Archivi giornalieri: 21 settembre 2013

Tagli tribunali: Cgil, Cisl e Uil, oggi in piazza

 

Manifestazioni nelle piazze e davanti ai tribunali e un presidio di protesta davanti al ministero della Giustizia: oggi i lavoratori del settore si mobiliteranno in tutta Italia contro la revisione della geografia giudiziaria. L’iniziativa, a “tutela del loro diritto a un lavoro dignitoso e in difesa dei cittadini e del sistema giustizia”, è delle organizzazioni del comparto pubblico di Cgil, Cisl e Uil, che chiedono “una vera riorganizzazione del comparto che valorizzi le professionalità e migliori i servizi a persone e imprese” e che perciò tornano a sollecitare un incontro con il ministro Cancellieri.

I lavoratori del settore sono “stanchi di subire riforme improvvisate che non fanno altro che indebolire la presenza dello Stato sul territorio e i presidi di legalità” affermano in una nota congiunta Fp-Cgil, Cisl-Fp e Uil-Pa, e sono destinatari di “un trattamento incomprensibilmente punitivo: quelli trasferiti, anche a 90 km di distanza e in situazioni di disagio negli spostamenti, non hanno diritto, a differenza dei magistrati, a nessun tipo di indennità”. Un vero “smacco, visto che il blocco dei salari ha colpito esclusivamente loro e che oltretutto non percepiscono il salario accessorio dal 2010”.

LSU

Cgil – Lavoro socialmente utile per under 35, donne e disoccupati

Rilanciare domanda con new deal beni comuni

 

Rovesciare il paradigma economico attuale e non attendere che sia la crescita a creare il lavoro, bensì il lavoro a rilanciare la crescita. E’ questo l”obiettivo di un nuovo piano straordinario del lavoro pensato e proposto dalla Cgil per rispondere alla crisi, raccolto in un volume e presentato questa mattina.

A farne una sintesi è il segretario confederale Danilo Barbi: “Non è concepibile un’idea di ripresa senza occupazione – ha spiegato – e ormai anche Confindustria comincia a dire che, più che un problema di prodotti, c’è un problema di mercati”.

Il piano occupazionale si propone, di conseguenza, di creare “una nuova domanda che possa creare una nuova offerta” e si sviluppa su due temi fondamentali: una politica dell’innovazione, rivolta all’economia digitale; e un ”new deal” dei beni comuni, intesi come beni sociali, culturali e ambientali.

A tal fine, il sindacato ha pensato alla creazione di una nuova economia fondata sui “valori d’uso”. In concreto, un”agenzia nazionale appositamente predisposta dovrebbe occuparsi di finanziare progetti triennali e quinquennali di lavoro utile socialmente. Queste mansioni sarebbero riservate agli under 35, alle donne (soprattutto nei territori in cui è bassa l’occupazione femminile), e ai disoccupati di lungo periodo.
Accanto all”istituzione di questo servizio, il piano Cgil prevede la creazione di nuove imprese, anche cooperative, a maggioranza di assunti appartenenti alle stesse categorie sopracitate.

Entrambe le esperienze, infine, dovrebbero avere una certificazione formativa e valere come titoli per concorsi pubblici successivi.

Fondamentale sarebbe anche il ruolo delle istituzioni locali, che dovrebbero collaborare con l’agenzia, al fine di far convergere sui progetti di lavoro utili socialmente anche finanziamenti degli enti pubblici locali, delle fondazioni bancarie e delle aziende pubbliche e private territoriali.

In ambito amministrativo, la proposta sindacale prevede una riforma completa della pubblica amministrazione, che comprenda il riordino dei luoghi di decisione, una riorganizzazione dei dipendenti pubblici e una decisa battaglia alla corruzione.

Il sindacato, infine, si rivolge al mondo delle imprese:  il naturale sviluppo del documento firmato con Confindustria, infatti, prevede un forte investimento da parte delle imprese, che dovrebbero essere aiutate in modo diretto dallo Stato. Il progetto neo-industriale contempla anche la transizione verso la green economy, aumentando il blue job (cioè il lavoro soggetto e oggetto della rigenerazione ambientale), e sostenendo nuovi settori come la bioagricoltura e la bioedilizia, oltre a stimolare un terziario più avanzato e una nuova manifattura.

Cassazione

L’indennità di disoccupazione non spetta agli artisti: la Cassazione ribadisce l’esclusione La Cassazione interviene nuovamente sul regime della indennità ordinaria di disoccupazione a requisiti ridotti al personale artistico e, dando seguito all’orientamento già espresso con la precedente decisione del 2010 (n. 12355), esclude che la normativa in vigore possa consentire l’attribuzione di tale prestazione ai soggetti che esplicano mansioni di tipo artistico: nel caso di specie si trattava di un violinista di enti lirici e fondazioni musicali. In materia di indennità di disoccupazione a requisiti ridotti, ha motivato la Corte, i beneficiari della prestazione previdenziale devono essere individuati esclusivamente in base alle vigenti leggi, e in particolare alla disposizione che espressamente esclude il beneficio dell’indennità di disoccupazione involontaria per il personale artistico, teatrale e cinematografico (art. 40, n. 5, del r.d.l. n. 1827 del 1935, conv. in legge n. 1155 del 1936 ). La normativa ha dato luogo a notevoli difficoltà applicative che hanno portato alcune sedi territoriali dell’Inps, in numerosi casi, a negare l’indennità di disoccupazione indiscriminatamente sol perché il richiedente operava nel settore dello spettacolo pur con mansioni assolutamente prive di contenuti artistici e di stampo prettamente creativo ed autoriale . La Sede centrale dell’Istituto, per uniformare le prassi degli uffici, di frequente incongrue e disomogenee, ha di recente nuovamente messo mano al problema , anche sulla scorta della pronuncia del 2010 sopra citata ; l’Istituto pertanto ha diramato una circolare (n. 105 del 582011) seguita da altra del 1322012 n. 22 ambedue corredate da un elenco che, individuando analiticamente le categorie professionali da annoverare nell’ambito del “personale artistico, teatrale e cinematografico” per il quale è escluso l’obbligo assicurativo contro la disoccupazione involontaria, definisce, per converso, le categorie professionali che vi sono ammesse. (Cassazione Sezione Lavoro del 17 luglio 2013 n. 17273 , Pres. Lamorgese , Rel.Venuti).

ISTAT

Istat: aumentano le ore lavorate nel secondo trimestre

 

Crescono leggermente le lavorate per ogni dipendente nel secondo trimestre dell’anno. Lo ha reso noto l’Istat. In termini destagionalizzati, riferisce l’Istituto, l’incremento è stato pari allo 0,4% rispetto al trimestre precedente.

Nello specifico dei settori, l’industria mostra un aumento congiunturale dello 0,7%. Si rilevano variazioni positive sia nell’industria in senso stretto che nel settore delle costruzioni, rispettivamente dello 0,6% e dell’1,6%. Nei servizi, l’aumento congiunturale delle ore lavorate e’ dello 0,3%. La crescita più ampia si registra nelle attività professionali, scientifiche e tecniche (+1,8%), la riduzione più marcata si osserva nei servizi di informazione e comunicazione (-0,6%).

L’Istat fornisce inoltre i numeri sulla cassa integrazione: il numero di ore utilizzate è pari a 39,6 ore ogni mille ore lavorate