Archivi giornalieri: 11 marzo 2014

Sindacati

Sindacati-Renzi: duello di tweet
Camusso: «Risposte o sciopero»

 
Camusso, Bonanni

Continua il duello verbale tra Renzi e i sindacati. La Cgil risponde «in rima» con un tweet alle dichiarazioni fatte ieri a «Che tempo che fa» da Matteo Renzi, che ha richiamato i sindacati e li ha invitati a mettere on line le spese. «Cosa abbiamo fatto negli ultimi anni? – scrive il sindacato di Susanna Camusso – Per avere un’idea di attività e conti, dare un’occhiata ai…resoconti».

CAMUSSO: RENZI DISATTENTO A
QUELLA PARTE DEL PAESE CHE HA GIA’ PAGATO

«Renzi mi è parso disattento al fatto che c’è una parte del Paese che ha pagato un prezzo altissimo durante questa crisi, che ha più volte cercato di invertire le politiche economiche proprio perchè la crisi non continuasse a precipitare». Lo ha dichiarato Susanna Camusso, segretario generale dell Cgil, intervenuta a Bari al IV Congresso della Camera del Lavoro Metropolitana e provinciale di Bari. «Renzi – ha proseguito – deve sapere che quella parte del Paese e quella parte del mondo del lavoro e delle pensioni sta guardando ai suoi tanti annunci e alle coerenze che poi ci saranno tra gli annunci che fa e l’idea di avere una effettiva svolta di politica economica». Per il segretario della Cgil, «Renzi deve sapere che se risposte ai lavoratori non arrivano o se si tolgono risorse e si riduce la coperta degli ammortizzatori ci sarà un problema di risposta al mondo del lavoro». 

CAMUSSO: CONTINUIAMO A NON SAPERE COSA È JOBS ACT
La Cgil è pronta alla mobilitazione se il governo Renzi non darà risposte concrete e non accoglierà le proposte su occupazione e fisco avanzate dal sindacato. Susanna Camusso chiede all’esecutivo più investimenti e di destinare tutte le risorse previste al taglio del cuneo fiscale e spiega, a Radio articolo 1 (www.radioarticolo1.it), che «ancora continuamo a non sapere cosa è il jobs act».

BONANNI A RENZI: ECCO BILANCI ONLINE
CISL DA 2002, RISPETTI SINDACATO
#Renzirispettisindacato: è questo il nuovo hashtag lanciato dal segretario generale della Cisl sul proprio profilo Twitter e rilanciato dalla Cisl Nazionale. «Ecco i bilanci online Cisl dal 2002 ad oggi», scrive Bonanni, allegando il link cisl.it/risorse/ dove sono pubblicati i bilanci della Cisl dal 2002 certificati da una società esterna. «Vieni in Cisl per l’anagrafe degli iscritti», aggiunge ironicamente Bonanni, invitando il presidente del Consiglio a visionare la banca dati degli iscitti al sindacato. 

BONANNI: SUI SINDACATI RENZI
MODERI I TONI E CREI COESIONE

«Il presidente del Consiglio dovrebbe moderare i toni, dovrebbe creare coesione in un momento così difficile come ora e non unirsi a coloro che alimentano la spirale del populismo». Così il segretario della Cisl Raffaele Bonanni a Sky TG 24 Mattina in merito alle parole del premier Matteo Renzi, che si è detto poco preoccupato da un’eventuale opposizione dei sindacati al piano di riforme. «Quindi – ha proseguito il leader della Cisl – molta più calma, molta più determinazione, bene per quello che fa ma c’è bisogno anche di molta concordia nel Paese». «Se il governo vuole assecondare anche le imprese – ha concluso Bonanni – c’è una misura che può fare subito: se ha coraggio Renzi lì deve muoversi. Deve ridurre della metà le tasse sugli utili reinvestiti e sui primi investimenti. Se ha coraggio lo faccia».

BONANNI, RENZI COSTRETTO
A FARE QUANTO DETTO DA NOI
Il presidente del consiglio Matteo renzi è stato costretto a fare sulle tasse quanto indicato dal sindacato. Questa l’opinione del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanno. «È ciò che abbiamo chiesto insistentemente – ha dichiarato Bonanni ai microfoni del Gr 1 Rai, in merito all’annunciato taglio di 10 miliardi – e credo che Renzi l’abbia fatto perchè non poteva fare diversamente. Non tener conto delle famiglie dei lavoratori e dei pensionati, sarebbe stato per lui una prima sconfitta nella decisione sapendo che ha la campagna elettorale». 

LANDINI: SE TAGLIO IRPEF
A REDDITI BASSI È COSA GIUSTA
«Io sto al merito. Se il governo decide in questa fase di ridurre l’Irpef ai redditi più bassi fa una cosa giusta. Del resto è una richiesta sindacale da tempo». Lo sottolinea il leader della Fiom Maurizio Landini in vista del procedimento dell’esecutivo sul cuneo fiscale. «La sfida- aggiunge- a chi vuole cambiare il Paese è sui contenuti del cambiamento. Renzi dovrebbe essere più attento alle cose che fa e non alla dinamica interna della Cgil. Il governo- aggiunge a margine di un convegno di Sel a San Macuto- pensa di intervenire direttamente saltando gli organi di rappresentanza. Il problema non è lamentarsi per un tavolo ma la sostanza di quello che si fa». E sulle critiche ai sindacati da parte del premier conclude: «Che il sindacato deve cambiare lo dico da prima di Renzi».

Film su Berlinguer

Veltroni e il film su Berlinguer
«Preparatevi a piangere»

 
enrico berlinguer archivio unità 480
listen this page
A – A

Ce la ricordiamo ancora quella foto di Berlinguer sorridente dietro la sua scrivania di direttore de l’Unità in via Due Macelli. Era accanto all’immagine di Bob Kennedy ritratto sulla spiaggia con il suo cane. Due simboli, due mondi lontani. Walter Veltroni è «ossessionato» dalla memoria, la coltiva con un pizzico di nostalgia ma cercando di guardare al futuro. E anche l’idea di fare un film su Enrico Berlinguer nasce da questa sua ostinazione. «È un atto d’amore verso un uomo che per me è stato importante», dice. Il film si chiama Quando c’era Berlinguer, arriverà nei cinema il 27 marzo e il 6 giugno passerà sui canali Sky. «Preparatevi a piangere», dice sorridendo, mentre riannoda i fili del suo lungo viaggio.

Veltroni, perché un film su Berlinguer proprio oggi? Secondo un sondaggio per il 38% degli italiani è solo un uomo del passato…

«Le racconto come mi è venuta l’idea. Tempo fa fui invitato a presentare un documentario sul leader socialdemocratico svedese Olof Palme. Pensai che era strano non ci fosse un lavoro così su Berlinguer e sulla nostra storia. E allora ho cercato di puntare non solo sull’elemento biografico ma di ricostruire, attraverso le immagini, una pagina straordinaria dell’Italia in una fase che fu crocevia tra due momenti storici. Non a caso il film si intitola Quando c’era Berlinguer. Quel titolo ha un doppio significato: raccontare di che cosa è stato quel periodo e rivivere la forza di un grande disegno strategico».

Ma com’è il film? Che cosa vedremo di Berlinguer?
«Ci sono tre elementi. C’è un ricco materiale d’archivio, con pezzi inediti su Berlinguer politico. Poi ci sono le interviste ai protagonisti e cito quelle a Napolitano e a Gorbaciov. Infine ho girato una parte del film nei luoghi di Berlinguer, nella Sardegna che lui amava».

Quindi sarà un film che segue tutto il percorso umano del leader del Pci?

«No, ho scelto di concentrarmi sul tempo della sua segreteria, dall’inizio degli anni Settanta fino alla sua morte nell’84. E sono partito da una domanda che per me è essenziale: come riuscì Berlinguer a trasformare un partito sempre fermo attorno al 25% dei consensi e che non aveva prospettive di governo in un partito che fu votato da un italiano su tre e che, pur chiamandosi comunista, arriva a un passo dal governo? Quello era un tempo aspro, più di oggi. C’era la guerra fredda, i blocchi militari contrapposti. E qui da noi c’era il terrorismo. È in quel contesto che Berlinguer cerca, attraverso un’innovazione impressionante, di portare il Pci vicino al governo. Poi c’è il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro che spezza la storia. Il compromesso storico nasce come tentativo di sbloccare la democrazia italiana verso l’alternanza, senza rischiare un esito cileno».

Non pesarono in quegli anni, oltre alla paura cilena, anche i torbidi tentativi di golpe?
«Certo, non dimentichiamo che il tintinnio di sciabole c’era stato nel 1964 e poi nel 1970. Berlinguer capisce quel passaggio delicatissimo. E lo affronta con l’innovazione. Dice con chiarezza che per l’Italia è meglio stare sotto l’ombrello della Nato. Poi rompe il flusso dei finanziamenti sovietici al partito. Insomma, trasforma il Pci in un grande partito nazionale nel quale si riconoscono elettori comunisti e non comunisti. Questo è il miracolo di Berlinguer. 

PrecedentePrecedente
Pagina 1 di 3

Governo

Ue, Padoan: «Cuneo fiscale
sarà coperto da tagli a spesa»

 
pier carlo padoan ocse 640
10 marzo 2014
listen this page
A – A

Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan ha illustrato all’Eurogruppo «il programma del governo italiano» che è basato su un «orizzonte temporale di medio termine». 

Nel corso della conferenza stampa a Bruxelles, il titolare di via XX settembre spiega: «Il taglio del cuneo fiscale sarà coperto in modo permanente «da tagli alla spesa». La spending review è «uno sforzo fondamentale, non solo uno strumento per ottenere risorse, ma anche per cambiare meccanismi di spesa, è una riforma strutturale». 

«La priorità per l’Italia è naturalmente quella di politiche a favore di crescita e occupazione, non disperdendo l’enorme risultato di avere oggi finanze pubbliche più sostenibili di qualche tempo fa, sarebbe una sciochezza, per usare un understatement». «Mettere in discussione vincoli e regole vorrebbe dire che quel che si è fatto era sbagliato, ma per me non era così. Spostiamo l’enfasi su crescita e occupazione». 

«Molte delle direzioni del governo sono in linea con le direzioni e gli obiettivi del governo precedente, intendiamo accelerare i meccanismi di implementazione che portano altre risorse, come la spending review che è uno strumento fondamentale». Inoltre, ricorda, «i numeri che abbiamo sott’occhio sono più vicini a quelli della Commissione di quanto non fossero in passato. Il mio atteggiamento è di esser prudente». 

Padoan, infine, sottolinea: «Ho spiegato che veniamo in Europa per fare delle cose, non per chiedere favori». «Ho riferito – ha detto Padoan – che cosa intende fare il governo, e i colleghi mi hanno ascoltato con interesse. Spero di averli tranquillizzati; e soprattutto – ha sottolineato – ho detto che l’Italia viene in Europa non per chiedere favori, ma per fare delle cose: trovare le risorse per migliorare la competitività in modo permanente e credibile, con un taglio delle tasse accompagnato da un taglio della spesa pubblica e al tempo stesso migliorare il funzionamento del mercato del lavoro. I risultati di quest’azione – ha concluso il ministro – saranno crescenti nel tempo, e probabilmente significativi nel giro di due-tre anni».

Le quote rosa

Le quote rosa bocciate con voto segreto. Ira donne Pd, Renzi: “Le applicheremo”

Il nodo da sciogliere era quello delle quote rosa: Forza Italia, contraria, ha comunque lasciato libertà di voto dopo la ‘rivolta’ delle deputate in bianco. Il Pd si spacca: una settantina i voti mancanti. Il governo si rimette all’Aula. 

SONDAGGIO Parità uomo-donna nella legge elettorale, sei d’accordo?

Roma, 10 marzo 2014 – La riforma della legge elettorale torna in Aula e, secondo la speranza di Matteo Renzi, intervistato a ’Che tempo che fa’ si chiude al massimo domani. Si sono conclusi intorno alle 21, con tre ripetuti no – in votazione segreta – sulla parità di genere nella nuova legge elettorale, i lavori di oggi in aula alla Camera sull’Italicum. Si riprenderà domani mattina con le votazioni sugli altri emendamenti, con l’obiettivo di giungere in giornata al voto finale. Cosa possibile in forza delcontingentamento dei tempi, nonostante i nodi ancora da sciogliere a partire dal tema delle preferenze.

IL RETROSCENA: HANNO VINTO GLI UOMINI

RENZI: RISPETTEREMO L’ALTERNANZA –  Di fronte alpalese disappunto delle donne Pd (col voto segreto mancavano molti sì dati per certi), il premier matteo Renzi assicura: “Il Pd rispetta il voto del Parlamento sulla parità di genere. Ma rispetta anche l’impegno sancito dalla direzione su proposta del segretario: nelleliste democratiche l’alternanza sarà assicurata”. Renzi che rivendica, via facebook, la sua coerenza: “Ho mantenuto la parità di genere da presidente della Provincia, da sindaco, da segretario, da presidente del consiglio dei ministri. Non intendo smettere adesso”.

BOLDRINI: AMAREZZA – “Come presidente della Camera dei deputati rispetto il voto dell’aula. Ciò nonostante non posso negare la mia profonda amarezza perché una grande opportunità è stata persa, a detrimento di tutto il Paese e della democrazia”, dice Laura Boldrini. 

SU TWITTER ESPLODE LA RABBIA PD

I TRE ‘NO’ SEGRETI – Qualche applauso isolato dai banchi di Forza Italia e il plateale disappunto delle deputate. Sono le reazioni che hanno accolto in Aula alla Camera la bocciatura del terzo e ultimo emendamento sulla parità di genere nella legge elettorale. Alla proclamazione del voto, si è levato un brusio soprattutto dai banchi del Pd: molte deputate in dissenso hanno subito lasciato l’Aula. Rosy Bindi andando via ha applaudito con aria indignata i colleghi di Fi.

Intorno alle 20, il primo emendamento sulla parità di genere, a firma di Roberta Agostini, è stato respinto dall’aula di Montecitorio con 335 voti contrari e 227 favorevoli. L’emendamento prevedeva l’alternanza di genere nella composizione delle liste.

Mezz’ora dopo Il secondo emendamento di Roberta Agostini per la parità di genere (quello che prevede l’alternanza dei capilista) è stato respinto con 344 voti contrari e 214 a favore. Rispetto al primo voto (primo emendamento Agostini), i no aumentano, sono 9 in più.

Insomma, il Pd si spacca, si parla di una settantina di voti mancanti: se avesse sostenuto compattamente entrambi gli emendamenti, avrebbe potuto contare sui 293 deputati componenti il gruppo. Senza contare che gli emendamenti sono stati votati dai 36 deputati di Sel, da molte parlamentari del centrodestra e degli altri gruppi.
 

VOTO SEGRETO –  Gli emendamenti si votano a scrutinio segreto. La votazione segreta è stata chiesta da 46 deputati singoli (e quindi non da un gruppo parlamentare). A quanto si apprende, molti di loro sono proprio di Fi.

FRIZIONI IN FORZA ITALIA – Prima dell’inizio della discussione Francesco Paolo Sisto dichiarava: “Forza Italia dice no alle quote rosa perché sarebbero una norma con problemi di incostituzionalità evidenti”. E aggiungeva che “le leggi non si fanno su spinta emotiva, sulla base di pressioni anche garbate ma insistenti. E le politiche culturali non si fanno con le norme”.

Poi il partito è sceso a più miti consigli, tanto che Renato Brunetta parla di libertà di voto: “Dopo che il Governo si è rimesso all’Aula sulla parità di genere il mio partito, come il Pd e altri, ha dato libertà di voto ai suoi deputati”. Brunetta risponde alle critiche della collega Stefania Prestigiacomo: “non si capiscono polemiche o dissensi rispetto al gruppo, perché su questo tema, ancora così controverso, prevale e prevarrà la liberta’ di voto”. 

CHI BIANCO E CHI NO – Molte deputate per protesta si sono vestite di bianco (FOTO) accogliendo l’appello di Laura Ravetto di Forza Italia. Non ha aderito invece all’iniziativa il ministro per i Rapporti con il Parlamento e le Riforme, Maria Elena Boschi, vestita in camicia verde scuro e pantaloni neri. 

IL GOVERNO SI RIMETTE AL PARLAMENTO – Sulle quote rosa il Governo non prende posizione e si rimette all’Aula, mentre sugli altri nodi della legge elettorale (il salva-Lega e le candidature multiple) Palazzo Chigi darà parere contrario. Le deputate del Pd e le colleghe degli altri schieramenti che hanno appoggiato i due emendamenti a prima firma Agostini puntano sull’emendamento che prevede l’alternanza di genere per i capilista nella proporzione di 60-40 per cento. Ma sono soprattutto i numeri a ipotecare fortemente l’approvazione degli emendamenti. Il documento-appello pro quote rosa è stato infatti sottoscritto da 90 deputate su 197. Le più nette divisioni si registrano all’interno di Forza Italia, ma anche nel Pd – con le renziane che non hanno appoggiato apertamente la battaglia delle colleghe – manca l’unanimità.

IL COMITATO DEI 9 – Congelata la questione delle quote rosa, il Comitato dei 9 ha detto sì alla riformulazione dell’emendamento alla legge elettorale sulla delega al governo“I collegi plurinominali non possono essere superiori a 120”. Questo è quanto prevede la riformulazione dell’emendamento in esame in Aula. “L’intesa è stata raggiunta in zona Cesarini”, afferma in Aula il relatore Francesco Paolo Sisto.

GRILLO ATTACCA BOSCHI, “MA NON E’ SESSISMO” – “Il ministro Boschi abbia perlomeno la dignità di non minacciare i deputati quando tentano di fare qualcosa e la presidente Boldrini, anziché fare editti bulgari in diretta tv contro la satira, faccia il suo dovere e chieda al ministro di rispettare l’iter parlamentare”, scrive Grillo in un minipost in cui racconta di un biglietto intimidatorio inviato dal ministro alla Ncd Dorina Bianchi: “‘Se passa l’emendamento che hai difeso, salta tutto e si va a votare. Voglio vedere dove prendi i voti per essere eletta’. Firmato Maria Elena”, scrive Grillo. Immediata la smentita della Boschi che fa sapere attraverso il suo staff: E’ triste che per fare strumentale polemica politica si debba ricorrere a simili metodi per i quali il ministro si riserva di agire le vie legali”. Poco dopo arriva anche la replica della vicecapogruppo di Ncd che smentisce a sua volta l’episodio e descrive come “fantasiose” le ricostruzioni del leader Cinque Stelle. “Ribadisco di non aver mai ricevuto alcun biglietto dal ministro Boschi – fa sapere Dorina Bianchi – Per questo non posso neppure commentare le fantasiose ricostruzioni di Grillo, mancando proprio l’oggetto delle sue insinuazioni. A Grillo, oltretutto, sarà sfuggito che già venerdi scorso c’era stata la smentita. Evidentemente avrà fatto il weekend lungo..”.

Lista Tsipras

 
 
 

Lista Tsipras, Moni Ovadia: “Il mio nome non è uno specchietto per le allodole”

Le candidature della Lista Tsipras sono pubbliche da pochi giorni e le polemiche sui nomi inseriti nelle liste sono al punto più alto. A suscitare scalpore le dichiarazioni di tre teste di serie come Moni OvadiaBarbara Spinelli e Adriano Prosperi che annunciano: “Se eletti lasceremo il posto ad altri”. Per l’attore e scrittore non si tratta “di uno specchietto per le allodole, lo abbiamo detto chiaro dall’inizio. Vogliamo solo dare la visibilità che serve a questa lista, perché l’informazione in Italia non è Il Fatto Quotidiano”. Per Ovadia, la lista Tsipras “è l’ultimo impegno elettorale, poi farò altre battaglie. Lo faccio perché è una lista europea, per le elezioni in Italia non ci sarà più niente a che fare per diversi lustri”. Sotto il nome del leader greco sono state accantonate vecchie rivalità come quella tra Sel e Prc, che però nel caso di election day non correranno assieme per eleggere il nuovo presidente della Regione Piemonte: “Ecco perché questa lista in Italia non funziona”  di Cosimo Caridi

Sgravi alle famiglie

ECONOMIA

11/03/2014 – I TAGLI AL FISCO

Sgravi alle famiglie a basso reddito
In media 80 euro

Circa 11 milioni di italiani beneficeranno dello sconto. Si applica al reddito dei dipendenti fino a 25 mila euro
Il governo ha destinato 10 miliardi ai tagli fiscali

 
MARCO SODANO
TORINO
 

Bisogna detassare prima l’uovo o la gallina? È meglio concentrare i dieci miliardi disponibili per gli sconti fiscali sull’Irpef (cioé le tasse pagate dai lavoratori dipendenti) o invece dirottarli sull’Irap, che è pagata dalle aziende? Secondo i sostenitori della scuola-Irpef buttare i dieci miliardi nelle tasche dei lavoratori a basso reddito significa incoraggiare le famiglie a spendere e, di conseguenza, spingere le aziende a produrre (e magari anche a guadagnare) di più. Il meccanismo virtuoso dovrebbe poi completarsi nel momento in cui l’aumento di produzione richiederà nuovi posti di lavoro. Secondo la scuola-Irap, invece, il primo motore da riavviare è quello della tartassatissima impresa. Alla fine il governo ha preferito l’Irpef. 

 

La scuola pro-Irpef  

I numeri dicono che se il taglio da 10 miliardi dovesse essere impiegato esclusivamente per ridurre l’imposta sui redditi da lavoro inferiori a 25mila euro annui, ci sarebbero circa 10-11 milioni di potenziali beneficiari: ognuno dovrebbe ricevere in busta paga un aumento di circa 80 euro al mese (da un massimo di 200 euro a un minimo di 51).  

A questo risultato si arriva sottraendo dai 32 milioni di contribuenti che stanno sotto i 25mila euro annui 15 milioni di pensionati (per ora sono esclusi) e sei milioni di incapienti, ovvero gli italiani che hanno un reddito così basso che non pagano l’Irpef. Visto che l’aumento in busta paga sarebbe effetto di uno sconto fiscale, chi non paga tasse non può godere dei benefici dello sconto. 

Se invece il governo avesse diviso l’intervento, destinando due terzi dei 10 miliardi ai lavoratori e un terzo alle imprese, l’aumento in busta paga sarebbe stato sensibilmente più basso. In proporzione: nelle tasche del lavoratore sarebbero arrivati solo 55 euro in più al mese. Cifra giudicata troppo bassa per dare una spinta ai consumi, anche se è vero che le famiglie nelle fasce di reddito interessate sono quelle che hanno esigenze più immediato e meno capacità di risparmiare: facile immaginare che il denaro distribuito a loro torni subito in circolazione (generando, per esempio, gettito Iva). 

 

La scuola pro-Irap  

Sul fronte opposto, i sostenitori della scuola-Irap hanno ribattuto che il carico fiscale sulle aziende è ormai insopportabile – «siamo vicini al 70%» secondo Unimpesa – e che la prima area di intervento, se davvero il governo vuole vedere nuove assunzioni (saranno queste, poi, a incoraggiare le famiglie a spendere) bisogna cominciare ad alleggerire la pressione sulle imprese. 

Lo Stato incassa circa 35 miliardi l’anno dall’Irap. Se tutti i dieci miliardi disponibili fossero stati concentrati su questo versante, si sarebbe arrivati a uno sconto del 28% circa. C’è una complicazione tecnica: circa 12 miliardi, sui 35, sono pagati dalle amministrazioni pubbliche (da aziende dello Stato).  

La loro Irap è una partita di giro: il governo incassa l’imposta da imprese che funzionano con i trasferimenti statali. In buona sostanza, lo sconto alle imprese pubbliche non va finanziato, e il totale dell’Irap «aggredibile» sarebbe sceso a 23 miliardi, portando lo sconto possibile oltre il 40%. 

 

Nell’arcipelago-Irap è però molto difficile capire lo sconto medio che avrebbe potuto ottenere ogni impresa: l’imponibile si calcola sul numero di dipendenti, l’imposta si paga alle Regioni per finanziare la sanità e quindi, paese che vai aliquota che trovi. Prendendo come punto di riferimento la media regionale si deduce che per le imprese piemontese lo sconto medio sarebbe stato di circa 2.400 euro, in Lombardia sarebbe arrivato a 4.000, nel Lazio – dove il buco sanitario si fa sentire e la tassazione è da record – anche oltre. Se invece i dieci miliardi fossero stati divisi, due terzi ai lavoratori e un solo alle imprese le cifre sarebbero scese a 800 euro in Piemonte, 1300 in Lombardia e poco di più nel Lazio.  

 

Anche su questo versante, insomma, lo sconto sembra poca cosa. L’obiezione di chi non è d’accordo è che le aziende, se non vendono i loro prodotti, non assumeranno mai: che ci siano o meno gli sconti fiscali poco importa, si rischia che le risorse impiegate dal governo restino nel sistema senza produrre benefici a cascata nell’immediato. E c’è chi teme che, con la stretta del credito, le imprese dirottino il denaro a esigenze diverse dalle assunzioni. Così la scelta è caduta sui lavoratori: il governo assicura che è solo il primo passo.

Governo

ECONOMIA

11/03/2014 – RETROSCENA

La scelta di Renzi: “Subito 10 miliardi
per le famiglie”

Il premier ha deciso: il tesoretto va in busta paga

ANSA

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi

  
 
ALESSANDRO BARBERA
ROMA
 

«Mi ci gioco la faccia, mercoledì taglio le tasse di dieci miliardi, e andranno tutti alle famiglie. Stiamo lavorando ad un piano articolato che prevede più cose, ma sono soldi che entreranno nelle busta paga degli italiani». 

A tarda sera Matteo Renzi è a Palazzo Chigi dove ha passato l’intera giornata con Graziano Delrio. Nelle stanze del governo si è sparsa la voce che le parole del ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan da Bruxelles sulla necessità di entrate certe per finanziare i tagli alle imposte sono un ostacolo al piano di Renzi, e che per questo tutto slitterebbe una settimana.  

Ma Renzi è categorico: «Nessun rinvio: si parte dalle famiglie. So che le imprese ci rimarranno male, ma ho detto al capo degli industriali Squinzi che il modo migliore per aiutare le imprese in questo momento è snellire la burocrazia e cambiare il rapporto con il Fisco». Il dado è tratto: nonostante l’opinione diversa della squadra del Tesoro, Renzi partirà dai tagli all’Irpef, non dall’Irap. Di più: ha deciso di concentrare il bonus sui lavoratori dipendenti. L’ultimo attacco di Susanna Camusso lo lascia stupito: «Credo sia la prima volta nella storia che si minaccia uno sciopero contro un governo che vuole tagliare le tasse». Renzi non riesce a togliersi dalla testa l’idea che nell’attacco della leader della Cgil ci sia un preciso obiettivo politico.  

 

Sul quanto e il come del taglio che il governo promette per domani c’è ancora un margine di incertezza: ieri sera il vice al Tesoro Enrico Morando ha fatto le ore piccole per costruire la soluzione migliore. Le simulazioni dicono che se il bonus si concentrerà sui redditi fino a 15mila euro, si potrebbe arrivare a 200 euro al mese per famiglia. Basta alzare la soglia a 20mila e in busta paga andrà la metà. In ogni caso tagliare dieci miliardi di tasse non è una passeggiata. A Berlusconi non è mai riuscito, l’unico che ci si avvicinò, in condizioni diverse, fu Prodi nel 2007. Allora il taglio del costo del lavoro – circa sette miliardi – andò quasi tutto alle imprese, ma non c’erano né il pareggio di bilancio né il Fiscal compact. Il problema che fra oggi e domani Renzi deve risolvere è sempre lo stesso: come garantire che un taglio così impegnativo delle tasse non stravolga gli obiettivi di deficit che il governo italiano ha preso con l’Europa. 

 

Fino a ieri, nelle telefonate fra coloro i quali si occupano del dossier, alla voce coperture non c’erano più di cinque, massimo sei miliardi di euro: ciò che il commissario alla spesa Carlo Cottarelli considera plausibile tagliare entro la fine di quest’anno. Per coprire il resto Padoan ha pensato a soluzioni che in altri tempi si sarebbero definite creative: le entrate derivanti dal rientro volontario dei capitali o i fondi europei rimasti inutilizzati. A Bruxelles quest’ultima ipotesi ha sorpreso molti. Fino al punto do costringere ieri sera Delrio ad un comunicato ufficiale per smentire che sia nei piani: «Le osservazioni della Commissione ci incoraggiano a proseguire il lavoro impostato andando certamente a migliorarne alcune parti. In particolare, maggiore elaborazione sarà dedicata agli strumenti per il rafforzamento della capacità amministrativa e valuteremo con attenzione, fra le altre, le indicazioni in merito all’adozione di un approccio più deciso nella gestione delle risorse idriche e dei rifiuti nel Mezzogiorno. L’Italia non ha mai chiesto e non chiederà di utilizzare Fondi strutturali per problemi di finanza pubblica o per il cuneo fiscale».  

 

Ecco perché sull’asse Palazzo Chigi-Tesoro si è passati al piano B. Garantire entrate certe può voler dire solo due cose: o aumentare le tasse o trovare altre voci da tagliare. Il piano Cottarelli prevede per quest’anno una sforbiciata agli acquisti dello Stato (2,5 miliardi), ai contributi alle imprese (1,5-2 miliardi) e ai fondi per la formazione professionale. Ieri sera circolava una nuova ipotesi molto popolare: il taglio al programma per gli F-35 che oggi, nonostante una prima revisione, vale ancora 14,3 miliardi in 15 anni. E se non bastasse neanche questo, la soluzione definitiva è l’aumento dell’aliquota unica sulle transazioni finanziarie, che potrebbe salire fino al 23%. È del resto quel invoca l’Europa: abbassare la tasse sul lavoro dipendente – troppo alte – e alzarle su patrimoni e rendite, più basse della media dell’area euro.  

Twitter @alexbarbera

Inail

Riconosciuta la tutela Inail ad una maschera del Teatro La Scala di Milano, vittima di un incidente

Ad una maschera del Teatro la Scala di Milano, vittima di una caduta rovinosa dal palcoscenico, è stata riconosciuta la tutela Inail, con tutti gli annessi e connessi. 

Grazie ad un ricorso amministrativo avviato dall’Inca di Milano, l’Istituto assicuratore, che in prima istanza aveva rigettato la richiesta del lavoratore, a cui i medici hanno diagnosticato la frattura del femore, è stato costretto ad ammetterlo alla tutela antinfortunistica obbligatoria.

Un risultato per nulla scontato, se si considera che fin dal momento della promulgazione del Testo Unico sulla sicurezza del ’65, questi lavoratori non erano soggetti alla tutela Inail e solo negli anni successivi, con le emanazioni di circolari interpretative, sono stati formalmente ammessi. 

Ciononostante, finora, l’atteggiamento dell’Inail, in Lombardia, è sempre stato quello di respingere il riconoscimento del diritto, facendo sopravvivere il principio dell’esclusione; tant’è che, anche in questo caso, in prima istanza, la richiesta non è stata accettata. Per l’Inail, infatti, si trattava di un soggetto escluso dalla tutela.

Per il riconoscimento, l’Inca ha dovuto avviare un ricorso amministrativo che si è concluso, finalmente, con l’accoglimento della domanda. A questo punto all’Inail spetta l’onere di quantificare il danno biologico che è derivato dall’incidente per poi provvedere al pagamento della relativa prestazione dovuta al lavoratore.

Migrazioni

Migrazioni: Svimez, Sud sempre più vecchio e impoverito

“In base ai dati SVIMEZ, il 64% dei cittadini meridionali, oltre due su tre, che nel 2011 hanno lasciato il Mezzogiorno per una regione del Centro-Nord aveva un titolo di studio medio-alto, diploma o laurea. Il Sud continua quindi a sostenere i costi del suo capitale umano qualificato ma a impoverirsi esportandolo in senso univoco, cioè senza ritorno. E le rimesse di un tempo che i lavoratori meridionali al Nord mandavano a Sud oggi non ci sono più, anzi: pare che viaggino nella direzione opposta. Visto che la crescita prevista per il 2014 non presenta segnali incoraggianti, attendiamo dal nuovo Governo misure decisamente robuste per tamponare questa deriva”.

È quanto ha affermato il Presidente della SVIMEZ nella sua relazione al convegno internazionale “La nuova emigrazione italiana” che si è svolto all’Università Ca’ Foscari di Venezia.

“Di fronte agli ultimi dati ISTAT di un’ulteriore perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro persi in Italia dall’anno scorso, ha continuato il Presidente, la crisi sembra alimentare le diseguaglianze territoriali, come dimostrano i dati SVIMEZ sulla povertà. Dividendo 100 famiglie meridionali in cinque classi da 20 l’una dalle più ricche alle più povere, emerge che il 62% delle famiglie meridionali, cioè due su tre, appartengono alle classi più povere.
In questo quadro, dal punto di vista demografico, si conferma con sempre maggiore evidenza come il Mezzogiorno abbia perso il tradizionale ruolo di bacino di crescita dell’Italia. Anzi: da qui ai prossimi 50 anni stimiamo di perdere ancora 4,2 milioni di abitanti rispetto all’incremento di 4,5 milioni al Centro-Nord: nonostante il positivo incremento degli immigrati la tendenza che si prospetta è un anziano ogni tre abitanti, e una sostanziale parità tra le persone in età lavorativa e quelle troppo anziane o troppo giovani per farlo, con conseguenti problemi di welfare e di sostenibilità del sistema”.

Newsletter

 

Gentile Cliente,
Le inviamo gli ultimi Messaggi Hermes pubblicati sul sito www.INPS.it > Informazioni > INPS comunica > normativa INPS: circolari e messaggi
>>> Titolo:  Messaggio numero numero 2999 del 03-03-2014
Contenuto:  Indennità ai collaboratori coordinati e continuativi a progetto ex articolo 2, commi 51-56, della legge n. 92/2012. Nuovo modello on line per l?anno di riferimento 2014. Rivalutazione per l?anno 2013 del limite reddituale. Attestazione del periodo ininterrotto di disoccupazione.
Tipologia:  MESSAGGIO

>>> Titolo:  Circolare numero numero 30 del 03-03-2014
Contenuto:  Istruzioni operative in tema di approvvigionamenti, gestione dei contratti, monitoraggio e controllo della spesa. Nuovi strumenti gestionali amministrativi ? contabili.
Tipologia:  CIRCOLARE

Lo staff di NewsLetter Hermes

ULTIMISSIME LAVORO – FISCALE10/03/2014

 

GIURISPRUDENZA

CORTE DI CASSAZIONE

SENTENZA

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 07 marzo 2014, n. 5348FISCALE

Tributi – Investimenti in campagne pubblicitarie localizzate ex art. 61 della Legge n. 289/2002 – Mancata trasmissione della comunicazione relativa a realizzazione investimenti, modello “Ricap” – Decadenza – Non sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 07 marzo 2014, n. 5349FISCALE

Tributi – Reddito d’impresa – Deducibilità dei compensi degli amministatori – Limiti

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 07 marzo 2014, n. 5357FISCALE

Tributi – Agevolazioni fiscali – Credito d’imposta ex art. 8, Legge n. 388/2000 – Investimenti in aree svantaggiate – Cooperativa – Interventi di manutenzione straordinaria – Immobile di proprietà di terzi – Immobile da concedere in locazione – Non sussiste

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 07 marzo 2014, n. 5365FISCALE

Tributi – Redditometro – Redditi dei familiari – Rilevanza

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 07 marzo 2014, n. 5367LAVORO, FISCALE

Tributi – Contenzioso tributario – Procedimento – Recupero cerdito d’imposta nuove assunzioni ex art. 7, Legge n. 388/2000 – Termine dilatorio – Avviso di recupero emesso prima dei sessanta giorni – Nullità

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 07 marzo 2014, n. 5373FISCALE

Tributi – Ispezione fiscale – Accertamento – Termine dilatorio di sessanta giorni – Avviso di accertamento emesso prima del termine – Annullamento

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 12 febbraio 2014, n. 3100FISCALE

Tributi – Imposte di fabbricazione – Accise sul gas metano – Unicità del debito annuale, sebbene frazionato in rate mensili – Conseguenze – Pagamento tardivo delle rate mensili precedenti e tempestivo delle successive – Configurabilità di autonomi adempimenti – Esclusione – Art. 1193 cod. civ. – Inutilizzabilità – Art. 1194 cod. civ. – Applicabilità

CORTE DI CASSAZIONE – Sentenza 17 gennaio 2014, n. 871LAVORO, FISCALE

Lavoro autonomo – Contratto d’opera – Professioni intellettuali – Compenso – Componenti “non esperti” delle Sezioni regionali dell’Albo nazionale delle imprese di smaltimento dei rifiuti

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE

SENTENZA

TRIBUNALE AMMINISTRATIVO REGIONALE LAZIO – Sentenza 26 febbraio 2014, n. 2257LAVORO

Stranieri – Rilascio della cittadinanza italiana – Enti associativi – Procedura

LEGISLAZIONE

DECRETO LEGISLATIVO

DECRETO LEGISLATIVO 21 febbraio 2014, n. 18LAVORO, FISCALE

Attuazione della direttiva 2011/95/UE recante norme sull’attribuzione, a cittadini di paesi terzi o apolidi, della qualifica di beneficiario di protezione internazionale, su uno status uniforme per i rifugiati o per le persone aventi titolo a beneficiare della protezione sussidiaria, nonché sul contenuto della protezione riconosciuta

DECRETO MINISTERIALE

MINISTERO FINANZE – Decreto ministeriale 28 febbraio 2014LAVORO, FISCALE

Attuazione degli articoli 8, comma 3, e 9, commi 3 e 7 del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 149, di attuazione della direttiva 2010/24/UE del Consiglio del 16 marzo 2010, relativa all’assistenza reciproca in materia di recupero dei crediti risultanti da dazi, imposte ed altre misure

MINISTERO LAVORO – Decreto ministeriale 06 marzo 2014, n. 4LAVORO

Determinazione delle tariffe minime di facchinaggio della provincia di Cosenza per il biennio 2014/2015

MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO – Decreto ministeriale 07 febbraio 2014LAVORO, FISCALE

Fissazione del termine di applicazione delle disposizioni di cui agli articoli 2, 6 e 7 del decreto 27 dicembre 2013, in materia di rafforzamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese

MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO – Decreto ministeriale 10 febbraio 2014FISCALE

Modelli di libretto di impianto per la climatizzazione e di rapporto di efficienza energetica di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 74/2013

MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO – Decreto ministeriale 15 gennaio 2014LAVORO, FISCALE

Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese. Operatività della riserva a favore delle imprese operanti nei distretti industriali della concia, del tessile e delle calzature

MINISTERO SVILUPPO ECONOMICO – Decreto ministeriale 27 dicembre 2013LAVORO, FISCALE

Disposizioni per il rafforzamento del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese

PRASSI

COMMISSIONE DI GARANZIA SCIOPERO

DELIBERAZIONE

COMMISSIONE DI GARANZIA SCIOPERO – Deliberazione 17 febbraio 2014, n. 14/65LAVORO

Inquadramento nel ruolo organico e ordinamento professionale del personale della Commissione di garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ai sensi dell’articolo 12, comma 6-bis, della legge 12 giugno 1990, n. 146, nel testo modificato dall’articolo 1, comma 323, della legge 27 dicembre 2013, n. 147. (Pos. 216/14).

EQUITALIA

COMUNICATO

EQUITALIA – Comunicato 07 marzo 2014LAVORO, FISCALE

Definizione agevolata delle cartelle, 75 mila adesioni – Versati circa 300 milioni di euro – La scadenza è stata prorogata al 31 marzo

INPS

MESSAGGIO

INPS – Messaggio 07 marzo 2014, n. 3156LAVORO, FISCALE

Gestione Artigiani e Commercianti – Avvisi Bonari

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI

COMUNICATO

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI – Comunicato 07 marzo 2014LAVORO, FISCALE

Comunicato relativo al testo del decreto-legge 28 dicembre 2013, n.149, coordinato con la legge di conversione 21 febbraio 2014, n. 13,recante: «Abolizione del finanziamento pubblico diretto, disposizioniper la trasparenza e la democraticità dei partiti e disciplina dellacontribuzione volontaria e della contribuzione indiretta in loro favore.».

PRINCIPI IN MATERIA TRIBUTARIA

NORMA DI COMPORTAMENTO IN MATERIA TRIBUTARIA 01 marzo 2014, n. 190FISCALE

Trattamento ai fini IVA delle indennità per la perdita dell’avviamento commerciale