Archivi giornalieri: 5 dicembre 2021

il manifesto

POLITICA

Mattarella «stupito» ribadisce: niente bis

Il capo dello Stato irritato blocca le ipotesi legate alla riforma costituzionale Pd che cancella il doppio mandato presidenziale e il semestre bianco: una conferma della mia ben nota opinione. Tra un mese esatto la convocazione dei grandi elettori

Sergio Mattarella

 Sergio Mattarella

Un disegno di legge costituzionale, come quello depositato dai senatori Pd Zanda e Parrini, ha bisogno di molto tempo per essere discusso ed eventualmente approvato. E seppure a gennaio dovesse partire l’esame del progetto che, riprendendo gli auspici di Mattarella, cancella il semestre bianco ed esclude la rielezione del capo dello Stato, il presidente in carica non potrebbe che trarne una «ulteriore conferma delle sue ben note opinioni». Altro che ripensarci e concedere un ultimo bis, Mattarella saluterebbe con ancor più convinzione.

Lo «stupore» del presidente della Repubblica, che trapela dal Quirinale in modo inusuale e dunque significativo, dipende dal fatto che l’ipotesi di un suo secondo mandato non smette di circolare. Malgrado lui abbia prima alluso poi detto sempre più esplicitamente che questa ipotesi non esiste. Il presidente non è disponibile. Di più, considera il bis al Quirinale qualcosa di estraneo alla Costituzione, che non lo esclude ma nemmeno lo prevede. Il precedente dei due anni supplementari di Napolitano non può servire a tenere aperto uno spiraglio, al contrario per Mattarella sbarra il portone. Perché un’eccezione se è ripetuta diventa una prassi.

Eppure in parlamento se ne parla ancora. E se ne parla perché chi pensa che Draghi non debba o non possa essere eletto al Quirinale – perché deve continuare a svolgere il suo lavoro a palazzo Chigi o perché tolto lui le elezioni anticipate potrebbero essere inevitabili – non ha un’alternativa solida da mettere in campo. Ecco allora che l’idea che Mattarella alla fine, di fronte allo stallo dei grandi elettori, possa ancora cambiare idea, non tramonta mai del tutto. E non tramontando, a dispetto delle smentite preventive del presidente – che ha confessato di essere stanco e ha già trovato casa fuori dal Quirinale – finisce per avvicinare lo scenario dello stallo. Perché tanto alla fine c’è lui.

I ripetuti segnali di smarcamento di pezzi della maggioranza (su praticamente tutti gli ultimi provvedimenti nelle commissioni e in aula) vanno in questa direzione. Sono una prova di forza dei franchi tiratori, un avvertimento: possiamo impallinare qualsiasi candidato. Il messaggio è rivolto soprattutto a un candidato, che sembrerebbe altrimenti invincibile. Proprio Draghi, che però ha ancora una carta fortissima da giocare: far capire che al contrario di quello che si dice, proprio una sua bocciatura sulla strada del Colle renderebbe inevitabili crisi ed elezioni anticipate. Se nel prossimo mese – il 4 gennaio il presidente Fico convocherà parlamento e delegati regionali in seduta comune, aprendo ufficialmente le danze – Draghi riuscirà a convincere deputati e senatori che con lui al Quirinale e una sua ministra o un suo ministro a palazzo Chigi la stabilità è garantita, allora lo scenario si rovescerebbe. E quelli che oggi nel Palazzo si chiamano i «ttd» (tutto tranne Draghi) si convincerebbero che l’elezione di Draghi al primo turno (come Ciampi, altro ex governatore della Banca d’Italia) è la migliore assicurazione su quel che resta della legislatura.

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INTERNAZIONALE

«L’altro Honduras di Castro: un paese equo e inclusivo»

Honduras. Intervista allo storico Pedro Landa dopo l’elezione della prima donna presidente, a 12 anni dal golpe contro Zelaya: «Va superato l’attuale progetto di paese di sfruttamento del capitale umano e naturale, verso un modello centrato su equità fiscale, priorità per le spese sociali e smilitarizzazione»

Xiomara Castro festeggia la vittoria alle presidenziali

 Xiomara Castro festeggia la vittoria alle presidenziali

A 12 anni dal golpe contro Manuel Zelaya, il popolo honduregno si riprende la speranza. Con la sua schiacciante vittoria alle elezioni generali del 28 dicembre, Xiomara Castro, moglie di Zelaya e prima donna a essere eletta presidente, ha ora nelle mani la possibilità di guidare il paese fuori dall’incubo della narcodittatura di Juan Orlando Hernández.

Ne abbiamo parlato con lo storico Pedro Landa, difensore dei diritti umani e dell’ambiente.

Dopo i brogli delle ultime elezioni come si spiega la vittoria di Xiomara Castro?

Il risultato era nell’aria, perché lo scontento nei confronti del Partido Nacional era ormai generalizzato. Ma nessuno si aspettava un vantaggio tanto netto: la vittoria di Xiomara Castro è stata così schiacciante che il governo non ha avuto la possibilità di manipolare i risultati. Le ragioni sono diverse. Con tanti funzionari ed ex funzionari governativi vincolati al crimine organizzato e al narcotraffico e comparsi nei Pandora Papers, nei Panama Papers e nella lista Engel (che raccoglie i nomi di 55 funzionari centroamericani accusati dagli Usa di vari reati), il popolo si è stancato di essere governato da una narcodittatura.

A ciò bisogna aggiungere i ripetuti scandali di corruzione, la cattiva gestione della pandemia, l’inettitudine mostrata dal governo di fronte all’emergenza provocata dagli uragani Eta e Iota nel 2020. Infine, si è registrata una progressiva erosione dei diritti umani e delle garanzie civili in nome della promozione degli investimenti, nel quadro di una politica fortemente estrattivista culminata nella legge sulle Zone di impiego e sviluppo economico (Zede), o città modello, destinata a svendere il territorio e la sovranità nazionale. Una legge talmente impopolare che più di 200 municipi su 298 si sono dichiarati liberi dalle Zede, molti dei quali governati dallo stesso Partido Nacional.

Quali sono le principali sfide di fronte a cui si troverà il nuovo governo?

Il primo passo dovrebbe essere l’abrogazione di leggi come quelle sulle Zede e sull’attività mineraria, la riforma del codice penale e l’annullamento dei decreti che garantiscono l’immunità ai funzionari pubblici, alla polizia e all’esercito. Come pure l’adesione all’Accordo di Escazú, insieme a una legge che assicuri ai popoli indigeni il diritto a decidere sui loro territori. Più in generale, la sfida è quella del superamento dell’attuale progetto di paese, orientato ad attrarre gli investimenti attraverso lo sfruttamento del capitale umano e naturale, in direzione di un modello di sviluppo sostenibile e inclusivo, centrato sull’equità fiscale, la priorità per le spese sociali e la smilitarizzazione del paese.

Ed è imprescindibile promuovere un patto sociale che si traduca in una nuova Costituzione capace di includere i settori esclusi, impoveriti e criminalizzati socialmente e penalmente, avviando un dialogo nazionale che ponga le basi per un cambiamento delle istituzioni e del modello economico. In tal senso, Xiomara Castro potrebbe davvero segnare un radicale momento di svolta nella storia democratica dell’Honduras: speriamo che, con il supporto del popolo, sia all’altezza della sfida, per condurre il paese su un cammino diverso da quello seguito negli ultimi 12 anni.

L’intenzione di convocare un plebiscito per un’Assemblea costituente è stata una delle ragioni del golpe contro Zelaya. Sarà possibile stavolta portare a termine l’impresa?

Più che possibile è necessario. Perché l’attuale Costituzione è stata a tal punto modificata e arbitrariamente interpretata da perdere molto del suo valore come patto sociale. D’altra parte il clima attuale è diverso da quello del 2008-2009 e al fantasma del comunismo agitato dal Partido Nacional non crede più nessuno. Senza contare che la creazione di una nuova Costituzione è stata parte delle raccomandazioni espresse dalla Commissione per la verità e la riconciliazione dopo il golpe.

L’Honduras è uno dei paesi più pericolosi per i difensori dell’ambiente. Quali misure andrebbero adottate in materia ambientale?

Le violenze e la criminalizzazione a cui sono esposti i difensori dell’ambiente vanno ricondotte alla politica estrattivista promossa a partire dal 1998 e diventata via via più aggressiva dopo il colpo di stato. Di conseguenza, per ridurre la pressione sugli attivisti e sulla natura – l’Honduras è uno dei paesi più vulnerabili al mondo rispetto al cambiamento climatico – occorre frenare l’estrattivismo e creare una vera agenda ambientale in linea con la realtà del paese e dell’intero pianeta, promuovendo una riforma integrale del modello di sviluppo che incorpori, tra l’altro, il principio della responsabilità sociale d’impresa, con i relativi obblighi in materia di diritti umani, e l’adesione all’Accordo di Escazú, con le corrispondenti riforme normative e istituzionali.

Decreto Fisco-Lavoro collegato alla Legge di Bilancio: le novità in arrivo

Decreto Fisco-Lavoro collegato alla Legge di Bilancio: le novità in arrivo

Nella Legge di conversione del Decreto Fisco-Lavoro approvato in Senato, novità su Pace Fiscale, invalidità, IMU abitazione principale e altro

Il Senato ha approvato la Legge di conversione del decreto Fisco-Lavoro collegato alla Legge di Bilancio 2022 (Decreto Fiscale 2022 Dl 146/2021); il provvedimento va ora alla Camera, includendo il maxi-emendamento recante le novità a cui è stato dato l’ok in commissione in Senato.

Insomma, un altro passo avanti in vista del varo della Manovra 2022; anche la Legge di Bilancio è infatti in iter di approvazione in Parlamento come è da prassi ogni anno entro il 31 dicembre. Il Senato ha votato la fiducia (175 voti favorevoli, 13 contrari e nessun astenuto), posta dal Governo sul citato decreto. Per quanto riguarda la fase successiva, ora sarà compito della Camera approvare definitivamente il testo della Legge di conversione.

Gli spazi sono molto ristretti in quanto il decreto deve essere obbligatoriamente convertito in legge entro il 20 dicembre (ovvero 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto-Legge). Ecco allora alcuni dettagli sulle novità presenti nel decreto Fisco-Lavoro, collegato alla legge di Bilancio.

Decreto Fisco-Lavoro: novità in tema di cartelle, avvisi bonari, estratti di ruolo e non solo

Non poche le novità rispetto al testo iniziale del Decreto-Legge contenute nel maxi-emendamento approvato in commissione al Senato; questo è integralmente sostitutivo del testo originario del decreto in materia fiscale e tutela del lavoro, e comprende anche qualche modifica dell’ultimo minuto.

Tra le maggiori novità incluse nel decreto Fisco Lavoro appena emendato in Senato, non possiamo non rimarcare la mini-proroga della rottamazione-ter. Infatti, la riscossione slitta al 9 dicembre, che però in verità diviene il 14 dicembre con i 5 giorni di tolleranza. Ma non sono escluse altre novità in proposito, nell’ambito dell’iter della legge di Bilancio.

Previsti anche:

  • il rinvio al primo luglio 2022 per l’abolizione dell’esterometro sulle operazioni transfrontaliere;
  • la dilazione di pagamento delle cartelle esattoriali notificate dal primo settembre al 31 dicembre 2021 a 180 giorni dalla notifica;
  • lo slittamento al 16 gennaio per gli avvisi bonari notificati fra l’8 marzo e il 31 maggio 2020;
  • la non impugnabilità degli estratti di ruolo. A parte i casi in cui risulti penalizzata la partecipazione a gare di appalto, la riscossione di crediti o la perdita di un beneficio pubblico.

IMU, TARI e assegno genitori separati

In senso contrario rispetto a una recente sentenza della Cassazione, i senatori hanno poi approvato un emendamento che esenta la Chiesa dal versamento della tassa sui rifiuti (TARI).

Riguardo all’IMU abitazione principale la principale novità riguarda le coppie sposate con 2 case principali; un emendamento approvato mette nero su bianco che in ogni caso si potrà avere l’agevolazione per una sola delle due abitazioni.

Mentre per quanto attiene al fondo pari a 10 milioni di euro, per l’assegno ai genitori separati o divorziati, con il decreto Fisco Lavoro si è deciso di rimandarlo all’anno prossimo. Detta novità è frutto di una richiesta di modifica, formulata espressamente dalla Ragioneria di Stato.

Invece, sul piano della predisposizione dei criteri di assegnazione dell’indennità mensile fino a 800 euro, viene fatto rinvio a un Dpcm ad hoc; da varare entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge. Anche questa misura è particolarmente sentita, perciò in molti auspicano che sarà concretamente adottata quanto prima.

Assegno di invalidità per i disabili non gravi spetta anche a chi lavora

In Commissione è stato approvato altresì un emendamento che apre alla possibilità di cumulare l’assegno di invalidità con un reddito da lavoro fino a 4931,29 euro.

In particolare, la modifica spiega che il requisito dell’inattività lavorativa, di cui alla normativa relativa al trattamento d’invalidità civile, è comunque soddisfatto laddove il reddito correlato all’eventuale attività lavorativa del soggetto, non comporti il superamento del limite di reddito, previsto per l’assegnazione del trattamento stesso.

Leggi anche: Pensioni di garanzia per i giovani nella riforma 2022. Il piano dei sindacati

Patent box

Per quanto riguarda invece la revisione del Patent Box, la decisione è quella di conservare per ora la formulazione prevista in prima stesura nel decreto, ma non sono affatto esclusi in altra sede – ossia nell’iter di Legge di Bilancio – altri ritocchi alla norma. Ricordiamo brevemente che per Patent Box si deve intendere un regime opzionale di tassazione agevolata, riferito ai redditi legati all’utilizzo di software tutelato da copyright, di brevetti industriali, di marchi d’impresa, di disegni e modelli, di processi, formule e informazioni relativi a esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.

Il Patent Box permette a tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa, al di là della natura giuridica, della dimensione e dell’area produttiva di appartenenza, la parziale detassazione dei proventi legati allo sfruttamento dei suddetti beni immateriali. Il Governo, su pressing delle forze politiche – unite sul tema – si sarebbe impegnato a rivedere la norma nelle prossime settimane in manovra.

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Controlli preventivi sui bonus edilizi: le istruzioni dall’Agenzia delle entrate

Controlli preventivi sui bonus edilizi: le istruzioni dall’Agenzia delle entrate

L’Agenzia delle entrate ha definito le regole di attivazione dei controlli preventivi sulle opzioni di sconto e cessione dei bonus edilizi

L’Agenzia delle entrate ha pubblicato il provvedimento con il quale detta le regole operative per i controlli preventivi sui bonus edilizi (superbonus 110, bonus ristrutturazioni ecc.); in particolare sui controlli sulle comunicazioni delle opzioni di sconto in fattura e cessione del credito dei vari bonus edilizi, compreso il superbonus. I controlli preventivi sono stati introdotti con il D.L. 157/2021, c.d. decreto Antifrode.

Ecco chi è interessato dai controlli e a quali condizioni possono scattare.

Controlli preventivi sui bonus edilizi: opzioni di sconto in fattura e cessione del credito

In base alle previsioni di cui all’art.121 del D.L. 34/2020, decreto Rilancio, i contribuenti che, in luogo della detrazione optano per lo sconto in fattura/cessione del credito dei bonus edilizi quali superbonus, ecobonus, bonus facciate ecc, devono inviare apposita comunicazione all’Agenzia delle entrate. Direttamente oppure tramite intermediari. In alcuni casi la comunicazione può avvenire solo tramite intermediari. Infatti, la Comunicazione relativa agli interventi superbonus eseguiti sulle unità immobiliari non condominiali è inviata esclusivamente dal soggetto che rilascia il visto di conformità.

Dopo l’intervento del decreto “Antifrode”, il visto di conformità è obbligatorio. Non solo per il superbonus ma per tutti i bonus edilizi oggetti di cessione/sconto in fattura.

Ad ogni modo, il termine di invio della comunicazione è il 16 marzo dell’anno successivo a quello di sostenimento delle spese.

Quando la comunicazione può essere sospesa?

L’Agenzia delle Entrate può sospendere fino a 30 giorni l’efficacia delle comunicazioni delle opzioni di cessioni del credito o sconto in fattura inviate. Laddove siano rilevati particolari profili di rischio.

I profili di rischio sono individuati utilizzando criteri relativi alla diversa tipologia dei crediti ceduti e riferiti:

  • alla coerenza e alla regolarità dei dati indicati nelle comunicazioni e nelle opzioni citate con i dati presenti nell’Anagrafe tributaria o comunque in possesso dell’Amministrazione finanziaria;
  • ai dati afferenti ai crediti oggetto di cessione e ai soggetti che intervengono nelle operazioni cui detti crediti sono correlati, sulla base delle informazioni presenti nell’Anagrafe tributaria o comunque in possesso dell’Amministrazione finanziaria;
  • ad analoghe cessioni effettuate in precedenza dai soggetti indicati nelle comunicazioni e nelle opzioni qui in esame.

In tal senso, l’art.122-bis del decreto Rilancio, introdotto dal decreto “Antifrode”.

Criteri e regole di attivazione dei controlli preventivi: il provvedimento dell’Agenzia delle entrate

A completamento della suddetta norma, mancava un provvedimento dell’Agenzia delle entrate con il quale definire i criteri e le modalità per la sospensione delle comunicazioni delle opzioni di sconto in fattura e cessione del credito.

Ebbene, il provvedimento è stato pubblicato in data 2 dicembre.

Il provvedimento regola altresì la sospensione delle comunicazioni afferenti alcuni crediti d’imposta. Tra i quali ad esempio quelle afferenti il bonus botteghe e negozi, quello per l’adeguamento degli ambienti di lavoro, ecc.

Ad ogni modo, rimanendo sui bonus edilizi, vale quanto segue:

  • entro cinque giorni lavorativi dalla regolare ricezione della comunicazione di una delle suddette opzioni , l’Agenzia delle entrate rende noto al soggetto che ha trasmesso la comunicazione se la medesima è stata sospesa ai sensi dell’articolo 122-bis già sopra citato
  • il periodo di sospensione non può essere maggiore di trenta giorni rispetto alla data nella quale l’Agenzia delle entrate rende nota la sospensione stessa.

Se, in esito alle verifiche effettuate, sono confermati gli elementi che hanno determinato la sospensione, l’Agenzia delle entrate rende noto l’annullamento degli effetti della comunicazione al soggetto che l’ha trasmessa. Specificandone la motivazione. La sospensione e l’eventuale annullamento sono comunicati con ricevuta resa disponibile tramite i servizi telematici dell’Agenzia delle entrate.

Ad ogni modo, in caso di controlli che confermano la validità della comunicazione, il termine finale di utilizzo del credito esposto nella comunicazione è prorogato. Per un periodo pari al periodo di sospensione della comunicazione stessa.

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San Saba Archimandrita

 

San Saba Archimandrita


Nome: San Saba Archimandrita
Titolo: Abate
Nascita: 439, Mutalasca, Cesarea di Cappadocia
Morte: 5 dicembre 532, Mar Saba, Palestina
Ricorrenza: 5 dicembre
Tipologia: Commemorazione
 

San Saba, uno dei più celebri patriarchi dell’ordine monastico della Palestina, nacque l’anno 439 in Mutalasca nel territorio di Cesarea nella Cappadocia da genitori ragguardevoli per il loro casato e per la pietà. Il padre era ufficiale negli eserciti imperiali e, dovendo prender parte ad una spedizione per Alessandria, condusse con sè anche la moglie; il piccolo Saba, che era ancora fanciullino, fu affidato alle cure di un suo zio di nome Ermia.

La moglie di Ermia trattò sì malamente Saba, che dopo tre anni il fanciullo scappò di casa e andò a rifugiarsi presso un altro suo zio paterno per nome Gregorio. Questo cambiamento fu cagione di gravi discordie fra i due zii, e Saba per porvi fine in una maniera radicale fuggì di nascosto e si ritirò in un convento di solitari, diretto dall’abate Flaviano a due chilometri circa dal suo paese. Saba aveva allora l’età di 8 anni. Colà lo raggiunsero ambedue gli zii rappacificati e lo esortarono vivamente a far ritorno in mezzo a loro. Ma il santo fanciullo si dimostrò fermo nella sua deliberazione di abbandonare per sempre il mondo e di vivere nella solitudine. Rimase dunque presso quei santi monaci ove fece rapidi progressi nella via della perfezione e operò parecchi miracoli.

All’età di 18 anni, col permesso dei suoi superiori, si recò in Palestina per visitarvi i Luoghi Santi, e, giunto a Gerusalemme si mise ivi sotto la condotta del celebre S. Eutimio per essere ammaestrato nella vita intima, dopo la cui morte si portò in un deserto vicino al Giordano, ove menava una vita separata da ogni umano commercio. Trascorse una santa vita nella preghiera, nel lavoro manuale e nella penitenza. Egli dimorava in una caverna sopra un’alta montagna ai piedi della quale scorre il torrente Cedron. Siccome l’acqua di questo torrente non era potabile, egli andava a cercarne assai lungi, sottoponendosi poi a dura fatica per portarla alla sua dimora. Fu costretto a fermare alla porta della sua caverna una fune, che discendeva fino ai piedi del monte. Egli se ne serviva per sostenersi salendo, perché senza questa precauzione correva pericolo di cadere nel torrente. Tutto il suo cibo consisteva in erbe selvatiche, che crescevano sulle montagne. Finalmente, scoperto per mezzo della sua corda dai pastori e dai contadini del luogo che si inoltrarono fin nella sua grotta, fu da essi soccorso in alcuni giorni di pane, di ceci, di datteri e di altre piccole provvigioni.

Intorno a lui si radunarono molti discepoli, desiderosi di averlo a maestro di perfezione monastica. Egli li ricevette, li accontentò assoggettandoli ad una regola di rigida penitenza. Crebbe di poi la sua Laura (così era chiamata l’unione di celle e di romitori separati nel deserto) e dovette ampliarla anche al di là del torrente.

Il Santo aveva ogni cura per l’assistenza spirituale dei suoi monaci. Eppure essi ricorsero al patriarca di Gerusalemme Sallustio, per farlo deporre da Abate col pretesto che era troppo rustico, troppo semplice e non era sacerdote. Il Patriarca però, che ben conosceva le straordinarie virtù del Santo, lo fece venire a sè insieme coi suoi discepoli, gli conferì gli Ordini Sacri e poi disse a tutti gli eremiti: « Onorate Saba come padre e ubbidite a lui come a vostro superiore ».

Crescendo ogni giorno più la fama della sua santità, il Patriarca lo nominò esarca, ossia superiore generale di tutti gli anacoreti della Palestina. In quel tempo alcune sette di eretici affliggevano la Palestina con discordie e vessazioni, perseguitando i cattolici e bruciando talvolta anche le loro chiese. S. Saba, sebbene in età di 8o anni e rifinito di forze per le sue penitenze, fece molti viaggi attraverso la Palestina, per mettere argine a tanto male; e all’età di 90 anni per incarico del Patriarca di Gerusalemme si recò a Costantinopoli per ottenere dall’imperatore Giustiniano che intervenisse, colla sua suprema autorità, a castigare i perversi eretici e ad impedire tanto disordine. L’Imperatore ricevette S. Saba coi segni della più alta stima e gli accordò quanto chiedeva.

Tornato il Santo nella sua Laura, cadde malato. Il Patriarca lo persuase a farsi portare in una chiesa vicina dove lo servì colle sue proprie mani. Il Santo soffrì con pazienza e con mirabile rassegnazione i più acuti dolori. Sentendo avvicinarsi l’ultima ora volle esser riportato nella sua Laura. Indicò per successore Melito di Berita a cui diede preziose istruzioni. Visse ancora solo quattro giorni, durante i quali non vide alcuno e conversò solo con Dio. Morì il 5 dicembre del 5 32 in età di 94 anni. Egli è nominato in questo giorno nei martirologi greci e latini.

MASSIMA. Conservale, se e possibile, per quanto da voi dipende, la pace con tutti: non vi vendicate non date luogo alla collera; perocché sta scritto: a me e riservata la vendetta, ed io la faro, dice il Signore. S. Paolo Apostolo.

PRATICA. Se bramate l’intercessione di S. Saba nel presente mese, imitatelo nelle sue virtù, e specialmente nella pazienza.

Fammi, . Signor, nell’amar tutti eguale, E fa ch’io renda sempre ben per male.