Archivi giornalieri: 8 luglio 2013

Il Sindaco di Oristano Guido tendas sotto accusa.

 

ZONA FRANCA E FALSE CARTE D’ARBOREA

        di Francesco Casula                  

E’ polemica durissima fra il sindaco di Oristano Guido Tendas e un gruppo di sostenitori della Zona franca che hanno chiesto le sue dimissioni. All’origine  della contestazione un intervento di Tendas a Bruxelles in cui – oltre che a prendere le distanze dalla mozione approvata dal Consiglio comunale oristanese – avrebbe “offeso la storia e la città di Eleonora”, rispolverando artatamente le “false Carte di Arborea”. Su questa questione vorrei soffermarmi mentre consegno la narrazione sulla Zona Franca agli esperti. Sotto la denominazione impropria di “Carte d’Arborea” si raccoglie un insieme di pergamene, di codici cartacei e di documenti (una quarantina di testi di varie dimensioni, attualmente custoditi quasi tutti nella Biblioteca universitaria di Cagliari, riguardanti il periodo  dal VI al XV secolo, ovvero dalla dominazione romana al Medioevo) che, a partire dal 1845 vennero offerti in vendita dal frate  Cosimo Manca del Convento di santa Rosalia in Cagliari. Il frate ne asseriva la provenienza dagli Archivi dei re-Giudici d’Arborea di Oristano, da qui il nome di Carte di Arborea. Che comunque – è bene sottolinearlo – niente a che fare hanno con la Carta de Logu della regina-giudicessa Eleonora d’Arborea. La prima pergamena (conosciuta come Pergamena di Arborea) fu offerta allo storico sardo Pietro Martini proprio nel 1845 che la pubblicherà un anno dopo, nel 1846. La raccolta definitiva delle Carte fu pubblicata nel 1863. Sottoposte a unaéquipe di esperti costituita da accademici dell’Università di Berlino – fra cui il grande storico ed epigrafista Theodor Mommsen – sulla base di una rigorosa analisi intrinseche (scrittura, inchiostri e materiali scrittori) e di ragioni estrinseche (caratteri filologici e storici) ne fu decretata la falsità. Tutto a posto, allora? No, per niente. Quei falsi – ha sostenuto lo scrittore Natalino Piras – interpretano lo spirito dei Sardi più di qualsiasi «tradizione storiografica europea». Ne costituiscono il romanzo storico, come giustamente dice lo storico Manlio Brigaglia, ma allo stesso tempo svelano quanto di falso, compresso, abraso, cancellato, manipolato, imposto con forza ci sia nella tradizione storiografica che si occupa di Sardegna. In altre parole sono certo dei “Falsi” che però raccontano dell’Isola e della sua civiltà politica e letteraria, più verità di quanto non ne racconti la storia ufficiale narrata dai “vincitori”.

Pubblicato su SARDEGNA Quotidiano del 8-7-2013

Croazia in Europa

Ingresso della Croazia nell’Unione europea e riflessi previdenziali

Dal 1 luglio 2013 la Croazia è entrata a far parte dei paesi membri dell’ Unione europea. Da tale data entrano, dunque, in vigore anche per questo paese i Regolamenti comunitari di sicurezza sociale, che coordinano i regimi di sicurezza sociale vigenti  nei diversi paesi UE. L’applicazione dei Regolamenti comunitari sostituisce la Convenzione di sicurezza sociale Italia – Croazia, entrata in vigore il 1° novembre 2003 che, a sua volta, aveva sostituito integralmente la convenzione tra Italia e Repubblica Federativa Popolare di Jugoslavia, del 14 novembre 1957.

Tali regolamenti sostituiscono la Convenzione di sicurezza sociale tra l’Italia e la Croazia in vigore dal 1° novembre 2003; in particolare le disposizioni dei regolamenti sostituiscono le disposizioni della Convenzione che rientrano nel campo di applicazione di detti regolamenti. Ciononostante, continuano ad applicarsi quelle disposizioni della Convenzione più favorevoli ai beneficiari, come ad esempio quelle relative alla totalizzazione multipla.

Tutte le disposizioni emanate dall’INPS concernenti i suddetti regolamenti comunitari, a decorrere dal 1° luglio 2013 sono applicabili anche nei confronti della Croazia. Dalla stessa data, sono applicabili anche nei confronti della Croazia tutte le decisioni e le raccomandazioni adottate dalla Commissione amministrativa  per il coordinamento della sicurezza sociale relative all’applicazione dei Regolamenti comunitari. Si sottolinea  il principio di carattere generale vigente secondo cui è possibile acquisire un diritto a prestazione in virtù della regolamentazione comunitaria, anche se tale diritto si riferisce ad eventi (ad esempio periodi assicurativi, decessi, ecc.) verificatisi anteriormente al 1° luglio 2013. Ovviamente la decorrenza di tale diritto e del relativo effetto economico non può essere anteriore al 1° luglio 2013.

Ad esempio, se un lavoratore raggiunge il diritto a pensione di vecchiaia italiana cumulando i  periodi di lavoro in Croazia, Italia, Spagna e Grecia, la decorrenza della sua pensione non può essere anteriore al 1° luglio 2013 poiché prima di tale data non potevano essere totalizzati i periodi contributivi di tutti questi paesi comunitari, non essendo la Croazia ancora Stato membro. 

Al contrario, qualora il lavoratore possieda periodi assicurativi in Italia, Croazia, Francia e Germania necessari per perfezionare il diritto a pensione italiana di vecchiaia, quest’ultima può avere anche una decorrenza precedente al 1° luglio 2013 in quanto la Convenzione italo-croata consentiva la totalizzazione multipla anche con Francia e Germania, paesi entrambi legati sia all’Italia che alla Crozia da convenzione bilaterale di sicurezza sociale.  Va precisato che l’ingresso della Croazia nella UE non determina automaticamente l’estensione dell’Accordo sulla libera circolazione delle persone concluso tra la Svizzera e l’Unione Europea. Pertanto i regolamenti n. 883/2004 e n. 987/2009 non sono applicabili alle relazioni della Svizzera con la Croazia.

Le sedi dell’Inca, dislocate su tutto il territorio nazionale,  sono a disposizione per fornire ulteriori informazioni.

INAIL

Inail, controlli a segno in quasi nove casi su dieci

Come emerge dai dati presentati nel corso della riunione della Commissione centrale di coordinamento dell’attività di vigilanza dell’Inail, nel primo trimestre 2013 sono state riscontrate irregolarità in 4.673 aziende, pari all’88,32% delle 5.291 imprese ispezionate. Si tratta di un ulteriore miglioramento del dato registrato nel corso del 2012, quando la percentuale delle aziende irregolari sulle ispezionate era stata pari all’87%, con un incremento di oltre otto punti rispetto al 78,4% del 2009.
 
L’elevato tasso di successo dell’attività di vigilanza Inail, che in quasi nove casi su 10 riesce a individuare situazioni di irregolarità nelle aziende sottoposte ai controlli, conferma l’efficacia del sistema realizzato, che ha permesso anche di incrementare le entrate per premi assicurativi accertati, cresciute rispetto al 2010 sia nel 2011 (+10%), sia nel 2012 (+25%). I premi omessi accertati nei primi tre mesi di quest’anno sono pari a quasi nove milioni e mezzo di euro e nello stesso arco di tempo gli ispettori dell’Istituto hanno rilevato retribuzioni imponibili evase o eluse per oltre 700 milioni.

In linea con gli indirizzi strategici del Consiglio di indirizzo e vigilanza, l’attività di vigilanza Inail, insieme al contrasto del fenomeno dell’evasione ed elusione contributiva, ha previsto specifici interventi sul fronte della lotta al lavoro sommerso, anche al fine di diffondere la cultura della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro. In particolare, nel primo trimestre 2013 sono stati regolarizzati 17.885 lavoratori, di cui 2.296 in nero, con un incremento pari al 27,78% rispetto ai primi tre mesi dello scorso anno, quando erano stati regolarizzati 13.997 lavoratori.
 
Per analizzare il fenomeno del lavoro sommerso e disporre di dati puntuali sull’attività ispettiva, l’Istituto ha inoltre realizzato la banca dati “Osservatorio dei lavoratori regolarizzati”, che evidenzia il numero delle aziende ispezionate in rapporto ad alcune variabili, come la dimensione aziendale e il settore di attività, e di analizzare il fenomeno del lavoro sommerso e irregolare in riferimento alle aree geografiche, alla dimensione aziendale, ai settori economici e al genere e alla nazionalità dei lavoratori che sono stati regolarizzati in seguito a un’ispezione.
 

Welfare

Rete “Cresce il Welfare, cresce l’Italia” al Governo: sì a misure strategiche

Il welfare non è un costo ma un investimento. Non ha dubbi la  Rete “Cresce il Welfare, cresce l’Italia” che venerdì  scorso ha presentato i primi dati di una ricerca su investimenti nel welfare e rilancio dell’occupazione. In Europa, tra il 2008 e il 2012 (nel pieno della crisi), a fronte di una perdita di occupazione nei comparti manifatturieri di 3 milioni e 123mila unità l’incremento nei servizi di welfare, cura e assistenza è stato pari a 1 milione e 623mila unità (+7,8%).

Ma solo alcuni Paesi europei si sono resi conto che il welfare può essere un volano per la ripresa economica. Fra questi l’Italia non c’è: al contrario essa comprime la spesa sociale, delega massicciamente l’assistenza alle famiglie, mantiene limitati e risibili gli sgravi per l’occupazione domestica e di assistenza, favorendo il lavoro sommerso e senza tutele.

Convinta di questo assunto, la Rete propone al Governo l’adozione di alcune misure strategiche di:
– finanziare adeguatamente i Fondi per il sociale (azzerati per il 2014) anche al fine di estendere e qualificare la rete dei servizi sui territori;

– dotarsi di un Piano nazionale per la non autosufficienza e di un Piano di contrasto alla povertà;

– aumentare la solvibilità (cioè la capacità di pagare) delle famiglie italiane per  l’assunzione di assistenti familiari, ma in un quadro di maggiori e migliori servizi pubblici di assistenza alle persone;

– favorire  l’emersione del lavoro nero aumentando significativamente gli incentivi fiscali e contributivi;

– favorire la qualificazione e la tutela dei lavoratori;

– investire per il raggiungimento degli obiettivi europei di presa in carico della prima infanzia, in particolare  quelli relativi agli asili nido;

– raccogliere  l’opportunità offerta dalla decisione della Commissione UE che ha concesso  all’Italia una maggiore flessibilità di bilancio nel 2014 per investimenti produttivi e per rilanciare la crescita.

Cig

Cgil, tra gennaio e giugno mezzo miliardo di ore Cig

Il totale di ore di cassa integrazione richieste, da gennaio a giugno, supera il mezzo miliardo. Ad aggiornare il dato Inps che ha certificato, a giugno, una richiesta in aumento dell’1,7% rispetto a maggio e in calo del 4,9% su giugno 2012, è la Cgil che sottolinea come l’andamento della cig dimostra “l’urgenza di intervenire sul rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga per dare garanzie alle centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori che ne sono coinvolti”, come spiega il segretario confederale, Elena Lattuada.

Il decreto con cui il ministero del lavoro ha finanziato la cig in deroga per il 2013, considerato dal sindacato come “un atto dovuto”, non e” infatti “sufficiente”: abbiamo bisogno di mettere in sicurezza il sostegno al reddito per i lavoratori delle centinaia di aziende in crisi, così come dovremmo al più presto pianificare la programmazione per il prossimo anno. Ma soprattutto vanno accelerati da parte dell’Inps i pagamenti a quei lavoratori che da mesi sono in attesa”, dice ancora Lattuada.

Inoltre, prosegue, ”seppur doveroso e vitale l’intervento sugli ammortizzatori in deroga, non può essere questa la via per determinare una prospettiva”. Bisognerà per la Cgil, al più presto, affrontare il tema di una riforma che renda il ricorso agli ammortizzatori davvero universale e, contestualmente, “mettere in campo misure che rilancino la domanda interna”. Misure che “ridistribuiscano il reddito”, spiega ancora il sindacato che ribadisce perciò la necessità che si ponga mano ad “una riforma del fisco che alleggerisca il prelievo sul lavoro e sulle pensioni”.

Crisi

Crisi: sempre più famiglie risparmiano sul cibo

Nel 2012 la percentuale delle famiglie che ha ridotto la qualità e/o la quantità dei generi alimentari acquistati schizza al 62,3% dal 53,6% dell’anno precedente. Lo rileva l’Istat, che quindi sottolinea come oltre sei nuclei su dieci mettano in atto strategie di contenimento dei consumi per i prodotti della tavola. Aumenta infatti anche la quota di coloro che si rivolgono all’hard discount (dal 10,5% al 12,3%). 

Nel 2012 la spesa media mensile per famiglia è stata pari, in valori correnti, a 2.419 euro, in ribasso del 2,8% rispetto all’anno precedente. La spesa è fortemente diminuita anche in termini reali (l’inflazione lo scorso anno era al 3%).

La flessione è da imputare soprattutto alla spesa non alimentare che diminuisce del 3% e scende nuovamente sotto i 2.000 euro mensili: calano le spese per abbigliamento e calzature (-10,3%), per arredamenti, elettrodomestici e servizi per la casa (-8,7%) e quelle per tempo libero e cultura (-5,4%), a fronte però di un aumento del 3,9% delle spese per combustibili ed energia. Sale, rispetto al 2011, la quota di spesa alimentare (dal 19,2% al 19,4%); l’aumento più consistente si registra nelle regioni centrali (dal 18,4% al 19,3%), ma è nel Mezzogiorno che, ancora una volta, si osservano i valori più elevati (25,3%).

Ue

Ue stanzia 8,6 mln di euro per aiutare ex dipendenti Merloni e Agile

La Commissione europea ha versato all’Italia e all’Austria 12,5 milioni di euro provenienti dal Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG). La somma è destinata ad aiutare il reinserimento di 2.643 lavoratori che hanno perso il lavoro nei settori dell’informatica, degli elettrodomestici e della lavorazione del tabacco. Di questi, 5 milioni andranno ad aiutare 1.517 ex-dipendenti della Antonio Merloni SpA, 3,6 milioni sono previsti per 856 ex-lavoratori di Agile S.r.l e 3,9 milioni andranno invece a sostegno di 270 ex dipendenti di Austria Tabak GmbH.

Ne dà notizia la Commissione ricordando che le proposte di utilizzo del Fondo di adeguamento, avanzate il 20 febbraio e il 7 marzo, erano state successivamente approvate dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

Era venuta dall’Italia, la richiesta di sostegno del FEG per lavoratori posti in esubero dalla Antonio Merloni e dalla Agile. Il pacchetto – informa la Commissione – “aiuterà i lavoratori offrendo loro un orientamento professionale, un orientamento mirato per gli ultracinquantenni, assistenza nella ricerca del lavoro, formazione professionale, riqualificazione e promozione dell’imprenditorialità. Queste misure saranno integrate da incentivi all’assunzione, da un’indennità per la ricerca di un lavoro e da un contributo alle spese di viaggio e di trasferimento”.

Amianto

Amianto: esposto per disastro ambientale a La Maddalena

Una denuncia-querela per disastro ambientale a La Maddalena è stata presentata questa mattina in Procura a Padova, la prima aver avviato inchieste contro la Marina militare, dalla figlia di un dipendente dell’Arsenale morto nel settembre 1984 a causa di un mesotelioma pleurico che i familiari attribuiscono all’esposizione all’amianto sul luogo di lavoro.

”A oggi – scrive nell’esposto G.B., figlia del lavoratore deceduto – il sito non è stato ancora bonificato e la sottoscritta chiede che l’autorità giudiziaria accerti chi, volontariamente e scientemente, ha disposto di
sfregiare il territorio di La Maddalena con un disastro ambientale che è sotto gli occhi di tutti”. Nel mirino la Marina militare e ogni altro ente sospettato di violazioni delle norme in materia di sicurezza sul lavoro in relazione al gran numero di decessi e di ammalati tra i colleghi.

Il padre di G. era addetto alla riparazione delle celle frigorifere, dove l’amianto era utilizzato come materiale isolante. Per tutto il periodo di lavoro, denuncia la figlia, ”ha lavorato in assenza di qualsiasi informazione sul rischio cui era esposto e senza essere munito di alcuna protezione in un ambiente di lavoro, chiuso, dove non venivano
aspirate le polveri né confinati i luoghi in cui c’era la dispersione di fibre di amianto”. La firmataria dell’esposto rileva che ”tutti i materiali di amianto e altri rifiuti delle officine della base della Marina militare di La Maddalena sono stati gettati in mare, inquinando l’intera zona, tanto è vero che le imbarcazioni non possono transitare nell’area
contaminata”.

ansa