Archivio mensile:marzo 2023

Beato Amedeo IX di Savoia

 

Beato Amedeo IX di Savoia


Nome: Beato Amedeo IX di Savoia
Titolo: Duca, Terziario francescano
Nascita: 1 febbraio 1435, Thonon
Morte: 30 marzo 1472, Vercelli
Ricorrenza: 30 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Beatificazione:
3 marzo 1678, Roma, papa Innocenzo XI
Amedeo nacque a Thonon nel 1435, figlio del duca Ludovico I di Savoia e di Anna di Lusignano, e nipote dell’antipapa Felice V. Già da bambino fu promesso a Iolanda, figlia di Carlo VII di Francia. Crebbe diventando un bel ragazzo, purtroppo soggetto a crisi epilettiche, che egli accettò come una correzione all’inevitabile adulazione da parte dei cortigiani di suo padre e come un’opportunità per essere a più stretto contatto con Dio. La Messa quotidiana e la preghiera erano la sua fonte di forza.

Amedeo si sposò nel 1452, e la coppia si ritirò nella relativamente quieta provincia di Brescia, territorio che gli era stato assegnato oltre al governatorato del Piemonte. Questa scelta tuttavia contrariò talmente il fratello Filippo nei suoi confronti che quasi si preparò ad attaccare Amedeo, se loro padre non lo avesse arrestato.

Alla morte del genitore Amedeo fece subito rilasciare il fratello e gli organizzò un matrimonio con Margherita, figlia di Carlo, duca di Borgogna, lasciandogli anche i territori bresciani e conquistandosi così il suo affetto.

Amedeo venne provocato anche dalla famiglia degli Sforza di Milano. Quando il duca Francesco Sforza morì, il figlio Giangaleazzo, che si trovava in Francia, tentò di passare in incognito per la Savoia per tornare in Italia e fu arrestato.

Nonostante Amedeo lo avesse fatto subito rilasciare, fornendogli anche una scorta, Giangaleazzo non si mostrò riconoscente e addirittura arrivò a rompere con insolenza l’alleanza che suo padre aveva stilata con Amedeo. Era chiaro che Giangaleazzo desiderava solo arrivare alle armi, ma Amedeo trovò un’altra soluzione: gli diede in sposa la sorella Bona. Egli intervenne senza esitazioni quando si trattò di difendere il cristianesimo dalla minaccia turca, raccogliendo un esercito per la difesa del Peloponneso. Fu uno dei primi a rispondere all’invito di Pio II perché si tenesse un’assemblea di principi per affrontare il problema e per raccogliere uomini, armi e denaro.

La sua prima preoccupazione, tuttavia, era per i poveri: quando un ambasciatore si vantò delle mute di cani e delle razze differenti che il suo padrone aveva, il duca lo condusse su una terrazza fuori dal palazzo, dove ai tavoli predisposti venivano sfamati i poveri della città: «Queste sono le mie mute e i miei cani da caccia. È con l’aiuto di questa povera gente che inseguo la virtù e vado a caccia del regno dei cieli».

L’ambasciatore gli chiese quanti di loro pensava fossero impostori, approfittatori e ipocriti, e Amedeo rispose: «Non li giudico troppo severamente per non essere giudicato severamente da Dio». Nonostante la grande generosità, non ebbe mai problemi economici e grazie a un’attenta amministrazione riuscì anche a saldare i debiti contratti dai suoi predecessori.

La sua vita era estremamente austera: lontano dal concedersi qualsiasi privilegio nonostante la sua salute delicata, fece credere piuttosto di dovere digiunare per questo motivo. Con l’aumentare della sua debolezza, passò l’amministrazione del ducato alla moglie Iolanda (1469), ma i suoi sudditi si ribellarono ed egli stesso venne imprigionato fino a che il cognato, Luigi XI di Francia, non ottenne il suo rilascio. Quando si rese conto di essere prossimo alla morte affidò i figli alla moglie e pronunciò le ultime raccomandazioni alla presenza loro e dei suoi ministri: «Siate retti. Amate i poveri e Dio vi garantirà la pace».

Morì il 30 marzo 1472 e fu beatificato nel 1677.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Vercelli, beato Amedeo IX, duca di Savoia, che, durante il proprio governo, favorì in ogni modo la pace e sostenne incessantemente con i mezzi materiali e con l’impegno personale le cause dei poveri, delle vedove e degli orfani.

ICONOGRAFIA

Beato Amedeo di Savoia

titolo Beato Amedeo di Savoia
autore Ambito Piemontese anno 1610/1650

Il Duca viene spesso raffigurato con una corona, non sempre posta sul capo, ornata da perle e pietre preziose. Indossa una tunica a girocollo ornato da motivi fogliacei e floreali e il manto di ermellino chiuso da un fermaglio mistilineo con pietra preziosa. Al collo pende il collare dell’ordine della SS. Maria Annunziata. Fondo unito di colore scuro. In alto lo stemma dinastico.

Beato Amedeo di Savoia

titolo Ritratto di Amedeo IX il Beato
autore Ignoto anno XVIII sec

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Beato Amedeo IX di Savoia?

  • Quando nacque Beato Amedeo IX di Savoia?

  • Dove nacque Beato Amedeo IX di Savoia?

  • Quando morì Beato Amedeo IX di Savoia?

  • Dove morì Beato Amedeo IX di Savoia?


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Oggi 30 marzo si venera:

Beato Amedeo IX di Savoia

Beato Amedeo IX di Savoia
Duca, Terziario francescanoAmedeo nacque a Thonon nel 1435, figlio del duca Ludovico I di Savoia e di Anna di Lusignano, e nipote dell’antipapa Felice V. Già da bambino fu promesso a Iolanda, figlia di Carlo VII di Francia. Crebbe…

Domani 31 marzo si venera:

San Beniamino

San Beniamino
Diacono e martireSanta Balbina. un’altra delle delicate fanciulle nella storia della santità femminile, festeggiata oggi, abbiamo accennato ieri, parlando di suo padre Quirino, il Tribuno giustiziato sotto Adriano Imperatore…
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Oggi 30 marzo nasceva:

San Guido Maria Conforti

San Guido Maria Conforti
Fondatore dei Miss. SaverianiDalla sua aveva una volontà di ferro, una passione travolgente per la diffusione del Vangelo e tanti sogni che illuminavano le sue giornate, ma non la salute. Nelle sue condizioni soffriva di epilessia…
Oggi 30 marzo si recita la novena a:

– Sant’ Ugo di Grenoble
O ammirabile Sant’Ugo, quando hai accusato la tua età e la malattia come motivi per andare in pensione, papa Onorio II ha risposto che l’autorità e l’esempio dei malati farebbero più bene alla diocesi…
– San Francesco da Paola
I. O glorioso s. Francesco, che, miracolosamente risanato dalla cecità portata dal seno materno, fino dalla più tenera infanzia faceste vostra gioia la pietà la più soda, la penitenza la più austera, e…
– San Vincenzo Ferreri
I. Pietosissimo s. Vincenzo, che fin dai primi anni faceste vostra delizia il sovvenire alle miserie dei vostri prossimi, intercedete dal Signore la grazia di aver sempre verso dei poveri un eguale spirito…
– San Pietro da Verona
I. Glorioso martire s. Pietro, che vi teneste sempre saldo nella confessione della fede, malgrado tutti gli sforzi dei vostri stessi parenti per farvi abbracciar l’eresia, ottenete a noi tutti la grazia…
 

Le complesse dinamiche storico – politiche dell’eccidio delle Fosse Ardeatine

 
 
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Le complesse dinamiche storico-politiche dell’eccidio delle Fosse Ardeatine

 

L’otto settembre del 1943, a seguito dell’armistizio tra il governo Badoglio e gli Angloamericani, nonostante il coraggioso tentativo di gruppi civili mal armati e di militari di ostacolare l’ingresso in città dei reparti tedeschi – è considerato giustamente l’inizio della Resistenza – incominciano i dieci terribili mesi dell’occupazione nazista della capitale che ebbe termine, infatti, il quattro giugno del 1944.

Roma, come tutto il Centro Nord, è sotto il governo collaborazionista della Repubblica sociale italiana, chiamata dispregiativamente Repubblica di Salò, perché nella cittadina sul lago di Garda avevano sede gli importanti ministeri degli Esteri e della Cultura popolare (Minculpop) e dell’Agenzia stampa del regime.

La Capitale, sottoposta a un controllo rigidissimo da parte degli occupanti tedeschi e dei loro subalterni collaboratori fascisti, soprattutto negli insolitamente rigidi mesi invernali, sconta crescenti riduzioni e interruzioni dei servizi essenziali, dagli approvvigionamenti alimentari, alla distribuzione dell’acqua e del gas e degli stessi trasporti urbani.

La città impaurita e affamata assiste quotidianamente all’arruolamento forzato dei giovani e al loro invio in Germania per il cosiddetto “lavoro volontario” e alla deportazione di migliaia di uomini e donne della comunità ebraica, a partire dalla razzia del ghetto del 16 ottobre 1943. Continuano anche i bombardamenti, dopo quelli spaventosi del mese di luglio, che avevano devastato il popolare quartiere di San Lorenzo. Nonostante gli appelli e le forti pressioni della diplomazia della Santa Sede – Pio XII si propone come “defensor civitatis”  – né i Tedeschi, né gli Angloamericani rispettano lo status di “Roma città aperta”, come dal titolo del bellissimo film del 1945 di Roberto Rossellini, quasi coevo ai fatti narrati.

In questa situazione, mentre è diffusa la resilienza e la resistenza passiva, soprattutto delle donne, la lotta armata, attiva soprattutto nei quartieri periferici della città, non è particolarmente incisiva. Il CLN cittadino per inviare anche un messaggio agli Alleati che avanzano lentamente verso la Capitale, dopo lo sbarco di Salerno e quello più vicino di Anzio, incaricano i Gruppi di azione patriottica, più noti con il loro acronimo di GAP, di tentare un’azione militare eclatante nel cuore della città.

Dell’esecuzione è incaricato un gruppo di giovani del GAP, che, nel dopoguerra, diventeranno importanti personalità della politica e della cultura. Nel pomeriggio del 23 marzo del 1944, un giovane studente di medicina, Rosario Bentivegna, trasporta nascosta in un carretto per la raccolta dei rifiuti, una bomba rudimentale, assemblata da un altro giovane, il fisico Giulio Contini e da sua moglie Giulia. Il luogo scelto per l’attentato è via Rasella, una strada stretta e in salita, nel cuore del centro storico della capitale, alle spalle di via del Tritone. Qui, ogni giorno alle 14.00, passano i soldati tedeschi di ritorno dal poligono di tiro di Tor di Quinto. A fare il palo, la fidanzata di Bentivegna, Carla Capponi Franco Calamandrei, incaricato di fare un gesto convenuto all’arrivo dei soldati.

La bomba scoppia alle 15.42 e la deflagrazione uccide 26 soldati della Polizeiregiment Bozen, composto prevalentemente da giovani della provincia di Bolzano, che era stata annessa al Reich. Ne segue un conflitto a fuoco in cui i “gappisti” lanciano altre bombe e fuggono. I soldati tedeschi uccisi sono alla fine 33. Residenti e passanti sono immediatamente rastrellati e le case dei dintorni perquisite. Il generale Herbert Kappler, comandante della Gestapo a Roma, comunica direttamente a Hitler la notizia sconvolgente dell’attentato,

Nel giro di alcune ore scatta una sanguinosa rappresaglia tedesca. L’Agenzia Stefani in un esile comunicato, “l’ordine è stato già eseguito”, ripreso la mattina dopo dal quotidiano Il Messaggero, annuncia che per ogni soldato tedesco ucciso in Via Rasella erano stati già giustiziati 10 “comunisti badogliani”. A essere immediatamente trucidati all’imbocco di una cava dismessa di pozzolana, nell’allora periferia di Roma, lungo la via Ardeatina, a ridosso delle catacombe di San Callisto, sono in realtà 335: civili e militari e anche un sacerdote, comunisti, azionisti e liberali, e ben 75 ebrei. Il questore Pietro Caruso, che sarà nel settembre del 1944, processato e condannato a morte, diede un contributo decisivo per la compilazione della lista.

Tenendo conto delle poche ore intercorse tra l’attentato e l’orrendo eccidio, di là dal titolo del comunicato ufficiale dell’autorità occupante, si deduce che non fu neppure presa in considerazione l’ipotesi di annullare l’esecuzione in cambio della consegna degli esecutori dell’azione militare del giorno precedente. E ancor meno vi fu una richiesta in tal senso. Il massacro fu eseguito a 23 ore dall’attentato e fu reso noto a esecuzione avvenuta. Alcuni giorni dopo furono fatte saltare con la dinamite le volte della galleria per ostruire l’accesso alla cava, con due mila metri cubi di materiale.

Dopo la liberazione della città, da luglio a novembre del 1944, rimosso questo materiale d’ingombro, le salme, ammucchiate in due ammassi, furono esumate e identificate, non senza difficoltà per l’avvenuta decomposizione, alla presenza anche di un sacerdote cattolico e di un rabbino israelitico. Anche in rete sono, nel sito dell’Associazione nazionale famiglie italiane martiri (ANFIM), sono disponibili le immagini sconvolgenti dei corpi martoriati e del dolore disperato dei familiari, chiamati a riconoscere i propri cari. Se si ha presente la vicinanza delle catacombe, non era e non è ancora oggi difficile riconoscere in essi dei nuovi martiri.

Per comprendere nelle complesse dinamiche storico-politiche l’eccidio delle Fosse Ardeatine e dell’attentato di Via Rasella si rinvia al film documentario “Roma Occupata”, prodotto dall’Archivio audiovisivo del movimento operaio e democratico (AAMOD), realizzato da uno dei più innovativi registi documentaristi italiani, Ansano Giannarelli.

Alessandro Portelli nel libro, “L’ordine è già stato eseguito. Roma, le Fosse Ardeatine, la memoria” (Donzelli, 1999) ha ricostruito con forte passione civile, raffinata scrittura e con una mole di documenti d’archivio e di fonti orali (oltre 200 interviste a familiari di più generazioni), la vicenda dell’attentato partigiano di via Rasella e della strage nazista delle Fosse Ardeatine e, attraverso le testimonianze di ben 200 intervistati di più generazioni, compresi fascisti ed ex-fascisti, la memoria che essa ha lasciato nella città.

Una memoria non pienamente condivisa, tanto che negli anni della Guerra fredda, dal 1949 al 1957, per ben tre gradi di giudizio, cinque familiari di vittime dell’eccidio delle Fosse Ardeatine, intentarono un procedimento in sede civile per risarcimento danni alla Giunta militare del CLN di Roma, nelle persone di Giorgio Amendola, Riccardo Bauer e Sandro Pertini, quali mandanti dell’attentato di via Rasella e degli esecutori, prima menzionati. La Corte di Cassazione nel maggio del 1957, confermando le sentenze dei due precedenti processi, inquadrando l’attentato di via Rasella nella Resistenza e nell’azione partigiana, ha sconfessato ogni ipotesi di illecito a carico dei partigiani e giudicato destituita di ogni fondamento giuridico la pretesa legittimità della rappresaglia tedesca.

Il Mausoleo delle Fosse Ardeatine, costruito nel dopoguerra nel luogo dell’eccidio, con il suo ricco Museo dei cimeli, che contiene anche opere d’arte sul tema di grande valore, come i quadri di Renato Guttuso (“Fosse ardeatine”) e di Carlo Levi (“La Liberaziome”), nonché una ricca documentazione a stampa, è divenuto nel tempo un sito di primaria importanza per visite di studio di studenti e uno spazio ideale per approfondire la cultura del dialogo e della pace.

È indicativa al riguardo la dichiarazione di Sergio Mattarella fatta il 31 gennaio del 2015, quando scelse di compiere la sua prima uscita pubblica da presidente, nel suo primo mandato, proprio al Mausoleo delle Fosse Ardeatine: “L’alleanza tra nazioni e popolo seppe battere l’odio nazista, razzista, antisemita e totalitario di cui questo luogo è simbolo doloroso”.

 

Arera: “Verso un calo di oltre il 20% per le bollette…

 
I dati comunicati oggi da Arera hanno confermato la discesa per i prezzi dell’energia in base all’andamento dei prezzi di mercato. Le variazioni previste da…

Beato Bertoldo

 

Beato Bertoldo


Nome: Beato Bertoldo
Titolo: Priore generale dei Carmelitani
Nascita: XII secolo, Limoges, Francia
Morte: 1195, Monte Carmelo, Palestina
Ricorrenza: 29 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Sul Monte Carmelo in Palestina, arrivò il Bertoldo un cavaliere francese che si consacrò alla vita religiosa, fu ammesso tra i fratelli che professavano la vita religiosa in quella montagna, e venne eletto priore istruendo la comunità alla devozione della Madre di Dio. (1188 dC)

San Bertoldo del Monte Carmelo, il cui vero nome era Bartolomeo Avogadro, nacque a Limoges (sud della Francia). Andò in Terra Santa come un crociato e rimase in Antiochia per difenderla dagli attacchi dei Saraceni. Durante questo periodo conobbe un povero mendicante e si avvicinò ben presto al mondo dei poveri. Avogadro fu colui che fece tanto bene e da quel giorno la fiducia dei poveri gli fu sempre grata. Un giorno ebbe una visione che gli mostrò alcuni angeli che portavano in cielo sulle loro ali un gran numero di confratelli, che i saraceni avevano ucciso con le loro scimitarre

Lo scrittore ebreo Beniamino di Tudela, nel 1163, riferisce della presenza di una comunità religiosa sul Monte Carmelo, particolarmente devota al profeta Elia e alla Madonna. Bertoldo costituì una piccola comunità di seguaci, con il quale edificò una piccola cappella dedicata alla Beata Vergine del Monte Carmelo. A tutt’oggi l’Ordine dei Carmelitani conferma le proprie radici provenienti da quel gruppo.

Nel 1185 il monaco greco Foca visitò la comunità del Monte Carmelo e scrisse che vi aveva incontrato un monaco latino di nome Bertoldo proveniente dalla Calabria.

Bertoldo guidò la comunità per 45 anni e sembra essere rimasto lì fino al momento della sua morte, avvenuta intorno al 1195. Fu un priore molto attento a guidare la comunità più con l’esempio che con le parole. Manifestò sempre un culto particolare per la Beata Vergine Maria, della quale invocava sempre l’intercessione per la protezione dei carmelitani. Infatti era sempre particolarmente preoccupato per il futuro dei cristiani in Terrasanta, sempre in lotta fra di loro e divisi.

MARTIROLOGIO ROMANO. Sul monte Carmelo in Palestina, beato Bertoldo, che, soldato, fu ammesso tra i fratelli che su questo monte avevano abbracciato la vita monastica e, in seguito, eletto priore, affidò la pia comunità alla Madre di Dio

Legalità e Solidarietà: il convegno a Palazzo Wedekind

 

Legalità e Solidarietà: il convegno a Palazzo Wedekind

Tra gli ospiti del convegno “Legalità e Solidarietà: diritti ed etica per un welfare moderno” ci saranno il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri e Padre Francesco Piloni, Ministro della Provincia dei Frati Minori dell’Umbria

Pubblicazione: 29 marzo 2023

L’INPS, nell’ambito delle celebrazioni per i 125 anni dell’Istituto, ha organizzato il convegno “Legalità e Solidarietà: diritti ed etica per un welfare moderno”. L’evento avrà luogo oggi 29 marzo alle ore 15.30, nella Sala Angiolillo di Palazzo Wedekind a Roma.

Tra i relatori ci saranno Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, e Padre Francesco Piloni, Ministro della Provincia dei Frati Minori dell’Umbria.

Seguirà una Tavola Rotonda alla quale interverranno: Maria Teresa Bellucci, Viceministro del Lavoro e delle politiche sociali, Giuseppe Busia, Presidente ANAC, l’economista Maria Cecilia Guerra e Danilo Festa, Presidente del Collegio dei Sindaci INPS.

Vincenzo Caridi, il Direttore Generale dell’Istituto, aprirà i lavori, mentre le conclusioni saranno affidate al Presidente Pasquale Tridico. Il moderatore dell’evento sarà il direttore di “Domani” Stefano Feltri.

Durante la manifestazione sarà proiettato il pluripremiato cortometraggio “Il giudice ragazzino” di Pier Glionna, opera liberamente tratte dall’omonimo romanzo di Salvatore Renna.

Infine, il convegno sarà arricchito dal concerto della “Roma Tre Orchestra”, importante realtà che da tempo ha avviato un’intensa collaborazione con l’Istituto, al fine di aggiungere un contributo artistico e culturale agli eventi istituzionali.

Il convegno potrà essere seguito anche online attraverso questo link.

Scioglimento Fondo Dirigenti PMI: gli adempimenti UNIEMENS

Scioglimento Fondo Dirigenti PMI: gli adempimenti UNIEMENS

Dopo lo scioglimento del Fondo Dirigenti PMI, INPS comunica le informazioni da esporre nel flusso UNIEMENS

Pubblicazione: 29 marzo 2023

L’Assemblea straordinaria del Fondo per la formazione professionale continua dei dirigenti delle piccole e medie imprese industriali (Fondo PMI), lo scorso 8 marzo 2023, ha deliberato lo scioglimento del Fondo e ha nominato due liquidatori, uno designato da CONFAPI e uno da FEDERMANAGER, per la messa in liquidazione dell’Ente.

Di conseguenza, dal mese di competenza di marzo 2023, i datori di lavoro non possono più destinare al Fondo PMI il contributo integrativo pari allo 0,30% dell’imponibile contributivo.

L’INPS, con il messaggio 28 marzo 2023, n. 1194 illustra ai datori di lavoro le istruzioni operative per esporre nel flusso UNIEMENS la revoca al Fondo e l’eventuale adesione a un altro fondo interprofessionale.

Gli effetti dell’adesione a un nuovo fondo decorrono dal periodo di paga nel quale verrà indicata la scelta effettuata.

Mutui ipotecari edilizi Fondo Credito: domanda di rinegoziazione 2023

 

Mutui ipotecari edilizi Fondo Credito: domanda di rinegoziazione 2023

Indicazioni per presentare la domanda di rinegoziazione dei mutui ipotecari edilizi

Pubblicazione: 29 marzo 2023

Per l’anno in corso, gli iscritti alla Gestione Unitaria delle prestazioni creditizie e sociali (Fondo Credito) possono presentare la domanda di rinegoziazione dei mutui ipotecari edilizi nelle seguenti finestre temporali:

  • 1° aprile – 30 aprile con accettazione entro il 31 maggio
  • 1° ottobre – 31 ottobre con accettazione entro il 30 novembre

La rinegoziazione è senza oneri e la domanda va presentata esclusivamente in modalità telematica attraverso il servizio dedicato.

Possono richiedere la rinegoziazione i titolari di mutuo o surroga, in regola con i versamenti, il cui tasso di interesse sia diverso da quello vigente (attualmente il tasso vigente è quello stabilito con Determinazione OmpCdA n. 12/2020).

La rinegoziazione non può essere richiesta per il passaggio da tasso fisso a tasso variabile e viceversa.

Per conoscere i dettagli consultare la pagina Richiedere la rinegoziazione art. 21, comma 5, di un mutuo ipotecario.

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di febbraio 2023

Osservatorio Reddito e Pensione di Cittadinanza: dati di febbraio 2023

I dati mensili sui nuclei percettori di Reddito e Pensione di Cittadinanza

Pubblicazione: 28 marzo 2023

È stato pubblicato l’Osservatorio su Reddito e Pensione di Cittadinanza con i dati di febbraio 2023 relativi ai nuclei percettori di RdC e PdC.
I dati relativi ai primi due mesi del 2023 riferiscono di 1.207.851 nuclei percettori di almeno una mensilità di RdC/PdC, con 2.573.892 persone coinvolte e un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 568,50 euro.
Nel periodo gennaio-febbraio 2023 il beneficio è stato revocato a 21.598 nuclei e sono decaduti dal diritto 99.998 nuclei.
I nuclei beneficiari di Reddito di Cittadinanza a febbraio 2023 sono 899.842, mentre i nuclei beneficiari di Pensione di Cittadinanza sono 101.901.

INPS non ha profili ufficiali su WhatsApp e Telegram

 

INPS non ha profili ufficiali su WhatsApp e Telegram

Attenzione a possibili profili falsi a nome INPS sulle piattaforme di messaggistica istantanea

Pubblicazione: 28 marzo 2023

Attenzione! INPS a oggi non ha profili istituzionali attivi sulle piattaforme di messaggistica istantanea (WhatsApp, Telegram, Signal e WeChat).

Raccomandiamo pertanto agli utenti di prestare particolare attenzione ai messaggi che arrivano da questi falsi profili: potrebbero essere finalizzati anche ad attività fraudolente.

La disparità di genere nelle regioni italiane Mappe del potere

La disparità di genere nelle regioni italiane Mappe del potere

Le regioni sono organi fondamentali del sistema istituzionale, a cui la costituzione attribuisce anche potestà legislativa. Per questo è importante monitorare la loro attività sotto diversi punti di vista, incluso l’equilibrio di genere.

 

La nascita del governo Meloni ha segnato un precedente importante in Italia. Per la prima volta una donna ha avuto accesso all’incarico più importante dell’esecutivo, quello di presidente del consiglio. Più di recente anche il principale partito di opposizione ha optato per una leadership femminile, quella di Elly Schlein, inaugurando così una dinamica del tutto nuova per la politica italiana.

Ma la politica non è fatta solo di leader nazionali e, per quanto importanti siano queste novità, la questione di genere va analizzata a tutti i livelli. Con l’insediamento dei nuovi consigli regionali in Lombardia e Lazio gli organi rappresentativi delle regioni italiane sono di nuovo tutti in carica. Possiamo quindi verificare come sono cambiati gli equilibri di genere da questo punto di vista.

Regioni e norme sull’equilibrio di genere in consiglio

Per analizzare la dinamica di genere all’interno delle giunte e dei consigli regionali bisogna innanzitutto tenere presente che, come stabilito dalla costituzione (art. 122), sono gli statuti e le leggi regionali a disciplinare i meccanismi di elezione del consiglio e del presidente della giunta. Questo però avviene nel quadro di una disciplina di carattere nazionale.

In materia di equilibrio di genere nel 2012 e poi nel 2016 sono state introdotte delle modifiche alla legge 165/2004. Con questi interventi si è provveduto a definire un quadro comune prevedendo 3 diversi meccanismi a seconda del tipo di legge elettorale adottato dalla regione:

  • sistema proporzionale con voto di preferenza – il genere più rappresentato non può eccedere il 60% delle candidature, inoltre devono essere previsti almeno 2 voti di preferenza distinti per genere;
  • sistema proporzionale senza voto di preferenza – oltre alla proporzione del 60% i nomi in lista devono essere in ordine alternato di genere;
  • sistema uninominale – il totale delle candidature di ciascuna lista deve rispettare il criterio del 60%.

Per le regioni a statuto speciale però il discorso è differente. Queste infatti non devono conformarsi a una norma nazionale, ma solo ai loro statuti. Pur prevedendo questi delle norme più o meno generiche sull’equilibrio di genere (legge costituzionale 2/2001) le regioni a statuto speciale sono dei casi a parte che non possono essere uniformati alla disciplina generale.

Le donne nei consigli regionali

Come abbiamo visto le leggi elettorali regionali intervengono sui candidati prevedendo in particolare che nessun genere sia rappresentato in misura inferiore al 40%. Le ragioni principali di questo approccio sono sostanzialmente due. Intanto intervenendo sui candidati piuttosto che sugli eletti si incide in maniera molto più indiretta sulla libera scelta degli elettori evitando profili di incostituzionalità. La soglia del 40% invece è solitamente accettata come margine entro il quale si può considerare sostanzialmente garantito l’equilibrio di genere.

Tuttavia quando si passa dalla proporzione di candidati a quella degli eletti le cose cambiano significativamente e da almeno il 40% di candidate si passa al 23,5% di consigliere regionali. Una differenza considerevole che porta con sé molte domande su quali siano i meccanismi politici, sociali e culturali alla base della disparità di genere.

Solo nel consiglio dell’Emilia-Romagna le donne sono almeno il 40%.

In effetti solo nel consiglio regionale dell’Emilia-Romagna le donne raggiungono il 40%. Lazio, Umbria, Veneto e Toscana seguono, superando almeno il 30% mentre in altre 8 regioni la quota di consigliere oscilla tra il 19% e il 29%. Tra queste anche la Lombardia (27,5%) che, come il Lazio, è recentemente andata alle elezioni.

In fondo alla classifica si trovano invece Puglia (13,7%), Friuli-Venezia Giulia (12,2%), Basilicata (9,5%) e Valle d’Aosta (8,6%).

Quantomeno in Puglia, nonostante il basso numero di consigliere, la presidenza dell’aula è stata affidata a una donna (Loredana Capone). Un caso quasi unico nel 2023. L’unica altra regione con una presidente del consiglio è l’Emilia-Romagna (Emma Petitti).

le donne a ricoprire il ruolo di presidente del consiglio regionale. Loredana Capone in Puglia e Emma Petitti in Emilia-Romagna.

L’andamento storico negli ultimi anni

Nonostante numeri ancora piuttosto bassi è innegabile che l’introduzione di un quadro normativo comune a livello nazionale in materia di equilibrio di genere abbia favorito la crescita del numero di donne nei consigli regionali. Dopo l’introduzione delle modifiche legislative del 2012 e del 2016 le regioni hanno iniziato a integrare le nuove regole nella propria normativa e tra il 31 dicembre 2014 e lo stesso giorno del 2020 si è assistito a un chiaro aumento della presenza femminile. Per gli anni successivi il dato ha continuato a crescere ma in maniera meno marcata.

Un percorso inverso invece è stato seguito dalle giunte regionali. Qui infatti nel 2015 la quota di donne raggiungeva il 34,3% ma nei 5 anni successivi è calata di quasi 10 punti (24,9%). Dopo il 2020 il dato è tornato a crescere ma in maniera molto contenuta. È difficile stabilire con certezza le ragioni di un calo così evidente. Si possono però rilevare 2 elementi significativi, uno di tipo normativo e l’altro politico.

Intanto è importante sottolineare come, contrariamente a quanto avviene per i consigli regionali, non esistono norme nazionali che incentivino l’equilibrio di genere in giunta. Un meccanismo che invece è previsto nei comuni delle maggiori città italiane.