Archivi giornalieri: 8 dicembre 2021

Festa dell’Immacolata

Festa dell’Immacolata. Perché si festeggia l’8 dicembre? Storia, tradizioni e dogma. L’Immacolata Concezione è un dogma cattolico

Festa dell’Immacolata. Perché si festeggia l’8 dicembre? Storia, tradizioni e dogma. L’Immacolata Concezione è un dogma cattolico, proclamato da papa Pio IX l’8 dicembre 1854 con la bolla Ineffabilis Deus, che sancisce come la Vergine Maria sia stata preservata immune dal peccato originale fin dal primo istante del suo concepimento; tale dogma non va confuso con il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria.

Festa dell’Immacolata, perché si festeggia l’8 dicembre

Il dogma dell’Immacolata Concezione riguarda il peccato originale: per la Chiesa cattolica, infatti, ogni essere umano nasce con il peccato originale e solo la Madre di Cristo ne fu esente; in vista della venuta e della missione sulla Terra del Messia, a Dio dunque piacque che la Vergine dovesse essere la dimora senza peccato per custodire in grembo in modo degno e perfetto il Figlio divino fattosi uomo.

 

La Chiesa cattolica celebra la solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria l’8 dicembre. Nella devozione cattolica l’Immacolata è collegata con le apparizioni di Lourdes (1858) e iconograficamente con le precedenti apparizioni di Rue du Bac a Parigi (1830).


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Storia del dogma

Il Cattolicesimo vede in alcuni testi biblici non una prova, quanto un’avvisaglia di quella che sarà la dottrina del magistero. Bisogna ricordare che, secondo la teologia cattolica, la scrittura non è l’unica fonte della fede: anche la Tradizione della Chiesa è luogo teologico.

Nell’Antico Testamento, il cosiddetto Protovangelo della salvezza presenta la donna (Eva) come prefigurazione di Maria:

« Io porrò inimicizia tra te e la donna,
tra la tua stirpe
e la sua stirpe:
questa ti schiaccerà la testa
e tu le insidierai il calcagno » ( Gn 3,15, su laparola.net.)

Immacolata francescana secondo Genesi 3,15 – Terni – Chiesa di Sant’Antonio di Padova (Terni).
Maria ponendosi al servizio di Dio, permette l’entrata del Salvatore nel mondo (Luca 1,38[4]). Maria quindi, nella lettura tradizionale della Chiesa, partecipa, anche se in forma subordinata, alla vittoria di Cristo sul peccato.

Altre indicazioni veterotestamentarie del dogma sono, secondo l’insegnamento della Chiesa, ravvisabili nel Cantico dei Cantici e nei Proverbi:

« Quando non esistevano gli abissi, io fui generata;
quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua. » ( Proverbi 8,24, su laparola.net.)
« Tutta bella tu sei, amica mia,
in te nessuna macchia » ( Cantico 4,7, su laparola.net.)
Nel Nuovo Testamento il passo principale che la tradizione cattolica ritiene spiegabile soltanto ammettendo l’Immacolata Concezione è il saluto rivolto dall’arcangelo Gabriele a Maria:

« Rallegrati, piena di grazia »


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Il Protovangelo

Il Protovangelo di Giacomo, composto tra il 140 e il 170, contiene l’idea che Maria fosse una persona “speciale” sin dal concepimento. Il testo presenta il concepimento di Maria come una grazia divina, anticipata da un angelo ai suoi genitori (cc. 1-5). L’infanzia di Maria (cc. 6-8) è estremamente pia, ella viene allevata nel tempio di Gerusalemme dai 3 ai 12 anni, dove “riceveva il vitto per mano di un angelo”.

Nonostante il Protovangelo, per la sua tardività e il suo stile agiografico e leggendario, difficilmente possa basarsi su fondati elementi storici, esso sembra rappresentare «una prima presa di coscienza intuitiva e mitica della santità perfetta e originale di Maria nella sua stessa concezione»

Sulla base della narrazione del Protovangelo, la liturgia e la devozione della Chiesa greco orientale ha attribuito dall’antichità a Maria il titolo di Παναγία, Panaghìa, “tutta santa”.

Patristica

Agostino d’Ippona (354 – 430) è il primo teologo che parla della natura perfetta e speciale di Maria. Il suo pensiero va contestualizzato nella polemica anti-eretica che lo vide coinvolto: Pelagio e i suoi discepoli tendevano a ridimensionare il ruolo del peccato originale nella condotta morale dell’uomo e Agostino rispose indicando l’umanità come una “massa dannata”, concetto poi ripreso nella riflessione dei padri della Riforma, in particolare Calvino. Da questo pessimismo antropologico però Agostino dissocia Maria: «…la pietà impone di riconoscere Maria senza peccato […]. Per l’onore del Signore […] Maria non entra assolutamente in questione quando si parla di peccati».

In oriente sono diversi i padri greci che, come Agostino, attribuiscono una speciale natura a Maria. Proclo di Costantinopoli (m. 446-7) scrive che Maria «…è il santuario dell’impeccabilità, il tempio santificato di Dio […], il paradiso verdeggiante e incorruttibile».

Theoteknos di Livia (VII sec.) la definisce «…tutta bella, pura e senza macchia […] Nasce come i cherubini colei che è fatta di argilla pura e immacolata». Andrea di Creta (m. 740) scrive che «…il corpo della Vergine è una terra che Dio ha lavorato, la primizia della massa adamitica che è stata divinizzata nel Cristo, l’immagine del tutto somigliante della bellezza divina, l’argilla modellata dalle mani dell’artista divino».[11] Sofronio di Gerusalemme dichiara Maria «…pura, santa, senza macchia, risplendente, dai sentimenti divini, santificata, libera da tutte le lordure del corpo, del pensiero, dell’anima.»

In occidente, secoli dopo Agostino, Pascasio Radberto (m. circa 865) scrive che Maria “è stata esente da ogni peccato originale”.

In seguito il benedettino inglese Eadmero (circa 1064-1124), commentando la diffusione della festa liturgica dell’Immacolata che era osteggiata da alcuni ecclesiastici, “mosso dall’affetto della pietà e della sincera devozione per la madre di Dio” si pronuncia per la concezione di Maria libera da ogni peccato: “Non poteva forse (Dio) conferire a un corpo umano […] di restare libero da ogni puntura di spine, anche se fosse stato concepito in mezzo ai pungiglioni del peccato? È chiaro che lo poteva e lo voleva; se lo ha voluto lo ha fatto (potuit plane et voluit; si igitur voluit, fecit)”.

Teologia medievale

Con la teologia scolastica medievale incomincia la discussione sulle effettive modalità con cui descrivere teologicamente il concetto per cui Maria era senza peccato: i teologi precedenti, orientali e latini, sono concordi nell’affermarlo, ma non entrano nel merito della ragione teologica, lasciando dunque la cosa come una sorta di eccezione ad hoc immotivata, lasciando in filigrana il contrasto col dogma della natura umana universalmente corrotta e con la redenzione universale operata da Cristo.

Anselmo d’Aosta (m. 1109) sostenne che Maria, concepita come tutti gli uomini nel peccato originale, fu anticipatamente redenta da Cristo, prima della nascita del Salvatore. La redenzione anticipata di Anselmo è sostanzialmente ripresa dai grandi teologi scolastici: Bernardo di Chiaravalle (m. 1153); Alessandro di Hales (m. 1245); Alberto Magno (m. 1280); Tommaso d’Aquino (m. 1274); Bonaventura (m. 1274).

Il privilegio mariano dell’Immacolata concezione fu per secoli considerato in contraddizione con l’affermazione di san Paolo apostolo, secondo la quale tutti hanno peccato:

«Quindi, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato.»

(Romani 5:12[16])

È solo con Duns Scoto (m. 1308)[17], poi detto “Dottore dell’Immacolata”, che prende forma il dogma come poi fu fissato dal magistero: il teologo francescano sostiene non la “redenzione anticipata” di Anselmo e degli scolastici, ma la “redenzione preventiva” o “preservativa”. Diversamente dai predecessori infatti non dice che Maria fu concepita nel peccato originale e poi redenta, ma che fu concepita senza peccato originale. Il suo ragionamento ribaltò i termini della questione: Maria non fu un’anomala eccezione (o un caso anticipato) dell’opera redentiva di Cristo, ma la conseguenza della più perfetta ed efficace azione salvifica dell’unico mediatore. Scrive Scoto: “Cristo esercitò il più perfetto grado possibile di mediazione relativamente a una persona per la quale era mediatore. Ora, per nessuna persona esercitò un grado più eccellente che per Maria […]. Ma ciò non sarebbe avvenuto se non avesse meritato di preservarla dal peccato originale”.

beato Giovanni Duns Scoto – Dottore dell’Immacolata – Roma – Pontificia Università Antonianum XX secolo.
Nei secoli successivi i teologi cattolici furono sostanzialmente divisi sulla questione: a grandi linee, i domenicani sostenevano la redenzione anticipata degli scolastici (“macolisti”), mentre i francescani sostenevano la redenzione preventiva di Scoto (“immacolisti”)

Le dispute del XIV secolo

Immacolata, di Bartolomé Esteban Murillo.
Nei primi decenni del XIV secolo le controversie si erano ormai accese.

Tra il 1320 e il 1321 ebbe luogo alla Sorbona una disputa tra uno dei discepoli di Scoto, Francesco de Mayronis († 1328), e il benedettino Pietro Roger, che sarebbe poi divenuto papa con il nome di Clemente VI († 1352). Gli animi si scaldavano tra chi difendeva Scoto e chi lo accusava di eresia.

Così un carmelitano, Giovanni Baconthorp († 1345), scriveva:

«La beata Vergine, in quanto figlia di Adamo, contrasse di fatto il peccato originale. […] Aggiungo questo contro alcuni, si pensi a Scoto, il quale dice che la beata Vergine non contrasse il peccato originale […] ; e contro l’opera dell’Aureolo.»

(Quodlibet, III, q. 12; Venetiis, 1527, f. 57vb)

Nel 1387 il domenicano Juan de Monzón, noto anche come Giovanni da Montesono († 1412) cominciò a insegnare alla Sorbona che la tesi sull’Immacolata Concezione era nettamente contraria alla fede della Chiesa. Ciò diede vita a una disputa con il francescano Andrea di Novocastro († 1380) e suscitò l’opera del suo confratello Giovanni Vidal, Defensorium Beatae Mariae Virginis Adversus Joannem de Montesono, che causò l’intervento di trenta teologi della Sorbona; costoro, dopo aver preso in considerazioni gli argomenti dei due maestri, giudicarono la tesi del domenicano «scandalosa, presuntuosa e offensiva», obbligandolo a ritrattare.

Ma né la condanna, né la minaccia di scomunica da parte di Pietro d’Orgemont, vescovo di Parigi, riuscirono a far ritrattare il Monzón, che, pur ricorrendo a papa Clemente VII († 1394), ottenne solo condanne.

In ogni caso, i trenta teologi parigini, che sostenevano come “possibile” l’opinione immacolatista, riconoscevano anche l’autorevolezza che si deve avere nei confronti della teologia dell’Aquinate. Questa prudente posizione cercava di tutelare la libertà di pensiero di fronte a un argomento non ancora definito dalla Chiesa, ma contemporaneamente ammetteva l’importanza del pensiero di San Tommaso. In effetti, è da questo momento che l’Aquinate divenne il “maestro” degli avversari dell’Immacolata Concezione, e sembra anche che si possa far risalire a questo evento la nascita ufficiale della “scuola scotista dell’Immacolata”; ebbero cioè inizio le due correnti teologiche degli Scotisti e dei Tomisti.

Le discussioni continuarono nel 1400, inaugurando tra i teologi cattolici un periodo di discussioni tanto intense e durature da ispirare artisti del secolo successivo (come Sogliani, nel 1521; o Toschi, Portelli) per la rappresentazione di quadri allegorici nominati, appunto, Disputa sull’Immacolata Concezione. Nel 1566 lo stesso Carlo Portelli dipinse una chiara Immacolata Concezione per ribadire il concetto teologico, che però non trovò conferma ufficiale per altri tre secoli.

Preghiere

Fra le Preghiere a San Michele Arcangelo, l’Exorcismus in Satanam et angelos apostaticos (papa Leone XIII, 13 ottobre 1884), nella parte dell’esorcismo vero e proprio, afferma:

«[…] Imperat tibi excélsa Dei Génitrix Virgo Maria +, quæ superbíssimum caput tuum a primo instánti immaculátæ suæ Conceptiónis in sua humilitáte contrivit. […] [Traduzione:] Te lo comanda l’eccelsa Vergine Maria Madre di Dio +, che dal primo istante della sua Immacolata Concezione, per la sua umiltà, ha schiacciato la tua superbissima testa.»

(Esorcismo contro Satana e gli angeli apostati, 1884)
Quindi, Maria intercede invocata come Madre di Dio, come Vergine e come Immacolata Concezione.
In altri punti, la stessa preghiera afferma Maria come sempre vergine, vale a dire la sua verginità perpetua, e Gesù Cristo come il germoglio di Davide, il leone di Giuda.
Appunto, in Genesi 3,15[21], Dio profetizza al serpente che Maria e la sua stirpe gli avrebbero schiacciato la testa.

Come nell’Esorcismo nella sinagoga di Cafarnao il demone dice a Gesù che è venuto in terra per distruggerli, anche l’esorcismo afferma Maria come la donna che è nata immacolata ed umile, col fine di schiacciare la testa all’angelo peccatore di orgoglio e di superbia.

Il fine è comune a Maria, e alla “sua stirpe”, formata da Gesù e dai suoi figli in spirito.

Il magistero cattolico

Lungo i secoli la posizione del magistero è stata prudente: per quanto il chiaro e definitivo pronunciamento pontificio si ebbe solo nel 1854, furono diversi gli interventi a favore della posizione immacolista.

Papa Sisto IV (m. 1484) introdusse a Roma la festa liturgica della Concezione. Sul piano dogmatico non si pronunciò, ma con le bolle Cum Praeexcelsa (1477) e Grave Nimis (1482) proibì a macolisti e immacolisti di accusarsi vicendevolmente di eresia. Il 7 marzo 1632 nella cattedrale di Cagliari il parlamento del Regno di Sardegna giurò solennemente di difendere la dottrina della Purissima Concezione.

Papa Alessandro VII emanò nel 1661 la bolla (che non ha l’autorevolezza e il significato teologico dell’enciclica) Sollicitudo, dove si dice a favore dell’Immacolata Concezione. Clemente XI nel 1708 rende universale la festa dell’Immacolata, già localmente celebrata a Roma e in altre zone della cristianità.

Nel 1848 Pio IX mostra l’intenzione di chiudere la questione in maniera autorevole e definitiva. Istituisce una commissione di teologi e una di cardinali, dalle quali però emerge il parere contrastante circa l’Immacolata. Anche Rosmini, pur ritenendola “moralmente sicura”, sconsiglia di definirla dogmaticamente. Il Papa decide allora di valutare il parere collegiale dei vescovi, che nella tradizione cattolica ha valore magisteriale subordinato a quello pontificio, e lo fa con l’enciclica Ubi Primum del 1849. 546 dei 603 vescovi consultati si dichiarano a favore del dogma. Il Papa fa preparare la bozza dell’enciclica, che dopo 8 redazioni viene promulgata l’8 dicembre 1854 col nome Ineffabilis Deus.

Queste sono le parole che concludono l’enciclica e proclamano solennemente il dogma.

Il dogma non afferma solamente che Maria è l’unica creatura a essere nata priva del peccato originale – e ciò fin da 40 settimane prima della sua nascita, e cioè dal momento del suo concepimento da parte dei genitori, Anna e Gioacchino – ma aggiunge altresì che Maria, in quanto ritenuta madre di Dio, per speciale privilegio non ha commesso nessun peccato, né mortale né veniale, in tutta la sua vita.

La dottrina attuale della Chiesa è che Dio conferisca l’anima alla persona umana non appena essa si forma, nel suo primissimo istante, e cioè al momento del concepimento.[Nota 1] La dottrina sull’Immacolata Concezione di Maria dà forza, nella visione cattolica, al pensiero della Chiesa sugli embrioni, ritenuti persone umane a tutti gli effetti, dotati di anima.

Il convincimento della Chiesa in ordine alla preservazione di Maria dalla macchia del peccato originale è in relazione a questa riflessione: non sarebbe stato “conveniente” che il Figlio di Dio si incarnasse nel grembo di una donna se questa non fosse stata perfettamente monda da qualsiasi peccato.

A differenza dell’apertura verso la dottrina dell’Assunzione, questo dogma non è condiviso dalle altre confessioni cristiane (con la parziale eccezione della Chiesa ortodossa che però si limita a non negarlo) in quanto da queste considerato in disaccordo con le Scritture e non supportato dalla Tradizione.

Nella liturgia: solennità dell’Immacolata Concezione

Per sottolineare l’importanza del dogma la Chiesa cattolica celebra l’8 dicembre la solennità dell’Immacolata Concezione della Beatissima Vergine Maria con la Messa Gaudens gaudebo. Questa festività era già celebrata in Oriente nell’VIII secolo, e venne importata nell’Italia meridionale da monaci bizantini. In Sicilia, in particolar modo, il tema dell’Immacolata Concezione fu accolto subito e divenne molto sentito ancora prima della definizione del dogma. Nel 1439, al Concilio di Basilea era stato l’arcivescovo di Palermo Niccolò Tedeschi a sostenere che Maria era stata concepita senza peccato. Il canonico e storico Antonino Mongitore racconta che addirittura già nel 1323 la Conceptioni di Maria era festa di precetto a Palermo, attestando in tal modo che la sua devozione nel capoluogo siciliano risultava persino allora così antica da «non sapersi l’incominciamento». Il Senato dell’isola fece voto di difendere la dottrina dell’Immacolato Concepimento e si impegnò a onorarne la festa con una degna celebrazione.

Ebbe così origine il «rito delle cento onze», somma donata al convento di San Francesco inizialmente per arredare la Cappella Senatoria, uno dei momenti identitari della città di Palermo. Il Senato (oggi il Comune) rinnovava ancora ogni anno il solenne Voto sanguinario, pronunciato per la prima volta nel 1624 e comune a gran parte dell’isola, giurando con un verbale di spargere il proprio sangue per la difesa dell’Immacolata, primaria e principale Patrona della Città e dell’Arcidiocesi di Palermo, divenuta patrona massima della Regione Siciliana.Dal meridione il culto per l’Immacolata si propagò poi a tutto l’Occidente, soprattutto su iniziativa degli ordini religiosi benedettini e carmelitani. Fu inserita nel calendario della Chiesa universale da papa Alessandro VII con la bolla Sollicitudo omnium ecclesiarum dell’8 dicembre 1661.

Nonostante il dogma cattolico sarà proclamato solo l’8 dicembre 1854 da papa Pio IX, San Francesco Antonio Fasani (1681-1742) fu devotissimo dell’Immacolata Concezione e lui stesso spesso si definiva “il peccatore dell’Immacolata”.

L’8 dicembre del 1857, Papa Pio IX inaugurò e benedisse a Roma il monumento dell’Immacolata, nella Piazza Mignanelli (parte di Piazza di Spagna), monumento interamente pagato dal re Ferdinando II delle Due Sicilie.

Papa Pio XII, nel giorno dell’Immacolata Concezione, incominciò a inviare dei fiori come omaggio alla Vergine; il suo successore, papa Giovanni XXIII, nel 1958 uscì dal Vaticano e si recò personalmente in Piazza di Spagna per deporre ai piedi della Vergine Maria un cesto di rose bianche, e successivamente fece visita alla basilica di Santa Maria Maggiore. Tale consuetudine è stata continuata anche dai papi successivi.

La visita in Piazza di Spagna prevede un momento di preghiera, quale espressione della devozione popolare. L’omaggio all’Immacolata prevede il gesto della presentazione dei fiori, una cui corona viene portata fin sulla sommità di un’autoscala e tradizionalmente infilata sul braccio destro della statua da un Vigile del Fuoco. Seguono la lettura di un brano della Sacra Scrittura e di un brano della Dottrina della Chiesa cattolica, preghiere litaniche e alcuni canti mariani, tra cui il Tota pulchra.

Apparizioni mariane relative al dogma dell’Immacolata Concezione

Due apparizioni mariane riconosciute dalla Chiesa cattolica hanno a che fare con questo dogma e ne sono considerate una conferma diretta.

Nel 1830 Catherine Labouré, novizia nel monastero parigino di Rue di Bac, fece coniare una medaglia (detta poi la medaglia miracolosa) che riportava le seguenti parole, da lei viste durante un’apparizione della vergine Maria (avvenuta il 27 novembre dello stesso anno): “O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi”.

Soltanto dodici anni dopo, il 20 gennaio del 1842, Alfonso Ratisbonne, nella sua breve ma intensa visione a Roma, riconobbe chiaramente l’Immacolata, la stessa che era apparsa a Parigi e che era impressa sulla Medaglia Miracolosa che portava con sé. L’apparizione a Sant’Andrea delle Fratte scosse molto l’ambiente romano. E a motivo di questo fermento, sei anni dopo, il Pontefice Pio IX istituì una commissione teologica perché si esprimesse sulla possibilità di definire il dogma dell’Immacolata.

Il 25 marzo 1858, quindi quattro anni dopo la proclamazione del dogma, la veggente di Lourdes, Bernadette Soubirous, riferì che la Vergine si era presentata con le parole “Que soy era Immaculada Councepciou” (“Io sono l’Immacolata Concezione”, in dialetto guascone).

Nell’arte

Il tema dell’Immacolata Concezione cominciò ad apparire in opere artistiche fin da quando si accese il dibattito, che vedeva schierati da una parte i Francescani e le ramificazioni dell’Ordine benedettino, legate al pensiero di Anselmo d’Aosta e Bonaventura da Bagnoregio, e dall’altra i domenicani, legati alla trattazione offerta da Tommaso d’Aquino[Nota 2].

Inizialmente il tema veniva affrontato dagli artisti gotici in maniera “criptica”, dove cioè si rimandava allo spettatore la conclusione, mettendo magari una serie di simboli e metafore facilmente decodificabili. Nel XV secolo le opere d’arte divennero più evidenti, propendendo per una o l’altra ipotesi, ben comprensibile dalla lettura di elementi che chiarivano l’intervento divino in taluni episodi della vita di Anna e Gioacchino e dell’infanzia della Vergine. Più coraggiose furono le opere legate al tema della Disputa sull’Immacolata Concezione, dove gli artisti ritraevano, caso più unico che raro nell’arte sacra, il parere contrastante dei dottori della Chiesa: ne è un esempio la tavola agli Uffizi di Piero di Cosimo.

Con la Controriforma venne stabilita l’iconografia fissa legata al concetto dell’Immacolata, che sarà quella ratificata dal dogma.

Opposizioni al dogma

La Chiesta ortodossa non condivide il dogma cattolico di Immacolata concezione (concetto agostiniano); in altri termini, Maria venne purificata dall’ombra, del pur minimo, peccato ancestrale – umano, totalmente e solo al momento del concepimento di Cristo.

I protestanti non celebrano la festa dell’Immacolata. I protestanti hanno sempre avuto l’abitudine di ricondurre tutto al pensiero biblico, anche alla luce del contesto storico in cui è stato scritto, quindi hanno un modo differente di considerare la posizione della donna e della sessualità. Non trovano nulla nella Bibbia che valorizzi la verginità e per loro la purezza non risiede lì.

Anche nel cattolicesimo, vi fu un’esigua opposizione al dogma dell’Immacolata. Nel 1855, quattro presbiteri della diocesi di Pavia, Alfonso Tenca, Giuseppe Parona, Luigi Aquaroni e Giuseppe Grignani, si schierarono apertamente sia contro il dogma dell’Immacolata sia contro quello dell’infallibilità papale, che sarebbe stato definito quindici anni più tardi.

Germania, Olaf Scholz eletto Cancelliere dal Bundestag

Germania, Olaf Scholz eletto Cancelliere dal Bundestag

 
 

 

Redazione Tgcom24

 

2 ore fa
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Il socialdemocratico Olaf Scholz è stato eletto Cancelliere dal Bundestag a Berlino con 395 voti. In Germania si chiude così dopo 16 anni l’era Merkel. A 63 anni, Scholz diventa il quarto cancelliere dell’Spd dopo Willy Brandt, Helmut Schmidt e Gerhard Schroeder. Due lunghi applausi hanno salutato l’elezione di Scholz e l’ultimo giorno al Bundestag di Angela Merkel.

Germania, Olaf Scholz eletto Cancelliere dal Bundestag© Ansa Germania, Olaf Scholz eletto Cancelliere dal Bundestag

“Sarà un nuovo inizio per il nostro Paese – ha detto -. Io farò di tutto per riuscirci. Penso che sia qualcosa di speciale essere cancelliere della Repubblica federale, ed è una grande sfida”.

Scholz ha ricevuto 395 voti. Il neocancelliere aveva bisogno di un minimo di 369 sì per la elezione. Hanno votato 707 deputati, 3 voti non erano validi. I voti a disposizione della coalizione Spd Verdi e Liberali, che il Cancelliere guiderà col prossimo esecutivo, erano 416.

Dopo l’elezione, Scholz ha ricevuto la nomina ufficiale dal presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier al castello di Bellevue e ha poi giurato nel Bundestag come nuovo Bundeskanzler della Repubblica federale tedesca. Il nono dal 1949. Il giuramento al Parlamento era l’ultimo passo formale per mettere fine ai 16 anni di mandato di Angela Merkel.

Video: La Germania ha un nuovo cancelliere (Corriere Tv)

Lettore video di: Corriere Tv (Informativa sulla privacy)

I ministri – I nuovi ministri del governo tedesco sono stati nominati dal presidente della Repubblica Frank-Walter Steinmeier al castello di Bellevue. Il gabinetto di Olaf Scholz è costituito da ministri dei partiti dell’Spd, dei Verdi e dei liberali tedeschi. La cosiddetta formazione “semaforo” che si impone per la prima volta a livello federale, dopo le elezioni del 26 settembre. Anche i 16 nuovi ministri hanno poi giurato.

Scholz a Parigi e Bruxelles il 10 dicembre – Il cancelliere volerà a Parigi il 10 dicembre, per una visita ufficiale di insediamento dal presidente Emmanuel Macron, che lo riceverà all’Eliseo con gli onori militari. Subito dopo sarà a Bruxelles per incontrare i vertici europei e della Nato. Lo rende noto il primo comunicato del nuovo Bundeskanzler.

I messaggi dal mondo politicoIl presidente cinese Xi Jinping ha inviato un messaggio di congratulazioni a Scholz, affermando di attribuire “grande importanza alle relazioni tra Cina e Germania” e di essere disposto “a lavorare per spingere i legami bilaterali a un nuovo livello”. “Scriveremo il prossimo capitolo insieme. Per i francesi, per i tedeschi, per gli europei”. E’ quanto invece scritto su Twitter dal presidente francese Emmanuel Macron

“Congratulazioni a Olaf Scholz per essere stato eletto Cancelliere tedesco! Auguriamo sia a voi sia al vostro governo ogni successo e buona fortuna nell’affrontare i grandi compiti che ci attendono in Germania e in Europa. Il Parlamento europeo non vede l’ora di lavorare con te!”. Così in un tweet il presidente del Parlamento europeo David Sassoli. “Congratulazioni a Olaf Scholz per la nomina a cancellerie federale della Germania. Gli auguro un buon inizio e attendo con impazienza di continuare in un’affidabile collaborazione per un’Europa forte”, scrive in un tweet la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

“Congratulations! E auguri a Olaf Scholz e al suo governo!” è invece il commento affidato a Twitter del commissario Ue agli Affari Economici Paolo Gentiloni. “Buon lavoro, Olaf Scholz!” è il tweet dedicato dal segretario del Pd, Enrico Letta, a Scholz.

Pagamento pensioni e NASpI: i dati al terzo trimestre 2021

Pagamento pensioni e NASpI: i dati al terzo trimestre 2021

L’INPS comunica i dati relativi ai tempi di definizione e pagamento delle pensioni degli iscritti alle Gestioni private e pubbliche e di definizione delle domande di NASpI – Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego – nel periodo gennaio-settembre 2021.

Pensioni degli assicurati delle Gestioni del settore privato

Si evidenzia, in particolare, che al terzo trimestre 2021 il 75,24% delle pensioni degli assicurati della Gestione privata è stato definito entro 15 giorni. Il tempo di definizione è calcolato dalla data di decorrenza della prestazione o dalla data di presentazione della domanda se successiva alla decorrenza (come nel caso delle pensioni di reversibilità, indirette e di alcune pensioni di vecchiaia). Il trend è in linea con i risultati del 2020.

Pensioni degli assicurati delle Gestioni del settore pubblico

Nello stesso periodo, l’82,23% delle pensioni pubbliche è stato pagato entro tre giorni. Per la Gestione pubblica viene misurato il tempo di pagamento della prima rata di pensione di vecchiaia o anticipata rispetto alla decorrenza. Si rileva un miglioramento della percentuale di domande pagate nei range più tempestivi rispetto ai risultati del 2020.

NASpI e anticipazione NASpI

Per quanto riguarda l’indennità di disoccupazione NASpI , sono state definite complessivamente 1.136.876 domande, di cui il 78% entro 15 giorni. In questo caso, vengono presi in esame i tempi di erogazione del primo pagamento, calcolati rispetto alla data in cui la prestazione risulta pagabile. I range di pagamento della prestazione si confermano in linea con i risultati del 2020.

I dati indicano come le tempistiche di definizione e pagamento sia delle pensioni sia della NASpI , permettano una sostanziale continuità nel percepimento del reddito da parte dei soggetti che cessano l’attività lavorativa.  

Tutti i dati sono disponibili nel documento allegato.