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Inca: 8 marzo – La Costituzione al femminile

“Avremmo voluto parlare soltanto dei sinonimi di libertà, di uguaglianza e di solidarietà, ma la realtà che stiamo vivendo ci impone di riflettere profondamente sul perchè i principi fondamentali della nostra Carta costituzionale siano così profondamente disattesi”. Così Morena Piccinini, presidente dell’Inca, patronato della Cgil, spiega le motivazioni alla base del volume “Costituzione: sostantivo femminile – sinonimi e contrari dei principi fondamentali” con cui l’Inca celebra il “suo” 8 marzo.
 
Nel libro, che Inca distribuirà gratuitamente, i 12 principi fondanti della nostra Costituzione vengono tutti riletti da donne (ad eccezione dell’ultimo, quello che stabilisce il tricolore come bandiera italiana che viene “commentato” dalle frasi di una canzone di Francesco De Gregori, ‘Viva l’Italia’). E si tratta di donne di varie estrazioni che rappresentano davvero il variegato universo femminile.

La più piccola delle scrittrici ha solo 13 anni, si chiama Giulia e frequenta una scuola media di Torvaianica.
 
Giulia ha scritto una “lettera alla Costituzione” sull’art.1: “Ti vorrei fare una domanda: per Te -chiede Giulia alla nostra Carta- l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro? A me sembra di no perchè il lavoro non c’è. Bisognerebbe creare tanti nuovi posti di lavoro investendo sui servizi che lo Stato offre ai cittadini. In questo modo crescerebbe anche l’economia e il benessere di tutti. Come Tu dici il lavoro è un diritto che va rispettato. Per questo cara Costituzione -conclude Giulia- Ti vorrei consigliare di farti rispettare di piu'”.

“Sono passati 65 anni dalla promulgazione della Costituzione italiana -aggiunge Piccinini- ma mai 
come in questo momento quei valori, in essa espressi, ci sembrano tanto lontani dalla realtà. La grave crisi attuale, economica e occupazionale sta facendo crescere la sfiducia verso le nostre 
istituzioni democratiche, alimentando, soprattutto in alcuni ambienti politici, la tentazione di allontanarsi da esse”.
 
“Le testimonianze raccolte in questa pubblicazione -spiega ancora la presidente dell’Inca- sono il nostro contributo, in occasione dell’8 marzo, per dare un volto reale alle aspettative di ognuno e per ricostruire la fiducia verso le istituzioni democratiche, duramente compromessa. E’ il nostro modo per aiutare il rinnovamento della società in cui viviamo rispettando ciascuno dei 12 articoli che compongono i principi fondamentali della Costituzione italiana, dai quali non si può e non si deve prescindere”.
 
Ciascuna delle donne che ha contribuito a questa “rilettura” della Costituzione ha portato il valore di esperienze di vita intense e a volte drammatiche, come nel caso di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldovrandi, il ragazzo di 18 anni ucciso il 25 settembre 2005 da 4 poliziotti mentre tornava a casa a piedi dopo la serata con gli amici. Moretti parla dell’art. 2, quello sui diritti inviolabili dell’uomo.  “Il diritto alla vita di Federico -scrive- è stato barbaramente violato da 4 individui. Lo Stato che 
vorrei, in cui diritti e doveri sono reciproci, non lascerebbe ancora le armi a chi ha ucciso mio figlio”.
 
Così come è  amaro il commento all’art.10 (sui diritti degli stranieri) di Isabella Smahane, 42 anni, marocchina. “Vivo in questo paese da 19 anni -scrive- e ancora non ho la cittadinanza italiana perchè mi chiedono tanti documenti che io non sono in grado di avere.
 
I miei 2 figli di 15 e 11 anni sono nati in Italia e si sentono italiani, ma sono classificati come marocchini. Lo scoglio più alto che devo superare per poter ottenere la cittadinanza italiana è dimostrare di avere un lavoro regolare almeno da 10 anni, con tutti i versamenti previdenziali obbligatori, che però non ho. Ho lavorato come badante, come giardiniera, come addetta alle pulizie presso tante famiglie, ma quasi sempre in nero. Qualcuno neppure mi ha pagato per quello che facevo”.
 
Tra le altre autrici, si trovano anche Simona Torretta, Martina Pignatti Morano di “Un ponte per…”, e la storica Gloria Chianese. 
Insieme a loro anche le voci di studentesse, impiegate, giornaliste, precarie, mamme, insegnanti, sindacaliste. Un coro di voci, ma che parla una lingua sola: quella delle donne.
 
AdnKronos

incaultima modifica: 2013-03-08T20:21:00+01:00da vitegabry
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