Archivi giornalieri: 13 dicembre 2021

il manifesto

LAVORO

Sciopero generale Cgil e Uil: «Tutto il paese scenda in piazza»

La protesta. Da Bari, durante una manifestazione di Cgil e Uil in preparazione dello sciopero generale di giovedì 16 dicembre contro la «legge di bilancio inadeguata» del governo Draghi, il segretario della Cgil Maurizio Landini ha lanciato l’appello: «Chiediamo a tutto il paese di scendere in piazza il 16 dicembre per cambiare: è il momento che il mondo del lavoro venga ascoltato per i problemi che ha e per lo sforzo che ha fatto durante la pandemia». Dal palco di Lamezia Terme (Catanzaro) il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri ha attaccato duramente il sistema dominante dei media. «Lo squadrismo non è solo quello dell’assalto alla Cgil – ha detto – Lo squadrismo è anche alcuni articoli sui giornali. Ma non ci piegano, non abbiamo paura. Ricordatelo, non ci intimorite”

Bari, il segretario della Cgil Maurizio Landini
 Bari, il segretario della Cgil Maurizio Landini

Dal palco di Lamezia Terme dove ieri ha manifestato on la Cgil contro la legge di bilancio del governo Draghi il segretario della Uil Pierpaolo Bombardieri ha dato un giudizio politico molto preciso della reazione mediatica e politica provocata dall’annuncio dello sciopero generale di giovedì 16 dicembre: «Lo squadrismo non è solo quello dell’assalto alla Cgil – ha detto – Lo squadrismo è’ anche alcuni articoli sui giornali. Ma non ci piegano, non abbiamo paura. Ricordatelo, non ci intimorite».

TRA UIL E CGIL circola una consapevolezza. E ieri è stata esplicitata. La battaglia contro questa maggioranza, e l’ideologia classista e pauperista che esprimono i suoi sostenitori a reti unificate sarà lunga, la lotta contro legge di bilancio è il primo passo di un percorso più lungo. «Sarà impegnativa – ha aggiunto Bombardieri – Vedrete di tutto, vedrete nei prossimi giorni che cosa si scatenerà sui grandi giornali: Corriere della Sera, la Repubblica, la Stampa. Ci diranno che saremo degli irresponsabili, già ce lo dicono. Ci diranno che siamo dei folli, ma noi – ha concluso – abbiamo dalla nostra parte la sicurezza di essere dalla parte dei più deboli e insieme proveremo a cambiare questo Paese. Ci riusciremo il 16 e lo faremo dopo».

FOLLI perché dalla parte dei deboli. Slogan vago, tradisce una vena populista e risente delle debolezze accumulate in tanti anni, ma visto il penoso scenario in cui ci troviamo rovescia l’imbarazzante coro a sostegno del Draghistan: non disturbate il manovratore, la pace sociale è normalizzazione di una democrazia sospesa, quella per cui tifano i partiti della maggioranza Frankenstein.

«FORZE di maggioranza che ragionano in questo modo non ce le meritiamo – ha detto il segretario della Cgil Maurizio Landini ieri a Bari per un’altra manifestazione in preparazione dello sciopero generale – Se dentro il Governo non si capisce che ci sono persone che pur lavorando sono povere e non riescono ad arrivare alla fine del mese e che aiutare chi sta peggio è l’unica strada per riunire questo Paese, c’è qualcosa di profondo che va cambiato. Non possiamo stare zitti, non abbiamo paura, non abbiamo nulla da perdere. Chiediamo a tutto il paese di scendere in piazza. È il momento che il mondo del lavoro venga ascoltato per i problemi che ha e per lo sforzo che ha fatto durante la pandemia».

ALLA BASE di questi discorsi c’è l’idea di ricongiungere la crescita dei salari più bassi d’Europa con le tutele sociali più sbrindellate e inique. Un nesso, già critico, sconvolto da trent’anni di neoliberalismo. Quello che ha fatto saltare il banco è la modesta legge di bilancio di Draghi che ha lasciato ai suoi partiti la responsabilità di presentare una riforma fiscale regressiva che attribuirà a un bidello qualche decina di euro e a un dirigente nel privato diverse centinaia. Dopo due anni di pandemia e impoverimento l’idea di aumentare le diseguaglianze nella classe media, senza contare quelle fuori, è sembrata sfacciata. Per i sindacati della scuola che hanno scioperato venerdì non si può pensare di dare miliardi alle imprese che costruiscono asili senza pensare a come pagare chi li terrà aperti e ci lavorerà. Questa è la legge economica che il Draghistan difende in maniera isterica. E non accetta questo momentaneo, vedremo se duraturo, ritorno all’autonomia sindacale. «Non rispondiamo ai partiti, ma ai lavoratori – ha detto Landini – Stiamo dicendo al governo’ ascolta questo malessere e insieme a noi trova le risposte. Noi non vogliamo dividere un bel niente, il mondo è già troppo diviso». Tutto questo mentre ieri a Salvini ha rimesso il disco: «La Cgil blocca il paese».

«SULLE PENSIONI – ha aggiunto Landini – non c’è bisogno di qualche aggiustamento, ma di cambiare radicalmente la riforma Fornero». Quella, ha ricordato l’Ocse, che porterà a lavorare chi è attivo dal 1996 fino a 71 anni senza una pensione dignitosa. «Se pensano di fare con le pensioni quello che hanno fatto con il fisco, cioè prendere loro le decisioni e chiamarci solo per informarci, è meglio che non ci chiamino». Sarebbe allora logico rivendicare anche l’abolizione della fucina di precarietà di massa creata dal Jobs Act di Renzi e del Pd. L’intenzione balena nelle parole di Landini. «Finché le persone saranno precarie e povere, pur lavorando, non avranno una pensione degna di questo nome e aumenterà la divisione sociale».

IL FRONTE «unitario, ma non unico», è rotto. Se lo sciopero del 16 è stato confermato, nonostante il garante, quello dalla Cisl di Luigi Sbarra si terrà sabato 18 con uno slogan polemico: «responsabilità». «Mi auguro sia possibile recuperare l’azione unitaria» ha commentato Landini – Se stanno in piazza non sono contenti. Il tema è unire il mondo del lavoro e soprattutto essere coerenti».

Pensioni

Pensioni, nuovo allarme conti: troppe uscite anticipate

Nel mirino dell’Ocse le troppe deroghe alla legge Fornero che fanno scendere l’età media d’uscita a 61,8 anni. L’Inps chiude l’esercizio 2021 con un disavanzo di oltre 20 miliardi

4′ di lettura

Le troppe deroghe pensionistiche alla legge Fornero e il perdurare della pandemia. Una miscela quasi esplosiva che sta mettendo a dura prova il nostro sistema di Welfare. Con una spesa pensionistica che è la seconda dell’area Ocse. E che sta colorando di rosso i conti dell’Inps. L’istituto guidato da Pasquale Tridico chiuderà l’esercizio 2021 con un risultato negativo di 20,2 miliardi.

Anche se lo stesso presidente dell’Inps fa notare che il disavanzo è più contenuto rispetto a quello del 2020 (-27,1 miliardi) e che la causa principale è da ricercare negli interventi adottati per fronteggiare l’emergenza Covid. Ma Tridico conferma anche gli squilibri che stanno patendo le gestione pensionistiche dei lavoratori autonomi e dei dipendenti pubblici.

L’Ocse: l’età di uscita dal lavoro è a 61,8 anni per le troppe uscite anticipate

L’Ocse nel rapporto “Pensions at a Glance 2021” evidenzia come nel nostro Paese l’età d’uscita dal lavoro sia attualmente particolarmente bassa: in media 61,8 anni. Un dato che risulta chiaramente al di sotto della media Ocse (63,1 anni) e che favorisce la corsa della spesa pensionistica: al 15,4% del Pil nel 2019, tra le più alte dell’area Ocse. Il motivo principale è da attribuire alle troppe deroghe introdotte negli ultimi anni per favorire i pensionamenti anticipati. A cominciare da Quota 100 che «ha facilitato l’accesso ai diritti pensionistici, poiché in precedenza il pensionamento anticipato era subordinato al requisito di contribuzioni record di 42,8 anni per gli uomini e di 41,8 anni per le donne».

E a questo proposito l’Ocse sottolinea che «oltre all’Italia, solo la Spagna permette di accedere ai pieni diritti pensionistici prima dell’età pensionabile legale con meno di 40 anni di contributi, con il Belgio che richiede 42 anni, la Francia 41,5 anni e la Germania 45 anni». Quota 100 nel 2022 sarà sostituita da Quota 102 per effetto della legge di bilancio varata dal governo Draghi. Ma nel suo report l’Ocse ricorda che esistono altri canali d’uscita anticipa: da quello per i lavoratori interamente “contributivi” (almeno 64 anni d’età e 20 di contributi) fino a Opzione Donna e all’Ape sociale.

I sindacati insistono: serve nuova flessibilità in uscita

Ma i sindacati, e anche alcuni partiti della maggioranza, non sono affatto convinti che a minare il sistema previdenziale siano le deroghe alla “Fornero”. Cgil e Uil hanno proclamato lo sciopero generale mettendo nel mirino la ripartizione degli 8 miliardi del fondo taglia-tasse della quale non beneficerebbero abbastanza i ceti più poveri e in difficoltà, ma hanno rimarcato anche la mancanza di risposte del governo sulle pensioni.

Santa Lucia

Santa Lucia


Nome: Santa Lucia
Titolo: Vergine e martire
Nascita: 281, Siracusa
Morte: 13 dicembre 304, Siracusa
Ricorrenza: 13 dicembre
Tipologia: Memoria liturgica

Lucia nacque a Siracusa nell’anno 281 da nobilissima e ricchissima famiglia. Rimasta orfana di padre all’età di cinque anni venne educata nella religione cristiana dalla pia e saggia Eutichia, sua madre.

Fatta grandicella e accesa di puro amore di Dio, decise all’insaputa della madre di mantenere perpetua verginità. Ignorando questo segreto la buona Eutichia, come allora usavasi universalmente, non tardò d’interessarsi per trovare alla figliuola uno sposo che convenisse. Era questi un giovane nobile, ricco e di buone qualità, però non cristiano. Lucia si turbò: ma non volendo manifestare il suo segreto alla madre, cercò pretesti per tramandare le nozze; ed intanto confidava nella preghiera e nella grazia.

Ed ecco quanto avvenne: Eutichia fu presa da una grave malattia, per cui non bastando né medici nè medicine, per consiglio di Lucia, mamma e figlia decisero di portarsi in pellegrinaggio a Catania, alla tomba di S. Agata, per ottenere la guarigione.

Elemosina di Santa Lucia

autore Giovanni di Bartolomeo Cristiani anno 1370-1380 titolo Santa Lucia e sua madre al santuario di Sant’Agata

Giunte a Catania, e prostratesi in preghiera presso quelle sacre reliquie, Agata fece intendere a Lucia di rimanere fedele al voto fatto e di contenere, se necessario, anche il martirio per amor di Gesù. La madre ottenne la guarigione, ma una grazia maggiore ebbe Lucia: il suo avvenire era irrevocabilmente deciso.

Tornate a Siracusa, Lucia si confidò con la madre ed ottenne che la lasciasse libera nella scelta del suo stato. Così lucia con una lampada fissata sul capo, percorse gli angusti cunicoli delle catacombe per distribuire ai bisognosi il denaro ricavato dalla vendita della sue ricchezze.

Elemosina di Santa Lucia

autore Pasqualino Rossi anno XVII secolo titolo Elemosina di Santa Lucia

Il pretendente deluso, montò subito sulle furie e giurò vendetta, appena seppe che il rifiuto di Lucia proveniva dal fatto di essere cristiana. Si presentò quindi al proconsole romano Pascasio e accusò la giovane come seguace della religione cristiana e perciò ribelle agli dèi ed a Cesare.

Santa Lucia davanti al giudice

autore Lorenzo Lotti anno 1532 titolo Santa Lucia davanti al giudice

Tradotta davanti al proconsole, si svolse un dialogo drammatico, nel quale rifulsero la fermezza e costanza della martire. Neppur la forza valse a smuoverla, poiché Gesù rese impotenti i suoi nemici.

Santa Lucia trainata dai buoi

autore Leandro Bassano anno 1596 titolo Santa Lucia trainata dai buoi

Fu martirizzata il 13 dicembre del 304. Lucia fu cosparsa di olio, posta su legna e torturata col fuoco, ma le fiamme non la toccarono. Fu infine messa in ginocchio e finita con la spada per decapitazione. La festa cade in prossimità del solstizio d’inverno (da cui il detto “santa Lucia il giorno più corto che ci sia”).

Pascasio ordina il rogo di Santa Lucia

autore ambito veneto anno 1667 titolo Pascasio ordina il rogo di Santa Lucia

Martirio di Santa Lucia

autore Mario Minniti anno XVII sec titolo Martirio di Santa Lucia

La salma fu posta nelle Catacombe, dove sei anni dopo sorse un maestoso tempio a lei dedicato.

Sepoltura di Santa Lucia

autore Caravaggio anno 1608 titolo Sepoltura di Santa Lucia

Si dice che a S. Lucia venissero cavati gli occhi poiché “portatrice di luce”, ossia di speranza, di spirituale visibilità e cambiamento e che le fossero immediatamente restituiti dal Signore. Per questa ragione e per lo stesso suo nome che significa Luce, essa è invocata come protettrice degli occhi.

PRATICA. Recitiamo un atto di dolore per i nostri peccati.

PREGHIERA. Esaudiscici, o Dio, nostro Salvatore, affinchè, come ci rallegriamo per la festa della tua beata Lucia vergine e martire, così siamo ammaestrati nel’affetto della pia devozione.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di santa Lucia, vergine e martire, che custodì, finché visse, la lampada accesa per andare incontro allo Sposo e, a Siracusa in Sicilia condotta alla morte per Cristo, meritò di accedere con lui alle nozze del cielo e di possedere la luce che non conosce tramonto.

PROVERBIO Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia