Archivi giornalieri: 2 giugno 2021

Rimborso 730 in busta paga: quando arriva e come funziona il conguaglio IRPEF

 

Rimborso 730 in busta paga: quando arriva e come funziona il conguaglio IRPEF

Come e quando avviene il rimborso 730 in busta paga e quali particolarità possono presentarsi al datore di lavoro o altro sostituto d’imposta

Rimborso 730 in busta paga: quando arriva e come funziona il conguaglio? Partiamo col dire che le retribuzioni del mese di luglio rappresentano la prima occasione per liquidare in busta paga il conguaglio IRPEF del modello 730/2021 redditi 2020.

Il risultato definitivo delle imposte dovute all’Erario dopo la dichiarazione dei redditi può comportare:

  • conguaglio IRPEF a debito: ovvero un debito per il dipendente, nel caso in cui questi debba farsi carico di ulteriori somme rispetto a quelle già trattenute nel periodo d’imposta;
  • conguaglio IRPEF a credito: ossia un credito del lavoratore nei confronti del Fisco, se la tassazione subita nel corso dell’anno precedente è stata superiore a quella effettivamente dovuta. Pensiamo ad esempio ad un familiare a carico non inserito in busta paga.

Dal momento che il saldo a debito o a credito del 730 è di norma gestito dal datore di lavoro direttamente in busta paga, in qualità di sostituto d’imposta, possono verificarsi due ipotesi:

  • Trattenuta in cedolino delle imposte ancora dovute (conguaglio 730 a debito);
  • Rimborso IRPEF delle imposte trattenute in eccedenza in busta paga (conguaglio 730 a credito).

Può capitare inoltre che il lavoratore sia senza sostituto d’imposta al momento della dichiarazione dei redditi, oppure che il sostituto sia l’INPS (ad esempio se è andato in pensione, oppure per i percettori di NASpI o altri sussidi). In considerazione del fatto che l’operatività cambia a seconda che si tratti di trattenuta o rimborso, analizziamo nel dettaglio come avviene e cosa deve fare il datore di lavoro o altro sostituto d’imposta nei casi di conguaglio 730 a credito.

Rimborso 730 in busta paga: prima fase, ricezione del modello 730-4

Il primo step relativo alla liquidazione della dichiarazione dei redditi è la ricezione da parte dell’azienda, in via telematica dall’Agenzia delle entrate, dei modelli 730-4 a decorrere dagli ultimi dieci giorni di giugno.

Il modello 730-4 è trasmesso dall’AdE all’indirizzo telematico del datore di lavoro, da questi comunicato per la prima volta:

  • Nel quadro CT della Certificazione unica;
  • In alternativa inviando all’Agenzia delle entrate il modello CSO.

In caso di modifica dell’indirizzo precedentemente comunicato, è necessario utilizzare il citato modello CSO.

Nell’ipotesi in cui l’azienda riceva un modello 730-4 per il quale non è obbligata ad effettuare alcun rimborso in busta paga, la stessa è tenuta a darne comunicazione in via telematica all’ADE entro i 5 giorni lavorativi successivi la ricezione.

Soglia di 12 euro per crediti / debiti

Il modello 730-4 contiene tutti i dati necessari per trattenere o rimborsare il debito / credito risultante dalla dichiarazione dei redditi del lavoratore.

Tuttavia, non dev’essere eseguita alcuna operazione di trattenuta o rimborso se, per ciascuna imposta o addizionale, l’importo è uguale o inferiore a 12 euro.

Rimborso IRPEF erogato dal datore di lavoro

L’IRPEF a credito risultante dal modello 730 è erogata dal datore di lavoro nella prima retribuzione utile o comunque nella paga di competenza del mese successivo quello di ricezione del 730-4.

Le somme anticipate in busta paga vengono successivamente recuperate dall’azienda in sede di liquidazione del modello F24, relativo al mese successivo quello di effettuazione dei rimborsi.

Facciamo l’esempio di un dipendente con retribuzione corrisposta nello stesso mese di maturazione (retribuzione di luglio erogata a luglio).

In tal caso il credito risultante dal modello 730-4, anticipato dal datore di lavoro, dovrà essere dallo stesso recuperato dalle ritenute fiscali operate sulle retribuzioni di luglio, da versare con F24 entro il 20 agosto.

Al contrario, se la retribuzione è corrisposta nel mese successivo quello di maturazione (ad esempio retribuzione di luglio erogata ad agosto), il recupero dei crediti avverrà sulle ritenute da versare con F24 entro il 16 settembre.

Leggi anche: Conguaglio IRPEF di fine anno: occhio alla busta paga di dicembre

Capienza IRPEF: cosa significa

Può accadere che l’ammontare dei rimborsi da riconoscere al singolo lavoratore sia superiore alle ritenute IRPEF. A tal proposito, il calcolo della capienza dev’essere effettuato considerando tutte le ritenute (comprese le addizionali) effettuate, dallo stesso sostituto d’imposta, sulle retribuzioni e le somme di competenza del mese, ivi compresi:

  • Redditi da lavoro dipendente;
  • ” assimilati a lavoro dipendente;
  • ” da lavoro autonomo;
  • provvigioni.

Si parla di incapienza Nel caso in cui l’ammontare delle ritenute complessivamente operate risulti insufficiente a rimborsare i crediti da 730, le somme residue dovranno essere riconosciute nei mesi successivi.

Nell’ipotesi in cui vi siano più contribuenti a credito, il rimborso deve avvenire in percentuale uguale per tutti i dipendenti.

Per determinare la percentuale è sufficiente dividere l’ammontare delle ritenute per i crediti da rimborsare.

Rimborso 730 Agenzia delle entrate

L’Agenzia delle entrate liquida le somme a credito direttamente al lavoratore, a fronte di un modello 730 (ordinario o precompilato) che presenta modifiche, rispetto alla precompilata, tali da:

  • Incidere sull’ammontare del reddito complessivo o dell’imposta, presentando altresì elementi di incoerenza (ad esempio uno scostamento significativo tra il credito IRPEF e i dati derivanti dai modelli di versamento);
  • Determinare un rimborso superiore a 4 mila euro.

La liquidazione dei rimborsi ad opera dell’ADE è effettuato entro:

  • 6 mesi dalla scadenza per l’invio del modello 730;
  • In alternativa, dalla data di trasmissione effettiva se successiva alla scadenza.

L’Agenzia paga direttamente i rimborsi anche per chi è senza sostituto d’imposta al momento della dichiarazione (es. disoccupato, ma non percettore di NASpI).

N.B. Per il modello 730/2021 redditi 2020, il lavoratore non può scegliere l’opzione senza sostituto seppur con sostituto d’imposta e indicare l’Agenzia delle Entrate per ottenere il rimborso. La novità del Decreto Rilancio dello scorso anno non è stata infatti riproposta per l’anno in corso.

Conguaglio IRPEF a credito Agenzia delle Entrate: come e quando arriva

Nelle ipotesi di rimborso diretto dei crediti 730 al beneficiario, ad opera dell’Agenzia entrate, la liquidazione avviene normalmente prima di Natale:

  • con bonifico se l’interessato ha comunicato le coordinate del conto corrente bancario o postale;
  • in alternativa, tramite titoli di credito di Poste Italiane s.p.a.

Le somme corrisposte dall’ADE sono quelle derivanti dal 730 a credito, al netto di:

  • Secondo o unico acconto IRPEF;
  • Cedolare secca.

Se l’ammontare dell’acconto eccede il rimborso, il lavoratore è tenuto a versare autonomamente la differenza.

Cessazione del rapporto di lavoro prima del rimborso IRPEF in busta paga

In caso di interruzione del rapporto prima del rimborso in busta paga del modello 730, il datore di lavoro provvede all’elaborazione di un apposito cedolino per il dipendente cessato, contenente le somme dovute.

Rimborsi IRPEF: come funziona per i collaboratori

Un’ipotesi particolare è quella rappresentata dai collaboratori coordinati e continuativi destinatari di compenso con periodicità superiore al mese. Si pensi ad esempio all’amministratore che riceve il compenso nel mese di dicembre.

La gestione dei rimborsi derivanti dalla dichiarazione dei redditi, per i co.co.co, prevede l’obbligo, in capo al datore di lavoro – committente che riceve il 730-4 di erogare le somme dovute con le stesse modalità e tempistiche previste per i lavoratori dipendenti, con successivo recupero in F24.

Rimborso IRPEF dipendente con più datori di lavoro

I dipendenti, di norma con orario di lavoro part-time, possono svolgere due o più rapporti di lavoro con differenti aziende.

In tal caso come gestire le operazioni di conguaglio 730?

La normativa (articolo 14 DPR n. 395/1992) prevede che sia il datore che eroga la retribuzione più elevata ad occuparsi del rimborso 730 in busta paga.

Modello 730 tardivo o integrativo: cosa succede ai rimborsi IRPEF

Altri casi particolari sono quelli rappresentati da:

  • Invio tardivo del modello 730;
  • Presentazione di un modello 730 integrativo del precedente.

Nella prima ipotesi, il datore effettua le operazioni di conguaglio a partire dal primo mese utile, comunque non oltre l’anno corrente.

In caso di 730 integrativo, il datore effettua il conguaglio a credito con la retribuzione corrisposta a dicembre, a meno che il rapporto non cessi in una data antecedente. In quest’ultima ipotesi la liquidazione del rimborso avverrà nell’ultimo cedolino paga.

Detrazioni per figli a carico e gestione delle spese per familiari in dichiarazione dei redditi

Detrazioni per figli a carico: nella dichiarazione dei redditi deve essere compilato il prospetto dei familiari a carico. Sono considerati tali i familiari con un reddito non superiore a 2.840,51 ovvero 4.000 euro per i figli con un’età non superiore a 24 anni. L’indicazione del familiare nel prospetto del familiare a carico, permette di detrarre le spese sostenute nell’interesse dello stesso familiare; le spese sostenute per i figli a carico possono essere portate in detrazione del genitore che le ha sostenute, anche se nel prospetto dei familiari a carico il figlio è indicato con una percentuale dei carico pari allo zero.

In tali casi dunque, il figlio è a carico dell’altro genitore che non ha sostenuto la spesa o comunque l’ha fatto solo in parte.

Vediamo come funziona a cosa c’è da sapere.

Detrazioni per figli a carico: il prospetto dei familiari a carico

Nella dichiarazione dei redditi, 730 o modello Redditi,  deve essere compilato il prospetto dei familiari a carico. Tale prospetto è, generalmente, per i lavoratori dipendenti e assimilati, la trasposizione del prospetto dei familiari a carico presente nella certificazione unica. La compilazione di tale prospetto è finalizzato alla spettanza delle detrazioni per carichi di famiglia, ex art.12 del DPR 917/86, TUIR.

Sono considerati familiari a carico: i componenti della famiglia che nel corso dell’anno d’imposta  hanno percepito un reddito complessivo uguale o inferiore a 2.840,51 euro, al lordo degli oneri deducibili. Sono considerati fiscalmente a carico i figli di età non superiore a 24 anni che nel 2020 hanno posseduto un reddito complessivo uguale o inferiore a 4.000 euro. Sempre al lordo degli oneri deducibili.

Come ribadito nelle istruzioni che accompagnano il 730 e il modello Redditi:

le detrazioni per carichi di famiglia variano in base al reddito, quindi chi presta l’assistenza fiscale dovrà calcolare l’ammontare delle detrazioni effettivamente spettanti tenendo conto di quanto previsto dall’art. 12 del TUIR. A seconda della situazione reddituale del contribuente le detrazioni per carichi di famiglia possono spettare per intero, solo in parte o non spettare.

Detrazioni figli a carico: quanto spetta

La detrazione per i figli è pari a:

  • 1.220 euro, per ciascun figlio di età inferiore a tre anni;
  • 950 euro per ciascun figlio di età pari o superiore a tre anni.

Per le famiglie numerose è previsto una detrazione aggiuntiva di 200 euro per ciascun figlio se nel nucleo familiare sono presenti più di tre figli a carico. In pratica, una somma per ciascun figlio che si aggiunge agli importi prima citati.

Per le famiglie con più di tre figli a carico, questi importi aumentano di 200 euro per ciascun figlio, a partire dal primo. Per i figli con disabilità, la detrazione spettante sale di 400 euro. Quindi per figli con handicap di età inferiore a 3 anni si ha diritto ad una detrazione di 1.620 euro, che diventa pari a 1.820 euro se nel nucleo familiare ci sono più di tre figli.

Calcolo del limite di reddito per essere a carico

Nel limite di reddito di 2.840,51 euro (o 4.000 euro)  vanno computate anche le seguenti somme, che non sono comprese nel reddito complessivo ai fini Irpef:

  • il reddito dei fabbricati assoggettato alla cedolare secca sulle locazioni;
  • le retribuzioni corrisposte da Enti e Organismi Internazionali, Rappresentanze diplomatiche e consolari, Missioni, Santa Sede, Enti gestiti direttamente da essa ed Enti Centrali della Chiesa Cattolica;
  • la quota esente dei redditi di lavoro dipendente prestato nelle zone di frontiera ed in altri Paesi limitrofi in via continuativa e come oggetto esclusivo del rapporto lavorativo da soggetti residenti nel territorio dello Stato;
  • il reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva in applicazione del regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità (art. 27, commi 1 e 2, del D.L. 6 luglio 2011, n. 98);
  • il reddito d’impresa o di lavoro autonomo assoggettato ad imposta sostitutiva in applicazione del regime forfetario per gli esercenti attività d’impresa, arti o professioni (art. 1, commi da 54 a 89, legge 23 dicembre 2014, n. 190).

Dunque, anche il reddito eventualmente conseguito in regime forfetario concorre ai suddetti limiti di 2.840,51 euro/4.000 euro.

Spese per familiari a carico nella dichiarazione dei redditi

Oltre alle detrazioni per carichi di famiglia, possono spettare specifiche detrazione/deduzione anche per alcune spese sostenute nell’interesse del familiare a carico. Che sia il coniuge o il figlio o ancora altri familiari.

Infatti, possono essere considerati a carico, anche se non conviventi con il contribuente o residenti all’estero:

  • il coniuge non legalmente ed effettivamente separato;
  • i figli (compresi i figli adottivi, affidati o affiliati) indipendentemente dal superamento di determinati limiti di età e dal fatto che siano o meno dediti agli studi o al tirocinio gratuito.

Altri familiari a carico: chi sono

Possono essere considerati a carico anche i seguenti altri familiari, a condizione che convivano con il contribuente o che ricevano dallo stesso assegni alimentari non risultanti da provvedimenti dell’Autorità giudiziaria.

Rientrano tra gli “altri familiari”:

  1. il coniuge legalmente ed effettivamente separato;
  2. i discendenti dei figli;
  3. i genitori (compresi quelli adottivi);
  4. generi e nuore;
  5. il suocero e la suocera;
  6. i fratelli e le sorelle (anche unilaterali);
  7. i nonni e le nonne.

Suddivisione delle spese per i figli da detrarre tra i genitori

Le regole di suddivisione delle spese sostenute per i figli a carico, tra i coniugi, sono ben delineate nella circolare n°19/e 2020.

Rientrano tra le spese deducibili/detraibili, anche se sostenute nell’interesse del familiare a carico:

  • spese sanitarie,
  • spese universitarie;
  • premi assicurativi;
  • i contributi previdenziali;
  • contributi versati alle forme di previdenza complementare;
  • contributi versati ad enti e casse aventi fine assistenziale;
  • spese per la frequenza degli asili nido;
  • spese scolastiche (comunicazione facoltativa da parte degli istituti scolastici);
  • detrazione “bonus vacanze”;
  • ecc.

Le regole di detrazione variano in base al soggetto nell’interesse del quale la spesa è stata sostenuta.

Le indicazioni dell’Agenzia delle entrate

Nella circolare n°19/E l’Agenzia delle entrate ha chiarito in che modo detrarre le spese sostenute per i familiari a carico.

Posso detrarre le spese sostenute per un familiare che nel prospetto dei familiari a carico è indicato con una percentuale di carico pari a zero?

Ebbene, partiamo dalle regole principali. Regole in base alle quali:

  • se l’onere è sostenuto per i familiari a carico la detrazione spetta al contribuente al quale è intestato il documento che certifica la spesa (Circolare 3.05.1996 n. 108, risposta 2.4.6);
  • se la spesa riguarda i figli, la detrazione spetta al genitore che l’ha sostenuta a prescindere dalla circostanza che sia titolare o meno anche della detrazione per figli a carico e dalla modalità di ripartizione con l’altro genitore di tale ultima detrazione.

Dunque, in relazione alle spese sostenute per i figli a carico, la risposta alla domanda posta sopra è positiva.

Difatti, la detrazione spetta al coniuge che ha sostenuto la spesa, anche se nel prospetto dei familiari a carico, il figlio è indicato con una percentuale di carico pari a zero.

Suddivisione della spesa con documenti intestati al figlio

Sempre nella circolare n°19/E viene ancora specificato che, se il documento di spesa è intestato al figlio fiscalmente a carico, le spese sono suddivise:

  • in relazione al loro effettivo sostenimento,
  • tra i genitori.

Questi ultimi possono ripartire le spese in misura diversa dal 50 per cento annotando sul documento comprovante la spesa stessa, la percentuale di ripartizione.

Attenzione alla situazione in cui un genitore è a carico dell’altro.

Se uno dei due genitori è fiscalmente a carico dell’altro quest’ultimo può portare sempre in detrazione l’intera spesa
sostenuta (Circolare 16.02.2007 n. 11, risposta 2.1).

La detrazione spetta al genitore che ha sostenuto la spesa nell’interesse del figlio anche nell’ipotesi in cui i documenti di spesa siano intestati all’altro genitore.  A condizione, tuttavia, che quest’ultimo sia fiscalmente a carico del genitore che ha sostenuto la spesa.

Strutture che accettano il Bonus Vacanze 2021: come e dove trovarle

Strutture che accettano il Bonus Vacanze 2021: come e dove trovarle

Quali strutture accettano il bonus vacanze 2021 e dove si possono trovare? Ecco alcune informazioni utili per chi vuole usare il buono.

Quali strutture accettano il bonus vacanze 2021: lo scorso anno, con il decreto Rilancio l’ex governo Conte ha stanziato 4 miliardi di euro di risorse per il bonus vacanze e per il rilancio del settore turismo in Italia, gravemente colpito dalla crisi economica derivante dal coronavirus.

Questo bonus ha avuto quindi il duplice obiettivo di salvare i settori collegati al turismo e dare la possibilità alle famiglie di poter svolgere una vacanza estiva dopo un lungo periodo di quarantena a causa del COVID-19.

In questa guida ci concentreremo su come e dove trovare le strutture che accettano il Bonus Vacanze fino a 500 euro e come prenotare. Ricordiamo però che il voucher vacanze, non può più essere richiesto, ma si può usare, fino al 31 dicembre 2021, quello avuto l’anno scorso e non sfruttato.

Strutture che accettano il Bonus Vacanze 2021

Fino al 31 dicembre 2021 si può prenotare una vacanza in Italia utilizzando il buono vacanze concesso dallo Stato nel 2020. Va precisato però che non tutte le strutture turistiche italiane hanno deciso di erogarlo, nonostante abbiamo i requisiti per poter aderire all’iniziativa.

Di conseguenza, per poter fruire dell’agevolazione fino a 500 euro per famiglia, bisogna innanzitutto verificare che la struttura scelta accetti lo sconto in questione.

Ed è proprio questa una delle maggiori difficoltà. Infatti, secondo l’ultima indagine effettuata da Federalberghi, con la collaborazione dell’Istituto ACS Marketing Solutions, è emerso che il 52% degli italiani ha intenzione di usufruire del bonus, ma la maggior parte di questa percentuale non conosce quali sono le strutture aderenti all’iniziativa e dove è possibile prenotare la propria vacanza.

Tra le Regioni con il maggior numero di strutture che hanno deciso di aderire a questa nuova iniziativa lanciata dal governo italiano, possiamo trovare:

  • Emilia Romagna: circa 230 strutture.
  • Toscana: più di 100 strutture.
  • Sicilia: circa 60 strutture;
  • Liguria: circa 60 strutture;
  • Sardegna: circa 30 strutture;
  • Campania: più di 50 strutture.
  • Altre Regioni: numero di strutture minori rispetto alle precedenti.

Bonus vacanze, Hotel che li accettano

La Federalberghi dopo aver intervistato oltre 28 mila strutture e in collaborazione con una piattaforma online, ha dato l’opportunità a tutti coloro che vogliono usufruire del bonus di conoscere in anteprima tutti gli Hotel aderenti all’iniziativa.

La piattaforma in questione è italyhotels. Qui sarà possibile trovare l’elenco di tutte le strutture che aderiscono al bonus vacanze.

Utilizzare la piattaforma è davvero molto semplice, infatti tutto quello che bisognerà fare è:

  • Recarsi sulla pagina web dedicata al bonus;
  • Scegliere la destinazione o il nome dell’hotel;
  • Selezionare il tipo di struttura (Hotel, B&b, Villaggi turistici, Agriturismi, Residence, Dimore storiche);
  • La data di arrivo e di partenza;
  • Il numero di Adulti e Bambini
  • Numero delle camere che si intende prenotare.

Dopo queste procedure, la piattaforma mostrerà tutte le strutture che sono disponibili nella data da voi scelti. Inoltre, per velocizzare la ricerca della struttura, la piattaforma consente di filtrare in base al prezzo, servizi offerti, numero di Stelle, ecc.

Scelta la struttura e la località sarà possibile richiedere un preventivo direttamente online e successivamente prenotare la propria vacanza usufruendo del buono sconto del valore fino a 500€ per famiglia.

Leggi anche: Bonus vacanze 500 euro: come, quando e in quali strutture spenderlo

Quota 41 novità nella riforma pensioni?

Quota 41 novità nella riforma pensioni? Cos’è, come funziona e chi sono i destinatari

La riforma pensioni resta uno dei temi primari dell’agenda di Governo. Quota 41 per tutti potrebbe essere la soluzione per il post Quota 100.

Quota 41 novità nella riforma pensioni: mentre la questione lavoro continua ad essere dominante, con tanti nodi ancora da sciogliere, ecco prospettive più nitide in tema di pensioni. Infatti se è vero che la partita è tuttora aperta sul fronte del blocco licenziamenti – con i sindacati pronti a dare battaglia – e sul piano della riforma degli ammortizzatori sociali, vero è che la riforma pensioni permane un altro tema clou dell’agenda politica del Governo Draghi.

E parlare di pensioni e di novità da introdurre nel sistema previdenziale, appare quanto mai di primaria rilevanza, se pensiamo che mancano pochi mesi alla fine della sperimentazione di Quota 100. Infatti, il 31 dicembre 2021 sarà il giorno dopo il quale questo meccanismo – peraltro non così apprezzato dai lavoratori prossimi all’uscita dal mondo del lavoro – sarà archiviato definitivamente.

Si continua a discutere di quali novità apportare per rendere il sistema pensionistico sostenibile da parte dello Stato e per consentire che il meccanismo non diventi comunque penalizzante per i soggetti vicini alla pensione. Ancora diverse le ipotesi sul tavolo, ma pare che la maggiore convergenza fra governo; formazioni politiche e parti sociali sia stata trovata – in questi giorni – sull’ipotesi di Quota 41 per tutti.

Vediamo allora, un po’ più nel dettaglio, come potrebbe cambiare il sistema.

Quota 41 riforma pensioni: in che cosa consiste?

Come sopra accennato, Quota 100 – che fu cavallo di battaglia del Governo Conte – non sarà rinnovata il prossimo anno. Ecco perchè appare di assoluta urgenza una riforma pensioni.

In base all’attuale meccanismo della pensione anticipata, abbiamo che l’uscita dal mondo del lavoro è ottenuta con 62 anni di età e 38 di contributi regolarmente pagati. Superato questo sistema in mancanza di una vera e propria riforma pensioni, scomparirebbe la possibilità di uscire dal mondo del lavoro prima del compimento dei 67 anni di età anagrafica.

Pertanto, si comprendono le ragioni dei sindacati i quali, sulla scorta delle ultime indiscrezioni, per superare il temuto scalone di 5 anni senza gravi conseguenze per i lavoratori, vorrebbero una Quota 41 estesa a tutti. In particolare, i rappresentanti dei lavoratori vorrebbero più flessibilità in uscita a partire dai 62 anni.

Quota 41 si rivolge ai lavoratori precoci

Sostanzialmente, ciò si tradurrebbe nella possibilità di accesso alla pensione anticipata senza alcun requisito anagrafico, ma semplicemente dopo aver raggiunto 41 anni di contributi. Altro problema che attiene alla riforma pensioni è la non esigua diminuzione dell’importo dell’assegno pensionistico per chi sfrutta l’uscita anticipata.

Ma come funziona  in sintesi il meccanismo di Quota 41? Così come chiarito dall’Inps, i requisiti per avere accesso sono i seguenti

  • almeno 12 mesi di contributi pagati, non per forza continuativi, prima del raggiungimento dei 19 anni di età anagrafica;
  • 41 anni di contributi maturati.

E’ chiaro che questo meccanismo consente di lasciare il lavoro anticipatamente, in caso di inizio dell’attività lavorativa in età molto giovane; tagliando di fatto fuori gran parte degli altri lavoratori.

Il requisito dell’appartenenza alle categorie tutelate

Per poter sfruttare il meccanismo di Quota 100, è necessario altresì rispettare un ulteriore requisito. Non basta infatti essere un lavoratore precoce per sfruttare questo tipo di pensione anticipata. Quest’ultima è infatti assegnata esclusivamente ai soggetti che sono inclusi in una delle seguenti categorie:

  • dipendenti e autonomi con invalidità accertata corrispondente o al di sopra del 74%;
  • caregiver, vale a dire le persone che assistono, alla data della domanda e da almeno un semestre, il coniuge; o un parente di primo grado convivente con handicap in stato di gravità;
  • disoccupati dopo il licenziamento o le dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale; e che abbiano terminato integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno un trimestre;
  • lavoratori che svolgono attività gravose  da almeno 7 anni negli ultimi 10 o da almeno 6 anni negli ultimi 7 prima del pensionamento;
  • lavoratori che esercitano attività di lavoro usuranti, ossia soggetti che sono addetti ad attività particolarmente faticose e pesanti.

Il punto nodale della questione riforma pensioni è che il meccanismo di Quota 100 potrebbe essere esteso dai precoci alla totalità dei lavoratori. In buona sostanza, sarebbe possibile andare in pensione fino a un anno prima rispetto a quanto previsto ora per la pensione anticipata, ossia 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne.

Leggi anche:  Riforma della Class action operativa, le novità

Segnali di convergenza sull’ipotesi ‘Quota 100’ per tutti

Le ultime indiscrezioni ci dicono che nell’agenda di Governo l’ipotesi di Quota 41 ‘generalizzata’ potrebbe davvero essere la soluzione prescelta nell’ambito di una assai auspicata riforma pensioni. Peraltro ciò comporterebbe – come accennato – il superamento dello scalone dei 5 anni.

Concludendo, sull’ipotesi Quota 41 pare dunque si possa registrare un consenso ‘bipartisan‘, giacchè disponibilità a discuterne è stata manifestata dal Ministro del Lavoro Orlando, ma anche dal sottosegretario al MEF Durigon: “Anche noi pensavamo a Quota 41, non posso che essere d’accordo con la proposta dei sindacati per non tornare alla Legge Fornero“, queste le parole dell’esponente della Lega ora nella squadra del Premier Draghi. Il dibattito, insomma, continua ma in modo più costruttivo. Tuttavia, il tempo stringe: decisivi saranno i prossimi confronti con i sindacati.

Rimborso 730 in busta paga: quando arriva e come funziona il conguaglio IRPEF

Rimborso 730 in busta paga: quando arriva e come funziona il conguaglio? Partiamo col dire che le retribuzioni del mese di luglio rappresentano la prima occasione per liquidare in busta paga il conguaglio IRPEF del modello 730/2021 redditi 2020.

Il risultato definitivo delle imposte dovute all’Erario dopo la dichiarazione dei redditi può comportare:

  • conguaglio IRPEF a debito: ovvero un debito per il dipendente, nel caso in cui questi debba farsi carico di ulteriori somme rispetto a quelle già trattenute nel periodo d’imposta;
  • conguaglio IRPEF a credito: ossia un credito del lavoratore nei confronti del Fisco, se la tassazione subita nel corso dell’anno precedente è stata superiore a quella effettivamente dovuta. Pensiamo ad esempio ad un familiare a carico non inserito in busta paga.

Dal momento che il saldo a debito o a credito del 730 è di norma gestito dal datore di lavoro direttamente in busta paga, in qualità di sostituto d’imposta, possono verificarsi due ipotesi:

  • Trattenuta in cedolino delle imposte ancora dovute (conguaglio 730 a debito);
  • Rimborso IRPEF delle imposte trattenute in eccedenza in busta paga (conguaglio 730 a credito).

Può capitare inoltre che il lavoratore sia senza sostituto d’imposta al momento della dichiarazione dei redditi, oppure che il sostituto sia l’INPS (ad esempio se è andato in pensione, oppure per i percettori di NASpI o altri sussidi). In considerazione del fatto che l’operatività cambia a seconda che si tratti di trattenuta o rimborso, analizziamo nel dettaglio come avviene e cosa deve fare il datore di lavoro o altro sostituto d’imposta nei casi di conguaglio 730 a credito.

Rimborso 730 in busta paga: prima fase, ricezione del modello 730-4

Il primo step relativo alla liquidazione della dichiarazione dei redditi è la ricezione da parte dell’azienda, in via telematica dall’Agenzia delle entrate, dei modelli 730-4 a decorrere dagli ultimi dieci giorni di giugno.

Il modello 730-4 è trasmesso dall’AdE all’indirizzo telematico del datore di lavoro, da questi comunicato per la prima volta:

 
  • Nel quadro CT della Certificazione unica;
  • In alternativa inviando all’Agenzia delle entrate il modello CSO.

In caso di modifica dell’indirizzo precedentemente comunicato, è necessario utilizzare il citato modello CSO.

Nell’ipotesi in cui l’azienda riceva un modello 730-4 per il quale non è obbligata ad effettuare alcun rimborso in busta paga, la stessa è tenuta a darne comunicazione in via telematica all’ADE entro i 5 giorni lavorativi successivi la ricezione.

Soglia di 12 euro per crediti / debiti

Il modello 730-4 contiene tutti i dati necessari per trattenere o rimborsare il debito / credito risultante dalla dichiarazione dei redditi del lavoratore.

Tuttavia, non dev’essere eseguita alcuna operazione di trattenuta o rimborso se, per ciascuna imposta o addizionale, l’importo è uguale o inferiore a 12 euro.

Rimborso IRPEF erogato dal datore di lavoro

L’IRPEF a credito risultante dal modello 730 è erogata dal datore di lavoro nella prima retribuzione utile o comunque nella paga di competenza del mese successivo quello di ricezione del 730-4.

Le somme anticipate in busta paga vengono successivamente recuperate dall’azienda in sede di liquidazione del modello F24, relativo al mese successivo quello di effettuazione dei rimborsi.

Facciamo l’esempio di un dipendente con retribuzione corrisposta nello stesso mese di maturazione (retribuzione di luglio erogata a luglio).

In tal caso il credito risultante dal modello 730-4, anticipato dal datore di lavoro, dovrà essere dallo stesso recuperato dalle ritenute fiscali operate sulle retribuzioni di luglio, da versare con F24 entro il 20 agosto.

 

Al contrario, se la retribuzione è corrisposta nel mese successivo quello di maturazione (ad esempio retribuzione di luglio erogata ad agosto), il recupero dei crediti avverrà sulle ritenute da versare con F24 entro il 16 settembre.

Leggi anche: Conguaglio IRPEF di fine anno: occhio alla busta paga di dicembre

Capienza IRPEF: cosa significa

Può accadere che l’ammontare dei rimborsi da riconoscere al singolo lavoratore sia superiore alle ritenute IRPEF. A tal proposito, il calcolo della capienza dev’essere effettuato considerando tutte le ritenute (comprese le addizionali) effettuate, dallo stesso sostituto d’imposta, sulle retribuzioni e le somme di competenza del mese, ivi compresi:

  • Redditi da lavoro dipendente;
  • ” assimilati a lavoro dipendente;
  • ” da lavoro autonomo;
  • provvigioni.

Si parla di incapienza Nel caso in cui l’ammontare delle ritenute complessivamente operate risulti insufficiente a rimborsare i crediti da 730, le somme residue dovranno essere riconosciute nei mesi successivi.

Nell’ipotesi in cui vi siano più contribuenti a credito, il rimborso deve avvenire in percentuale uguale per tutti i dipendenti.

Per determinare la percentuale è sufficiente dividere l’ammontare delle ritenute per i crediti da rimborsare.

Rimborso 730 Agenzia delle entrate

L’Agenzia delle entrate liquida le somme a credito direttamente al lavoratore, a fronte di un modello 730 (ordinario o precompilato) che presenta modifiche, rispetto alla precompilata, tali da:

  • Incidere sull’ammontare del reddito complessivo o dell’imposta, presentando altresì elementi di incoerenza (ad esempio uno scostamento significativo tra il credito IRPEF e i dati derivanti dai modelli di versamento);
  • Determinare un rimborso superiore a 4 mila euro.

La liquidazione dei rimborsi ad opera dell’ADE è effettuato entro:

  • 6 mesi dalla scadenza per l’invio del modello 730;
  • In alternativa, dalla data di trasmissione effettiva se successiva alla scadenza.

L’Agenzia paga direttamente i rimborsi anche per chi è senza sostituto d’imposta al momento della dichiarazione (es. disoccupato, ma non percettore di NASpI).

 

N.B. Per il modello 730/2021 redditi 2020, il lavoratore non può scegliere l’opzione senza sostituto seppur con sostituto d’imposta e indicare l’Agenzia delle Entrate per ottenere il rimborso. La novità del Decreto Rilancio dello scorso anno non è stata infatti riproposta per l’anno in corso.

Conguaglio IRPEF a credito Agenzia delle Entrate: come e quando arriva

Nelle ipotesi di rimborso diretto dei crediti 730 al beneficiario, ad opera dell’Agenzia entrate, la liquidazione avviene normalmente prima di Natale:

  • con bonifico se l’interessato ha comunicato le coordinate del conto corrente bancario o postale;
  • in alternativa, tramite titoli di credito di Poste Italiane s.p.a.

Le somme corrisposte dall’ADE sono quelle derivanti dal 730 a credito, al netto di:

  • Secondo o unico acconto IRPEF;
  • Cedolare secca.

Se l’ammontare dell’acconto eccede il rimborso, il lavoratore è tenuto a versare autonomamente la differenza.

Cessazione del rapporto di lavoro prima del rimborso IRPEF in busta paga

In caso di interruzione del rapporto prima del rimborso in busta paga del modello 730, il datore di lavoro provvede all’elaborazione di un apposito cedolino per il dipendente cessato, contenente le somme dovute.

Rimborsi IRPEF: come funziona per i collaboratori

Un’ipotesi particolare è quella rappresentata dai collaboratori coordinati e continuativi destinatari di compenso con periodicità superiore al mese. Si pensi ad esempio all’amministratore che riceve il compenso nel mese di dicembre.

La gestione dei rimborsi derivanti dalla dichiarazione dei redditi, per i co.co.co, prevede l’obbligo, in capo al datore di lavoro – committente che riceve il 730-4 di erogare le somme dovute con le stesse modalità e tempistiche previste per i lavoratori dipendenti, con successivo recupero in F24.

 

Rimborso IRPEF dipendente con più datori di lavoro

I dipendenti, di norma con orario di lavoro part-time, possono svolgere due o più rapporti di lavoro con differenti aziende.

In tal caso come gestire le operazioni di conguaglio 730?

La normativa (articolo 14 DPR n. 395/1992) prevede che sia il datore che eroga la retribuzione più elevata ad occuparsi del rimborso 730 in busta paga.

Modello 730 tardivo o integrativo: cosa succede ai rimborsi IRPEF

Altri casi particolari sono quelli rappresentati da:

  • Invio tardivo del modello 730;
  • Presentazione di un modello 730 integrativo del precedente.

Nella prima ipotesi, il datore effettua le operazioni di conguaglio a partire dal primo mese utile, comunque non oltre l’anno corrente.

In caso di 730 integrativo, il datore effettua il conguaglio a credito con la retribuzione corrisposta a dicembre, a meno che il rapporto non cessi in una data antecedente. In quest’ultima ipotesi la liquidazione del rimborso avverrà nell’ultimo cedolino paga.


Bonus 2.400 euro INPS: domande in scadenza il 31 maggio. Ecco cosa sapere e come fare richiesta
 

Bonus Inps 2.400 euro, domanda in scadenza il 31 maggio: è in scadenza la possibilità di accedere, previa domanda al bonus precari una tantum previsto dal primo Decreto Sostegni per chi non già beneficiato dell’indennità di cui al Decreto Ristori. Per chi ha già beneficiato dell’indennità una tantum, non è necessario presentare una nuova domanda.

I lavoratori che non hanno beneficiato delle indennità pregresse possono presentare domanda per il riconoscimento delle indennità onnicomprensive entro la data del 31 maggio 2021.

 

La circolare INPS di riferimento è la n. 65 del 19 aprile 2021, che alleghiamo per completezza a fondo pagina. Ecco come fare richiesta.

Bonus 2.400 euro INPS: a chi spetta

In particolare, i lavoratori destinatari della tutela denominata “indennità una tantum” di cui all’art. 10, co. 1, del “Decreto Sostegni” sono i lavoratori:

  • stagionali e i lavoratori in somministrazione dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  • dipendenti stagionali appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti termali;
  • intermittenti;
  • autonomi occasionali;
  • incaricati alle vendite a domicilio;
  • a tempo determinato dei settori del turismo e degli stabilimenti termali;
  • infine i lavoratori dello spettacolo.

Leggi anche: Bonus 1600 euro lavoratori precari: nuova indennità nel Dl Sostegni bis

Bonus 2.400 euro lavoratori stagionali e in somministrazione

La disposizione di cui all’art. 10, co. 2, del D.L. n. 41/2021 prevede il riconoscimento di una indennità onnicomprensiva di importo pari a 2.400 euro a favore dei lavoratori stagionali dei settori del turismo e degli stabilimenti termali.

A tal fine è necessario che i lavoratori abbiano cessato involontariamente – con la predetta qualifica – un rapporto di lavoro nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e la data del 23 marzo 2021.

È necessario, al riguardo che il datore di lavoro rientri nei settori produttivi del turismo e degli stabilimenti termali.

Dipendenti stagionali in settori diversi da quelli del turismo

L’art. 10, co. 3, lett. a), del D.L. n. 4172021 prevede un’indennità onnicomprensiva di importo complessivo pari a 2.400 euro a favore dei lavoratori dipendenti stagionali e in somministrazione appartenenti a settori diversi da quelli del turismo e degli stabilimenti termali. A tal fine è necessario che il rapporto di lavoro:

 
  • sia cessato involontariamente nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e la data del 23 marzo 2021;
  • sia svolto per almeno 30 giornate nel predetto arco temporale.

Ai fini dell’accesso all’indennità in argomento, è necessario inoltre che detti lavoratori, alla data di presentazione della domanda, non siano titolari di altro rapporto di lavoro subordinato a tempo indeterminato.

Lavoratori intermittenti

Il medesimo art. 10, co. 3, alla lett. b) prevede il riconoscimento di un’indennità onnicomprensiva di importo complessivo di 2.400 euro a favore dei lavoratori intermittenti. Ai fini dell’accesso all’indennità è necessario che tali lavoratori abbiano svolto la prestazione lavorativa – nell’ambito di uno o più contratti di tipo intermittente – per almeno 30 giornate nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e la data del 23 marzo 2021.

Sono destinatari dell’indennità onnicomprensiva in argomento:

  • sia i lavoratori che sono stati titolari di rapporto di lavoro di tipo intermittente con obbligo di risposta alla chiamata;
  • sia lavoratori con indennità di disponibilità;
  • nonché i lavoratori che sono stati titolari di rapporto di lavoro di tipo intermittente senza obbligo di risposta alla chiamata e senza indennità di disponibilità.

Lavoratori autonomi occasionali

La disposizione di cui all’art. 10, co. 3, lett. c), del “Decreto Sostegni” prevede un’indennità onnicomprensiva di importo complessivo pari a 2.400 euro a favore dei lavoratori autonomi, privi di partita IVA, non iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.

Ai fini dell’accesso all’indennità in questione, è necessario che detti lavoratori – nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e la data del 23 marzo 2021, siano stati titolari di contratti autonomi occasionali. Quindi, occorre che abbiano un contratto di tale tipologia in essere alla data del 24 marzo 2021.

Lavoratori incaricati alle vendite a domicilio

L’art. 10, co. 3, lett. d) prevede un’indennità onnicomprensiva di importo complessivo pari a 2.400 euro a favore dei lavoratori incaricati alle vendite a domicilio di cui all’art. 19 del D.Lgs. n. 114/1998.

 

La richiamata disposizione, in particolare, prevede che possono accedere alla suddetta indennità i lavoratori incaricati alle vendite a domicilio che:

  • possono fare valere per l’anno 2019 un reddito annuo superiore a 5.000 euro;
  • siano titolari di partita IVA attiva e iscritti alla Gestione separata di cui all’art. 2, co. 26, della L. n. 335/1995, alla data del 23 marzo 2021;
  • infine non siano iscritti ad altre forme previdenziali obbligatorie.

Lavoratori a tempo determinato nel settore del turismo

Il Decreto Sostegni prevede anche un’indennità onnicomprensiva di importo complessivo pari a 2.400 euro a favore dei lavoratori a tempo determinato dei settori del turismo e degli stabilimenti termali.

In particolare, ai fini dell’accesso all’indennità onnicomprensiva, i predetti lavoratori devono essere stati titolari – nell’arco temporale compreso tra il 1° gennaio 2019 e il 23 marzo 2021, di uno o più rapporti di lavoro dipendente a tempo determinato nel settore del turismo e degli stabilimenti termali. Inoltre, è necessario che la durata complessiva del rapporto di lavoro o dei rapporti di lavoro, come sopra individuati, deve essere stata pari ad almeno 30 giornate.

Inoltre, i lavoratori in argomento devono fare valere nel corso dell’anno 2018 la titolarità di uno o più rapporti di lavoro dipendente a tempo determinato o stagionale nei predetti settori del turismo e degli stabilimenti termali.

Lavoratori dello spettacolo

Infine, il richiamato articolo 10 al comma 6 prevede un’indennità onnicomprensiva di importo complessivo pari a 2.400 euro a favore dei lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo.

L’indennità è rivolta ai lavoratori iscritti al predetto Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo che possono fare valere almeno 30 contributi giornalieri versati al medesimo Fondo nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2019 e la data del 23 marzo 2021, da cui deriva un reddito non superiore a 75.000 euro.

 

Bonus 2.400 euro INPS: come fare domanda

Si può richiedere richiedere il beneficio dal 22 aprile al 31 maggio 2021. Chi non ha preso l’indennità covid in precedenza deve quindi presentare domanda all’Inps tramite i consueti canali:

  • online, tramite sito Inps, con PIN Inps, SPID almeno di livello 2, Carta di identità elettronica 3.0 (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS);
  • tramite contact center INPS numero verde 803 164 da rete fissa o 06 164164 da rete mobile (a pagamento).
  • tramite Patronato.

Circolare INPS numero 65 del 19-04-2021

Alleghiamo qui di seguito il testo completo della circolare INPS in oggetto.

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Bonus cashback: sanzioni in arrivo per i furbetti del supercashback. Le ultime novità
 

Bonus cashback, sanzioni in arrivo per i furbetti del supercashback: più volte, su queste pagine, abbiamo parlato dello strumento del cashback sui pagamenti elettronici, effettuati presso negozi fisici. Si tratta, in buona sostanza, di un piccolo rimborso sulla spesa sostenuta, mirato – da un lato – a contrastare l’evasione fiscale e – dall’altro – a portare al progressivo abbandono dell’uso del contante, a favore di strumenti di pagamento ‘tracciabili’, come ad es. i bancomat.

Il meccanismo del cashback fu un cavallo di battaglia del Governo Conte, che almeno per il momento è stato conservato. Tuttavia, non sono mancati i cd. ‘furbetti’, anche nelle circostanze dell’applicazione delle regole cashback. Vediamo allora quali sono le ultime novità degne di nota e come lo Stato intende colpire che vuole aggirare le regole in vigore.

Bonus Cashback: le finalità dello strumento

Il 30 giugno è una data clou per le regole cashback e per il meccanismo collegato. Infatti, quel giorno si chiuderà il primo semestre del cashback. Coloro che hanno partecipato al programma, comprando con strumenti di pagamento elettronico, potranno sfruttare il rimborso di parte delle spese sostenute. Si tratta in particolare del 10% degli importi per un minimo di 50 transazioni a periodo. Per i partecipanti, anche la possibilità di vincere il superbonus da 1.500 euro. Ma attenzione, giacchè i pagamenti online restano fuori dal margine di applicazione delle regole cashback.

 

Il Governo sembra ancora voler puntare su questo meccanismo, nonostante alcuni intoppi e nonostante la presenza dei non pochi soggetti che hanno inteso aggirare le regole, per conseguirne un illecito vantaggio. D’altronde, l’idea di favorire il pagamento con moneta elettronica nel Paese ha la precisa funzione di spingere gli italiani a usare di più bancomat, carte di debito, di credito, prepagate e app di pagamento.

Finalità delle regole cashback è anche quella di dare impulso alla ripresa dell’economia in generale; e alle attività commerciali nei negozi fisici, spingendo i consumi e frenando almeno un po’ il boom degli acquisti online. Favorita insomma la tracciabilità e la trasparenza delle operazioni, disincentivando cattive pratiche come quella, adottata da non pochi negozianti, di non rilasciare lo scontrino per eludere il Fisco.

Rimborsi cashback in arrivo: ma attenzione ai furbetti

Come accennato sopra, entro poche settimane, ovvero il 30 giugno scade il primo periodo dell’attivazione regole cashback a pieno regime. Ciò significa che i consumatori potranno finalmente incassare il rimborso nella misura massima di 150 euro, potendo altresì sperare di vincere il supercashback da 1500 euro, se si risulta essere inclusi tra i primi 100mila partecipanti che hanno compiuto il maggior numero di transazioni nel periodo di riferimento. Ed ecco dunque il problema dei cd. ‘furbetti del cashback’.

 

In questo periodo, la prassi delle operazioni di compravendita è di frazionare i versamenti elettronici, proprio in vista del rush finale. Colpisce in particolare che c’è chi, per giungere al superpremio, ha tentato di presentarsi ai negozianti domandando di ottenere più micropagamenti attraverso il pos, al fine di salire in classifica. In particolare, qualche tempo fa aveva suscitato clamore la condotta di alcuni automobilisti che, nelle ore notturne, si erano recati presso i distributori automatici di benzina per compiere una serie di rifornimenti di pochi euro. Ciò nella finalità di salire in classifica Super Cashback di Stato.

Comportamenti che certamente non brillano per onestà e che, soprattutto, hanno provocato l’irritazione dei venditori – i quali pagano una percentuale sulle distinte commissioni. Ma non solo. Anche negli utenti onesti prevale ormai un sentimento di disapprovazione, giacchè questi ultimi osservano tutte le regole cashback e partecipano al programma senza sotterfugi.

Bonus cashback, sanzioni in arrivo per i furbetti del supercashback

Per reagire a questa pratica scorretta – come riporta l’Ansa – sono iniziate le prime verifiche in concomitanza con la fase di chiusura del semestre iniziale del programma. In buona sostanza, dalle autorità sarebbe stato disposto l’invio di un avviso che intende invitare il destinatario a provare (entro 7 giorni) la regolarità delle varie micro-transazioni in un breve intervallo di tempo.

 

Più nel dettaglio, il ministero dell’Economia e delle Finanze ha segnalato che le anomalie finite nella lente dei controlli, attengono al numero di transazioni ripetute di importo esiguo, compiute presso lo stesso negoziante, nello stesso giorno. I furbetti delle regole cashback sono e saranno così avvisati tramite messaggio di notifica, sull’app Io della Pubblica Amministrazione.  

Se il consumatore non sarà in grado di attestare che le mini-transazioni sono da ritenersi veritiere e conformi alle regole cashback, queste ultime non saranno considerate operazioni di acquisto, bensì operazioni fraudolente e ‘abusive’. Con la conseguenza che saranno stornate, a meno che – appunto – il consumatore non sia in grado di provare di aver agito con onestà e nel rispetto delle regole cashback.

Leggi anche:  Obbligo vaccinazione sanitari, il decreto Covid è legge

Come può difendersi il consumatore? 7 giorni di tempo per giustificare le micro-transazioni

A questo punto, è lecito domandarsi quali sono gli strumenti atti a dimostrare che le operazioni sono ‘legali’. Ebbene, l’interessato deve sapere che è possibile fare ricorso, a seguito di compilazione di un modulo ad hoc, ossia un Google Form.

Il messaggio ricevuto dagli acquirenti controllati, attraverso l’app Io, riporta quanto segue: “Se pensi che si tratti di un errore e le tue transazioni sono in regola, hai sette giorni dalla data di invio di questo messaggio per provare che ci stiamo sbagliando! Usa questo modulo online per dichiarare l’oggetto effettivo dell’acquisto a cui corrisponde ciascuna delle transazioni stornate”.

 

Come appena accennato, nel caso in cui il consumatore non dia risposta circa la transazioni sospette e su cui lo Stato chiede spiegazioni; oppure nel caso in cui non il consumatore non dia elementi concreti e precisi a sostegno della regolarità delle transazioni, le operazioni fraudolente saranno rimosse. Ecco perchè gli osservatori più attenti hanno già previsto uno stravolgimento della classifica Super Cashback. Invece, nelle circostanze nelle quali le operazioni emergano come valide e regolari, saranno pacificamente conteggiate nella classifica.

Concludendo sul tema delle violazione delle regole cashback e delle sanzioni previste, la misura contro i furbetti non comporterà tuttavia la cancellazione degli utenti dal programma. Ciò che sarà eliminato sarà il numero delle transazioni non valide.


Pensioni usuranti 2021: come evitare di perdere mesi di pensione.

 

Pensioni usuranti 2021: come evitare di perdere mesi di pensione

La domanda di certificazione del diritto alla pensione può incidere sulla decorrenza.

Pensioni particolari quelle che sono previste dallo scivolo usuranti o notturni. 

Infatti con questa misura si può accedere alla quiescenza già a 61,7 anni di età. 

In anticipo rilevante se si pensa che la pensione di vecchiaia si centra con 67 anni di età. Certo, per la pensione di vecchiaia servono solo 20 anni di contributi mentre per lo scivolo usuranti 35 anni, ma lo sconto è evidentissimo. 

Ma la particolarità della misura è anche quella relativa alla modalità di richiesta della pensione. 

Per approfondire leggi la nostra guida: Pensione: tutto quello che c’è da sapere, la guida

Domande di certificazione del diritto

La pensione in regime usuranti deve passare per forza dalla certificazione del diritto. In altri termini il lavoratore deve prima di tutto chiedere all’INPS che venga ufficializzato e quindi certificato il diritto alla pensione tramite lo scivolo. 

Una richiesta che serve affinché venga confermato che il richiedente rientra in pieno nel diritto a sfruttare la misura. 

Solo dopo, in genere un mese prima di aver completato i requisiti per la pensione, con la certificazione che arriva direttamente al richiedente tramite l’INPS, l’interessato potrà presentare le dimissioni per pensionamento e la domanda di pensione vera e propria. 

Domande in ritardo 

La notizia è che le domande andavano presentate entro il primo maggio dell’anno scorso. Chi non lo ha fatto adesso avrà una pensione posticipata anche di tre mesi. Lo stesso succederà a chi completa i requisiti nel 2022 e non ha presentato domanda entro lo scorso primo maggio. 

Per chi presenta domanda entro il primo giugno, quindi con 30 giorni di ritardo sulla scadenza del primo maggio, la decorrenza si sposta di un mese. Chi magari completa i requisiti a luglio 2021, avendo presentato domanda tra il 2 maggio ed il primo giugno 2020, potrà andare in pensione solo ad agosto. 

Per domande presentate entro 60 giorni dal primo maggio, la pensione slitta di due mesi. E per ritardi ancora maggiori, si perdono addirittura tre mesi. 

Sospensione rate del mutuo e agevolazioni prima casa: novità Dl Sostegni bis

 

Sospensione rate del mutuo e agevolazioni prima casa: novità Dl Sostegni bis

Sospensione, fino alla fine del 2021, delle rate del mutuo prima casa. Questa ed altre novità per per gli under 36 nel Decreto Sostegni-bis

Sospensione rate del mutuo e agevolazioni prima casa: grazie al Decreto Sostegni-bis Dl 73/2021, entrato in vigore dal 26 maggio 2021, è stata estesa fino alla fine del 2021 la sospensione delle rate del mutuo. Il differimento della sospensione delle rate riguarda anche altre agevolazioni fra cui le misure per la garanzia statale a favore dell’acquisto della prima casa per gli under 36.

Attenzione però: la sospensione non scatta in automatico. Infatti, è necessario sempre fare un’apposita richiesta dall’interessato. Tuttavia, bisogna ricordare, che le rate sospese determinano poi un aumento degli interessi da corrispondere.

Per inoltrare le domande però bisognerà aspettare il 24 giugno. La finestra mensile si è infatti resa necessaria per dar modo alle banche di organizzarsi. La scadenza per le richieste è già stata fissata per lo stesso mese del 2022.

L’occasione è dunque propizia per effettuare un riepilogo delle agevolazioni sul mutuo prima casa, alla luce dell’entrata in vigore del “Decreto Sostegni-bis”.

Sospensione rate mutuo prima casa: come funziona e chi interessa

L’art. 64 del “Decreto Sostegni-bis” ha introdotto una norma che interviene in sostegno dei mutuatari in difficoltà. In particolare, il legislatore ha previsto la possibilità di sospendere il pagamento delle rate del muto, a richiesta dell’interessato.

In altre parole, viene prorogato fino al 31 dicembre 2021 l’operatività del “Fondo di solidarietà per la prima casa”, istituito con il “Decreto Legge Cura Italia” del 17 marzo 2020.

Possono godere della sospensione delle rate:

  • i lavoratori subordinati o atipici che sono rimasti disoccupati
  • chi ha subito una sospensione o una riduzione dell’orario di lavoro per almeno un mese
  • i liberi professionisti e lavoratori autonomi che hanno sperimentato un calo del fatturato nell’anno dei lockdown
  • chi già fruisce del Fondo di garanzia
  • le cooperative edilizie a proprietà indivisa
  • chi ha già beneficiato di 18 mesi o di due periodi di sospensione, a patto che sia stato ripreso, regolarmente e per almeno 3 mesi, il pagamento delle rate
  • quando intercorre la morte dell’intestatario del mutuo o l’invalidità civile di almeno l’80%

Agevolazioni per l’acquisto della prima casa per gli under 36

Il “Fondo garanzia prima casa” si estende, altresì, ai giovani under 36. Quindi, il predetto fondo ha previsto il rilascio della garanzia sul mutuo per l’acquisto dell’abitazione principale per i giovani di età inferiore ai 36 anni con un ISEE non superiore a 40.000 euro annui.

I soggetti interessati possono fare domanda a partire dal 30esimo giorno dall’entrata in vigore del decreto, ossia dal 24 giugno fino al 30 giugno 2022.

La percentuale di copertura della garanzia del Fondo sarà elevata fino alla misura massima dell’80% della quota capitale ogniqualvolta il soggetto finanziatore aumenti oltre l’80% il limite di finanziabilità dell’operazione.

Imposta ipotecaria e catastale: arriva lo stop dal DL Sostegni-bis

Il D.L. Sostegni-bis stabilisce, inoltre, che non saranno più dovute l’imposta di registro e le imposte ipotecaria e catastale. Restano da pagare invece:

  • l’imposta di bollo;
  • le tasse ipotecarie;
  • i tributi speciali catastali, per totali 320 euro.

Laddove la compravendita è assoggettata a Iva (ad esempio si compra casa da una ditta), all’acquirente under 36 spetta, oltre all’esenzione dalle imposte di registro e catastali, un credito d’imposta in misura pari proprio all’Iva pagata in relazione all’acquisto.

Smart working: deducibilità delle spese di connessione a internet. Le indicazioni dell’AdE

Smart working, spese di connessione a internet: deducibili ai fini IRES le spese riguardante il traffico dati che una società intende rimborsare ai propri dipendenti, in quanto assimilabile alle “Spese per prestazioni di lavoro”. A renderlo noto è l’Agenzia delle Entrate, con la risposta n. 371 del 24 maggio 2021, fornendo alcuni chiarimenti in merito alla rilevanza del rimborso spese del costo della connessione internet con dispositivo mobile (c.d. “chiavetta internet“) o dell’abbonamento al servizio dati domestico, ai fini della determinazione del reddito di lavoro dipendente e in merito al relativo regime di deducibilità ai fini del reddito d’impresa. Il costo, si precisa, serve per lo svolgimento della prestazione di lavoro da remoto.

L’attivazione della connessione rappresenta un obbligo implicito della prestazione pattuita, e, di conseguenza, detti rimborsi sono deducibili, in quanto assimilabili alle “Spese per prestazioni di lavoro”.

Premessa: definizione dei redditi di lavoro dipendente

L’Agenzia delle Entrate, per rispondere al quesito posto, parte dalla definizione di reddito di lavoro dipendente. In base al principio di onnicomprensività, l’art. 51, co. 1 del TUIR stabilisce che:

tutte le somme ed i valori in genere a qualunque titolo percepiti nel periodo d’imposta, anche sotto forma di erogazioni liberali, in relazione al rapporto di lavoro”,

costituiscono reddito imponibile per il dipendente.

Di conseguenza, anche le somme che il datore di lavoro corrisponde al lavoratore a titolo di rimborso spese costituiscono, per quest’ultimo, reddito di lavoro dipendente. Restano salve le trasferte e i trasferimenti.

Rimborso abbonamento internet lavoratori in smart working

Il rimborso da parte del datore di lavoro non riguarda il solo costo riferibile al suo esclusivo interesse, dal momento che il datore di lavoro rimborserebbe tutte le spese sostenute dal lavoratore per l’attivazione e per i canoni di abbonamento al servizio di connessione dati internet.

Infatti, l’Agenzia ritiene che il costo relativo al traffico dati che la società intende rimborsare al dipendente, non essendo supportato da elementi e parametri oggettivi e documentati, non può essere escluso dalla determinazione del reddito di lavoro dipendente e, conseguentemente, rileva fiscalmente nei confronti dei dipendenti.

Smart working, spese di connessione a internet: deducibilità dei costi ai fini IRES

In merito alla deducibilità ai fini IRES ecco i chiarimenti dell’Agenzia; si tratta di un rimborso spese accordato al dipendente in smart working per attivazione e canoni di abbonamento al servizio di connessione dati internet.

Tale costo, in particolare, è sostenuto dal datore di lavoro per soddisfare un’esigenza del dipendente, legata alle modalità di prestazione dell’attività in lavoro agile. Il rimborso concorre ad assicurare la rispondenza della retribuzione alle esigenze del lavoratore. In definitiva, l’attivazione della connessione rappresenta un obbligo implicito della prestazione pattuita. Pertanto, detti rimborsi sono deducibili, in quanto assimilabili alle “Spese per prestazioni di lavoro”.


CCNL Metalmeccanici PMI 2021 – 2024: firmata ipotesi accordo di rinnovo

CCNL Metalmeccanici PMI 2021 – 2024: lo scorso 26 maggio 2021 è stata sottoscritta l’ipotesi di accordo del rinnovo del CCNL dei lavoratori del settore piccola e media industria metalmeccanica privata.

Il contratto nazionale firmato dalle parti interessate (Unionmeccanica Confapi con FIOM CGIL FIM CISL e UIM) decorre dal 1° giugno 2021 e ha durata fino al 31 dicembre 2024.

Per quanto riguarda il campo di applicazione del CCNL lo stesso viene esteso ai veicoli ad alimentazione elettrica e componenti non classificati in altri punti dell’accordo.

Qui di seguito si riportano le principali novità rispetto a retribuzione, welfare, sanità integrativa e classificazione dei lavoratori.

CCNL Metalmeccanici PMI 2021 – 2024:  aumenti retribuzione

L’aumento salariale, ovvero delle retribuzioni è di 104,00 euro per il quinto livello sui minimi contrattuali, per il periodo che va dal 1 giugno 2021 al 31 dicembre 2024.

Le tranches di aumento salariale, calcolate sul quinto livello, saranno erogate come da elenco qui di seguito:

  • 23 euro a giugno 2021;
  • 23 euro a giugno 2022;
  • 25 euro a giugno 2023;
  • infine 33 euro a giugno 2024;

Rinnovo CCNL metalmeccanici Confapi

Welfare

Per quanto riguarda la parte di welfare aziendale la novità più rilevante è che si incrementa il cosiddetto flexible benefit; questo passa da 150 euro a 200 euro a decorrere dall’anno 2022.

Sanità integrativa

Ritocchi anche alla sanità integrativa: in particolare si potenzia con un aumento del contributo aziendale che passa da 60 a 96 euro annui. Questo aumento sarà suddiviso in 12 quote mensili da 8 euro l’una e saranno a totale carico dell’azienda.

La Sanità integrativa è comprensiva delle coperture per i familiari fiscalmente a carico del lavoratore dipendente a partire dal 1° gennaio 2022.

Classificazione dipendenti

Dal 1° ottobre 2021 i lavoratori che svolgono attività produttive semplici, per le quali non servono conoscenze professionali, ma solo la pratica, saranno inquadrati nella 2ª categoria.

Rinnovo CCNL Metalmeccanici PMI: comunicato stampa e sintesi

Infine alleghiamo il comunicato stampa congiunto Unionmeccanica-Confapi e Fim-Fiom-Uilm e il Volantone di sintesi dell’ipotesi di accordo (fonte Fiom-CGIL).

download   Comunicato Stampa 21_05_26 CCNL Unionmeccanica-FFU
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download   Sintesi 21_05_26 CCNL Unionmeccanica-FFU
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Strutture che accettano il Bonus Vacanze 2021: come e dove trovarle

Quali strutture accettano il bonus vacanze 2021: lo scorso anno, con il decreto Rilancio l’ex governo Conte ha stanziato 4 miliardi di euro di risorse per il bonus vacanze e per il rilancio del settore turismo in Italia, gravemente colpito dalla crisi economica derivante dal coronavirus.

Questo bonus ha avuto quindi il duplice obiettivo di salvare i settori collegati al turismo e dare la possibilità alle famiglie di poter svolgere una vacanza estiva dopo un lungo periodo di quarantena a causa del COVID-19.

In questa guida ci concentreremo su come e dove trovare le strutture che accettano il Bonus Vacanze fino a 500 euro e come prenotare. Ricordiamo però che il voucher vacanze, non può più essere richiesto, ma si può usare, fino al 31 dicembre 2021, quello avuto l’anno scorso e non sfruttato.

Strutture che accettano il Bonus Vacanze 2021

Fino al 31 dicembre 2021 si può prenotare una vacanza in Italia utilizzando il buono vacanze concesso dallo Stato nel 2020. Va precisato però che non tutte le strutture turistiche italiane hanno deciso di erogarlo, nonostante abbiamo i requisiti per poter aderire all’iniziativa.

Di conseguenza, per poter fruire dell’agevolazione fino a 500 euro per famiglia, bisogna innanzitutto verificare che la struttura scelta accetti lo sconto in questione.

Ed è proprio questa una delle maggiori difficoltà. Infatti, secondo l’ultima indagine effettuata da Federalberghi, con la collaborazione dell’Istituto ACS Marketing Solutions, è emerso che il 52% degli italiani ha intenzione di usufruire del bonus, ma la maggior parte di questa percentuale non conosce quali sono le strutture aderenti all’iniziativa e dove è possibile prenotare la propria vacanza.

Tra le Regioni con il maggior numero di strutture che hanno deciso di aderire a questa nuova iniziativa lanciata dal governo italiano, possiamo trovare:

  • Emilia Romagna: circa 230 strutture.
  • Toscana: più di 100 strutture.
  • Sicilia: circa 60 strutture;
  • Liguria: circa 60 strutture;
  • Sardegna: circa 30 strutture;
  • Campania: più di 50 strutture.
  • Altre Regioni: numero di strutture minori rispetto alle precedenti.

Bonus vacanze, Hotel che li accettano

La Federalberghi dopo aver intervistato oltre 28 mila strutture e in collaborazione con una piattaforma online, ha dato l’opportunità a tutti coloro che vogliono usufruire del bonus di conoscere in anteprima tutti gli Hotel aderenti all’iniziativa.

La piattaforma in questione è italyhotels. Qui sarà possibile trovare l’elenco di tutte le strutture che aderiscono al bonus vacanze.

Utilizzare la piattaforma è davvero molto semplice, infatti tutto quello che bisognerà fare è:

  • Recarsi sulla pagina web dedicata al bonus;
  • Scegliere la destinazione o il nome dell’hotel;
  • Selezionare il tipo di struttura (Hotel, B&b, Villaggi turistici, Agriturismi, Residence, Dimore storiche);
  • La data di arrivo e di partenza;
  • Il numero di Adulti e Bambini
  • Numero delle camere che si intende prenotare.

Dopo queste procedure, la piattaforma mostrerà tutte le strutture che sono disponibili nella data da voi scelti. Inoltre, per velocizzare la ricerca della struttura, la piattaforma consente di filtrare in base al prezzo, servizi offerti, numero di Stelle, ecc.

Scelta la struttura e la località sarà possibile richiedere un preventivo direttamente online e successivamente prenotare la propria vacanza usufruendo del buono sconto del valore fino a 500€ per famiglia.

Leggi anche: Bonus vacanze 500 euro: come, quando e in quali strutture spenderlo

Bonus vacanze, B&B aderenti

Un’altra piattaforma che ha deciso di aderire a questa iniziativa, aiutando così tutti gli utenti a velocizzare il processo di ricerca delle strutture che aderiscono all’iniziativa è bed-and-breakfast. La piattaforma ha creato una pagina dedicata esclusivamente al bonus vacanza per il Covid-19, in cui sarà possibile conoscere in anteprima tutti i B&B che aderiscono all’iniziativa.

La ricerca del B&B è davvero molto semplice. Infatti tutto quello che bisognerà fare è:

  • Collegarsi alla Pagina dedicata al Bonus
  • Cercare la città, regione oppure direttamente il nome del B&b;
  • Indicare la data di arrivo e di partenza;
  • Il numero di Adulti;
  • Numero delle camere che si intende prenotare.

Se il B&B Accetta il bonus vacanza sarà presente un’immagine con la dicitura “Accettiamo il Bonus Vacanze”.

Leggi anche: FAQ Bonus Vacanze: le risposte alle domande più frequenti del MiBACT

Buono vacanze, non solo mare e estate

Ricordiamo infine che il buono vacanze poteva essere prenotato dal 1° luglio al 31 dicembre 2021 e può essere speso fino al 31 dicembre 2021.

Pertanto non è obbligatorio spenderlo per le vacanze estive, ma potrà essere usato anche per un week end in una città d’arte o in montagna  e via dicendo!

Santi Marcellino e Pietro

 

Santi Marcellino e Pietro


Nome: Santi Marcellino e Pietro
Titolo: Martiri
Ricorrenza: 2 giugno
Tipologia: Commemorazione

Marcellino e Pietro appartenevano al clero romano. Il primo era prete, l’altro esorcista. Insigni per virtù e per prodigi, erano ammirati e venerati da tutti i fedeli e nello stesso tempo oggetto di grande odio da parte dei persecutori.

S. Pietro venne arrestato per ordine del proconsole Sereno, e consegnato al capo delle carceri Artemio, perchè fosse tenuto in dura prigionia. Ma anche tra le catene il Martire non seppe tacere il nome di Gesù, predicando agli stessi carcerieri. Di notte, mentre riposava nella prigione, venne miracolosamente liberato.

Non s’allontanò da Roma, ma si presentò ad Artemio che s’era burlato di lui e della sua fede in un Dio, come egli diceva, incapace di liberarlo dalle sue mani. Ciò non era stato opera dell’uomo e Artemio lo riconobbe, e piangendo credette in Gesù Cristo e con lui tutta la famiglia. La sua figliuola, vessata dal demonio, fu liberata e altre trenta persone e carcerati saputo il fatto si convertirono. Il Battesimo fu loro conferito da S. Marcellino, appositamente chiamato da S. Pietro.

Nel frattempo il giudice veniva colpito da grave malattia. Appena guarito, e venuto a conoscenza dell’accaduto, ne fu Più che mai sdegnato. Artemio si interpose, facendogli conoscere la santità della religione cristiana e quanto Dio aveva operato per mezzo dei suoi servi Pietro e Marcellino.

Ma ciò inviperì vieppiù il tiranno che condannò Artemio con tutta la sua famiglia a crudelissimi supplizi e citò dinanzi a sè i due Santi.

Questi, anzichè venir meno, gli minacciarono i castighi preparati a quanti odiano Dio:Nuovamente condotti in prigione, Pietro fu stretto con ceppi e Marcellino disteso su cocci di vetro. Essi però dovevano ancora compiere del bene. Un Angelo li liberò e si portarono tra i Cristiani, dove per sette giorni confortarono e animarono i fedeli alla perseveranza finale.

Presentatisi nuovamente al governatore, furono condannati e fatti decapitare in una foresta. I loro corpi, trovati da due matrone, furono deposti presso il sepolcro di S. Tiburzio.

PRATICA. Nelle difficoltà non dobbiamo scoraggiarci, ma dobbiamo riporre tutta la fiducia in Dio che è Padre potente ed amoroso e tutto dispone per la nostra santificazione.

PREGHIERA. O Signore, che ogni anno ci allieti con la solennità dei tuoi martiri gloriosi Marcellino e Pietro, fa’ che il loro esempio ci infiammi sempre al bene.