Nonostante la mancanza cronica di lavoro, gli imprenditori italiani si distinguono per essere i più numerosi tra i Paesi Ue e per la capacità di creare occupazione: sono 5.574.333 in totale, pari al 9,3% della popolazione. Tra 1997 e 2012 le imprese dell’economia reale – manifatturiero, costruzioni e servizi non finanziari – hanno creato 1.614.300 nuovi occupati; nello stesso periodo l’agricoltura ha perso 431.200 occupati, la Pa è calata di 147.500 addetti e il settore finanza e assicurazioni ha incrementato gli occupati di sole 49.300 unità.
”Si conferma l’assoluta prevalenza dell’economia reale sull’economia finanziaria nella creazione di posti di lavoro: la crescita dell’occupazione nell’economia reale è 33 volte quella dell’economia finanziaria” evidenzia il rapporto dell’Ufficio studi la cui fotografia sugli effetti della recessione, reazioni comprese, verrà presentata al ”Festival della Persona” di Confartigianato, in programma il 19 e 20 settembre a Verona.
Dalla rilevazione affiora comunque un quadro drammatico sul fronte lavoro: 3.076.300 italiani disoccupati, ai quali si aggiungono 1.703.500 inattivi ‘scoraggiati’ (che non cercano lavoro perché pensano di non trovarlo) e 318.600 cassintegrati, per un totale di 5.098.400 persone (pari al 10% della popolazione) in gravi difficoltà. La crisi ha peggiorato anche le condizioni di vita degli over 65, vale a dire 12.370.822 italiani, pari al 20,8% della popolazione, percentuale destinata a toccare il 33,1% nel 2050.