La tessera sanitaria è uno strumento molto importante per tutti i cittadini italiani per accedere ad una serie di servizi della Sanità e della PA, ma anche per altri servizi secondari. Se in passato aveva solo lo scopo di prenotare visite, acquistare farmaci ecc. negli ultimi anni la card ci permette anche di accedere a tutti i servizi della pubblica amministrazione, di consultare i propri dati sanitari direttamente online, accedere all’acquisto di alcuni beni dai distributori automatici ecc. Ci permette inoltre di caricare, tramite il codice fiscale, le nostre spese sanitarie direttamente nella dichiarazione dei redditi precompilata.
Ma vediamo più nel dettaglio cos’è la TS, come fare la richiesta online, come fare il rinnovo a scadenza, oppure il duplicato in caso di smarrimento, furto, malfunzionamento o danneggiamento. Di recente inoltre, l’Agenzia delle Entrate ha rilasciato una guida completa in formato PDF dedicata interamente a questo strumento, che alleghiamo a fondo pagina.
Sommario
Cos’è la tessera sanitaria
Come detto in premessa la tessera sanitaria acquisisce sempre più importanza rispetto agli inizi. Infatti, fino a poco tempo fa la card si poteva usare solo ed esclusivamente per prenotare visite mediche, esami, acquistare medicinali, ecc. Ma a partire dal 2011, la tessera svolge ulteriori importanti funzioni come ad esempio la possibilità di consultare le proprie spese sanitarie direttamente online ed accedere ai servizi della pubblica amministrazione.
La tessera viene rilasciata gratuitamente a tutti i cittadini italiani che sono in possesso del codice fiscale. La card viene generata automaticamente nel momento in cui l’ASL comunica i dati al sistema TS e successivamente alla comunicazione dei dati, la tessera viene inviata presso l’indirizzo di residenza del titolare. Essa ha una durata di 6 anni, ma la sua validità può essere inferiore nel caso di cittadini stranieri con un regolare permesso di soggiorno. Per i bambini appena nati la data di scadenza è fissata ad 1 anno.
Lo scopo principale è quello di garantire l’assistenza sanitaria al cittadino nel territorio italiano e nei Paesi dell’Unione europea. Inoltre, sarà possibile presentare la tessera in farmacia nel momento di un acquisto di un medicinale e richiedere lo scontrino parlante su cui verrà applicato il proprio codice fiscale. Quindi serve anche ad usufruire delle detrazioni fiscali del 19% in sede di dichiarazione dei redditi.
Richiesta Tessera Sanitaria: come fare
Grazie alla digitalizzazione della pubblica amministrazione e della Sanità, nasce la tessera sanitaria online. Questa funzione non è obbligatoria, ma è totalmente gratuita. La TS Online oltre alle precedenti funzioni precedentemente indicate, essa permette anche di consultare il proprio Fascicolo Sanitario Digitale, ossia una raccolta digitale dei propri documenti clinici ottenuti nel corso degli anni.
La nuova TS online ci permette di avere disponibile in ogni momento i seguenti servizi:
- I dati personali;
- Il consenso alla donazione degli organi;
- Referti medici personali;
- Verbali Pronto Soccorso;
- I farmaci acquistati;
- Profilo Sanitario Sintetico.
Per poter attivare la Tessera Sanitaria Online bisogna presentarsi presso gli uffici preposti all’attivazione della propria regione. Successivamente all’attivazione saranno consegnati il codice PIN e PUK personale.
Ottenute le credenziali bisognerà acquistare un lettore smartcard da collegare al proprio Pc. Effettuate queste semplici operazioni sarà possibile consultare il proprio fascicolo sanitario direttamente online e comodamente da casa. Allo stesso modo si potrà accedere a TS online con SPID o con le credenziali di Fisconline.
Leggi anche: SPID cos’è e come funziona
Rinnovo Tessera Sanitaria scaduta
Come già anticipato, la tessera sanitaria ha una validità di 6 anni per tutti i cittadini italiani, mentre per gli stranieri con un regolare permesso di soggiorno la scadenza coincide con la scadenza di quest’ultimo. Infine, per i nuovi nati la tessera sanitaria ha validità 1 anno. La data di scadenza è indicata sia sul fronte che sul retro della card.
Quindi cosa fare in caso di tessera sanitaria scaduta? Come rifare la TS? A differenza di altri documenti come ad esempio la patente di guida, dove bisogna recarsi presso una scuola guida oppure alla motorizzazione per il rinnovo, per la tessera sanitaria non bisogna fare nulla poiché, sarà l’Agenzia delle Entrate a spedircela direttamente a casa. Solo nel caso in cui la tessera nuova non dovrebbe arrivare presso il nostro domicilio, allora bisognerà recarsi all’Asl più vicina e richiedere l’invio della nuova tessera da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Grazie al processo di digitalizzazione, oggi è possibile anche consultare direttamente online lo stato di emissione della propria tessera sanitaria attraverso il portale web dedicato oppure chiamare il numero verde predisposto dall’Agenzia delle Entrate 800.030.070.
Va precisato che anche se la propria tessera sanitaria è scaduta, è sempre possibile usufruire di tutti i servizi erogati tramite di essa. Solo nel caso in cui si ha necessità di recarsi all’estero bisogna obbligatoriamente farsi rilasciare dall’ASL il certificato sostitutivo TEAM.
Duplicato tessera sanitaria
Come fare il duplicato della Tessera sanitaria? Anche in caso di furto oppure smarrimento della propria tessera sanitaria, sarà possibile rifare il duplicato della TS direttamente online sul sito web dell’Agenzia delle Entrate.
Per poter duplicare la TS online, bisogna effettuare l’accesso Fisconline/Entratel e poi:
- cliccare su “richiesta duplicato tessera sanitaria”;
- inserire Codice fiscale;
- inserire i dati relativi alla dichiarazione dei redditi;
- descrivere la motivazione della richiesta del duplicato.
È possibile effettuare on-line una sola richiesta di duplicato per la stessa persona nello stesso anno solare. E’ possibile richiedere il duplicato anche presso le sedi fisiche territoriale dell’Agenzia delle Entrate.
Tessera Sanitaria guida Agenzia delle Entrate
Come accennato in premessa l’Agenzia delle Entrate ha rilasciato una guida completa in formato PDF alla Tessera Sanitaria.
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In arrivo la stretta contro i furbetti del cashback, ecco cosa si rischia a fare i trucchetti. Ne abbiamo già parlato poco tempo fa, ma la rilevanza e l’attualità del fenomeno, unitamente alle novità degli ultimi giorni, impongono di affrontare nuovamente il problema. Stiamo parlando dei cosiddetti furbetti del super cashback, ossia coloro che hanno fatto ricorso ad alcuni ‘artifici’ allo scopo di aumentare in modo esponenziale le proprie transazioni giornaliere in via elettronica. Lo scopo è facilmente intuibile: scalare la classifica del bonus super cashback semestrale.
E’ infatti recente la denuncia dei benzinai – ossia i soggetti maggiormente presi di mira – che hanno fatto notare casi di automobilisti poco corretti; e che agiscono rasentando la vera e propria truffa. Per un pieno, c’è chi è riuscito a produrre ben 100 transazioni elettroniche.
Vediamo allora più da vicino che cosa sta succedendo e quali limitazioni potrebbero finalmente essere a breve introdotte, contro questi “accumulatori seriali” di transazioni cashback.
Furbetti del cashback: il caso dei benzinai presi d’assalto
In queste ultime settimane, i dati parlano chiaro: il Piano Cashback sta ottenendo un buon successo; tanto che l’app IO, nel mese di gennaio contava più di 5,8 milioni di iscritti, con una previsione di crescita progressiva per il futuro. D’altronde, la possibilità concreta di ottenere un rimborso del 10% sui propri acquisti, ma soprattutto la possibilità di concorrere ai premi del super cashback di 1.500 euro per i primi 100.000 utenti che registrano il maggior numero di transazioni elettroniche, deve aver spinto molti consumatori a partecipare all’iniziativa. Compresi i più disonesti, ovviamente.
Infatti, anche in questi giorni i benzinai – ma la lista degli esercenti/negozianti di certo non comprende soltanto questa categoria – continuano ad essere presi d’assalto dai furbetti del cashback. Centinaia le segnalazioni un po’ in tutta Italia. I gestori di impianti scoprono scontrini chilometrici per incassi di poche decine di euro. Hanno a che fare insomma con chi effettua ripetute transazioni per importi totali irrisori.
La falla nel sistema del super cashback
Il meccanismo che permette di mettere in atto questo trucco ai confini della legalità, è molto semplice. E’ ormai risaputo che il sistema dei bonus in oggetto, oltre a permettere rimborsi fino a 150 euro, a fronte di un minimo di 50 transazioni cashless ogni 6 mesi, comporta anche un super bonus da 1.500 euro, nei confronti di chi sarà semestralmente incluso tra i primi 100.000 registrati, con il più alto numero di operazioni cashless.
Ecco perchè è opportuno affrontare nuovamente l’argomento. Il problema di fondo è che al momento in materia sussiste un vuoto normativo, per il quale non è stato imposto dalla legge un limite massimo alle transazioni elettroniche per ciascun acquisto. Risultato: i furbetti del cashback hanno margine di azione; dando luogo così a pagamenti multipli anche per la stessa spesa.
La semplicità del meccanismo è sotto gli occhi di tutti. Pensiamo al caso dei benzinai e degli automobilisti che fanno rifornimento. Agire indisturbati è assicurato. Basta infatti fare benzina self service, frazionando l’importo desiderato in tante piccole spese di un euro o poco più. In queste settimane, i furbetti hanno agito soprattutto di notte, per non farsi notare.
Il danno per gli esercenti è concreto
Se il trucco va a tutto vantaggio degli automobilisti poco onesti, per i benzinai il problema è di duplice natura. Infatti, da un lato questi ultimi debbono sopportare un costo maggiore per la carta degli scontrini, a fronte di valori minimi di spesa; dall’altro i benzinai corrono il pericolo che l’impianto si blocchi, nel caso la carta termini.
La Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti (FIGISC) è recentemente intervenuta, ricordando che sebbene la pratica in questione, seppur scorretta, non sia al momento illegale, detto comportamento dei furbetti del cashback comporta nuovi supplementari costi di gestione per i gestori; peraltro già colpiti dal danno economico da pandemia e conseguente lockdown. Tuttavia, se allo stato attuale non c’è una regola che vieti il frazionamento della spesa totale in tante piccole spese e scontrini, non è affatto detto che la situazione non cambi. Anzi.
Il Ministero dell’Economia, anche sulla spinta data dagli appelli delle associazioni di categoria, sta lavorando a contromisure ad hoc per contrastare queste pratiche disoneste da parte dei furbetti del cashback.
L’onere della commissione aumenta al diminuire del guadagno
La situazione è dunque la seguente. Se da una parte abbiamo l’incremento delle transazioni elettroniche come punto a favore della progressiva transizione digitale, dall’altra lo sproporzionato utilizzo dei pagamenti elettronici costituisce un indubbio ed oggettivo costo per tutti gli esercenti, che subiscono le pratiche scorrette dei furbetti del cashback. Tanto da comportare controlli e verifiche da parte dell’Agenzia dell’Entrate.
Più nel dettaglio, per ciascun negoziante/esercente – dunque benzinai inclusi – una transazione con pagamento elettronico fa scattare il pagamento di una commissione, che è di valore irrisorio se il margine di guadagno per una singola transazione è consistente, ma che diventa sempre più onerosa, laddove il margine di guadagno e l’importo stesso della transazione si assottiglino. A ciò si somma inoltre il danno a livello ecologico, rappresentato dall’eccessivo numero di scontrini emessi. Ecco spiegate le proteste dei benzinai di tutta la penisola e la conseguente iniziativa da parte del MEF.
Le misure in arrivo per combattere il fenomeno
In questo quadro in cui sembra che i furbetti del cashback possano continuare a farla franca, le Istituzioni stanno valutando le mosse da compiere. Tuttavia, è necessario fare presto. Infatti, la stessa società Pago S.p.A. non può intervenire drasticamente; in assenza di nuove regole ad hoc, più rigide. Quali potrebbero dunque essere le misure in arrivo? Vediamole in sintesi:
- predisposizione di una soglia massima di transazioni, da potersi compiere in un solo giorno, presso un solo esercente. Si sta ragionando di porre non un limite al numero in sè di transazioni nelle 24 ore, ma un limite orario;
- introduzione di una norma che consenta soltanto le transazioni di importi al di sopra dell’euro, in modo da impedire le microtransazioni, messe in atto dai furbetti del cashback;
- introduzione di sanzioni ad hoc (non retroattive) per colpire i furbetti e previsione dell’esclusione dal programma di cui al Piano Cashback di Stato, con conseguente mancato incasso di rimborsi e premi.
Concludendo, è assai probabile, oltre che auspicabile, che dette misure – al vaglio del MEF in questi giorni – saranno introdotte entro brevissimo tempo.
L’INPS ha pubblicato una notizia sul proprio portale con cui annuncia a tutti i pensionati e pensionate che dal 4 febbraio 2021 è possibile attivare il nuovo servizio telematico per poter ricevere il cedolino della pensione e la CU certificazione unica 2021 direttamente al proprio indirizzo email.
Ma vediamo più nel dettaglio come attivare questo nuovo servizio INPS per il cittadino e quali sono le procedure da seguire.
Cedolino Pensione e CU via email: come attivare il nuovo servizio Inps
Il cedolino pensione è il documento riassuntivo che consente ai pensionati di controllare mensilmente l’importo della propria pensione e conoscere nel dettaglio il calcolo per arrivare all’importo netto ricevuto.
Fino ad ora il cedolino era consultabile online nel fascicolo previdenziale del cittadino. L’Inps ha deciso di aggiungere un nuovo servizio per facilitare l’accesso e la consultazione del cedolino pensione, mettendolo a disposizione dei pensionati anche via email.
Per poter attivare il nuovo servizio telematico dell’Inps è necessario accedere nella propria area personale su My INPS e seguire i passaggi qui di seguito elencati:
- accedere su MyInps con le proprie credenziali Spid, Carta Nazionale dei Servizi oppure attraverso la Carta d’Identità Elettronica 3.0 (ancora per qualche tempo è possibile accedere anche con PIN INPS);
- nella pagina personale bisognerà cliccare l’avviso con scritto “Ricevi il cedolino della pensione e la certificazione unica in posta elettronica”;
- cliccare poi sul tasto accedi al servizio per poter attivare e successivamente ricevere tramite email il cedolino della pensione e la certificazione unica;
- inserire il proprio indirizzo email sul quale si intende ricevere i documenti;
Per poter inserire o cambiare la propria email è necessario recarsi nel proprio profilo personale e cliccare sulla voce gestione consensi. Al suo interno sarà possibile inserire e/o modificare il proprio indirizzo email, numero di cellulare, PEC, ecc.
Successivamente bisognerà spuntare le caselle dove si intende ricevere l’invio di comunicazioni informative, cedolino della pensione e la Certificazione Unica.
La nota positiva di questo nuovo servizio digitale messo a disposizione per i pensionati da parte dell’Inps è quella di poter consultare in modo semplice e veloce il proprio cedolino pensionistico anche attraverso il proprio smartphone senza l’obbligo di dover effettuare l’accesso nella propria area personale del portale MyInps.
Cedolino Pensione Online Vs Cedolino Pensione via Email
I pensionati che decideranno di ricevere il proprio cedolino pensione tramite email, potranno comunque continuare a consultarlo anche online attraverso la propria area riservata. Ma che differenza c’è tra il cedolino online e quello via email?
Le differenze sono pressoché minime. Infatti, attraverso il cedolino pensionistico che si riceverà via email sarà possibile visionare solo alcune informazioni base come ad esempio l’importo della pensione del mese di riferimento, mentre quello visionabile attraverso il portale web dell’Inps sarà possibile consultare diverse informazioni e usufruire di diversi servizi come ad esempio:
- confrontare più cedolini contemporaneamente;
- visualizzare elenco prospetti di liquidazione (Modelli TE08);
- visionare il riepilogo dati anagrafici e di pagamento;
- visualizzare tutti i cedolini.
Lo stesso discorso vale anche per la Certificazione Unica consultabile attraverso la propria area riservata MyInps e per quella che si riceverà attraverso l’indirizzo Email.
Come leggere il cedolino pensione online Inps
Per facilitarne la lettura, l’Istituto Nazionale Previdenza Sociale ha avviato in via sperimentale un nuovo servizio che permette a tutti i pensionati di poter consultare il proprio cedolino online attraverso una notifica in evidenza che mostra tutte le voci principali della pensione del mese di riferimento e segnalando eventuali variazioni significative rispetto al mese precedente.
E’ possibile consultare il proprio cedolino della pensione attraverso il proprio Pc, smartphone e Tablet. Il servizio richiede l’identificazione attraverso una delle seguenti modalità:
- PIN INPS (fino a disattivazione delle credenziali);
- Credenziali SPID;
- Carta Nazionale dei Servizi;
- CiE 3.0
Effettuata l’autoidentificazione per poter consultare l’importo dei trattamenti pensionistici, verificare eventuali variazioni di tale importo, visualizzare Modello CU, il Modello 730 e tutti i cedolini della pensione dal 2005 ad oggi, basterà digitare nella casella di ricerca presente nella Home Page la parola Cedolino pensione.
L’accesso al servizio online permetterà di usufruire anche di altre funzionalità come:
- consultare l’elenco delle deleghe sindacali;
- gestione deleghe sindacali su trattamenti pensionistici;
- comunicazioni inerenti alla propria pensione e comunicazioni generali;
- modificare i propri recapiti e dati personali;
- riepilogo e modifica dei dati di pagamento;
- modificare ed aggiungere il proprio indirizzo di Posta Elettronica Certificata, indirizzo email, numero di cellullare;
- stampare la Certificazione Unica e Cedolino pensione.
Una nuova interessante precisazione arriva dall’Agenzia delle Entrate, questa volta sul tema dell’esenzione dalle trattenute fiscali, per i buoni pasto attribuiti a chi lavora alle dipendenze, in regime di smart working. Infatti, secondo la tesi dell’Amministrazione finanziaria, detti mezzi di pagamento si avvalgono dell’esenzione fiscale fino a 4 euro al giorno, se in forma cartacea; 8 euro se in forma elettronica.
In sintesi, questo è quanto affermato dall’Agenzia delle Entrate, con il parere incluso nella risposta all’interpello numero 956-2631/2020. A dare gli utili chiarimenti è la Direzione Regionale del Lazio dell’Agenzia; in risposta ad un ente bilaterale confederale il quale, durante il periodo di lavoro agile, ha continuato ad erogare i buoni pasto ai propri lavoratori subordinati.
Vediamo allora che cosa è stato chiarito in tema di parziale esenzione fiscale e buoni pasto.
Esenzione fiscale buoni pasto: il contesto di riferimento
In primis, occupiamoci in sintesi dei buoni pasto: che cosa sono in concreto? Ebbene, dal punto di vista giuridico, essi non sono altro che titoli di pagamento o mezzi di pagamento – detti anche ticket restaurant – aventi valore predeterminato. Sono consegnati dal datore di lavoro pubblico o privato ai propri lavoratori subordinati, al fine si costituire un servizio sostitutivo della mensa aziendale.
In virtù dell’entrata in vigore, a partire dal 9 settembre 2017, del decreto 7 giugno 2017 n. 122, pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, ossia il MISE, assieme al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, sono state introdotte regole essenziali in materia. Come ad esempio la facoltà del cumulo di un massimo di 8 buoni nell’ambito di una identica spesa.
Va rimarcato che questa è stata novità che ha inteso venire incontro alle richieste di non pochi supermercati; e aziende della grande distruzione al fine di incentivare l’utilizzo di detti mezzi di pagamento. In precedenza, invece, la cumulabilità di questi titoli era vietata dalla legge.
Buoni pasto: definizione
I buoni pasto sono dunque dei documenti cartacei o elettronici, attraverso cui il titolare può avvalersi di un servizio alternativo alla mensa aziendale, per un valore corrispondente a quello del valore facciale del buono pasto stesso.
Al contempo, gli esercizi convenzionati hanno a disposizione delle prove documentali, che permettono di attestare alla società di emissione di aver dato luogo alla prestazione di cui al buono.
Chi può utilizzarli e dove
Chiariamo che i destinatari di questa tipologia di fringe benefit, sono tutti coloro che lavorano in modo subordinato; in ambito pubblico o privato, sia full-time che part ì-time. Fonte normativa di dettaglio resta, in ogni caso, il CCNL applicato al settore. I buoni pasto possono essere sfruttati presso locali commerciali come self-service, bar, pizzerie, ristoranti, supermercati, droghiere ecc.
Gli aventi diritto possono riconoscere agevolmente le attività che accettano buoni pasto, giacchè queste ultime espongono in vetrina degli adesivi con i loghi dei buoni pasto accettati per i pagamenti.
Buoni pasto: il significativo chiarimento dell’Agenzia delle Entrate
Come accennato all’inizio, ai buoni pasto attribuiti ai dipendenti in smart working si applica la (parziale) esenzione fiscale fino a 4 euro al giorno se cartacei o 8 euro se elettronici. Ciò in ragione del parere fornito dagli uffici delle Entrate, con la risposta all’interpello citato.
In buona sostanza, l’Amministrazione finanziaria ha chiarito senza mezzi termini che niente cambia, ai fini della tassazione fiscale, se il dipendente, che si avvale dei buoni pasto svolge la prestazione in ufficio o in smart working. La motivazione fornita è assai semplice da comprendere. Infatti, il regime fiscale agevolato è valevole, indipendentemente dalle concrete modalità di lavoro; in virtù del fatto oggettivo per il quale non sono previsti limiti normativi in merito all’erogazione dei buoni pasto.
Leggi anche: Buoni pasto elettronici: come funzionano e dove usarli
In altre parole, secondo la tesi dell’Agenzia, detti titoli di pagamento costituiscono una mera prestazione sostitutiva del servizio di somministrazione del vitto da parte dell’azienda; ed in quanto tali non sono in alcun modo condizionati nè dall’orario di lavoro, nè dalle concrete modalità di svolgimento delle mansioni indicate in contratto.
C’è da dire che la risposta fornita dalla Direzione regionale del Lazio è di grande utilità e fuga diversi dubbi; stante il notevolissimo ricorso allo smart working, nell’ultimo anno, da parte di enti pubblici ed aziende private, per evidenti ragioni collegate all’emergenza sanitaria.
Il quesito da cui è giunta la risposta ad interpello
Come summenzionato, la risposta in oggetto segue al quesito fatto pervenire agli uffici dell’Amministrazione finanziaria, da parte di un ente bilaterale, circa il possibile assoggettamento ad IRPEF dei buoni pasto riconosciuti ai dipendenti pubblici o privati, che prestano l’attività in regime di smart working. Nel dettaglio, il soggetto istante, nell’ipotesi in cui fosse stata ammessa la rilevanza fiscale dei buoni pasto, chiedeva se l’azienda avrebbe dovuto operare o meno le necessarie ritenute a titolo di acconto, come sostituto d’imposta. Analogamente a ciò che accade di solito con riferimento alle trattenute Irpef sulla retribuzione.
Ebbene, come delineato, la risposta è stata quella della conferma dell’esenzione fiscale per i buoni pasto sino a 4 euro al giorno se cartacei; o 8 euro se elettronici. Pertanto, il datore di lavoro non è tenuto ad applicare la ritenuta Irpef a titolo d’acconto verso i dipendenti in smart working.
Detassazione delle erogazioni alimentari: il fondamento nel TUIR
In relazione al regime fiscale inerente i buoni pasto, l’Agenzia delle Entrate nella risposta fornita ha peraltro evidenziato due aspetti interessanti. Infatti, quanto disposto dal decreto del MISE n. 122 del 7 giugno 2017, alla lettera c) dell’articolo 4, fa sì che i buoni pasto possano essere attribuiti ai lavoratori a tempo pieno o parziale; anche laddove l’orario di lavoro non preveda una pausa per il pranzo. Ciò costituisce una previsione che “tiene conto della circostanza che la realtà lavorativa è sempre più caratterizzata da forme di lavoro flessibili”.
Non solo: nel rispondere al quesito citato, l’Amministrazione finanziaria ricorda quanto all’articolo 51 comma 2, lettera c) del TUIR – Testo unico delle imposte sui redditi. In base a detta disposizione, da un lato, le somministrazioni di vitto da parte del datore di lavoro, o le mense organizzate dall’azienda o gestite da terzi non concorrono alla formazione del reddito da lavoro dipendente; dall’altro, le prestazioni sostitutive delle somministrazioni di vitto – ossia i buoni pasto in questione – debbono ritenersi esenti da Irpef fino all’importo giornaliero di 4 euro se in formato cartaceo, o 8 euro se in formato elettronico.
Concludendo, la normativa mira a favorire in qualche modo i rapporti di lavoro, attraverso l’esclusione (parziale) della tassazione sulle erogazioni, legate alla necessità dell’ente pubblico o dell’azienda, di provvedere alle esigenze alimentari dei lavoratori pubblici o privati, durante l’orario di lavoro.