Archivi giornalieri: 2 dicembre 2021

Mujica

Mujica vota per le presidenziali e poi va a piantare zucche

Il presidente José «Pepe» Mujica mentre fa la fila in un ambulatorio medico (Ap)Il presidente José «Pepe» Mujica mentre fa la fila in un ambulatorio medico (Ap)

«Se il tempo me lo permette, ora vado a piantare le zucche, perché domani non posso». Così Josè Mujica, il presidente uscente dell’Uruguay, ha detto, confermandosi ancora una volta una sorta di moderno Cincinnato, alle decine di giornalisti e sostenitori che l’aspettavano questa mattina presto al suo seggio, in un quartiere operaio di Montevideo, dove ha votato per le presidenziali che decideranno il suo successore alla guida dell’Uruguay.

Il carismatico 84enne ex guerrigliero tupamaro, che durante gli anni della presidenza ha conservato uno stile di vita austero e ha regolato la vendita della marijuana nel paese sudamericano, ha poi espresso la convinzione che il popolo uruguayano potrà affrontare le elezioni con «allegria e tranquillità» perchè le elezioni «non sono una guerra, ma un momento importante» del processo democratico. Sono 2,6 milioni gli elettori dell’Uruguay chiamati oggi alle urne per le presidenziali e il rinnovo del Parlamento. Mujica non ha potuto candidarsi perché la Costituzione vieta di due mandati presidenziali consecutivi. E quindi il favorito è l’ex presidente Tabaré Vazquez del partito di governo Fronte Ampio (Fa). I sondaggi lo indicano al 42-44%, rendendo probabile il ricorso al ballottaggio il prossimo 30 novembre.

A sfidare Vazquez potrebbe essere il candidato del Partito Nazionale (PN), Luis Lacalle Pou, 41enne figlio dell’ex presidente Luis Alberto Lacalle, indicato nei sondaggi 30-34%. Lo segue a distanza Pedro Bordaberry, candidato dello storico Partito Colorato, con il 12%. Il voto si svolge in un quadro di stabilità economica, in crescita dal 2003. Rimane ancora un 10% della popolazione sotto il tasso di povertà e fra le preoccupazioni dell’elettorato vi sono l’alto tasso di criminalità e la richiesta di un miglior sistema scolastico. Oltre al presidente, che si insedierà il primo marzo per un mandato di cinque anni, gli uruguayani eleggeranno anche il vicepresidente e i membri del parlamento (91 deputati e 31 senatori).

Federazione Italiana Superamento dell’Handicap

Federazione Italiana Superamento dell'Handicap
IN EVIDENZA

Conversione in Legge del Decreto Infrastrutture: le principali novità

Analizziamo la Legge n° 156 del 9 novembre 2021, pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo stesso giorno ed entrata in vigore il 10 novembre 2021. Vediamo quindi le nuove modifiche apportate e cosa cambia per le persone con disabilità.

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La compartecipazione al costo dei servizi sociali e socio-sanitari da parte delle persone con disabilità: alcuni chiarimenti.

Nonostante la normativa nazionale individui i criteri che gli enti pubblici devono utilizzare per stabilire quanto poter richiedere di compartecipazione al costo ai cittadini che fruiscono delle “prestazioni sociali agevolate”, ancora si assiste ad enti pubblici che, alle volte, anche illegittimamente, adottano criteri del tutto difformi e/o contrastanti con quanto indicato a livello nazionale. Con questo approfondimento facciamo il punto riguardo i criteri della compartecipazione al costo per i servizi fruiti dalle persone con disabilità

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Liquidazione dell’assegno mensile di invalidità di cui all’articolo 13 della legge 30 marzo 1971, n. 118. Il messaggio INPS n. 3495 del 14 ottobre 2021.

In questo approfondimento si analizza il messaggio iNPS 3495, in cui l’INPS ha fornito dei chiarimenti circa l’erogazione dell’assegno mensile per gli invalidi civili

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Green pass e Lavoratori fragili

In queste giornate nodali per il Paese, prima di approfondire il tema Green Pass, ci pare utile ripercorrere brevemente le ultime importanti conquiste ottenute.

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Messaggio INPS 3465 del 13 Ottobre 2021 – novità per i lavoratori fragili in possesso della specifica certificazione sanitaria.

Di seguito l’analisi del messaggio INPS n° 3465 del 13 Ottobre, vediamo insieme le novità sulle proroghe delle tutele per i lavoratori con disabilità in possesso della specifica certificazione sanitaria.

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IL CUDE: Contrassegno Unificato Disabili Europeo.

Il Registro Pubblico CUDE è banca dati nazionale online che conterrà tutte le informazioni relative al Contrassegno Unificato Disabili Europeo. La digitalizzazione dei dati dei contrassegni, consentirà una migliore accessibilità e una rapida registrazione e condivisione dei dati per facilitare i parcheggi e transiti in ZTL delle persone con disabilità.

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Gli effetti della sentenza Tar Lazio n. 9795/2021: dilemmi e soluzioni per famiglie e dirigenti scolastici.

In questo approfondimento, oltre ad analizzare le conseguenze introdotte dalla sentenza del Tar Lazio, effettueremo una premessa utile per comprendere quale sia stato l’iter che ha portato al Decreto Interministeriale 182/2020 ed all’introduzione dei modelli di Piani Educativi Individualizzati.

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Decreto infrastrutture: cosa cambia per le persone con disabilità?

Il 10 settembre scorso è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il D.L. 10 settembre 2021, n. 121, recante “Disposizioni urgenti in materia di investimenti e sicurezza delle infrastrutture, dei trasporti e della circolazione stradale, per la funzionalità del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, del Consiglio superiore dei lavori pubblici e dell’Agenzia nazionale per la sicurezza delle infrastrutture stradali e autostradali”, riportiamo di seguito, una sintesi delle principali disposizioni.

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Il D.L. n° 182/20 sui nuovi PEI è stato annullato dal TAR Lazio (Sent. 9795/21)

La terza sezione del TAR Lazio con la Sentenza n° 9795 del 19 luglio 2021 (ma pubblicata il 14 settembre) ha annullato il D.I. n° 182/20 concernente i nuovi modelli dei PEI. L’ampia sentenza è assai articolata ed analitica.

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Riapertura in sicurezza delle scuole a.s. 2021-22 (DL 111/21, Piano Scuola 2021-22, Protocollo Intesa MI-OO.SS. e DI 265/21)

Il 6/8/2021 è stato pubblicato in G.U. il D.L. n° 111/21 recante “Misure urgenti per l’esercizio in sicurezza delle attività scolastiche, universitarie, sociali e in materia di trasporti.”

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Viaggiare in aereo, treno e nave: i diritti dei passeggeri a mobilità ridotta

Con l’arrivo dell’estate è nuovamente tempo di vacanze. Per una persona con disabilità organizzare un viaggio può presentare varie difficoltà, a partire dalla pianificazione dei trasporti. Questo approfondimento vuole fornire informazioni utili sui diritti spettanti e sulla mobilità per poter gestire in sicurezza e tranquillità un viaggio in aereo, treno o nave.

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Finalmente deliberati i primi corsi di aggiornamento obbligatorio in servizio per docenti privi del titolo di specializzazione per il sostegno (DM 188/21)

Il Ministero dell’Istruzione ha emanato il 21 Giugno 2021 il D.M. n° 188, di soli 4 articoli, recante le norme di attuazione dell’art. 1, comma 971 della legge di bilancio per il 2021 n° 178/20 che prevedeva la realizzazione di “interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità, finalizzati all’inclusione scolastica e a garantire il principio di contitolarità nella presa in carico dell’alunno stesso”, nonché “prevedendo il divieto di esonero dall’insegnamento, i criteri di riparto, le condizioni per riservare la formazione al solo personale non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno”.

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Proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2021 – il provvedimento del Governo.

E’ stata appena approvata la proroga dello stato di emergenza fino al 31 dicembre 2021, vediamo i punti principali del nuovo decreto.

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Il Decreto Sostegni Bis e le stabilizzazioni dei docenti di sostegno: quali conseguenze?

E’ stato approvato alla Camera un emendamento al decreto-legge 25 maggio 2021, n. 73 (c.d. decreto sostegni bis). Analizziamo le nuove misure che riguardano la scuola

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Relazione annuale INPS illustrata alla Camera

Lunedì 12 luglio, il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico ha tenuto la Relazione annuale 2021, in occasione della presentazione del XX Rapporto annuale dell’Istituto. Di seguito una breve analisi degli aspetti principali.

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Permessi retribuiti ex L. 104/92 e licenziamenti: una decisione della Corte di Cassazione.

Analizziamo l’ordinanza che ha portato al licenziamento un lavoratore che, usufruendo dei permessi ex legge 104, si intratteneva invece in attività incompatibili con l’assistenza.

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Una guida alla buona inclusione scolastica

In vista della conclusione del corrente anno scolastico, i Dirigenti Scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, nelle prossime settimane, dovranno curare, come negli anni precedenti, ogni attività necessaria a garantire, nel rispetto dei termini previsti, tutti gli adempimenti indicati dalla legge 104/92 e dal decreto legislativo n. 66/2017. Nella consapevolezza che ci si trovi oggi a gestire un passaggio importante nel contesto della scuola italiana, che, al di là delle criticità ancora presenti, deve essere messo in pratica correttamente e nel rispetto dei termini e delle prescrizioni date, si desidera contribuire con ogni mezzo per aiutare il mondo della scuola, le famiglie e tutti coloro che a vario titolo sono deputati a garantire quanto di propria competenza in questo particolare momento di transizione.

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Superbonus 110%

Il Superbonus 110% è una misura introdotta dal decreto-legge “Rilancio” del 19 maggio 2020, che ha l’obbiettivo di rendere più efficienti e più sicure le abitazioni. Analizziamo insieme i punti più importanti e interessanti.

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Invalidità civile: quali semplificazioni all’orizzonte?

Approfondiamo di seguito il messaggio INPS 1835 del 6 Maggio 2021, riguardante l’ effettuazione delle eventuali visite di revisione e del relativo iter di verifica, per le persone con disabilità.

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Novità sull’Iva ridotta al 4% per l’acquisto di sussidi tecnico-informatici

Con il Decreto infatti del 7 aprile 2021, pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 maggio 2021, vengono modificate le condizioni e le modalità alle quali è subordinata l’applicazione dell’aliquota IVA ridotta del 4% per l’acquisto di sussidi tecnici ed informatici rivolti a facilitare l’autosufficienza e l’autonomia delle persone con disabilità. Vediamo di seguito le modifiche apportate dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

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Il punto sui “Lavoratori Fragili”

Il decreto Sostegni è nuovamente intervenuto, accogliendo le istanze di molti, in primis le associazioni a tutela delle persone con disabilità, sull’art. 26 commi 2 e 2bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito, con modificazioni, dalla legge 24 aprile 2020, n. 27bis.

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Il piano nazionale di ripresa e resilienza (P.N.R.R.)

Di seguito un prima analisi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ovvero del programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione Europea, per il rilancio del Paese.

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Parcheggi per persone con disabilità e strisce blu

Il tema del diritto all’esenzione dal pagamento del parcheggio per le persone con disabilità è stato sempre dibattuto ed oggetto di polemiche. Vediamo insieme cosa prevede la legislazione in materia.

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Guida alla vaccinazione anti-covid per le persone con disabilità e per le famiglie

La FISH ha fin da subito richiesto l’accesso prioritario alla vaccinazione in favore di tutte le persone con difficoltà, a cominciare da quelle che avessero il riconoscimento della disabilità grave ai sensi dell’art. 3, comma 3, della legge 104/92.

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Assegno unico universale e assegno temporaneo

Il Senato della Repubblica, nella seduta del 30 marzo 2021, ha approvato il DDL n. 1892 per riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’istituzione di un assegno unico ed universale. Approfondiamo insieme le misure di sostegno per le famiglie con figli con disabilità. In Centro Studi ha inoltre elaborato un aggiornamento in merito all’assegno ponte

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Decreto Sostegni

Approvato nella tarda serata del 19 marzo dal Consiglio dei Ministri il Decreto Sostegno: ecco le principali novità tra le quali sicuramente si annovera il rinnovo fino al 30 giugno 2021 dell’equiparazione del periodo di assenza dal servizio al ricovero ospedaliero per i lavoratori dipendenti pubblici e privati in condizione di fragilità

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Pandemia: gli alunni con disabilità hanno ancora diritto all’inclusione scolastica?

Ritorna per l’ennesima volta questa stessa domanda, stando al comportamento di tantissime scuole italiane che hanno disatteso la Nota ministeriale prot.n. 662 del 12 Marzo 2021, che prevede, nelle zone rosse, che gli alunni con disabilità possano seguire la didattica in presenza “in situazione di effettiva inclusione”, cioè con un gruppo di compagni della propria classe che lo desiderino

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Indennità risarcitorie ed ISEE

Pubblichiamo un parere del Centro Studi Giuridico, in risposta ad un quesito riguardante l’impatto che l’indennità risarcitorie può determinare sul conteggio dell’ISEE.

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Redditi prodotti all’estero da persone con disabilità straniere: è possibile produrre una autocertificazione?

Pubblichiamo un parere del Centro Studi Giuridico, in risposta ad un interessante quesito riguardante la documentazione richiesta agli invalidi civili stranieri, ai fini dell’erogazione delle pensioni. Auspichiamo possa contribuire alla tutela ed alle informazioni sui diritti delle persone migranti con disabilità.

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“Qr code e disability card: tra criticità e semplificazioni”.

Il 25 gennaio 2021 l’Inps ha pubblicato all’interno del suo portale, la notizia dell’attivazione della procedura per il rilascio del QR-CODE, che permette di attestare lo status di invalido direttamente dallo smartphone o dal tablet, senza bisogno del verbale sanitario. Vediamo pertanto come funzionerà la Disability Card.

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Misure della legge di Bilancio per l’anno 2021 di interesse per le persone con disabilità, loro familiari e associazioni.

Pubblichiamo un approfondito esame delle misure contenute nella Legge di Bilancio per l’anno 2021 di interesse per le persone con disabilità i loro familiari e le associazioni.

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Risorse alle Regioni per interventi a sostegno dei caregiver familiari

Nella Gazzetta Ufficiale del 22 gennaio 2021 è stato pubblicato il decreto del 27 ottobre 2020, contenente i “Criteri e modalità di utilizzo delle risorse del Fondo per il sostegno del ruolo di cura e assistenza del caregiver familiare per gli anni 2018-2019-2020”. Con tale provvedimento si iniziano ad utilizzare per interventi a favore dei caregiver familiari le risorse statali che si sono accumulate negli ultimi tre anni, dopo che sul finire del 2017 era stato costituito il “Fondo Nazionale per il sostegno del ruolo di cura e di assistenza del caregiver familiare”. Analizziamo insieme questo nuovo decreto

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Aumenti delle pensioni: domande e risposte

È sempre preferibile e raccomandabile leggere le sintesi e gli approfondimenti su temi come questo che conservano molti aspetti tecnici, eccezioni, particolari. Solo con l’intento di fornire rinforzo e conferme pubblichiamo una selezione di domande e risposte che, per la loro maggiore incidenza, possono apparire più utili.

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Provvidenze economiche per invalidi civili, ciechi civili e sordi: importi e limiti reddituali per il 2021

INPS ha emanato la consueta circolare che indica per il 2021 gli importi delle pensioni, assegni e indennità che vengono erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi e i relativi limiti reddituali previsti per alcune provvidenze economiche. Per il 2021 le variazioni sono minime e limitate alle sole indennità. Ne diamo conto nel nostro articolo.

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QR – Code e verbali di invalidità: luci e ombre

In queste settimane INPS ha rilasciato una nuova funzionalità del propri servizi online offrendo disponibilità del QR-Code per i verbali di invalidità civile e di handicap (legge 104/1992). Si tratta di una innovazione tecnologica che riserva luci e ombre.

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Decreto Ristori-bis: congedi e bonus baby sitting

Il cosiddetto decreto-legge Ristori bis contiene due disposizioni di interesse per le famiglie con minori o con persone con disabilità: una nuova forma di congedo straordinario per i genitori lavoratori dipendenti e il rinnovo del bonus baby sitting per le relative prestazioni ma con una platea più ristretta.

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Incremento delle pensioni: altre precisazioni di INPS

Ancora precisazioni da INPS sulle modalità di erogazione dell’incremento delle pensioni agli invalidi, ciechi civili e sordi che in questi giorni è iniziata comunicando l’aumento a gran parte degli interessati. Precisazioni interessanti per chi non ha ricevuto notizia dell’incremento pur avendone i requisiti. E rassicurazioni anche sugli arretrati.

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Fondo per i caregiver familiari: intesa sul decreto di riparto

Negli ultimi giorni, complici anche alcuni comunicati stampa istituzionali, sono pervenuti numerosi quesiti su ipotetiche nuove misure di sostegno per i caregiver familiari chiedendo conto sulla reale consistenza e soprattutto sulle modalità di accesso da parte dei potenziali interessati.

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Incremento delle pensioni: circolare applicativa di INPS

Dopo le analisi del caso INPS ha oggi emanato l’attesa circolare (n. 107) applicativa su quanto previsto dalla Sentenza della Corte Costituzionale 152/2020 e dal decreto legge “agosto” che dispongono una maggiorazione economica fino a 651,51 euro per le pensioni agli invalidi civili totali, ai ciechi assoluti e ai sordi.

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Decreto semplificazioni 2020, ombre e luci sulla disabilità

La Camera dei deputati ha convertito in legge il “decreto semplificazioni 2020” con due articoli che riguardano direttamente la disabilità. Mentre il primo (sussidi tecnici) lascia parecchie perplessità sostanziali e in termini di impatto, il secondo (riconoscimento disabilità) è piuttosto interessante in una prospettiva prima culturale e poi estremamente pratica.

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Incremento della pensione: ne ho diritto? e quanto mi spetta?

Il combinato della sentenza della Corte Costituzionale 152/2020 e del decreto legge “agosto” produce una serie di effetti per gli invalidi, i ciechi e i sordi aprendo alcune possibilità di incremento delle loro pensioni. Essendo complesso orientarsi correttamente HandyLex.org ha predisposto un semplice script che con pochi click fornisce una prima risposta. Testo aggiornato dopo la Circolare INPS n. 107/2020

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Decreto “agosto”: novità ulteriori sugli aumenti delle pensioni agli invalidi

Se verrà confermato il “decreto agosto”, sottoposto all’approvazione del Consiglio dei Ministri, vi sarebbero novità importanti relativamente dell’aumento delle pensioni di invalidità già disposta dalla Sentenza della Corte Costituzionale del 23 giugno scorso. Gli interessati sono i ciechi, i sordi e gli invalidi “previdenziali”.

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Incremento delle pensioni agli invalidi: la Sentenza della Corte Costituzionale

Nella Gazzetta Ufficiale del 22 luglio scorso è stata dunque pubblicata l’attesa Sentenza 152 con cui la Corte Costituzionale ha imposto l’incremento delle pensioni agli invalidi civili totali e innescato la revisione, per via legislativa o giurisprudenziale, di altri emolumenti assistenziali. Vediamone gli effetti pratici prevedibili notando poi che non è tutto oro ciò che luccica.

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Assenze dal lavoro equiparate al ricovero: Messaggio INPS

A distanza di oltre tre mesi dall’entrata in vigore del decreto “cura Italia” INPS provvede finalmente alla emanazione di una indicazione operativa che chiarisce i contorni applicativi dell’articolo che prevede l’equiparazione delle assenze al ricovero ospedaliero.

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Decreto “Rilancio”: le misure per la disabilità

Il decreto “Rilancio” è stato, dopo giorni di “decantazione”, pubblicato in Gazzetta Ufficiale entrando quindi immediatamente in vigore con le sue novità positive e negative che tentiamo di illustrare nel nostro pezzo.

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Decreto “Cura Italia”: approvato con le lacune per i lavoratori con disabilità

La Camera ha approvato il decreto-legge “Cura Italia” con 229 sì, 123 no e 2 astenuti. Montecitorio ha confermato il testo approvato dal Senato che è dunque legge. incluso il “discusso” testo dell’articolo 26 nella versione emendata da Palazzo Madama.

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Congedo COVID-19: ancora chiarimenti INPS

INPS ha emanato un nuovo messaggio che propone chiarimenti e risposte alle numerose richieste di chiarimenti evidentemente pervenute all’Istituto. L’argomento centrale di questo messaggio il cosiddetto congedo COVID-19 per i dipendenti privati.

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“Cura Italia”: approvato l’emendamento sui lavoratori con disabilità

Il Senato approva in prima lettura il decreto-legge “Cura Italia” con un maxi-emendamento su cui il Governo ha posto la fiducia. L’emendamento che riguarda le agevolazioni lavorative per i lavoratori con disabilità o quadri cliici a rischia peggiora il già confuso articolo precedente.

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Agevolazioni lavorative per Coronavirus: Circolare Pubblica Amministrazione

Dopo la circolare dell’INPS (45/2020) si attendevano indicazioni applicative anche per i dipendenti pubblici. Giunge quindi una specifica circolare del Ministero per la Pubblica Amministrazioni a fornire orientamenti applicativi sul recente decreto legge “Cura Italia”.

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Agevolazioni lavorative per Coronavirus: Circolare INPS

Dopo la circolare di ieri del Ministero del lavoro, oggi INPS dirama la sua circolare che fornisce istruzioni operative su alcune agevolazioni operative previste dal recentissimo decreto-legge 18. Come era prevedibile INPS corregge le indicazioni restrittive proposte nel suo messaggio precedente.

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Agevolazioni lavorative per Coronavirus: Circolare del Ministero del Lavoro

Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali interviene con una propria circolare che dirime alcuni dei dubbi interpretativi sulle più recenti agevolazioni per le persone con disabilità. Elemento importante: fornisce indicazioni più favorevoli di quelle iniziali pubblicate da INPS.

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Agevolazioni lavorative per Coronavirus: Messaggio INPS

INPS ha appena diramato il messaggio 1281 relativo al decreto-legge n. 18 del 17 marzo 2020, che ha introdotto diverse misure alcune delle quali riguardano le persone con disabilità, i permessi e i congedi lavorativi.

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Coronavirus: decreto “Cura Italia” e disabilità

Come annunciato, il Consiglio dei Ministri nella seduta di oggi ha approvato un decreto-legge (definito “Cura Italia”) che contiene ulteriori misure straordinarie di sostegno all’economia e alle famiglie connesse all’emergenza epidemiologica da COVID-19. Fra queste ve ne se sono alcune che riguardano le persone con disabilità e i loro familiari. Il 17 marzo il decreto è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale.

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Legge di bilancio e collegato fiscale: novità sulla disabilità

La fine del 2019 ha rappresentato un momento di accelerazione nella produzione normativa. Oltre alla legge di bilancio il Parlamento ha approvato anche il “collegato fiscale”. L’analisi che proponiamo si concentra sulle novità relative alla disabilità.

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Deleghe in materia di ordinamento sportivo e persone con disabilità

Il Senato ha definitivamente le Deleghe al Governo in materia di ordinamento sportivo. Ci si sarebbe attesi un doveroso richiamo alla Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, atto che fornisce indicazioni anche su questi aspetti, vista la funzione inclusiva della pratica sportiva. Così non è stato.

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Reddito di cittadinanza: verso il ricorso collettivo

HandyLex.org ha dedicato ampio spazio all’analisi su pensione e reddito di cittadinanza in relazione alle persone con disabilità. Rispetto alle disparità sollevate si segnala la concreta iniziativa di ENIL Italia che sta raccogliendo adesioni per uno specifico ricorso collettivo.

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Videosorveglianza: il punto della situazione reale

L’approvazione al Senato di un emendamento sulla videosorveglianza nelle scuole di infanzia e nelle strutture per persone anziane o con disabilità ha innescato vari commenti inesatti o incompleti e informazioni distorsive. Tentiamo di riportare un po’ di chiarezza ricostruendo fatti e fonti.

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Congedi retribuiti ai figli: circolare INPS

C’è una novità nelle modalità previste per la concessione dei congedi biennali riconosciuti ai lavoratori che assistono le persone con disabilità. INPS recepisce una Sentenza della Corte Costituzionale relativa alla condizione di convivenza con i genitori con disabilità.

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Disabilità e Reddito di Cittadinanza: approvata la legge

Il Senato ha modificato e convertito in legge il decreto sul reddito di cittadinanza e pensione. Sul testo pubblicato in Gazzetta Ufficale e vigente, proponiamo l’analisi defintiva, cioè aggiornata dopo le modificazioni intervenute, sulle parti che riguardano le persone con disabilità e le loro famiglie.

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Disabilità e Reddito di Cittadinanza: emendamenti del Governo

Mentre procede l’esame alla Camera del decreto legge sul Reddito di Cittadinanza, il Governo sottopone propri emendamenti rivolti ai potenziali utenti con disabilità. Vediamo nel dettaglio quale reale impatto avrebbero in caso di definitiva approvazione e quali siano i nuclei effettivamente interessati.

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Invalidi e dichiarazioni di assenza di ricovero: convenzione INPS e Ministero della Salute

INPS e Ministero della Salute hanno sottoscritto una convenzione che potrebbe semplificare gli oneri amministrativi a carico di milioni di titolari di indennità di accompagnamento, frequenza, assegno sociale sostitutivo di invalidità. Il modello ICRIC, usato annualmente per dichiarare eventuali ricoveri a titolo gratuito, diverebbe in futuro superfluo: i dati di ricovero saranno forniti all’INPS direttamente dal Ministero della salute.

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Barriere architettoniche: arrivano davvero i contributi?

Circolano in questi giorni varie news secondo le quali sarebbe rifinanziato stao il “fondo” che consente di ottenere contributi per l’eliminazione delle barriere nelle abitazioni e nelle parti comuni dei condomini. Il che significherebbe che dopo 20 anni di “amnesie” il Legislatore avrebbe rifinanziato la vecchia legge 13/1989. Vediamo, al di là degli annunci alquanto enfatizzati, il quadro esatto della situazione, con i riferimenti, le fonti e alcune considerazioni.

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APPROFONDIMENTI

Convivenze e unioni civili: circolare INPS su permessi e congedi

Con propria circolare, l’INPS fornisce indicazioni operative in materia di permessi e congedi lavorativi nell’ambito delle unioni e civili e convivenze di fatto, applicando le più recenti disposizioni normative e una sentenza della Corte Costituzionale.

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La legge di bilancio 2018 e le persone con disabilità

Approvata il 22 dicembre, la legge di bilancio per il 2018 è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 29 dicembre. Il testo risulta parecchio fragile in quanto a politiche ed innovazioni a favore delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Nella nostra analisi presentiamo i contenuti di principale interesse.

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Approvata la nuova legge sul “dopo di noi”: contenuti e analisi

Il Parlamento ha approvato la cosiddetta norma sul “dopo di noi”: la legge 22 giugno 2016, n. 112. Proponiamo una lettura ragionata dei contenuti della disposizione tenendo conto anche della discussione serrata nel Paese e nelle aule di Senato e Camera.

Min.Lavoro: Lavoro domestico – accordo sui minimi retributivi 2021

Min.Lavoro: Lavoro domestico – accordo sui minimi retributivi 2021

La Commissione Nazionale per l’aggiornamento retributivo ha sottoscritto, in data 12 febbraio 2021, l’accordo sui nuovi minimi retributivi relativi al lavoro domestico, derivanti dalla variazione del costo della vita, decorrenti dal 1° gennaio 2021.

 

Gli importi retributivi dal 1° gennaio 2021

 

Fonte: Ministero del Lavoro

 

Min.Lavoro: retribuzioni convenzionali 2021 per i lavoratori all’estero

Min.Lavoro: retribuzioni convenzionali 2021 per i lavoratori all’estero

Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 83 del 7 aprile 2021, il Decreto del 23 marzo 2021, con la determinazione delle retribuzioni convenzionali 2021 per i lavoratori all’estero.

 

Tabella Retribuzioni convenzionali 2021

Fonte: Ministero del Lavoro

 


 

MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

DECRETO 23 marzo 2021

Determinazione delle retribuzioni convenzionali 2021 per i lavoratori
all'estero.
 
                       IL MINISTRO DEL LAVORO 
                      E DELLE POLITICHE SOCIALI 
 
                           di concerto con 
 
                      IL MINISTRO DELL'ECONOMIA 
                           E DELLE FINANZE 
 
  Visti gli articoli 1 e 4 del decreto-legge 31 luglio 1987, n.  317,
convertito, con modificazioni, dalla legge 3 ottobre  1987,  n.  398,
concernenti le assicurazioni sociali obbligatorie  per  i  lavoratori
italiani operanti all'estero ed il sistema  di  determinazione  delle
relative contribuzioni secondo retribuzioni convenzionali da  fissare
annualmente, con decreto del Ministro del lavoro  e  delle  politiche
sociali di concerto con il Ministro dell'economia  e  delle  finanze,
con riferimento, e comunque in misura  non  inferiore,  ai  contratti
collettivi nazionali di categoria raggruppati per settori omogenei; 
  Visto l'art. 51, comma 8-bis, del testo  unico  delle  imposte  sui
redditi, approvato con decreto del  Presidente  della  Repubblica  22
dicembre 1986, n. 917, che prevede  l'utilizzazione,  anche  ai  fini
fiscali, delle retribuzioni convenzionali di cui al decreto-legge  31
luglio 1987, n. 317, convertito, con  modificazioni,  dalla  legge  3
ottobre 1987, n. 398, per la determinazione  del  reddito  di  lavoro
dipendente prestato all'estero; 
  Visto l'art. 4 della legge 30 dicembre 1991,  n.  426,  concernente
modalita' per la determinazione delle basi retributive  al  fine  del
computo dell'indennita' ordinaria di disoccupazione per i  lavoratori
italiani rimpatriati; 
  Visto l'art. 6 del decreto legislativo 2  settembre  1997,  n.  314
che, nel modificare l'art. 12, comma 8 della legge 30 aprile 1969, n.
153,  ha  confermato  le  disposizioni  in  materia  di  retribuzioni
convenzionali previste per determinate categorie di lavoratori per la
determinazione del reddito da lavoro dipendente ai fini contributivi; 
  Considerato il  decreto  interministeriale  dell'11  dicembre  2019
pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica  italiana  n.  5
dell'8 gennaio 2020,  relativo  alla  determinazione  delle  predette
retribuzioni convenzionali dal periodo di paga in corso al 1° gennaio
2020 e fino a tutto il periodo di paga in corso al 31 dicembre 2020; 
  Considerati i contratti collettivi nazionali di  lavoro  in  vigore
per le diverse categorie,  raggruppati  per  settori  di  riscontrata
omogeneita'; 
  Tenuto conto delle proposte formulate  da  FNSI  con  nota  del  28
gennaio 2021, da UGL con nota del 28 gennaio 2021,  da  CONFETRA  con
nota del 28 gennaio 2021, da ENPAIA con nota del 29 gennaio 2021,  da
ABI con nota del 1° febbraio 2021, da ANITA con nota del 1°  febbraio
2021, da CONFSAL con nota del 4 febbraio  2021,  da  Confartigianato,
CNA, Casartigiani  e  C.L.A.A.I.,  con  nota  del  4  febbraio  2021,
dall'INPS in sede di Conferenza di servizi,  nonche'  degli  elementi
pervenuti dall'ISTAT con nota del 29 gennaio 2021; 
  Ritenuta  la  necessita'  di  provvedere,  per  l'anno  2021,  alla
determinazione delle retribuzioni  in  questione,  anche  sulla  base
delle risultanze della Conferenza  di  Servizi,  convocata  ai  sensi
dell'art. 14 della legge n. 241 del 1990 e  successive  modificazioni
ed integrazioni, svoltasi l'8 febbraio 2021; 
 
                              Decreta: 
 
                               Art. 1 
 
                     Retribuzioni convenzionali 
 
  A decorrere dal periodo di paga in corso dal 1° gennaio 2021 e fino
a tutto il  periodo  di  paga  in  corso  al  31  dicembre  2021,  le
retribuzioni convenzionali da prendere a  base  per  il  calcolo  dei
contributi dovuti per le assicurazioni  obbligatorie  dei  lavoratori
italiani operanti all'estero ai sensi  del  decreto-legge  31  luglio
1987, n. 317, convertito, con modificazioni, dalla  legge  3  ottobre
1987, n. 398, nonche' per il calcolo delle  imposte  sul  reddito  da
lavoro dipendente, ai sensi dell'art. 51, comma 8-bis del testo unico
delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della
Repubblica 22 dicembre 1986, n.  917,  sono  stabilite  nella  misura
risultante,  per  ciascun   settore,   dalle   unite   tabelle,   che
costituiscono parte integrante del presente decreto. 
                               Art. 2 
 
                        Fasce di retribuzione 
 
  Per i lavoratori per i quali sono previste fasce  di  retribuzione,
la retribuzione convenzionale imponibile e'  determinata  sulla  base
del raffronto con la fascia di retribuzione nazionale corrispondente,
di cui alle tabelle citate all'art. 1. 
                               Art. 3 
 
                 Frazionabilita' delle retribuzioni 
 
  I valori  convenzionali  individuati  nelle  tabelle,  in  caso  di
assunzioni, risoluzioni del rapporto di lavoro,  trasferimenti  da  o
per l'estero, nel corso del  mese,  sono  divisibili  in  ragione  di
ventisei giornate. 
                               Art. 4 
 
                    Trattamento di disoccupazione 
                    per i lavoratori rimpatriati 
 
  Sulle retribuzioni convenzionali di cui all'art. 1 va liquidato  il
trattamento ordinario di  disoccupazione  in  favore  dei  lavoratori
italiani rimpatriati. 
  Il presente decreto e' pubblicato nella  Gazzetta  Ufficiale  della
Repubblica italiana. 
    Roma, 23 marzo 2021 
 
                                              Il Ministro del lavoro  
                                            e delle politiche sociali 
                                                     Orlando          
 
Il Ministro dell'economia 
     e delle finanze 
           Franco 

GU

Guida all’Uso

Gazzetta Ufficiale

Dal 1º gennaio 2013 il Ministero dell’Economia e delle Finanze, d’intesa con il Ministero della Giustizia e con l’apporto dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, rende disponibile gratuitamente, nelle sue varie serie, la Gazzetta Ufficiale in formato digitale.Accedendo al sito www.gazzettaufficiale.it, rinnovato nella grafica e nei contenuti, è infatti possibile ricercare e visualizzare singole pubblicazioni oppure, nel caso della versione testuale, singoli atti (ricercabili anche per parola significativa) in un’ampia Banca Dati contenente le Gazzette Ufficiali, in formato testuale e/o PDF (in funzione del periodo storico di riferimento), pubblicate anche negli anni passati.

Il servizio consente, infatti, di ricercare e visualizzare le Gazzette Ufficiali in:

  • Formato “testuale”per ogni tipologia di Gazzetta Ufficiale è possibile ricercare le singole pubblicazioni oppure gli atti (normativi ed amministrativi) in esse pubblicati.

    Il sistema mette a disposizione tutte le Gazzette Ufficiali pubblicate a partire dalla data indicata:

    Serie Data di pubblicazione
    Serie Generale 2 gennaio 1988
    1ª Serie Speciale – Corte Costituzionale – dall’8 gennaio 1988 “complete”
    – dal 28 luglio 1956 al 30 dicembre 2007 “solo dispositivi della Corte”
    2ª Serie Speciale – Unione Europea – dal 4 gennaio 1988 al 31 marzo 2001 soltanto i titoli degli atti
    – dal mese di aprile 2001 l’intero atto in formato PDF
    3ª Serie Speciale – Regioni 2 gennaio 1988
    4ª Serie Speciale – Concorsi ed Esami 3 agosto 1999
    5ª Serie Speciale – Contratti Pubblici 3 gennaio 2007
    Parte II 2 gennaio 1990

    Nel caso della GU 2ª Serie Speciale – Unione Europea è possibile visualizzare, fino al mese di marzo 2001, soltanto i titoli degli atti; dal mese successivo è possibile visualizzare, a partire dal relativo titolo, anche l’intero atto in formato PDF.Le ultime Gazzette Ufficiali pubblicate verranno opportunamente segnalate sull’home page del sito contestualmente all’aggiornamento (quotidiano) del relativo archivio.

    Il sistema rende disponibili, in versione originale, anche gli “atti normativi” pubblicati dal 1861.

  • Formato “grafico PDF”per ogni tipologia di Gazzetta Ufficiale è possibile visualizzare e scaricare le singole pubblicazioni.

    Il sistema mette a disposizione tutte le Gazzette Ufficiali pubblicate a partire dalla data indicata:

    Serie Data di pubblicazione
    Serie Generale 2 gennaio 1986
    1ª Serie Speciale – Corte Costituzionale 7 gennaio 2009
    2ª Serie Speciale – Unione Europea 2 aprile 2001
    3ª Serie Speciale – Regioni 3 gennaio 2009
    4ª Serie Speciale – Concorsi ed Esami 2 gennaio 2009 (supplementi dal 4 gennaio 2002)
    5ª Serie Speciale – Contratti Pubblici 3 gennaio 2007
    Parte II 1 marzo 2001

    È possibile visualizzare, per ogni pubblicazione, le singole pagine oppure l’intera Gazzetta Ufficiale in “PDF non certificato” che, a partire dal 2009, viene affiancata da quella in “PDF certificato”.L’archivio è aggiornato quotidianamente.

  • Formato “grafico PDF” per le Gazzette Ufficiali pubblicate antecedentemente al 1986 – Gazzetta Storica (*)per ogni tipologia di Gazzetta Ufficiale è possibile visualizzare e scaricare le singole pubblicazioni.

    Il sistema mette a disposizione le Gazzette Ufficiali della Parte I pubblicate nel periodo indicato:

    Serie Data di pubblicazione
    Parte I 1 gennaio 1861 – 10 giugno 1946
    Serie Data di pubblicazione
    Parte I 20 giugno 1946 – 31 dicembre 1985
    Parte I 24 marzo 1956 – 31 dicembre 1985
    Parte I – CEE 1985

    È possibile visualizzare, per ogni pubblicazione, le singole pagine oppure l’intera Gazzetta Ufficiale in “PDF non certificato”.Nell’archivio della Gazzetta Ufficiale storica alcune pubblicazioni potrebbero risultare assenti; è tutt’ora in corso l’attività di reperimento ed acquisizione delle pubblicazioni mancanti finalizzato al completamento dell’archivio.

    (*) Con l’emanazione del D.M. 24 settembre 1985, la Gazzetta Ufficiale “Parte I” è stata ulteriormente suddivisa, con decorrenza 1º gennaio 1986, in una “Serie Generale” ed in tre serie speciali destinate a pubblicare tipologie specifiche di atti.
    La quarta e la quinta serie speciale furono istituite successivamente, rispettivamente con il D.M. 8 luglio 1987, n. 299, con decorrenza 1º gennaio 1988, e con il D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, con decorrenza 1º gennaio 2007.

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Normattiva

L’archivio, con il testo di tutti gli atti normativi numerati pubblicati dal 1861, quotidianamente aggiornato con le modifiche apportate da atti normativi e non normativi, viene messo a disposizione attraverso il sito www.normattiva.it.Il progetto “Normattiva”, che vede l’Istituto protagonista tanto per la parte realizzativa che redazionale , pone le sue basi sullo stesso archivio della “Gazzetta Ufficiale – Serie Generale”.

Tale archivio, infatti, riporta i testi degli atti “così come pubblicati in Gazzetta Ufficiale” e, nel caso essi producano modifiche ad atti precedentemente emanati, un team redazionale dedicato provvede ad aggiornare, quanto prima possibile, gli atti modificati.torna su

Aree Tematiche

Tale opzione permette di accedere a diverse aree tematiche, originate da informazioni pubblicate in Gazzetta Ufficiale, che consentono di restringere il campo di ricerca ad ambiti specifici.

Ci si riferisce, nello specifico, alle seguenti sezioni:

  • “Specialità Medicinali” – consente di tracciare l’evoluzione autorizzativa che una specialità medicinale e/o una sua “confezione” ha avuto nel tempo;
  • “Direttive UE e relativi recepimenti” – consente, con varie modalità di ricerca, di accedere all’archivio delle Direttive emanate dall’Unione Europea ed associate, se attuate, ai relativi atti di recepimento;
  • “Costituzione e Codici” – consente di accedere direttamente alla “Costituzione” ed ai principali “Codici” disponibili in Banca Dati;
  • “Catasto” – riporta, suddivise per zona censuaria, categoria e classe, le tariffe d’estimo catastale degli immobili di ogni Comune del territorio nazionale;
  • “Leggi finanziarie” – consente di accedere alla raccolta di tutte le leggi finanziarie pubblicate dal 1978 alla data di consultazione;
  • “Annunci di proposte di legge di iniziativa popolare e di richieste di referendum popolari” – propone l’elenco dei comunicati, raccolti in sezioni, emessi dalla Corte Suprema di Cassazione e pubblicati in G.U., contenenti annunci relativi a tali iniziative popolari.

Ospitalità residenziale presso Casa Albergo “La Pineta”: bando 2021

Ospitalità residenziale presso Casa Albergo “La Pineta”: bando 2021

È stato pubblicato il bando di concorso per l’ammissione in ospitalità residenziale presso la Casa Albergo “La Pineta” di Pescara a gestione diretta.

Il bando è rivolto ai pensionati INPS iscritti alla Gestione Dipendenti Pubblici e ai pensionati di altre Amministrazioni Pubbliche iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali e ai loro coniugi o conviventi.

La domanda di ammissione al concorso deve essere presentata esclusivamente per via telematica, attraverso il servizio dedicato, dalle 12 del 1° dicembre fino alle 12 del 31 dicembre 2021.

CONTRATTAZIONE COLLETTIVA

18NOV2021

EURES: Italy Employers’ day 2021

EURES Italia organizza il tradizionale evento di reclutamento della rete EURES Italia dedicato alle aziende.

17NOV2021

Fonarcom-InContra: prima Assemblea Nazionale di Repubblica Digitale

Fonarcom, il secondo fondo interprofessionale italiano, ha partecipato alla prima edizione dell’Assemblea Nazionale di Repubblica Digitale, i cui lavori si sono chiusi il 16 novembre 2021.

17NOV2021

Fondo Foncer: versamento quota di contribuzione a carico azienda

Il Fondo Foncer, con la circolare n. 1 del 15 novembre 2021, comunica che a decorrere dal 1° gennaio 2022 l’aliquota di contribuzione, destinata al fondo di previdenza complementare a carico del datore di lavoro per i lavoratori iscritti, incrementerà di una quota pari allo 0,20% da calcolarsi sulla retribuzione utile al calcolo del TFR.

08NOV2021

FONDO EST: COVID-19 – agevolazioni per i lavoratori

Il Fondo EST (Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i lavoratori dei settori terziario, turismo servizi e settori affini) ha pubblicato la circolare n. 3 del 21 novembre 2017, con la quale rinnova e amplia, per il 2021, le misure straordinarie adottate per le persone colpite dall’emergenza Covid-19.

11OTT2021

Ebipro: Studi professionali – rimborso dell’80% della spesa sostenuta per l’acquisto dei libri di testo scolastici

Ebipro informa che anche per 2021 è previsto un contributo significativo per sostenere il diritto allo studio.

14SET2021

CiForma: anche le Regioni spingano verso il sistema di accreditamento delle piattaforme FAD

CiForma, in un comunicato stampa del 14 settembre 2021, evidenzia la necessità di superare la frammentazione normativa a favore di un sistema unico di accreditamento delle piattaforme per la formazione in ambito sicurezza.

13SET2021

ANCE: Edilizia – FAQ sulla verifica della congruità dell’incidenza della manodopera negli appalti

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) ha predisposto una guida contenete le FAQ sulla verifica della congruità dell’incidenza della manodopera impiegata nella realizzazione dei lavori edili.

07SET2021

Sicurezza sul lavoro e FAD: proposti da CIFA un sistema di accreditamento delle piattaforme formative e una Banca Dati

Cifa, in un comunicato stampa del 7 settembre 2021, evidenzia la necessità, per migliorare la sicurezza sui posti di lavoro e la Formazione a distanza (Fad), di un sistema di accreditamento delle piattaforme formative e di una Banca dati.

30AGO2021

Cifa-Confsal: Orlando coinvolga i fondi interprofessionali sul programma GOL

Cifa e Confsal, in un comunicato stampa del 30 agosto 2021, chiedono al Ministro del Lavoro (Andrea Orlando) il coinvolgimento dei fondi interprofessionali sul programma GOL e la fine del prelievo forzoso dello 0,30% destinato alla formazione continua dei lavoratori.

30AGO2021

ANCE: Contratto di appalto e revisione del corrispettivo

L’Associazione Nazionale Costruttori Edili (ANCE) pubblica una guida riguardante la determinazione del corrispettivo nei contratti di appalto per l’esecuzione di lavori edili in ambito privato.

23LUG2021

CIFA: nasce il primo Ccnl per l’ICT

E’ stato sottoscritto da Cifa e Confsal il primo contratto collettivo nazionale di settore dell’ICT, valido per il triennio 2021-2024.

13LUG2021

Unionmeccanica-Confapi: 35 euro di contribuzione sindacale straordinaria

Unionmeccanica ha pubblicato la circolare del 1° luglio 2021 con la quale informa che, a seguito dell’Accordo di rinnovo del Ccnl per gli addetti alla piccola e media industria metalmeccanica, orafa ed alla installazione di impianti, sottoscritto lo scorso 26 maggio 2021, sono stati stabiliti i termini e condizioni per la raccolta del contributo di 35,00 euro che i sindacati Fim-Cisl, Fiom-Cgil, Uilm-Uil richiedono ai lavoratori…

30GIU2021

FASCHIM: COVID-19 – proroga pacchetto di prestazioni straordinarie

Nella seduta del 22 giugno 2021, il Consiglio di Amministrazione del Fondo di Assistenza Sanitaria FASCHIM, stante permanere della situazione di emergenza sanitaria, ha deliberato il rinnovo del pacchetto di prestazioni straordinarie Covid fino al 31 dicembre 2021.

28GIU2021

ENPACL: rata di giugno non in riscossione

L’ENPACL (Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Consulenti del Lavoro) informa che, in considerazione del protrarsi dell’emergenza epidemiologica e della conseguente crisi economica, il Consiglio di Amministrazione ha stabilito che anche la rata di giugno della contribuzione obbligatoria 2021 non viene posta in riscossione.

28GIU2021

CGIA di Mestre: CCNL – 4 su 10 firmati da sindacati “fantasma”

L’Ufficio studi della CGIA di Mestre, in una ricerca effettuata al CNEL ha evidenziato che su 935 Contratti collettivi nazionali di lavoro (Ccnl) vigenti e depositati al 31 dicembre scorso, 351 sono stati firmati da associazioni datoriali e organizzazioni sindacali non riconosciute dallo stesso Consiglio Nazionale.

22GIU2021

CCNL Logistica, Trasporto Merci e Spedizione: confermato l’accordo per il rinnovo del CCNL

CONFIMI IMPRESA MECCANICA ha sottoscritto con FIM-CISL e UILM-UIL l’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL Confimi Impresa Meccanica applicabile alla piccola e media industria metalmeccanica, orafa e dell’installazione di impianti, scaduto il 31 maggio 2019.

17GIU2021

Confimi Impresa Meccanica: ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL

CONFIMI IMPRESA MECCANICA ha sottoscritto con FIM-CISL e UILM-UIL l’ipotesi di accordo per il rinnovo del CCNL Confimi Impresa Meccanica applicabile alla piccola e media industria metalmeccanica, orafa e dell’installazione di impianti, scaduto il 31 maggio 2019.

06GIU2021

Banche di Credito Cooperativo: accordi contrattuali

Pubblichiamo due verbali di Accordo, sottoscritti lo scorso 13 maggio 2021, da Federcasse e Segreterie Nazionali del Credito Cooperativo in tema di assetti contrattuali del Credito Cooperativo e agibilità sindacali nella Categoria.

01GIU2021

CCNL metalmeccanico cooperativo: rinnovato il contratto

È stato sottoscritto, in data 31 maggio 2021, il rinnovo del CCNL per oltre 14mila lavoratori metalmeccanici delle Cooperative.

27MAG2021

CCNL Metalmeccanica PMI: firmata l’ipotesi di accordo

È stato sottoscritto, in data 26 maggio 2021, l’ipotesi di accordo del rinnovo del CCNL per i lavoratori addetti alla piccola e media industria metalmeccanica privata.

29APR2021

Fonarcom-Cifa: costruiamo un “Ecosistema del Welfare”

Costruiamo un “ecosistema del welfare” forte, inclusivo e sostenibile per il mercato del lavoro. Un contributo significativo giunge dal Fondo interprofessionale Fonarcom e dall’associazione datoriale Cifa Italia, il cui presidente Andrea Cafà si è così espresso alla fine dei lavori del Festival del lavoro organizzato….

08APR2021

COVID-19: aggiornato il Protocollo anti-contagio negli ambienti di lavoro

È stato sottoscritto, in data 6 aprile 2021, tra il Governo, le Associazioni datoriali e le Organizzazioni Sindacali, il protocollo condiviso di aggiornamento delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus SARS-CoV-2/COVID-19 negli ambienti di lavoro.

01APR2021

Banche di Credito Cooperativo: piano vaccini – verbale di incontro

È stato sottoscritto, in data 22 marzo 2021, da Federcasse e le Segreterie Nazionali delle Organizzazioni sindacali del Credito Cooperativo, un verbale di incontro in tema di sostegno e partecipazione al piano di vaccinazione nazionale.

26MAR2021

CIFORMA: associazione che rappresenta e tutela gli interessi degli enti di formazione

Nasce Ciforma, associazione che rappresenta e tutela gli interessi degli enti di formazione. Presidente è Lucia Alfieri, avvocato amministrativista palermitano con una vasta esperienza nel settore della formazione. La nuova federazione si colloca nel sistema confederale Cifa.

05MAR2021

Fondo mètaSalute: COVID-19 – proroga agevolazioni per l’accesso alle prestazioni per infortunio

Il Fondo mètaSalute comunica che, nell’ambito delle azioni realizzate a tutela di tutti i lavoratori iscritti, in relazione all’emergenza sanitaria determinata dalla pandemia COVID-19, ha prorogato sino al 30 aprile 2021 la possibilità di fruire di una deroga alla richiesta di produzione del Referto di Pronto Soccorso per l’accesso alle prestazioni a seguito di infortunio.

01MAR2021

Cifa-Confsal: siglato l’Accordo interconfederale per regolamentare il Lavoro agile

In data 1° marzo 2021, è stato stipulato da Cifa e Confsal l’Accordo Interconfederale Nazionale per la Regolamentazione del Lavoro Agile. Per la prima volta le aziende troveranno nei Ccnl di Cifa e Confsal il riferimento per introdurre e gestire lo smart working, oltre il periodo emergenziale.

26FEB2021

Accordi collettivi: Linee guida per il Lavoro Agile nel settore assicurativo

E’ stato sottoscritto, in data 24 febbraio 2021, tra ANIA e le associazioni sindacali FIRST-CISL, FISAC-CGIL, FNA, SNFIA E UILCA, una accordo con le Linee guida per il Lavoro Agile nel settore assicurativo e di assicurazione/assistenza.

22FEB2021

Fondo MètaSalute: proroga autocertificazione nucleo familiare anno 2021

Il Fondo Metasalute comunica, in data 18 febbraio 2021, che è stata prorogata la scadenza per l’inserimento dell’autocertificazione del nucleo familiare fiscalmente a carico necessaria per confermare la copertura sanitaria per l’anno 2021 ai familiari già iscritti in forma gratuita al Fondo.

11FEB2021

Feniof-Confcommercio: rinnovo del CCNL

E’ stato rinnovato il “CCNL per il personale dipendente da imprese esercenti l’attività funebre” – scaduto il 31 dicembre 2020 – sottoscritto da Feniof con l’assistenza di Confcommercio Imprese per l’Italia e Filt-CGIL, Fit- CISL e UILtrasporti.

06FEB2021

Metalmeccanici: firmata l’ipotesi di accordo per il CCNL

E’ stata sottoscritta, nella giornata del 5 febbraio 2021, l’ipotesi di accordo per il CCNL dei metalmeccanici e degli installatori di impianti, per il periodo: gennaio 2021 – giugno 2024.

RSU

L’importanza delle rappresentanze di base. Il secondo ciclo delle Rsu

Prof. Mimmo Carrieri
Docente di Sociologia del Lavoro – Università di Teramo

  1. Perché le Rsu

    2. L’apprendimento organizzativo

    3. Rappresentanti e rappresentati

    4. Rsu e sindacato

    5. Il rapporto con le controparti

    6. Il funzionamento interno

    7. Una sintesi provvisoria

  2. Perché le Rsu

    Sono varie le angolature da cui analizzare la questione della rappresentanza sociale. Qui scegliamo di farlo dal lato delle rappresentatività: delle modalità con cui si misura l’effettiva consistenza rappresentativa dei diversi soggetti sindacali. L’introduzione delle Rsu (Rappresentanze sindacali unitarie) nel 1993 ha colmato questa lacuna del sistema italiano di relazioni industriali, ma con differenze tra i diversi settori produttivi.

    Per la prima volta nel 1998 e poi ancora nel 2001, in coincidenza con le elezioni dei rappresentanti sindacali nel lavoro pubblico, si è assistito ad una campagna elettorale in piena regola.

    Manifesti, riunioni di candidati, primarie, persino affissioni per le strade: è il caso ad esempio dell’Ugl, che, da neofita, ha partecipato massicciamente e diversamente dal passato a questo momento elettorale.

    Con il decreto legislativo Bassanini che ha aperto la strada, in questa occasione elettorale lo scenario si è modificato rispetto ad un processo elettorale a singhiozzo e intermittente.

    Si è così prodotto un avvicinamento tra elezioni politico-partitiche e elezioni delle rappresentanze funzionali. Un avvicinamento che presenta sicuramente la faccia positiva di una maggiore solennità e generalità dell’elezione dei rappresentanti dei lavoratori. Ma che presenta – come insegna il caso francese – anche il rischio di un sindacato troppo legato al momento elettorale, e che trascura – o è inadeguato rispetto a – altre dimensioni dell’azione collettiva.

    Per questa ragione è utile tornare sull’esperienza applicativa delle Rsu nel corso del primo ciclo elettorale post 93-94, e interrogarsi anche sul ruolo e sul senso delle strutture di base nell’azione sindacale.

    Ragionare sulle Rsu prossime venture è possibile farlo in modo più fondato a partire dai risultati pratici, tanto positivi che critici, conseguiti sul campo.

    Un atteggiamento più sanamente empirico che può aiutare le organizzazioni sindacali a migliorare le loro prestazioni nei luoghi di lavoro.

    Ed anche un utile rovesciamento rispetto ad un’ottica deduttiva – purtroppo radicata negli attori sociali – che tende a ricavare i comportamenti da principi o idee molto generali. Un vizio di questo genere è presente sicuramente – ed è un limite – nel dibattito che ha accompagnato in passato i progetti di legge sulla rappresentanza, che si proponevano di estendere all’insieme del tessuto produttivo criteri di misurazione stabili della rappresentatività sindacale.

    Infatti le regole del gioco nel campo della rappresentanza – perché di questo si tratta – debbono tradurre alcune istanze sindacali, come quelle di una maggiore trasparenza democratica. Ma debbono – o dovrebbero proporsi – anche di dare risposte efficaci ad alcuni quesiti pratici: come quello di una piena funzionalità di questi organismi tanto sul versante della capacità di canalizzare le domande dei lavoratori, che su quello di un approccio competente e problem solving verso le questioni contrattuali.

    Ad una legge sulla rappresentanza è più opportuno chiedere quello che può dare e non di più.
    Se i sindacati hanno una crisi di rappresentanza è difficile che la legge da sola possa risolverli.
    Perché la legge può incentivarli – e soltanto incentivarli – ad essere più rappresentativi e più democratici.

    La legge – qui parliamo di un metodo, piuttosto che di una proposta precisa che in questo momento non è all’ordine del giorno – ha un ruolo ben preciso ed essenziale: quello di offrire all’insieme dei lavoratori dipendenti, in modo generalizzato, l’opportunità di accesso a rappresentanze organizzate dei loro interessi nei luoghi di lavoro.

    E’ probabile che nei settori privati questa generalizzazione continuerà ad incontrare ostacoli strutturali, a causa del carattere frammentato e di piccole dimensioni della struttura produttiva. Ciononostante si potranno ottenere soglie di copertura decisamente più ampie di quelle conseguite negli anni passati.

    Accanto a questo la legge può gettare le basi non per la soluzione di aspetti che sono divenuti sempre più metafisici: come se bisogna rappresentare di più e meglio tutti i lavoratori o solo gli iscritti, rispetto a cui la legge – come già fa il decreto legislativo n. 396 – più modestamente può trovare criteri per pesare e far pesare voti e iscritti.

    Piuttosto le norme possono aiutare alla costruzione di una strumentazione efficace per lo svolgimento delle funzioni tipiche delle strutture di base (almeno in Italia, dove godono di una contitolarità negoziale): di espressione della base lavoratrice e sua rielaborazione in attività contrattuale utile (e quindi capace di contemperare gli interessi in gioco) e non solo dimostrativa.

    In diversi paesi europei ed anche all’estero si assiste ad una rinnovata stagione di interesse e di studi nei confronti delle rappresentanze di base (si vedano per esempio Rogers e Streeck, 1995).

    Le ragioni sono di diverso tipo.
    La più importante è che in un periodo – ormai ultradecennale – di difficoltà della sindacalizzazione in molti paesi le strutture di base costituiscono l’antidoto più importante per rafforzare il radicamento sociale dei sindacati. Non vi sono sindacati forti e rappresentativi senza solidi e diffusi organismi nei luoghi di lavoro. Si può verificare piuttosto il contrario. Ed in effetti possiamo segnalare almeno due casi interessanti. Quello olandese, nel quale proprio il rilancio di questi organismi ha consentito – insieme ad altri aspetti – di invertire un lungo trend di difficoltà e di declino organizzativo dei sindacati, gettando le basi per costruire l’inversione del ciclo. L’altro è quello inglese, dove proprio le rappresentanze aziendali hanno contribuito a tamponare il collasso nelle iscrizioni subito nell’ultimo ventennio dalle Unions, il più grave e accelerato caso di caduta sindacale della storia recente (in parte imputabile, oltre che alla politica antisindacale dei governi conservatori, allo stesso modello britannico di decentramento organizzativo e contrattuale).

    Questa ragione di interesse è stata rafforzata negli ultimi anni dal ritorno in molti paesi – dopo la parentesi degli anni ottanta – di politiche di concertazione centralizzata (spesso denominate patti sociali), dovute alla necessità di costruire politiche dei redditi consensuali per impostare provvedimenti economici rigorosi, ma anche equi, come richiesto dai parametri di Maastricht. Proprio il carattere di scambio centrale – tra le leadership politiche e quelle delle grandi organizzazioni di rappresentanza dei datori e dei lavoratori – ha imposto l’esigenza di rafforzare un contrappeso socialmente più radicato in ambito decentrato, peraltro in sintonia con la domanda di decentramento e di flessibilità che viene dalle imprese.

    A questo riguardo è importante notare come cambi la natura del rapporto tra centro e periferia del sistema di relazioni industriali. La concertazione classica – quella descritta nella letteratura degli anni settanta e ottanta – configurava forme di decentramento (di poteri e contrattuali) compatibili con le decisioni centrali, che fungevano da baricentro del sistema. Ora la situazione si presenta rovesciata. E’ piuttosto il momento di coordinamento centrale – via concertazione tripartita – ad essere impostato ed accettato solo in quanto compatibile con il tasso di decentramento necessario per il dinamismo dell’intero sistema socio-economico. Del resto le stesse Rsu e le modalità del decentramento contrattuale (il secondo livello di contrattazione) sono nate attraverso un Protocollo centrale triangolare, come quello del luglio 1993. In effetti si parla di «decentramento controllato» o anche di «decentramento centralizzato»: ma senza evocare un gioco di parole potrebbe anche essere usata la metafora dell’ «accentramento decentrato». In questo bilanciamento centro-periferia che sembra destinato a caratterizzare anche in futuro le relazioni industriali, le strutture di base sul modello delle Rsu sembrano quindi destinate a giocare un ruolo di equilibrio e di contemperamento tra istanze differenti.

    Un’altra ragione che motiva l’importanza delle rappresentanze di base consiste nei fenomeni di localismo in campo politico ed economico e di allocazione decentrata di decisioni che praticano molte imprese (anche se le più grandi e transnazionali adottano comunque una verticalizzazione delle decisioni strategiche). L’affermazione di questo scenario era stata già segnalata (Streeck, 1984) all’inizio degli anni ottanta, ma è diventata più impetuosa e problematica con il progredire della crisi del modello produttivo fordista. Ciò che viene deciso e realizzato, in termini di performance economiche, in ambito aziendale conta più che in passato, e c’è una sfera maggiore di autonomia e di possibilità di incidere sui risultati della propria unità produttiva (e questo riguarda nello stesso modo i servizi e il pubblico impiego).

    L’effetto di questo cambiamento – nel senso di una regolazione (ancora incerta) postfordista – è duplice. Le strutture di base diventano più importanti tanto nel sistema sindacale che in quello aziendale. Infatti esse sono premute – per essere utili – a passare da attività di controllo a funzioni di intervento attivo e partecipativo nella vita produttiva. Per poter incidere nella loro realtà debbono essere più propositive. E in questo senso giovano anche agli interessi datoriali, perché aiutano a migliorare la comunicazione interna e i rapporti con i dipendenti (questa è la tesi di Streeck che li interpreta come organismi con funzioni sempre più sostanzialmente bilaterali). La conseguenza per i sindacati è che se in passato le strutture di base – i vecchi consigli dei delegati – potevano anche limitarsi ad un ruolo di terminale passivo delle strategie di rappresentanze, ora sono chiamate a svolgere un ruolo di terminale attivo, più esposto e nello stesso tempo più autonomo nella ricerca di soluzioni.

    E questo è in effetti l’interrogativo più importante: le Rsu nei loro cicli di attività sono riuscite a funzionare bene, a non essere stritolate dal triangolo in cui si muovono: condannate ad essere utili per i lavoratori, per i datori di lavoro pubblici e privati, per il sindacato? Ma anche a svolgere il ruolo di garante essenziale e di promozione delle domande e degli interessi dei lavoratori rappresentati? Nel settore pubblico l’Aran ha ben mostrato che solo un’assistenza continua, rivolta tanto alle amministrazioni che ai sindacati, può consentire di fronteggiare in modo adeguato i microproblemi – spesso procedurali – che si ripresentano continuamente e che richiedono agli attori una costante capacità di adattamento.

    2. L’apprendimento organizzativo

    Che senso ha parlare delle Rsu a quasi un decennio di distanza dalla loro prima istituzione?

    Si è già detto che si è messo in opera un ciclo con caratteri largamente inediti, che hanno messo alla prova il modello organizzativo Rsu e la capacità degli attori sociali di misurarsi con un sistema di rappresentanza più esteso.

    Ma soprattutto un’indagine sul funzionamento delle rappresentanze di base – quale quella cui si fa riferimento – si situa intorno alle esperienze effettuate e ai risultati conseguiti in chiave di apprendimento organizzativo.

    Rispetto alle intenzioni originarie i sindacati si sono trovati ad operare in una situazione diversa. I rapporti tra le tre confederazioni che sembravano avviati all’unità non hanno certamente fatto passi avanti (ed anzi hanno subito forti battute d’arresto). Questo ha reso più arduo far funzionare molte Rsu come organismi davvero unitari e coesi. In alcuni casi, soprattutto nel pubblico impiego, questo eccesso di pluralismo (con conflitti tra le organizzazioni, anche quelle confederali) ha reso impraticabile la continuazione di un’esperienza comune. Inoltre molte organizzazioni autonome ed extraconfederali non hanno partecipato al primo ciclo elettorale, rendendo più difficile il cammino dei rappresentanti eletti, continuamente chiamati a dichiarare la loro effettiva rappresentatività.

    Questi difetti sono ora in buona misura superati grazie alle norme che regolano la rappresentanza nel settore pubblico. Esse infatti costituiscono un buon compromesso tra competizione e solidarietà tra i sindacati. Costringono tutte le sigle a misurare – attraverso il voto (ed anche le deleghe) – la loro rappresentatività effettiva, se vogliono accedere alla contrattazione. Ma impongono di pensare alle Rsu – una volta superata la competizione elettorale – come a organismi unitari e pluralisti, se vogliono svolgere in modo efficace le loro funzioni di rappresentanza e di contrattazione.

    Per Cgil, Cisl e Uil si tratta di mettere alla prova quanto hanno appreso negli anni passati, quando dopo una prima fase di investimento e di entusiasmo legato alle potenzialità delle Rsu (qualche volta sopravvalutate) c’è stato il rientro – in molti casi non sempre – in una routine disattenta.

    Questa è stata l’ottica con la quale abbiamo analizzato i dodici casi, che sono stati oggetto delle interviste in profondità che hanno caratterizzato l’indagine.

    Lo scopo era capire quello che ha funzionato e quello che non ha funzionato nell’esperienza applicativa delle Rsu, partendo dalle percezioni e dalle osservazioni dei delegati – spesso per la prima volta – direttamente impegnati in questa esperienza.

    In modo da identificare punti di forza e aree critiche e aiutare progetti organizzativi dei sindacati più mirati.

    In particolare le aree indagate sono state:

– il rapporto con i lavoratori, per capire se l’introduzione delle Rsu hanno incentivato, o meno, rapporti migliori e più costanti;

– il rapporto con le organizzazioni sindacali esterne per verificare la capacità di coordinamento tra «sindacato interno» e «sindacato esterno»;

– il rapporto con le controparti, mirato a mettere a fuoco l’evoluzione delle relazioni con i datori di lavoro;

– il funzionamento interno degli organismi eletti, per inquadrare la loro efficacia e il fabbisogno di competenze necessarie per affrontare i loro diversi compiti.

  1. Rappresentanti e rappresentati

    Alla radice della costituzione delle nuove rappresentanze si trova un lungo dibattito sull’affievolimento dei rapporti tra sindacati e lavoratori che si è trascinato lungo tutti gli anni ottanta.

    Alle Rsu si faceva quindi carico di ristabilire un canale di rapporto costante, un termometro continuamente in funzione degli umori e delle domande dei lavoratori.

    Non c’era una reale dotazione di nuovi strumenti. Piuttosto si può parlare di incentivi verso un rapporto più democratico con i delegati eletti.

    Infatti l’incentivo più importante consiste proprio nel ritorno all’elettività periodica degli organismi.

    Questo avrebbe dovuto favorire un ricambio di quadri rispetto ad una lunga fase di ingessatura nella quale molti delegati erano rimasti in carica per lungo periodo, mescolando tratti di militanza disinteressata e di professionismo politico separato.

    In alcuni casi, come nei meccanici e in altre categorie, i sindacati si erano accordati per procedure di verifica democratica più stringente e più diretta (come consultazioni e referendum) rispetto alle decisioni più rilevanti, come quelle sulle materie contrattuali.

    Quindi la normalità è costituita dal ripristino di una corretta democrazia rappresentativa. Mentre in alcuni casi si dà luogo anche a meccanismi di democrazia partecipativa, che assume un carattere necessariamente integrativo rispetto alla prima.

    La sfera della rappresentanza è stata quella nella quale sono stati conseguiti i migliori risultati, soprattutto nella fase iniziale di mobilitazione collettiva: una mobilitazione sicuramente non spontanea come quella che portò alla nascita del «sindacato dei consigli» (secondo la classica definizione di Trentin), ma prodotta dalle organizzazioni, e quindi diversamente dall’altra molto più legata all’impegno e alla volontà del sindacato.

    Piuttosto il problema più critico sul versante della democrazia e della rappresentanza – e non va sottovalutato – è quello del (relativamente) limitato numero di Rsu elette. Come già altre volte è stato detto il bacino di utenza delle Rsu fuori del settore pubblico non ha superato i tre milioni di lavoratori.

    Quindi il nodo maggiore è che la maggioranza dei lavoratori dipendenti è allo stato priva di una rappresentanza sindacale di base. Aspetto sul quale ha ovviato, almeno nel settore pubblico, il quadro normativo delineato nel 1997.

    La materialità dei rapporti quotidiani, pur non esente da difficoltà e problemi, si è svolta lungo una linea di sviluppo positiva, come indicano i nostri studi di caso.

    L’istituzione delle Rsu ha portato ad un ricambio, parziale o più largo, dei delegati, accompagnato da un buon
    rinnovamento generazionale. Ha quindi consentito, anche se non dappertutto, di superare il collo d’imbuto costituito dai professionisti della rappresentanza sindacale, spesso divenuti poco rappresentativi.

    Soprattutto l’elezione è stata vista come un’occasione per rafforzare i legami con i lavoratori, come un vincolo ad assumere le decisioni più importanti in stretto contatto con la base.

    Il consenso effettivo, e non il semplice atto dell’elezione, è stato il punto di riferimento dell’azione della maggioranza dei delegati: a conferma che la rappresentatività non è data una volta per tutte, ma si conquista sul campo.

    Ciò non toglie che non emerga un ritratto idilliaco o senza problemi.

    I delegati sono al centro di una rete di comunicazioni. Su di loro si scaricano molte e disparate richieste, che toccano anche gli aspetti più privati. In genere si tratta di domande individuali legate a microproblemi dentro le quali i delegati corrono il rischio di perdersi. Spesso queste domande si traducono in tensioni e microconflittualità che il delegato deve sapere contenere e regolare.

    C’è quindi la prevalenza della comunicazione informale faccia a faccia. Le sedi formali – come le assemblee – sono spesso svuotate di significato. O hanno un senso quando sono affrontate in modo non retorico e per gruppi di lavoratori più piccoli e più specifici.

    Ma nello stesso tempo si lamenta spesso la carenza di comunicazione e la necessità di rafforzare e socializzare l’informazione: in questo campo contano più i contatti personali con i lavoratori che i mezzi di comunicazione (tipo comunicati e volantini tradizionali e un po’ standardizzati).

    Il profilo del delegato che emerge è quello di un assistente a tempo pieno, una specie di confessore pronto ad ascoltare ed assorbire le questioni più disparate: a cui si richiede un grande impegno sul luogo di lavoro, ma spesso anche molta disponibilità fuori, dal momento che viene raggiunto da telefonate a casa.

    La democrazia sindacale si è arricchita, ma anche in questo caso con la prevalenza di meccanismi informali piuttosto che con il rispetto di procedure ben codificate.

    Non c’è dubbio che vi sia l’esigenza di rispettare regole precise, per evitare di cadere, com’è successo in passato, in rapporti con i lavoratori casuali e burocratizzati. Non bisogna però dimenticare che secondo molti si tratta di una questione interna alle organizzazioni, che difficilmente può tradursi in norme generali.

    Accanto all’effetto positivo di questa maggiore trasparenza democratica, bisogna però segnalare il rischio di un effetto non voluto: la spinta a dissociarsi di una parte dei lavoratori, la spinta verso l’incrementalismo, verso il chiedere di più rimanendo insoddisfatti.

    Questo è un profilo che si intravede in alcune situazioni limite da noi analizzate (specie in presenza di ristrutturazioni e riduzioni di personale). In questi casi i delegati si trovano su una frontiera ripida e sono continuamente criticati, per il solo fatto di poter proporre ai lavoratori rappresentati solo concessioni e non anche acquisizioni.

    La sfera della democrazia nell’ambito delle rappresentanze del lavoro rimane dunque in un equilibrio delicato, dal momento che non è facile mantenere il consenso in presenza di risorse scarse, e in mancanza di ricette sicure.

    Il bilancio che si può fare in questa sfera è quindi sostanzialmente positivo anche se si vede il rischio di inclinare verso il delegato omnibus che per svolgere bene la sua attività dovrebbe intendere il suo ruolo come militanza a tempo pieno e con un impegno totale.

    E questa disponibilità non scompare, ma appare ridimensionata dalla prevalenza di ragioni pratiche e pragmatiche nella scelta di fare i delegati: il voler fare qualche cosa di utile, il voler intervenire sulle condizioni di lavoro della proprio azienda prevalgono rispetto a motivazioni generali e politiche. Ma questo significa anche che per molti delegati l’impegno non ha i caratteri di una scelta globale, ed è collegato al fatto di essere o di sentirsi utili, di modificare i dati della realtà.

    In molte risposte i delegati fanno vedere che le loro aspettative iniziali sono state deluse e di non ritenere utile la loro attività, almeno nel senso della capacità di produrre effetti collettivi (beni pubblici).

    Molto spesso si assiste ad un paradosso: che i delegati dichiarino di aver tratto un vantaggio individuale da questa esperienza – aver aumentato le conoscenze, essere «cresciuti» – ma senza ricadute significative sugli altri.

    Se il rapporto con i lavoratori è sostanzialmente buono e rinvigorito, pure emerge la difficoltà di tradurre i problemi più avvertiti da semplici esigenze individuali in richieste collettive e negoziali: come nel caso di aspetti specifici dell’organizzazione del lavoro e dei carichi, degli orari, della mobilità e della professionalità.

    E’ evidente che un miglioramento in questo campo dipende non solo da una migliore capacità di auto organizzazione delle Rsu (più facile nelle realtà produttive con molti delegati), ma da un impegno attivo delle organizzazioni sindacali a non lasciare soli i delegati, a inserirli in una rete.

    A supportarli, in primo luogo con le attività di formazione che sono molto richieste, e poi aiutandoli a smistare richieste (verso strutture specializzate, o verso i competenti in materia), oppure con staff tecnici: spesso il ruolo preferito del sindacato esterno è quello del consulente.

    4. Rsu e sindacato

    Le Rsu, come dice il loro nome, sono anche un pezzo di organizzazione sindacale, quella che appunto opera nei luoghi di lavoro. Si tratta di una specificità italiana e di pochi altri paesi, che si traduce nell’esercizio del potere negoziale in ambito decentrato: un potere che è appunto in generale riservato alle organizzazioni sindacali e non a semplici organismi elettivi dei lavoratori.

    Questa peculiarità italiana appare destinata a restare. Infatti l’ipotesi avanzata inizialmente dal disegno di legge Gasperoni della passata legislatura di rafforzare il carattere di rappresentanze solo dei lavoratori (e non anche sindacali) delle strutture di base appare tramontata. Anche sul piano lessicale. In quanto la sigla Rul (rappresentanze unitarie dei lavoratori), molto contestata per questo suo significato simbolico, è stata nuovamente rimpiazzata da quella Rsu (rappresentanze sindacali unitarie).

    Ma il loro inserimento nel tessuto vivo dell’organizzazione sindacale è tutt’altro che automatico.

    Ed è anche largamente incerta l’area di attività concretamente occupata dalle Rsu e dalle organizzazioni territoriali (esterne ai luoghi di lavoro), che – in base al Protocollo del luglio 1993 – condividono la responsabilità della contrattazione nel secondo livello, aziendale o territoriale. Che cosa fa l’uno, e cosa l’altro. Cosa significa e come si esercita questa contitolarità?

    In mancanza di risposte definitive e di una chiara divisione dei ruoli su questo punto – e non sembra che neppure il disegno di legge sopra richiamato ne dia di precise – appare quindi utile capire come hanno funzionato concretamente i rapporti tra questi diversi segmenti, tra il «sindacato interno» e quello esterno, come sono stati definiti efficacemente.

    Sarà utile richiamare qui schematicamente la possibilità che si dia vita a tre tipi di rapporto, che corrispondono anche a culture diverse (ed obiettivi strategici sensibilmente diversi):

– rapporti bilaterali a dominante sindacale, nei quali è il sindacato esterno a giocare il ruolo principale e gerarchicamente sovraordinato;

– rapporti centrati sull’azienda e il ruolo di perno delle rappresentanze aziendali, con relazioni più meno conflittuali con il sindacato esterno, che appare come una appendice;

– rapporti che tendono a strutturare su basi sostanzialmente paritarie una rete di cooperazione e di lavoro comune dai ruoli non nettamente definiti tra rappresentanze in azienda e sindacato organizzazione.

Questa terza è la modalità più diffusa nei casi che abbiamo esaminato. In una sostanziale linea di continuità con il passato, come avevano dimostrato ricerche sul funzionamento dei Consigli dei delegati (in particolare quelle condotte da Ida Regalia), in quanto questi rapporti erano un aspetto intrinseco all’attività sindacale e quindi ricercati come abituali, anche se con intensità variabile ed oscillante e non sempre con produttività (e con soddisfazione di entrambi i soggetti).

E’ vero che sono presenti – e ne abbiamo trovato le tracce – le altre due culture, quella del dirigismo sindacale, che nel settore pubblico conserva importanti eredità, e quella dell’autosufficienza delle strutture di base, che inseguendo il miraggio dell’autonomia, sconfina assai spesso in una chiusura corporativa (particolaristica).

Ma c’è sicuramente una novità che va valorizzata, e cioè che si è attenuata l’idea di un dirigismo meccanico e verticale da parte degli organismi territoriali del sindacato, che hanno imparato a fare i conti – senza riuscirci sempre in modo efficace – con il pluralismo delle spinte e delle domande presenti nella base lavoratrice.

5. Il rapporto con le controparti

Ogni organismo di base si regge se è sostenuto da leggi, che ne promuovono l’attività, o se è riconosciuto da entrambe le parti, e quindi anche dai datori di lavoro, come essenziale canale di espressione delle domande dei dipendenti.

La presenza dei consigli di fabbrica, subiti più che riconosciuti dalle controparti, era stata troppo a macchia di leopardo, anche per la difficoltà di trovare un accordo generale tra le grandi organizzazioni di rappresentanza: almeno le tre Confederazioni e la Confindustria.

Con le Rsu si è arrivati per la prima volta dall’epoca delle Commissioni interne ad accordi tra le parti sull’implementazione delle strutture di base. Non solo l’inserimento solenne nel Protocollo triangolare del 1993, ma anche accordi bilaterali, incluso – e si tratta di un’importante innovazione – il settore pubblico (Accordo Aran-sindacati dell’aprile 1994).

E’ stato fatto un passo avanti, ma non è bastato ad allargare in modo sostanziale la base del sistema di rappresentanza.

Dalle indagini condotte negli anni scorsi emerge un faticoso processo di apprendimento del gioco, che ha consentito una migliore circolazione di informazioni e di conoscenze tra le parti. E nella sostanza il riconoscimento delle Rsu si è tradotto in regole materiali condivise.

Ciò non toglie che questo passaggio non si sia accompagnato a nuovi stili relazionali da parte del mondo imprenditoriale. Nel settore pubblico spesso stenta ad emergere un vero e proprio profilo datoriale nelle amministrazioni periferiche. Gli atteggiamenti e i modelli organizzativi rimangono sostanzialmente inalterati. E se prevale l’accettazione delle rappresentanze sindacali – uno stile «costituzionale» – i comportamenti oscillano come sempre tra paternalistici, strumentali, collaborativi, e non mancano anche momenti o atteggiamenti conflittuali: tutti ingredienti che nel settore pubblico possono scivolare verso non dimenticate confusioni di responsabilità e sovrapposizione di ruoli.

In realtà non sono modificate in profondità le culture precedenti dei datori di lavoro privati e pubblici e non si verifica un passaggio chiaro a una cultura più cooperativa, nonostante la spinta a muoversi in questa logica venuta dall’introduzione del salario legato ai risultati (perno della contrattazione decentrata post-luglio 1993). E’ possibile che la responsabilità sia da attribuire ad entrambi i soggetti – sindacati e datori di lavoro -, ma in molti casi sono questi ultimi ad apparire, nelle indagini sul campo, i più restii ad incamminarsi su una strada innovativa.

L’istituzione delle Rsu ha toccato solo la superficie del sistema delle imprese (e dei datori di lavoro pubblici).

Questo appare vero:

– sul piano dell’estensione dal momento che larga parte delle unità produttive più piccole ha mantenuto un orientamento diffidente, ed è stata estranea alla penetrazione del sistema di rappresentanze di base;

– sul piano della profondità dell’impegno, dal momento che non si è verificato un forte investimento di risorse organizzative dei datori di lavoro in questa direzione. Cosa che ha reso spesso le aziende (e i padroni pubblici in particolare) poco attrezzati tecnicamente ai compiti della contrattazione decentrata.

Le Rsu sono state viste dall’insieme di questo mondo come una necessità, piuttosto che come una risorsa per migliorare le relazioni di lavoro, e canalizzare le domande collettive dei lavoratori in modo più funzionale, per coinvolgere i dipendenti e migliorare le performance d’azienda (non parliamo di più democrazia nei luoghi di lavoro, perché dal punto di vista dei datori di lavoro questa è una variabile residuale).

L’ipotesi di Streeck (nel volume citato, 1995) che le rappresentanze di base stiano diventando – all’interno dello sviluppo di forme di partecipazione – uno strumento di lavoro per entrambe le parti non prende piede in Italia. E non tanto per la permanenza di una tradizione conflittuale del movimento operaio (che è stata sicuramente rielaborata negli anni scorsi), ma per la staticità organizzativa del tessuto diffuso dei datori di lavoro. Quindi non tanto le organizzazioni collettive di rappresentanza datoriale, quanto i comportamenti micro di imprenditori, manager e dirigenti pubblici (come mostrato nell’indagine condotta per l’Aran da Bordogna) come attori individuali stentano ad adeguarsi alla nuova situazione.

Alla freddezza media del mondo datoriale, va aggiunto un altro elemento complicante, che ha riguardato in modo peculiare il settore pubblico (come emerge dalla già citata ricerca). I rappresentanti dell’azienda-Stato hanno dimostrato nei nostri casi resistenza a farsi responsabilizzare: manca in ambito decentrato una rappresentanza adeguata degli interessi degli enti pubblici in quanto datori di lavoro. Non solo scarsa responsabilizzazione, ma anche attitudini tecniche ed operative spesso insufficienti. A quanto sembra, nel settore pubblico sono proprio le controparti dei sindacati ad avere maggiore necessità di apprendimento delle implicazioni della contrattazione decentrata (comunque più regolata che negli altri settori).

Le Rsu si sono comunque pienamente legittimate, nelle realtà in cui operano, come rappresentanze nei luoghi di lavoro, e sono state anche legittimate dalle loro controparti.

Ma anche nei casi nei quali i rapporti tra le parti sono buoni e costanti – cosa che avviene nella maggior parte delle realtà – questo non garantisce automaticamente buoni risultati condivisi, di natura «sistemica». Perché manca un investimento verso la piena bilateralità, capace di utilizzare appieno il potenziale non solo contrattuale (più tradizionale), ma anche partecipativo delle Rsu.

Piuttosto le attività condotte dalle strutture di base hanno contribuito a far crescere tra i delegati eletti uno stile di rappresentanza più complesso, attento non solo alle esigenze della base, ma anche ai vincoli e obiettivi aziendali: aspetto su cui si registra una novità rispetto alla storia dei Consigli e sulla quale aveva giustamente richiamato l’attenzione Bruno Manghi.

6. Il funzionamento interno

Lo stile più complesso di rappresentanza a cui sono costrette le Rsu ci introduce al principale nodo-sfida dell’azione recente delle rappresentanze di base.

Una rappresentanza con più variabili si presenta di per sé faticosa e di difficile riuscita. Questo era già vero in passato, visto che nel nostro paese si è configurato un sistema a canale unico, nel quale un solo soggetto (in questo caso la Rsu, ma in precedenza i consigli dei delegati) assomma un insieme di funzioni, dalla rappresentanza dei lavoratori, a quella delle organizzazioni, fino alla stessa azione negoziale. E in passato Aris Accornero (1992) aveva messo in guardia i sindacati dal rischio di far soccombere i delegati sotto il peso di una volontà titanica di rappresentanza: in cui però forte era la forbice tra intenzioni e capacità operative.

Questa forbice ha sicuramente inciso sul lento declino dei consigli e il loro progressivo deperimento in termini di capacità di esercizio di funzioni: dato accompagnato spesso da vitalità e andamenti sussultori, come ha ben evidenziato Ida Regalia (1984), mostrando anche che molti consigli hanno fatto bene anche dopo gli anni felici, e che si sono verificati percorsi ed esiti quantomeno differenziati.

E questo problema si è riproposto sotto specie di dilemma anche negli anni scorsi. A fronte di una crescita potenziale del ruolo di questo organo di rappresentanza, impegnato non solo ad aggregare la pluralità di interessi presenti nei luoghi di lavoro (attività anch’essa complicata dalla diversificazione delle domande e di questi interessi), ma anche a muoversi in un logica più partecipativa, aiutando le aziende a essere più efficienti e competitive. Quindi la ricerca di un difficile – e non scontato – equilibrio tra interessi dei dipendenti e obiettivi aziendali.

Per questa ragione è stato messo l’accento su due diverse esigenze:

– la costruzione di azioni formative più o meno permanenti per assicurare la crescita di competenze dei delegati;

– l’attenzione, maggiore che in passato, da riservare al modo di lavorare, in modo da evitare il doppio rischio della sovrapposizione e della dispersione delle attività condotte dai delegati.

Un bilancio sul primo punto è sostanzialmente positivo. Varie iniziative hanno contribuito a sviluppare un’offerta di questo tipo. Anche se non bisogna dimenticare che molte aree sono state trascurate, e molti interventi sono risultati frammentari. Ma non c’è dubbio che la formazione viene percepita dentro i sindacati come una risorsa importante, sia credendoci che magari semplicemente adeguandosi ad un trend.

Quanto alla seconda direzione, una prima traccia è costituita dall’introduzione di criteri di divisione del lavoro tra i delegati, certo possibili a partire da Rsu di medie dimensioni. Una qualche divisione del lavoro che impegni alcuni in modo più specialistico sul versante contrattuale, altri nel collegamento con i microproblemi quotidiani dei lavoratori, altri in modo pressoché esclusivo come rappresentanti per la sicurezza (infatti i delegati eletti in questo ambito non contrattuale fanno parte della Rsu) e così via.

L’idea di una qualche divisione del lavoro piace ai delegati intervistati. Sia perché li sgrava potenzialmente da alcuni compiti, e quindi riduce le tensioni e il dispendio di tempo di una vita condotta in prima linea. Sia perché il modello del delegato-leader, generalista e impegnato a tempo pieno, perde colpi nell’immaginario dei nuovi delegati, soprattutto più giovani.

Ma nonostante questa idea riscuota successo, essa si è tradotta poco in linee di azione strutturate, dando vita al massimo a forme embrionali di lavoro comune.

Piuttosto che una specializzazione troppo marcata, in modo adattivo ed informale i delegati hanno coltivato più conoscenze e più attività, riuscendo sembra – nella maggioranza dei casi – ad evitare il pericolo del sovraccarico e dell’implosione.

Per definizione il delegato tende a muoversi su più fronti e a fare più cose: l’importante è che le sappia fare bene.

Emerge così un ruolo dei delegati polivalente, ma più informato, non generico ed omnicomprensivo come in passato.

Una recente indagine condotta in Emilia parla di delegati «policompetenti» e smentisce anch’essa la diffusione di prassi di specializzazione (Poli, 1997).

Altra questione riguarda le regole di funzionamento organizzativo della Rsu, che resta un organo unitario e plurale: più opinioni, ma anche più organizzazioni sindacali rientrano nel suo perimetro.

Prevale l’informalità nella definizione delle modalità di riunione, di selezione dei problemi e delle decisioni.

E l’informalità costituisce l’abito tradizionale del sindacalismo italiano. Difficile da modificare, spesso utile, ma in molti casi inadeguata alle necessità di rapporti interni allo stesso tempo snelli e democratici. Comunque distante da procedure codificate e seguite con impegno, come in altri sistemi: ad esempio quello tedesco che soffre all’opposto di un eccesso di giuridificazione e di dettaglio procedurale.

Una maggiore strutturazione della vita interna si ha attraverso la nomina di un esecutivo (nelle realtà più grandi) o di un coordinatore, che rientrano nel campo della continuità con l’esperienza precedente dei Consigli. Oppure con l’inserimento di clausole che vincolano la Rsu a riunioni periodiche allo scopo di evitare che la gestione quotidiana sia in mani ristrette: e qui si vede qualche novità in più, che delinea delle terapie apprezzabili per i rischi di isolamento autoreferenziale dei delegati.

Vale qui solo la pena di ricordare che questo rimane il punto dolente dell’azione sindacale nel nostro paese (e forse configura anche caratteri tipici dell’identità nazionale). Un’azione capace di grandi slanci e quindi di sussulti organizzativi in congiunture importanti o epiche. Ma incapace di gestire la quotidianità senza cadere in routine poco efficienti e qualche volta paralizzanti (del resto le modalità di lavoro interno del sindacato sono state bel descritte nei loro paradossi da Manghi, 1996, che le interpreta come «tempo perso», ma anche come un pedaggio da pagare per coinvolgere corpaccioni organizzativi così grandi).

E comunque l’informalità ha alcuni pregi, ma anche gravi difetti. Il pregio principale è il non ingessamento del lavoro e dei rapporti (anche umani) tra i delegati. Favorisce adattamenti omeostatici a situazioni nuove.

Ma c’è un grande difetto.
L’informalità è il terreno che favorisce meccanismi chiusi ed elitari, e tutt’altro che democratici. Grazie ad essa si affermano i più attivi, i più militanti. Se decide chi c’è, sono premiati i più presenti. Grazie ad essa sono avvantaggiate le minoranze nel governo di questi organismi: minoranze che però non sono legittimate, e tendono a rinchiudersi in circuiti di comunicazione parziali.

L’informalità non è più trasparente: è meno trasparente e meno controllabile. Essa allontana dall’impegno lavoratori e delegati che si sentono messi ai margini.

Per questa ragione anche le interpretazioni sociologiche più favorevoli all’informalità sono divenute più problematiche. E colgono che questa, se è stata in passato una risorsa, si traduce oggi in problema per l’azione collettiva dei sindacati.

7. Una sintesi provvisoria

Nel bene e nel male le rappresentanze di base sono un riflesso della regolazione sociale italiana. In cui è elevata la dimensione informale e volontarista, spesso virtuosa. Ma è carente, e da rafforzare, quella della istituzionalizzazione dei processi, in modo da favorire vantaggi di sistema (Regini, 2000). Questa appare anche la condizione perché non si disperda l’impegno sociale volontario dei delegati, che in questo momento è poco noto, e poco valorizzato anche dagli stessi sindacati.
E possa favorire reti sociali più ampie mediante il quale si possono innescare meccanismi di sviluppo «virtuosi» a livello micro nelle pubbliche amministrazioni e nei luoghi di lavoro.

Tanti operatori e tanti delegati hanno affinato, grazie a questi strumenti, negli anni scorsi la loro cultura tecnica, hanno arricchito le loro conoscenze e competenze, hanno acquisito risorse per risolvere problemi.

Spesso questo lavoro quotidiano, sotterraneo ed ingrato, è poco conosciuto e misconosciuto. Le iniziative dell’Aran, relativamente al settore pubblico, hanno avuto il merito di farlo venire a galla e di valorizzarlo.

Si tratta di una delle più grandi esperienze di apprendimento evolutivo operate in modo sinergico da attori sociali distinti, ma obbligati a trovare aree di scambio e di cooperazione.

Questo può consentire di evitare la sottoutilizzazione tanto delle potenzialità della rappresentanza sociale (la risorsa sociale di disponibilità volontaria su cui abbiamo insistito), che dell’intelligenza collettiva (la funzione di coordinamento e di indirizzo) delle organizzazioni formali.

Obbligo vaccinale per nuove categorie di lavoratori: ecco i dettagli

Obbligo vaccinale per nuove categorie di lavoratori: ecco i dettagli

Pubblicato il decreto legge che estende l’obbligo vaccinale per nuove categorie di lavoratori a partire dal 15 dicembre 2021.

 

Pubblicato in Gazzetta Ufficiale n. 282 del 26 novembre 2021 il decreto legge che estende l’obbligo vaccinale per nuove categorie di lavoratori a partire dal 15 dicembre 2021. Si tratta D.L. n. 172/2021, recante “Misure urgenti per il contenimento dell’epidemia da COVID-19 e per lo svolgimento in sicurezza delle attività economiche e sociali”. L’obiettivo del decreto è di contenere la diffusione del Coronavirus mediante l’obbligo di vaccinazione.

In particolare:

  • da un parte, si estende l’obbligo vaccinale per i già obbligati;
  • dall’altra parte, lo stesso si amplia ad altre categorie di lavoratori precedentemente soggetti solo all’obbligo di Green pass.

Vediamo quindi in dettaglio le novità che entreranno presto in vigore in tema di obbligo vaccinale.

Obbligo vaccinale anti covid-19 per professionisti e operatori sanitari

L’art. 1 del decreto in commento disciplina l’obbligo vaccinali per gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario.

Nello specifico, è previsto che gli esercenti le professioni sanitarie e gli operatori di interesse sanitario siano obbligati a vaccinarsi gratuitamente. Inoltre, dal 15 dicembre 2021, occorre effettuare anche la somministrazione della dose di richiamo successiva al ciclo primario.

Unico caso in cui non vi è l’obbligo vaccinale è per accertato pericolo per la salute, in relazione a specifiche condizioni cliniche documentate, attestate dal medico di medicina generale.

In tutti gli altri casi invece la vaccinazione è un requisito essenziale per l’esercizio della professione e per lo svolgimento delle prestazioni lavorative dei soggetti obbligati.

La verifica del Green pass è a carico degli Ordini degli esercenti le professioni sanitarie tramite la Piattaforma nazionale-DGC.

Ma cosa accade in caso di inosservanza dell’obbligo vaccinale? In tal caso, l’Ordine professionale territorialmente competente invita l’interessato a produrre nei 5 giorni successivi la documentazione di:

  • avvenuta vaccinazione;
  • esenzione dalla stessa (o di suo differimento);
  • presentazione della richiesta di vaccinazione (da eseguirsi entro un termine non superiore a 20 giorni dalla ricezione dell’invito);
  • oppure di insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale

Per i neo iscritti agli albi degli Ordini professionali territoriali l’adempimento dell’obbligo vaccinale è requisito di iscrizione fino alla scadenza del termine di 6 mesi a decorrere dal 15 dicembre 2021.

Obbligo vaccinale per i lavoratori impiegati in RSA

Per quanto riguarda i lavoratori impiegati in RSA, l’art. 1 del D.L. n. 172/2021 elimina il termine del 31 dicembre 2021, precedentemente apposto, all’obbligo vaccinale previsto in capo a tutti i soggetti, anche esterni.

Obbligo vaccinale, ultime notizie: personale della scuola e di altri comparti

Con l’art. 2 viene esteso, dal 15 dicembre 2021 ed entro i termini di validità delle certificazioni verdi COVID-19, l’obbligo vaccinale a nuove categorie di lavoratori. Si tratta del personale:

  • della scuola;
  • del comparto difesa, sicurezza e soccorso pubblico;
  • della polizia locale;
  • degli organismi della legge n. 124 del 2007 (sistema di informazione per la sicurezza nazionale);
  • che svolge a qualsiasi titolo la propria attività lavorativa nelle strutture sanitarie e sociosanitarie, ad esclusione di quello che svolge attività lavorativa con contratti esterni;
  • degli Istituti penitenziari.

Per queste categorie di lavoratori la vaccinazione costituisce requisito essenziale per lo svolgimento delle attività lavorative.

La verifica dell’osservanza dell’obbligo è rimessa ai dirigenti scolastici e ai responsabili delle istituzioni o delle strutture in cui presta servizio il personale summenzionato. In tal caso, l’interessato è tenuto a produrre, entro 5 giorni dalla ricezione dell’invito:

  • la documentazione di avvenuta vaccinazione;
  • l’attestazione relativa all’omissione o al differimento della stessa;
  • la presentazione della richiesta di vaccinazione da eseguirsi in un termine non superiore a 20 giorni dalla ricezione dell’invito;
  • oppure l’insussistenza dei presupposti per l’obbligo vaccinale.

Infine ricordiamo che lo svolgimento dell’attività lavorativa in violazione dell’obbligo vaccinale è punito con la sanzione amministrativa da 600 a 1.500 euro.

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Come calcolare la tredicesima mensilità: guida al calcolo in busta paga

Come calcolare la tredicesima mensilità: guida al calcolo in busta paga

Come si calcola la tredicesima? Lavoratori e pensionati ricevono la gratifica natalizia, in questa guida vediamo come si fa il calcolo

Come si calcola la tredicesima mensilità

Tredicesima: come si calcola? A dicembre i lavoratori subordinati e i pensionati ricevono una mensilità aggiuntiva che prende il nome di tredicesima o gratifica natalizia. Ma come si calcola la 13a mensilità? Quale differenza c’è rispetto ad un qualsiasi stipendio? Come avviene la tassazione? Proviamo a fare chiarezza con questa breve guida, perchè, anche se non è facile fare l’esatto calcolo della tredicesima, in quanto non tutti sono in possesso delle competenze tecniche necessarie, è sempre meglio fare una piccola prova per verificare a grandi linee che tutto sia corretto.

Partiamo dal presupposto che la 13a si calcola sulla base dello stipendio mensile e del numero di mesi lavorati durante l’anno. Oltre a questo vanno aggiunti nel calcolo tutti gli altri elementi che compongono la retribuzione, verificate le assenze dal lavoro, ed infine va effettuato il calcolo della tassazione.

Vediamo quindi come calcolare questa mensilità aggiuntiva.

Calcolo tredicesima mensilità: quali elementi si considerano

La tredicesima (o gratifica natalizia) viene corrisposta una volta all’anno ed è di fatto obbligatoria sia per tutti i lavoratori che abbiano un contratto a tempo determinato o indeterminato, a tempo parziale o pieno, sia per i pensionati. Spetta quindi anche ai lavoratori assunti in corso d’anno, in proporzione ai mesi di effettivo lavoro. Diverso è il caso del datore di lavoro, che in accordo con il lavoratore, versa mensilmente i ratei di tredicesima in busta paga.

La tredicesima mensilità si calcola sulla retribuzione globale di fatto e nello specifico:

  • minimo contrattuale o paga base;
  • indennità di contingenza;
  • superminimi individuali o assorbili;
  • scatti di anzianità;
  • eventuale EDR o terzo elemento.

Rientrano nel calcolo anche tutte le indennità corrisposte a carattere continuativo come ad esempio l’indennità di cassa. Al contrario, non rientrano i compensi legati a straordinari, festivi, maggiorazioni perché elementi non continuativi.

Leggi anche: Tredicesima quando arriva

Calcolo tredicesima: maturazione dei ratei

Calcolo tredicesimaIl periodo di maturazione della tredicesima va da gennaio a dicembre e matura in tanti ratei quanti sono i mesi dell’anno. Per questo motivo c’è differenza in base all’eventuale assunzione, o cessazione, intervenuta durante l’anno.

Da premettere che queste di seguito indicate sono le regole classiche di maturazione e calcolo della tredicesima, ma è sempre bene consultare il proprio CCNL di riferimento perché potrebbe prevedere delle regole differenti da considerare nel calcolo.

Maturazione tredicesima assunzione o cessazione in corso d’anno

Consideriamo ad esempio che il lavoratore sia stato assunto il 01/07/2019: al momento dell’erogazione della tredicesima, a dicembre, avrà diritto a 6/12 di tredicesima; quindi avrà maturato tanti ratei di 13a quanti sono i mesi in cui ha lavorato che vanno da luglio a dicembre.

Allo stesso modo al lavoratore il cui contratto si interrompa in corso d’anno riceverà tanti ratei di 13a quanti sono i mesi di lavoro. Ad esempio un lavoratore stagionale assunto 01/07/2019 e licenziato il 30/09/2019 avrà diritto a 3/12 di tredicesima.

Maturazione del rateo di tredicesima per assunzione o cessazione durante il mese

Quando l’assunzione avviene il primo del mese o per il licenziamento a fine mese il calcolo è piuttosto agevole. Tuttavia succede spesso che il lavoratore sia assunto o sia licenziato durante il mese.

In questo caso si considerano i giorni di lavoro effettivamente prestati: se in un mese sono superiori a 15 allora la maturazione si considera piena, se sono invece inferiori per quel mese non vi sarà alcuna maturazione.

Quindi se l’assunzione fosse intervenuta il 20/07/2019 il lavoratore per il mese di luglio non avrebbe avuto diritto ad alcuna maturazione, quindi gli sarebbero stati erogati 5/12 di ratei, per i mesi da agosto a dicembre.

Assenze dal lavoro e maturazione della tredicesima

L’altra variabile da tenere in considerazione è legata alle assenze dal lavoro che possono inficiare nella maturazione.

Queste possono essere suddivise in due categorie: le prime danno la possibilità di assentarsi dal lavoro, ma di mantenere il diritto alla maturazione, le seconde invece incidono negativamente.

Si matura la tredicesima in caso di assenze per:

  • ferie, permessi e riposi annui;
  • festività nazionali e infrasettimanali;
  • malattia e infortunio sul lavoro, nei limiti del periodo di computo;
  • congedi per maternità e paternità;
  • riposi giornalieri per allattamento;
  • congedo matrimoniale.
  • Permessi Legge n. 104/92;
  • Donazione sangue;

Non danno diritto alla maturazione della 13a le seguenti assenze:

  • congedi parentali e per malattia del bambino;
  • periodi di aspettativa per i lavoratori chiamati a funzioni pubbliche elettive o ricoprire cariche sindacali, provinciali e nazionali;
  • permessi non retribuiti;
  • assenze ingiustificate;
  • scioperi;

E’ comunque sempre opportuno consultare il proprio CCNL di riferimento in quanto questo potrebbe disciplinare le assenze in modo differente.

Come si calcola la tredicesima

Passiamo ora al calcolo della tredicesima mensilità (calcolatrice alla mano).

Consideriamo nel nostro esempio una retribuzione lorda di Euro 1.481,65.

Nel caso di lavoratore assunto o licenziato in corso d’anno: immaginiamo che abbia lavorato 6 mesi di lavoro pieno il lavoratore avrebbe percepito una tredicesima di Euro 740,85.

Il calcolo da fare è:

  • individuare il valore di un rateo: quindi 1.481,65 / 12= 123,47
  • moltiplicare il valore di un rateo per la totalità dei ratei maturati: 123,47 * 6 = 740,85.

Lo stesso calcolo è da seguire ogni volta che il numero di ratei maturati differisce da 12. Ovviamente il lavoratore che presta 12 mesi di servizio dal 01/01 al 31/12 avrà diritto alla 13a mensilità piena.

Calcolo tredicesima: dal lordo al netto

Gli importi che abbiamo individuato fino ad ora sono tutti lordi, ma come spesso accade, quello che più interessa il lavoratore è l’importo netto.

In linea generale il metodo di calcolo non varia rispetto a quello di uno stipendio normale, pertanto la prima cosa da fare è applicare la quota legata al contributo previdenziale, pari generalmente al 9,19%. Si determina quindi l’imponibile fiscale da assoggettare agli scaglioni IRPEF, individuando l’imposta lorda.

La particolarità della tredicesima mensilità è che a differenza di qualsiasi altro cedolino nel quale, si calcolano le detrazioni, nelle mensilità supplementari queste non si applicano e di conseguenza la tassazione sarà più elevata rispetto agli altri mesi.

Calcolo tredicesima online

Non esiste un vero e proprio strumento di calcolo tredicesima online; vi rimandiamo quindi ai calcoli appena effettuati nell’esempio di cui sopra.

Come si calcola la tredicesima: lavoratori part-time

E se il lavoratore avesse un contratto di lavoro part time come si calcola la tredicesima?

Nel contratto part-time la maturazione segue le stesse regole di un contratto full time, ma la maturazione avviene in proporzione alla percentuale di part time. Consideriamo quindi un part-time di 20 ore settimanali, su 40: avendo un part-time al 50% anche i ratei relativi alla tredicesima mensilità matureranno al 50%.

Quindi il calcolo si effettua come spiegato sopra, ma poi si divide tutto per la percentuale di part-time.

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Bonus genitori separati e divorziati: ecco l’importo dell’assegno mensile

Bonus genitori separati e divorziati: ecco l’importo dell’assegno mensile

Il bonus genitori separati e divorziati è stato incluso nel Dl fiscale in queste ore in Aula. Previsto un consistente sostegno economico.

Bonus genitori separati e divorziati

Come ben sappiamo, sono tanti i bonus, le agevolazioni e i contributi introdotti dal Governo, per aiutare cittadini, professionisti, famiglie ed imprese nella fase di ripresa, a seguito degli effetti nefasti della pandemia. Nel quadro di queste misure di sostegno, abbiamo una new entry, che intende da un supporto economico alle persone che hanno scelto la strade della separazione o del divorzio, per le più svariate ragioni.

Si tratta di un assegno mensile rivolto alle ex coppie, con prole, messe a dura prova dall’emergenza sanitaria, la quale ben presto si è trasformata anche in emergenza economica e sociale. La misura in oggetto è stata introdotta all’interno del decreto fiscale del Governo. Vediamo allora alcuni dettagli in merito al bonus genitori separati e divorziati, in modo da sgomberare il campo da ogni possibile dubbio.

Bonus genitori separati e divorziati: di che si tratta in breve

Spiegare il meccanismo del bonus in oggetto è molto semplice. Abbiamo innanzi un assegno dell’importo pari a 800 euro massimo al mese per i genitori separati o divorziati. Questa somma sarà rivolta al pagamento dell’assegno di mantenimento a figli, in ipotesi di difficoltà economiche contingenti.

E’ una novità delle ultime ore: l’emendamento della Lega per il varo di un fondo per genitori separati e divorziati è stato incluso, come accennato, nel decreto fiscale, fresco di approvazione da parte delle commissioni Finanze e Lavoro. Nella giornata di oggi, mercoledì primo dicembre, il decreto giunge in Aula.

Leggi anche: Riforma aliquote Irpef, cosa cambia e chi ci guadagna

Si tratta in verità di una misura di sostegno già prevista nel Decreto Sostegni di alcuni mesi fa, ma alla fine mancò il necessario decreto attuativo. Insomma, si è ora sbloccato lo stallo sul bonus per i genitori separati in difficoltà economiche. Vero è che il testo incluso nel decreto Sostegni approvato nel maggio scorso non brillava però per coerenza d’insieme e chiarezza. Anzi, adesso le regole sono state riscritte in modo nitido, per favorire l’erogazione degli aiuti. Decisiva la spinta di una parte della squadra di Governo, che ha sancito il ritorno del bonus genitori separati e divorziati, nella lista di impegni primari nell’agenda di Governo, e dunque l’inclusione nel decreto fiscale.

Il bonus, che – come accennato – ha il preciso scopo di aiutare i genitori divorziati e separati a continuare a pagare gli assegni di mantenimento per i figli, è supportato da un fondo pari a 10 milioni di euro per il 2021. Il suo importo – lo ribadiamo – è pari ad un massimo di 800 euro mensili.

Bonus genitori separati: i requisiti per fare domanda

Nel dettaglio, i beneficiari sono i genitori lavoratori – separati o divorziati – che vivono da soli e che hanno cessato, ridotto o sospeso l’attività lavorativa a seguito degli effetti negativi della pandemia. Conseguentemente – senza detta misura di sostegno – non sarebbero in grado di garantire, mensilmente, il pagamento dell’assegno di mantenimento per il proprio figlio; (o i propri figli) all’ex coniuge con cui i minori vivono.

L’importo su ogni assegno emesso sarà fissato sulla scorta della situazione reddituale degli ex-coniugi, entro il tetto degli 800 euro mensili citati. La somma erogata coprirà in parte o completamente l’assegno di mantenimento da versare ai figli.

Ovviamente, i fondi ad hoc, messi a disposizione da parte dell’Esecutivo, servono esclusivamente come contributo per gli assegni per il mantenimento dei figli e non possono dunque essere utilizzati in altra direzione. In altre parole, ciò significa che questo meccanismo non copre in alcun modo la somma, destinata all’ex partner, dopo la separazione o il divorzio.

Leggi anche: Ipotesi pensioni di garanzia per i giovani, la situazione

Bonus genitori separati e divorziati: rotture del legame in calo nel 2020 per ragioni economiche

Da notare che, in base ai dati resi noti dal Tribunale di Roma, lo scorso anno le separazioni legali sono scese del 15% rispetto all’anno precedente, mentre i divorzi addirittura del 20%. Ma la ragione è molto semplice: vero è che i contrasti in ambito familiare sono aumentati con il lockdown e i problemi pratici causati dalla pandemia; ma se le coppie oggi sono meno propense a scegliere la via della separazione o del divorzio, è perché non si hanno le risorse economiche per questo oneroso percorso. E ciò peraltro conferma l’opportunità di introdurre il bonus genitori separati e divorziati, di cui sopra.

Concludendo, non sono all’orizzonte nuovi rischi di intoppo: il decreto arriva in Aula in queste ore, e dunque è molto probabile che entro breve tempo, saranno erogati i primi aiuti ai genitori separati o divorziati, che si trovano in difficoltà economica.

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Detrazioni figli a carico 2022, ultime notizie: cosa cambia con l’assegno unico

Detrazioni figli a carico 2022, ultime notizie: cosa cambia con l’assegno unico

Come cambieranno nel 2022 le detrazioni per figli a carico a seguito dell’introduzione dell’assegno unico? Analisi completa

Con l’entrata in vigore dell’assegno unico dal 2022 cambieranno anche le detrazioni per i figli a carico. Il Consiglio dei ministri nella riunione del 18 novembre scorso ha approvato la bozza di Decreto legislativo che disciplina l’Assegno unico ed universale, in attuazione della Legge delega 1° aprile 2021 numero 46.

Il testo, in attesa di completare l’esame presso le commissioni parlamentari prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale, introduce dal 1° marzo 2022 un sussidio economico a beneficio delle famiglie con figli minorenni a carico.

I 14 articoli della bozza disciplinano l’erogazione diretta ai genitori da parte dell’INPS, previa domanda, di una somma mensile decrescente all’aumentare dell’ISEE, da un massimo di 175 euro al mese per ciascun figlio (ISEE pari o inferiore a 15 mila euro) ad un minimo di 25 euro al mese se l’ISEE è pari o superiore a 40 mila euro.

Sono inoltre previste una serie di maggiorazioni, tra cui quelle destinate ai genitori con figli non autosufficienti o affetti da disabilità.

In misura ridotta e a determinate condizioni, l’Assegno spetta per ciascun figlio maggiorenne fino al compimento del ventunesimo anno di età.

Nell’ottica di riordinare e semplificare le misure di sostegno alle famiglie, l’introduzione del sussidio modificherà radicalmente l’impianto delle detrazioni fiscali per figli a carico. Vediamo in dettaglio come.

Detrazione figli a carico 2022: solo per i figli ventunenni

Il riconoscimento dell’Assegno unico per ogni figlio:

  • Minorenne a carico (per i nuovi nati la misura spetta dal settimo mese di gravidanza);
  • Maggiorenne a carico fino al compimento dei 21 anni di età, a determinate condizioni;

comporta dal 1° marzo 2022 l’abrogazione delle detrazioni per figli a carico eccezion fatta (modifica introdotta proprio dalla bozza di Decreto articolo 10 comma 4) per i figli naturali, adottivi, affidati o nati fuori dal matrimonio riconosciuti, di “età pari o superiore a 21 anni che non beneficiano dell’assegno unico e universale”.

L’importo detraibile continuerà ad essere calcolato in questo modo:

950 (valore fisso) * [(95.000 – reddito complessivo) / 95.000].

In presenza di più figli l’importo pari a 95.000 euro sarà aumentato in misura pari a 15.000 euro per ogni figlio successivo al primo.

Sempre dal 1° marzo prossimo scompariranno:

  • L’aumento del parametro fisso da 950 a 1.220 euro per ciascun figlio di età inferiore a 3 anni;
  • La maggiorazione di 400 euro (applicata sul valore 950 o 1.220) per ogni figlio portatore di handicap;
  • L’aumento di 200 euro (riconosciuto sempre sul parametro fisso) per ciascun figlio a partire dal primo, in favore del contribuente con più di tre figli a carico.

Assegno Unico e famiglie con almeno 4 figli a carico

Tra le misure abrogate figura anche l’ulteriore detrazione di 1.200,00 euro per coloro che hanno almeno 4 figli a carico.

La novità (articolo 10 comma 5) avrà effetto a partire dal 1° marzo 2022.

In attesa di indicazioni ufficiali in tal senso e dal tenore della norma appena citata, è naturale attendersi che i contribuenti potranno far valere la riduzione fiscale in misura parziale sino al 28 febbraio 2022.

Assegno unico per i figli: quali detrazioni in busta paga resteranno in vigore

Abrogazioni e modifiche conseguenti all’avvio dell’Assegno unico non interesseranno le detrazioni fiscali per:

  • Coniuge a carico non legalmente ed effettivamente separato (articolo 12 comma 1 lettera a del TUIR);
  • Altri familiari a carico diversi dal coniuge e dai figli (articolo 12 comma 1 lettera d TUIR);
  • Redditi da lavoro dipendente ed assimilati (articolo 13 TUIR).

Coniuge a carico

E’ utile ricordare che la detrazione per il coniuge (estesa anche alle unioni civili) spetta in misura differente a seconda del reddito complessivo del beneficiario, sino ad azzerarsi per chi oltrepassa la soglia reddituale degli 80 mila euro.

La misura spetta altresì se il coniuge è non convivente o residente all’estero.

Altri familiari a carico

Per i seguenti familiari conviventi (ovvero destinatari di assegni familiari volontari non risultanti da provvedimenti dell’autorità giudiziaria):

  • Genitori, siano essi naturali o adottivi;
  • Nonni;
  • Nipoti;
  • Fratelli e sorelle;
  • Suoceri, nuore e generi;

fiscalmente a carico spetta una detrazione così calcolata:

750 * (80.000 – reddito complessivo) / 80.000.

Il beneficio fiscale si azzera per coloro che hanno un reddito superiore a 80 mila euro.

Redditi da lavoro dipendente ed assimilati

I soggetti titolari di redditi da lavoro dipendente e taluni redditi assimilati hanno diritto ad una detrazione variabile in funzione di:

  • Reddito complessivo;
  • Periodi di lavoro totalizzati nell’anno.

Il beneficio fiscale, giustificato in virtù delle spese che l’interessato deve sostenere per recarsi al lavoro, è pari a:

  • 880,00 euro annui in presenza di un reddito non superiore a 8 mila euro;
  • 978 + [902 * (28.000 – reddito complessivo) / 20.000] se il reddito è compreso tra 8 mila e 28 mila euro;
  • 978 * [(55.000 – reddito complessivo) / 27.000] per i redditi compresi tra 28 mila e 55 mila euro;
  • Zero per chi ha un reddito eccedente i 55 mila euro.

Vivenza a carico: cosa si intende

La vivenza a carico, requisito essenziale per fruire delle detrazioni “superstiti” post Assegno unico, ricorre se il coniuge, figlio o altro familiare è titolare di un reddito personale non eccedente i 2.840,51 euro al lordo degli oneri deducibili.

In deroga, per i figli di età non superiore a 24 anni, la soglia aumenta a 4 mila euro.

Il familiare che supera il limite di reddito in corso d’anno determina il venir meno del diritto all’intera detrazione.

Per “reddito personale” si intende il reddito complessivo ai fini fiscali, cui si aggiungono:

  • I canoni di locazione soggetti a cedolare secca;
  • I redditi di impresa / lavoro autonomo soggetti al regime forfetario;
  • La quota esente delle retribuzioni percepite all’estero dai frontalieri (euro 7.500,00);
  • Le retribuzioni corrisposte da Enti ed Organismi Internazionali, Rappresentanze diplomatiche, Santa Sede ed enti gestiti direttamente da quest’ultima.
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