Anche la sicurezza è una questione di genere
Meno infortuni, più denunce per malattie professionali. E soprattutto più incidenti in itinere, dovuti alla difficoltà di conciliare il lavoro con le incombenze familiari. E’ questo il lavoro al femminile in Italia, letto attraverso la cartina di tornasole dei dati sugli infortuni sul lavoro.
I dati Inail dedicati alle donne e raccolti in dossier, infatti, raccontano che negli ultimi cinque anni gli infortuni sul lavoro delle donne sono diminuiti del 7,6%, una flessione più contenuta rispetto a quella registrata a livello complessivo (-20,5%). In aumento, però, ci sono le denunce delle malattie professionali. Un trend che sembra irreversibile: nell’ultimo quinquennio sono raddoppiate, passando dai 7mila casi denunciati nel 2007 ai 14 mila del 2011.
La lettura del 2011, comparata a quella sui trend occupazionali dell’Istat, restituisce però tutta la complessità della partecipazione femminile al mondo del lavoro. Le donne si infortunano, in generale, di meno rispetto agli uomini ma molto di più in itinere a causa della fatica di conciliare ogni giorno lavoro e famiglia.
In particolare nel 2011 sono 231.870 gli infortuni sul lavoro che coinvolgono donne. Rappresentano poco meno di un terzo (29,6%) di quelli avvenuti in occasione di lavoro (725.339), e poco più della metà (50,3%) di quelli avvenuti in itinere. Sono 89, invece, gli infortuni mortali, pari al 10% del totale. Rispetto all’anno precedente, nel 2011 gli infortuni sul lavoro delle donne hanno fatto registrare un calo del 5,6%, più contenuto rispetto a quello degli uomini (-6,9%).
Le differenze sono ancor più marcate per gli infortuni mortali: se a livello complessivo le morti sul lavoro diminuiscono dell’8,9%, ciò è dovuto esclusivamente ai lavoratori uomini (-10,9% rispetto al 2010). Le lavoratrici, viceversa, hanno conosciuto un sensibile aumento dei decessi (+14,1%, passando dai 78 casi del 2010 agli 89 del 2011), avvenuti quasi esclusivamente durante il percorso casa-lavoro-casa (da 40 casi del 2010 a 50 del 2011).
Per quanto riguarda le denunce di malattia professionale, nel 2011 sono state 14mila da parte di lavoratrici donne. La quota femminile sul totale delle denunce è stata nel 2011 pari al 30,2%, un valore che non si discosta significativamente dall’incidenza femminile sul fenomeno infortunistico (32,0%) e che, come per gli infortuni, è risultato costantemente in crescita nell’ultimo quinquennio (nel 2007 erano il 25% le denunce femminili di tecnopatia). Ma a differenza degli infortuni che sono numericamente diminuiti, confermando il trend decrescente degli ultimi anni, le malattie professionali continuano a crescere anche nel 2011. Il boom di denunce rilevato nel 009, in tutte le gestioni e per entrambi i sessi, ha solo rallentato la sua corsa nel 2011 che ha rappresentato per le donne l’anno del raddoppio delle denunce rispetto al 2007, quando erano poco più di 7mila.
Una questione anche di genere, dunque? Sì, secondo i dati, che sono influenzati dalla diversa esposizione lavorativa di uomini e donne. Le cifre confermano l’esistenza di un forte divario tra i tassi di occupazione maschili e femminili, oltre alla persistenza di una forte segregazione orizzontale per le donne. Per cogliere tali aspetti è sufficiente osservare che i due terzi delle 725mila denunce di infortunio sul lavoro del 2011 vedono coinvolti gli uomini (493.469 denunce contro 231.870) e che la gestione dell’Industria e Servizi, maggiormente interessata dal fenomeno tanto per le donne (86%) quanto per gli uomini (91%), mostra però una sostanziale differenza dei sessi in termini di distribuzione per settori di attività economica, denotando una maggiore concentrazione delle donne nelle attività meno rischiose dei Servizi (70% contro 40%).