Istat, potere acquisto famiglie in calo del 4,7%
Nel 2012, a fronte di una flessione del prodotto interno lordo del 2,4%, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito del 4,7%. E’ quanto affermato dal presidente dell’Istat in audizione alla commissione Finanze del Senato. ”Si tratta di una caduta di intensità eccezionale, che giunge dopo un quadriennio caratterizzato da un continuo declino”, ha detto.
L’aumento del prelievo fiscale ha notevolmente contribuito alla forte contrazione del reddito. Il reddito primario, che esprime l’insieme della remunerazione dell’attività produttiva delle famiglie consumatrici, si è ridotto rispetto all’anno precedente (-1,4%), subendo gli effetti sia della forte contrazione dei redditi da lavoro autonomo, sia della riduzione dei redditi derivanti dall’attività di locazione.
Su questi ultimi ha agito l’imposta municipale sugli immobili (Imu), con oltre il 60 per cento di tale imposta pagata dalle famiglie. Le imposte correnti pagate dalle famiglie consumatrici sono aumentate nel 2012 (+5,7%), di più nel Mezzogiorno (6,7%).
Questo aumento, insieme a quello dei contributi sociali (+0,6%), alla contrazione dei trasferimenti (-3,7%), e al lordo di una crescita del 2% delle prestazioni sociali, ha determinato nel 2012 una contrazione del reddito disponibile del 2%.
Nel complesso, l’incidenza sul reddito imponibile delle imposte correnti sul reddito e sul patrimonio (carico fiscale corrente) delle famiglie consumatrici ha raggiunto il 16,1%, un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente e il livello più alto dal 1990. Se a questo si aggiungono le altre imposte, rappresentate essenzialmente dall’Imu, e i contributi sociali effettivi e figurativi, l’incidenza del carico fiscale e contributivo corrente sul reddito disponibile tocca nel 2012 il 30,3% in amento rispetto all’anno precedente (29,4%).