella sua controversia contro Rufino di Aquileia, storico e traduttore. Girolamo s’impegnò per diversi anni nella stesura di una versione esatta della Bibbia, basata sullo studio nelle lingue originali in cui fu scritta e sulle precedenti traduzioni. Fu profondamente offeso dalla traduzione fatta da Rufino d’Aquileia del De principiis di Origene, opera controversa dei primi anni del III secolo, che proponeva un’interpretazione allegorica piuttosto che letterale di molti brani biblici. Girolamo, che una volta aveva scritto di Rufino «egli è inseparabilmente legato a me da un amore fraterno», s’indignò in difesa della sua cultura.

La controversia tra i due, che conducevano entrambi una vita ascetica nei pressi di Gerusalemme, fu lunga e strenua. Girolamo accusava chi tentava di correggere o reinterpretare i testi biblici ostinatamente, e si recò dal papa per persuaderlo a condannare Rufino. Successivamente Anastasio scrisse a Simpliciano, vescovo di Milano (13 ago.) per ammonirlo che «il popolo di Dio delle diverse chiese, potrebbe imbattersi in concetti blasfemi, leggendo Origene» aggiungendo che «il presbitero Eusebio» (Girolamo) gli aveva mostrato «alcuni capitoli empi che mi fecero rabbrividire». Girolamo fu riconoscente per questo generoso sostegno e per l’incoraggiamento del pontefice a proseguire la sua opera e mostrò la sua gratitudine «all’illustre Anastasio»; scrisse che Roma non meritava di avere a lungo un papa simile: non era bene che il capo del mondo venisse reciso proprio quando era in carica un vescovo come lui.

Questa era un’allusione alla minaccia rappresentata da Alarico, capo dei goti, e dal suo esercito di barbari che alla fine conquistarono e saccheggiarono Roma nel 410, nove anni dopo la morte di Anastasio. Anastasio è inoltre ricordato per due istruzioni indirizzate ai vescovi: con la prima ordinava al clero di alzarsi in piedi durante la lettura del Vangelo nella Messa, in segno di rispetto, e con la seconda stabiliva che nessun ecclesiastico straniero sarebbe stato accolto nella giurisdizione romana senza un certificato firmato da cinque vescovi a testimonianza della sua ortodossia. Lo scopo era quello di escludere i sacerdoti appartenenti alle Chiese orientali, la cui fede era stata influenzata dall’arianesimo o dalle religioni dualiste come il manicheismo.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma nel cimitero di Ponziano sulla via Portuense, deposizione di sant’Anastasio I, papa, uomo ricco di povertà e di apostolica sollecitudine, che si oppose fermamente alle dottrine ereticali.

Reddito di emergenza

Reddito di emergenza anche nel 2022? Ultime notizie sulla proroga

Il reddito di emergenza ha finora ha ricevuto conferma, a seguito dell’estensione dello stato di emergenza. Sarà così anche per il 2022?

Il reddito di emergenza è una misura inclusa nel decreto Rilancio dello scorso anno, specificamente mirata ad aiutare le famiglie in difficoltà. Ora che lo stato di emergenza è stato prorogato e non termina più il 31 dicembre, bensì il 31 marzo 2022, si è tornati a parlare di questo specifico sussidio, sul quale – a dire il vero – negli ultimi tempi vi è stata ben poca chiarezza da parte delle istituzioni. D’altronde il REM condivide con l’espressione ‘stato di emergenza’, parte del nome. E già questo lascia intuire che per il momento il discorso sul reddito di emergenza non è chiuso.

Esclusa dalle misure previste nella legge di Bilancio 2022, nonostante i tanti rinnovi, deroghe e rifinanziamenti disposti, la misura di sostegno a chi ha un Isee inferiore ai 15 mila euro potrebbe ricevere una proroga, proprio a seguito della decisione di allungare lo stato di emergenza, per le note ragioni di ordine sanitario.

Insomma, le risorse finanziarie che in un primo tempo erano state indirizzate verso altre finalità, potrebbero a breve rivitalizzare il reddito di emergenza. Ciò al fine di consentire l’applicazione di questa misura di sostegno al reddito anche il prossimo anno. Vediamo qualche dettaglio in proposito.

Reddito di emergenza 2022: la discussione è in corso

Siamo al momento sul terreno delle mere ipotesi, giacché non sono giunte per ora notizie ufficiali circa una possibile proroga del reddito di emergenza. In questi giorni, gli osservatori hanno parlato anche di un possibile aumento della portata delle rate mensili, ma tutto è ovviamente da confermare. D’altronde, se è vero che negli ambienti di Governo si è tornati a discutere di REM, è altrettanto vero che la scelta finale potrebbe essere non quella del rifinanziamento della misura; ma dell’introduzione di una misura alternativa, anche speculare al reddito di emergenza. Se non vi saranno novità concrete sul piano delle regole, il REM andrà a esaurirsi alla fine dell’anno.

Leggi anche: Super green pass, cos’è, quanto dura e come si ottiene

Certo è però che il dibattito sull’opportunità di confermare il reddito di emergenza il prossimo anno, prosegue. Al momento l’effettiva convergenza a livello politico attiene alla proroga dello stato di emergenza in sé, la quale di fatto rispecchia una situazione socio-economica del paese che continua a restare incerta, in parte indecifrabile, e su cui pesa l’evoluzione della curva epidemiologica nei prossimi mesi.

Ecco perché, quanto meno in linea teorica, non ci sarebbe ragione di non allungare – almeno per alcuni mesi con una mini-proroga ad hoc – una misura di sostegno di ambito emergenziale, quale appunto il reddito di emergenza.

Non si può dimenticare che le condizioni dei lavoratori restano infatti ben poco chiare, pesa l’incognita del prossimo anno e i sindacati sono in fermento oggi più che mai.

Mentre le aspettative di ripresa non sono nitidissime. E molte famiglie continuano a fare fatica a sostenere le varie spese e scadenze mensili. Ragionare dunque su un possibile o probabile allungamento del reddito di emergenza al 2022, come già successo per il RdC, appare giustificabile.

Reddito di emergenza, ultime notizie? L’elemento che porta a pensare alla possibile proroga

Certo che è che i beneficiari della misura auspicano la conferma della stessa per il prossimo anno, e c’è un fattore che potrebbe davvero portare alla conferma. Infatti, da quando applicato lo stato di emergenza, per ciascuna proroga apposta a quest’ultimo, analoga sorte ha riguardato anche il reddito di emergenza. D’altronde, con la proroga dello stato di emergenza, vi è stata già la conferma di alcune misure e procedure attualmente vigenti. Ci riferiamo – ad esempio –  al pagamento anticipato delle pensioni per chi va a ritirarle direttamente in Posta, valevole anche per gennaio del prossimo anno.

D’altro lato però  il fatto che la situazione attuale non è ancora così complicata da costringere il Governo a confermare tutte le misure anche per il 2022. In altre parole, se la curva epidemiologica dovesse pesare maggiormente sul paese, e se in conseguenza di ciò vi fosse un inasprimento delle restrizioni, sarebbe più probabile giungere alla proroga del reddito di emergenza.

Leggi anche: Pagamento pensioni gennaio 2022, le possibili date

Un altro nodo sarebbe quello di ambito economico: quale sarebbe la spesa da sostenere da parte dello Stato? In effetti, nel caso vi fosse la volontà politica, non mancherebbe tuttavia l’ostacolo rappresentato dal costo per le casse dello Stato. Si tratterebbe di spendere qualcosa come 700 milioni di euro per rifinanziare la misura, e non sono pochi – visti anche gli altri investimenti del periodo.

In ogni caso, individuati i fondi e dopo l’emanazione di un decreto ad hoc, sarebbe poi compito dell’INPS, quello di recepire la norma con circolare. All’Inps anche il compito di ricevere le domande ed erogare i versamenti. Comunque non resta che attendere le prossime settimane, per scoprire se il reddito di emergenza sarà davvero esteso al 2022 o se il suo percorso terminerà con la fine dell’anno.

⭐️ Segui Lavoro e Diritti su Google News: clicca sulla stellina per inserirci nei preferiti.
 

Superbonus 110 per le seconde case: le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate sulla casa vacanze

Superbonus 110 per le seconde case: le indicazioni dell’Agenzia delle Entrate sulla casa vacanze

Superbonus 110 seconde case: il bonus edilizio spetta anche per le case vacanze? Ecco la risposta data all’Agenzia delle entrate.

Il superbonus 110 spetta per le seconde case (o case vacanze) se sono rispettati, oltre agli altri, anche i requisiti dell’autonomia funzionale e la presenza di un accesso autonomo dall’esterno. In mancanza di uno dei suddetti requisiti, l’accesso al superbonus non è ammesso.

In sintesi, è questo l’orientamento espresso dall’Agenzia delle entrate con la risposta n° 810.

Ecco tutto quello che c’è da sapere sul superbonus per le case vacanze.

Superbonus 110 per le seconde case: spetta o no per le case vacanze?

Prima di analizzare la risposta n° 810, è bene chiarire che, ai fini del superbonus, gli edifici unifamiliari o le  unità immobiliari situate all’interno di edifici plurifamiliari, devono essere:

  • funzionalmente indipendente e
  • disporre di uno o più accessi autonomi dall’esterno.

Ciò vale anche per le seconde case o case vacanze (al mare o in montagna).

Leggi anche: Superbonus 110 case singole e villette

L’art.119 del D.L. 34/2020, decreto Rilancio, dispone inoltre che:

  • per “accesso autonomo dall’esterno” si intende un accesso indipendente, non comune ad altre unità immobiliari, chiuso da cancello o portone d’ingresso che consenta l’accesso dalla strada o da cortile o da giardino anche di proprietà non esclusiva;
  • un’unità immobiliare può ritenersi “funzionalmente indipendente” qualora sia dotata di almeno tre delle seguenti installazioni o manufatti di proprietà esclusiva: impianti per l’approvvigionamento idrico; impianti per il gas; impianti per l’energia elettrica; impianto di climatizzazione invernale.

Proprio tali aspetti, riguardano la situazione analizzata dall’Agenzia delle entrate.

Superbonus 110 per appartamento situato in un complesso turistico residenziale

Nello specifico, un contribuente ha fatto presente al Fisco di essere proprietario di un appartamento situato in un complesso turistico residenziale suddiviso in edifici separati, che ospitano fino a otto appartamenti ciascuno, tutti con accesso indipendente.

Si tratta di un complesso turistico che ha un unico sistema fognario, con depuratore, allacci condominiali per energia elettrica e acqua e che dispone di accumuli di GPL condivisi tra varie unità abitative.

Gli impianti (acqua, energia elettrica e gas) sono di proprietà delle singole abitazioni, dall’interno delle quali fino al punto di installazione dei contatori e di proprietà condivisa con il complesso turistico per le tratte che vanno dai contatori, a monte, verso l’allaccio condominiale.

Leggi anche: superbonus 110 con abusi edilizi

Superbonus 110 per le case vacanza: il parere dell’Agenzia delle entrate

Sulla base della descrizione fatta dall’istante, l’Agenzia da parere negativo alla spettanza del superbonus.

Infatti, l’unità abitativa in questione non può ritenersi “funzionalmente indipendente” ai sensi dell’ultimo periodo del citato comma 1-bis dell’articolo 119 del decreto Rilancio.

Infatti, non pare essere rispettata la condizione in base alla quale un’unità immobiliare può ritenersi funzionalmente indipendente qualora sia dotata di almeno tre impianti di proprietà esclusiva.  Ciò implica che gli stessi non siano serviti da una utenza comune, come invece rilevato nella situazione descritta dall’istante.

Dunque, se gli impianti sono solo parzialmente di proprietà, la casa vacanze  non può essere ritenuta “funzionalmente indipendente”.

Pertanto,  in relazione agli interventi ammissibili che il contribuente  intende realizzare sull’unità immobiliare, sita all’interno del complesso residenziale, è precluso l’accesso al Superbonus.

Agenzia delle Entrate Risposta 810 del 15.12.2021

Alleghiamo infine il testo della risposta in oggetto.

⭐️ Segui Lavoro e Diritti su Google News: clicca sulla stellina per inserirci nei preferiti.