Archivi giornalieri: 22 marzo 2023

Calcio femminile: comunicazione delle prestazioni degli steward

 

 

Calcio femminile: comunicazione delle prestazioni degli steward

Dalla stagione 2022/2023 il calcio femminile è diventato professionismo sportivo. Le prestazioni degli steward possono essere registrate attraverso il Portale prestazioni di lavoro occasionale e Libretto famiglia

Pubblicazione: 22 marzo 2023

A partire dalla stagione sportiva 2022-2023, il calcio femminile è considerato professionismo sportivo relativamente al Campionato di Serie A organizzato dalla Divisione Calcio Femminile della Federazione italiana giuoco calcio (FIGC).

Ne discende che, per il campionato 2022/2023 Serie A Divisione Calcio Femminile, le società già censite potranno utilizzare il Portale prestazioni di lavoro occasionale e Libretto famiglia per comunicare le prestazioni lavorative rese dagli steward negli impianti sportivi.

Le società non ancora censite, per accreditarsi e utilizzare il servizio on line, devono seguire le indicazioni riportate nella circolare INPS 14 agosto 2018, n. 95 e nel messaggio 24 agosto 2018, n. 3193.

Il messaggio 21 marzo 2023, n. 1104 riepiloga il quadro normativo che disciplina le prestazioni occasionali rese dagli steward negli impianti sportivi e fornisce indicazioni in merito all’utilizzo del Libretto Famiglia da parte delle società sportive

Pensionati: il cedolino di pensione di aprile 2023

Pensionati: il cedolino di pensione di aprile 2023

Il documento che consente di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui può variare

Pubblicazione: 22 marzo 2023

Il cedolino della pensione, accessibile tramite servizio online, è il documento che consente ai pensionati di verificare l’importo erogato ogni mese dall’INPS e di conoscere le ragioni per cui tale importo può variare.

Si riportano di seguito le principali informazioni sul cedolino della pensione di aprile 2023.

LA DATA DI PAGAMENTO

Per il mese di aprile 2023 le pensioni in pagamento presso Poste Italiane avranno valuta 1° aprile, mentre le pensioni in pagamento presso gli Istituti di credito avranno valuta 3 aprile.

TRATTENUTE FISCALI: IRPEF A TITOLO DI ACCONTO – ADDIZIONALI REGIONALI E COMUNALI – CONGUAGLIO ANNO DI IMPOSTA 2022

IRPEF a titolo di acconto – addizionali regionali e comunali

Per quanto riguarda le prestazioni fiscalmente imponibili sul rateo di aprile vengono prelevate, oltre alle ritenute IRPEF e all’addizionale comunale a titolo di acconto, anche le addizionali regionali e comunali relative all’anno di imposta 2022. Si ricorda che queste ultime trattenute sono effettuate in 11 rate nell’anno successivo a quello cui si riferiscono.

Le prestazioni di invalidità civile, le pensioni o gli assegni sociali, le prestazioni non assoggettate alla tassazione per particolari motivazioni (detassazione per residenza estera, vittime del terrorismo) non subiscono trattenute fiscali.

Conguaglio anno di imposta 2022

L’INPS, in conformità con la normativa vigente, in qualità di sostituto d’imposta dei titolari dei trattamenti pensionistici, ha effettuato, entro il termine previsto del 28 febbraio, le operazioni di verifica tra l’ammontare delle ritenute operate e l’imposta effettivamente dovuta sull’ammontare complessivo delle somme corrisposte nel corso dell’anno d’imposta 2022, tenendo conto delle detrazioni eventualmente spettanti. 

Gli esiti di queste operazioni di verifica possono aver determinato conguagli di imposta a debito o a credito del titolare di pensione. Gli importi a credito eventualmente spettanti sono posti in pagamento direttamente sul rateo di pensione. Per il recupero dei conguagli a debito l’INPS deve procedere secondo le modalità di seguito indicate in conformità alla normativa vigente:

  • pensionati con reddito di pensione annuo di importo inferiore a 18mila euro e debito IRPEF di importo superiore a 100 euro: si procede a recuperare il debito d’imposta rateizzandolo mensilmente sulle prestazioni pensionistiche in pagamento con rate di pari importo. Il recupero può essere effettuato al massimo in 11 rate;
  • pensionati con reddito di pensione annuo di importo superiore a 18mila euro oppure con reddito di pensione annuo di importo inferiore a 18mila euro e con debito IRPEF inferiore a 100 euro: il debito d’imposta viene trattenuto direttamente sulle prestazioni in pagamento dal mese di marzo 2023. Poiché non è prevista alcuna rateizzazione, si procede al recupero di quanto dovuto in unica soluzione sui ratei di pensione.

Nel caso in cui il rateo di pensione mensile non sia sufficientemente capiente per il recupero integrale del conguaglio di imposta a debito, il recupero prosegue sulle mensilità successive fino al recupero totale.

Tutti i pensionati che, a seguito dell’applicazione del conguaglio a debito, abbiano subito la riduzione o l’azzeramento della pensione possono acquisire il dettaglio delle operazioni di calcolo accedendo al servizio “MyINPS” o al cedolino di pensione e visualizzando la sezione dedicata ai conguagli IRPEF, in cui sono riportati puntualmente l’imponibile complessivo, l’imposta dovuta, quella effettivamente pagata e l’eventuale residuo debito da trattenere.

Le somme conguagliate verranno certificate nella Certificazione Unica 2023.

Ancora pochi stranieri nelle università italiane Europa

Ancora pochi stranieri nelle università italiane Europa

Negli anni la mobilità studentesca è gradualmente aumentata in Europa. L’Italia costituisce però un’eccezione: gli universitari stranieri sono in calo dal 2018 e nel 2020 costituiscono meno del 3% del totale.

 

La mobilità è uno dei punti cardinali su cui è costruita l’Unione europea e uno dei suoi ambiti di applicazione è l’istruzione. Programmi come l’Erasmus+ servono proprio a favorire lo spostamento di studenti universitari tra i vari paesi dell’Unione. Con comprovati effetti anche sulla qualità del loro futuro impiego.

Il numero di studenti che si spostano all’interno dell’Ue e di quelli provenienti da paesi non-Ue che si iscrivono nelle università europee è in graduale aumento da anni. Un fenomeno che facilita apertura e internazionalizzazione e che permette agli studenti stessi di sviluppare competenze professionali, sociali e interculturali.

Insieme alla Grecia, l’Italia è l’ultima per rapporto tra studenti internazionali e studenti domestici, oltre che il paese dove il numero di studenti provenienti dall’estero ha registrato il calo più pronunciato. In particolare nel passaggio tra 2018 e 2019.

Chi e quanti sono gli studenti internazionali in Europa

Quando si parla di studenti internazionali, c’è una differenza tra chi completa il ciclo di istruzione all’estero (degree mobility) e chi invece si reca in un altro paese per un breve periodo di tempo, soltanto per conseguire dei crediti (credit mobility). Come evidenzia l’Ocse però sta diventando gradualmente più difficile mantenere questa distinzione per via dell’incidenza di programmi non classificabili in questo senso, come le doppie lauree. In questo approfondimento facciamo riferimento agli studenti iscritti al ciclo terziario in un paese diverso da quello del loro diploma. Escludendo quindi gli studenti Erasmus.

La pandemia ha avuto un impatto, tuttavia ancora difficile da quantificare.

Nel 2020 rientrava in tale categoria quasi 1 milione e mezzo di persone. Circa 616mila erano studenti del ciclo triennale, 659mila di quello magistrale e poco più di 151mila dottorandi. In soltanto 6 stati le cifre del 2020 risultavano inferiori rispetto a quelle del 2019: Croazia, Irlanda, Lituania, Finlandia, Danimarca e Grecia. Non tanto perché la pandemia non abbia avuto un impatto, ma perché, come riporta anche l’Ocse, i dati sul 2020 corrispondono perlopiù all’anno accademico 2019-2020.

Il dato sugli studenti stranieri ha registrato un aumento graduale nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto in alcuni paesi dell’Unione. Prima tra tutti la Croazia che aveva appena 500 studenti di nazionalità straniera nel 2013 e ben 4.768 nel 2020 (+854%). Anche Cipro, Malta e Portogallo hanno registrato aumenti significativi, superiori al 200%. Seguono due paesi baltici (Estonia e Lettonia), la Slovenia e la Polonia, dove il numero di studenti stranieri è più che raddoppiato rispetto al 2013.

L’Italia invece è, insieme alla Grecia, l’unico paese europeo in cui questi valori sono in diminuzione. Rispetto al 2013 quando si contavano nel nostro paese quasi 83mila studenti stranieri, nel 2020 erano meno di 59mila. Un calo quindi del 29%, più marcato anche rispetto a quello greco (-19%).

La mobilità nell’istruzione terziaria europea

Vediamo come si presenta la situazione nel 2020, un anno particolare per via dell’arrivo della pandemia e che tuttavia ha visto una notevole mobilità all’interno del settore terziario. I paesi dell’Ue si differenziano ampiamente per il numero di studenti stranieri che ospitano. La prima in questo senso è la Germania, la quota più elevata in rapporto alla popolazione studentesca totale.

368.717 gli studenti stranieri iscritti alle università tedesche nel 2020.

Per numero di studenti stranieri in termini assoluti, alla Germania segue la Francia con più di 252mila. Se consideriamo però tale dato in rapporto al numero di studenti totale, il record è detenuto dal Lussemburgo, dove quasi la metà degli iscritti è di nazionalità straniera. Da questo punto di vista l’Italia è penultima in Europa, con un dato (2,88%) superiore soltanto a quello greco (2,80%).

L’area di provenienza più frequente per gli studenti stranieri in Ue è l’Europa stessa, con oltre 652mila studenti nel 2020. Seguono l’Asia (359mila) e l’Africa (216mila). Più contenute le cifre nel caso degli studenti provenienti da Caraibi, centro e sud America (107mila), dal nord America (31mila) e dall’Oceania (poco più di 3mila).

Per quanto riguarda l’Italia, il gruppo con la maggiore incidenza è invece quello asiatico (26.130, per il 45% del totale). Seguito da quello degli europei (21.016 per il 36%).

Come accennato, nel corso dell’ultimo decennio nel nostro paese il numero degli studenti di nazionalità straniera è, a differenza di tutti gli altri paesi Ue esclusa la Grecia, diminuito.

Dal 2013 il numero di studenti stranieri iscritti all’università in Italia era andato gradualmente aumentando fino a raggiungere il picco nel 2018 (quasi 107mila). Nel 2019 però la cifra si è praticamente dimezzata, per ragioni che non siamo riusciti a ricostruire, e nel 2020 si è registrata solo una debole crescita.

Per quanto riguarda invece gli italiani che vanno a studiare in altri paesi dell’Unione europea, questi sono stati poco meno di 52mila nel 2020.

51.748 gli studenti italiani iscritti all’università in altri paesi Ue nel 2020.

Le mete più popolari erano Germania (10.820), Austria (9.185) e Francia (8.428).

Foto: Shubham Sharan – licenza

 

Ancora pochi stranieri nelle università italiane Europa

Ancora pochi stranieri nelle università italiane Europa

Negli anni la mobilità studentesca è gradualmente aumentata in Europa. L’Italia costituisce però un’eccezione: gli universitari stranieri sono in calo dal 2018 e nel 2020 costituiscono meno del 3% del totale.

 

La mobilità è uno dei punti cardinali su cui è costruita l’Unione europea e uno dei suoi ambiti di applicazione è l’istruzione. Programmi come l’Erasmus+ servono proprio a favorire lo spostamento di studenti universitari tra i vari paesi dell’Unione. Con comprovati effetti anche sulla qualità del loro futuro impiego.

Il numero di studenti che si spostano all’interno dell’Ue e di quelli provenienti da paesi non-Ue che si iscrivono nelle università europee è in graduale aumento da anni. Un fenomeno che facilita apertura e internazionalizzazione e che permette agli studenti stessi di sviluppare competenze professionali, sociali e interculturali.

Insieme alla Grecia, l’Italia è l’ultima per rapporto tra studenti internazionali e studenti domestici, oltre che il paese dove il numero di studenti provenienti dall’estero ha registrato il calo più pronunciato. In particolare nel passaggio tra 2018 e 2019.

Chi e quanti sono gli studenti internazionali in Europa

Quando si parla di studenti internazionali, c’è una differenza tra chi completa il ciclo di istruzione all’estero (degree mobility) e chi invece si reca in un altro paese per un breve periodo di tempo, soltanto per conseguire dei crediti (credit mobility). Come evidenzia l’Ocse però sta diventando gradualmente più difficile mantenere questa distinzione per via dell’incidenza di programmi non classificabili in questo senso, come le doppie lauree. In questo approfondimento facciamo riferimento agli studenti iscritti al ciclo terziario in un paese diverso da quello del loro diploma. Escludendo quindi gli studenti Erasmus.

La pandemia ha avuto un impatto, tuttavia ancora difficile da quantificare.

Nel 2020 rientrava in tale categoria quasi 1 milione e mezzo di persone. Circa 616mila erano studenti del ciclo triennale, 659mila di quello magistrale e poco più di 151mila dottorandi. In soltanto 6 stati le cifre del 2020 risultavano inferiori rispetto a quelle del 2019: Croazia, Irlanda, Lituania, Finlandia, Danimarca e Grecia. Non tanto perché la pandemia non abbia avuto un impatto, ma perché, come riporta anche l’Ocse, i dati sul 2020 corrispondono perlopiù all’anno accademico 2019-2020.

Il dato sugli studenti stranieri ha registrato un aumento graduale nel corso dell’ultimo decennio, soprattutto in alcuni paesi dell’Unione. Prima tra tutti la Croazia che aveva appena 500 studenti di nazionalità straniera nel 2013 e ben 4.768 nel 2020 (+854%). Anche Cipro, Malta e Portogallo hanno registrato aumenti significativi, superiori al 200%. Seguono due paesi baltici (Estonia e Lettonia), la Slovenia e la Polonia, dove il numero di studenti stranieri è più che raddoppiato rispetto al 2013.

L’Italia invece è, insieme alla Grecia, l’unico paese europeo in cui questi valori sono in diminuzione. Rispetto al 2013 quando si contavano nel nostro paese quasi 83mila studenti stranieri, nel 2020 erano meno di 59mila. Un calo quindi del 29%, più marcato anche rispetto a quello greco (-19%).

La mobilità nell’istruzione terziaria europea

Vediamo come si presenta la situazione nel 2020, un anno particolare per via dell’arrivo della pandemia e che tuttavia ha visto una notevole mobilità all’interno del settore terziario. I paesi dell’Ue si differenziano ampiamente per il numero di studenti stranieri che ospitano. La prima in questo senso è la Germania, la quota più elevata in rapporto alla popolazione studentesca totale.

368.717 gli studenti stranieri iscritti alle università tedesche nel 2020.

Per numero di studenti stranieri in termini assoluti, alla Germania segue la Francia con più di 252mila. Se consideriamo però tale dato in rapporto al numero di studenti totale, il record è detenuto dal Lussemburgo, dove quasi la metà degli iscritti è di nazionalità straniera. Da questo punto di vista l’Italia è penultima in Europa, con un dato (2,88%) superiore soltanto a quello greco (2,80%).

L’area di provenienza più frequente per gli studenti stranieri in Ue è l’Europa stessa, con oltre 652mila studenti nel 2020. Seguono l’Asia (359mila) e l’Africa (216mila). Più contenute le cifre nel caso degli studenti provenienti da Caraibi, centro e sud America (107mila), dal nord America (31mila) e dall’Oceania (poco più di 3mila).

Per quanto riguarda l’Italia, il gruppo con la maggiore incidenza è invece quello asiatico (26.130, per il 45% del totale). Seguito da quello degli europei (21.016 per il 36%).

Come accennato, nel corso dell’ultimo decennio nel nostro paese il numero degli studenti di nazionalità straniera è, a differenza di tutti gli altri paesi Ue esclusa la Grecia, diminuito.

Dal 2013 il numero di studenti stranieri iscritti all’università in Italia era andato gradualmente aumentando fino a raggiungere il picco nel 2018 (quasi 107mila). Nel 2019 però la cifra si è praticamente dimezzata, per ragioni che non siamo riusciti a ricostruire, e nel 2020 si è registrata solo una debole crescita.

Per quanto riguarda invece gli italiani che vanno a studiare in altri paesi dell’Unione europea, questi sono stati poco meno di 52mila nel 2020.

51.748 gli studenti italiani iscritti all’università in altri paesi Ue nel 2020.

Le mete più popolari erano Germania (10.820), Austria (9.185) e Francia (8.428).

Foto: Shubham Sharan – licenza

 

Santa Lea di Roma

 

Santa Lea di Roma


Nome: Santa Lea di Roma
Titolo: Vedova
Nascita: IV Secolo, Roma
Morte: 22 marzo 384, Roma
Ricorrenza: 22 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Protettrice:
delle vedove
Nel 384 a Roma morivano quasi contemporaneamente il patrizio Vezio Agorio Pretestato, console designato a prefetto dell’Urbe, e la matrona Lea, che, rimasta vedova in giovane età, aveva rifiutato le seconde nozze col ricco rappresentante della nobiltà romana per aderire alle prime comunità femminili cristiane, organizzate da S. Girolamo. Il vecchio asceta di Stridone, che, amareggiato dalle maligne insinuazioni di esercitare un ascendente non solo spirituale sulle virtuose matrone Marcella, Paola, Proba e Lea, aveva abbandonato Roma, e si era ritirato nei pressi di Betlem a condurvi vita solitaria, prese lo spunto dalla notizia della morte di Lea e del console per stendere in una delle sue numerose epistole alcune considerazioni.

Questa lettera rappresenta l’unico documento, ma di qual forza e suggestività, sulla vita della santa: « Dal coro degli Angeli ella è stata scortata nel seno di Abramo e, come Lazzaro, già povero, vede ora il ricco Console, già vestito di porpora, e che adesso, non adorno della palma ma avvolto nell’oscurità, domanda a Lea che gli faccia cadere una goccia dal suo dito mignolo». S. Girolamo amava i parallelismi e in questo caso il confronto gli venne facile: Vezio Agorio passa dagli splendori terreni alle tenebre dell’oblio, mentre Lea « la cui vita era considerata né più né meno che un fenomeno di pazzia, ecco che è del séguito di Cristo », nella gloria, per essere stata al suo séguito nella totale rinuncia al mondo.

Lea si era consacrata «tutta al Signore, – dice ancora S. Girolamo – diventando nel monastero madre superiora delle vergini, mutando le vesti delicate di un tempo nel ruvido sacco che logorò le sue membra, passando inoltre in preghiera intere notti, maestra di perfezione alle altre più con l’esempio che con le parole. Fu di una umiltà così profonda e così sincera che, dopo essere stata una grande dama, con molta servitù ai suoi ordini, si considerò poi come una serva. Spregevole la sua veste, grossolano il cibo, trascurava l’acconciatura del suo corpo; mentre poi adempiva a ogni dovere, rifuggiva dal fare anche la minima ostentazione delle opere buone per non riceverne la ricompensa in questa vita ». Questo « fenomeno di pazzia » o meglio questa scelta scomoda, che le fece preferire « il segreto ambito ristretto di una cella » agli agi della lussuosa dimora, che avrebbe potuto godere come futura «prima donna» di Roma, ha collocato questa matrona romana sul piedistallo di una gloria che non teme l’usura del tempo, la santità.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma santa Lea Vedova, delle cui virtù e del cui transito a Dio scrive san Girolamo.

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Santa Lea di Roma?

  • Quando nacque Santa Lea di Roma?

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Santa Lea di Roma

Santa Lea di Roma
VedovaNel 384 a Roma morivano quasi contemporaneamente il patrizio Vezio Agorio Pretestato, console designato a prefetto dell’Urbe, e la matrona Lea, che, rimasta vedova in giovane età, aveva rifiutato le seconde…

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VescovoBenedetto XIV lo paragonò a san Carlo Borromeo e lo definì «instancabile messaggero d’amore». Eppure Turibio, nacque in Spagna nel 1538, e nel 1579 era ancora un laico. Filippo II, tuttavia, sapeva che…
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Beato Giovanni Bernardo Rousseau

Beato Giovanni Bernardo Rousseau
Religioso lasallianoGiovanni Battista Rousseau nacque il 22 marzo 1797 ad Annay-laate presso Digione, in Burgundia, Francia occidentale. Suo padre, Bernardo, era muratore, la madre si chiamava Regina Peletier. Con il nome…
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«In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). Sia benedetto, o Maria, il beato momento in cui il Figlio di Dio si vestì della tua carne. Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è…