Archivi giornalieri: 24 marzo 2014

Convertitevi lo chiedo in ginocchio

 Durante l’incontro con l’associazione Libera il Pontefice si rivolge agli uomini e alle donne della mafia ·

22 marzo 2014

  

«Per favore, cambiate vita, convertitevi, fermatevi, smettete di fare il male!». È il forte appello che Papa Francesco ha rivolto «in ginocchio» agli uomini e alle donne della mafia venerdì pomeriggio, 21 marzo, nella parrocchia romana di San Gregorio vii, durante l’incontro con i familiari delle vittime della criminalità organizzata e i volontari dell’associazione «Libera». 

Si è trattato di un incontro molto intenso, durante il quale il Pontefice ha pregato per le vittime di tutte le mafie, ma anche per i mafiosi, quelli che, riferendosi al momento che stavano vivendo, ha definito «protagonisti assenti».

Sull’altare il fondatore di «Libera», don Luigi Ciotti — maglione blu e pantaloni scuri, il volto segnato dalle battaglie affrontate su quella strada divenuta ormai la sua parrocchia — a raccontare al Papa, così come si fa in famiglia, i sentimenti di quella gente che all’altare guardava con gli occhi gonfi.

Sino a quando si è alzato per raggiungere il microfono Papa Francesco è rimasto con il capo chino ad ascoltare. A volte annuiva, sottolineando le parole che altri pronunciavano; a volte serrava forte gli occhi, come nel momento in cui è stato ricordato che tra le oltre 800 vittime ci sono 82 bambini.

A rendere ancor più intenso il momento don Ciotti ha porto al Papa la stola che fu di don Giuseppe Diana, il sacerdote trucidato vent’anni fa a Casal di Principe. Il Pontefice l’ha indossata e ha benedetto la gente. Poi, si è tolto la stola, l’ha baciata e l’ha riconsegnata a don Ciotti.

Lavoro

Lavoro: Ilo, 74,5mln under-25 disoccupati nel mondo nel 2013

Nel 2013 erano circa 74,5 milioni i giovani disoccupati al di sotto dei 25 anni nel mondo, quasi un milione in più rispetto all’anno precedente. Il tasso di disoccupazione giovanile ha superato il 13%, ovvero quasi tre volte il tasso di disoccupazione degli adulti.

E’ il dato contenuto nell’ultimo rapporto dell’Ilo sulle tendenze globali dell’occupazione e rilanciato dalla stessa Organizzazione internazionale del lavoro in occasione di una iniziativa sulla Garanzia Giovani, vista come “una opportunità da non perdere”.

Il Rapporto Ilo mette in evidenza che nel 2013 i giovani disoccupati al di sotto dei 25 anni, nel mondo, sono arrivati a 74,5 milioni, quasi un milione in più rispetto al 2012. Il tasso di disoccupazione giovanile ha superato il 13% ovvero quasi tre volte tanto il tasso di disoccupazione degli adulti.

I giovani disoccupati e quelli scoraggiati fanno parte dei Neet, ovvero quei giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione. Secondo Eurostat, nel 2011, erano 7,5 milioni i giovani europei tra i 15 e i 24 anni e altri 6,5 milioni tra i 25 e i 29 anni completamente esclusi dal mercato del lavoro e da qualsiasi percorso formativo.

Scuola

Scuola: 160mila studenti all’anno lasciano superiori

E’ un esercito mediamente di 160 mila studenti all’anno quello dei ragazzi – considerati ”dispersi” nelle catalogazioni della statistica – che abbandonano la scuola secondaria superiore statale nel nostro Paese. In pratica, più di uno su quattro, il 27% degli iscritti, non ce la fa a tenere il passo con gli altri compagni di classe. Negli ultimi 15 anni, gli studenti che hanno gettato la spugna – ingrossando la schiera di chi non ha formazione e non trova lavoro – sono stati 2 milioni 900 mila, una cifra pari al 31,5% di coloro che si erano iscritti al primo anno. L’analisi è di Tuttoscuola ed è contenuta in uno studio che compara gli ultimi dati del Miur.

Nonostante la drammaticità della situazione fotografata dal report, il trend è in miglioramento rispetto allo scorso anno quando l’abbandono scolastico era a quota 29,7% con 20 mila dispersi in più: ma resta l’emergenza educativa per una “emorragia” che ci colloca sotto la media Ue e che “indebolisce il sistema Italia”.

Salute

Salute: indagine su insegnanti e cantanti

Tra ottobre 2011 e giugno 2012 sono stati valutati presso l’Istituto di Medicina del lavoro del Policlinico 82 soggetti tra i 20 e i 65 anni, prevalentemente di sesso femminile, distinti in 2 gruppi equiparabili per età e sesso: il primo gruppo era costituito da insegnanti e cantanti lirici, la cui attività professionale prevede un utilizzo importante dell’apparato vocale, e il secondo gruppo da soggetti di controllo. Fra i primi c’erano 26 insegnanti e 15 cantanti lirici (2 tenori, 2 baritoni, 9 soprani e 2 contralti), con un’esposizione professionale media di 23,5 anni, tutti volontari. Il secondo gruppo, omogeneo al primo per numero, età e sesso, è stato reclutato sempre su base volontaria tra gli utenti dell’Ambulatorio di otorinolaringoiatria dell’istituto.

Per ogni paziente è stata redatta una cartella clinica, comprensiva di anamnesi familiare, fisiologica, patologica remota e prossima. I soggetti sono stati sottoposti a un test di autovalutazione della voce, alla registrazione dello spettro vocale e a una rinolaringoscopia a fibre ottiche.

Ebbene, i risultati non lasciano dubbi: la maggior parte delle alterazioni morfo-funzionali evidenziate dagli esami è concentrata nel gruppo di cantanti e insegnanti, per una percentuale pari al 44% a fronte del 7% rilevato nel gruppo di controllo. Inoltre la prevalenza dei quadri endoscopicamente alterati risulta “lievemente superiore nella sottocategoria degli insegnanti rispetto a quella dei cantanti: 46% contro 40%”, scrivono i ricercatori. “Questo dato è facilmente spiegabile considerando che, tra i professionisti della voce, i cantanti pongono una particolare attenzione nei confronti delle proprie caratteristiche vocali”.

Infatti per formazione professionale il cantante deve acquisire un bagaglio di tecniche chiave per “ottimizzare le proprie p

 

Amianto

Amianto: 5mila morti all’anno

Un Piano nazionale amianto alternativo a quello del Governo Monti, una piattaforma on line per permettere ad ogni cittadino di segnalare in tempo reale la presenza di amianto sul territorio nazionale, una mobilitazione generale per chiedere al Governo di affrontare in modo concreto il problema della bonifica dei luoghi di vita e di lavoro. Sono le iniziative emerse durante la Seconda Conferenza Internazionale ”Lotta all’amianto: il diritto incontra la scienza” che si è conclusa oggi a Roma e che ha visto la partecipazione di oltre quaranta relatori tra giuristi, esperti di diritto del lavoro, medici, scienziati, rappresentanti delle istituzioni e del mondo politico.

Personalità di rilievo in campo internazionale che si sono confrontati su un dramma da troppo tempo sottovalutato: le ultime stime parlano di 5mila morti l”anno per patologie asbesto correlate, di circa 32milioni di tonnellate di materiali contenente amianto compatto e alcuni milioni di tonnellate di amianto friabile che tutt’oggi continuano a inquinare il territorio nazionale e di 2.400 edifici scolastici non del tutto bonificate. Dalla legge del 1992 che stabiliva la messa al bando dell’amianto solo 500mila tonnellate di materiale killer sono state bonificate in Italia, quindi solamente il 2% di quello presente sul territorio.

Disabili

Disabili discriminati sul lavoro, l’Italia vicina a una nuova condanna Ue

L’Italia rischia sanzioni di carattere economico e un ulteriore deferimento alla Corte di Giustizia Europea per mancata applicazione di una sentenza della stessa Corte sulla parità di trattamento dei disabili sul lavoro.

A paventare la possibilità di multe per il nostro paese e di deferimento addirittura per violazione dei trattati sono state fonti interne alla Commissione europea: l’esecutivo di Bruxelles sta infatti valutando l’adeguamento della legislazione italiana alla direttiva 2000/78/CE in merito alla non discriminazione delle persone con disabilità sul lavoro, dopo che la Corte di Giustizia UE aveva condannato l’Italia nel luglio 2013.

Il nostro paese aveva recepito la direttiva col decreto legislativo 216 del 9 luglio 2003, ma il massimo organo giuridico europeo non ha ritenuto questa legge sufficiente e ha chiesto all’Italia in particolare di recepire meglio l’articolo 5 della direttiva, che riguarda le soluzioni e gli adattamenti ragionevoli che il datore di lavoro deve mettere in atto per favorire l’inserimento delle persone disabili. Altri problemi rilevati dalla Corte sono il fatto che le misure per l’impiego di persone con disabilità sono spesso lasciate a discrezione delle autorità locali e non sono adottate in maniera organica e che c’è un mancato accesso ad adeguata formazione lavorativa per le persone disabili.

L’Italia, in risposta alla sentenza del luglio 2013, ha adottato la legge 99 del 9 agosto 2013, che la Commissione sta ora valutando e che, se troverà di nuovo insufficiente, porterà a un secondo deferimento dell’Italia e a un rischio di sanzioni economiche. Ma al di là dei cavilli legali e delle battaglie giuridiche, a portare il nostro paese sul banco degli imputati è stato un ventiseienne paraplegico abruzzese, che nel marzo 2013 ha presentato una petizione al Parlamento UE per chiedere che il governo si desse una mossa nel garantire a lui e a tutti i disabili come lui un accesso al lavoro dignitoso.

Il disabile è tornato di nuovo di fronte alla Commissione Petizioni dell’Europarlamento, e ha purtroppo constatato che l’Italia non si sta muovendo abbastanza velocemente ed efficacemente su questo dossier, al punto che la DG Giustizia della Commissione Europea, non ha escluso la possibilità di una multa per il nostro paese, una volta terminati gli accertamenti di Bruxelles.

Anche la presidente della Commissione Petizioni del Parlamento UE, scriverà nei prossimi giorni una lettera al presidente del Consiglio Renzi e al ministro del Lavoro Poletti perché considerino della massima priorità l’adeguamento dell’ordinamento italiano alla legislazione europea in materia di occupazione per le persone disabili.

sintesi da Redattore sociale

Povertà

Fondazione Zancan: poveri cresciuti di 1,5 milioni tra il 2011 e il 2012

L’Italia è ancora stretta nella morsa della crisi: tra il 2011 e il 2012 sono cresciuti di circa un milione e mezzo sia i poveri in ”povertà relativa” sia quelli in ”povertà assoluta”. Nel 2012 il 6,8% delle famiglie (1 milione 725 mila) e l’8% delle persone (4 milioni 814 mila) si trovava in condizioni di povertà assoluta, in forte aumento rispetto al 2011 quando l’incidenza era del 5,2% tra le famiglie e del 5,7% tra le persone (Istat, 2013). Il fenomeno ha connotati particolarmente drammatici nel Sud Italia. 

La disoccupazione è una realtà per 3 milioni di persone e altrettante sono quelle che hanno rinunciato anche alla ricerca di un impiego. I giovani sono i più penalizzati. Il tasso di disoccupa-zione complessivo nel 2012 era pari al 10,7%, con punte del 35,3% tra i 15-24enni, spiega il rapporto.

E aumentano le disuguaglianze sociali: tra l’inizio della crisi e il 2010, in Italia il reddito disponibile del 10% delle famiglie più ricche si è ridotto dell’1% annuo (in linea con il trend internazionale), mentre quello del 10% delle famiglie più povere è diminuito del 6,2% annuo (Ocse).

Secondo la Fondazione Zancan le risposte a tutto questo sono fallimentari poiché le risorse, che pur ci sono, non vengono impiegate in modo adeguato. La spesa totale delle amministrazioni pubbliche per prestazioni di protezione sociale (sanità, previdenza, assistenza) negli ultimi due lustri è aumentata complessivamente del 44 per cento (Istat) , ma senza una contropartita in termini di risultati. Oggi la spesa totale è in larga parte assorbita dalla quota destinata a vecchiaia e superstiti: nel 2010 questa voce valeva circa il 60%, ben oltre il livello medio europeo (45%).

A livello locale, nel 2010 la spesa complessiva dei comuni per i servizi sociali è stata di 7.127 milioni di euro (117,83 euro pro capite), il livello più elevato dal 2006 e in leggero aumento rispetto al 2009. La voce di spesa destinata alla lotta alla povertà e al disagio economico nel 2010 ammontava a 2.289 milioni di euro, l’1,15 per cento in più del 2009 (2.263 milioni di euro).

La situazione, però, non è omogenea sul territorio nazionale, confermando grandi differenziali tra aree del paese già registrati nelle precedenti edizioni del Rapporto. Le regioni a statuto ordi-nario del Centro Nord hanno una spesa sociale complessiva pro capite due volte e mezza quelle delle regioni del Sud (136,16 contro 53,12 euro). Il divario aumenta se si considera la spesa per ridurre il disagio economico delle persone e delle famiglie (36,62 contro 9,74 euro) e diminuisce nel caso della spesa per la povertà dove il rapporto è di quasi uno a due (9,17 euro contro 4,31 euro).

Lavoro

Cgil: “Urge creare lavoro e su contratti solidarietà Governo discuta i criteri”

Riparte a febbraio la richiesta di ore di cassa integrazione, poco oltre la media di 80 milioni di ore mese registrate da gennaio 2009 a oggi, coinvolgendo così circa 480 mila lavoratori a zero ore che hanno subito a partire da inizio anno un taglio del reddito di 630 milioni di euro, ovvero 1.300 euro netti in meno in busta paga per ogni singolo lavoratore. Lo rileva la Cgil.

”La mole, enorme e costante, di ore di cassa che ci accompagnano dall’inizio della crisi ad oggi dimostra come la crisi stia ancora dispiegando i suoi effetti sul tessuto produttivo e sulla condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori”, afferma il segretario confederale della Cgil, Elena Lattuada.

Dai dati dell’osservatorio Cig del sindacato emerge che ”c’è un bisogno vitale di un cambio nella politica economica che sostenga gli investimenti a favore della creazione di posti di lavoro e, allo stesso tempo, tempo rispondere alle emergenze procedendo al rifinanziamento della cassa in deroga”. Secondo la dirigente sindacale, infatti, ”precarizzare” la sola offerta, come fatto con il dl lavoro, non aiuta ma al contrario conferma le stesse ricette di svalorizzazione del lavoro che ci hanno condotto nella crisi”.

”Gli interventi che prevedono percorsi di reinvestimento e rinnovamento strutturale delle aziende aumentano ma sono ancor in numero troppo limitato, rappresentando infatti solo il 6,20% del totale dei decreti. Resta quindi uno dei segnali più evidente del processo di deindustrializzazione in atto nel Paese.

Circolari e messaggi inps

 


 

 

 

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Sono stati trovati circa 7317 risultati nella categoria Circolari

 

Circolare n. 33 del 20-03-2014

Oggetto: Art. 36, c. 7, D.Lgs. 10/9/2003, n. 276 – versamenti volontari integrativi della contribuzione obbligatoria dovuta in corrispondenza di periodi regolati da contratto di lavoro intermittente.

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Circolare n. 32 del 13-03-2014

Oggetto: Benefici per il reimpiego di lavoratori licenziati. Decreti direttoriali del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali n. 264 del 19 aprile 2013 e n. 390 del 3 giugno 2013. Istruzioni contabili. Variazioni al piano dei conti.

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Circolare n. 31 del 10-03-2014

Oggetto: Accentramento dei pagamenti delle prestazioni di fine servizio ex Enpas e ex Inadel (TFS e TFR) erogate dall’Istituto. Integrazione tra il sistema gestionale SIN e il sistema contabile SAP R3. Istruzioni operative e contabili. Variazioni al piano dei conti.

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Circolare n. 30 del 03-03-2014

Oggetto: Istruzioni operative in tema di approvvigionamenti, gestione dei contratti, monitoraggio e controllo della spesa. Nuovi strumenti gestionali amministrativi – contabili.

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Circolare n. 232 del 29-7-1994

Oggetto: Circolare n. 218 del 19 luglio 1994: – Precisazioni a modifica – Istruzioni operative per il conguaglio dei maggiori benefici spettanti, per il periodo dal 1 ottobre 1993 al 31 dicembre 1993, da parte dei datori di lavoro che operano con il sistema DM.

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Circolare n. 246 del 25-8-1994

Oggetto: D.M. 8 luglio 1994. Regime contributivo della panatica dei marittimi.

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Circolare n. 73 del 11-4-1988

Oggetto: Riflessi della procedura ARPA nei confronti delle norme operative della prosecuzione volontaria.

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Circolare n. 308 del 23-11-1994

Oggetto: Convenzione INPS – UNIONCAMERE – CERVED.

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Circolare n. 81 del 4-5-2007

Oggetto: Operai agricoli assunti a tempo indeterminato – art. 01 del D.L. 10 gennaio 2006, n.2, convertito con modificazioni dalla Legge 11 marzo 2006, n.81 – possibilità di compensazione con i contributi per i datori di lavoro che anticipano le prestazioni.

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Circolare n. 148 del 24-11-2010

Oggetto: Circolare 106 del 3 agosto 2010 – modifiche della disciplina delle rateazioni dei crediti in fase amministrativa. Chiarimenti. Riflessi ai fini dell’obbligo di denuncia all’Autorità giudiziaria, ai sensi dell’art. 2, della legge 11 novembre 1983, n. 638, e del rilascio del DURC.

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Santa Caterina di Svezia

 

Santa Caterina di Svezia


Santa Caterina di Svezia

Nome: Santa Caterina di Svezia
Titolo: ReligiosaRicorrenza: 24 marzo

Nacque sul principio del secolo XIV dalla celebre S. Brigida e dal principe Ulfone di Noricia. Già i loro avi si erano distinti per virtù e in modo particolare per devozione alla passione del Salvatore. Caterina fu il fiore più bello e fragrante che Dio concesse ai due santi coniugi. Bambina fu affidata all’educandato delle religiose del monastero di Rosberg. Il Signore la voleva tutta per sè, e a questo scopo permise che il demonio alcune volte la molestasse e la facesse soffrire. La Santa sempre più andò staccando il cuore dai passatempi e divertimenti della età, andò sempre più confermandosi nella volontà di darsi tutta a Dio nello stato verginale. Però per ubbidire al padre sacrificò il suo alto ideale, per passare a nozze col ricco e nobile cavaliere Edgardo. Seppe tuttavia parlare così eloquentemente dei pregi della verginità, che lo sposo consentì di vivere con lei in perpetua continenza, emettendo entrambi il voto di castità: voto che sempre osservarono. Ebbe a soffrire innumerevoli beffe, rimbrotti e contraddizioni, perfino da parte di un fratello; ma essa altro non amava nè cercava che di piacere a Dio. 

Mortole il padre, raggiunse la madre a Roma, seguendola nei suoi pellegrinaggi e nell’arduo apostolato fra i miseri e gli infermi. In questo frattempo Dio chiamò al premio il pio suo sposo Edgardo. 

Essendo ancora giovane ed avvenente, e rifiutando seconde nozze, innumerevoli furono le insidie e le lusinghe tentate da uomini brutali per recidere il giglio immacolato della sua verginità. Sempre trionfò con l’aiuto di Dio, cui di continuo era unita colla preghiera, aiuto manifestatosi alle volte anche miracolosamente. Passava quattro ore al giorno in preghiera intensa e in contemplazione. Ereditò le virtù e lo spirito di carità e di apostolato di sua madre, colla quale rimase per 25 anni: ne accolse l’ultimo respiro e ne portò le sante reliquie in Svezia. Tornata in patria, si ritirò in un monastero, ove fu superiora. Più tardi si recò nuovamente a Roma, per la canonizzazione della madre. Vi rimase cinque anni, spendendo il tempo che le rimaneva dalle occupazioni più importanti al servizio degli infermi e derelitti. Il Signore volle per suo mezzo compiere innumerevoli miracoli. Tornò infine in patria, nel suo monastero, ove morì il 22 marzo 1381. 

PRATICA. Impariamo da questa Santa la custodia degli occhi. 
PREGHIERA. O Dio, che nella beata Caterina ci desti sì mirabile esempio di purezza illibata, concedici, te ne preghiamo, per sua intercessione, che noi, puri di mente e di cuore, consacriamo tutte le nostre forze al tuo santo servizio.