Archivi giornalieri: 11 luglio 2013

Varie

Stranezze italiane: al 40% più ricco un quarto della spesa sociale

Al 40 per cento della popolazione più ricca va quasi un quarto della spesa per l’assistenza sociale italiana (calcolata in 67 miliardi). Sembra impossibile, ma è così. È il frutto di una cattiva gestione delle risorse e dell’adozione di indicatori nella valutazione del reddito che ne impediscono un’equa ripartizione. È il dato più eclatante che emerge dal rapporto “Costruiamo il welfare di domani”, realizzato da Prospettive sociali e sanitarie, Ars (Associazione per la ricerca sociale), Capp (Centro di ascolto delle politiche pubbliche), Istituto per le ricerche sociali (Irs) con il patrocinio della Fondazione Cariplo.

Un rapporto che, nel denunciare i limiti di un sistema di welfare da troppo tempo in attesa di una riforma, mette nero su bianco tre proposte per cambiare le cose.

È colpa dell’inadeguatezza del sistema, ad esempio, se l’Italia è terz’ultima nell’Ue27 nel rapporto tra i soldi spesi  per contrastare la povertà e l’impatto effettivo sulla sua riduzione, davanti solo a Bulgaria e Grecia, e se permangono disparità tra regioni e tra generazioni nella distribuzione delle risorse. 
Per superare i cronici limiti che affliggono il sistema gli estensori del rapporto hanno ideato tre proposte concrete in materia di non autosufficienza, sostegno alle famiglie, povertà.

La prima: l’introduzione di una “dote di cura” in sostituzione all’indennità di accompagnamento, con l’obiettivo di incentivare l’accesso ai servizi da parte degli utenti.

La seconda: un assegno per i minori, con o senza detrazioni per altri familiari a carico, graduato in base alla condizione economica della famiglia e al numero dei componenti.

La terza: l’introduzione di un “reddito minimo di inserimento” nell’ottica di un welfare attivante, cioè promuovendo il reinserimento lavorativo dei beneficiari.

da Redattore sociale

Infortuni

Cgil: su calo infortuni incide disoccupazione e cassa integrazione

“Abbiamo apprezzato la relazione del presidente dell’Inail, Massimo De Felice, soprattutto nella parte relativa al nuovo sistema di gestione e di diffusione dei dati infortunistici secondo il sistema “open data”, che costituisce un positivo passo avanti nella trasparenza per valutare l’efficacia dell’azione dell’istituto”. Così Fabrizio Solari, segretario confederale Cgil, commenta il rapporto annuale 2012 dell’Inail, presentato oggi dal presidente De Felice.

Per il dirigente sindacale è inoltre, “condivisibile anche l’illustrazione delle attività presenti e degli impegni programmatici frutto anche del lavoro dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali nell’ambito del CIV dell’Istituto”.

Restano però, secondo Solari, ancora da approfondire “la questione dell’incidenza della disoccupazione e cassa integrazione sull’analisi dei dati sulla statistica degli infortuni, sarebbe pertanto opportuno un maggior livello di approfondimento per evitare di trarre da questi dati conclusioni sbagliate”.

Infine per il segretario confederale della Cgil, “sarebbe opportuna un’ulteriore riflessione in direzione dei nuovi rischi legati alle forme di lavoro precarie e alla crescente insicurezza dei lavoratori e delle lavoratrici, dovuta alla persistente crisi economica. Queste condizioni hanno, infatti, un’incidenza diretta sull’organizzazione aziendale e sulle condizioni della prestazione, oltre che un effetto a lungo termine in ambito sanitario”.

Esopo

Progetto Esopo, morale della favola: rivolgiti all’Inca con fiducia

Prima le pensioni, poi gli infortuni, le malattie professionali e l’accesso alle cure sanitarie. Sono i campi di indagine sui quali l’Inca da due anni ha concentrato la sua azione per conoscere quanto realmente sanno delle normative comunitarie le centinaia di migliaia di persone che passano da un Paese all’altro alla ricerca di un posto di lavoro dignitoso.

Con il progetto Esopo (Europe Sociale Opportunites Portes Ouvert), realizzato dall’Inca Francia in collaborazione con l’Ires (Istituto di ricerca della Cgil), rappresenta la continuità naturale del lavoro svolto con “Tesse” sulle pensioni, si è voluto verificare quali fossero le effettive conoscenze tra i lavoratori e le lavoratrici della normativa comunitaria riguardante gli infortuni sul lavoro, le malattie professionali e l’accesso ai servizi sanitari, tenuto conto che la percezione è direttamente connessa con la fruibilità dei diritti.

I preziosi  risultati di questa indagine sono stati pubblicati adesso anche sul sito della Commissione europea all’indirizzo > http://ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=en&catId=850&newsId=1938&furtherNews=yes

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Inail

Rapporto Inail: Napolitano, non abbassare la guardia

I dati positivi sugli infortuni sul lavoro “non devono indurre ad abbassare la guardia”. Lo sottolinea il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel messaggio inviato al presidente dell’Inail, Massimo De Felice, in occasione della presentazione oggi a Roma del rapporto annuale dell’Istituto. 

“Il Rapporto -aggiunge il Capo dello Stato- conferma l”andamento decrescente del drammatico fenomeno degli infortuni sul lavoro, soprattutto in termine di perdite di vite umane, a riprova sia della efficacia della normativa vigente sia dell’attività di contrasto al lavoro nero che l’Ente ha sviluppato sulla base di nuovi protocolli di intesa e piani operativi di coordinamento predisposti con gli altri soggetti responsabili”.

“I dati positivi -sottolinea Napolitano- non devono però indurre ad abbassare la guardia. Il livello dell’attività di controllo deve rimanere altissimo in tutti i settori, con una particolare attenzione all’uso e allo smaltimento improprio di sostanze e materiali nocivi, come l’amianto, dai quali possono derivare gravi patologie”.

“Desidero esprimere anche il mio vivo apprezzamento per lo sforzo compiuto dall’Inail nel fornire, anche con la creazione di centri di eccellenza come quello di Budrio, le più qualificate prestazioni per la cura e la riabilitazione delle vittime di incidenti sul lavoro, rispondendo così all’obbligo costituzionale di tutela del diritto alla salute e della dignità della persona”. il Capo dello Stato, infine, manifesta il proprio “compiacimento per l’assegnazione all’Istituto del Premio ”Good Practice Awards 2013” per i progetti di miglioramento della sicurezza sul lavoro”.

Inail

Rapporto Inail: significativo calo infortuni, ma …. pesa la crisi economica

”E’ incoraggiante constatare anche quest’anno un significativo decremento del numero degli infortuni, anche mortali, ed un leggero calo delle malattie professionali”. Lo sottolinea la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, intervenendo alla presentazione della relazione annuale dell’Inail.

”Ma questo dato, positivo, va collegato ad uno negativo, ovvero il perdurare della grave crisi occupazionale. E’ evidente – prosegue Sereni – che, se da un lato possiamo registrare i progressi compiuti sulla sicurezza nei luoghi di lavoro in questi ultimi anni, anche grazie ad un complesso intervento normativo in gran parte di origine europea e ad una costante attenzione dei media sugli incidenti sul lavoro – non dimentichiamo anche i continui appelli del Capo dello Stato Napolitano a tenere alta la guardia – dall’altro lato è altrettanto evidente come permangano ancora ampie zone di rischio”.

Però, ”accanto al lavoro che non c’è, al lavoro che si perde, anche il lavoro insicuro e insalubre, che rappresenta un non marginale aspetto della precarietà, non può non essere considerato un’assoluta urgenza”, evidenzia la vicepresidente della Camera: ”Il costo della non sicurezza, stimato economicamente in circa 50 miliardi di euro, è infatti un costo inaccettabile, per i lavoratori, per le famiglie, per la società e per il sistema produttivo. Su questo siamo tutti chiamati ad uno sforzo di responsabilità maggiore”.

E anche il ministro del lavoro, Enrico Giovannini, presente all’iniziativa dell’Inail, ha commentato che ”Il fatto che gli incidenti mortali ed anche gli infortuni” sul lavoro nel complesso ”stiano riducendosi è un fatto positivo, in parte legato al ciclo economico” ma che evidenzia soprattutto ”la maggior attenzione alla prevenzione, alla sicurezza: dobbiamo rafforzare tutto questo”, aggiunge Giovannini, sottolineando che ”l’azione messa in campo dall’Inail per utilizzare meglio i dati, per sviluppare l’intelligence in maniera tale da trovare più facilmente le imprese che non si adeguano e aiutare le imprese stesse ad investire in sicurezza sono tutte azioni che vanno nella direzione giusta”.

Il ministro ha indicato quindi ”l’auspicio” che il ”trend di riduzione” degli infortuni sul lavoro ”possa accelerare” ulteriormente in modo da ”poter dire l’anno prossimo ed i successivi che l’Italia è tra i Paesi con i livelli migliori in questa battaglia che è di tutti i soggetti”. E che punta, ricorda, sulla formazione, la semplificazione ”veramente burocratica”, ”non acritica” e che ”non mette a rischio le persone” e l’aumento delle sanzioni per chi non rispetta le norme.

INAIL

Presentazione rapporto Inail

Le denunce pervenute all’Inail entro il 30 aprile 2013 relative a infortuni accaduti nel 2012 sono state 744.916: il dato registra una diminuzione dell’8,89% sul 2011 e del 23% sul 2008. Tra le denunce pervenute, quelle positivamente riconosciute dall’Istituto come casi di infortunio sul lavoro sono risultate 496.079: l’11,34% in meno rispetto allo stesso dato dell’anno precedente (quando i casi sono stati 559.504). 

Per quanto riguarda gli episodi mortali, le denunce pervenute entro la stessa data e  relative al 2012 sono state 1.296 (-5,19%): 790 di queste sono state effettivamente accertate dall’Inail come infortuni sul lavoro: un decremento dell’8,78% rispetto agli 866 casi mortali dell’anno precedente.

Questi alcuni dei principali dati illustrati oggi dal presidente dell’Istituto, Massimo De Felice, in occasione della presentazione della Relazione annuale 2012 presso la Sala della Regina di Palazzo Montecitorio, a Roma. Presenti il vicepresidente della Camera dei deputati, Marina Sereni, il ministro del Lavoro e delle politiche sociali, Enrico Giovannini.

Casi mortali accertati: -27% dal 2008. Nel contesto degli infortuni accertati 428.960 sono risultati in occasione di lavoro, a fronte di 67.119 “in itinere” (ovvero, quelli occorsi ai lavoratori ad esempio durante il normale percorso di andata e ritorno dall’abitazione al luogo di lavoro). Da segnalare come, nel complesso, più del 18% dei 496.079 infortuni totali si sia verificato al di fuori dell’azienda, “con mezzo di trasporto” (22.792) o – come già segnalato –in itinere.  

Oltre 680 morti nell’industria e servizi. Nello specifico delle gestioni assicurative, 393.663 infortuni accertati hanno interessato l’industria e servizi (682 dei quali con esito mortale), 34.151 l’agricoltura (98 mortali) e 68.265 sono stati “per conto dello Stato” (10 mortali).

Quasi 165mila le donne infortunate. Le specificità di genere segnalano 331.086 infortuni accertati a danno di lavoratori (726 con esito mortale) e 164.993 a danno di lavoratrici (64 gli episodi mortali). 

Riconosciuta la causa professionale al 37% delle denunce di malattia. Per quanto concerne le denunce di malattie, queste sono state circa 47mila e 500 (1.000 in meno rispetto al 2011), con un aumento di quasi il 51% rispetto al 2008. Ne è stata riconosciuta la causa professionale a circa il 37%, mentre il 3% è ancora “in istruttoria”. È importante notare che le denunce riguardano le malattie e non i soggetti ammalati, che sono circa 36mila e 300 (un singolo lavoratore, cioè, può essere soggetto a più patologie correlate).

Malattie d’amianto: 1.540 casi protocollati per 348 morti nell’anno in corso. Sempre sul fronte delle malattie professionali, l’andamento degli esiti mortali per anno di competenza è in costante decrescita: sono stati 1.583 nel 2012 (il 27% in meno rispetto al 2008) e il 94% ha interessato la gestione “industria e servizi”. L’analisi per classi di età mostra che – al momento della morte – il 62% delle persone interessare aveva un’età maggiore di 74 anni. Riguardo alle denunce di patologie asbesto-correlate protocollate dall’Inail nel 2012, ne sono state riconosciute 1.540: tra queste, nell’anno 348 casi hanno avuto esito mortale.

Tumori

Prima conferma relazione tumori polmone e inquinamento

Arriva la prima conferma della stretta relazione fra inquinamento atmosferico e tumori del polmone. Il risultato si deve a una ricerca europea pubblicata sulla rivista Lancet Oncology alla quale partecipa anche l’Italia con un gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.   

Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte nei Paesi industrializzati. Solo in Italia nel 2010 si sono registrati 31.051 nuovi casi. La ricerca mostra che più alta è la concentrazione di inquinanti nell’aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. Inoltre dalla misurazione delle polveri sottili l’Italia è risultata essere tra i paesi europei più inquinati.

Svolto su oltre 300.000 persone residenti in 9 paesi europei, lo studio è il primo lavoro sulla relazione tra inquinamento atmosferico e tumori al polmone che interessa un numero così elevato di persone, sottolinea l’Istituto Nazionale dei Tumori, con un’area geografica di tale estensione e un rigoroso metodo per la misurazione dell’inquinamento. E’ stato misurato in particolare l’inquinamento dovuto alle polveri sottili tossiche presenti nell’aria (particolato Pm 10 e Pm 2,5) dovute in gran parte alle emissioni di motori a scoppio, impianti di riscaldamento, attività industriali.

Lo studio ha permesso di concludere che per ogni incremento di 10 microgrammi di Pm 10 per metro cubo presenti nell’aria il rischio di tumore al polmone aumenta di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l’adenocarcinoma, l’unico tumore che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori. Inoltre si è visto che se nell’arco del periodo di osservazione un individuo non si è mai spostato dal luogo di residenza iniziale, dove si è registrato l’elevato tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma.

Le attuali normative della Comunità europea in vigore dal 2010 stabiliscono che il particolato presente nell’aria deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i Pm 10 e al di sotto dei 20 microgrammi per i Pm 2,5. Questo studio, tuttavia, sottolinea l’Istituto Nazionale dei Tumori, dimostra che anche rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto il rischio di tumore al polmone, essendo l’effetto presente anche al di sotto di tali valori.

Il lavoro ha riguardato persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne provenienti da: Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. In Italia le città interessate sono state Torino, Roma, Varese. Le persone sono state reclutate negli anni ’90 e sono state osservate per un periodo di circa 13 anni successivi al reclutamento, registrando per ciascuno gli spostamenti dal luogo di residenza iniziale. Del campione monitorato hanno sviluppato un cancro al polmone 2.095 individui.

Carceri

Carceri: entro il 2014, 12mila posti in più

Sulle carceri il governo ha ”una strategia complessa che riguarda tanti aspetti”. E’ il ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, a sottolineare che, per quanto riguarda la costruzione di nuovi istituti penitenziari, ”alla fine dell’anno prossimo avremo 12mila posti in più”.

Quanto alle misure introdotte per decreto per alleviare la situazione di sovraffollamento carcerario, ”abbiamo 30mila detenuti in più” rispetto alla capienza complessiva nelle carceri italiane.

”Le persone pericolose non usciranno dal carcere” per effetto dei provvedimenti del governo. ”Escono -spiega Cancellieri- persone che possono svolgere il loro lavoro all’esterno, possono pagare il loro debito alla società lavorando e rendendosi utili”. Il decreto ”avrà effetto su 5-6.000 persone nell’arco di due anni”.

Quanto all”amnistia, Cancellieri ribadisce che un provvedimento di clemenza ”alleggerirebbe molto il lavoro degli uffici”, ma che ”è un discorso tecnico. Quello politico non l’affronto proprio, rimetto il problema all’attenzione del Parlamento”.

Asili

Pochi asili per i voucher baby sitting

All’iniziativa hanno aderito meno di 2mila strutture su più di 4mila

Le neo o future mamme hanno tempo fino a domani mattina per partecipare al bando riguardante il contributo economico da usare per pagare l’asilo nido o la baby sitter.

L’iniziativa prevista dalla riforma Fornero dell’anno scorso, aveva suscitato molto interesse, peccato però che la sua utilità rischia di essere compromessa dal basso numero di asili che hanno aderito al progetto.

La legge 92/2012 ha introdotto, in via sperimentale, per l triennio 2013-2015, un contributo economico a vantaggio delle madri lavoratrici, utilizzabile pe pagare la baby sitter o la retta degli asili nido pubblici o dei servizi privati accreditati.

L’aiuto pari a un massimo di 300 euro al mese per non oltre un semestre, è alternativo al congedo parentale e non è accessibile alle lavoratrici autonome.

Gli asili nido interessati a partecipare all’iniziativa dovevano presentare la relativa richiesta all’Inps, a cui è stato affidato la gestione del bando che, dopo verifica, li avrebbe inseriti in un elenco destinato a essere consultato dalle mamme che richiedono il contributo.

Ma ora che l’elenco è stato completato e messo a disposizione delle mamme, si può verificare che contiene solo 1.994 strutture distribuite in tutto il territorio nazionale. In Italia gli asili nido pubblico sono circa 3.700 a cui si aggiungo oltre 4.500 strutture private di cui solo una parte accreditate.

Comunque anche prendendo in considerazione le sole strutture pubbliche, i numeri dicono che al bando ha partecipato poco più della metà degli asili … Così l’utilità dell’iniziativa rischia di essere compromessa prima ancora di partire, dato che una madre lavoratrice può chiedere il contributo per pagare l’asilo solo il figlio è iscritto a una struttura che compare nell’elenco Inps …

da IlSole24Ore

Figli naturali come figli legittimi.

Figli naturali come figli legittimi. In arrivo il decreto legislativo

Il governo sta lavorando al completamento della normativa sull’equiparazione dei figli naturali, ossia nati fuori dal matrimonio, e dei figli legittimi e non è escluso che già al prossimo Consiglio dei ministri possa essere presentato un testo, frutto del lavoro della Presidenza del Consiglio e di più ministeri: Interni, Giustizia, Politiche sociali, Economia. La notizia, anticipata dal sito Repubblica.it, trova conferma da fonti governative.

Il testo, un decreto legislativo, discende dalla legge n. 219 del 2012. La normativa che equipara i figli naturali a quelli legittimi, infatti, c’è già ed è stata approvata in via definitiva dalla Camera il 27 novembre dello scorso anno, a larga maggioranza: il testo ottenne infatti 366 voti a favore, 31 contrari e 58 astensioni. ”La parentela è il vincolo tra le persone che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia ”all’interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo”, dispone la norma, che indica anche diritti e doveri dei figli e, inoltre, all’articolo 2, affida al governo una delega per la revisione, da approntare entro 12 mesi, delle disposizioni vigenti in materia di filiazione.

Il governo era chiamato a intervenire per sostituire in tutta la legislazione vigente i riferimenti ai figli naturali e a quelli legittimi, a modificare la disciplina del riconoscimento dei bambini nati fuori dal matrimonio, a unificare le disposizioni che disciplinano i diritti e i doveri nei confronti dei figli legittimi o naturali che siano. E soprattutto ad adeguare la disciplina delle successioni e delle donazioni al principio di unicità dello stato di figlio. Su questi punti – che mirano ad eliminare, come richiesto nella delega, ogni discriminazione tra i figli, compresi quelli adottivi – si concentrerà il decreto legislativo che il governo si appresta a presentare, con un testo che comporterà modifiche a leggi vigenti e ad articoli del codice civile e penale.

Decreto lavoro

Cgil: decreto lavoro primo passo, ma non basta

“Un primo segnale di attenzione al lavoro e alla coesione sociale. Molti interventi hanno un carattere discontinuo e che guardano all’incremento dell’occupazione giovanile, altri come quelli che riguardano ulteriori flessibilità del mercato del lavoro non ci convincono”.

E’ quanto affermato dal segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, ieri, in audizione al Senato sul decreto lavoro. “L’attuale testo – ha aggiunto – contiene notevoli miglioramenti rispetto alle bozze originarie in ragione di impegni del presidente Letta e dello stesso ministro Giovannini assunti con le organizzazioni sindacali, in particolare su Expo e deroghe nazionali demandando tale discussione ad un accordo tra le parti che potesse tenere insieme previsioni contrattuali e ottimizzazione degli investimenti”.

Nel merito del decreto, ha osservato, “è positivo aver concentrato l’attenzione sull’occupazione giovanile con interventi e incentivi che favoriscono l’assunzione a tempo indeterminato. Appare quindi contraddittorio che nella parte che riguarda le modifiche alla legge 92 si intervenga di nuovo sulla flessibilità in entrata, in particolar modo sul tema della acausalità dei contratti a termine e delle proroghe e sulle limitazioni alla contrattazione collettiva sua altre tipologie”. Inoltre, ha proseguito Sorrentino, “appare positivo aver esteso la responsabilità solidale sui compensi dei collaboratori a progetto e le norme sulle dimissioni in bianco anche ai lavoratori autonomi.

Appare invece non opportuno un ulteriore intervento sul testo unico sull’apprendistato. Per ciò che attiene l’articolo 9 – ha precisato la sindacalista -, in particolare i contratti di prossimità ai sensi dell’articolo 8 legge 148 (manovra Sacconi Tremonti), sebbene la norma sia finalizzata solo al monitoraggio, continuiamo a chiedere l’abolizione di quell’articolo, così come dell’articolo 9 di quella stessa legge che riguarda i lavoratori disabili, in ragione anche della recente sentenza della Corte di giustizia europea che ha sanzionato il nostro paese proprio sulla disparità di accesso e tutela dei lavoratori disabili”.

Poi, “per ciò che attiene le misure attinenti all’Iva, bene lo stop all’aumento fino al primo ottobre ma preoccupa la possibilità di aumentare le addizionali locali che inciderebbero ancora una volta sui redditi fissi. Per questa ragione auspichiamo che si proceda in tempi celeri ad una riforma fiscale che abbia come criterio equità e progressività. Infine sulla coesione, bene la riprogrammazione dei fondi strutturali per evitare di perdere quelle poche risorse dei fondi strutturali che possono guardare allo sviluppo del mezzogiorno e non solo, soprattutto perché orientate ai giovani e all’inclusione sociale ma sulle modalità di utilizzo il governo dovrebbe continuare il confronto con le parti per individuare strumenti più giusti ed efficaci”.

Per questa ragione, ha concluso Sorrentino, “il Parlamento dovrebbe intervenire non sull’aumento della precarietà e non sul depotenziamento della contrattazione collettiva, ma per ciò che attiene il lavoro a correggere quelle norme che rischiano di vanificare l’effetto pur positivo di incentivi sull’occupazione stabile. Del resto questo è l’impegno che il ministro Giovannini ha assunto con le organizzazioni sindacali”.