Archivi giornalieri: 18 settembre 2015

18 settembre 2015   News

CITTADINI ITALIANI di NAZIONALITA’ SARDA

Murino sarda

di Francesco Casula
La brava e bella attrice sarda Caterina Murino, intervistata il 30 agosto scorso da una TV, alla domanda della conduttrice: ”È vero che tu non ti consideri Italiana?” risponde: ”assolutamente, non sono Italiana sono Sarda”.
In realtà l’affermazione della Murino può sorprendere solo chi si attarda a confondere Stato con Nazione. Noi infatti siamo cittadini italiani – sia pure obtorto collo e senza avere mai scelto di esserlo – ma di nazionalità sarda.
Oltretutto il “sentimento” della Murino è largamente presente fra i sardi. Ricordo che nel 2012, in un sondaggio (curato dall’Università di Cagliari e da quella di Edimburgo e finanziato dalla Regione sarda, circa l’atteggiamento dei Sardi nei confronti della propria identità) era emerso che il 27% si sente sardo e non italiano; il 38% più sardo che italiano; il 31% tanto l’uno che l’altro e solo il 3% più italiano che sardo e l’1% esclusivamente italiano.
Ma si tratta solo di un “sentimento”, di un “umore”? O, meglio, di un ri-sentimento e di un mal-umore nei confronti dello Stato italiano, storicamente ostile nei confronti dell’Isola? O sta maturando una nuova consapevolezza e coscienza della propria “diversità” e “specificità” e persino dell’essere “Nazione”? Io credo di sì. E viene da lontano.
La Sardegna, storicamente, è entrata, coattivamente, nell’orbita italiana – a parte la parentesi pisana e genovese nei secoli XI-XIII – solo agli inizi del 1700 quando viene ceduta al Piemonte, per un baratto di guerra. Per il resto ha avuto una etno-storia, peculiare e dissonante rispetto alla coeva storia italiana ed europea.
L’espressione “nazione sarda” comincia a ricorrere con frequenza e poi sempre più insistentemente in documenti (trattati e carte diplomatiche) che accompagnano le relazioni e i conflitti fra il Giudicato di Arborea e il regno d’Aragona.
L’uso del termine nazione sarda è comprovato dalle carte della corona di Arborea e sarà alla base di quel monumento storico, giuridico e linguistico della Carta de Logu.
La lotta sanguinosa fra naciò sardesca e naciò catalana non si può però considerare chiusa con la battaglia di Sanluri: infatti, affermatosi definitivamente il dominio aragonese a seguito della sconfitta dell’ultimo marchese di Oristano Leonardo Alagon, la contrapposizione fra naciò sarda e naciò catalana non scompare.
L’intellighenzia isolana, dal canto suo, se una parte rimane accecata di fronte agli splendori dell’impero spagnolo e da ascara si prostra servilmente ad esso ed evita con grande cura lo stesso termine di nazione sarda, il poeta Araolla alle lingue castigliana e catalana contrappose la lingua sarda con cui si inizia a delineare un embrionale coscienza del rapporto fra nazione e lingua. Che sarà ancor più forte nello scrittore Gian Matteo Garipa:”Totas sas nationes iscrien & istampan libros in sas proprias limbas naturales insoro…disijande eduncas de ponner in platica s’iscrier in sardu pro utile de sos qui non sun platicos in ateras limbas, presento assos sardos compatriotas mios custu libru”.
Invito a notare i termini, estremamente chiari e significativi: parla di lingua naturale – oggi diremmo materna – che tutte le nazioni, compresa la sarda, hanno il diritto-dovere di utilizzare per rivolgersi ai “compatrioti”, ovvero ai sardi, abitanti dunque della stessa “patria”.
Ma è soprattutto alla fine del ‘700, nel vivo dello scontro politico e sociale che prende sempre più corpo l’idea di nazione sarda. Ad iniziare dal triennio rivoluzionario che vedrà protagonista principale Giovanni Maria Angioy quando i Sardi, prendono coscienza di sé e del proprio essere “popolo” e “nazione”, prima quando si battono con successo contro l’invasione francese poi quando cacciano i piemontesi da Cagliari il 28 Aprile 1794.
Il senso di “appartenenza” e di “nazione sarda” sarà fortemente presente nella stampa e negli scritti di quel periodo di grandi cambiamenti. Ancor più forte sarà il sentimento di “popolo sardo” e di “comunità nazionale” nell’Inno di Francesco Ignazio Mannu Su patriota sardu a sos feudatarios , in cui l’istanza dell’abolizione del giogo feudale si coniuga con un atteggiamento anticoloniale e un sentimento nazionale sardo.
E ancor più chiaramente tale “Identità sarda” emerge nel Memoriale di Angioy in cui l’Alternos cerca di cogliere e di interpretare i tratti distintivi, peculiari e originali della individualità sarda, cominciando dal quadro geografico e morfologico, proseguendo con cenni sugli usi, i costumi, le tradizioni, i rapporti comunitari. Con approdo dell’esperienza e della riflessione angioyna nell’esilio parigino a una repubblica sarda indipendente.
L’ingresso della Sardegna nella compagine statale unitaria, la conseguente imposizione dell’uniformismo centralistico da parte dello Stato italiano non porta alla completa omologazione o alla scomparsa di quella forte caratterizzazione individuale dell’Isola che viene messa in rilievo soprattutto nella memorialistica della seconda metà dell’Ottocento. Ma che soprattutto emergerà sul fronte nel primo conflitto mondiale con la Brigata Sassari.
A questo proposito infatti – scrive Lilliu – “Forse sarebbe utile approfondire l’analisi delle gesta belliche della Brigata Sassari nella penultima grande guerra, demitizzandola nel ruolo assegnatole dalla politica e dalla storiografia nazionalistica e fascista, di fedele e strenuo campione di amor patrio italiano. Resistendo sui monti del Grappa, guidati e formati ideologicamente da ufficiali, come Lussu, nei quali urgevano violentemente, sino a forme ritenute quasi di indipendentismo, le istanze dell’autonomia isolane, i fanti della Brigata, combattendo contro lo straniero austro-ungarico-tedesco, riassumevano tutti gli antichi combattimenti contro tutti gli stranieri conquistatori colonizzatori e sfruttatori della loro terra, comprendendo fra essi, forse gli stessi “piemontesi”, fondatori dello stato centralista e unitarista italiano. In tal senso, il momento della Brigata, può essere ritenuto una trasposizione in suolo nazionale della resistenza sarda di secoli”

Rassegna stampa del 18/09/2015

Rassegna stampa
Nota di servizio: come già comunicato a suo tempo, la rassegna stampa sul sito istituzionale della Regione Sardegna non comprende articoli de la Nuova Sardegna a seguito di un espresso divieto di riproduzione.
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Rassegna stampa del 18/09/2015

 

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Cassazione: il lavoro festivo non può essere imposto

Per la Cassazione il lavoro festivo non può essere imposto e il lavoratore può lavorare nelle festività infrasettimanali come 25 aprile solo se c’è accordo


Cassazione: il lavoro festivo non può essere imposto

Con la sentenza n. 16592/2015 dello scorso agosto la Corte di Cassazione ha affermato che il lavoro festivo non può essere imposto, ovvero che nessun datore di lavoro può obbligare un dipendente a prestare servizio in una giornata festiva collocata in mezzo alla settimana.

Il caso ha riguardato una lavoratrice che si era vista comminare una sanzione disciplinare perchè si era rifiutata di lavorare il giorno dell’Epifania. L’azienda infatti aveva imposto a tutti i dipendenti di lavorare in un nuovo punto vendita nei giorni festivi infrasettimanali fra cui l’8 e il 26 dicembre, il 6 gennaio, il 25 aprile e il 1° maggio. La lavoratrice ricorreva contro la sanzione presso il Tribunale di Vercelli, il quale accoglieva il ricorso.

L’azienda a questo punto ricorreva in appello ma anche questa aveva dato ragione alla lavoratrice, rimarcando la sistematicità della violazione del divieto al riposo della stessa azienda, ripetuta su più giorni.

Infine, lo scorso 7 agosto 2015, la Cassazione ha chiuso definitivamente la questione rigettando il ricorso dell’azienda e stabilendo che il lavoro festivo non può essere imposto, quindi il lavoratore può prestare servizio durante le festività infrasettimanali celebrative di ricorrenze religiose o civili solo se c’è accordo con il datore di lavoro, e non può essere obbligato, ribadendo quindi lo stesso principio già stabilito nella precedente sentenza Cass. 16634/2005.

Per gli Ermellini non costituiscono, inoltre, possibili deroghe le comprovate esigenze aziendali, né il CCNL di settore che prevede la possibilità dello svolgimento dell`attività lavorativa in tutti i giorni della settimana, e neppure il fatto che il lavoro nei giorni festivi venga ricompensato come lavoro straordinario.

La Cassazione ha inoltre ribadito che solo per il personale dipendente di istituzioni sanitarie pubbliche o private sussiste l’obbligo della prestazione lavorativa durante le festività per esigenze di servizio e su richiesta datoriale. Non è però il caso dell’azienda privata in questione che, oltre ad aver visto rigettare il proprio ricorso, è stata condannata anche a pagare le spese processuali.

Fonte: http://www.lavoroediritti.com/2015/09/cassazione-il-lavoro-festivo-non-puo-essere-imposto/#ixzz3m4i7ua5Q

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Fonte:http://www.lavoroediritti.com/#ixzz3m4dSEye0

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Newsletter del 18/09/2015

Tante voci per un sindacato più forte (17/09/2015 19:34)

  Conclusa la prima giornata di lavori all’Auditorium di Roma. Davanti ad una platea composta da 921 delegati e invitati, si sono susseguiti circa trenta interventi di lavoratori e dirigenti sindacali. Domani le conclusioni di Susanna Camusso

Calabrone (Cgil Cosenza), in Calabria record disoccupazione Ue (17/09/2015 19:09)

Conf. organizzazione Cgil: conclusa prima giornata, domani Camusso (17/09/2015 19:05)

  Appuntamento alle ore 9,30 presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma

Miceli (Filctem Cgil): necessario cambiare, ma senza arroccarsi (17/09/2015 18:55)

Ianeselli (Cgil Trentino), nostra necessità è sperimentare(17/09/2015 18:45)

Botti (Cgil Lombardia): è tempo di scelte innovative e coraggiose (17/09/2015 18:43)

Rinaldini (Direttivo Cgil), cancellate conquiste del movimento operaio (17/09/2015 18:14)

Perco (Flc FVG): la buona scuola stravolge il concetto di educazione (17/09/2015 18:02)

Ricci (Cgil Pesaro), Camere del lavoro allo stremo (17/09/2015 18:02)

Lagomarsino (Spi Cgil Liguria), reddito pensionati è criticità nazionale (17/09/2015 17:43)

Landini (Fiom): serve cambiamento radicale del sindacato(17/09/2015 17:36)

Quattrocchi (Rsu Filt Napoli): tradizionale forma sindacato non va più bene (17/09/2015 17:12)

Migranti: Lattuada (Cgil Lombardia), inaccettabili parole Squinzi (17/09/2015 17:10)

Egger (Filcams Merano), potenziare Camere del lavoro(17/09/2015 16:50)

Pregnolato (Fillea Torino): un sindacato unito per tutelare sicurezza e legalità (17/09/2015 16:45)

Ferrari (Cdl Padova): più partecipazione a tutti i livelli (17/09/2015 16:44)

Sindacati, perché la categoria di corpo intermedio è fuorviante(17/09/2015 16:28)

  Nel moderno esistono soggetti sociali più o meno combattivi nella lotta contro le nuove diseguaglianze, non fantasmi di organismi con radici nel passato e con prerogative rigide DI MICHELE PROSPERO

Forte (Cgil Puglia): lavoro, il Sud chiede risposte (17/09/2015 16:21)

Campo (Cgil Palermo), dare più forza alle Camere del lavoro(17/09/2015 16:20)

Treves (Nidil): sperimentiamo la contrattazione inclusiva fino al congresso (17/09/2015 15:56)

Toffoletti (Fisac Bologna), cercare accordi per contare di più(17/09/2015 15:48)

Valfré (Cgil Torino), ricostruiamo un patto tra i lavoratori(17/09/2015 15:46)

Province: Sindacati, si rischia mobilità selvaggia (17/09/2015 15:29)

Angelini (Cgil Toscana): democrazia nel sindacato senza derive plebiscitarie (17/09/2015 15:21)

Bellavita (Fiom): costruire un nuovo 68 (17/09/2015 15:15)

Sabbatella (Cgil Basilicata): spazio a formazione sul territorio(17/09/2015 15:04)

Lombardelli (Flai Parmalat), ripartire con ‘sindacato di prossimità’ (17/09/2015 14:52)

Fillea, 24/9 a Milano presentazione Report Osservatorio sulle costruzioni (17/09/2015 14:48)

Damiano, bene Cgil su rilancio unità sindacale (17/09/2015 14:44)

Cantone (Spi): governo agisce come se sindacato non esistesse (17/09/2015 13:50)

Farci (Cgil Cagliari), questa conferenza è un punto di svolta(17/09/2015 13:06)

Poletti: su precari opinione diversa da Cgil, parlano i dati(17/09/2015 12:59)

  “Su pensioni stiamo lavorando, aspettiamo legge stabilità”

Mazzaro (Regione Campania): agire contro crisi rappresentanza (17/09/2015 12:56)

Ingrosso (La Sapienza): il sindacato torni sul territorio(17/09/2015 12:54)

Gli interventi iniziano col ricordo di Riccardo Terzi
 (17/09/2015 12:49)

  Alla conferenza di organizzazione Susanna Camusso ricorda il dirigente politico e sindacale morto lo scorso 11 settembre. “Era uno di noi”. Di Berardino: “A Roma serve una profonda rigenerazione morale”

Piccinni (Filcams Varese): coordinare territori e confederazione (17/09/2015 12:21)

Cgil, è l’ora del cambiamento (17/09/2015 12:05)

  Contrattazione inclusiva, centralità del territorio, sburocratizzazione, rinnovo generazionale. Nella sua relazione Baseotto affronta i temi al centro del dibattito politico attuale. A Cisl e Uil: “Riapriamo il cantiere per una più salda unità d’azione”

Camusso, il commosso ricordo di Riccardo Terzi (17/09/2015 11:21)

Di Berardino (Cgil Roma e Lazio), a Roma serve una profonda rigenerazione morale (17/09/2015 11:05)

San Giuseppe da Copertino

 

 


San Giuseppe da Copertino

Nome: San Giuseppe da Copertino
Titolo: Sacerdote
Ricorrenza: 18 settembre
Protettore di:astronauti, aviatori, esaminandi, passeggeri di aerei, studenti

S. Giuseppe da Copertino nacque nell’anno 1603 da pii genitori e prevenuto dall’amore di Dio, passò la sua infanzia in santa semplicità e purezza di costumi. Liberato dalla Vergine Madre di Dio da una lunga e molesta malattia, sopportata con mirabile pazienza, si diede con fervore alle pratiche di pietà, e per unirsi più strettamente a Dio che lo chiamava a grandi cose, risolvette d’abbracciare l’ordine serafico. 

Dopo varie peripezie, fu ricevuto tra i Minori Conventuali del convento della Grottella, dapprima come laico e poi come chierico. Dopo la professione solenne, ordinato sacerdote, si propose di condurre una vita ancor più perfetta. Cosicché avendo rinunziato a tutti gli affetti mondani e alle cose non assolutamente necessarie alla vita, martoriò il corpo con cilici, discipline, catenelle: in una parola con ogni sorta di austerità e sofferenze, mentre nutriva continuamente lo spirito col soave alimento della orazione e della contemplazione più sublime. Onde l’amor di Dio, già diffuso nel suo cuore fin dalla prima età, andò sempre più crescendo.

La sua ardentissima carità rifulse singolarmente nelle estasi e nei rapimenti. Era obbedientissimo ai suoi superiori. Imitò talmente la povertà del serafico suo Padre S. Francesco che, sul punto di morire, potè confessare con tutta verità al suo superiore di non aver nulla da lasciare. Pertanto morto a sè ed al mondo, manifestava la vita di Gesù nella sua carne. 

Eroica fu la suà carità verso i poveri, gl’infermi, gli affiati da qualsiasi tribolazione. La sua carità non escludeva neppure quelli che lo assalivano con oltraggi ed ingiurie, accettando tutto con la stessa pazienza, dolcezza e serenità che mostrò nel sopportare le tante e penose vicissitudini della sua vita. 

Ammirato poi non solo dal popolo ma anche dai prìncipi per la sua eminente santità e doni celesti, egli si mantenne talmente umile, che stimandosi gran peccatore, pregava Dio con insistenza perchè gli sottraesse i suoi doni straordinari, e chiedeva agli uomini che dopo morte gettassero il suo corpo in un luogo dove la sua memoria fosse del tutto obliata. Ma Dio che esalta gli umili e che aveva arricchito il suo servo di celeste sapienza, del dono della profezia, della penetrazione dei cuori, delle guarigioni e d’altri privilegi, rese preziosa anche la sua morte e glorioso il sepolcro. Come aveva predetto morì a Osimo, a 61 anni di età. Benedetto XIV lo inscrisse nell’albo dei Beati, e Clemente XIII in quello dei Santi. Clemente XIV ne estese l’Ufficio e la Messa a tutta la Chiesa. 

PRATICA. — Ricordiamoci che la nostra vera dimora non è su questa terra, ma in cielo. Recitiamo sovente l’atto di speranza. 

PREGHIERA. — O Dio, che hai predetto di voler attrarre tutto al tuo Figliuolo Unigenito, dopo che fosse stato sollevato da terra, concedi benigno che per i meriti e l’esempio del tuo serafico confessore Giuseppe, elevandoci al di sopra di tutte le terrene cupidigie, noi meritiamo di giungere a lui nella gloria eterna