Non più invisibili: la Cgil fra le detenute


La detenzione non può e non deve privare la donna della sua dignità. Nessuna donna deve mai smettere di essere donna se finisce dietro le sbarre. È il messaggio che la Cgil di Bari affida alle donne detenute della casa circondariale del capoluogo pugliese, protagoniste di una mattinata insolita, speciale.

La Camera del lavoro metropolitana e provinciale ha celebrato l’8marzo insieme alle 26 detenute della casa circondariale di Bari con l’iniziativa “Donne e arte in carcere”, che è anche titolo del progetto di scrittura creativa che inizierà il primo aprile e terminerà il 15 dicembre 2013. Le partecipanti al corso impareranno a interpretare e trasmettere emozioni e sentimenti, acquisiranno consapevolezza delle proprie capacità e fiducia nelle proprie possibilità all’interno di una dimensione relazionale connotata dal gruppo di scrittura e dalle sue regole di funzionamento e di rispetto reciproco.

Dedicato alle “invisibili dietro le sbarre”, il progetto è stato ideato dalla Cgil di Bari, insieme al Coordinamento delle donne della Cgil di Bari e all’Università popolare della Terza età, con la convinzione che la scrittura sia un mezzo efficace per le donne detenute per riappropriarsi del proprio ruolo di figlie, madri, lavoratrici, raccontando i propri vissuti, rievocando ricordi ed esperienze, con la libertà di narrare in modo creativo, senza vincoli né schemi, per ri-velare esperienze di vita reale, dentro e fuori le sbarre, per ri-mettersi in gioco dando spazio a riflessioni da dove ri-partire.

Dopo la lettura scenica dello spettacolo è iniziato il dibattito sulla condizione carceraria delle donne. Ad aprire i lavori Pietro Rossi, garante dei detenuti di Puglia, secondo cui il progetto della Cgil di Bari ben si colloca nell’ambito della vigilanza dinamica, una svolta per la concezione della sicurezza in carcere che impone di ripensare spazi, organizzazione, iniziative, valorizzando quanto di meglio ciascun istituto può dare collaborando con sindacato, imprese e istituzioni culturali all’esterno.

Maria Giuseppina D’Addetta, presidente del Tribunale di sorveglianza di Bari, ha esaminato la situazione delle detenute all’interno delle carceri. Donne che subiscono una doppia penalizzazione quando per esempio, e questo accade nell’80 per cento dei casi, non possono occuparsi dei figli, svilendo così il loro ruolo di madri. Donne che hanno bisogno di fare prevenzione femminile in tema di salute.  un continuo scambio di contatti ed esperienze.

Uno spaccato della realtà detentiva pugliese è stato tracciato da Giuseppe Martone, provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria. In Puglia ci sono 4200 detenuti; 1800 sono fuori dalle carceri. Non esiste un sovraffollamento femminile, calcolando che le donne detenute in Italia si aggirano intorno al 5 per cento. Il vero disagio deriva dal fatto che le strutture detentive sono vecchie.

Fa da contraltare il capitale umano altamente specializzato degli operatori, che sono un vero e proprio punto di riferimento per le detenute a cui la Cgil di Bari, ha detto Pino Gesmundo, segretario generale della Camera del lavoro, continuerà ogni giorno dell’anno, non solo l’8 marzo, a esprimere solidarietà, vicinanza e conforto affettivo.

Per questo è importante, ha sottolineato il segretario nazionale Cgil Vera Lamonica, che alle detenute sia data la possibilità di esprimere il loro mondo interiore con tutti i mezzi e gli strumenti, quindi anche attraverso l’arte, obiettivo del progetto di scrittura creativa ideato dal Coordinamento donne.

L’instabilità occupazionale, accompagnata alla precarietà affettiva e domestica, quando non trova supporto nella rete di sostegno sociale si trasforma in quella forma di disadattamento la cui peggiore conseguenza è lo stereotipo di una donna considerata dalla società soggetto fragile e pertanto esente dal riconoscimento dei suoi diritti al pari di quelli maschili. Questo scenario acquista tinte ancora più scure quando impatta l’ambito penale. Per questo il sindacato è impegnato, oltre che nell’offrire il suo contributo costante, anche in una vigilanza continua affinché il carcere possa svolgere il suo ruolo non esclusivo di detenzione ma anche e soprattutto di riabilitazione insieme alle istituzioni il cui compito dovrà essere quello dell’inserimento sociale dei detenuti dopo aver scontato la pena.

Non più invisibili: la Cgil fra le detenuteultima modifica: 2013-03-11T11:30:58+01:00da vitegabry
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