Archivi giornalieri: 2 gennaio 2021

Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

 

Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno


Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno

Nome: Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno
Titolo: Vescovi e dottori della Chiesa
Ricorrenza: 2 gennaio
Tipologia: Memoria liturgica

Paolo VI con la riforma del calendario decise di ricordare Basilio e Gregorio insieme per la loro grande amicizia. Santi nel cielo e amici sulla terra, entrambi proclamati dottori della Chiesa nel 1568 da san Pio V. Per questa comunione di vita in Cristo la Chiesa ricorda nello stesso giorno san Basilio Magno e san Gregorio Nazianzeno appartenenti al gruppo dei “Padri cappadoci”, di cui fa parte anche il fratello di Basilio, san Gregorio di Nissa. I Padri cappadoci, oltre a essere accomunati dalla provenienza geografica, si distinsero per la capacità di parlare della loro fede agli intellettuali di lingua greca, ai quali dimostrarono la perfetta armonia tra il cristianesimo e una retta filosofia.

San Basilio
S. Basilio, ornamento e decoro della Chiesa greca, è un anello prezioso nella catena di santi che illustrano la sua famiglia. Nacque infatti da genitori santi… continua

San Gregorio
S. Gregorio, detto il Teologo per la sua profonda scienza delle Sacre Scritture, nacque da nobili genitori l’anno 310 nella piccola città di Nazianzo in Cappadocia… continua

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria dei santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa. Basilio, vescovo di Cesarea in Cappadocia, detto Magno per dottrina e sapienza, insegnò ai suoi monaci la meditazione delle Scritture e il lavoro nell’obbedienza e nella carità fraterna e ne disciplinò la vita con regole da lui stesso composte; istruì i fedeli con insigni scritti e rifulse per la cura pastorale dei poveri e dei malati; morì il primo di gennaio. Gregorio, suo amico, vescovo di Sásima, quindi di Costantinopoli e infine di Nazianzo, difese con grande ardore la divinità del Verbo e per questo motivo fu chiamato anche il Teologo. Si rallegra la Chiesa nella comune memoria di così grandi dottori.

Antonio Gramsci

Quando Antonio Gramsci scriveva: “Io odio il Capodanno”
Antonio Gramsci, politico, filosofo e critico letterario, tra i padri fondatori del Partito Comunista Italiano, nel 1916 sul quotidiano “L’Avanti” dichiarava la sua antipatia per la ricorrenza del Capodanno. Lo faceva da par suo, con uno slancio di speranza che va ben oltre gli auguri di rito che siamo abituati a farci: “Voglio che ogni mattino sia per me un Capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno”.
Politica italiana
di Ciro Pellegrino

Antonio Gramsci, politico, filosofo e critico letterario, tra i padri fondatori del Partito Comunista Italiano, nel 1916 sul quotidiano “L’Avanti” dichiarava la sua antipatia per la ricorrenza del Capodanno. Ancor oggi questo testo puntualmente diventa uno dei più condivisi sui social network. Non si tratta di uno scritto pessimista né rassegnato, anzi. Antonio Gramsci nell’odiare i festeggiamenti per l’anno nuovo dichiarava la necessità, per ogni uomo, di affidarsi non al calendario ma allo spirito d’innovazione, di voglia di libertà – e con essa di giustizia sociale – che ogni uomo deve far vivere e celebrare ogni giorno dell’anno, non solo il 1 gennaio.
Uno scritto straordinario. Vale la pena di riportarlo integralmente.

Ogni mattino, quando mi risveglio ancora sotto la cappa del cielo, sento che per me è capodanno. Perciò odio questi capodanni a scadenza fissa che fanno della vita e dello spirito umano un’azienda commerciale col suo bravo consuntivo, e il suo bilancio e il preventivo per la nuova gestione. Essi fanno perdere il senso della continuità della vita e dello spirito. Si finisce per credere sul serio che tra anno e anno ci sia una soluzione di continuità e che incominci una novella istoria, e si fanno propositi e ci si pente degli spropositi, ecc. ecc. È un torto in genere delle date.

Dicono che la cronologia è l’ossatura della storia; e si può ammettere. Ma bisogna anche ammettere che ci sono quattro o cinque date fondamentali, che ogni persona per bene conserva conficcate nel cervello, che hanno giocato dei brutti tiri alla storia. Sono anch’essi capodanni. Il capodanno della storia romana, o del Medioevo, o dell’età moderna. E sono diventati così invadenti e così fossilizzanti che ci sorprendiamo noi stessi a pensare talvolta che la vita in Italia sia incominciata nel 752, e che il 1490 0 il 1492 siano come montagne che l’umanità ha valicato di colpo ritrovandosi in un nuovo mondo, entrando in una nuova vita. Così la data diventa un ingombro, un parapetto che impedisce di vedere che la storia continua a svolgersi con la stessa linea fondamentale immutata, senza bruschi arresti, come quando al cinematografo si strappa il film e si ha un intervallo di luce abbarbagliante.

Perciò odio il capodanno. Voglio che ogni mattino sia per me un capodanno. Ogni giorno voglio fare i conti con me stesso, e rinnovarmi ogni giorno. Nessun giorno preventivato per il riposo. Le soste me le scelgo da me, quando mi sento ubriaco di vita intensa e voglio fare un tuffo nell’animalità per ritrarne nuovo vigore. Nessun travettismo spirituale. Ogni ora della mia vita vorrei fosse nuova, pur riallacciandosi a quelle trascorse. Nessun giorno di tripudio a rime obbligate collettive, da spartire con tutti gli estranei che non mi interessano. Perché hanno tripudiato i nonni dei nostri nonni ecc., dovremmo anche noi sentire il bisogno del tripudio. Tutto ciò stomaca.

Aspetto il socialismo anche per questa ragione. Perché scaraventerà nell’immondezzaio tutte queste date che ormai non hanno più nessuna risonanza nel nostro spirito e, se ne creerà delle altre, saranno almeno le nostre, e non quelle che dobbiamo accettare senza beneficio d’inventario dai nostri sciocchissimi antenati.

Antonio Gramsci, 1 gennaio 1916, “Avanti!”

continua su: https://www.fanpage.it/politica/quando-gramsci-scriveva-io-odio-capodanno/
https://www.fanpage.it/