Archivi giornalieri: 2 settembre 2013

Morti sul lavoro

A luglio ancora troppi lutti nel mondo del lavoro

Dovrebbe essere uno dei mesi votato alle vacanze, ma così non sembra nella lettura delle morti sul lavoro. Perché anche a luglio, stando ai dati dell’Osservatorio Sicurezza Vega Engineering, la situazione è drammatica.

Sono 45 infatti le vittime rilevate da Nord a Sud del Paese per un totale di 284 decessi registrati nei primi sette mesi del 2013. Con l’agricoltura sempre più, purtroppo, in primo piano e dove si conta oltre il 47 per cento delle vittime. Il 17 per cento nelle Costruzioni, il 7,7 per cento nel commercio ed attività artigianali.

La Lombardia al vertice dell’emergenza con il maggior numero di morti (37), seguita dall’Emilia Romagna (32), dalla Sicilia (22), dal Piemonte (20) e da Veneto e Liguria (18).

Intanto l’indice di rischio di mortalità più alto rispetto alla popolazione lavorativa viene rilevato in Abruzzo (31,5 contro una media nazionale di 12,4), seconda la Liguria (28,5 ) e terza la Calabria (24,7).

Tra le cause principali di morte emergono quelle dovute  al ribaltamento di un veicolo/mezzo in movimento (28,5 per cento dei casi), alla caduta dall’alto (21,5 per cento) e allo schiacciamento dovuto alla caduta di oggetti pesanti (19 per cento dei casi). Rispetto ai primi sette mesi del 2012 nel 2013 si rileva un decremento della mortalità pari all’8,4 per cento, (flessione in calo però rispetto ai mesi precedenti).

“Rispetto al 2010, invece – precisa l’Osservatorio Vega Engineering – il numero di vittime è addirittura aumentato. Nei primi sette mesi di tre anni fa, infatti, i decessi erano 280. E questo è un dato allarmante considerando il calo occupazionale e la crisi”.  

Guardando, poi, alle classifiche provinciali è ancora Genova a condurre le fila del Paese con 14 vittime; seguita da Chieti e Milano (9), da Foggia, Cosenza, Bologna e Roma (8). Mentre appartiene a Chieti l’indice di rischio di mortalità più elevato (63,8), seguito da Oristano (54,1), e da Ogliastra (53,9).

Altro dato sconfortante poi giunge dal mondo del lavoro femminile. Perché sono già 14 le donne che hanno perso la vita al lavoro. In tutto il 2012 erano decedute 9 lavoratrici. La fascia d’età più coinvolta  nel primo semestre 2013 continua ad essere quella degli ultrasessantacinquenni.

Esodati

Esodati: Cgil, serve soluzione per tutti, governo ci convochi

La Cgil chiede al governo di essere convocata “per discutere l’insieme dei temi che riguardano la previdenza a partire ovviamente dagli esodati”, anche perché “il provvedimento che ne salvaguarda altri 6.500 non risolve certo la questione, essendo la platea, per ammissione dello stesso ministro, ben più vasta”.

Cosi il segretario confederale Vera Lamonica, che in merito alle misure decise ieri dal Cdm aggiunge: “Abbiamo trovato positivo che questa volta si sia partiti da un criterio, i licenziati individuali dal 2009 al 2011, piuttosto che da un numero cui fare artatamente corrispondere un criterio come è avvenuto in precedenza”. E’ “evidente però che si tratta di una risposta troppo piccola che lascia in piedi l’angoscia e l’incertezza dei tanti lavoratori e lavoratrici esclusi dai decreti precedenti”.

Serve “una soluzione definitiva e che valga per tutti gli interessati”, chiede la Cgil. Così come “sul tema generale dell’attuale assetto della previdenza bisogna arrivare rapidamente a definire con le parti sociali un quadro di interventi che allenti la rigidità estrema delle norme in vigore e ricostruisca un sistema che ha bisogno di flessibilità e di solidarietà per essere socialmente sostenibile e compatibile con la realtà del mercato del lavoro e dell’occupazione, oltre che per affrontare davvero il tema dei privilegi e delle pensioni d’oro che altrimenti rischia di rimanere una chiacchiera estiva”.

Esodati

Spunta la salvaguardia per altri 6.500 esodati …

A sorpresa il Consiglio dei ministri ha varato un nuovo intervento sugli esodati che tutela oltre 6.500 persone. “E’ stata individuata la categoria più disagiata dell’intero mondo degli esodati, quella dei licenziati individuali, – ha detto Letta – per i quali ora c’è una soluzione strutturale”.

Dopo le prime tre salvaguardie messe in campo dal precedente esecutivo (che hanno tutelato rispettivamente, 65mila, 55mila e 10.130 persone) si salvano ora altri 6.550 soggetti che sono stati oggetto di una risoluzione unilaterale del rapporto lavorativo avvenuta tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2011 e che sarebbero dovuti andare in pensione tra dicembre 2011 e dicembre 2014. “Persone, quindi, che con l’arrivo delle nuove regole Monti-Fornero si trovano senza lavoro e senza assegno, ma che ora grazie a questo intervento – ha detto il premier –  potranno andare in pensione con le norme precedenti”.

La salvaguarda di questo quarto contingente di esodati non dovrebbe però chiudere la questione visto che il ministro del lavoro Giovannini nei giorni scorsi aveva parlato di voler tutelare ancora (oltre i 130mila) altre 20-30mila persone …

Regione lazio

Piazza Bella Piazza: dal 2 al 7 settembre

Eventi in 80 piazze della regione Lazio

“Il tema al centro della Festa è quello del lavoro per cercare di rispondere a una crisi che in questi anni si è sviluppata sempre di più e ha colpito pesantemente il Lazio con la crescita a dismisura della disoccupazione, dei licenziamenti, della cassa integrazione, del precariato”.

Così Claudio Di Berardino, segretario generale della Cgil di Roma e Lazio, ha presentato, nel corso di una conferenza stampa la quinta edizione della Festa della Cgil di Roma e Lazio, ”Piazza Bella Piazza. Il piano del lavoro”, in programma a Roma e nel Lazio dal 2 al 7 settembre.

Un”edizione ”nuova” e itinerante, tra dibattiti e convegni. “Quest”anno la Festa -ha spiegato Di Berardino- si avvicina ai territori e ai luoghi del lavoro. Lasciamo le Terme di Caracalla a Roma e andiamo in 80 piazze a Roma e Lazio, poi ci saranno due giorni nei giardini di San Giovanni a Roma e infine la chiusura al Teatro Tendastrisce con Susanna Camusso”.

“Noi crediamo – ha detto Di Berardino- che il lavoro può ripartire solo con l’intervento pubblico, e per questo serve un piano per il lavoro della Regione”.

programma_PBP_2013.pdf

Lavoro nero

Lavoro nero. Migliorare la cooperazione tra gli ispettorati del lavoro

La Commissione europea ha avviato una consultazione con i rappresentanti dei sindacati e delle organizzazioni padronali sulle eventuali future misure dell’UE per prevenire e scoraggiare il lavoro sommerso attraverso una migliorata cooperazione tra le autorità degli Stati membri preposte a far rispettare la normativa del lavoro, come ad esempio gli ispettorati del lavoro, le autorità fiscali e quelle della previdenza sociale. Tale cooperazione potrebbe comportare la condivisione delle pratiche ottimali in tema di prevenzione e deterrenza, l’identificazione di principi comuni per le ispezioni dei datori di lavoro, la promozione di scambi di personale e la formazione congiunta nonché l’agevolazione di azioni di controllo congiunte.

La consultazione dovrebbe aiutare la Commissione ad attuare i suoi obiettivi politici al fine di affrontare la piaga del lavoro sommerso, come indicato nel pacchetto occupazione dell’aprile 2012, il quale ribadisce che la trasformazione del lavoro informale o non dichiarato in un rapporto di lavoro regolare potrebbe contribuire a ridurre la disoccupazione.

Il documento di consultazione fa una panoramica dei principali problemi derivanti dal lavoro sommerso (compreso il finto lavoro autonomo), passa in rassegna gli studi recenti sul lavoro sommerso e delinea gli obiettivi e l’eventuale contenuto di una futura iniziativa unionale di lotta contro il lavoro sommerso. Questa iniziativa dovrebbe essere adottata nel secondo semestre del 2013.

Le organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori hanno tempo fino al 20 settembre 2013 per esprimere i loro punti di vista e i loro commenti.

www.osservatorioinca.org

Disoccupazione giovanile al 39,5%


Disoccupazione ferma al 12% a luglio, invariata rispetto a giugno. Lo ha comunicato l’Istat, spiegando che su base annua è in aumento di 1,3 punti percentuali. La disoccupazione, dunque, resta su livelli alti.

Secondo l’Istituto di statistica, il tasso di disoccupazione giovanile, invece, è pari al 39,5% a luglio secondo i dati provvisori. Aumenta di 0,4% punti rispetto al mese precedente e di 4,3 punti sul 2012.

Nel secondo trimestre tra i 15-24enni il tasso sale al 37,3% (+3,4 punti), con un picco del 51% per le giovani donne del Mezzogiorno. Tra questi, rileva l’Istat, le persone in cerca di lavoro sono 635 mila e rappresentano il 10,6% della popolazione in questa fascia d’età.

Il tasso di occupazione a luglio è quindi pari al 55,9%: rimane invariato in termini congiunturali e diminuisce dell’1% rispetto a dodici mesi prima. Lo rende noto l’Istat. Gli occupati sono 22 milioni 509 mila, sostanzialmente invariati rispetto al mese precedente e in diminuzione dell’1,9% su base annua (-433 mila).

Il numero di disoccupati continua ad aumentare e nel secondo trimestre 2013 raggiunge quota 3,075 milioni, 370 mila in più rispetto all’anno prima (+13,7%). L’incremento è diffuso su tutto il territorio e interessa in oltre meta’ dei casi persone con piu’ di 35 anni. il 55,7% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più.

Nel secondo trimestre 2013 si accentua la diminuzione su base annua del numero di occupati (-2,5%, pari a -585.000 unità), soprattutto nel Mezzogiorno (-5,4%, pari a -335.000 unità). Lo ha comunicato l’Istat. La riduzione degli uomini (-3,0%, pari a -401.000 unità) si associa a quella delle donne (-1,9%, pari a -184.000 unità). Al persistente calo degli occupati più giovani e dei 35-49enni (rispettivamente -532.000 e -267.000 unità) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+214.000 unità).

No dei sindacati europei alla riduzione dei salari


Secco “no”  dei sindacati europei alla proposta di Olli Rehn di ridurre i salari del 10% per rilanciare la crescita. “Aggrapparsi all’austerità e alla riduzione dei salari non è la risposta giusta”, ha scritto la Confederazione dei sindacati europei (Ces) in una lettera aperta al vicepresidente della Commissione europea e responsabile per gli affari economici e monetari, con cui “respinge la proposta di erosione salariale in Spagna allo scopo di riprodurre i successi irlandese e elettone”.

 Nella lettera la Ces sottolinea che “la Lettonia e l’Irlanda, che hanno perduto rispettivamente il 20% ed il 15% dell’insieme della loro forza lavoro, possono difficilmente passare per esempi”. “L’unica lezione da imparare dalla Lettonia è che l’azione prioritaria è stata quella di rilanciare la crescita”, afferma il sindacato europeo aggiungendo che “l’Europa deve rinviare l’applicazione del limite del 3% di deficit finché le economie nazionali non si saranno riprese” ovvero probabilmente fino al 2016-2017.

La Ces inoltre denuncia “la corsa verso il basso” dei salari “provocata in molti stati membri della concorrenza salariale incoraggiata dalla Commissione”. “Come avevamo previsto – ha affermato il segretario generale della Ces, Bernadette Sègol – l’austerità non funziona. Noi siamo favorevoli a politiche che stimolano l’attività, accompagnate da salari e pensioni che sostengano i consumi”.

Almalaurea: laureate ancora poco apprezzate nel mercato del lavoro


“Nonostante i percorsi universitari positivi, quella femminile si conferma una presenza che stenta ancora ad essere riconosciuta adeguatamente sul mercato del lavoro nel nostro Paese, dove le disparità di genere sono ancora elevate”.

Ne è convinto Andrea Cammelli, fondatore e direttore di AlmaLaurea, che con Labitalia fa il punto della situazione occupazionale dei neolaureati. “Le donne – sostiene – sono trattate peggio in Italia, più di quanto non avvenga negli altri paesi europei, quindi sono costrette a studiare di più”.

“Tra i laureati specialistici biennali – ricorda – già a dodici mesi dalla laurea le differenze fra uomini e donne, in termini occupazionali, risultano significative (7,5 punti percentuali: lavora il 55,5% delle donne e il 63% degli uomini). le donne si dichiarano più frequentemente alla ricerca di un lavoro: 32% contro il 24% rilevato per gli uomini.

A un anno dalla laurea gli uomini possono contare più delle colleghe su un lavoro stabile (le quote sono 39 e 30%) e guadagnano il 32% in più delle loro colleghe (1.220 euro contro 924 euro mensili netti). A cinque anni dalla laurea le differenze di genere si confermano significative e pari a 6 punti percentuali: lavorano 83 donne e 89 uomini su cento. Anche il lavoro stabile è appannaggio prevalentemente dei maschi (80% contro 66%)”.

“Record” tumori a Taranto …

“Record” tumori a Taranto …

E’ bastato cliccare sul numero di utenti identificati con un codice considerato “maledetto”  in campo sanitario, lo ”048″  (che da’ diritto all’esenzione dal ticket), ed è scaturita la cifra preoccupante: sono poco meno di novemila, per l’esattezza 8.916, i residenti nella città di Taranto malati di cancro.

Il dato è stato diffuso dall’associazione ambientalista Peacelink dopo che un’associazione senza fini di lucro, ”Puglia internazionale”, che si occupa da un decennio di promozione sociale, avendo rilevato nel suo lavoro numerose situazioni famigliari che coinvolgevano persone malate di cancro, ha chiesto e ottenuto dalla Asl ionica la cifra dei tarantini che risultano aver contratto un tumore.

I dati diventano molto più preoccupanti se si analizzano quelli del distretto sanitario 3, che comprende i quartieri più vicini all’Ilva e all’area industriale, ovvero Tamburi, Paolo VI, Città vecchia e parte del Borgo. Qui, su 78mila abitanti, in 4.328 hanno contratto il cancro, cioè un abitante su 18. In pratica, sostiene Peacelink, è come se tra 20 persone riunite in una stanza ai Tamburi almeno una avesse un tumore. Quanto influiscano su queste cifre le emissioni dall’area industriale, sottolinea l’associazione ambientalista, è testimoniato dal fatto che nel restanti quartieri della città, quelli più lontani dalle industrie, c’è un malato di cancro ogni 26 abitanti. Ad esempio, nel distretto sanitario 4 i malati di tumore sono 4.588 rispetto ad una popolazione di 120mila unità. Senza contare tutti coloro che potrebbero avere un tumore in formazione non ancora diagnosticato.

La denuncia di Peacelink è arrivata poco prima del primo incontro ufficiale che il commissario straordinario dell’Ilva, Enrico Bondi, avrà oggi a Roma con i sindacati nazionali e locai di categoria. Il Siderurgico tarantino è il primo e più pesantemente indiziato per l’inquinamento cittadino, come rilevato nelle perizie depositate nell’ambito dell’inchiesta-madre per disastro ambientale che la Procura di Taranto si avvia a concludere. Dati che nei mesi scorsi lo stesso Bondi aveva indirettamente ”contestato” con una sorta di controperizia, dalla era emersa la dichiarazione che “i tumori a Taranto sono dovuti ad alcool e umo”…