Indagine sul lavoro in rosa

Indagine sul lavoro in rosa – La crisi colpisce più al nord

Dove le donne hanno maggiori possibilità di trovare una occupazione? Quanto la crisi sta penalizzando il lavoro delle donne? Quali sono le regioni più colpite e quelle più virtuose? Attraverso l’indicatore del ”Lavoro in rosa” viene realizzata una prima fotografia del mercato del lavoro femminile nelle regioni italiane, mentre la componente ”Effetto crisi” evidenzia come la situazione stia evolvendo a causa della crisi economica. L’indagine Red-Sintesi analizza il mercato del lavoro femminile, non solo attraverso lo scenario attuale, ma anche rispetto all’evoluzione sul 2007, ultimo anno prima della crisi.

Lavoro in rosa. In questo indice, che prende in considerazione differenti parametri del mercato del lavoro femminile, dalla disoccupazione alla precarietà, passando per le giovani ”Neet”, (giovani fino ai 29 anni che non studiano ne’ lavorano) il dualismo Nord-Sud è molto evidente: nelle prime otto posizioni troviamo solo regioni del Nord caratterizzate da buoni tassi di occupazione e da bassi livelli di inattivita’ e di giovani ai ”pit-stop”.

La regione che sembra esprimere al meglio il potenziale lavorativo femminile è il Trentino Alto Adige: qui il 65% delle donne è attivo, oltre il 60% è occupato e la disoccupazione è nettamente inferiore alla media nazionale (5,8% vs. 12%).

Solamente una donna su quattro fa un lavoro part-time ma avrebbe voluto lavorare a tempo pieno (il dato nazionale è piu’ che doppio). Segue la Valle d’Aosta, sebbene il part-time involontario sia vicino al valore medio italiano. Nelle posizioni successive continuano ad assicurarsi buoni standard per il mercato del lavoro femminile nel complesso regioni come Emilia Romagna, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Veneto, anche se si fa più consistente la 
percentuale di giovani donne Neet.

Le regioni del Mezzogiorno sono invece nel fondo della classifica, soprattutto per i bassi tassi di attività. La regione con le perfomance peggiori è la Sicilia: solo il 36% delle donne è attivo sul mercato del lavoro, con un tasso di disoccupazione del 21%,
che non è comunque il piu’ elevato. Resta il fatto che le poche siciliane che lavorano sono spesso “costrette” ad accettare un impiego a mezzo servizio (77% part-time involontario). La Sicilia ha 
poi il poco invidiabile primato delle giovani Neet: 4 ragazze su 10 non studiano nè lavorano.

Situazione molto simile anche per la Calabria e la Campania, rispettivamente penultima e terzultima: in Calabria si scopre il primato per la maggiore incidenza di contratti a termine sul totale delle dipendenti (27%), in Campania il tasso di disoccupazione 
femminile è il piu’ elevato d’Italia (22,5%).(segue)

Quali sono le regioni italiane in cui il lavoro femminile ha risentito maggiormente degli effetti della crisi 
economica? Con il secondo indicatore la classifica si ribalta: infatti, le regioni in cui la crisi economica si è abbattuta in misura più intensa sono, come era logico pensare, quelle con la maggior presenza di lavoro femminile, vale a dire quelle settentrionali.

L’unica regione del Nord a resistere è il Trentino Alto Adige, che si colloca in seconda posizione tra le regioni meno colpite. Nelle altre pesa in particolare l’aspetto giovanile, con la crescita dei Neet, ma anche la maggiore frequenza di contratti part-time involontari, oltre che la crescita della disoccupazione.

”I due indicatori proposti – sottolineano le ricercatrici di Red -Sintesi – evidenziando come la crisi economica stia rendendo sempre più difficile l’entrata nel mondo del lavoro delle donne. La vera mosca bianca in questa panoramica poco edificante sembra essere quella della Sardegna, in cui pare quasi in atto un’inversione di tendenza che sta avvicinando le donne al mercato del lavoro. La crescita dei tassi di occupazione ed attività è infatti nettamente 
superiore alla media nazionale, mentre è minimo l’aumento delle giovani Neet e delle disoccupate”.

Indagine sul lavoro in rosaultima modifica: 2013-03-07T17:40:27+01:00da vitegabry
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