Archivi giornalieri: 26 febbraio 2021

Riforma pensioni

Riforma pensioni, quanto è possibile una quota 41 per tutti?

Quali possibilità ha di essere attuata una quota 41 per tutti?

  

pensione di vecchiaia anticipata

La scadenza della quota 100 incombe e uno degli impegni inderogabili nell’agenda del governo Draghi è la riforma pensioni che porti una misura flessibile che permetta di evitare lo scalone che si verrebbe a creare alla scadenza della quota 100.

Molte le ipotesi messe in campo tra cui spicca la quota 102, una sorta di quota 100 rivista che permetterebbe l’accesso alla pensione con 64 anni di età e con almeno 38 anni di contributi che non è dato ancora sapere se potrà prevedere penalizzazioni o meno per chi anticipa.

Riforma pensioni quota 41 per tutti

E la quota 41 per tutti tanto attesa? Era stata annunciata nel 2019 all’introduzione della quota 100 (che avrebbe dovuto essere solo una misura “traghetto” verso la quota 41 per tutti che sarebbe dovuta entrare in vigore a inizio 2022.

Vediamo, quindi, quali possono essere le reali possibilità di attuazione di una quota 41 per tutti.

Della quota 41 per tutti si è tornato nelle ultime settimane sempre con maggiore insistenza come strada percorribile. A rilanciare l’idea chi ha utilizzato la quota 41 per tutti come cavallo di battaglia, ovvero la Lega che aveva fortemente voluto la misura.

Proprio l’11 gennaio scorso la Lega ha presentato ul decreto 2855 per chiedere di “sostituire integralmente le regole introdotte dalla Riforma Fornero, prevedendo, dal 2022, un nuovo e unico requisito contributivo pari a 41 anni di contributi per tutti”.

Ovviamente l’attuazione di una quota 41 per tutti dovrebbe portare con se anche una penalizzazione dell’assegno per chi anticipa volto a rendere la misura maggiormente sostenibile.

Bonus TV e decoder 2021

Bonus TV e decoder 2021, cos’è e come ottenerlo: tutte le informazioni utili

Il bonus TV e decoder di ultima generazione per il passaggio al nuovo digitale terrestre DVB-T2. Requisiti e come fare domanda.

Come funziona e come ottenere il bonus TV e decoder nel 2021? Nel corso del 2021 il vecchio digitale terrestre sarà progressivamente messo da parte: arriva infatti l’aggiornamento, con il sistema DVB-T2. In termini pratici alcuni televisori andranno sostituiti con modelli più nuovi.

Per l’acquisto di questi ultimi, il Governo ha varato un apposito bonus TV per permettere ai cittadini con Isee entro una certa soglia, di sostituire la vecchia TV o di acquistare un decoder compatibile con il citato standard innovativo Dvb-T2, prossimo al via.

Insomma è auspicabile attivarsi tempestivamente, al fine di continuare a vedere i canali tv del digitale terrestre.

Bonus TV: il cambio di tecnologia a partire da quest’anno

In un periodo come quello odierno, denso di avvenimenti di grande portata ed anche di tanti bonus, stanziati per supportare cittadini, famiglie ed imprese nella difficile fase di ripartenza a seguito della pandemia, non tutti forse ricordano che – in tema di bonus TV – proprio quest’anno è in arrivo la nuova TV Digitale la quale, in virtù dei nuovi standard tecnologici, permetterà ai telespettatori della penisola di godere di una migliore qualità del segnale e vedere le trasmissioni televisive in alta definizione. Non solo: vi sarà un incremento dei servizi e del numero di tv connesse al web. Ma in concreto, quali saranno le novità?

Più nel dettaglio, a partire da settembre 2021 il cosiddetto DVB-T2  – ossia il Digital Video Broadcasting-Second Generation Terrestrial – che costituisce lo standard di ultima generazione per le trasmissioni sulla piattaforma digitale terrestre del consorzio europeo DVB, sarà funzionante anche in Italia.

Due distinti step coinvolgeranno gradualmente le Regioni

Dal punto di vista tecnico, ciò che vale la pena ricordare è che, per il nostro Paese, sfruttare i nuovi standard tecnologici, permetterà altresì – oltre al miglioramento della qualità visiva – il rilascio delle frequenze in banda 694-790 MHz; vale a dire la “banda 700”, per i servizi mobili 5G.

Da noi l’evoluzione tecnologica sarà scandita da due tappe distinte: la prima a partire dal prossimo settembre, mentre la seconda si concluderà nel mese di giugno 2022. In buona sostanza, il sistema del vecchio digitale terrestre, al momento ancora operativo, cesserà di funzionare in modo progressivo Regione per Regione. Ecco perchè i telespettatori devono fare attenzione: dopo le date indicate, non sarà più possibile avvalersi della ricezione dei programmi TV con il sistema attuale. Sarà insomma necessario acquistare uno specifico decoder, per gli apparecchi comprati prima del 2017; o, in alternativa, chi vorrà potrà comprare un apparecchio tutto nuovo. E qui viene in gioco il citato bonus TV.

Come capire se la TV è compatibile con il nuovo segnale?

Come accennato, dal primo settembre 2021 alcune regioni italiane – tra cui Piemonte e Lombardia – inizieranno a servirsi di un nuovo standard televisivo, il DVB T”, ma non tutte le TV potranno sfruttarlo. Attenzione però: esiste un test con il quale chiunque abbia una TV può capire se l’apparecchio sarà in grado di vedere i canali TV anche dopo la metà del 2022. Lo ha reso noto Altroconsumo, il noto portale web per la tutela dei diritti dei consumatori.

Il test è il seguente: basta sintonizzarsi sul canale 200 (canale di test Mediaset) o sul canale 100 (canale di test Rai). Una volta fatto, se viene visualizzata una schermata con la scritta “Test HEVC Main10″, tutto ok. Infatti, la propria TV sarà certamente in grado di servirsi del nuovo segnale, anche a seguito del completamento del passaggio alla nuova tecnologia, nel corso del 2022. Altrimenti, sarà necessario comprare un decoder o una televisione nuova, avvalendosi eventualmente del bonus TV.

Il test di risintonizzazione e i 4 possibili esiti

Se facendo il citato test, non è visualizzato nulla o comunque appare una schermata di colore nero; o non sono sintonizzati i canali suddetti, potrebbe essere che l’apparecchio non sia compatibile con il nuovo sistema. Tuttavia, prima di procedere all’acquisto di un prodotto nuovo, magari sfruttando il bonus TV, è opportuno fare un nuovo test. Occorre cioè risintonizzare tutti i canali televisivi; e di seguito provare a tornare sui canali 100 o 200.

Come spiega Altroconsumo, avremo un risultato tra i quattro seguenti:

  • sui canali 100 e 200 appare finalmente la scritta “Test HEVC Main10“. Ecco allora la prova che l’apparecchio è abilitato e non serve comprarne uno nuovo, con o senza bonus TV;
  • i canali 100 e 200 continuano a non sintonizzarsi, e ciò con buona probabilità sta a significare che la TV non è abilitata;
  • i canali 100 e 200 sono individuati, ma in essi trova spazio una diversa emittente. Ecco allora che è consigliabile spostare l’emittente su un altro numero tramite telecomando, e procedere nuovamente alla sintonizzazione per fare il test;
  • i canali 100 e 200 sono individuati, ma lo schermo continua a restare nero. In queste circostanze, non ci sono dubbi: l’apparecchio non è compatibile con il nuovo standard televisivo.

In linea generale, gli apparecchi e i decoder acquistati dopo il primo gennaio 2017 dovrebbero, in base alle norme di legge, essere compatibili il DVB-T2 e capaci di decodificare il formato video HEVC. Ma attenzione: se gli apparecchi con HDR sono sempre funzionanti, potrebbero palesarsi dubbi o brutte sorprese per TV di marchi di secondo piano; o di fascia economica e per gli apparecchi di piccolo formato. Non solo: i modelli di TV comprati fra il 2013 e il 2017 potrebbero essere già compatibili con lo standard DVB-T2 ma quelli che supportano il formato HEVC, dal 2016 in poi, sono un numero assai esiguo.

Bonus TV e decoder 2021: c0s’è e come ottenerlo

Se facendo il test citato, il possessore della TV arriva alla conclusione che non l’apparecchio non è abilitato, sarà necessario comprare una TV nuova o munirla di decoder, per continuare a vedere i programmi televisivi. E qui, come accennato, è opportuno verificare se si ha diritto al bonus TV.

Si tratta di una particolare agevolazione prevista – già alcuni anni fa – in prospettiva del cambio delle frequenze di trasmissione dei programmi televisivi. Infatti, questa rivoluzione tecnologica era già stata preannunciata nel 2017 con la legge di Bilancio 2018 (art. 89). Come summenzionato, la normativa infatti dispone che entro il 30 giugno 2022 tutte le reti TV si adeguino al nuovo standard di trasmissione e codifica DVBT-2 HEVC.

Nell’ipotesi di acquisto del solo decoder, è da rimarcare altresì che i modelli più recenti permettono frequentemente di sfruttare anche altre funzioni come la registrazione programmi, la pausa tv, l’avanzamento o il riavvolgimento. Se invece si intende comprare una nuova TV, amplissimo il catalogo dei prodotti. La scelta per il decoder o la TV nuova è discrezionale, e spetta al privato consumatore.

Onde non sbagliarsi o fare confusione, ricordiamo però che il MISE ha stilato l’elenco di tutte le TV e decoder che consentono di sfruttare il bonus TV.

Quali sono i requisiti per il bonus TV

Il bonus TV consiste in un’agevolazione fino a 50 euro per la spesa relativa a TV e decoder nuovi; e idonei alla ricezione di programmi con i nuovi standard tecnologici. Ci si può avvalere di detto beneficio fino al 31 dicembre 2022 o fino all’esaurimento delle risorse previste per esso (circa 150 milioni di euro).

I requisiti per poter contare sull’agevolazione sono due: da un lato occorre essere residenti nella penisola; edall’altro, l’ISEE del nucleo familiare non deve superare i 2omila euro annui, come già previsto per il 2020.

Concludendo, per quanto riguarda le modalità di erogazione, esso è applicato con lo sconto del venditore sul prezzo del bene acquistato. Attenzione però: per poter sfruttare il bonus TV, occorre fare apposita domandail cui modulo è scaricabile sul sito del MISE, da consegnare al negoziante al momento dell’acquisto.

Superbonus 110% cessione e sconto: opzione con tempi più lunghi

Superbonus 110% cessione e sconto: opzione con tempi più lunghi

La comunicazione per la cessione del credito d’imposta o lo sconto in fattura può essere comunicata al Fisco entro il 31 marzo 2021.

Ci sarà più tempo per comunicare l’opzione fra la cessione del credito d’imposta o lo sconto in fattura del superbonus 110% . In particolare, per le spese sostenute nel 2020, la comunicazione all’Agenzia delle entrate può essere effettuata entro il 31 marzo, rispetto al precedente termine del 16 marzo. La proroga arriva con un provvedimento dell’Agenzia delle entrate del 22 febbraio.

L’opzione per la cessione della detrazione o dello sconto in fattura riguarda non solo il superbonus, ma anche le detrazioni ordinarie quali bonus ristrutturazione, risparmio energetico, sismabonus ecc.

Superbonus 110%: cos’è e come funziona la maxi detrazione fiscale

Il superbonus è stato introdotto dal D.L 34/2020, decreto Rilancio, all’art.119. Per agevolare gli interventi di risparmio energetico e di riduzione del rischio sismico effettuati su edifici residenziali. La Legge di bilancio 2021 ha prorogato l’agevolazione anche per le spese sostenute fino al 30 giugno 2022. Rispetto al precedente termine del 31 dicembre 2021.

Attenzione, per gli interventi condominiali sono agevolate le spese sostenute fino al 31 dicembre 2022 solo se:

  • alla data del 30 giugno 2022,
  • i lavori si trovano ad uno stato di completamento pari ad almeno il 60%.

La detrazione può essere indicata in dichiarazione in 5 quote annuali di pari importo, 4 per le spese 2022. Le quote di detrazione sono dimezzate rispetto alla detrazione prevista per interventi di ristrutturazione o di risparmio energetico, art.14 del D.L. 63/2013. Ciò comporta che per non perdere parte della detrazione è necessario avere dei redditi piuttosto alti e compensare l’imposta dovuta. Infatti, anno per anno, la parte che eccede l’irpef dovuta, viene persa. Non è possibile riportarla all’anno successivo né richiederla a rimborso.

In considerazione di ciò, al contribuente potrebbe convenire optare per la cessione della detrazione o per lo sconto in fattura.

Opzione per lo sconto in fattura o la cessione del credito

Con lo sconto una fattura, il contribuente non sostiene alcun esborso economico per i lavori effettuati. Infatti, il fornitore applica direttamente in fattura lo sconto del 100% sul corrispettivo dovuto per i lavori. Il fornitore lo recupera sotto forma di credito d’imposta pari non al 100% ma al 110%. Il credito d’imposta può essere ceduto ad altri soggetti, comprese le banche. La cessione può essere effettuata anche a soggetti privati che non hanno nulla a che vedere con la realizzazione dei lavori.

In alternativa allo sconto in fattura, il contribuente può optare per la cessione della detrazione. Prima paga tutte le spese, seguendo gli adempimenti previsti ai fini della detrazione e in un momento successivo provvedere alla cessione della detrazione, sotto forma di credito d’imposta. In tal senso, banche e altri intermediari finanziari hanno creato un vero e proprio mercato della cessione dei crediti legati al superbonus.

Oltre agli adempimenti ordinari, ad esempio pagamento delle spese con bonifico parlante, (Circolare n°24/e 2020) è necessario acquisire:

  1. ai fini dell’opzione per la cessione o per lo sconto il visto di conformità dei dati relativi alla documentazione che attesta la sussistenza dei presupposti che danno diritto al Superbonus;
  2. ai fini del Superbonus nonché dell’opzione per lo sconto in fattura o per la cessione del credito corrispondente al predetto Superbonus l’asseverazione del rispetto dei requisiti tecnici degli interventi effettuati nonché della congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati.

Il riferimento è ai decreti del Mi.Se del 7 agosto 2020, “requsiti tecnici” e “requisiti delle asseverazioni”.

L’opzione per la cessione o lo sconto in fattura deve essere comunicata all’Agenzia delle entrate.

A tal fine, con il provvedimento dell’8 agosto 2020, è stato approvato il modello di comunicazione. Il provvedimento è stato oggetto di lievi modifiche in data 12 ottobre.

Comunicazione di cessione o dello sconto in fattura

La comunicazione relativa agli interventi eseguiti sulle unità immobiliari è inviata dal beneficiario della detrazione, direttamente tramite fisconline. Dunque, accedendo al proprio cassetto fiscale dall’area riservata dell’Agenzia delle entrate. Oppure avvalendosi di un intermediario. Quella relativa agli interventi eseguiti sulle parti comuni degli edifici è inviata dall’amministratore di condominio, direttamente o tramite intermediario.

Attenzione, se per gli interventi eseguiti sulle singole unità immobiliari spetta il Superbonus 110%, la comunicazione va trasmessa esclusivamente dal soggetto che rilascia il visto di conformità. Ad esempio il proprio commercialista di fiducia.

La Comunicazione è inviata a decorrere dal quinto giorno lavorativo successivo al rilascio da parte dell’ENEA della ricevuta di avvenuta trasmissione dell’asseverazione sopra citata.

Sempre per il 110%, per gli interventi sulle parti comuni condominiali, la comunicazione è inviata mediante i canali telematici dell’Agenzia delle entrate (Entrate/fisconline):

  1. dal soggetto che rilascia il visto di conformità;
  2. dall’amministratore del condominio.

L’amministratore può provvedere direttamente  oppure avvalendosi di un intermediario di cui all’articolo 3, comma 3, del decreto del Presidente della Repubblica n. 322 del 1998.

Proroga scadenza per comunicare l’opzione superbonus

Con il provvedimento del 22 febbraio, l’Agenzia delle entrate proroga il termine entro il quale comunicare la cessione/sconto in fattura al Fisco. In particolare, per le spese sostenute nel 2020, la comunicazione all’Agenzia delle entrate può essere effettuata entro il 31 marzo 2021,  rispetto al precedente termine del 16 marzo.

Attenzione, la proroga riguarda anche le altre detrazioni cedibili.

Infatti la possibilità di optare per la cessione della detrazione o per lo sconto in fattura, art.121 del D.L. 34/2020,  è ammessa anche per:

  • ristrutturazione edilizia, ex art. 16-bis del DPR 917/86, TUIR;
  • risparmio energetico, art.14 del D.L 63/2013;
  • sismabonus ordinario, art.16 D.L. 63/2013;
  • bonus facciate, commi 219-2020,Legge 160/2019;
  • installazione di impianti fotovoltaici, ex art-16-bis, lett.h) del TUIR;
  • installazione di colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, ex art.16-ter del D.L. 63/2013.

Domanda ANF

Domanda ANF per i lavoratori in Cassa Integrazione: chiarimenti INPS

L’INPS fornisce ulteriori chiarimenti in merito alla modalità di presentazione della domanda di ANF per i lavoratori in Cassa Integrazione.

L’INPS ha rilasciato il messaggio numero 833 del 25 febbraio con il quale fornisce chiarimenti in merito alle modalità di richiesta degli assegni al nucleo familiare da parte dei lavoratori beneficiari di prestazioni a sostegno del reddito.

In particolare l’Istituto si concentra sui beneficiari di prestazioni dovute in caso di sospensione e/o riduzione dell’attività produttiva e di indennità di mancato avvio.

Ecco i dettagli contenuti nel messaggio in oggetto, il cui testo è reperibile a fondo pagina.

Come richiedere gli assegni per il nucleo familiare

L’INPS premette che a decorrere dal 1° aprile 2019 la presentazione della domanda di Assegno per il nucleo familiare (ANF) per i lavoratori dipendenti di aziende attive del settore privato non agricolo può essere fatta esclusivamente on line.

Pertanto le domande di assegni familiari che prima venivano presentate direttamente al datore di lavoro dai lavoratori interessati utilizzando il modello “ANF/DIP” (cod. SR16), dal 1° aprile 2019 devono essere inviate direttamente all’INPS in modalità telematica attraverso la procedura “ANF DIP” presente sul portale.

Leggi anche: Richiesta assegni familiari (ANF) online: modulo domanda e istruzioni

Ebbene alla luce di tale premessa l’INPS ha ritenuto di dover fornire chiarimenti per le domande di pagamento diretto di ANF da parte dell’Istituto relativamente ai periodi in cui sono riconosciute prestazioni a sostegno del reddito.

In particolare i pagamenti degli Assegni familiari derivanti da sospensione o riduzione dell’attività lavorativa o per i percettori di indennità specifiche per settori produttivi:

  • cassa integrazione salariale ordinaria (CIGO),
  • straordinaria (CIGS)
  • in deroga (CIGD),
  • assegno ordinario (ASO),
  • cassa integrazione salariale operai agricoli (CISOA),
  • indennità di mancato avviamento al lavoro (IMA).

Modalità di presentazione di richiesta ANF DIP

La procedura telematica di inoltro della domanda denominata “ANF DIP” permette contestualmente alla compilazione del modulo, il calcolo degli importi teoricamente spettanti al richiedente in riferimento:

  • alla tipologia di nucleo familiare,
  • al numero dei componenti del nucleo
  • e infine al reddito complessivo del nucleo familiare.

Questa procedura si è resa necessaria, in particolar modo, per evitare la duplicazione dei pagamenti in capo a più soggetti facenti parte lo stesso nucleo. In passato infatti poteva capitare che la domanda venisse presentata, ad esempio, da parte sia della madre che del padre a due distinti datori di lavoro. In qual caso i controlli erano molto difficili da espletare, mentre con al procedura telematica il controllo è preventivo.

Questa procedura appena descritta “ANF DIP” deve essere seguita anche da parte dei lavoratori con pagamento diretto della prestazione familiare da parte dell’INPS; ovvero da parte dei soggetti percettori di trattamenti di CIGO, CIGS, CIGD, ASO, CISOA (impiegati) e IMA.

L’INPS ricorda inoltre che prima dell’istanza di “ANF DIP”, bisogna ottenere, nei casi previsti dalla normativa, la domanda di “Autorizzazione ANF”.

Leggi anche: Autorizzazione assegni familiari (ex ANF 43): come e quando richiederla

Richiesta pagamento diretto ANF su CIGO, CIGS, CIGD, ASO, CISOA e IMA

Nei casi di pagamento diretto degli ANF su CIGO, CIGS, CIGD, ASO, CISOA e IMA l’importo spettante sarà calcolato dall’Istituto tramite normale procedura ANF DIP; sarà poi riparametrato dal datore di lavoro nei modelli “SR41” o “SR43” semplificati, in base alle ore/giornate di trattamento richieste e in pagamento.

L’importo non dovrà mai superare quello reso nella procedura “ANF DIP”.

Modalità operative

L’importo degli ANF per ogni lavoratore dovrà essere indicato in un apposito campo previsto nei modelli “SR41” e “SR43” semplificati.

La verifica dell’importo sulla base della domanda “ANF DIP” del lavoratore sarà poi eseguita in automatico prima del pagamento degli importi indicati.

Se viene riscontrata una incoerenza la richiesta di pagamento sarà sottoposta a verifica a cura dell’operatore dell’INPS, che potrebbe valutare di procedere con il pagamento della prestazione escludendo il pagamento dell’importo a titolo di ANF.

Pensioni

Riforma pensioni, quanto è possibile una quota 41 per tutti?

Quali possibilità ha di essere attuata una quota 41 per tutti?

  

pensione di vecchiaia anticipata

La scadenza della quota 100 incombe e uno degli impegni inderogabili nell’agenda del governo Draghi è la riforma pensioni che porti una misura flessibile che permetta di evitare lo scalone che si verrebbe a creare alla scadenza della quota 100.

Molte le ipotesi messe in campo tra cui spicca la quota 102, una sorta di quota 100 rivista che permetterebbe l’accesso alla pensione con 64 anni di età e con almeno 38 anni di contributi che non è dato ancora sapere se potrà prevedere penalizzazioni o meno per chi anticipa.

Riforma pensioni quota 41 per tutti

E la quota 41 per tutti tanto attesa? Era stata annunciata nel 2019 all’introduzione della quota 100 (che avrebbe dovuto essere solo una misura “traghetto” verso la quota 41 per tutti che sarebbe dovuta entrare in vigore a inizio 2022.

Vediamo, quindi, quali possono essere le reali possibilità di attuazione di una quota 41 per tutti.

Della quota 41 per tutti si è tornato nelle ultime settimane sempre con maggiore insistenza come strada percorribile. A rilanciare l’idea chi ha utilizzato la quota 41 per tutti come cavallo di battaglia, ovvero la Lega che aveva fortemente voluto la misura.

Proprio l’11 gennaio scorso la Lega ha presentato ul decreto 2855 per chiedere di “sostituire integralmente le regole introdotte dalla Riforma Fornero, prevedendo, dal 2022, un nuovo e unico requisito contributivo pari a 41 anni di contributi per tutti”.

Ovviamente l’attuazione di una quota 41 per tutti dovrebbe portare con se anche una penalizzazione dell’assegno per chi anticipa volto a rendere la misura maggiormente sostenibile.

Assegni Familiari

Assegni familiari e maternità dei comuni 2021: nuovi importi. La circolare INPS

L’INPS comunica i nuovi importi validi per il 2021 degli assegni nuclei familiari numerosi e assegni di maternità concessi dai comuni.

Gli importi di assegni familiari e maternità dei comuni rimangono invariati per il 2021. Si tratta dell’assegno per il nucleo familiare numeroso riconosciuto dai Comuni, riservato a chi ha almeno tre figli minori e dell’assegno di maternità riconosciuto dai comuni per chi non ha altre forme di tutela. L’aggiornamento degli importi è dovuto alla variazione dell’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI) che per l’anno 2020, è risultata pari allo -0,3%; per tale ragione, la legge stabilisce che quando questo indice è negativo, non si ha un ribasso degli importi, ma questi rimangono invariati.

I dati sono stati pubblicati dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le politiche della famiglia – che ha pubblicato il relativo Comunicato in Gazzetta Ufficiale del 12 febbraio 2021.

Aggiornamento: l’INPS ha rilasciato la circolare numero 36 del 24 febbraio 2021, con la quale comunica e conferma la rivalutazione, per l’anno 2021, della misura degli assegni familiari e di maternità dei comuni e dei requisiti economici necessari per ottenerli.

Vediamo i dettagli.

Assegno nucleo familiare numeroso dei comuni: cos’è e a chi spetta

Come accennato in premessa l’Assegno nucleo familiare numeroso dei comuni, o più comunemente detto “assegni familiari dei comuni”, è un assegno al nucleo familiare, concesso dai Comuni e pagato direttamente dall’INPS. L’ANF dei comuni è rivolto alle famiglie numerose, ovvero che hanno almeno tre figli minorenni e che dispongono di ISEE basso e quindi di patrimoni e redditi limitati.

E’ un assegno che non va confuso con gli assegni per il nucleo familiare destinato ai lavoratori dipendenti e assimilati e ai pensionati ex dipendenti, in quanto non è richiesto lo status di lavoratore dipendente come requisito, ma il semplice possesso di requisiti legati all’ISEE e al nucleo familiare.

Questa prestazione è quindi cumulabile con qualsiasi altro trattamento di famiglia; come specificato espressamente dalla norma, non costituisce reddito imponibile ai fini fiscali e previdenziali. Non è, cioè, assoggettato all’IRPEF.

ANF dei comuni: requisito ISEE e familiare

Per averne diritto è necessario possedere un ISEE, per l’anno 2021, non superiore a 8.788,99 euro.

Si ricorda, al riguardo, che l’assegno al nucleo familiare dei Comuni spetta a:

  • nuclei familiari residenti nei comuni in cui si fa domanda e composti da cittadini italiani e UE;
  • nuclei familiari composti da cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo; nonchè familiari privi di cittadinanza con diritto di soggiorno o di soggiorno permanente;
  • cittadini stranieri titolari dello status di rifugiato e di protezione sussidiaria.

Il nucleo familiare deve essere composto da almeno un genitore e tre figli minori (appartenenti alla stessa famiglia anagrafica), che siano figli del richiedente, del coniuge o ricevuti in affido preadottivo.

Assegni familiari dei comuni: quanto spetta

L’assegno è erogato per 13 mensilità ed ha un valore mensile per il 2021 pari a 145,14 euro (che corrisponde a un importo complessivo di 1.886,82 euro).

L’assegno decorre dal 1° gennaio dell’anno in cui si verificano le suddette condizioni familiari e reddituali. Solo per il requisito familiare si verifica successivamente, quindi con la nascita del terzo figlio durante l’anno l’assegno per famiglie numerose dei comuni decorre dal primo giorno del mese in cui è nato il figlio, ovvero il requisito è stato soddisfatto.

Anche se la domanda si presenta al comune, è l’INPS che provvede direttamente al pagamento. Il pagamento dell’ANF dei comuni avviene 2 volte all’anno, con cadenza semestrale entro il 15 luglio e il 15 gennaio dell’anno successivo.

I controlli sulla veridicità dei dati inseriti e gli eventuali provvedimenti di revoca dell’assegno sono a cura dei Comuni.

Come fare domanda di Assegno nucleo familiare numeroso al Comune

Le modalità di richiesta dell’Assegno familiare dei Comuni variano in base al comune di residenza. E’ quindi necessario verificarle sul sito dell’amministrazione comunale o presso gli sportelli dei servizi per la famiglia.

Normalmente le domande possono essere presentate su appositi moduli predisposti dagli uffici competenti e disponibili online o presso gli uffici comunali.

Per l’anno 2021 si può presentare la domanda a partire dal 15/01/2021 se in possesso dell’ISEE per le prestazioni rivolte ai minorenni in corso di validità.

Assegno di maternità dei comuni 2021: cos’è e quanto spetta

L’assegno di maternità dei comuni è una prestazione concessa dai Comuni e pagata direttamente dall’INPS. Per ottenere l’assegno è necessario presentare domanda negli uffici del Comune di residenza entro sei mesi dal parto o dall’effettivo ingresso in famiglia del minore adottato o avuto in affidamento.

Per il 2021 l’assegno ammonta a 348,12 euro mensili, vale a dire 1.740,60 euro annuali, poiché è concesso per cinque mensilità. Il valore ISEE massimo da non oltrepassare, che è di 17.416,66 euro.

Requisiti assegno di maternità dei comuni

L’assegno può essere richiesto (per ogni figlio nato) dalle donne che non beneficiano di alcun trattamento economico per la maternità; oppure che beneficiano di un trattamento economico di maternità, ma di importo inferiore rispetto all’importo dell’assegno (in tal caso l’assegno spetta per la quota differenziale).

Il beneficio viene concesso anche per ogni minore in adozione o affidamento preadottivo purché il minore non abbia superato i 6 anni di età al momento dell’adozione o dell’affidamento (ovvero la maggiore età in caso di adozioni o affidamenti internazionali).

Maternità dei comuni: come e quando fare domanda

Anche in questo caso la domanda può essere presentata in forma cartacea o online direttamente al proprio comune. Questa deve essere corredata di tutta la documentazione richiesta dall’amministrazione comunale. La domanda si presenta necessariamente entro 6 mesi dalla nascita del figlio o dall’ingresso in famiglia del minore adottivo o affidatario.

Decontribuzione Sud al via per il 2021: pronta la Circolare INPS

Pronta la circolare INPS che da il via alla fruizione della cosiddetta decontribuzione Sud 2021. L’Istituto ha infatti rilasciato la circolare n. 33 del 22 febbraio 2021 con la quale fornisce le istruzioni operative per fruire dell’agevolazione contributiva per l’occupazione in aree svantaggiate del mezzogiorno d’Italia. L’INPS ha quindi ricevuto l’ok dal Ministero del Lavoro, a seguito dell’autorizzazione fornita dalla Commissione Europea in quanto si tratta di aiuti di Stato.

Si tratta sostanzialmente di uno sgravio contributivo, ovvero di un abbattimento dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro (esclusi i premi e i contributi dell’INAIL). La misura è stata prorogata dall’ultima Legge di Bilancio anche per l’anno in corso e per i successivi e riguarda i lavoratori dipendenti nelle sedi di lavoro delle seguenti Regioni del Mezzogiorno d’Italia: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia.

Ecco i dettagli contenuti nella circolare, il cui testo completo è allegato a fondo pagina.

Decontribuzione Sud 2021 al via: regole generali

La misura così denominata è in sostanza il seguito della decontribuzione prevista dal Decreto Agosto per le assunzioni stabili nel Sud nel trimestre ottobre – dicembre 2020. La misura è stata introdotta dal Governo per cercare di contenere i gravi effetti sull’occupazione determinati dall’emergenza COVID-19; in particolare nelle aree caratterizzate da gravi situazioni di disagio socio-economico. Questo al fine pertanto di garantire maggiore tutela dei livelli occupazionali.

La decontribuzione Sud trova applicazione per i rapporti di lavoro dipendente a condizione che la sede di lavoro sia ubicata in una delle Regioni svantaggiate previste dalla norma (come vedremo in seguito).

La legge di bilancio 2021 (articolo 1, comma 161 Legge 178/2020) ha esteso questo esonero sino al 31 dicembre 2029, prevedendo però una diversa modulazione dell’intensità della misura. La  percentuale di sgravio dei contributi a carico del datore di lavoro è pari al:

  • 30% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, esclusi premi e contributi dovuti all’INAIL, sino al 31 dicembre 2025;
  • 20% per gli anni 2026 e 2027;
  • 10% per gli anni 2028 e 2029.

L’esonero non prevede un limite individuale di importo, ovvero un tetto massimo di decontribuzione, né mensile e né annuale. Infine lo sgravio è cumulabile anche con altri esoneri, riduzioni e sgravi previsti dalla normativa vigente, salvo espresso divieto di cumulo previsto da altra disposizione.

Decontribuzione Sud 2021: quanto dura

Per quanto riguarda la durata della decontribuzione sud bisogna distinguere la misura prevista per 2020 da quella per il 2021 e anni successivi:

  • il primo, opera nell’ultimo trimestre ottobre-dicembre 2020;
  • il secondo invece è una misura strutturale, ovvero di prospettiva, ed è previsto per il periodo 2021-2029.

L’obiettivo pertanto a medio-lungo termine è di favorire la riduzione dei divari territoriali.

Al momento comunque la circolare fornisce le istruzioni in merito al 2021, ovvero al periodo che va dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2021; questo perchè si tratta del periodo per il quale è arrivata l’autorizzazione da parte della Commissione europea.

Quali sono le regioni interessate

Le aziende interessate dall’agevolazione devono avere sedi di lavoro nelle Regioni che nel 2018, presentavano un prodotto interno lordo pro capite:

  • inferiore al 75% della media EU27 e compreso tra il 75% e il 90%
  • e un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale.

Possono accedere alla decontribuzione Sud quindi tutti i datori di lavoro che hanno lavoratori dipendenti che operano nelle sedi ubicate nelle seguenti regioni:

Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna.

Datori di lavoro esclusi a prescindere dalla collocazione regionale

Sono esclusi, a prescindere dalla loro collocazione, i datori di lavoro del settore agricolo e i rapporti di lavoro domestico.

Inoltre la Legge di Bilancio 2021 prevede espressamente che l’agevolazione non si applica:

agli enti pubblici economici; IACP trasformati in enti pubblici economici; agli enti trasformati in società di capitali, ancorché a capitale interamente pubblico, per effetto di procedimenti di privatizzazione; alle ex istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza trasformate in associazioni o fondazioni di diritto privato e iscritte nel registro delle persone giuridiche; alle aziende speciali costituite anche in consorzio; ai consorzi di bonifica; ai consorzi industriali; agli enti morali; agli enti ecclesiastici.

Circolare INPS 33 del 22 febbraio 2021

Come anticipato in premessa alleghiamo qui di seguito il testo completo, in formato PDF della Circolare INPS 33/2021.

download   Circolare numero 33 del 22-02-2021
       » 219,1 KiB – 84 download

Bonus TV e decoder 2021, cos’è e come ottenerlo: tutte le informazioni utili

Come funziona e come ottenere il bonus TV e decoder nel 2021? Nel corso del 2021 il vecchio digitale terrestre sarà progressivamente messo da parte: arriva infatti l’aggiornamento, con il sistema DVB-T2. In termini pratici alcuni televisori andranno sostituiti con modelli più nuovi.

Per l’acquisto di questi ultimi, il Governo ha varato un apposito bonus TV per permettere ai cittadini con Isee entro una certa soglia, di sostituire la vecchia TV o di acquistare un decoder compatibile con il citato standard innovativo Dvb-T2, prossimo al via.

Insomma è auspicabile attivarsi tempestivamente, al fine di continuare a vedere i canali tv del digitale terrestre.

Bonus TV: il cambio di tecnologia a partire da quest’anno

In un periodo come quello odierno, denso di avvenimenti di grande portata ed anche di tanti bonus, stanziati per supportare cittadini, famiglie ed imprese nella difficile fase di ripartenza a seguito della pandemia, non tutti forse ricordano che – in tema di bonus TV – proprio quest’anno è in arrivo la nuova TV Digitale la quale, in virtù dei nuovi standard tecnologici, permetterà ai telespettatori della penisola di godere di una migliore qualità del segnale e vedere le trasmissioni televisive in alta definizione. Non solo: vi sarà un incremento dei servizi e del numero di tv connesse al web. Ma in concreto, quali saranno le novità?

Più nel dettaglio, a partire da settembre 2021 il cosiddetto DVB-T2  – ossia il Digital Video Broadcasting-Second Generation Terrestrial – che costituisce lo standard di ultima generazione per le trasmissioni sulla piattaforma digitale terrestre del consorzio europeo DVB, sarà funzionante anche in Italia.

Due distinti step coinvolgeranno gradualmente le Regioni

Dal punto di vista tecnico, ciò che vale la pena ricordare è che, per il nostro Paese, sfruttare i nuovi standard tecnologici, permetterà altresì – oltre al miglioramento della qualità visiva – il rilascio delle frequenze in banda 694-790 MHz; vale a dire la “banda 700”, per i servizi mobili 5G.

Da noi l’evoluzione tecnologica sarà scandita da due tappe distinte: la prima a partire dal prossimo settembre, mentre la seconda si concluderà nel mese di giugno 2022. In buona sostanza, il sistema del vecchio digitale terrestre, al momento ancora operativo, cesserà di funzionare in modo progressivo Regione per Regione. Ecco perchè i telespettatori devono fare attenzione: dopo le date indicate, non sarà più possibile avvalersi della ricezione dei programmi TV con il sistema attuale. Sarà insomma necessario acquistare uno specifico decoder, per gli apparecchi comprati prima del 2017; o, in alternativa, chi vorrà potrà comprare un apparecchio tutto nuovo. E qui viene in gioco il citato bonus TV.

Come capire se la TV è compatibile con il nuovo segnale?

Come accennato, dal primo settembre 2021 alcune regioni italiane – tra cui Piemonte e Lombardia – inizieranno a servirsi di un nuovo standard televisivo, il DVB T”, ma non tutte le TV potranno sfruttarlo. Attenzione però: esiste un test con il quale chiunque abbia una TV può capire se l’apparecchio sarà in grado di vedere i canali TV anche dopo la metà del 2022. Lo ha reso noto Altroconsumo, il noto portale web per la tutela dei diritti dei consumatori.

Il test è il seguente: basta sintonizzarsi sul canale 200 (canale di test Mediaset) o sul canale 100 (canale di test Rai). Una volta fatto, se viene visualizzata una schermata con la scritta “Test HEVC Main10″, tutto ok. Infatti, la propria TV sarà certamente in grado di servirsi del nuovo segnale, anche a seguito del completamento del passaggio alla nuova tecnologia, nel corso del 2022. Altrimenti, sarà necessario comprare un decoder o una televisione nuova, avvalendosi eventualmente del bonus TV.

Il test di risintonizzazione e i 4 possibili esiti

Se facendo il citato test, non è visualizzato nulla o comunque appare una schermata di colore nero; o non sono sintonizzati i canali suddetti, potrebbe essere che l’apparecchio non sia compatibile con il nuovo sistema. Tuttavia, prima di procedere all’acquisto di un prodotto nuovo, magari sfruttando il bonus TV, è opportuno fare un nuovo test. Occorre cioè risintonizzare tutti i canali televisivi; e di seguito provare a tornare sui canali 100 o 200.

Come spiega Altroconsumo, avremo un risultato tra i quattro seguenti:

  • sui canali 100 e 200 appare finalmente la scritta “Test HEVC Main10“. Ecco allora la prova che l’apparecchio è abilitato e non serve comprarne uno nuovo, con o senza bonus TV;
  • i canali 100 e 200 continuano a non sintonizzarsi, e ciò con buona probabilità sta a significare che la TV non è abilitata;
  • i canali 100 e 200 sono individuati, ma in essi trova spazio una diversa emittente. Ecco allora che è consigliabile spostare l’emittente su un altro numero tramite telecomando, e procedere nuovamente alla sintonizzazione per fare il test;
  • i canali 100 e 200 sono individuati, ma lo schermo continua a restare nero. In queste circostanze, non ci sono dubbi: l’apparecchio non è compatibile con il nuovo standard televisivo.

In linea generale, gli apparecchi e i decoder acquistati dopo il primo gennaio 2017 dovrebbero, in base alle norme di legge, essere compatibili il DVB-T2 e capaci di decodificare il formato video HEVC. Ma attenzione: se gli apparecchi con HDR sono sempre funzionanti, potrebbero palesarsi dubbi o brutte sorprese per TV di marchi di secondo piano; o di fascia economica e per gli apparecchi di piccolo formato. Non solo: i modelli di TV comprati fra il 2013 e il 2017 potrebbero essere già compatibili con lo standard DVB-T2 ma quelli che supportano il formato HEVC, dal 2016 in poi, sono un numero assai esiguo.

Bonus TV e decoder 2021: c0s’è e come ottenerlo

Se facendo il test citato, il possessore della TV arriva alla conclusione che non l’apparecchio non è abilitato, sarà necessario comprare una TV nuova o munirla di decoder, per continuare a vedere i programmi televisivi. E qui, come accennato, è opportuno verificare se si ha diritto al bonus TV.

Si tratta di una particolare agevolazione prevista – già alcuni anni fa – in prospettiva del cambio delle frequenze di trasmissione dei programmi televisivi. Infatti, questa rivoluzione tecnologica era già stata preannunciata nel 2017 con la legge di Bilancio 2018 (art. 89). Come summenzionato, la normativa infatti dispone che entro il 30 giugno 2022 tutte le reti TV si adeguino al nuovo standard di trasmissione e codifica DVBT-2 HEVC.

Nell’ipotesi di acquisto del solo decoder, è da rimarcare altresì che i modelli più recenti permettono frequentemente di sfruttare anche altre funzioni come la registrazione programmi, la pausa tv, l’avanzamento o il riavvolgimento. Se invece si intende comprare una nuova TV, amplissimo il catalogo dei prodotti. La scelta per il decoder o la TV nuova è discrezionale, e spetta al privato consumatore.

Onde non sbagliarsi o fare confusione, ricordiamo però che il MISE ha stilato l’elenco di tutte le TV e decoder che consentono di sfruttare il bonus TV.

Quali sono i requisiti per il bonus TV

Il bonus TV consiste in un’agevolazione fino a 50 euro per la spesa relativa a TV e decoder nuovi; e idonei alla ricezione di programmi con i nuovi standard tecnologici. Ci si può avvalere di detto beneficio fino al 31 dicembre 2022 o fino all’esaurimento delle risorse previste per esso (circa 150 milioni di euro).

I requisiti per poter contare sull’agevolazione sono due: da un lato occorre essere residenti nella penisola; edall’altro, l’ISEE del nucleo familiare non deve superare i 2omila euro annui, come già previsto per il 2020.

Concludendo, per quanto riguarda le modalità di erogazione, esso è applicato con lo sconto del venditore sul prezzo del bene acquistato. Attenzione però: per poter sfruttare il bonus TV, occorre fare apposita domandail cui modulo è scaricabile sul sito del MISE, da consegnare al negoziante al momento dell’acquisto.


Credenziali Fisconline Cassetto Fiscale: come accedere dal 1° marzo 2021

Cambiano le credenziali di accesso a Fisconline, Cassetto Fiscale e altri servizi dell’Agenzia delle Entrate dal 1° marzo 2021. L’Agenzia, con un comunicato stampa pubblicato il 16 febbraio 2021, annuncia a tutti i cittadini che dal 1° marzo 2021 sarà possibile accedere ai servizi telematici solo attraverso l’utilizzo dello SPID, Carta d’Identità Digitale oppure la Carta Nazionale dei Servizi.

Di conseguenza, non sarà più possibile utilizzare ed ottenere le credenziali di Fisconline, che saranno disattivate definitivamente il 1° ottobre 2021.Vediamo qui di seguito, cosa bisognerà fare per continuare ad utilizzare i servizi telematici dell’Agenzia delle Entrate e come attivare uno dei tre strumenti richiesti per accedere ai servizi.

Credenziali Fisconline Cassetto Fiscale: come accedere dal 1° marzo 2021

credenziali cassetto fiscaleDal 1° marzo 2021 i cittadini interessati che vorranno accedere ai servizi online dell’Agenzia delle Entrate saranno costretti ad utilizzare nuove modalità di accesso. I contribuenti dovranno adeguarsi ad utilizzare, in futuro, chiavi di accesso universali, per poter navigare ed utilizzare tutti i servizi della Pubblica Amministrazione.

Le modalità di accesso previste per poter usufruire dei servizi dell’Agenzia delle Entrate sono:

  • SPID Identità digitale,
  • CIE 3.0 – Carta di Identità Elettronica,
  • CNS – Carta Nazionale dei Servizi.

I cittadini che non sono ancora in possesso di una delle tre modalità di accesso, potranno continuare ad utilizzare i servizi online, accedendo nella propria area personale ed utilizzando il codice fiscale, password e PIN forniti in passato dall’Agenzia delle Entrate entro e non oltre il 30 settembre 2021.

Per i cittadini che utilizzano già una delle tre tipologie di credenziali, non cambia nulla. Potranno infatti accedere a tutti i servizi telematici con le stesse modalità di accesso già utilizzate.

Cosa cambia per Imprese e Professionisti

A differenza dei cittadini che dal 1° marzo 2021 saranno obbligati ad utilizzare una delle 3 tipologia di modalità di accesso, le imprese e i professionisti potranno accedere ed utilizzare i servizi digitali dell’Agenzia delle Entrate utilizzando le credenziali Entratel, Fisconline o Sister anche dopo il 1° marzo 2021.

Ma da come indicato all’interno del comunicato pubblicato il 16 febbraio 2021 dall’Agenzia delle Entrate, anche per i professionisti e imprese ci saranno a breve delle novità per poter accedere ai servizi digitali dell’Agenzia. Le nuove modalità saranno stabilite con un apposito decreto attuativo.

SPID – Identità digitale

Lo SPID è il nuovo sistema pubblico di Identità Digitale che permette di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e non solo. E’ possibile attivare la propria identità digitale scegliendo tra i diversi gestori di identità abilitati tra cui:

  • PosteID;
  • Aruba;
  • InfoCert;
  • Intesa ID;
  • Lepida;
  • Namirialid;
  • Sielteid;
  • Register;
  • Tim Id;

Ogni identity provider ha un proprio livello di sicurezza e modalità di rilascio della propria identità digitale. Infatti, esistono 3 livelli di sicurezza cosi suddivisi:

  • 1 Livello: che richiede solo il proprio nome utente e password per poter accedere ad uno dei servizi digitali;
  • 2 Livello: che consiste nell’inserire le proprie credenziali SPID (nome utente e password) e contemporaneamente un codice temporaneo oppure l’utilizzo dell’applicazione offerta dall’Identy provider nel momento dell’accesso ad un servizio della pubblica amministrazione;
  • 3 Livello: quello più forte de sicuro. Infatti, prevede l’utilizzo di altre soluzioni e altri dispositivi fisici come ad esempio una smart card per poter accedere ai servizi digitali.

Leggi anche: spid poste italiane

CIE – Carta d’Identità Elettronica

La carata di Identità Elettronica permette di poter accedere ai servizi della pubblica amministrazione con i massi livelli di sicurezza. E’ possibile richiederla recendosi presso il proprio comune di residenza oppure presso il consolato di riferimento per i cittadini residenti all’Estero.

Per il rilascio della CIE 3.0 è necessario esibire al comune il proprio indirizzo email e una fototessera in formato cartaceo oppure in formato digitale. Prima del suo rilascio il cittadino dovrà effettuare un pagamento della somma di 16,79 €, a tale somma dovranno essere aggiunti i diritti fissi e quelli di segreteria.

Dopo l’iter di rilascio la CIE sarà inviata all’indirizzo indicato entro 6 giorni lavorativi dalla richiesta.

CNS – Carta Nazionale dei Servizi

La carta nazionale dei servizi è una smart card oppure una chiavetta USB  utile a tutti i cittadini e le imprese per usufruire in modo semplice e veloce di tutti i servizi online della pubblica amministrazione. La tessera può essere utilizzata in diversi ambiti come ad esempio:

  • Fiscale;
  • Documentale;
  • Sanitario (obbligo dell’integrazione della tessera sanitaria).

La Tessera Sanitaria – Carta Nazionale dei Servizi viene rilasciata dall’Agenzia delle Entrate. Ai nuovi nati la TS-CNS viene spedita automaticamente già abilitata come CNS, mentre per i possessori della Tessera Sanitaria è necessario recarsi presso un ufficio della Regione di residenza e richiedere l’attivazione della CNS.

Al cittadino verrà rilasciata una busta con il PIN, per poter poi attivare i servizi della Carta Nazionale dei Servizi.

Le imprese possono richiedere  il rilascio della carta nazionale dei servizi recandosi presso la propria camera di commercio. Dopo l’iter di rilascio, l’ente avvia le pratiche necessarie e in caso di esito positivo, rilascia un certificato e una firma digitale. Grazie alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, oggi è possibile richiedere la CNS anche online.



 

Leggi l’informativa privacy ai sensi del Regolamento (UE) 2016/679

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