Pensioni: cosa resterà ai nati a partire dal 1960 dal 2022

|Pensioni: cosa resterà ai nati a partire dal 1960 dal 2022

 

Tra veti di Bruxelles e altre urgenze pandemiche, le pensioni rischiano di allontanarsi nel tempo.

 

Il 2021 segnerà la fine di quota 100. La misura sarà valida fino al prossimo dicembre. I sindacati chiedono al governo di riaprire il tavolo della riforma. Il cambio di esecutivo però non agevola la ripresa delle trattative. Tra emergenza Covid, piano vaccinale e Dpcm, le pensioni potrebbero non essere considerate priorità dal nuovo esecutivo. E poi c’è la questione Recovery Plan, con la UE che chiede parsimonia in quanto a spesa pubblica. Per chi è nato a partire dal 1960 l’uscita dal lavoro potrebbe drasticamente allontanarsi.

Difficile una riforma delle pensioni

Il nuovo governo è nato all’insegna dell’europeismo e come tale sembra che anche le politiche da adottare siano quelle «consigliate» da Bruxelles. Lo dimostra anche l’ultimo disegno di legge sulla Quota 41 per tutti della Lega. Una proposta che rispetto al passato prevede penalizzazioni di assegno per i pensionati, cosa che la Lega in passato non voleva.

Nella proposta si cita il ricalcolo contributivo delle pensioni come vincolo all’uscita con la Quota 41, in buona sostanza, chi vorrà sfruttare l’anticipata dovrà rinunciare a una parte di pensione. Un avallare le linee guida di Bruxelles, questo è sembrato a tutti il cambio di rotta che perfino la Lega ha messo in atto sul suo cavallo di battaglia di Quota 41.

 

Ipotizzare scenari migliorativi in termini di uscita dal lavoro oggi appare esercizio azzardato. La riforma delle pensioni è assai difficile da produrre adesso che c’è da non «offendere» l’Europa che ci deve dare la montagna di euro destinata all’Italia dal Recovery Plan.

La «fregatura» di essere nato nel 1960

E in questo triste scenario dal punto di vista previdenziale oltre che naturalmente, da quello sanitario ed economico globale, tra chi è nato fino al 31 dicembre 1959 e chi dopo, parlare di «fregatura» non è sbagliato. Già per un lavoratore nato a gennaio del 1960 rispetto ad un collega nato nel 1959, a parità di carriera, il danno sarebbe ingente.

Il secondo infatti, con 38 anni di contributi al 31 dicembre 2021 potrebbe lasciare il lavoro e pensionarsi con Quota 100. Il primo invece no, e dovrà trovare altre vie di uscita dal lavoro, quasi sicuramente aspettando diversi anni. È il famoso scalone di 5 anni, perché a tanto potrebbe ammontare il gap tra i due lavoratori dell’esempio.

 

Entrambi con 38 anni di contributi versati, uno uscirebbe a 62 anni, l’altro a 67 con le regole della pensione di vecchiaia Fornero.

Cosa avrebbe in mente il governo

Se invece il nuovo governo Draghi varerà l’ipotizzata quota 102, andrebbe leggermente meglio a chi è nato dopo il 1959. Anziché 5 anni l’attesa diventerebbe di 2 anni, perché quota 102 innalzerebbe a 64 anni l’età di uscita che quota 100 prevedeva a 62. Ma anche in questo caso ci potrebbe essere un tassello basato sul low cost come UE suggerisce.

Potrebbe essere inserita una penalizzazione di assegno calmierata sugli anni di anticipo rispetto ai 67 anni. Tra il 2% e il 3% annuo, questa l’ipotesi di taglio di quota 102. E in assenza di nuove norme, qualcuno ventila l’ipotesi di prolungare per qualche mese Quota 100.

Una ipotesi che darebbe più tempo al governo per varare una vera riforma delle pensioni ma che in quanto a scalone, risolverebbe davvero poco visto che si tratterebbe di posticipare quella che abbiamo definito «fregatura», a chi è nato a 1960 inoltrato salvaguardando solo i primi mesi di quello sfortunato anno in materia previdenziale.

Bonus assunzioni donne: tutti i dettagli della misura
 

Il bonus assunzioni donne è nato allo scopo di agevolare l’occupazione femminile in un momento così complesso per il mondo del lavoro in generale. Questa categoria di soggetti è, insieme ai giovani, quella che fatica di più a farsi largo nel mondo del lavoro e proprio per questo motivo lo Stato ha decido di concedere delle agevolazioni fiscali ai datori di lavoro tramite bonus per le assunzioni di giovani e donne nel corso del 2021. Vediamo nel dettaglio quando i datori di lavoro possono richiedere l’agevolazione per l’assunzione di personale femminile.

Bonus assunzioni donne: quando si può richiedere?

Il bonus assunzioni donne è concesso ai datori di lavoro che assumono donne che hanno alcune specifiche caratteristiche. Le donne assunte devono infatti avere almeno 50 anni di età e devono essere disoccupate da almeno un anno. Nel caso in cui risultino senza lavoro da più di due anni, queste donne possono avere qualsiasi età.

 

In alternativa è richiedibile anche nel caso in cui le donne devono risiedano nelle Regioni che possono accedere ai fondi strutturali promossi dall’Unione Europea: in questa eventualità non ci sono dei limiti d’età. Le donne che lavorano nei settori economici caratterizzati da una evidente disparità di genere e che non lavorano da sei mesi possono essere assunte senza vincoli di età ottenendo il bonus.

Coloro che possono richiedere il bonus sono quindi i datori di lavoro privati che assumono donne lavoratrici delle categorie specificate poco sopra. Le assunzioni devono essere fatte nel biennio 2021-2022 per poter fruire dell’agevolazione in questione. Tra i datori di lavoro che possono fruire del bonus anche quelli del settore agricolo e quelli che appartengono ad alcune specifiche categorie elencate all’interno della circolare dell’INPS.

 

Il bonus è richiedibile nel caso di assunzioni a con contratto a tempo determinato e assunzioni con contratto a tempo indeterminato. Inoltre si può richiedere anche nel caso di trasformazione di un contratto precedente in uno a tempo determinato o nell’eventualità di proroga di un contratto determinato. Tali agevolazioni sono richiedibili anche nel caso si assuma una donna con un contratto part-time. Non rientrano invece nel bonus i contratti di intermittente, domestico, occasionale ed apprendistato.

Importo e durata del bonus assunzioni donne 2021

Il bonus assunzioni donne è una decontribuzione del 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro. Questa agevolazione viene concessa per massimo 6.000 euro all’anno e la durata del beneficio varia a seconda di alcuni fattori.

È possibile fruire di 12 mesi di agevolazione nel caso in cui la donna venga assunta tramite un contratto di lavoro a tempo determinato oppure nel caso in cui un contratto determinato venga prorogato per altri mesi. Il tempo in cui è possibile sfruttare il bonus diventa di 18 mesi nel caso di assunzioni a tempo indeterminato oppure nel caso in cui con contratto determinato venga trasformato in indeterminato.

 

Leggi anche: Bonus over 50: quando assumere 50enni conviene

Vaccino Covid Sputnik in Italia ed in Europa? Ecco quando può arrivare
 

Il vaccino Sputnik è il siero russo, già utilizzato in diversi paesi, come arma contro il Covid. Sono quasi 40 i paesi che hanno scelto di adottarlo, ma prima di avere un via libera a livello europeo occorrerà che da Mosca arrivino dati che l’Agenzia Europea del Farmaco dovrebbe valutare prima di poterlo validare.

In una fase storica in cui gli scienziati fanno capire che il numero di vaccini, inteso anche come candidati arrivati a meta, non è mai abbastanza, l’attenzione sul vaccino Sputnik è particolarmente alta.

A maggior ragione dopo le buone attestazioni ricevute dalla prestigiosa ricerca scientifica Lancet. Il prodotto avrebbe un’efficacia del 92%. Il siero russo è stato il primo ad essere annunciato a livello internazionale e questo aveva fatto sì che dal mondo scientifico arrivassero inviti alla prudenza, visti i tempi brevi con cui era stato messo a punto.

 

Vaccino Sputnik, il punto di vista dell’Ema

Adesso, però, i tempi sembrano poter diventare maturi affinché si possa concretizzare un utilizzo del vaccino Sputnik in Europa. Ci sarà però da attendere tutti i passaggi necessari affinché gli enti regolatori arrivino ad attestarne la sicurezza. A riprova del fatto che i vaccini che arrivano ad essere somministrati sul suolo italiano ed europeo garantiscano elevati standard di attenzione prima di arrivare ai cittadini.

Marco Cavaleri, responsabile Vaccini e Prodotti terapeutici per Covid-19 dell’Ema, è stato chiaro ai microfoni dell’Adnkronos: «Abbiamo bisogno di fare quel che facciamo con tutti i vaccini: che l’azienda ci sottoponga tutti i dati e noi li valuteremo». L’Ema, come è noto, è l’ Agenzia europea per i medicinali.

Vaccino Sputnik in Italia? La voce dell’Aifa

A fare il punto della situazione sulla questione vaccini è stato Nicola Magrini (direttore dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco), in una lunga intervista rilasciata al Corriere della Sera del 28 febbraio. Tra i passaggi avuti c’è stato un approfondimento relativo al vaccino Sputnik

 

«Sulla rivista Lancet – ha evidenziato – sono stati pubblicati risultati molto interessanti cui si è aggiunto il parere positivo e isolato di un gruppo dello Spallanzani, che di fatto però non aggiunge nulla, anzi crea qualche dissonanza. Sputnik andrà approvato e soprattutto validato con una visita ispettiva sulla qualità di produzione dall’Ema. I contatti sono stati avviati, ma il dossier per la registrazione non è ancora stato consegnato».

Sputnik in Europa? C’è una data orientativa

«In base allo studio – ha precisato – su Lancet è un preparato che potremmo definire ottimo, nuovo e intelligente, con risultati di efficacia eccellenti. Altrettanto non è per quanto riguarda la trasparenza di accesso ai dati che deve essere completa. Le autorità regolatorie inoltre richiedono una documentazione aggiuntiva sulla qualità e sulla sicurezza. Solo dopo aver avuto tutte queste prove di affidabilità l’Ue darà il via libera e così anche noi»

 

«Essendo il loro – ha spiegato Cavaleri (Ema) sempre all’Adnkronos – anche un sito di produzione extra europeo, dovremo verificare che il vaccino venga prodotto secondo gli standard europei e a quel punto potremmo essere in grado di concludere, può anche essere ad aprile o maggio».

Leggi anche: Covid-19 USA: autorizzato il vaccino Johnson & Johnson

Covid-19 USA: autorizzato il vaccino Johnson & Johnson
 

In USA è stato approvato il vaccino Johnson & Johnson: si tratta del terzo siero ad aver ottenuto il via libera alla somministrazione dopo quello Pfizer-BioNTech e Moderna. Si tratta di un vaccino monodose che garantisce un livello di protezione dell’85% nei confronti delle forme più gravi del Coronavirus.

Usa: approvato vaccino anti-Covid Johnson & Johnson

La lotta al Coronavirus in USA sta procedendo a ritmi molto rapidi. Il numero di vaccinati sta crescendo rapidamente e ha già superato quota 50 milioni. La Food and Drug Administration statunitense ha autorizzato l’uso in emergenza del vaccino realizzato da Johnson & Johnson. Questo siero è il terzo ad essere approvato dall’FDA, infatti fino ad oggi nella campagna vaccinale venivano utilizzati esclusivamente i vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna.

 

Il vaccino Johnson & Johnson è il primo siero monodose ad essere stato autorizzato fino ad oggi. Questo siero infatti prevede una sola dose di iniezioni a contrario di quelli utilizzati fino a questo momento che prevedono due iniezioni. Anche la consevazione di questo vaccino risulta essere particolarmente semplice, infatti si conserva a temperature da frigorifero tra i 2°C e gli 8°C.

Grazie a questa approvazione, gli Stati Uniti avranno a disposizione un numero estremamente più alto di vaccini rispetto a quanto era fino a questo momento. Johnson & Johnson ha garantito la produzione di 100 milioni di dosi che verranno fornite agli USA entro giugno. Di questi, 20 milioni verranno però forniti entro la fine del mese di marzo. Si tratta di un numero molto elevato di vaccini e questo consentirà agli Stati Uniti di continuare senza problemi la campagna di vaccinazione contro il Covid.

 

Il vaccino Johnson & Johnson ha chiesto l’approvazione anche all’EMA il 16 febbraio. Per l’impiego di questo siero all’interno dell’Unione Europea si attende quindi il via libera dall’Agenzia europea per i medicinali.

Biden sull’approvazione del vaccino Johnson & Johnson

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha accolto con grande entusiasmo l’approvazione del vaccino Johnson & Johnson. «Questa e’ una fantastica notizia per tutti gli americani, nonche’ uno sviluppo incoraggiante nei nostri sforzi per porre fine alla crisi», ha riferito il presidente in una nota. Biden però ha avvertito però tutti gli americani dicendo che «non possiamo abbassare la guardia ora o dare per scontato che la vittoria sia inevitabile».

La notizia è stata accolta molto positivamente anche dal dottor Collins, direttore dell’Istituto nazionale della Salute. «Siamo passati da due a tre vaccini. E il terzo, quello della Johnson & Johnson, prevede una sola dose, il che rende tutto più facile da organizzare. Ma credo che debba passare questo messaggio: qualsiasi vaccino vi offrano, prendetelo. Sono tutti ottimi. La cosa più importante che possiamo fare ora è vaccinare quante più persone possibili», ha fatto spiegato il dottor Collins.

Pensioni: cosa resterà ai nati a partire dal 1960 dal 2022ultima modifica: 2021-02-28T13:29:49+01:00da vitegabry
Reposta per primo quest’articolo