Archivi giornalieri: 19 gennaio 2021

Cashback spese auto e moto: rimborsabili anche bollo, benzina e multe

Cashback spese auto e moto: rimborsabili anche bollo, benzina e multe

Il bonus cashback è valido anche per gli acquisti e le spese comunque riconducibili al mondo auto e moto. Quali condizioni rispettare?
 

Ne avevamo già parlato in dettaglio, il bonus cashback consiste in un rimborso diretto ai privati consumatori che, presso ‘negozi fisici’, compiono operazioni di pagamento, servendosi di strumenti di pagamento tracciabili, come carte di debito; credito o prepagate. Il tutto per tracciare gli acquisti e combattere così l’evasione fiscale.

La misura certamente è interessante, come ci dimostrano i recenti dati: sono infatti milioni i cittadini italiani che hanno deciso di sfruttare il bonus cashback, diventato ‘strutturale’ dal primo gennaio 2021. In buona sostanza, l’attuale Governo punta molto su queste iniziative, che vorrebbero peraltro spingere ad un abbandono graduale dell’uso delle banconote a favore di carte e bancomat. Come già successo in altri paesi UE come la Svezia.

Di seguito vogliamo vedere il bonus cashback da un particolare punto di vista, che forse ai più sarà sfuggito. Infatti, il beneficio in oggetto vale anche con riferimento alle spese sostenute – servendosi di carte o app per smartphone – per acquistare beni riconducibili al mondo delle due e delle quattro ruote. Certamente si tratta di una notizia non irrilevante, se consideriamo l’altissimo numero di guidatori di auto e moto che usano quotidianamente il proprio mezzo a motore per gli spostamenti. Ecco i dettagli.

Cashback spese auto e moto: quali sono i costi rimborsabili?

Come appena anticipato, i patentati hanno di che esser contenti: gran parte delle spese tipiche, inerenti gestione e manutenzione dei veicoli, sono infatti rimborsabili con il programma del cashback di Stato.

Ci si potrebbe domandare quali sono le spese, per le quali può valere il rimborso del 10% dell’importo pagato.

Vediamole in sintesi:

  • conto del meccanico o del carrozziere per le prestazioni professionali svolte, nell’ambito della manutenzione  ordinaria e straordinaria del mezzo;
  • spese per il rifornimento di carburante (benzina, diesele, metano, GPL);
  • spese per l’acquisto di ricambi auto e moto ed eventuali accessori;
  • pagamento della prestazione di un professionista (ad es. i periti);
  • spese per bollo, multe e assicurazione auto.

Proprio con riguardo all’ultimo punto, è recentemente sopraggiunta la precisazione da parte di fonti del Governo; in concomitanza con l’attivazione del bonus cashback a regime: anche queste spese sono dunque incluse nel beneficio.

Leggi anche: Cashback sulle bollette: come funziona e quando scatta. I dettagli

Le 4 condizioni da rispettare per ottenere il rimborso

Analogamente alle altre applicazioni del bonus cashback, per quanto riguarda gli acquisti inerenti il mondo auto e moto, le condizioni essenziali da osservare sono quattro. Richiamiamole in sintesi:

  • effettuare la spesa in un ‘negozio fisico’, presso un negoziante, e dunque non online;
  • pagare con carte, bancomat o app di pagamento;
  • effettuare almeno 50 pagamenti nel corso di un semestre;
  • essersi previamente registrati telematicamente al programma di rimborso.

Bollo e RC auto

Pertanto, per fare un esempio, in ipotesi di pagamento bollo auto, l’interessato dovrà effettuare il versamento presso qualsiasi esercizio fisico che disponga di tale servizio, come le tabaccherie o le agenzie.

Identiche considerazioni valgono valgono per le RC Auto, che debbono essere sottoscritte presso le agenzie presenti sul territorio; altrimenti non scatta il diritto al bonus cashback auto e moto.

Cashback per le multe

Nel caso si debba pagare una multa per violazione di regole di cui al Codice della Strada, non cambia nulla; l’interessato pagherà presso l’ufficio postale. Tra l’altro, in queste circostanze, si può sommare il rimborso del 10% allo “sconto” del 30% che vale laddove il pagamento della sanzione amministrativa pecuniaria si abbia entro 5 giorni. Risultato. In pratica, un conveniente risparmio fino al 40% per il trasgressore.

Il rimborso del 10% non scatterà invece per le operazioni compiute con sportelli ATM, per i pagamenti compiuti con bonifico e per quelli online – anche tramite app IO.  Analogamente, ricordiamo altresì che sono escluse dall’assegnazione del bonus cashback anche le spese fisse che prevedono un addebito su c/c o carta.

Quali sono i concreti vantaggi in gioco

Vogliamo a questo punto ricapitolare le ragioni per le quali è utile sfruttare il bonus cashback, anche nell’ambito degli acquisti nel settore auto e moto, ovviamente ricorrendone le condizioni. Ebbene, il bonus cashback consente ai cittadini maggiorenni residenti in Italia di intascare un rimborso corrispondente al 10% di quanto pagato – se si tratta di acquisti o spese comunque inerenti il settore auto o moto – effettuati nei negozi fisici con carte di credito; prepagate; bancomat o app apposite per i pagamenti.

Invece, restano fuori dal bonus cashback gli acquisti che servono a svolgere attività imprenditoriali; artigianali o professionali. In altre parole, sono compresi nel rimborso i soli acquisti compiuti da privati consumatori.

Ricordiamo altresì che il rimborso massimo per ciascuna transazione è pari a 15 euro, e il rimborso totale non può comunque superare i 150 euro a semestre (per un importo annuale complessivo del bonus pari a 300 euro). Inoltre come sopra ricordato, per potersi avvalere del beneficio, è necessario iscriversi al programma bonus cashback, per via telematica.

Concludendo, non resta che attendere i prossimi mesi per conoscere quali saranno i dati e capire quanto successo avrà avuto il bonus cashback nella prima parte del 2021.

Dichiarazione Iva 2021, istruzioni e modello: novità Agenzia delle Entrate

Dichiarazione Iva 2021, istruzioni e modello: novità Agenzia delle Entrate

L’Agenzia delle entrate ha pubblicato il modello e le istruzioni Iva 2021, da utilizzare per per il periodo d’imposta 2020. Ecco le novità.
 

Nella giornata del 15 gennaio l’Agenzia delle entrate ha pubblicato apposito provvedimento con il quale sono state approvati il modello di dichiarazione Iva 2021 e le relative istruzioni di compilazione.

Il modello Iva 2021 dovrà essere utilizzato per indicare i dati relativi al periodo d’imposta 2020. Restano invariate le modalità di trasmissione telematica, gli intermediari abilitati, nonchè i termini entro i quali provvedere all’invio del dichiarativo. Difatti rimane ferma la data del 30 aprile dell’anno successivo a quello di riferimento. Solo il per il 2020, considerata l’emergenza covid-19, l’invio era possibile entro il 30 giugno anziché entro il 30 aprile 2020.

Ecco in chiaro tutte le novità che interessano modello e istruzioni Iva 2021.

Dichiarazione Iva 2021: cosa sapere

La dichiarazione Iva 2021 ha già il modello e le relative istruzioni di compilazione. Difatti, l’Agenzia delle entrate ha provveduto con apposito provvedimento a renderli disponibili sul proprio portale in data 15 gennaio.

L’invio può essere effettuato in via telematica dal 1° febbraio 2021 al 30 aprile 2021. Attenzione, si parla di dichiarazione Iva 2021 ma in realtà con tale dichiarazione comunichiamo all’Agenzia delle entrate  i dati relativi al periodo d’imposta 2020.

Sono rimasti invariati i canali di presentazione della dichiarazione.

Infatti il modello Iva 2021 può essere inviato:

  1. direttamente dal dichiarante;
  2. tramite un intermediario abilitato ai sensi dell’art. 3, comma 3, del d.P.R. 22 luglio 1998, n. 322;
  3. tramite società appartenenti al gruppo.

La dichiarazione si considera presentata nel giorno in cui è conclusa la ricezione dei dati da parte dell’Agenzia delle entrate. L’attestazione  della presentazione è data dalla ricevuta rilasciata dall’Agenzia delle entrate. Il messaggio che conferma l’invio del dichiarativo è diverso da quello con il quale l’Agenzia conferma  la corretta elaborazione del file del dichiarativo ossia la correttezza formale della dichiarazione.

Anche se è correttamente inviata non significa che la dichiarazione non potrà essere oggetto di accertamento.

Chi sono gli intermediari abilitati

Ad ogni modo, rientrano tra gli intermediari per il tramite dei quali è possibile inviare la dichiarazione:

  • commercialisti, dei ragionieri e periti commerciali e dei consulenti del lavoro;
  • iscritti alla data del 30 settembre 1993 nei ruoli dei periti ed esperti tenuti dalle camere di commercio per la subcategoria tributi, in possesso di diploma di laurea in giurisprudenza o economia e commercio o equipollenti o di diploma di ragioneria;
  • avvocati;
  • avvocati tributaristi;
  • revisori legali dei conti;
  • associazioni sindacali di categoria tra imprenditori di cui all’art. 32, comma 1, lett. a), b) e c), del d.lgs. n. 241 del 1997;
  • Caf – dipendenti;
  • Caf – imprese;
  • coloro che esercitano abitualmente l’attività di consulenza fiscale.

Qual è la documentazione necessaria

Come avviene anche per la dichiarazione dei redditi, l’intermediario al quale ci rivolgiamo deve rilasciarci un impegno alla trasmissione telematica della dichiarazione. Nell’impegno deve essere specificato se la dichiarazione è stata predisposta da noi o se è il consulente a compilarla.

Se abbiamo conferito l’incarico per la predisposizione di più dichiarazioni (ad esempio redditi +iva), l’intermediario ci consegna l’impegno cumulativo alla trasmissione delle dichiarazioni all’Agenzia delle entrate.

Come da istruzioni del modello Iva 2021,

l’impegno si intende conferito per la durata indicata nell’impegno stesso o nel mandato professionale e, comunque, fino al 31 dicembre del terzo anno successivo a quello in cui è stato rilasciato, salva revoca espressa da parte del contribuente.

Cosa indica l’impegno alla presentazione telematica

La data dell’impegno deve essere indicato anche nel frontespizio della dichiarazione, “Impegno alla presentazione telematica”.

Attenzione, se ci sarà bisogno di presentare una dichiarazione integrativa non varrà l’impegno cumulativo, ma sarà necessario uno specifico e ulteriore impegno alla trasmissione.

In caso di tardiva od omessa trasmissione delle dichiarazioni per via telematica da parte dei soggetti intermediari abilitati, è applicata, a questi ultimi, la sanzione prevista dall’art. 7-bis del Decreto Legislativo 9 luglio 1997, n. 241. La sanzione è ravvedibile, ex art.13 del D.lgs 472/1997.

Ad ogni modo, oltre all’impegno alla trasmissione della dichiarazione dobbiamo farci consegnare dal consulente entro 30 giorni dal termine previsto per la presentazione della dichiarazione per via telematica,

  • l’originale della dichiarazione i cui dati sono stati trasmessi al fisco;
  • copia della comunicazione che attesta l’effettiva e regolare ricezione della dichiarazione da parte dell’Agenzia delle entrate.

Attenzione, dobbiamo conservare tutta la documentazione citata fino al 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione. Difatti, tale termine è individuato dall’art.43 del DPR 600/1973.

Chi sono i soggetti esonerati

E’ possibile individuare alcuni soggetti che non sono interessati dalla scadenza del 30 aprile 2021 ossia non devono presentare il modello Iva 2021. Naturalmente il primo collegamento più semplice è quello con i contribuenti forfettari e i c.d ex minimi. Soggetti che non addebitano l’Iva in fattura,  non hanno  diritto di rivalsa. Inoltre, l’iva pagata sugli acquisti è indetraibile. Di conseguenza rappresenta un costo.

Nello specifico sono esonerati  dalla presentazione della dichiarazione Iva:

  • i contribuenti che per l’anno d’imposta abbiano registrato esclusivamente operazioni esenti di cui all’art. 10, nonché co- loro che essendosi avvalsi della dispensa dagli obblighi di fatturazione e di registrazione ai sensi dell’art. 36-bis abbiano effettuato soltanto operazioni esenti. del cessionario (acquisti di oro, argento puro, rottami ecc.);
  • coloro che che si avvalgono del regime forfetario, Legge 190/2014 per le persone fisiche esercenti attività d’impresa, arti e professioni
  • i contribuenti che si avvalgono del regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e lavoratori in mobilità previsto, rt. 27, commi 1 e 2, del D.L. 98/2011( ex minimi);
  • i produttori agricoli esonerati dagli adempimenti ai sensi dell’art. 34, comma 6 del DPR 633/1972 ( decreto Iva);
  • gli esercenti attività di organizzazione di giochi, di intrattenimenti ed altre attività indicate nella tariffa allegata al d.P.R. 26 ottobre 1972, n. 640;
  • ecc.

Attenzione, il contribuente che opera in regime forfettario solo a partire dal 2021, deve presentare la dichiarazione Iva per l’attività eventualmente svolta nel 2020 in regime ordinario.

Anche chi ha cessato l’attività nel 2020 deve presentare il dichiarativo.

Quali sono le novità della dichiarazione IVA 2021

Fatta tale doverosa ricostruzione, soffermiamoci sulle novità che troveremo nel modello Iva 2021. Quadro per quadro, riprendendo quanto indicato nelle istruzioni di compilazione.

QUADRO VA

Nella sezione 2, è stato inserito il nuovo rigo VA16 riservato ai soggetti che hanno usufruito dei provvedimenti agevolativi di sospensione dei versamenti emanati a seguito dell’emergenza sanitaria da COVID-19.

QUADRO VF

  1. Nella sezione 3, rigo VF30, è stata prevista la nuova casella 10 che deve essere barrata dagli imprenditori agricoli che hanno applicato il regime riservato all’attività di oleo-turismo di cui alla legge n. 160 del 2019.
  2. Nella sezione 3-A, rigo VF34, è stato introdotto un nuovo campo 9 per tenere conto in sede di determinazione della percentuale di detrazione delle cessioni di beni anticovid, di cui all’articolo 124 del decreto-legge n. 34 del 2020 e all’articolo 1, comma 453, della legge n. 178 del 2020.

Quadro VI

L’articolo 12-septies del decreto-legge n. 34 del 2019 ha ridefinito la disciplina delle dichiarazioni d’intento e ha previsto la soppressione dell’obbligo di comunicazione delle dichiarazioni d’intento ricevute da parte dei fornitori di esportatori abituali. Ne consegue che il quadro VI è stato soppresso.

QUADRO VQ

Nel quadro è stata prevista la nuova colonna 7 riguardante l’ammontare dell’IVA periodica versata a seguito della ripresa dei versamenti dopo la sospensione per eventi eccezionali, nel periodo compreso tra il giorno successivo alla data di presentazione della dichiarazione relativa al 2019 e la data di presentazione della dichiarazione relativa al 2020a.

Ulteriori novità

Ulteriori novità riguardano il quadro VL, Vo e VS

Quadro VL

Nella sezione 3, è stato previsto il nuovo rigo VL41, per indicare nel campo 1, la differenza, se positiva, tra l’IVA periodica dovuta e l’IVA periodica versata; nel campo 2, la differenza, se positiva, tra il credito che si sarebbe generato qualora l’IVA periodica dovuta fosse stata interamente versata entro la data di presentazione della dichiarazione annuale (“credito potenziale”) e il credito effettivamente liquidato nel rigo VL33.

QUADRO VO

Nella sezione 1, è stato previsto il rigo VO16, riservato ai soggetti che effettuano le prestazioni di servizi indicate nell’art. 7-octies nei confronti di committenti non soggetti passivi stabiliti in Stati membri dell’Unione europea diversi dall’Italia. Nella sezione 2, rigo VO26, è stata prevista la casella 2 per comunicare la revoca dell’opzione in precedenza esercitata.

Nella sezione 3, è stato introdotto il rigo VO36, riservato ai soggetti che esercitano l’attività oleoturistica e comunicano di aver optato per l’applicazione dell’IVA e del reddito nei modi ordinari.

QUADRO VS

Nella sezione 2, è stato inserito il nuovo rigo VS23 riservato ai soggetti che hanno usufruito dei provvedimenti agevolativi di sospensione dei versamenti a seguito dell’emergenza sanitaria da COVID-19.

Fondo nuove competenze: domanda online con MyAnpal. Come fare

Fondo nuove competenze: domanda online con MyAnpal. Come fare
A decorrere dal 18 gennaio 2021 è possibile inviare su MyAnpal la domanda per accedere al Fondo nuove competenze. Ecco come fare.
 

Via libera, a decorrere dal 18 gennaio 2021, alla nuova procedura di domande online su MyANPAL per accedere al Fondo nuove competenze. Il nuovo servizio telematico sostituisce, quindi, la precedente procedura via PEC. Va da sé, pertanto, che dalla predetta data non saranno più valutate istanze inviate tramite posta elettronica certificata. Si ricorda, al riguardo, che possono presentare domanda soltanto le aziende che hanno concluso gli accordi sindacali per la rimodulazione dell’orario di lavoro entro il 31 dicembre 2020. Il servizio è raggiungibile in MyANPAL, dal menu “Servizi attivi”.

Secondo le prime anticipazioni dell’ANPAL, a partire da lunedì 18 gennaio 2021, le aziende riceveranno i primi 70 milioni di euro. Le risorse finanziarie riguardano l’anticipazione del 70% del costo del lavoro del personale coinvolto nei percorsi di sviluppo delle competenze stabiliti in accordo con le associazioni sindacali. Si tratta di 53mila lavoratori, per un numero complessivo di ore di formazione di oltre 5 milioni.

Ecco cosa sapere e come procedere.

Fondo nuove competenze: cos’è e come funziona

Il Fondo nuove competenze, originariamente previsto dal Decreto Rilancio, è stato rifinanziato dal Decreto Agosto, con ulteriori:

  • 200 milioni di euro per l’anno 2020;
  • 300 milioni di euro per l’anno 2021.

Esso riguarda, in particolare, la possibilità da parte delle imprese di attingere alle predette risorse finanziarie per la formazione dei lavoratori.

Dunque, in poche parole, l’obiettivo è quello di permettere alle imprese di realizzare modifiche all’orario di lavoro del dipendente, affinché quest’ultimo possa seguire un percorso formativo. Quindi, il citato Fondo copre gli oneri relativi alle ore di formazione, comprensivi dei relativi contributi previdenziali e assistenziali.

Tra l’altro è possibile favorire anche la realizzazione di percorsi di ricollocazione dei lavoratori.

Cosa prevede il Bando ANPAL

In merito al Fondo in argomento, il bando ANPAL ha stabilito che le domande devono essere presentate da tutti i datori di lavoro privati che abbiano stipulato accordi collettivi di rimodulazione dell’orario di lavoro. Tale conversione dell’orario di lavoro doveva avvenire necessariamente entro la scadenza del 31 dicembre 2020.

Dunque, i contributi sono destinati ai datori di lavoro privati con CCNL sottoscritti a livello aziendale o territoriale da associazioni di categoria e sindacati. Inoltre, riguardano i lavoratori dipendenti o in somministrazione per i quali è ridotto l’orario di lavoro a fronte della partecipazione a percorsi di sviluppo delle competenze.

Le domande, in particolare sono valutate secondo l’ordine cronologico di presentazione dall’ANPAL, che stabilisce anche l’importo del finanziamento da riconoscere al datore di lavoro. Naturalmente l’importo riconosciuto dipendente dal costo delle ore di formazione.

Il contributo è erogato in due tranche:

  • anticipazione del 70%;
  • saldo.

Entro 90 giorni dall’approvazione dell’istanza da parte dell’ANPAL i datori di lavoro devono concludere i percorsi formativi.

Come inviare la domanda online con MyAnpal

Come anticipato in premessa, a partire dal 18 gennaio i datori di lavoro devono trasmettere le istanze di contributo attraverso il servizio Fondo nuove competenze, presente nell’area riservata denominata MyAnpal. Il nuovo servizio consentirà di presentare online le domande e sostituirà il precedente invio tramite PEC; quest’ultimo metodo non darà più accesso alla procedura di valutazione.

Si ricorda, al riguardo, che il servizio sarà raggiungibile accedendo a MyANPAL, con le credenziali Spid, dal menu “Servizi attivi”.

Santi Mario, Marta, Abaco e Audiface

 

Santi Mario, Marta, Abaco e Audiface


Santi Mario, Marta, Abaco e Audiface

Nome: Santi Mario, Marta, Abaco e Audiface
Titolo: Martiri a Roma
Ricorrenza: 19 gennaio
Tipologia: Commemorazione

Si narra che Mario e la moglie Marta di origini persiane erano diretti a Roma con i loro due figli Audiface e Abaco per venerare le reliquie dei martiri, come erano soliti fare i cristiani delle origini. Giunti in città, nel periodo delle grandi persecuzioni ordinate da Diocleziano, si narra che aiutarono il prete Giovanni a seppellire duecentosessantasette martiri decapitati e abbandonati in aperta campagna lungo la via Salaria. Scoperti, furono arrestati, condotti in tribunale e decapitati anch’essi. La matrona romana Felicita ne raccolse i resti, poi conservati in una chiesa di cui restano le rovine a Bocca, presso Roma.

Verso la fine del Settecento, a seguito del graduale aumento degli abitanti delle zone limitrofe, fu presentata all’adunanza Capitolare del 30 agosto 1778 una richiesta di edificare una nuova chiesa capace di ospitare in maniera “decorosa” gli “abitatori” e i pellegrini devoti alla famiglia dei Santi Martiri Mario, Marta, Audiface e Abaco. Nel 1789, per volere di papa Pio VI, fu inaugurata la nuova chiesa progettata dall’insigne Architetto Virginio Bracci. Le loro reliquie ebbero vicende molto complesse: alcune furono traslate a Roma nelle chiese di sant’Adriano e di santa Prassede. Un’altra parte di fu esse fu inviata a Eginardo nell’828. Questi, biografo di Carlo Magno, le donò al monastero di Seligenstadt.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma, sulla via Cornélia, i santi Martiri Màrio e Marta coniugi, e i figli Audiface e Abacum, nobili persiani, i quali, al tempo del Principe Claudio, erano venuti a Roma per pregare. Di essi Marta, dopo aver sopportato i flagelli, l’eculeo, il fuoco, gli uncini di ferro e il taglio delle mani, fu uccisa a Ninfa; gli altri furono decapitati e i loro corpi bruciati.

la Repubblica

 
 
 

Addio a Emanuele Macaluso, storico dirigente comunista

L’ex senatore si è spento a 96 anni
19 GENNAIO 2021 4 MINUTI DI LETTURA
 
 

Fino all’ultimo Emanuele Macaluso, morto stanotte a 96 anni, ha mantenuto uno sguardo curioso sul mondo. Era sorprendentemente sul pezzo. Ancora la settimana scorsa, dal letto d’ospedale, chiedeva della crisi di governo. La politica è stata la sua dannazione. “E al giornale, che si dice?”, domandò, con un filo di voce. A Natale aveva avuto un problema al cuore, che sembrava risolto, ma la notte prima di lasciare la clinica era caduto. Lo incoraggiai a tenere duro. “Ma cosa vuoi, ho quasi cent’anni”, rispose lapidario. Che tutto stesse per finire lo indispettiva. Aveva amato moltissimo la vita, affrontata con lo stesso gusto con cui si addenta una mela. “Voglio andarmene nel sonno”, aggiunse.

Ogni mattina si svegliava alle sei, leggeva il pacco di quotidiani comprati all’edicola della piazza di Testaccio, quindi, dopo la passeggiata sul Lungotevere, dettava all’ex giornalista dell’Unità Sergio Sergi il commento scritto a mano sul tavolo della cucina. Sergi lo postava materialmente sulla pagina Facebook Em.Ma in corsivo. Una rubrica di successo. A Macaluso però non importavano i riscontri. Non aveva nemmeno un computer. “Se non scrivo i miei pensieri mi sento morire”, mi raccontò una volta, seduto nel salotto del piccolo appartamento ingombro di libri. “Togliatti una volta mi spiegò: un uomo politico che non scrive è un politico dimezzato”.  Il primo pezzo uscì nel 1942 sull’Unità allora clandestina: una denuncia delle condizioni di lavoro degli zolfatari nisseni. Macaluso aveva 18 anni.
 

Eppure, nel finale di stagione, avrebbe potuto soprattutto voltarsi indietro. Parlare solo del passato. Aveva attraversato il Novecento come dentro a un romanzo. Grandi responsabilità pubbliche sin da giovanissimo: capo della Cgil siciliana a 23 anni, leader  dei deputati regionali del Pci  a 28, con cui ideò la controversa operazione Milazzo, parlamentare per sette legislature, direttore dell’Unità, amico personale di Napolitano, Berlinguer, Guttuso, Sciascia, Di Vittorio. A sedici anni scampò per miracolo alla tubercolosi. Negli anni Quaranta finì in carcere per adulterio. Nel 1960 fu latitante per otto mesi in un casolare del Modenese perché per la legge di allora i figli avuti da Lina, “donna già sposata”, non potevano essere i suoi, dopo una denuncia della Dc, che pensava così di metterlo fuorigioco. Grandi amori, ma anche dolori terribili. Una sua compagna, nel 1966, si uccise buttandosi da una finestra dopo che lui l’aveva lasciata. “Fu Alessandro Natta a darmi la notizia mentre ero a Firenze a preparare un congresso. Passai mesi d’inferno”. Un figlio, Pompeo, storico bravissimo, se ne è andato a 65 anni per un ictus, cinque anni fa. In quei mesi Emanuele smise di scrivere. Era espressione di una generazione fatta col filo e col ferro, forgiata nelle lotte sociali sul campo. Ha mai avuto paura di morire? “Qualche volta. Con Girolamo Li Causi nel settembre 1944 andammo a Villalba, uno dei feudi della mafia, a sfidare il boss Calogero Vizzini e ci spararono addosso”.
 

 

Ci voleva un gran fegato, negli anni di Portella della Ginestra e del separatismo banditesco, a fare opposizione in Sicilia, avendo come avversari gli agrari legati a Cosa Nostra. Macaluso, da capo del sindacato, batté l’isola palmo a palmo, occupò le terre nella zona d’influenza di Genco Russo, guidò i contadini nell’occupazione dei feudi, aprì sezioni del partito ovunque. “Non c’è paese in cui non abbia fatto un comizio, una volta con Calogero Boccadutri, il capo del Pci clandestino a Caltanissetta, andammo a Riesi percorrendo cinquanta chilometri a piedi. Con trentasei sindacalisti uccisi, la lotta alla mafia allora non si faceva a chiacchiere”. Queste esperienze, talvolta estreme, questo suo stare sempre nel cuore della battaglia civile e sociale, hanno rappresentato un deposito di conoscenze che hanno fatto di lui, in questi anni di crisi della politica, un vegliardo da interpellare spesso. Uno strepitoso impasto di ruvida umanità e lucidità analitica. Più invecchiava e più il suo sguardo si faceva acuminato, specie sul presente. Leggeva in continuazione. Perito minerario aveva avuto sempre un complesso d’inferiorità verso la cultura, un gap che aveva cercato di colmare divorando letteralmente tutti i classici. Per quelli della sua generazione la politica andava nutrita di studi, di libri. Fino all’ultimo ha girato per casa con un classico in mano.

 
All’immediato Dopoguerra risale la sua conoscenza con Palmiro Togliatti: “Passava per uomo freddo, ma era soprattutto timido”. Fece con lui un viaggio in treno con lui fino a Mosca. Quindi Togliatti lo chiamò nella sua segreteria nel 1963. Macaluso era già qualcuno.  A Roma, anni dopo, divise la stanza di Botteghe Oscure, la sede del Pci, con Enrico Berlinguer. “Era capace di non pronunciare una sola parola per ore: io fui l’unico cui confidò che l’incidente stradale del ’73 in Bulgaria era un attentato”. Pur avendo criticato, con Giorgio Napolitano, il compromesso storico con la Dc, nell’aprile 1982 Berlinguer gli affidò il risanamento dell’Unità: il giornale vendeva ancora 150mila copie, ma era pieno di debiti. Macaluso lo svecchiò: introdusse i listini di borsa, scoprì Staino e la satira, aumento la dose di polemica, continuando a siglare i suoi corsivi con l’acronimo Emma, un’invenzione che si deve a Giorgio Frasca Polara. Quando, nel giugno 1984, Berlinguer morì toccò a Macaluso fare i titoli cubitali della prima pagina: quel “Tutti”, uscito all’indomani dei funerali, è storia.

L’impegno antimafia, ma da posizioni garantiste, il primato della politica come stella polare, ma venato da posizioni eretiche: Macaluso è stato allo stesso tempo disciplinato e libertario, fuori e dentro la grande chiesa comunista. Era sferzante, aspro, difficile da maneggiare, ricordava più le vicende pubbliche di quelle private. E’ stato un rompiscatole intelligente e libero, perché gli si potevano fare tutte le domande. Pur sentendosi estraneo a questo tempo, ha continuato a indagarne le contraddizioni. La crisi della sinistra, a cui aveva dedicato la vita, lo crucciava. I suoi corsivi mattutini, anche nella stagione sbrigativa del tweet, sono stati lampi di intelligenza.

Non ha mai smesso di viaggiare, finché ha potuto. Lo chiamavi ed era da qualche parte in Italia: presentazioni di libri, commemorazioni, convegni. Poi il Covid lo aveva immalinconito, reso prigioniero. Non se ne faceva una ragione. Soffriva per i vecchi compagni che se ne andavano, credo all’ultimo si sia sentito anche molto solo. Se si voleva chiacchierare con lui sul suo divano rosso bisognava mettere in conto continue interruzioni per le telefonate che riceveva. Poi riprendeva il filo delle sue analisi esattamente dal punto laddove lo aveva lasciato e ogni suo ragionare aveva sempre il taglio del racconto.

Lo ricordo adesso serrato nel cappotto una sera di novembre, mentre tornava a casa, nel vento sferzante di Testaccio. Parlò di Di Vittorio, e delle lotte per i braccianti nell’Italia povera del dopoguerra. “Che tempi”, sospirò, all’improvviso, come folgorato da quell’antica memoria. L’Italia povera di cui la sinistra si prese letteralmente cura. “Ne è valsa la pena”, disse Macaluso e scomparve nel buio della sera.

Emanuele Macaluso

È morto Emanuele Macaluso

Era stato a lungo nella direzione del Partito Comunista Italiano, membro della corrente dei riformisti insieme a Giorgio Napolitano: aveva 96 anni

È morto a 96 anni il politico e giornalista Emanuele Macaluso. Era nato a Caltanissetta, in Sicilia, nel 1924 e nel 1941 aderì clandestinamente al Partito Comunista Italiano. Nel 1944 divenne segretario generale della Camera del Lavoro della città e dal 1947 fino al 1956 fu segretario regionale della CGIL. Nel 1951 venne eletto deputato regionale con il Partito Comunista Italiano e dopo aver lasciato la CGIL nel 1960 fu chiamato dal segretario comunista Palmiro Togliatti a far parte della direzione centrale del partito.

Qui fu membro della corrente dei riformisti, anche detti miglioristi, insieme a Giorgio Napolitano e Gerardo Chiaromonte, che cercava di avvicinare la linea politica comunista a quella della socialdemocrazia. Nel 1963 fu eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati, in cui venne rieletto per altre due legislature consecutive prima di venire eletto al Senato, in cui rimase fino al 1992. In seguito alla dissoluzione del Partito Comunista Italiano aderì al Partito Democratico della Sinistra. Dal 1982 al 1986 fu direttore dell’Unità e dal 2011 al 2013 del quotidiano Il Riformista.