Archivi giornalieri: 6 marzo 2023

Pensioni 2024 con un mix tra quota 100 e quota 41 per tutti

Pensioni 2024 con un mix tra quota 100 e quota 41 per tutti

Pensioni 2024 con un mix tra quota 100 e quota 41 per tutti, ecco come funzionerebbe la nuova previdenza italiana.

Come si andrà in pensione nel 2024 è forse il quesito principale che molti lavoratori oggi si pongono. Naturalmente parliamo di chi oggi non riesce ad andare in pensione con le misure in vigore. Ma è un argomento che riguarda anche chi può avere questa possibilità subito, ma guarda al futuro per trovare magari qualcosa di meglio rispetto a ciò che oggi offre il sistema. Una delle misure che più ha lasciato nostalgici è senza dubbio la quota 100. Una misura che è durata solo 3 anni. Tra critiche e contestazioni, sulla misura sin è detto tutto e il contrario di tutto, salvo poi decidere di cessarla. E nel 2024 c’è chi gradirebbe riproporla, magari aprendo a delle piccole penalizzazioni che fanno comodo alla necessità di parsimonia dei conti pubblici. E allora la riforma delle pensioni o la cancellazione della riforma Fornero potrebbero partire proprio da quello che milioni di lavoratori vorrebbero.

Pensioni 2024 con nuove quote e un ritorno al passato

Due indizi fanno una prova e questo detto non può non essere utilizzato per le pensioni oggi. Fino al 31 dicembre 2021 funzionava in Italia la quota 100. Una misura che consentiva il pensionamento a partire dai 62 anni di età con almeno 38 anni di contributi versati. Fu introdotta dal governo Conte uno. La misura era a forte trazione leghista, dal momento che fu varata insieme al reddito di cittadinanza come pegno che il Movimento 5 Stelle ha dovuto, forse, per far passare il sussidio. Dalla Lega la quota 100 fu individuata come misura atta a superare al riforma Fornero, insieme alla futura quota 41 per tutti. E allora perché non utilizzarla adesso proprio per una nuova riforma delle pensioni?

A 62 anni ancora con una quota 100? ecco come

Numerosi lavoratori e numerosi nostri lettori sostengono che a 62 anni sarebbe una età equa per poter andare in pensione. E probabilmente anche in seno al governo la pensano così. Se è vero che hanno varato la quota 103 proprio a 62 anni un motivo ci sarà. A 62 anni poi, è l’età individuata per i discorsi che si fanno sulle nuove ipotetiche misure da varare ad anno nuovo. Con tagli lineari o con ricalcolo contributivo, ma molti vorrebbero la flessibilità a partire dai 62 anni di età. E noi qualche giorno fa avevamo parlato proprio di due vie per la riforma pensioni a 62 anni nel 2024 tra premi e tagli dell’8%. Introdurre di nuovo la quota 100 potrebbe essere la soluzione. Abbassando la carriera utile in misura inversamente proporzionale all’età anagrafica. Significa che oltre alla combinazione 62+38, sarebbero utili quelle 63+37, 64+36, 65+35 e 66+34. E la flessibilità sarebbe garantita. A quel punto potrebbe anche essere avallata la possibilità di scendere a 61 anni con 39 di contributi o a 60 anni con 41 di contributi. Magari imponendo piccole penalità in termini di assegno o varando un premio contributivo per chi resta al lavoro oltre la quota. Poi, chi invece arriva a 41 anni di contributi, potrebbe essere liberato da qualsiasi collegamento anagrafico. Proprio come quota 41 per tutti dovrebbe prevedere.

 

Riforma pensioni 2023/ Tridico (Inps): “Differenziare età pensionamento per lavoro”

Riforma pensioni 2023/ Tridico (Inps): “Differenziare età pensionamento per lavoro”

Riforma pensioni 2023, la proposta di Pasquale Tridico (Inps): “Differenziare età pensionamento per lavoro, poveri muoiono prima dei ricchi ma finanziano i loro assegni”

Pasquale Tridico, presidente INPSPasquale Tridico, presidente INPS (Lapresse, 2020)

RIFORMA PENSIONI 2023, TRIDICO (INPS): “OCCUPAZIONE E SOSTENIBILITÀ SISTEMA PENSIONISTICO”

Gli italiani non pensano alle pensioni. Solo un terzo, secondo un’inchiesta di Altroconsumo, si sta preparando finanziariamente con investimenti ad hoc. Intanto, da più parti arriva l’appello ad affrontare la riforma delle pensioni 2023 in maniera strutturale, anche per risolvere un paradosso: i lavoratori poveri, che hanno una “vita pensionistica” più breve rispetto all’aspettativa media di vita che determina il rateo pensionistico sui propri contributi versati, sono di fatto coloro che finanziano le pensioni dei ricchi, che invece vivono più a lungo. Ne ha parlato Pasquale Tridico, presidente dell’Inps, sulle colonne del Domani, spiegando che bisogna aumentare la quantità di lavoratori e la qualità del lavoro.

 

«Il tasso di occupazione decide la sostenibilità del sistema pensionistico di oggi e l’equilibrio delle pensioni di domani, ovvero il futuro dei lavoratori». In altre parole, il lavoro di oggi determina la pensione di domani. Serve una visione a lungo termine per Pasquale Tridico, secondo cui la riforma delle pensioni 2023 dovrebbe affrontare la questione della differenziazione delle età di pensionamento in base al lavoro svolto. Ma è una questione che si lega anche ad altri temi come reddito minimo e salario minimo, perché il lavoro nero si rifletterà sulle pensioni povere.

RIFORMA PENSIONI 2023, TRIDICO (INPS): “LAVORO BUONO PER FUTURO PENSIONISTICO”

Pasquale Tridico suggerisce una giusta proporzionalità tra gli incrementi dei salari e adeguamenti di pensione, anche perché i secondi ci sono, anche se in modo decrescente al crescere dell’assegno pensionistico, mentre i salari sono fermi, «incidendo negativamente sulla crescita economica presente e sulla sostenibilità futura». La riforma delle pensioni si intreccia alla necessità di aumentare il numero dei lavoratori attivi in Italia. Proprio nel libro “Il lavoro di oggi, la pensione di domani” scritto con Enrico Marro per Solferino editore, Pasquale Tridico ha affrontato tutti questi temi, evidenziando il nesso fondamentale tra il lavoro buono, «di cui abbiamo bisogno per mantenere la stabilità del sistema di welfare, e il futuro pensionistico». Lo ha scritto anche per far conoscere meglio l’evoluzione e l’innovazione dell’Inps, «un grande ente che interessa con i suoi servizi l’intera economia del Paese, che accompagna ciascun cittadino in ogni fase della vita. Il futuro del lavoro passa necessariamente da un nuovo Stato sociale».

 

A quali enti andranno i fondi per le persone con disabilità #OpenPNRR

A quali enti andranno i fondi per le persone con disabilità #OpenPNRR

L’inclusione sociale dei gruppi più vulnerabili è un obiettivo del Pnrr. Abbiamo ricostruito le graduatorie di un bando specifico sull’autonomia delle persone con disabilità, spesso soggette a discriminazioni.

 

Il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) prevede alcune misure relative all’inclusione sociale, sostenendo la partecipazione di tutti gli individui alla vita di comunità. Diversi interventi sono rivolti al miglioramento delle condizioni sociali ed economiche delle persone con disabilità, spesso al centro di discriminazioni. Dalla mancanza di infrastrutture che gli permettano di usufruire di certi servizi e opportunità, talvolta essenziali, alle carenze che si possono evidenziare a livello scolastico e nell’assistenza sanitaria.

Concentreremo però la nostra analisi su una misura specifica, quella relativa all’autonomia di questa fascia di popolazione più fragile. Abbiamo approfondito gli scopi di questa misura e gli esiti del relativo avviso pubblico, ricostruendo dove sono stati destinati i 500 milioni di euro previsti.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e valutazione del PNRR

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L’investimento per l’autonomia delle persone con disabilità

L’obiettivo finale di questa misura è quello di rendere le persone più indipendenti permettendo loro di superare barriere di accesso all’alloggio e al mercato del lavoro, anche attraverso la tecnologia. Sarà indirizzato anche a persone con disabilità gravi e a coloro che non possono fare affidamento su una rete genitoriale o familiare. Nel dettaglio, sono previsti degli adeguamenti degli spazi domestici alle esigenze specifiche e l’istituzione di nuove aree abitative. Per queste ultime si considera anche l’assegnazione di immobili confiscati alle organizzazioni criminali. Inoltre si prevede un incentivo al mercato del lavoro attraverso la fornitura di dispositivi Itc e specifica formazione nelle competenze digitali.

Questo è un investimento di titolarità del ministero del lavoro e delle politiche sociali. Gli enti attuatori di questi progetti sono i comuni singoli o in associazione negli ambiti sociali territoriali (Ats). Il coordinamento avviene a livello ministeriale in collaborazione con le regioni. Ogni ente può richiedere fino a 715mila euro per sostenere le spese del proprio progetto.

500 milioni € i fondi previsti dal Pnrr per l’investimento.

Per l’assegnazione di queste risorse sono state pubblicate delle prime graduatorie nel marzo 2022 con il decreto direttoriale (Dd) 98. I progetti ammissibili al finanziamento erano 584 più 10 idonei al finanziamento. In seguito ci sono state 26 rinunce che hanno comportato degli scorrimenti in graduatoria. I termini di avviso sono poi stati riaperti ad ottobre con il Dd 249 per permettere nuove adesioni da regioni fino a quel momento sottorappresentate. Gli ultimi enti sono stati aggiunti con il Dd 320, che comprende anche degli scorrimenti e delle rinunce.

Allo stato attuale, non c’è una graduatoria definitiva comprensiva di tutti i progetti effettivamente ammessi al finanziamento. Nei singoli decreti inoltre, gli interventi sono stati classificati come “ammissibili al finanziamento”. Abbiamo quindi ricostruito la graduatoria considerando questi progetti presenti nei diversi decreti direttoriali pubblicati durante tutto l’iter.

Il bando è stato originariamente aperto per 700 interventi con un totale di 500 milioni di euro previsti. Stando alle attuali graduatorie, sono però 619 i progetti ammissibili al finanziamento sul territorio, muovendo circa 422,42 milioni di euro. Non tutti i fondi sono quindi stati allocati e non è chiaro come verranno redistribuiti.

La regione che vedrà più interventi è la Lombardia (84) seguita da Lazio (72) e Campania (57). Le aree che invece riportano meno progetti ammessi sono la provincia autonoma di Trento (6), il Molise (4) e la Valle d’Aosta (2).

Circa 57,55 milioni saranno stanziati per i progetti della Lombardia, la regione che risulta la maggiore beneficiaria per questo investimento. Lazio e Campania seguono rispettivamente con 50,48 e 37,61 milioni circa. Gli importi minori si registrano nella provincia autonoma di Trento (4,29 milioni), in Molise (2,86 milioni) e in Valle d’Aosta (1,43 milioni).

Un altro aspetto interessante da analizzare è quello della cosiddetta “quota mezzogiorno”. Allo stato attuale, non risulta infatti rispettata per questo investimento. Agli enti del sud Italia arrivano infatti il 33,14% dei fondi previsti a livello nazionale. Si tratta di circa 140 milioni. Non risulta però presente una clausola di salvaguardia che ha lo scopo di definire cosa fare quando non viene raggiunta la quota del 40%.

Questo aspetto era già stato evidenziato in passato, prima della riapertura del bando. Nella relazione del dipartimento per le politiche di coesione pubblicata il 30 giugno 2022 si riscontravano già delle difficoltà degli Ats nel presentare progetti adeguati, in particolare quelli del sud.

[…] la verifica delle domande presentate, preliminare alla stipula delle convenzioni, sta infatti facendo emergere una difficoltà di concretizzazione delle proposte progettuali e dunque un possibile ulteriore ridimensionamento degli importi dei progetti […]. Tale difficoltà, come già prefigurato dall’Amministrazione, è più diffusa tra gli ATS del Mezzogiorno.

Nella relazione si auspicava il raggiungimento della quota attraverso una riapertura del bando. Procedura che è stata attuata il 15 ottobre e che non ha portato a questo esito. Durante tutto l’iter, ci sono stati degli scorrimenti in graduatoria, con 10 progetti “idonei” che sono diventati “ammissibili al finanziamento”.

 

Santa Rosa da Viterbo

 

Santa Rosa da Viterbo


Nome: Santa Rosa da Viterbo
Titolo: Vergine
Nascita: 9 luglio 1234, Viterbo
Morte: 6 marzo 1251, Viterbo
Ricorrenza: 6 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrona di:
Viterbo
Protettrice:
fioraidelle ragazze
Canonizzazione:
noncanonizzato

Nel secolo XIII la Chiesa era travagliata da funestissime eresie e da frequenti guerre e turbolenze. Viterbo era allora in tristissime condizioni. Eretici, atei, si diffondevano per la città ed i cristiani s’erano talmente intiepiditi, che la loro vita poco si distingueva da quella degli altri. Ma la misericordia di Dio ebbe pietà di quel popolo e mandò loro questa Santa che doveva essere la salvatrice dei suoi concittadini.

Nata da virtuosi genitori nel 1234. la piccina crebbe nella virtù. Fin dagli anni più teneri i genitori si accorsero che quella non era una fanciulla comune, ma che la grazia lavorava in lei in modo veramente straordinario. Aborriva ogni specie di vanità nell’abbigliamento, fuggiva le compagnie frivole e divagate ed amava con tutto il cuore Dio e la SS. Vergine. Da giovanetta cadde gravemente inferma, e già si disperava della sua salute quando fu visitata dalla Madonna che, ridonatale la sanità, le ingiunse di vestire 1abito del terz’ordine di S. Francesco, e di percorrere la città incitando a penitenza. Così fece Rosa: ogni strada fu da essa battuta ed ogni uomo potè sentire il suo salutare invito: « O uomini, fate penitenza, ritornate a Dio ». I più la credettero pazza, ma i buoni, uditala disputare cogli eretici e confonderli, la reputavano ispirata da Dio. La forza dei cattivi però prevalse e Rosa fu costretta ad uscire dalla città e rifugiarsi coi genitori sul monte Soriano.

Più tardi Rosa potè entrare nuovamente nella città natale per ivi continuare la sua opera restauratrice. Disputando cogli eretici spesso operò miracoli a prova della verità che lo Spirito Santo le metteva sulle labbra. Era in quei tempi in uso il giudizio di Dio, e Rosa, sfidata dagli eretici, davanti a tutto il popolo, passò tra le fiamme e ne usci illesa: prova manifesta che il Signore era con lei. Ridotta a penitenza quella città e infervorati i buoni, voleva ritirarsi nel chiostro, ma per la sua estrema povertà non fu accettata. Allora la Santa si ritirò in una stanzetta della sua casa vivendo nella contemplazione e nel lavoro. In età ancora giovane (17 anni) fu chiamata al cielo e la sua anima, bella e pura, se ne volò tra le braccia del suo Sposo Divino.

Tre anni dopo il suo corpo fu trovato incorrotto e fresco. Fu trasferito solennemente nel monastero di S. Maria della Rosa, là dove un giorno ella aveva detto: « Non mi volete vivente, mi riceverete dopo morte ». Le sue sacre spoglie sono conservate in Viterbo nella chiesa a lei dedicata ed il popolo le tributa un culto grandissimo, mentre la città è posta sotto la sua protezione.

Ad oggi la venerata Rosa non è stata ancora canonizzata purché venga comunemente denominata Santa, ma non è stato ancora riconosciuta tale dalla Chiesa che si spera agirà grazie al Santo Padre Francesco.

PRATICA. « Beati quelli che sono perseguitati per causa della giustizia, perchè di essi è il regno dei cieli ».

PREGHIERA. O Dio, che ti degnasti per mezzo della beata Rosa, umile tua verginella, sconfiggere i tuoi nemici, fa sì che anche noi, umili al tuo cospetto, vincendo ogni ostacolo terreno, possiamo pervenire alla tua celeste gloria.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Vitèrbo la beata Rosa Vergine, del Terz’Ordine di san Francésco.

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Domande Frequenti

  • Quando si festeggia Santa Rosa da Viterbo?

     

  • Quando nacque Santa Rosa da Viterbo?

     

  • Dove nacque Santa Rosa da Viterbo?

     

  • Quando morì Santa Rosa da Viterbo?

     

  • Dove morì Santa Rosa da Viterbo?

     

  • Di quali comuni è patrona Santa Rosa da Viterbo?

     


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Oggi 6 marzo si venera:

Santa Rosa da Viterbo

Santa Rosa da Viterbo
VergineNel secolo XIII la Chiesa era travagliata da funestissime eresie e da frequenti guerre e turbolenze. Viterbo era allora in tristissime condizioni. Eretici, atei, si diffondevano per la città ed i cristiani…

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MartiriQuesti due nomi ci presentano due gloriose eroine cristiane che per professare la fede, sostennero un prolungato ed atroce martirio. Perpetua nacque in Cartagine da nobile casato sulla fine del secondo…

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Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore vieni presto in mio aiuto. Preghiera O San Domenico Savio che nell’eroico compimento d’ogni tuo dovere fosti…