Archivi giornalieri: 10 settembre 2015
La STAMPA
Corriere della Sera
Infortuni
Infortuni in itinere: giro di vite
Per infortuni in itinere si intendono quelli occorsi durante il normale percorso casa lavoro, o durante la pausa pranzo dal luogo di lavoro a quello in cui si consumano i pasti. Ma non tutti gli infortuni che occorrono sul tragitto fra casa e ufficio sono da considerarsi in itinere: la causa violenta dell’incidente deve risultare connessa all’attività di servizio.
A stabilire i limiti della nozione di “occasione di lavoro” prevista dalla giurisprudenza di legittimità è stata la Corte di Cassazione con la sentenza 17685/2015.
La norma prevede il risarcimento INAIL per infortunio in itinere se sussistono sia il requisito della causa violenta (rapida, esterna e concentrata in un breve arco di tempo) che quello dell’occasione di lavoro. Non è invece indennizzabile il fatto doloso da parte di terzi quando il collegamento con il tragitto casa-lavoro dell’infortunato si rivela assolutamente marginale e fondato soltanto su una mera coincidenza di tempo e di luogo, ad esempio se il lavoratore viene aggredito per motivi personali.
Per tali motivi, nel caso in esame, la Corte ha rigettato il ricorso presentato da parte degli eredi di una donna che chiedevano all’INAIL il risarcimento per infortunio in itinere dopo che la lavoratrice era stata accoltellata dal proprio convivente nel normale tragitto tra casa e lavoro, in un orario prossimo a quello di ingresso in ufficio.
Pmi.it
Pensioni
Pensioni, in audizione alla Camera le richieste della Cgil
“La Cgil esprime il proprio apprezzamento per il lavoro della Commissione, che ha operato con determinazione e tenacia con l’obiettivo, da noi sempre sostenuto, di ripristinare la flessibilità dell’età pensionabile. Obiettivo irrinunciabile già nella prossima legge di stabilità e che non può essere a costo zero, poiché in tal caso si tradurrebbe in un taglio che peserebbe unicamente sulle spalle dei pensionati”.
È quanto si legge nella memoria consegnata ierei dalla Cgil alla Commissione Lavoro della Camera dei deputati nel corso dell’audizione sui progetti di legge in merito alla flessibilità dell’età pensionabile (C 857 e abbinati).
La Cgil ha ribadito le proposte sulla revisione complessiva del sistema previdenziale contenute nella piattaforma unitaria di Cgil-Cisl-Uil, “che puntano a ripristinare gradualità, flessibilità e solidarietà per restituire al sistema sostenibilità sociale oltre che finanziaria”. Una revisione, si legge nella memoria, “necessaria e urgente anche per favorire l’occupazione giovanile.
La confederazione torna a ripetere che è necessario intervenire in questa direzione “già nella prossima legge di stabilità”, e che “non possono essere prese in considerazione ipotesi di ricalcolo contributivo delle pensioni in essere e ipotesi che prevedano il ripristino della flessibilità legandola esclusivamente al calcolo della pensione con il sistema contributivo”. “È di vitale importanza che siano le lavoratrici ed i lavoratori a poter scegliere consapevolmente a quale età andare in pensione, e per la tutela di tutti i lavoratori ed in particolare quelli precoci – spiega il sindacato di corso d’Italia – è fondamentale che il diritto alla pensione anticipata sia raggiungibile con una contribuzione massima di 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica e senza alcuna penalizzazione, così come previsto nella proposta di legge C 857 (Damiano ed altri)”. Vi è un altro punto in comune tra quest’ultima e la posizione della confederazione: “La Cgil – si legge nella memoria – ritiene si possa ripristinare la flessibilità dell’età pensionabile in un arco temporale che va dai 62 ai 70 anni di età, con almeno 35 anni contributi, come previsto anche nel progetto di legge Damiano”. “Tale possibilità però – si sottolinea – non deve prevedere ulteriori penalizzazioni rispetto a quelle già insite nel sistema di calcolo contributivo, che dal 1 gennaio 2012 si applica a tutti, poiché in moltissimi casi i lavoratori non possono scegliere liberamente quando andare in pensione, ma sono costretti o a causa della crisi occupazionale, o dalla chiusura o dal fallimento delle aziende, o a causa della gravosità del lavoro svolto, per il quale non c’è alcun riconoscimento”.
Per la Cgil “è necessario che, anche parlando di penalizzazioni, si affermi il principio che i lavori non sono tutti uguali e che l’usura e la fatica del lavoro vanno riconosciute ben oltre i limiti dell’attuale normativa sui lavori usuranti”. “Anche per questo – continua il testo – deve esserci un profondo ripensamento in merito al rigido automatismo che lega l’aumento dell’età o della contribuzione all’incremento relativo alla speranza di vita che, come noto, non è uguale per tutti”.
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Immobili: più detrazioni e incentivi acquisto
La proposta ANCE per agevolare la riqualificazione energetica degli edifici: detrazioni fiscali ed incentivi per imprese e cittadini per l’acquisto di immobili di classe energetica A e B.
Detrazioni fiscali in arrivo non solo per le ristrutturazioni edilizie ma anche per l’acquisto di immobili di classe energetica A e B. Questo lo scenario di sconti IRPEF che prospetta per il prossimo futuro, fino al 2018, l’ANCE (Associazione Nazionale Costruttori Edili), che ha presentato la propria proposta al governo Renzi con la speranza che venga inserita nella Legge di Stabilità 2016. Si tratta di una strategia volta a rilanciare l’edilizia a sostegno delle produzioni ad alto contenuto tecnologico con effetti positivi per tutta la filiera delle costruzioni e per la riqualificazione urbana.
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L’obiettivo è quello di puntare su meno tasse e più incentivi per acquisto e affitto di edifici ad alta efficienza energetica per un grande piano di modernizzazione delle città. Il presidente ANCE, Claudio De Albertis, spiega:
«Dobbiamo agganciare la ripresa facendo diventare più forti e competitive le nostre imprese che possono e anzi devono giocare un ruolo di primo piano per la riqualificazione dei nostri centri urbani. Le misure che sta mettendo in campo il Governo non possono che essere di stimolo alla ripresa di un mercato che, come ben dice il Presidente del Consiglio, è stato messo in ginocchio da una crisi senza precedenti e da una politica fiscale fortemente penalizzante. Concentriamoci sulla riqualificazione delle nostre città avviando un grande processo di rottamazione e sostituzione di tutti gli edifici inquinanti, energivori e poco sicuri che non rispondono alle esigenze dei cittadini di oggi e né tanto meno a quelli di domani.
Un obiettivo che può essere raggiunto coinvolgendo tutta la filiera delle costruzioni che deve essere protagonista del processo di rigenerazione urbana vero e proprio driver di crescita e sviluppo per il Paese. Gli strumenti economico-fiscali per rendere possibile tutto questo ci sono e come ANCE abbiamo elaborato un pacchetto di proposte che mirano a favorire l’acquisto e l’affitto di alloggi ad alta efficienza energetica che ci auguriamo vengano messi presto in campo».
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Tra le richieste dell’ANCE:
- incentivi al mercato residenziale e alla riqualificazione urbana con detrazione IRPEF pari al 50% dell’IVA pagata per l’acquisto dell’immobile, da ripartire in 5 anni, e l’esenzione triennale da IMU e TASI per gli acquisti effettuati fino al 2018;
- razionalizzazione dei bonus fiscali per il ristrutturazioni edilizie e riqualificazione energetica;
- rivisitazione della local tax (IMU – TASI);
- agevolazioni per il ricorso al rent to buy, rinviando IVA, IRPEF e IRES al momento del riscatto e possibilità di accollare il mutuo eventualmente stipulato dal costruttore-promotore direttamente all’acquirente-conduttore;
- introduzione di una imposta fissa di 200 euro (di registro, ipotecaria e catastale) per lapermuta di un’abitazione vecchia con una nuova in classe energetica elevata e di un regime agevolato a favore delle imprese che prendano in permuta tali abitazioni, impegnandosi a riqualificarle sotto il profilo energetico e a rivenderle entro i cinque anni successivi.
Fonte: ANCE.