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Detrazionifigli a carico

 

Detrazioni figli a carico 2019: importo, novità e calcolo

 

Detrazioni per i figli a carico: a chi spettano e come richiederle? Ecco importo, novità e calcolo del bonus riconosciuto in busta paga o con la presentazione del 730/2019.

 
11 giugno 2019 Detrazioni figli a carico 2019: importo, novità e calcolo
 

Chi ha diritto alle detrazioni per i figli a carico nel 2019? Le famiglie, nel rispetto di determinati limiti di reddito, hanno diritto ad un bonus mensile in busta paga oppure dopo aver presentato il modello 730/2019.

Le detrazioni per i figli sono una delle voci più importanti delle agevolazioni fiscali riconosciute alle famiglie italiane e spettano ad oltre 12 milioni di contribuenti. Proprio per via dell’importante quota di gettito Irpef assorbito, è questa una delle agevolazioni che potrebbe essere sacrificata e trasformata in vista dell’avvio della flat tax e dell’annunciato riordino delle tax expenditures.

Di seguito approfondiremo quelle che sono le ultime novità, ma partiamo definendo le regole generali e le modalità di richiesta delle detrazioni per i figli nel 2019.

 

Le detrazioni per i figli a carico, che danno diritto ad un bonus di importo medio pari a 1.000 euro, possono essere richieste dal contribuente in sede di presentazione del modello 730/2019 qualora (per l’anno 2018) non siano state erogate in busta paga.

Normalmente, i lavoratori dipendenti fruiscono mensilmente della detrazione per i figli ma è soltanto in sede di presentazione della dichiarazione dei redditi che è effettuato il calcolo e la verifica dei limiti di reddito per fruirne.

Proprio in merito al limite di reddito per i figli a carico, è necessario partire da una premessa.

A partire dal 1° gennaio, per i figli fino a 24 anni, il limite di reddito per essere considerati a carico sale a 4.000 euro.

Tuttavia, per quel che riguarda il riconoscimento della detrazione con il modello 730/2019, sarà necessario considerare ancora il limite di 2.840,51 euro (in quanto si fa riferimento ai redditi percepiti nel 2018).

Si tratta di un chiarimento importantissimo, soprattutto per le sempre numerose famiglie che si trovano a dover restituire, in sede di conguaglio Irpef, l’importo delle detrazioni riconosciute mensilmente dal datore di lavoro proprio per via del superamento del limite di reddito percepito dai figli.

Questo perché l’importo della detrazione in busta paga per i figli minorenni e maggiorenni è riconosciuto nel rispetto di determinati requisiti e regole sul calcolo.

Per richiedere le detrazioni figli a carico 2019 sarà necessario compilare il modulo e consegnarlo al proprio datore di lavoro. È importante prestare attenzione al limite dei redditi percepiti dai figli per evitare il successivo recupero del bonus con la dichiarazione dei redditi, ed è proprio per via dell’incertezza che caratterizza il diritto alla detrazione, in molti preferiscono aspettare la dichiarazione dei redditi per poterne beneficiare.

Di seguito tutte le istruzioni sulle detrazioni per i figli a carico riconosciute nel 2019 a lavoratori dipendenti e pensionati.

Detrazioni figli a carico 2019: requisiti, limiti di reddito e novità

Il riferimento normativo in merito alle detrazioni per i figli a carico è l’articolo 12, comma 2 del TUIR.

Sono considerati a carico del contribuente i figli maggiorenni o minorenni con reddito complessivo non superiore a 2.840,51 euro all’anno, limite che riguarda in linea generale tutti i familiari a carico. Per i figli di età non superiore a 24 anni tale limite è innalzato a 4.000 euro a partire dal 2019 (dichiarazione dei redditi 2020).

In sede di presentazione del modello 730 o Redditi PF 2019, il limite di reddito da considerare è quello di 2.840 euro, in quanto si prendono a riferimento le somme corrisposte nell’anno d’imposta 2018.

Nel rispetto dei requisiti di reddito, i genitori hanno diritto a beneficiare di una detrazione Irpef che consente di ridurre le imposte da pagare mensilmente. Le detrazioni vengono quindi riconosciute dal datore di lavoro o dall’INPS con lo stipendio mensile, salvo poi esser sottoposte alla “prova dei requisiti” con la presentazione della dichiarazione dei redditi modello 730.

Ritornando sui requisiti previsti per aver diritto al bonus, non sono previsti limiti di età per i figli e la detrazione è riconosciuta anche per i maggiorenni. Inoltre non sono previsti vincoli per quanto riguarda l’obbligo di convivenza con i genitori.

Detrazioni figli a carico 2019: importo, calcolo e istruzioni

Possono beneficiare delle detrazioni per figli a carico tutti i contribuenti, italiani e stranieri, non soltanto per i figli naturali ma anche per quelli adottivi o affidati sia che siano minorenni che maggiorenni.

L’importo base della detrazione per ciascun figlio a carico è pari a 950,00 euro ma al calcolo dell’importo concorrono diversi elementi, relativi alla specifica situazione del dichiarante e del nucleo familiare, con regole di maggior vantaggio per le famiglie numerose.

Ecco come fare il calcolo delle detrazioni figli a carico 2019:

  • 950 euro per i figli con più di tre anni;
  • 1.220,00 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni;
  • 1.350,00 euro per ciascun figlio con disabilità di età superiore a tre anni;
  • 1.620,00 euro per ciascun figlio con disabilità di età inferiore a tre anni.

Nel caso in cui i figli a carico siano più di tre, cioè nel caso di famiglie numerose, le stesse detrazioni sono aumentate di 200,00 euro per ciascun figlio e pertanto risultano pari a:

  • 1.150,00 euro per ciascun figlio di età superiore a tre anni;
  • 1.420,00 euro per ciascun figlio di età inferiore a tre anni;
  • 1.550,00 euro per ciascun figlio con disabilità di età superiore a tre anni;
  • 1.820,00 euro per ciascun figlio con disabilità di età inferiore a tre anni

Per il calcolo della detrazione per figli a carico bisogna tuttavia considerare come aspetto fondamentale il reddito complessivo del dichiarante.

Calcolo detrazione figli a carico 2019

Il calcolo della detrazione riconosciuta per i figli a carico è effettuato in base alle seguenti variabili:

  • età del figlio fiscalmente a carico;
  • situazione soggettiva del nucleo familiare;
  • reddito annuo dichiarato dal nucleo familiare;
  • numero di figli a carico.

Ecco la tabella dell’Agenzia delle Entrate per il calcolo delle detrazioni per i figli a carico:

N. FIGLI ETÀ FIGLI IMPORTO DETRAZIONE PER CIASCUN FIGLIO
1 età inferiore a 3 anni 1220 x (95.000 – reddito complessivo) / 95.000
1 età non inferiore a 3 anni 950 x (95.000 – reddito complessivo) / 95.000
2 età inferiore a 3 anni 1220 x (110.000 – reddito complessivo) /110.000
2 età non inferiore a 3 anni 950 x (110.000 – reddito complessivo) / 110.000
3 età inferiore a 3 anni 1220 x (125.000 – reddito complessivo) / 125.000
3 età non inferiore a 3 anni 950 x (125.000 – reddito complessivo) / 125.000
4 età inferiore a 3 anni 1.420 x (140.000 – reddito complessivo) / 140.000
4 età non inferiore a 3 anni 1.150 x (140.000 – reddito complessivo) / 140.000
5 età inferiore a 3 anni 1.420 x (155.000 – reddito complessivo) / 155.000
5 età non inferiore a 3 anni 1.150 x (155.000 – reddito complessivo) / 155.000
oltre 5   L’importo sopraindicato di 155.000 euro è aumentato per tutti di 15.000 euro per ogni figlio successivo al 5°. Restano invariate le detrazioni (1.420 o 1.150 a seconda dell’età)

La disciplina delle detrazioni per familiari a carico e quelle per i figli prevede particolari regole e importi, come le agevolazioni previste per portatori di handicap ai sensi della legge 104/92 o famiglie con più di 3 figli.

Per le famiglie numerose è prevista un’ulteriore detrazione di 1.200 euro.

L’importo della detrazione figli a carico dovrà essere calcolata sulla base della seguente formula:

  • 95000 euro – reddito complessivo (al netto della deduzione per l’abitazione principale e relative pertinenze e aumentato dei redditi dei fabbricati assoggettati alla cedolare secca) / 95000

Nel caso in cui nel nucleo familiare sia presente più di un figlio il reddito di 95.000 euro va aumentato di 15.000 euro per ciascun figlio successivo al primo. In sostanza il calcolo delle detrazioni dovrà essere effettuato partendo dalla base di 110.000 euro nel caso di due figli a carico, 125.000 per tre figli e via discorrendo.

Le famiglie numerose, ovvero con più di 3 figli e che hanno diritto alle detrazioni figli a carico, sono beneficiarie di un’ulteriore detrazione complessiva pari a 1.200 euro (detrazione famiglie numerose).

Ribadiamo in ogni caso che per essere considerato familiare fiscalmente a carico del dichiarante i figli non dovranno superare il tetto di reddito annuo stabilito dal Tuir di 2.840,51 euro, importo che sale a 4.000 euro per i figli fino a 24 anni.

Detrazioni figli a carico: ripartizione tra i coniugi

Le detrazioni fiscali figli a carico vengono di norma ripartite nella misura del 50% da parte dei coniugi. Sono molte tuttavia le variabili possibili, ad esempio in caso di divorzio, separazione o accordo tra i coniugi.

La detrazione dovrà essere così ripartita nelle seguenti situazioni:

  • Genitori non separati: detrazione ripartita al 50% tra i due genitori, salvo accordi a favore del genitore con un reddito maggiore. In questo caso la detrazione è al 100% a carico del genitore con reddito più alto;
  • Genitori separati o divorziati: la ripartizione della detrazione varia a seconda dell’affidamento dei figli: se affidati ad un solo genitore spetterà al 100% al genitore affidatario, in caso contrario al 50% ai due genitori, salvo accordi a favore del genitore con reddito più alto. Nel caso particolare di genitore incapiente, quest’ultimo può devolvere la propria detrazione all’altro;
  • Genitori non coniugati: se sono previsti provvedimenti di affido valgono le medesime indicazioni fornite per i genitori separati, in caso, invece, non esistano tali provvedimenti ci si comporta come nell’ipotesi di genitori coniugati;
  • Coniuge mancante (o che non ha effettuato il riconoscimento del figlio): per il primo figlio si applica la detrazione prevista per coniuge a carico, se più conveniente (dal 2013 non è più conveniente la detrazione prevista per coniuge a carico). In caso di più figli le detrazioni vanno calcolate computando quelle di tutti i figli compresa quella del primo.

Detrazioni per i figli a carico a rischio? Le possibili novità in vista della riforma Irpef

Il tema delle agevolazioni fiscali Irpef si lega a doppio filo con l’annunciata riforma che dovrebbe dare il via alla flat tax a partire dal 2020, e la possibilità che si intervenga anche sulle detrazioni per i figli a carico non è certo da escludersi.

Soltanto nel 2018 sono stati 12,3 miliardi i contribuenti che, secondo le statistiche del MEF, hanno beneficiato delle detrazioni Irpef per i figli, per un importo medio pari a 1.000 euro per contribuente.

Una somma non trascurabile, che riguarda una delle agevolazioni Irpef più importanti. Tuttavia avanza la possibilità che per i lavoratori dipendenti e per i pensionati che beneficeranno della flat tax, la detrazione per i figli a carico venga assorbita dalla nuova deduzione che, tra i criteri di calcolo, conterrà per l’appunto anche il numero di componenti del nucleo familiare.

Sarà tuttavia importante capire quali requisiti di reddito verranno considerati per l’applicazione della flat tax e delle agevolazioni che verranno mantenute. Se ad oggi il calcolo premia le famiglie con redditi bassi, è stato più volte dimostrato come la flat tax produca un effetto contrario.

Sono questi gli elementi da tener d’occhio in autunno, quando prenderà il via il piano di riforma fiscale che vedrà come protagonisti non solo l’Irpef, ma anche la giungla di agevolazioni e detrazioni fiscali.

Il rischio è che il taglio (necessario per reperire le risorse utili ad avviare la flat tax) danneggi il ceto medio-basso, la “famiglia-tipo” italiana che il Governo vorrebbe invece tutelare.

Ritenute appalti, gli obblighi dipendono dalle caratteristiche del contratto
 
18 febbraio 2021 Ritenute appalti, gli obblighi dipendono dalle caratteristiche del contratto

Ritenute appalti, fondamentale verificare le caratteristiche del contratto: se viene meno un requisito, come quello dell’utilizzo dei beni strumentali di proprietà del committente, vengono meno anche gli obblighi previsti dall’articolo 17 bis decreto legislativo n. 214 del 1997. A chiarire le regole per l’applicabilità è l’Agenzia delle Entrate con la risposta numero 118 del 17 febbraio 2021.

Ritenute appalti, quando scattano gli obblighi? Basta verificare le caratteristiche del contratto: se viene meno anche solo uno degli elementi chiave, come l’utilizzo dei beni strumentali di proprietà del committente, le regole previste dall’articolo 17 bis del decreto legislativo numero 214 del 1997 non sono applicabili.

In questi casi, quindi, non è necessario per i sostituti d’imposta sui redditi di lavoro dipendente e assimilati, che affidano il compimento di una o più opere o di uno o più servizi di importo complessivo annuo superiore a euro 200.000, richiedere all’impresa appaltatrice o affidataria e alle imprese subappaltatrici copia delle deleghe di pagamento relative al versamento delle ritenute, trattenute dall’impresa appaltatrice o affidataria e dalle imprese subappaltatrici ai lavoratori direttamente impiegati nell’esecuzione dell’opera o del servizio.

Lo chiarisce l’Agenzia delle Entrate con la risposta all’interpello numero 118 del 17 febbraio 2021.

Ritenute appalti, gli obblighi dipendono dalle caratteristiche del contratto

Come di consueto lo spunto per fare luce sulla questione arriva dall’analisi di un caso pratico. Protagonista è una società in house providing costituita per l’esercizio di funzioni amministrative, attualmente controllata in parte da un Comune e in parte da un Ente di diritto pubblico.

Integralmente partecipata dalla Pubblica Amministrazione, svolge attività e servizi esclusivamente per il socio ente territoriale, che vengono eseguiti presso immobili del committente Comune, con l’utilizzo di beni strumentali di esclusiva proprietà della società stessa.

Nello svolgimento dei servizi, secondo quanto stabilito dal contratto di servizio, vige il divieto assoluto di ogni forma di appalto o sub affidamento, compresi quelli a titolo gratuito. Solo in alcuni casi sporadici e straordinari, quando la società non è in possesso né dei mezzi né del personale qualificato per utilizzarli, in seguito all’autorizzazione del Comune, può ricorrere al cosiddetto nolo a caldo.

Illustrando la situazione, la società si rivolge all’Agenzia delle Entrate per verificare se gli obblighi sulle ritenute degli appalti previsti dall’articolo 17-bis del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241 debbano essere applicati ai rapporti che intercorrono con il Comune, sulla base dell’affidamento di servizi pluriennali in house providing.

Con la risposta all’interpello numero 118 del 17 febbraio 2021, l’Agenzia delle Entrate chiarisce che non ci sono le condizioni per l’applicabilità nel caso descritto:

“La scrivente ritiene che nel caso di specie, poiché secondo quanto rappresentato i beni strumentali utilizzati per l’esecuzione dei servizi affidati non sono di proprietà del committente, né ad esso riconducibili in qualunque forma, non sussistono i presupposti per l’applicazione della disciplina di cui all’articolo 17-bis del decreto legislativo n. 241 del 1997 ai rapporti tra l’istante e il Comune per l’affidamento dei servizi pluriennali di cui all’istanza”.

Ritenute appalti, quali sono i presupposti per l’applicazione della norma?

Nel motivare i suoi chiarimenti, l’Agenzia delle Entrate ripercorre gli elementi chiave che, salvo le eccezioni previste al comma 5, fanno scattare gli obblighi previsti dall’articolo 17-bis del decreto legislativo numero 241 del 1997:

  • l’affidamento a un’impresa del compimento di un’opera o più opere o di uno o più servizi di importo complessivo annuo superiore a 200.000 euro;
  • la presenza di contratti di appalto, subappalto, affidamento a soggetti consorziati o rapporti negoziali comunque denominati a regolare l’affidamento;
  • alcune caratteristiche specifiche dei contratti stessi:
    • prevalente utilizzo di manodopera;
    • prestazione svolta presso le sedi di attività del committente;
    • utilizzo di beni strumentali di proprietà del committente o ad esso riconducibili in qualunque forma.

Sul caso analizzato si chiarisce, prima di tutto, un punto:

“Essendo il soggetto committente (i.e. il Comune) un ente pubblico territoriale, la disciplina di cui all’articolo 17-bis si applica esclusivamente in relazione alle attività diverse da quella “istituzionale non commerciale”, nel senso sopra descritto, svolte dall’Ente”.

Per verificare l’applicabilità della norma, si prendono poi in esame, uno ad uno, i fattori determinanti:

  • la società che si rivolge all’Amministrazione finanziaria in qualità di società per azioni, integra la nozione di impresa così come definita dalle disposizioni e risulta affidataria del compimento di uno o più servizi (di importo complessivo annuo superiore ad euro 200.000) da parte del Comune;
  • l’affidamento avviene tramite il contratto di servizi che, in linea di principio, potrebbe determinare il ricorso al “prevalente utilizzo di manodopera presso le sedi di attività del committente, con l’utilizzo di beni strumentali di proprietà del committente o ad esso riconducibili in qualunque forma”.

Ma, per far scattare gli obblighi, all’appello manca un requisito: i beni strumentali utilizzati dalla società per eseguire le prestazioni contemplate dal contratto di affidamento di servizi sono di sua esclusiva proprietà, a parte i casi straordinari in cui si ricorre al nolo a caldo presso terzi.

Tutti i dettagli nel testo integrale della risposta all’interpello numero 118 del 17 febbraio 2021.

Agenzia delle Entrate – Risposta all’interpello numero 118 del 17 febbraio 2021
Articolo 17-bis del d.lgs. n. 241 del 1997. Applicazione della disciplina di contrasto dell’illecita somministrazione di manodopera ai rapporti in cui il soggetto committente è un ente pubblico territoriale.
Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato: le novità della Legge di Bilancio 2021
 
18 febbraio 2021 Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato: le novità della Legge di Bilancio 2021

Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del 30 dicembre 2020 del testo della Legge di Bilancio 2021 vengono confermate le modifiche in materia di imposta di consumo sia sui prodotti succedanei dei prodotti da fumo, sia in materia di tabacchi da inalazione senza combustione. La risoluzione 11 dell’Agenzia delle Entrate istituisce il codice tributo per i versamenti relativi al contrassegno.

Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato, con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, il 30 dicembre scorso, della Legge di Bilancio 2021 vengono introdotte modifiche in materia di imposta di consumo sui prodotti succedanei dei prodotti da fumo ed in materia di tabacchi da inalazione senza combustione.

Le modifiche interessano i prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina, mentre sono esclusi quelli venduti come medicinali.

La variazione delle imposte sul consumo è la seguente:

  • al 15% e al 10% dal 1° gennaio 2021;
  • al 20% e al 15% dal 1° gennaio 2022;
  • al 25% e al 20% dal 1° gennaio 2023.

Le nuove aliquote di imposta vengono inoltre previste per i tabacchi da inalazione senza combustione:

  • 30% dal 1° gennaio 2021;
  • 35% dal 1° gennaio 2022;
  • 40% dal 1° gennaio 2023.

L’Agenzia delle Entrate, con la risoluzione numero 11 del 17 febbraio 2021 istituisce il codice tributo per il pagamento del contrassegno: le cifre da inserire nel modello F24 accise sono 5479.

Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato: le novità della Legge di Bilancio 2021

A prevedere novità sulle sigarette elettroniche è il comma 1124 dell’articolo 1 della Legge di Bilancio 2021.

Tale comma modifica l’articolo 62-quater del decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504 in materia di imposta di consumo sui prodotti succedanei dei prodotti da fumo.

Viene stabilito che i prodotti da inalazione senza combustione costituiti da sostanze liquide, contenenti o meno nicotina, esclusi quelli autorizzati all’immissione in commercio come medicinali, sono rispettivamente assoggettati ad imposta di consumo:

  • pari al 15% e al 10% dal 1° gennaio 2021;
  • pari al 20% e al 15% dal 1° gennaio 2022;
  • pari al 25% e al 20% dal 1° gennaio 2023.

Tali percentuali si riferiscono all’accisa sull’equivalente quantitativo di sigarette, con riferimento al prezzo medio ponderato di un chilogrammo convenzionale di sigarette determinato con le procedure tecniche, definite con provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

La norma, inoltre, obbliga il produttore a fornire un campione di ogni prodotto.

Il soggetto è inoltre obbligato a versare una cauzione pari al 10% dell’imposta che grava su tutto il prodotto giacente, comunque non inferiore all’imposta dovuta mediamente per il periodo di tempo cui si riferisce la dichiarazione relativa al pagamento dell’imposta.

Dal 1° aprile 2021, i prodotti possono circolare esclusivamente se vengono applicati appositi contrassegni di legittimazione e di avvertenza.

Tali contrassegni devono essere in lingua italiana e sono specificati con determinazione del Direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

Con la risoluzione numero 11 del 17 febbraio 2021 l’Agenzia delle Entrate ha istituito il codice tributo per i versamenti relativi al contrassegno.

Nel modello F24 accise deve essere inserita la sequenza di cifre 5479, che si riferisce a “Proventi derivanti dalla fornitura di contrassegni di legittimazione della circolazione per i PLI – art. 62-quater, c. 3-bis, d.lgs n. 504 del 1995”.

Ugualmente, con determinazione del Direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli, sono stabiliti il contenuto e le modalità di presentazione dell’istanza per l’ottenimento dell’autorizzazione e le modalità di tenuta dei registri e documenti contabili:

  • di liquidazione e versamento dell’imposta di consumo, anche in caso di vendita a distanza;
  • di comunicazione degli esercizi che effettuano la vendita al pubblico.

Con determinazione del Direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli sono stabiliti, per gli esercizi di vicinato, le farmacie e le parafarmacie, le modalità e i requisiti per l’autorizzazione alla vendita e per l’approvvigionamento dei prodotti in questione

Devono essere rispettati i seguenti criteri:

  • prevalenza, per gli esercizi di vicinato, escluse le farmacie e le parafarmacie, dell’attività di vendita dei prodotti richiamati e dei dispositivi meccanici ed elettronici;
  • effettiva capacità di garantire il rispetto del divieto di vendita ai minori;
  • non discriminazione tra i canali di approvvigionamento;
  • presenza dei medesimi requisiti soggettivi previsti per le rivendite generi di monopolio.

Sigarette elettroniche e tabacco riscaldato: come cambiano le aliquote dell’imposta

Dalla Legge di Bilancio 2021 viene modificato anche l’articolo 21, del decreto legislativo 12 gennaio 2016, n. 6.

Viene previsto cha la vendita a distanza di sigarette elettroniche, effettuata nel territorio nazionale, è consentita secondo le modalità definite con determinazione del Direttore generale dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli.

In caso di violazione delle norme sulla vendita a distanza è prevista l’inibizione dei siti web, a cura dell’Agenzia dogane e monopoli l’inibizione di siti web e secondo quanto stabilito dall’art. 102 del decreto legge 14 agosto 2020, n. 104, ovvero il decreto Agosto.

Il comma 1126 dell’articolo 1 prevede inoltre modifiche alle aliquote delle imposte sul tabacco riscaldato.

Nello specifico il comma recita quanto segue:

“Al comma 3 dell’articolo 39-terde­ciesdel testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n.504, le parole: «ad accisa in misura pari al venticinque percento» sono sostituite dalle seguenti: «ad accisa in misura pari al trenta per cento dal1° gennaio 2021, al trentacinque per cento dal 1° gennaio 2022 e al quaranta per cento dal 1° gennaio 2023».”

Vengono dunque fissate nuove aliquote d’imposta per i tabacchi da inalazione senza combustione.

La misura del prelievo è sintetizzata di seguito:

  • 30% dal 1° gennaio 2021;
  • 35% dal 1° gennaio 2022;
  • 40% dal 1° gennaio 2023.
Discorso Draghi, INT: soddisfazione per le riforme sulla giustizia, sul lavoro e sul fisco
 
18 febbraio 2021 Discorso Draghi, INT: soddisfazione per le riforme sulla giustizia, sul lavoro e sul fisco

Discorso Draghi, l’Istituto Nazionale Tributaristi accoglie favorevolmente le dichiarazioni del Premier che precedono la votazione al Senato sulla fiducia al nuovo Governo del 17 febbraio 2021. Alemanno esprime soddisfazione per le linee guida sulle riforme sulla giustizia sul lavoro e sul fisco e scrive al Presidente del Consiglio.

Discorso Draghi, l’Istituto Nazionale Tributaristi accoglie con favore le dichiarazioni del Premier al Senato, prima del voto di fiducia del 17 febbraio 2021.

Con il comunicato dello stesso giorno, il Presidente dell’INT Riccardo Alemanno esprime soddisfazione in particolare per il capitolo delle riforme sulla giustizia, sul lavoro e sul fisco.

Alemanno scrive inoltre al Presidente del Consiglio, ringraziandolo per aver accettato l’incarico.

L’Istituto si mostra disponibile a dare un contributo per le riforme del fisco e della Pubblica Amministrazione.

Discorso Draghi, INT: soddisfazione per le riforme sulla giustizia, sul lavoro e sul fisco

Dopo il discorso del Presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha ottenuto la fiducia al Senato nella serata del 17 febbraio 2021, anche il Presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi scrive al Premier per ringraziarlo per l’incarico assunto.

Lo rende noto lo stesso Istituto nel comunicato del 18 febbraio 2021.

Il giorno precedente, invece, l’INT aveva mostrato apprezzamento per le parole di Mario Draghi, soprattutto per quelle legate al capitolo delle riforme sulla giustizia, sul lavoro e sul fisco.

Un intervento che, come dichiarato dal Presidente dell’INT Riccardo Alemanno, convince sia per i toni, sia per la determinazione con cui sono state affrontate le varie tematiche.

Nel giorno della votazione al Senato, Alemanno aveva infatti dichiarato:

mi hanno colpito la sua emozione ma al tempo stesso anche la fermezza con cui ha ribadito le necessità del Paese, con priorità per la campagna vaccinale e gli interventi emergenziali a favore del mondo produttivo.

Alemanno ha poi evidenziato il doppio apprezzamento, sia da cittadino, sia da presidente dell’INT:

“Come cittadino ho molto apprezzato la sua visione di prospettiva per il rilancio del Paese, dai giovani alla parità di genere, dal welfare all’ambiente, come Presidente dell’istituto Nazionale Tributaristi totale soddisfazione per il capitolo riforme sulla giustizia, sul lavoro e sul fisco, citando tra i lavoratori che hanno sofferto e stanno soffrendo anche gli autonomi, è un segnale importante per tutto il comparto professionale ed imprenditoriale.”

Sulla riforma fiscale il Presidente dell’INT rinnova la disponibilità dell’istituto alla collaborazione.

Nel comunicato si sottolinea che l’Istituto parteciperà all’audizione relativa all’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef presso le Commissioni Finanze di Camera e Senato.

A riguardo, le proposte dell’INT si concentrano sulla modifica delle aliquote e degli scaglioni e su ulteriori indicazioni relative alla semplificazione, alla chiarezza del quadro normativo, alla giustizia tributaria e alla digitalizzazione.

In linea con il pensiero di Alemanno e dell’Istituto:

Occorrono una forte spinta di investimenti ed una coesa volontà politica per far ripartire il Paese, nell’interesse generale senza egoismi come indicato dallo stesso Draghi.

Discorso Draghi, INT: Riccardo Alemanno scrive a Mario Draghi

Il giorno successivo all’esito della votazione al Senato sulla fiducia al Governo, il Presidente dell’INT, Riccardo Alemanno fa sapere di aver scritto direttamente al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi.

Nella comunicazione, il Presidente INT ringrazia Draghi per aver assunto l’incarico e augura un buon lavoro all’intera squadra di Governo.

L’Istituto rinnova la propria disponibilità a collaborare sul programma delle riforme annunciato nel discorso di Draghi.

Nel comunicato stampa del 18 febbraio 2021 l’Istituto rende note alcune delle parole inviate dal Presidente dell’INT al Presidente del Consiglio.

A nome dell’Istituto, Alemanno assicura:

“la piena disponibilità e l’impegno dell’Associazione di rappresentanza professionale, che mi onoro di presiedere, a collaborare con le Istituzioni governative al fine di contribuire al raggiungimento degli obiettivi da Lei indicati e da noi condivisi, in particolare per le non più rinviabili riforme del fisco e della Pubblica Amministrazione, con cui quotidianamente ci confrontiamo.”

Il Presidente Alemanno sottolinea poi il necessario contributo di tutti nel periodo dell’emergenza coronavirus:

“L’impegno dell’Istituto Nazionale Tributaristi, in linea con gli scopi statutari, vuole evidenziare come ogni singola organizzazione professionale possa, nell’ambito del proprio settore, essere portatrice di conoscenze ed esperienze utili per il Paese, sempre nell’interesse generale tralasciando interessi di parte ed egoismi di categoria, che in questo particolare momento storico devono essere più che mai evitati.”

Consegna modello CU 2021, debutta la nuova scadenza unica per i sostituti d’imposta
 
18 febbraio 2021 Consegna modello CU 2021, debutta la nuova scadenza unica per i sostituti d

Consegna del modello CU 2021, certificazione unica, entro la scadenza del 16 marzo, termine che a partire dall’anno in corso coincide anche con l’invio telematico all’Agenzia delle Entrate. Si allineano i tempi per i sostituti d’imposta.

Consegna del modello CU 2021, scadenza unica per i sostituti d’imposta.

Il restyling alle scadenze collegate alla messa a punto del modello 730 precompilato da parte dell’Agenzia delle Entrate impatta anche sulla certificazione unica, che a partire dal 2021 prevede un unico termine per l’invio telematico e per la consegna al percipiente.

La data da segnare in rosso sul calendario è quella del 16 marzo 2021. Restano 12 i giorni di tempo a disposizione dei sostituti d’imposta nel caso di richiesta del modello CU 2021 in caso di cessazione del rapporto di lavoro.

Consegna modello CU 2021, debutta la nuova scadenza unica per i sostituti d’imposta

Il decreto Fiscale 2020 ha rivisto i tempi relativi al modello 730 e agli adempimenti collegati. Tra questi vi è la certificazione unica 2021.

A partire dai dati relativi all’anno d’imposta 2020, la scadenza per l’invio telematico del modello CU viene posticipata di alcuni giorni, passando dal 7 al 16 marzo 2021, termine ultimo per evitare l’applicazione delle sanzioni previste.

Stesso termine anche per la consegna al percipiente da parte del sostituto d’imposta, e anche in relazione alle CU dei lavoratori autonomi, che può essere invece inviata all’Agenzia delle Entrate entro il 31 ottobre (con il modello 770).

Fino allo scorso anno, il termine ordinario per consegnare la certificazione unica al lavoratore era fissato alla fine del mese di marzo. Con il decreto Fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020, è stato “fatto ordine” nel calendario degli adempimenti collegati alla messa a punto del 730 precompilato da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Il 16 marzo 2021 non è solo la scadenza per la consegna e l’invio del modello CU, ma anche quello per la trasmissione dei dati delle spese detraibili, e per l’opposizione all’inserimento delle singole spese sanitarie nel modello 730 precompilato, da effettuarsi tramite il Portale Tessera Sanitaria.

Consegna certificazione Unica 2021, stesse modalità per i sostituti d’imposta

Non cambiano invece le modalità di consegna della certificazione unica 2021 da parte dei sostituti d’imposta.

Il modello CU, contenete i dati dei redditi da lavoro dipendente, equiparati ed assimilati e ai redditi da lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi, deve essere consegnato al lavoratore entro il 16 marzo 2021, in modalità cartacea ovvero elettronica.

Per le certificazioni uniche di dipendenti cessati, la consegna dovrà essere effettuata entro 12 giorni dalla richiesta.

Per quel che riguarda gli enti pensionistici, la certificazione unica 2021 verrà consegnata esclusivamente in modalità elettronica; il modello cartaceo è rilasciato solo in caso di espressa richiesta da parte del contribuente.

A tal proposito, si ricorda che l’INPS ha messo a disposizione degli utenti un nuovo servizio per la consegna della certificazione unica che, così come i cedolini della pensione, sarà possibile ricevere via email al proprio indirizzo di posta elettronica.

Consegna certificazione unica modello CU 2021 in formato elettronico

È il sostituto d’imposta a scegliere se trasmettere il modello CU 2021 al lavoratore in modalità elettronica. In tal caso bisogna però tenere a mente alcune accortezze.

Come evidenziato dall’Agenzia delle Entrate, prima di consegnare la certificazione unica “a distanza”, ad esempio tramite email, è necessario che il sostituto d’imposta verifichi se il sostituito possa stampare e ricevere il documento elettronico.

Al lavoratore deve quindi essere garantita la possibilità di entrare nella disponibilità della certificazione unica 2021, e di poterla materializzare per i successivi adempimenti. Tale possibilità di consegna è in ogni caso esclusa in caso di rilascio del modello CU agli eredi di soggetti deceduti o per i dipendenti cessati dal rapporto di lavoro.

L’onere di verificare che il lavoratore possa consultare e poi stampare la certificazione unica inviata in modalità telematica resta in capo al datore di lavoro o sostituto. In caso contrario, resta l’obbligo di consegna in modalità cartacea.

Soldi e Diritti

Tax credit locazioni: modello comunicazione cessione del credito d’imposta

L’Agenzia delle Entrate ha approvato il nuovo modello per comunicare la cessione del tax credit locazioni previsto dal Dl Rilancio

Con provvedimento del 15 febbraio, l’Agenzia delle entrate ha approvato il nuovo modello per comunicare la cessione del tax credit locazioni previsto dal D.L. Rilancio. Credito d’imposta che agevola le partite iva nel pagamento dei canoni di locazione di immobili non abitativi, durante l’emergenza coronavirus.

Il credito d’imposta può esser ceduto a soggetti terzi, compreso il locatore. Il bonus è stato oggetto di diverse modifiche normative. Da ultimo, la Legge di bilancio 2021 ha prorogato il bonus fino al 30 aprile 2021. Per le imprese turistico-ricettive, le agenzie di viaggio e i tour operator.

In considerazione delle novità previste dalla Legge di bilancio 2021, l’Agenzia delle entrate ha dovuto aggiornare il modello, per permettere la comunicazione della cessione, anche con riferiremo ai mesi fino ad aprile 2021.

Il tax credit locazioni nel decreto Rilancio

L’art.28 del D.L. 34/2020, prevede un credito d’imposta per i canoni di locazioni pagati da imprese, artigiani e professionisti durante l’emergenza coronavirus. Soggetti con ricavi o compensi non superiori a  5 milioni di euro nel periodo d’imposta chiuso al 31 dicembre 2019. La locazione deve riguardare immobili non abitativi. Rileva comunque la loro effettiva destinazione, senza che la classificazione catastale faccia la differenza.

Dunque, gli immobili devono essere destinati alle seguenti attività: industriale, commerciale, artigianale, agricola, di interesse turistico o all’esercizio abituale e professionale dell’attività di lavoro autonomo.

Sono agevolati i mesi di marzo aprile maggio e giugno 2020. Per le strutture turistico ricettive con attivita’ solo stagionale il bonus spetta con riferimento a ciascuno dei mesi di aprile, maggio, giugno e luglio. I canoni devono essere effettivamente pagati e fino a tale momento non spetta alcun credito d’imposta.

Detto ciò, il credito spetta nella misura del:

  • 60% per i canoni di locazione, di leasing o di concessione di immobili ad uso non abitativo;
  • 30% per i canoni dei contratti di servizi a prestazioni complesse o di affitto d’azienda, comprensivi di almeno un immobile a uso non abitativo.

Colui che richiede il credito d’imposta  deve presentare nei mesi agevolati  un calo di fatturato del 50% rispetto agli stessi mesi dell’anno precedente. Il requisito va verificato mese per mese. Ad esempio, in riferimento ad maggio 2020 rispetto a maggio 2019.Tale requisito non è necessario per coloro che hanno iniziato l’attivita’ a partire dal 1° gennaio 2019 o per coloro che hanno la sede operativa nei comuni nei quali era già in essere uno stato di emergenza.

L’utilizzo del credito d’imposta può avvenire principalmente in tre modi:

  1. nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di sostenimento della spesa;
  2. in compensazione in F24 successivamente all’avvenuto pagamento dei canoni;
  3.  può essere ceduto anche in misura parziale.

Sul punto 3), la cessione può essere disposta in favore del locatore o del concedente a fronte di uno sconto di pari ammontare sul canone da versare; di altri soggetti, compresi istituti di credito e altri intermediari finanziari, con facoltà di successiva cessione del credito.

La cessione del credito: indicazioni operative

Con il provvedimento del 1° luglio 2020, l’Agenzia delle entrate aveva fissato le modalità di cessione del credito d’imposta in esame. Con lo stesso provvedimento era stato approvato anche il modello per comunicare la cessione, insieme alle relative istruzioni.

I cessionari utilizzano i crediti d’imposta con le stesse modalità previste per il cedente. Nel caso in cui i cessionari intendano utilizzare i crediti in compensazione:

  • il modello F24 è presentato esclusivamente tramite i servizi telematici delle Entrate,
  • se l’importo del credito utilizzato in compensazione risulti superiore all’ammontare disponibile, l’ F24 è scartato;
  • non si applicano i limiti di utilizzo dei crediti d’imposta in compensazione  previsti dall’articolo 34 della legge n. 388/2000 e dall’articolo 1, comma 53, della legge n. 244/2007.

Con un ulteriore provvedimento del 14 dicembre il modello di comunicazione è stato sostituito. Perchè nel frattempo il credito d’imposta era stato oggetto di ulteriori modifiche normative.

Nel dettaglio, il bonus è stato esteso:

  • ai canoni di locazione del mese di giugno 2020, per le strutture turistico-alberghiere con attività solo stagionale, ai canoni del mese di luglio 2020, per le imprese turistico-ricettive fino al 31 dicembre 2020 (art.77, D.L. 104/2020, decreto Agosto);
  • ai canoni di locazione dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020, per le imprese operanti nei settori riportati nell’Allegato 1 al D.L n. 137/2020 (art.8 del D.L. 137/2020, decreto Ristori);
  •  ai canoni di locazione dei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2020, per le imprese operanti nei settori riportati nell’Allegato 2 dello D.L. 149/2020, nonché per le imprese che svolgono le attività di cui ai codici Ateco 79.1, 79.11 e 79.12 che hanno la sede operativa nelle cosiddette “zone rosse”(articolo 4 del D.L. 149/2020,decreto “Ristori-bis”).

Con lo stesso provvedimento è stata attivata la procedura che permette di comunicare la cessione del credito anche tramite il proprio commercialista o altro intermediario abilitato a prestare assistenza fiscale.

Tax credit locazioni, cessione del credito: nuovo modello di comunicazione

La Legge di bilancio 2021 ha prorogato il bonus fino al 30 aprile 2021. Per le imprese turistico-ricettive, le agenzie di viaggio e i tour operator.

Da qui, si è reso necessario aggiornare il modello di comunicazione della cessione del credito d’imposta. Per consentire la comunicazione della cessione del credito anche con riferimento ai mesi fino ad aprile 2021.

Con il provvedimento del 15 febbraio, l’Agenzia delle entrate ha sostituito il precedente modello di comunicazione e le relative istruzioni. La sostituzione riguarda il modello approvato il 14 dicembre scorso (vedi pr. precedente).

La comunicazione può essere inviata entro il 31 dicembre 2021.

Lo stesso modello di comunicazione è utilizzato per comunicare al Fisco la cessione del credito d’imposta negozi e botteghe, ex art.65 del D.L. 18/2020, Cura Italia.

INPS numero verde: richiesta appuntamenti, orari e contatti da cellulare e fisso

INPS numero verde: servizio telefonico di contact center (o call center) messo a disposizione dall’Istituto Previdenziale per svolgere molteplici servizi senza recarsi in sede o sul sito. Aggiorniamo questa guida con il nuovo servizio di richiesta appuntamenti per essere ricevuti agli Sportelli, con prenotazione data e ora dell’appuntamento in sede. Andremo inoltre a vedere come contattare il numero verde INPS da cellulare e da fisso, da Italia e da Estero, gli orari, l’elenco dei servizi disponibili via telefono per disoccupazioni, rilascio del PIN, maternità, ex Inpdap, ex Enpals, ex iPost, domande di pensione ecc.

Il call center è una valida alternativa ai servizi online e ai servizi allo sportello presso le sedi periferiche dell’Istituto, anche se ci sono lunghe code d’attesa anche qui. Ricordiamo infatti che tutte le prestazioni, compresa la NASpI possono essere richieste anche per telefono; serve anche in questo caso però il PIN dispositivo per poter concludere la domanda.

Vedremo quindi tutti i servizi e contatti disponibili, tipo INPS risponde, per chiedere informazioni all’Istituto via internet o il nuovo servizio di prenotazione appuntamento INPS. Ma prima vediamo quali sono i numeri da tenere a portata di mano per contattare l’INPS.

INPS numero verde da cellulare e da fisso

Il call center INPS può essere raggiunto sia da rete mobile che da fisso. I numeri da comporre e il costo della telefonata però sono differenti, infatti se da fisso la telefonata è gratuita, da mobile si segue la tariffazione applicata dai diversi gestori.

Discorso a parte inoltre per i Numeri Verdi INPS Europei, infatti è possibile contattare l’INPS al numero verde da tutta  Europa, ma a numeri differenti che andiamo ad elencare in seguito.

Qual è il numero verde INPS da cellulare?

Numero Verde INPS

Il numero verde INPS da cellulare è 06 164 164, come detto anche se si tratta di un numero verde, la telefonata però non è gratuita. Per parlare con l’INPS da mobile infatti, si segue la tariffa applicata dalle diverse compagnie telefoniche.

Qual è il numero verde INPS da fisso?

Numero INPSIl numero verde INPS da fisso è 803 164, si tratta di un numero di telefono verde e in questo caso la telefonata è completamente gratuita. Per parlare con l’INPS da telefono fisso quindi l’utente non paga nessuna tariffa al minuto, come nel caso della telefonata da mobile.

INPS risponde numero verde: orari

Il servizio telefonico INPS numero verde ovvero il Contact center o call center dell’Istituto Previdenziale è attivo nei seguenti orari:

  • dal lunedì al venerdì, dalle ore 8 alle ore 20;
  • il sabato dalle ore 8 alle ore 14.

Ovviamente anche se il call center INPS è raggiungibile da tutta Europa si fa riferimento all’ora italiana.

Contatti INPS: via Internet, email, Facebook e Skype

Oltre che ai contatti telefonici su elencati l’INPS risponde anche via internet (Voip), via Skype e via email:

  • INPS Skype: si può contattare il Contact center INPS dall’Italia e dall’estero anche con Skype. La chiamata è gratuita e il servizio è di tipo vocale e non video. Parla con INPS via Skype
  • Chiamare INPS via internet: si può chiamare il Contact center INPS via internet. Il servizio usato è via VoIP Parla con noi ed è disponibile da tutto il mondo. Parla con noi via internet
  • Contatti INPS email: è possibile contattare l’INPS via email, tramite la pagina INPS risponde oppure tramite uno dei contatti email delle sedi INPS sparse su tutto il territorio nazionale.
  • INPS Facebook: non si tratta di un vero e proprio contatto diretto, infatti non c’è il pulsante “messaggi” per contattare privatamente l’Istituto, ma in queste pagine ufficiali si possono inserire commenti per info generiche a cui si avrà quasi sempre risposta.
    • per la famiglia
    • Credito e Welfare dipendenti pubblici
    • Giovani
    • Lavoratori migranti

Numero Verde INPS: quali servizi

inps numero verdeIl Contact Center dell’Istituto risponde a richieste di informazione e assistenza da parte di lavoratori e pensionati INPS, di lavoratori assicurati all’INAIL e di utenti diversamente abili.

Si possono avere servizi informativi: sui contributi, sulla pensione, sulle domande di disoccupazione NASpI, indirizzi e orari degli uffici INPS, sul proprio cassetto previdenziale, su malattia e maternità ed altre prestazioni temporanee.

Servizi diretti: come richiesta di rilascio PIN, informazioni, domanda di NASpI, domanda di pensione, attivazione dei voucher, maternità e congedo parentale ecc.

Vi sono poi una serie di servizi automatici, per controllare lo stato di avanzamento delle pratiche presentate, ad esempio domande di naspi, maternità ecc, servizio automatico per la verifica dello stato dei pagamenti effettuati, Servizio automatico per la comunicazione del MAV per i contributi del lavoro domestico.

Potete trovare un elenco completo dei servizi tramite call center INPS nel file che alleghiamo a fondo pagina.

INPS Risponde: cos’è e come funziona

INPS Risponde

Segnaliamo infine INPS Risponde, l’ottimo servizio di assistenza online dell’Istituto messo a disposizione degli utenti registrati con PIN personale per ricevere informazioni.

Il servizio è rivolto a:

  • Dipendenti Privati;
  • Gestione fondi gruppi Poste Italiane (ex iPost);
  • Dipendenti Pubblici (ex Inpdap);
  • Lavoratori dello spettacolo e dello Sport (ex Enpals).

Dopo aver selezionato la categoria di appartenenza comparirà un ulteriore menù a tendina, dal quale si potrà scegliere l’argomento di cui si parla. Quindi si potrà compilare un campo di testo con la propria richiesta, ben dettagliata e specifica. Alla domanda potranno anche essere allegati dei documenti di supporto fino ad un massimo di 4 MB di grandezza.

Infine dopo aver compilato tutti i campi si potrà inoltrare la richiesta di servizio INPS Risponde, che verrà prontamente protocollata. Entro qualche giorno un consulente dell’Istituto provvederà a rispondere al quesito in maniera dettagliata. Ci sentiamo di consigliare questo servizio in quanto è veramente molto utile e ben fatto.

Prenotazione appuntamento INPS

Prenotazione appuntamento INPS è il nuovo servizio messo a disposizione dall’Istituto per evitare file e assembramenti agli sportelli territoriali dell’Istituto. Si tratta di un servizio automatico vocale, attivabile direttamente tramite il numero verde INPS ai numeri su indicati.

Dopo aver digitato il numero durante la chiamata si deve:

  1. selezionare la scelta “servizio automatico di prenotazione sportelli” al numero uno del menù vocale;
  2. inserire il codice fiscale della persona per cui si effettua la prenotazione e il motivo dell’accesso;
  3. indicare la sede territoriale INPS di competenza;
  4. scegliere il giorno e l’ora dell’appuntamento INPS;
  5. comunicare il proprio numero di cellulare. Questo è importante perchè su questo numero verrà poi inviato un SMS con i dettagli della prenotazione.

Se l’operazione andrà a buon fine arriverà quindi la conferma di prenotazione via SMS.

Il servizio di prenotazione appuntamenti INPS è disponibile anche:

  • online tramite la nuova funzione “Prenota” raggiungibile dalla propria Area MyINPS (accesso con PIN, SPID, CNS o CIE 3.0);
  • tramite il servizio “Sportelli di Sede – Le sedi INPS;
  • via App INPS Mobile attraverso la funzione Sportelli di Sede.

Numeri sedi INPS: come contattare le sedi territoriali

Dal 26 gennaio 2019 le sedi territoriali dell’INPS possono essere contattate tramite il contact center nazionale al numero verde come sopra indicato.

In tale data l’Istituto ha comunicato che si è concluso il passaggio dal vecchio al nuovo fornitore dei servizi telefonici delle sedi INPS.

Allegati: elenco numeri europei e servizi Call Center INPS

Come anticipato andiamo a fornire l’elenco dei numeri verdi per contattare INPS numero verde da tutta Europa e l’elenco completo e aggiornato dei servizi call center INPS (integrato INAIL).

download   Elenco servizi INPS Contact Center
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download   Elenco numeri INPS Europei
       » 11,8 KiB – 7.745 download

Furbetti del cashback: le imminenti misure anti-frode. Ecco cosa si rischia

In arrivo la stretta contro i furbetti del cashback, ecco cosa si rischia a fare i trucchetti. Ne abbiamo già parlato poco tempo fa, ma la rilevanza e l’attualità del fenomeno, unitamente alle novità degli ultimi giorni, impongono di affrontare nuovamente il problema. Stiamo parlando dei cosiddetti furbetti del super cashback, ossia coloro che hanno fatto ricorso ad alcuni ‘artifici’ allo scopo di aumentare in modo esponenziale le proprie transazioni giornaliere in via elettronica. Lo scopo è facilmente intuibile: scalare la classifica del bonus super cashback semestrale.

E’ infatti recente la denuncia dei benzinai – ossia i soggetti maggiormente presi di mira – che hanno fatto notare casi di automobilisti poco corretti; e che agiscono rasentando la vera e propria truffa. Per un pieno, c’è chi è riuscito a produrre ben 100 transazioni elettroniche.

Vediamo allora più da vicino che cosa sta succedendo e quali limitazioni potrebbero finalmente essere a breve introdotte, contro questi “accumulatori seriali” di transazioni cashback.

Furbetti del cashback: il caso dei benzinai presi d’assalto

Cashback di Stato 2021In queste ultime settimane, i dati parlano chiaro: il Piano Cashback sta ottenendo un buon successo; tanto che l’app IO, nel mese di gennaio contava più di 5,8 milioni di iscritti, con una previsione di crescita progressiva per il futuro. D’altronde, la possibilità concreta di ottenere un rimborso del 10% sui propri acquisti, ma soprattutto la possibilità di concorrere ai premi del super cashback di 1.500 euro per i primi 100.000 utenti che registrano il maggior numero di transazioni elettroniche, deve aver spinto molti consumatori a partecipare all’iniziativa. Compresi i più disonesti, ovviamente.

Infatti, anche in questi giorni i benzinai – ma la lista degli esercenti/negozianti di certo non comprende soltanto questa categoria – continuano ad essere presi d’assalto dai furbetti del cashback. Centinaia le segnalazioni un po’ in tutta Italia. I gestori di impianti scoprono scontrini chilometrici per incassi di poche decine di euro. Hanno a che fare insomma con chi effettua ripetute transazioni per importi totali irrisori.

La falla nel sistema del super cashback

Il meccanismo che permette di mettere in atto questo trucco ai confini della legalità, è molto semplice. E’ ormai risaputo che il sistema dei bonus in oggetto, oltre a permettere rimborsi fino a 150 euro, a fronte di un minimo di 50 transazioni cashless ogni 6 mesi, comporta anche un super bonus da 1.500 euro, nei confronti di chi  sarà semestralmente incluso tra i primi  100.000 registrati, con il più alto numero di operazioni cashless.

Ecco perchè è opportuno affrontare nuovamente l’argomento. Il problema di fondo è che al momento in materia sussiste un vuoto normativo, per il quale non è stato imposto dalla legge un limite massimo alle transazioni elettroniche per ciascun acquisto. Risultato:  i furbetti del cashback hanno margine di azione; dando luogo così a pagamenti multipli anche per la stessa spesa.

La semplicità del meccanismo è sotto gli occhi di tutti. Pensiamo al caso dei benzinai e degli automobilisti che fanno rifornimento. Agire indisturbati è assicurato. Basta infatti fare benzina self service, frazionando l’importo desiderato in tante piccole spese di un euro o poco più. In queste settimane, i furbetti hanno agito soprattutto di notte, per non farsi notare.

Il danno per gli esercenti è concreto

Se il trucco va a tutto vantaggio degli automobilisti poco onesti, per i benzinai il problema è di duplice natura. Infatti, da un lato questi ultimi debbono sopportare un costo maggiore per la carta degli scontrini, a fronte di valori minimi di spesa; dall’altro i benzinai corrono il pericolo che l’impianto si blocchi, nel caso la carta termini.

La Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti (FIGISC) è recentemente intervenuta, ricordando che sebbene la pratica in questione, seppur scorretta, non sia al momento illegale, detto comportamento dei furbetti del cashback comporta nuovi supplementari costi di gestione per i gestori; peraltro già colpiti dal danno economico da pandemia e conseguente lockdown. Tuttavia, se allo stato attuale non c’è una regola che vieti il frazionamento della spesa totale in tante piccole spese e scontrini, non è affatto detto che la situazione non cambi. Anzi.

Il Ministero dell’Economia, anche sulla spinta data dagli appelli delle associazioni di categoria, sta lavorando a contromisure ad hoc per contrastare queste pratiche disoneste da parte dei furbetti del cashback.

L’onere della commissione aumenta al diminuire del guadagno

La situazione è dunque la seguente. Se da una parte abbiamo l’incremento delle transazioni elettroniche come punto a favore della progressiva transizione digitale, dall’altra lo sproporzionato utilizzo dei pagamenti elettronici costituisce un indubbio ed oggettivo costo per tutti gli esercenti, che subiscono le pratiche scorrette dei furbetti del cashback. Tanto da comportare controlli e verifiche da parte dell’Agenzia dell’Entrate.

Più nel dettaglio, per ciascun negoziante/esercente – dunque benzinai inclusi – una transazione con pagamento elettronico fa scattare il pagamento di una commissione, che è di valore irrisorio se il margine di guadagno per una singola transazione è consistente, ma che diventa sempre più onerosa, laddove il margine di guadagno e l’importo stesso della transazione si assottiglino. A ciò si somma inoltre il danno a livello ecologico, rappresentato dall’eccessivo numero di scontrini emessi. Ecco spiegate le proteste dei benzinai di tutta la penisola e la conseguente iniziativa da parte del MEF.

Le misure in arrivo per combattere il fenomeno

In questo quadro in cui sembra che i furbetti del cashback possano continuare a farla franca, le Istituzioni stanno valutando le mosse da compiere. Tuttavia, è necessario fare presto. Infatti, la stessa società Pago S.p.A. non può intervenire drasticamente; in assenza di nuove regole ad hoc, più rigide. Quali potrebbero dunque essere le misure in arrivo? Vediamole in sintesi:

  • predisposizione di una soglia massima di transazioni, da potersi compiere in un solo giorno, presso un solo esercente. Si sta ragionando di porre non un limite al numero in sè di transazioni nelle 24 ore, ma un limite orario;
  • introduzione di una norma che consenta soltanto le transazioni di importi al di sopra dell’euro, in modo da impedire le microtransazioni, messe in atto dai furbetti del cashback;
  • introduzione di sanzioni ad hoc (non retroattive) per colpire i furbetti e previsione dell’esclusione dal programma di cui al Piano Cashback di Stato, con conseguente mancato incasso di rimborsi e premi.

Concludendo, è assai probabile, oltre che auspicabile, che dette misure – al vaglio del MEF  in questi giorni – saranno introdotte entro brevissimo tempo.


Programma Governo Draghi: le misure previste per Pensioni, lavoro, fisco

Il neo Presidente del Consiglio Draghi ha presentato al Senato il suo programma di Governo, che prenderà forma nei prossimi mesi attraverso provvedimenti e riforme nei limiti del potere esecutivo che la Costituzione gli attribuisce. Il programma costituisce quindi la base di partenza sulla quale il Governo chiederà la fiducia ai due rami del Parlamento, Senato e poi Camera.

Qui di seguito andremo a vedere in breve quali sono le misure previste su Pensioni, lavoro, fisco e ristori previsti per far fronte alla crisi economica derivante dalla pandemia e che servirà alla ripartenza e al rilancio dell’economia reale del Paese.

Programma Governo Draghi: le misure previste per Pensioni, lavoro, fisco e Ristori

Il PdC Draghi ha introdotto il suo discorso ringraziando il suo esimio predecessore Conte, che ha traghettato l’Italia in questo periodo buio dovuto alle note vicissitudini. Si è poi via via soffermato sui vari punti riguardo i vaccini, il rientro in sicurezza a scuola e poi il recovery fund. Non ci sono quindi dettami precisi, ma solo linee guide della sua idea di rilancio dell’Italia.

Questa si baserà sul rafforzamento dell’euro, sulla spendita in modo equilibrato e programmatico del recovery fund e sul ritorno graduale alla normalità.

A questo link è possibile vedere il video e leggere il testo completo del suo intervento al Senato.

Ristori 5

Fra i primi provvedimenti che il neo insediato Governo Draghi ci dovrà essere senz’altro l’atteso Ristori 5. Il Decreto molto atteso da imprese, professionisti e autonomi dovrebbe prevedere i nuovi contributi a fondo perduto allargati alle attività danneggiate dalla pandemia.

Non ci dovrebbero essere grossi scostamenti rispetto alle precedenti misure, quindi si attende continuità rispetto alle scelte del Governo precedente; questo per non deludere le aspettative di chi è in attesa di una boccata di ossigeno. Con il passare delle settimane si potrà anche cambiare linea e inserire nuove misure, più mirate e dettagliate, ma al momento è impensabile cambiare completamente il Decreto Ristori 5 rispetto a quello già preparato in fase avanzata dal Governo uscente.

Fisco

Il Fisco non dovrebbe avere grossi cambiamenti, nessuna riforma fiscale in vista quindi. Anche questo Governo punterà tutto sulla lotta all’evasione fiscale e all’abbassamento della moneta liquida in circolazione, anche attraverso mezzi premiali dei pagamenti con carta e altri mezzi tracciabili. Sui maggiori media di settore si è letto anche che potrebbe essere modificato il Regime Fiscale Forfettario, tanto caro alla Lega.

Nessuna flat tax in vista comunque e sembra scongiurata anche l’ipotesi di una patrimoniale, già auspicabile dalla Corte dei Conti nei giorni scorsi. In programma infine la revisione del sistema attuale di agevolazioni.

Lavoro e ammortizzatori sociali

Il discorso si fa più complesso rispetto agli ammortizzatori sociali, ovvero sulle integrazioni salariali e trattamenti a sostegno del reddito connessi alla sospensione o riduzione dell’attività lavorativa in conseguenza dell’emergenza epidemiologica. Si dovrà infatti affrontare il nodo del blocco dei licenziamenti in scadenza il prossimo 31 marzo e che fino ad ora ha fatto da diga ai licenziamenti per la crisi economica.

Draghi ha sottolineato più volte la necessità di tutelare i lavoratori e di proteggere la capacità produttiva con liquidità immediata. Mentre la cassa integrazione è finanziata direttamente con fondi UE, per il blocco dei licenziamenti si dovrà trovare una soluzione attraverso l’incontro con le parti sociali.

Parità di genere

Grosso rilievo il PdC ha dato alla mobilitazione di tutte le energie del Paese nel suo rilancio che non può prescindere dal coinvolgimento delle donne. Il divario di genere nei tassi di occupazione in Italia rimane tra i più alti di Europa e quindi si dovrà intervenire per azzerare o diminuire questo divario. Solo in questo modo si riuscirà a garantire che le migliori risorse siano coinvolte nello sviluppo del Paese.

Il Mezzogiorno

Il Mezzogiorno d’Italia non può mancare in un buon discorso programmatico. Non si può infatti più prescindere dal rilancio del Sud per il rilancio del Paese intero. I punti riguardano aumento dell’occupazione (soprattutto femminile), benessere, autodeterminazione, legalità e sicurezza e sono la base della capacità di attrarre investimenti privati nazionali e internazionali è essenziale per generare reddito, creare lavoro, invertire il declino demografico e lo spopolamento delle aree interne.

Reddito di cittadinanza

Sul reddito di cittadinanza le voci in circolazione parlano di una sua rivisitazione. L’RdC quindi non sarà smantellato, ma rivisto. Non si spiegherebbe altrimenti l’ingresso in maggioranza del  Movimento 5 Stelle e soprattutto l’ok all’esecutivo Draghi da parte del leader carismatico Grillo. Tanto che dopo l’incontro fra l’ex presidente della BCE e Grillo si è tornato a parlare di reddito universale noto in Nord Europa.

Pensioni

Nulla è trapelato sullo scottante tema delle Pensioni, anche se quando c’è di mezzo l’Europa è facile pensare al sistema pensionistico, soprattutto in ricordo dell’ultimo Governo tecnico a guida Monti. Anche se in questo caso la massiccia presenza politica dovrebbe essere una, seppur minima, garanzia che questa volta non saranno i lavoratori e pensionati a pagare il conto della crisi.

E’ previsto inoltre il rafforzamento degli strumenti di flessibilità in uscita e il rafforzamento del sistema della previdenza complementare.

Smart working

Anche se il Premier non ha affrontato questo tema, è celebre ormai la verve del neo ministro Brunetta nei confronti del Pubblico Impiego. In una della prime uscite il neo Ministro infatti  ha subito affermato che ci sarà uno stop allo smart working nella PA; e che quindi i dipendenti delle varie amministrazioni dovranno al più presto tornare in presenza.

NASpI

NASpI a seguito di licenziamento con accordo sindacale: chiarimenti INPS

NASpI a seguito di risoluzione del rapporto di lavoro per accordo collettivo aziendale stipulato da una sola organizzazione sindacale.

L’INPS ha rilasciato il messaggio 689 del 17 febbraio 2021 con il quale fornisce chiarimenti in merito alla possibilità, per il lavoratore, di fruire della NASpI a seguito di licenziamento con accordo sindacale firmato anche da un solo sindacato durante il periodo del blocco dei licenziamenti in vigore, salvo proroghe, fino al 31 marzo 2021.

Si fa riferimento quindi all’accordo collettivo aziendale per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, che è una delle vie ammesse in deroga alla regola generale, per il licenziamento dei lavoratori durante il divieto imposto per legge nel periodo di pandemia da covid-19.

Ecco i dettagli.

Risoluzione del rapporto di lavoro a seguito di accordo collettivo aziendale

L’INPS premette che, come previsto dal Decreto Agosto (Dl 104/2020), convertito, con modificazioni dalla legge 126/2020, il blocco dei licenziamenti, ovvero le preclusioni e le sospensioni in materia di licenziamenti collettivi e di licenziamenti per giustificato motivo oggettivo, non trovano applicazione nelle ipotesi di accordo collettivo aziendale.

Lo stesso accordo deve essere stipulato dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale; inoltre deve avere ad oggetto un incentivo alla risoluzione del rapporto di lavoro e può riguardare solo i lavoratori che aderiscono all’accordo.

Diritto alla NASpI del lavoratore

I lavoratori così licenziati, hanno diritto alla NASpI, sempre previo possesso degli altri requisiti lavorativi e contributivi.

Tuttavia, come spiega l’INPS, le strutture territoriali dell’Istituto hanno sollevato alcuni dubbi in merito all’espressione, contenuta nella norma, in cui si prevede che:

l’accordo collettivo aziendale sia stipulato dalle “organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale.

Accordo con una sola organizzazione sindacale

In particolare le sedi territoriali stanno respingendo le domande di disoccupazione presentate dai lavoratori, ove sia presente all’interno della relativa documentazione, la stipula dell’accordo da parte di una sola organizzazione sindacale, anche se maggiormente rappresentativa a livello nazionale.

In questi casi, spiega l’INPS, ai fini della validità dell’accordo collettivo aziendale per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro, quello rileva non è la sottoscrizione dell’accordo da parte di tutte le organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative a livello nazionale. Ma quello che conta è la sottoscrizione dell’accordo medesimo anche da parte di una sola di
queste organizzazioni sindacali, nonché l’adesione all’accordo da parte del lavoratore.

Pertanto questa condizione consente, come espressamente previsto dalla norma, l’accesso alla prestazione di disoccupazione NASpI; sempre che ovviamente, sussistano tutti gli altri requisiti previsti dal decreto legislativo 4 marzo 2015, n. 22 che ha istituito la nuova indennità di disoccupazione NASpI.

Messaggio INPS numero 689 del 17-02-2021

Qui di seguito alleghiamo il messaggio in oggetto.

download   Messaggio INPS numero 689 del 17-02-2021
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Licenziamento a seguito di accordo collettivo aziendale: aspetti contributivi

A tal proposito ricordiamo che, solo qualche giorno fa, l’INPS ha comunicato l’Istituzione del nuovo codice 2A, inerente, appunto, i licenziamenti derivanti da accordo collettivo aziendale.

Leggi anche: Licenziamento a seguito di accordo collettivo aziendale: aspetti contributivi

Il tipo cessazione “2A” dovrà essere indicato all’interno del flusso Uniemens e, come ricorda l’Istituto, il datore di lavoro è tenuto al versamento del Ticket NASpi; contributo dovuto in tutti i casi in cui la cessazione del rapporto di lavoro a tempo indeterminato generi il diritto alla NASpI in capo al lavoratore; a prescindere poi dall’effettiva fruizione della stessa.

Furbetti del cashback

Furbetti del cashback: le imminenti misure anti-frode. Ecco cosa si rischia

I furbetti del cashback continuano a prendere di mira i benzinai, con comportamenti a limiti della frode. Ormai pronte però le contromosse.

In arrivo la stretta contro i furbetti del cashback, ecco cosa si rischia a fare i trucchetti. Ne abbiamo già parlato poco tempo fa, ma la rilevanza e l’attualità del fenomeno, unitamente alle novità degli ultimi giorni, impongono di affrontare nuovamente il problema. Stiamo parlando dei cosiddetti furbetti del super cashback, ossia coloro che hanno fatto ricorso ad alcuni ‘artifici’ allo scopo di aumentare in modo esponenziale le proprie transazioni giornaliere in via elettronica. Lo scopo è facilmente intuibile: scalare la classifica del bonus super cashback semestrale.

E’ infatti recente la denuncia dei benzinai – ossia i soggetti maggiormente presi di mira – che hanno fatto notare casi di automobilisti poco corretti; e che agiscono rasentando la vera e propria truffa. Per un pieno, c’è chi è riuscito a produrre ben 100 transazioni elettroniche.

Vediamo allora più da vicino che cosa sta succedendo e quali limitazioni potrebbero finalmente essere a breve introdotte, contro questi “accumulatori seriali” di transazioni cashback.

Furbetti del cashback: il caso dei benzinai presi d’assalto

Cashback di Stato 2021In queste ultime settimane, i dati parlano chiaro: il Piano Cashback sta ottenendo un buon successo; tanto che l’app IO, nel mese di gennaio contava più di 5,8 milioni di iscritti, con una previsione di crescita progressiva per il futuro. D’altronde, la possibilità concreta di ottenere un rimborso del 10% sui propri acquisti, ma soprattutto la possibilità di concorrere ai premi del super cashback di 1.500 euro per i primi 100.000 utenti che registrano il maggior numero di transazioni elettroniche, deve aver spinto molti consumatori a partecipare all’iniziativa. Compresi i più disonesti, ovviamente.

Infatti, anche in questi giorni i benzinai – ma la lista degli esercenti/negozianti di certo non comprende soltanto questa categoria – continuano ad essere presi d’assalto dai furbetti del cashback. Centinaia le segnalazioni un po’ in tutta Italia. I gestori di impianti scoprono scontrini chilometrici per incassi di poche decine di euro. Hanno a che fare insomma con chi effettua ripetute transazioni per importi totali irrisori.

La falla nel sistema del super cashback

Il meccanismo che permette di mettere in atto questo trucco ai confini della legalità, è molto semplice. E’ ormai risaputo che il sistema dei bonus in oggetto, oltre a permettere rimborsi fino a 150 euro, a fronte di un minimo di 50 transazioni cashless ogni 6 mesi, comporta anche un super bonus da 1.500 euro, nei confronti di chi  sarà semestralmente incluso tra i primi  100.000 registrati, con il più alto numero di operazioni cashless.

Ecco perchè è opportuno affrontare nuovamente l’argomento. Il problema di fondo è che al momento in materia sussiste un vuoto normativo, per il quale non è stato imposto dalla legge un limite massimo alle transazioni elettroniche per ciascun acquisto. Risultato:  i furbetti del cashback hanno margine di azione; dando luogo così a pagamenti multipli anche per la stessa spesa.

La semplicità del meccanismo è sotto gli occhi di tutti. Pensiamo al caso dei benzinai e degli automobilisti che fanno rifornimento. Agire indisturbati è assicurato. Basta infatti fare benzina self service, frazionando l’importo desiderato in tante piccole spese di un euro o poco più. In queste settimane, i furbetti hanno agito soprattutto di notte, per non farsi notare.

Il danno per gli esercenti è concreto

Se il trucco va a tutto vantaggio degli automobilisti poco onesti, per i benzinai il problema è di duplice natura. Infatti, da un lato questi ultimi debbono sopportare un costo maggiore per la carta degli scontrini, a fronte di valori minimi di spesa; dall’altro i benzinai corrono il pericolo che l’impianto si blocchi, nel caso la carta termini.

La Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti (FIGISC) è recentemente intervenuta, ricordando che sebbene la pratica in questione, seppur scorretta, non sia al momento illegale, detto comportamento dei furbetti del cashback comporta nuovi supplementari costi di gestione per i gestori; peraltro già colpiti dal danno economico da pandemia e conseguente lockdown. Tuttavia, se allo stato attuale non c’è una regola che vieti il frazionamento della spesa totale in tante piccole spese e scontrini, non è affatto detto che la situazione non cambi. Anzi.

Il Ministero dell’Economia, anche sulla spinta data dagli appelli delle associazioni di categoria, sta lavorando a contromisure ad hoc per contrastare queste pratiche disoneste da parte dei furbetti del cashback.

L’onere della commissione aumenta al diminuire del guadagno

La situazione è dunque la seguente. Se da una parte abbiamo l’incremento delle transazioni elettroniche come punto a favore della progressiva transizione digitale, dall’altra lo sproporzionato utilizzo dei pagamenti elettronici costituisce un indubbio ed oggettivo costo per tutti gli esercenti, che subiscono le pratiche scorrette dei furbetti del cashback. Tanto da comportare controlli e verifiche da parte dell’Agenzia dell’Entrate.

Più nel dettaglio, per ciascun negoziante/esercente – dunque benzinai inclusi – una transazione con pagamento elettronico fa scattare il pagamento di una commissione, che è di valore irrisorio se il margine di guadagno per una singola transazione è consistente, ma che diventa sempre più onerosa, laddove il margine di guadagno e l’importo stesso della transazione si assottiglino. A ciò si somma inoltre il danno a livello ecologico, rappresentato dall’eccessivo numero di scontrini emessi. Ecco spiegate le proteste dei benzinai di tutta la penisola e la conseguente iniziativa da parte del MEF.

Le misure in arrivo per combattere il fenomeno

In questo quadro in cui sembra che i furbetti del cashback possano continuare a farla franca, le Istituzioni stanno valutando le mosse da compiere. Tuttavia, è necessario fare presto. Infatti, la stessa società Pago S.p.A. non può intervenire drasticamente; in assenza di nuove regole ad hoc, più rigide. Quali potrebbero dunque essere le misure in arrivo? Vediamole in sintesi:

  • predisposizione di una soglia massima di transazioni, da potersi compiere in un solo giorno, presso un solo esercente. Si sta ragionando di porre non un limite al numero in sè di transazioni nelle 24 ore, ma un limite orario;
  • introduzione di una norma che consenta soltanto le transazioni di importi al di sopra dell’euro, in modo da impedire le microtransazioni, messe in atto dai furbetti del cashback;
  • introduzione di sanzioni ad hoc (non retroattive) per colpire i furbetti e previsione dell’esclusione dal programma di cui al Piano Cashback di Stato, con conseguente mancato incasso di rimborsi e premi.

Concludendo, è assai probabile, oltre che auspicabile, che dette misure – al vaglio del MEF  in questi giorni – saranno introdotte entro brevissimo tempo.

Dichiarazione del Presidente Mattarella per la scomparsa di Franco Marini

Risultato immagini per franco marini

Dichiarazione del Presidente Mattarella per la scomparsa di Franco Marini

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«La morte di Franco Marini mi addolora profondamente. Rivolgo un pensiero di grande vicinanza ai familiari e a quanti hanno condiviso con lui percorsi di vita e ideali.
Franco Marini è stato un eminente esponente della Repubblica. Espressione del mondo del lavoro portò le istanze dei lavoratori italiani sino alla più alta carica alla quale venne eletto, quella di Presidente del Senato.
Apparteneva alla schiera di quanti hanno saputo trasfondere nelle istituzioni la passione e il valore di aspirazioni autentiche maturate fra la gente.
Non dimenticò mai le battaglie sociali che hanno costantemente caratterizzato la sua vita. In essa possiamo leggere l’ansia di riscatto delle popolazioni delle periferie del Paese, il contributo alla modernizzazione dell’Italia nel segno del progresso, la rigorosa testimonianza di chi poneva i principi del cattolicesimo democratico al servizio della crescita, della coesione e della giustizia sociale.
Dalla Cisl alle istituzioni, da Ministro del Lavoro poi nel Parlamento, poi nella responsabilità di Segretario del Partito Popolare Italiano: il suo contributo, in una fase di transizione della società italiana, è sempre stato connotato dalla intransigente difesa delle ragioni dei più deboli e della libertà dei corpi sociali nel quadro della Costituzione: credeva fermamente nella loro funzione.
È stato esempio di un impegno politico onesto e autentico».

 

Roma, 09/02/2021

Regione Lazio

 

APRE MEMO, SPAZIO DI STORIA E MEMORIE A ROMA

16/02/2021 – Apre “MEMO, Spazio di storia e memorie” nello storico quartiere Garbatella di Roma. Qui ha trovato sede l’archivio di Sergio Flamigni e i fondi documentari e librari appartenenti a due donne che hanno lasciato il segno: Emilia Lotti, dirigente nazionale dell’Unione donne in Italia e del PCI e Piera Amendola, responsabile dell’archivio della Commissione P2. Inoltre, hanno trovato ospitalità a MEMO anchei fondi archivistici di Aldo Moro – il cui versamento completa e arricchisce il patrimonio conservato presso l’Archivio centrale dello Stato; di Angelo La Bella, partigiano, dirigente del PCI, studioso della strage di Portella della Ginestra; di Giuseppe De Lutiis, storico del terrorismo e dei servizi segreti.

A partire dal 15 febbraio 2021 sarà possibile accedere alla consultazione, su appuntamento, dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 17.

MEMO è frutto del lavoro di riqualificazione messo in campo dalla Regione Lazio per il recupero dei locali Ater di piazza Bartolomeo Romano.

“MEMO è un luogo fondamentale per la memoria e la storia della nostra città e del nostro Paese, che restituisce valore e diffusione a documenti di grande importanza finora difficilmente accessibili. Una scelta di rilievo che restituisce voce a donne e uomini del recente passato, rimettendo a disposizione di tutte e tutti le loro parole e il loro pensiero” dichiara l’Assessora alle Pari Opportunità e Turismo, Giovanna Pugliese

Per prenotazioni: www.archivioflamigni.org

Per maggiori informazioni clicca qui

 

Pensioni dopo Quota 100: le proposte di Itinerari Previdenziali

Pensioni dopo Quota 100: le proposte di Itinerari Previdenziali

Il gruppo di esperti di welfare di Itinerari Previdenziali propone, per le pensioni, tre soluzioni alternative a Quota 100

 

Soluzioni a Quota 100

 

A dicembre 2021 scade il decreto legge 4/2019 “Quota 100”, che dava la possibilità di ottenere un pensionamento anticipato ai quei lavoratori dipendenti, autonomi e parasubordinati che, fattane richiesta, avessero maturano un requisito contributivo minimo di 38 anni e avessero almeno 62 anni di età. Il gruppo di esperti di previdenza sociale messo insieme dal lombardo Alberto Brambilla (classe 1950), Itinerari Previdenziali ha consegnato ieri il Rapporto sulle pensioni 2019 numero 8. Questo documento ha messo in luce come, nonostante le pensioni con Quota 100 siano state numericamente inferiori rispetto a quanto era stato preventivato nel 2019, il numero di pensionamenti nel 2020 era di 100mila unità in più, cosa che ha aumentato il deficit che grava sull’INPS.

Due anni fa il numero di occupati per pensionati era diminuito poiché c’era stata una ripresa del mercato del lavoro ma, anche e soprattutto a causa della pandemia globale, è in crescita il dislivello tra le contribuzioni e le prestazioni. Perciò, Itinerari Previdenziali ha deciso di portare all’attenzione tre proposte che possano aiutare il paese.

 
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Leggi anche –> Pensioni e Quota 100: cosa cambia con il nuovo governo, le idee di Draghi

Ecco le tre soluzioni ipotizzate

Secondo quanto detto da Itinerari Previdenziali, nel corso del 2020 le pensioni sono incrementate di 100mila unità, arrivando quindi ad un totale che ammonta a 16 milioni e 135mila. Questo valore ha causato un incremento del disavanzo tra le pensioni date dall’INPS e i contributi che vengono versati dai lavoratori. Secondo Itinerari Previdenziali, questo aumento dei pensionamenti potrebbe verificarsi già da quest’anno, 2021: molti sembrano dell’idea di usufruire di Quota 100, anticipando il pensionamento.

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Quindi viene proposto che: tutti quelli che lavorano dal 1/1/1996 possano usufruire di regolamenti equiparati a quelli di tutti gli altri lavoratori, compresi quelli in ambito pensionistico, integrando in minima parte su valori calcolati in base agli anni lavorativi; si mantengano i requisiti per il pensionamento a 67 anni, considerando almeno 20 anni di contribuzioni e sostituendo le pensioni di Quota 100, APE social, Opzione donna e precoci con fondi esubero già esecutivi per banche e assicurazioni e che sono a costo zero per lo Stato; venga reintrodotta la possibilità di un’uscita flessibile, come da riforma Dini, dando la possibilità di ottenere un pensionamento flessibile, a seconda di una percentuale basata sull’età anagrafica e gli anni di contributi.

Santa Geltrude Comensoli

 

Santa Geltrude Comensoli


Nome: Santa Geltrude Comensoli
Titolo: Fondatrice
Nascita: 18 gennaio 1847, Bienno, Brescia
Morte: 18 febbraio 1903, Bergamo
Ricorrenza: 18 febbraio
Tipologia: Commemorazione

Geltrude nacque a Bienno in Val Camonica (Brescia) il 18 gennaio 1847. Lo stesso giorno della nascita i genitori la portano al fonte battesimale della chiesa parrocchiale e le diedero il nome di Caterina.

Nell’infanzia, Caterina conobbe le gioie dell’innocenza e la spensieratezza dell’età. Il Signore, però, le fece sentire il desiderio di unirsi a Lui intimamente: la piccola era sovente trasportata da un forte bisogno di raccogliersi nella preghiera e nella meditazione. A chi le chiedeva che cosa facesse, rispondeva: “Penso”.

Da piccola, non resistendo più al pressante invito di Gesù, una mattina molto presto, avvolta nell’ampio scialle nero della mamma, andò nella vicina chiesa di Santa Maria e ricevette furtivamente la Prima Comunione. Caterina pregustò attimi di Cielo e giurò eterno amore con Gesù.

Giovinetta si fece apostola dell’Eucaristia: voleva portare Gesù Sacramentato su un’alta montagna, perché tutti lo potessero vedere e adorare.

Il suo motto: “Gesù amarti e farti amare” diventa il programma della sua vita. Attratta ad una vita più perfetta, nel 1862 lasciò la famiglia ed entrò nell’Istituto delle Figlie di Carità, fondato da S. Bartolomea Capitanio, a Lovere (Brescia).

La Postulante si ammalò e venne dimessa dall’Istituto. Dopo la guarigione, a causa delle mutate condizioni finanziarie della famiglia, lasciò il paese e entrò, in qualità di domestica, dapprima nella casa del Prevosto di Chiari, Don G. B. Rota, il quale, qualche anno dopo, venne elevato alla sede episcopale di Lodi, e poi, nella casa paterna della Contessa Fè-Vitali.

Nella Festa del Corpus Domini 1878, con il permesso del suo confessore, rese perpetuo il suo voto di verginità, emesso la mattina della Comunione furtiva.

Senza trascurare i suoi doveri di domestica, Caterina si fece educatrice dei bambini di S. Gervasio (Bergamo) e li guidò sulla via dell’onestà e delle virtù cristiane e sociali. Con la preghiera assidua, la mortificazione, un’intensa vita interiore e l’esercizio delle opere di misericordia, Caterina si preparò ad accogliere la volontà del Signore.

Scioltasi dai legami familiari in seguito alla morte dei genitori, la giovane cercò il modo di concretizzare il suo ideale eucaristico aprendo il suo cuore a Mons. Speranza, allora Vescovo di Bergamo, il quale si trova a Bienno, ospite dei conti Fé-Vitali.

Sorretta dal nuovo Vescovo di Bergamo, Mons. Guindani, e dal suo “Padre e Superiore”, Don F. Spinelli, il 15 dicembre 1882, Caterina, insieme a due altre compagne, diede origine alla Congregazione delle Suore Sacramentine di Bergamo, con la prima ora di adorazione al SS. Sacramento.

Il 15 dicembre 1884, vestì l’abito religioso e prese il nome di Suor Geltrude del SS.mo Sacramento.

Dopo una bufera delle avversità, che mise a dura prova la tenera pianticella fu costretta a rifugiarsi a Lodi. Il Vescovo di Lodi, Mons. Rota, accolse paternamente quelle figlie, raccomandategli dal Vescovo di Bergamo e, con gesto magnanimo, procurò loro in Lavagna di Comazzo una casa che diventa provvisoriamente la Casa Madre dell’Istituto. L’opera di Dio fu finalmente compiuta!

La Fondatrice dette ormai tutte le garanzie di continuità per l’adorazione pubblica perpetua a Gesù Sacramentato, trasfuse nelle Suore il suo prezioso patrimonio spirituale, che fu spirito di preghiera, di sacrificio, di mortificazione, di obbedienza, di umiltà, di carità, soprattutto verso i poveri.

Morì il 18 febbraio 1903, la notizia in breve tempo si sparse a quanti la conoscevano, specie la gente umile e povera da lei prediletta, unanimemente la dichiararono santa. Il 9 agosto 1926 la salma venerata fu trasportata dal cimitero di Bergamo alla Casa Madre dell’Istituto da lei fondato, dove tuttora giace in apposita cappella, attigua alla chiesa dell’Adorazione. La Chiesa, esaudendo il desiderio di moltissime persone, il 18 febbraio 1928 aprì il processo diocesano sulla santità della vita di Madre Geltrude, sulle sue virtù e sui miracoli, e si concluse nel 1939.

Nello stesso anno, sotto il Pontificato di Pio XII, si apre il Processo Apostolico.

Il 26 aprile 1961, alla presenza del Santo Padre Giovanni XXIII, ha luogo la Congregazione generale, dopo la quale è data lettura del decreto sulla eroicità delle virtù praticate da Madre Geltrude, alla quale viene attribuito il titolo di Venerabile. Il primo ottobre 1989 viene proclamata beata da papa Giovanni Paolo II e il 26 febbraio 2009 è stata canonizzata da papa Benedetto XVI, che ne ha dato evidenza nella solenne cerimonia del 26 aprile 2009

MARTIROLOGIO ROMANO. A Bergamo, Santa Geltrude (Caterina) Comensoli, vergine, che fondò una Congregazione di religiose per l’adorazione del Santissimo Sacramento e la formazione della gioventù.

Pensioni

Pensioni ultime notizie: dopo Quota 100, le opzioni sul tavolo

Pubblicato il 18 Febbraio 2021 alle 06:45Autore: Daniele Sforza
Pensioni ultime notizie Quota 100 sentenza

Pensioni ultime notizie: dopo Quota 100, le opzioni sul tavolo

Pensioni ultime notizie: ormai ci siamo. Dopo la fiducia, il governo Draghi si metterà al lavoro. Diversi i nodi da sciogliere, alcuni dei quali sono stati temi centrali nel discorso di Draghi. Non ci sono le pensioni, come priorità: prima di tutto bisognerà uscire indenni dalla pandemia e, se possibile, più forti. Rivedere la scuola in presenza, recuperando le ore perse. Quindi riformare il fisco (si è parlato di modello danese). Non si è parlato di previdenza, ma ovviamente il ministro del Lavoro delle Politiche Sociali Andrea Orlando avrà delle belle gatte da pelare. Da un lato il reddito di cittadinanza, da ottimizzare soprattutto sotto l’aspetto del (re)inserimento occupazionale; dall’altro Quota 100 e quello che verrà dopo. Le opzioni sul tavolo di Draghi sono molteplici, ma bisognerà ragionare con un occhio alla spesa e un altro al futuro.

Pensioni ultime notizie: Quota 100 addio

Quota 100 terminerà il 31 dicembre 2021, nessuna possibilità di proroga, nemmeno per un anno. La misura di pensione anticipata introdotta in forma sperimentale, invisa da Bruxelles sin dalle origini, morirà quindi di morte naturale. Le opzioni sul tavolo del nuovo esecutivo sono molteplici, alcune delle quali lasciate in eredità dal governo Conte II. Su questi dossier dovranno lavorare assiduamente Orlando (Lavoro) e Daniele Franco (Economia) per mettere a punto i dettagli.

Uscita a 62 anni e 41-42 anni di contributi

L’ipotesi meno plausibile è quella di una Quota 100 valida solo per chi ha 41 o 42 anni di contributi, ovvero per tutti quei lavoratori che hanno iniziato la carriera presto e che potrebbero uscire dal mondo del lavoro a soli 62 anni. I sindacati sarebbero soddisfatti di un provvedimento del genere, ma sarebbero molte le reticenze da parte del governo.

Quota 102 e agevolazioni per gravosi

L’altra opzione percorribile è aumentare di 2 anni il requisito anagrafico di Quota 100 (si passerebbe così a 64 anni di età anagrafica), mantenendo il minimo contributivo a 38 anni, ma con penalizzazione sull’importo, tranne per chi svolge lavori gravosi e usuranti, per i quali potrebbe restare la Quota 100 così com’è. Difficile anche questa via.

Pensioni ultime notizie: l’opzione del ricalcolo del montante contributivo

Infine potrebbero esserci delle modifiche importanti al montante contributivo versato, con un ricalcolo fatto in base al rapporto tra il coefficiente della pensione ordinaria di vecchiaia (raggiungibile a 67 anni) e quello di uscita anticipata (63-64 anni). Il risultato che emergerebbe darebbe meno peso all’Inps, già gravate da alcuni buchi di cassa che hanno fatto discutere di recente, ma sui quali il presidente dell’Istituto Pasquale Tridico ha ampiamente rassicurato.