Archivio mensile:settembre 2015

Ingrao

Occhetto: “Io e Ingrao alla Bolognina sbagliammo entrambi…”

ROMA  – Alla Bolognina “abbiamo sbagliato tutti e due”. Venticinque anni dopo, Achille Occhetto riflette su quella che fu la fine del Partito comunista italiano e sulla svolta che divise la sua strada da quella di Pietro Ingrao: “Insieme avremmo potuto portare il partito più a sinistra ed evitare la degenerazione della politica italiana degli ultimi due decenni”. L’ex segretario dei Ds ha appena lasciato Montecitorio, dove ha visitato la camera ardente dello storico leader comunista. “Il nostro- dice in un’intervista all’agenzia Dire– è stato un rapporto molto intenso: noi della Federazione giovanile comunista ci dichiaravamo ingraiani, eravamo appassionati dal suo eloquio e dal carattare magnetico delle sue parole dietro cui si nascondevano contenuti importanti. La democrazia diretta, la partecipazione, l’idea sulla quale fu sconfitto all’XI congresso del Partito comunista: un nuovo modello di sviluppo in cui bisogna produrre e consumare in modo totalmente diverso, un concetto poi ripreso da Berlinguer; l’idea dell’alienazione dell’isolamento dell’individiuo nelle società capitalistiche svilppuate”.

Al XIX congresso, però, Occhetto smise di essere ingraiano: “Naturalmente mi è molto dispiaciuto che non ha appoggiato la svolta, perché se lo avesse fatto ci avrebbe probabilmente aiutato a farla meglio e più a sinistra, come io preferivo che fosse, e non avremmo corso il rischio dell’attuale deriva della politica italiana”. Chi sbagliò? Chi avrebbe potuto fare un passo in più per avvicinare la propria tesi? “Forse abbiamo sbagliato tutti e due. Lui ha sbagliato a non capire le ragioni interne della sinistra: oggi- spiega Occhetto- il fatto che esistano dei partiti di sinistra in tutta Europa e tutto il mondo che non si chiamano comunisti e sono persino più a sinistra di quello che erano i partiti comunisti, dimostra che si poteva fare una svolta democratica, di sinistra, che andava in quella direzione. Io- aggiunge- ho sbagliato a non aver capito in tempo i rischi degenerativi che ci potevano essere nella svolta ed è per questo che dico che se ci mettevamo insieme quei rischi probabilmente potevamo evitarli”. Oggi esistono ancora i comunisti? “Ci sono i comunisti nella testa di Berlusconi che sono dei fantocci irriconoscibili, il comunismo come era organizzato internazionalmente intorno all’Unione sovietica è ovvio che non esiste più.Rimangono vive alcune fondamentali idealità del pensiero comunista e socialista originario“, concede. Quei voti, però, non sono andati in eredità al Pd: “La sinistra oggi in Italia è molto imbarazzata, non è seriamente rappresentata”. E Renzi? “Lui fa di tutto per dire che non c’entra” con la tradizione comunista, “non è un’accusa, lo sostiene lui, non faccio nesssuna scoperta”.

di Antonio Bravetti

Giornalista professionista

Cittadino UE

Cittadino UE può essere escluso dalle prestazioni non contributive se inoccupato da un anno nel paese ospitante

Secondo la Direttiva Europea 2004/38 sulla libera circolazione, un cittadino dell’Unione che ha goduto di un diritto di soggiorno in qualità di lavoratore, e che si trova ora in disoccupazione involontaria dopo aver lavorato per meno di un anno, conserva lo status di lavoratore e, con questo, il diritto di soggiorno per almeno sei mesi.

Durante tutto questo periodo, egli può avvalersi del principio della parità di trattamento e ha diritto alle prestazioni di assistenza sociale. Scaduto questo periodo di sei mesi (o se la persona non ha mai lavorato nello Stato membro ospitante) il cittadino in questione non può essere espulso fino a quando è in grado dimostrare che continua a cercare lavoro e che ha reali possibilità di essere assunto. Tuttavia, secondo la sentenza della Corte di giustizia del 15 settembre 2015, lo Stato membro ospitante può in questo caso rifiutargli le prestazioni non contributive.

La questione è stata sollevata nell’ambito di una controversia tra il “Jobcenter Berlin Neukölln”  (Germania) e quattro cittadini svedesi: la ….., nata in Bosnia, e i suoi tre figli  nati in Germania.

La famiglia … ha lasciato la Germania nel 1999 per recarsi in Svezia e vi ha fatto ritorno nel giugno 2010. Dopo il loro rientro, la signora ….. e la figlia maggiore hanno svolto, sino al maggio 2011, diversi lavori di durata complessiva inferiore a un anno. Da allora non hanno più svolto alcuna attività lavorativa. Alla famiglia sono state poi accordate prestazioni di assicurazione di base durante il periodo compreso tra il 1 dicembre 2011 e il 31 maggio 2012.

Nel 2012, il Jobcenter Berlin Neukölln ha cessato il pagamento delle prestazioni, ritenendo che il cui diritto di soggiorno della signora …. e della sua figlia maggiore fosse giustificato unicamente dalla ricerca di un lavoro. Di conseguenza, tale autorità ha escluso anche gli altri figli dai rispettivi assegni.

A tale riguardo, la Corte constata che vi sono due possibilità per conferire un diritto di soggiorno:

– se un cittadino dell’Unione che ha beneficiato di un diritto di soggiorno in quanto lavoratore si trova in stato di disoccupazione involontaria dopo aver lavorato per un periodo inferiore a un anno e si è fatto registrare in qualità di richiedente lavoro presso l’ufficio di collocamento, egli conserva lo status di lavoratore e il diritto di soggiorno per almeno sei mesi. Per tutto questo periodo, può avvalersi del principio della parità di trattamento e del diritto a prestazioni di assistenza sociale;

– se un cittadino dell’Unione non ha ancora lavorato nello Stato membro ospitante o se il periodo di sei mesi è scaduto, questo cittadino, in quanto richiedente lavoro, non può essere allontanato da tale Stato membro fintantoché possa dimostrare che continua a cercare lavoro e che ha reali possibilità di essere assunto. Lo Stato membro ospitante può tuttavia rifiutare qualsiasi prestazione di assistenza sociale.

da www.osservatorioinca.org

Amianto

Amianto: Ona, 4.500 casi di mesotelioma in tre anni

 

Oltre 4.500 casi di mesotelioma in tre anni, con un trend in aumento: è l’allarme lanciato dall’Osservatorio nazionale sull’amianto (Ona), che annuncia la prossima pubblicazione del primo rapporto Ona sui mesoteliomi.

La onlus ha censito 20.629 casi per il periodo 1993-2011 (tenendo presenti anche i dati del IV Rapporto mesoteliomi, fermo al 2008 e reso pubblico dall’Inail nel 2012), rilevando 4.520 casi per i tre anni dal 2009 al 2011: 1.480 nel 2009, 1.516 per il 2010 e 1.524 nel 2011.

Per circa 15mila di tali casi l’Ona ha individuato specifiche esposizioni ad amianto e torna a insistere affinché si dia corso ad azioni più efficaci di prevenzione e tutela, come quelle indicate nel Piano nazionale amianto della stessa onlus.

Tra i casi di mesotelioma censiti dall’Ona i picchi di morti si registrano nell’edilizia (15,2%), nell’industria metalmeccanica (8,3%) e in quella tessile (6,7%). Numerose anche quelle nella difesa militare (621). In numero minore ma non meno preoccupante i casi registrati nel settore della scuola (63). 

“Il trend dei mesoteliomi è in continuo aumento – dichiara il presidente dell’Ona – ed è solo la punta dell’iceberg: tenendo presente che i casi di tumore al polmone sono almeno il doppio e che l’amianto provoca anche altri tipi di tumori (a laringe, ovaie, tratto gastrointestinale, ecc.) e asbestosi, l’Ona stima tra 5mila a 6mila i decessi che l’amianto provoca solo in Italia (più di 110mila in tutto il mondo) ogni anno”.

“E’ necessario – chiede l’organizzazione – che lo Stato e le singole articolazioni territoriali si attivino, valorizzando le autonomie locali, le associazioni e gli ordini professionali, al fine di elaborare singoli progetti di bonifica, riqualificazione dei territori e ammodernamento infrastrutturale e delle strutture industriali”.

ansa

Giovani

Un sindacato per i giovani

“I giovani sono il futuro dell’Europa, della società, del sindacato – sottolinea Savatore Marra, presidente del Comitato giovani Ces, presente al XIII congresso della Confederazione europea dei sindacati -. Una affermazione, questa, molto comune e in qualche modo accomodante. È vero: le giovani generazioni sono senz’altro il futuro, ma sono prima di ogni cosa il presente della società, dell’Europa e del sindacato stesso. Come giovani della Ces – dice Marra – abbiamo spesso ripetuto che non ci rassegneremo a essere definiti la “generazione perduta” e che il sindacato deve tornare ad essere un luogo di piena cittadinanza anche per le giovani generazioni”.

Questi saranno i messaggi attorno ai quali i giovani del sindacato europeo incentreranno la propria azione durante il congresso perché – sottolinea il presidente del comitato giovani – “La vera questione non è tanto la presunta diffidenza nei confronti del sindacato da parte dei giovani, bensì il fatto che incontrare il sindacato in un luogo di lavoro oggi è esperienza sempre meno comune: il risultato è quindi una crescente ignoranza della funzione del sindacato, confuso spesso con un partito o un’associazione no profit. Potrebbe sembrare un problema squisitamente italiano, – prosegue Marra – ma l’esperienza maturata all’interno del Comitato giovani della Confederazione europea dei sindacati dimostra che invece la questione attraversa il continente tutto, dalla Scandinavia alle isole del Mediterraneo.

Per il testo integrale di Marra: http://www.rassegna.it/articoli/2015/09/28/125245/congresso-ces-ripartire-da-giovani-e-precari

RadioArticolo1

RadioArticolo1, ogni martedì in onda inchiesta su lavoro povero

In Italia contiamo quasi 3 milioni di working poors (lavoratori poveri): circa 2 milioni tra i dipendenti e 800 mila tra gli autonomi. E la quota potrebbe aumentare se includesse chi lavora in nero. “Poveri noi” è il titolo dell’inchiesta in dieci puntate curata da Ornella Bellucci, che andrà in onda su RadioArticolo1 (www.radioarticolo1.it e a Roma sui 100.300 in Fm) a partire da martedì 29 settembre alle ore 17.30,  provando a raccontare le criticità del lavoro povero che per lo più coinvolge giovani, donne e “stranieri”, e attraversa i settori più esposti (agricoltura, edilizia, servizi).

Sullo sfondo lo sgretolamento delle professionalità, dei mestieri, la mortificazione e la dequalificazione del lavoro. Dalla legge 30 passando per la riforma Fornero fino al Job’s act, “Poveri noi” indaga la parcellizzazione contrattuale del lavoro e il suo sfruttamento “a tempo indeterminato”, l’occupazione saltuaria e flessibile, l’utopia del posto di lavoro. In generale, la politica di questo welfare: controllo a distanza, libertà di licenziare, demansionamento, oltre 45 tipologie contrattuali ed estensione del lavoro usa e getta. Una ricetta che rafforza il potere delle imprese indebolendo i lavoratori.

Tutto ciò pone anche problemi di rappresentanza sindacale? Un interrogativo che è stato rivolto a lavoratori, lavoratrici e a esponenti del sindacato più rappresentativo in Italia: la Cgil. L’anonimato, tra i tratti caratterizzanti l’inchiesta, ci interroga sullo stato di disperazione del lavoro. E poi la disoccupazione “cronica”, i giovani adulti e i neet. I lavoratori introvabili. L’inchiesta di Ornella Bellucci si è avvalsa della collaborazione di Marta Fana, dottoranda di ricerca in economia presso l’Institut d’etudes politiques di Sciences po, a Parigi.

San Girolamo

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San Girolamo


San Girolamo

Nome: San Girolamo
Titolo: Sacerdote e dottore della Chiesa
Ricorrenza: 30 settembre
Protettore di:archeologi, bibliotecari, studiosi, traduttori

È il Santo che pose tutta la sua vasta erudizione a servizio della Sacra Scrittura. Nacque nel 331 a Stridone in’ Dalmazia, da famiglia patrizia e cristiana. Giovane di natura irrequieta, venne a Roma per approfondirsi negli studi, per i quali sentiva innata attrattiva. Quantunque cattolico praticante, si lasciò sedurre dallo studio dei classici pagani, pei quali nutriva grande venerazione. Amante dell’erudizione fu nelle Gallie, a Costantinopoli, ad Antiochià, ecc., apprendendo il greco, il latino, l’ebraico, il siriaco e il caldaico. 

Papa Damaso gli chiese di tradurre in latino il Vecchio Testamento, e rivedere il Nuovo. Girolamo accettò l’arduo compito, e per soddisfarvi meglio stimò opportuno fissare la dimora nella Giudea. Si stabili a Betlemme in una grotta presso quella dove nacque il Salvatore, e quivi consacrò tutta la vita e la sua vasta erudizione alla traduzione e commento delle Sacre Scritture. 

Tentato a desistere dall’iMpresa e ad abbandonare la solitudine, riuscì a vincersi mediante prolungati di, giuri, assidua preghiera e périe corporali, tanto che poteva scrivere più tardi: « Serbi per sè Roma i suoi tu multi, scorra il sangue nelle sue arene, risuoni il circo delle grida insensate,’ siano riboccati di lussuria i suoi teatri… Qui noi pensiamo solamente quanto sia salutare rimanere uniti con Dio e mettere in Lui tutta la nostra speranza, affinchè un giorno possiamo scambiare la nostra povertà col regno dei cieli… ». 

Superate difficoltà d’ogni genere e sopportate con pazienza le critiche, dopo un lungo ed estenuante lavoro, terminava finalmente l’opera monumentale della traduzione della Sacra Scrittura. I dotti del tempo la stimarono un prodigio, ed ancor oggi la traduzione di S. Girolamo è ufficiale nella Chiesa. Combattè vigorosamente tutti quelli che snaturavano il dogma o spargevano scissioni nel gregge di Cristo: le sue lettere immortali ne sono prova. Benchè infermo e ridotto a pelle e ossa, non risparmiò mortificazione alcuna al suo corpo, ripetendo che intendeva consumare il sacrificio della sua vita sulla vetta del Golgota. 

Si spegneva nel Signore il 30 settembre 419, dopo una lunga vita di lotta, di lavoro e di preghiere. La Chiesa riconobbe in lui uno dei più fermi e sicuri testimoni della verità, e ornò la sua fronte coll’aureola dei Dottori. 

PRATICA. Procuratevi una copia del S. Vangelo e leggetelo. 

PREGHIERA. O Dio, che ti sei degnato provvedere la tua Chiesa del beato Girolamo confessore, Dottore Sommo nell’esporre le Sacre Scritture, fa’, ti preghiamo, che per sua intercessione e col tuo aiuto possiamo praticare quello che egli insegnò colla parola e coll’esempio.

Santi Michele, Gabriele e Raffaele

 

 


Santi Michele, Gabriele e Raffaele

Nome: Santi Michele, Gabriele e Raffaele
Titolo: Arcangeli
Ricorrenza: 29 settembre

Gli Arcangeli, per Dionigi l’Areopagita, sono altissime gerarchie angeliche con specifici compiti, tra i quali: servire Dio, contemplare il suo volto, cantarne incessantemente le lodi, lottare contro Satana sino alla sua sconfitta finale e aiutare l’uomo portandogli i messaggi di Dio e sconfiggere le suggestioni del male, per ricondurlo dopo la morte terrena a Dio.

San Michele

San Michele

Un tempo, al termine di ogni messa, il sacerdote pregava così: «San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; sii il nostro aiuto contro la malvagità e l’insidia del diavolo. Comandi sopra di lui il Signore, e tu, principe delle milizie celesti, sprofonda nell’inferno, con la tua divina potenza, Satana e tutti gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo per la perdizione delle anime». Quella preghiera, collocata in un momento strategico della liturgia, quando cioè il fedele sta per passare dalla solennità del rito alla sua concreta traduzione nel trambusto della vita quotidiana, testimoniava l’antichissima tradizione del culto dell’arcangelo san Michele, viva tra i cristiani, ma ancor prima nel popolo ebraico, che lo aveva eletto a proprio protettore. Una devozione diffusa e antica, che ha almeno tre centri di riferimento importanti e suggestivi, come la chiesa di San Michele del Gargano, in Puglia, il famosissimo santuario del Mont Saint Michel, in Francia, e la Sacra di San Michele, in Piemonte, all’imboccatura della Vai di Susa.

Michele è il protettore dei protettori, l’arcangelo guerriero, principe delle milizie celesti, avversario di Satana e degli angeli che si erano ribellati a Dio, e che lui aveva vinto al grido di guerra: «Chi è come Dio?», che è anche il significato del suo nome in lingua ebraica. Ed è così, nell’atto di trafiggere il demonio sconfitto, che viene spesso raffigurato nelle immagini più belle. 

La Genesi (il primo libro della Bibbia) non fa il nome dell’angelo posto da Dio a custodire il paradiso terrestre, dopo la cacciata di Adamo ed Eva, rei di aver mangiato la fatidica mela proibita. Qualcuno ha voluto vedere, nell’arcigno custode che brandisce una spada fiammeggiante, l’arcangelo Michele, impegnato in un ennesimo episodio di quell’interminabile lotta contro le forze del male, che avrà il suo epilogo, come ha previsto l’evangelista Giovanni, nei giorni dell’apocalisse, quando Michele e i suoi angeli faranno precipitare definitivamente negli abissi il gran drago rosso con sette teste e dieci corna, cioè il diavolo o Satana, segnando così la sconfitta senza appello del male. 

Nella nostra vita san Michele è l’angelo che ci è vicino nelle piccole e grandi battaglie quotidiane contro le suggestioni del male, contro quelle forze che vogliono farci scivolare nel vortice della perversione e del peccato e che, alla fine della vita, ci guiderà (anche questo è un compito che la tradizione gli attribuisce) nel momento del trapasso per essere poi al nostro fianco, avvocato, nel giorno del giudizio definitivo. Grazie alla sua tenacia nel combattere il maligno Michele è considerato il protettore del male.

San Gabriele

San Gabriele

Gabriele, forza di Dio (questo significa il suo nome), è l’angelo messaggero per eccellenza. L’ambasciata più clamorosa l’ha fatta a Maria, la giovane fidanzata del falegname di Nazaret, Giuseppe, per annunciarle che il Messia misteriosamente si sarebbe fatto carne in lei e l’eternità sarebbe entrata così nel tempo e nella storia. Ecco le sue parole: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te […]. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissim» 

Prima che a lei, Gabriele era apparso al profeta Daniele per rivelargli il numero delle settimane che dividevano il suo tempo dalla venuta del Messia, e il numero delle settimane che avrebbero separato la venuta del Messia dalla sua morte. 

Era apparso poi all’anziano sacerdote Zaccaria per annunciargli la nascita di Giovanni Battista: «Tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, che chiamerai Giovanni […]. Egli ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia […] per preparare al Signore un popolo ben disposto». 

Le missioni di Gabriele si sono concluse a Nazaret, nella casa di Maria: «Ti saluto, o piena di grazia; il Signore è con te! Tu sei benedetta tra le donne». Il suo annuncio apre sulla terra l’era dell’incarnazione: Dio si fa uomo tra gli uomini, diventa nostro compagno nel travaglio della vita fino alla morte, schiudendoci le porte della speranza senza fine. Di questa grande realtà Gabriele fu entusiasta e benedetto messaggero. L’annunciazione ha proclamato questo umile messaggero del signore il protettore dei bambini.

San Raffaele

San Raffaele

Raffaele, che in ebraico significa «Dio guarisce», è l’arcangelo che, sotto forma di giovane bellissimo, accompagna Tobiolo, incaricato dal padre, il vecchio e cieco Tobia, di andare a riscuotere un credito di dieci talenti d’argento. Un lungo viaggio dall’Assiria a Rages, che il giovane Tobiolo difficilmente avrebbe potuto condurre a termine se non avesse avuto a fianco Raffaele a salvarlo da un bel po’ di guai. Tutto finisce bene: Tobiolo riscuote i denari, non solo, ma per l’intermediazione di Raffaele sposa Sara, la bella e virtuosa figlia di Rachele, e, tornato a casa, restituisce la vista al padre ungendogli gli occhi con il fiele di un pericoloso pesce che sul Tigri aveva minacciato la sua vita. 

La Bibbia descrive Raffaele come un giovane bellissimo, dalle vesti succinte, cioè come un viaggiatore che ha bisogno delle gambe libere per avere il passo più spedito. Per questo Raffaele viene invocato come protettore di chi nella vita deve affrontare lunghi e incerti viaggi ma è anche il protettore dei giovani e degli sposi.

PRATICA: Affidiamo oggi alla Corte Celeste il nostro passato per essere perdonati; il nostro presente perché Dio conceda a tutti il dono della Pace, del lavoro, della dignità; il nostro futuro per accettarlo sotto la vostra guida col sorriso nel cuore e sulle labbra.

PREGHIERA: O gloriosi Arcangeli, proteggeteci da ogni attacco del maligno, preservateci da tutto ciò che ci distoglie dal bene, ed otteneteci da Dio le grazie che ci sono necessarie per vivere in terra senza mai allontanarci da Lui e in cielo per contemplarlo nella Sua gloria.

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