Archivi giornalieri: 18 marzo 2022

San Cirillo di Gerusalemme

 

San Cirillo di Gerusalemme


Nome: San Cirillo di Gerusalemme
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 314, Gerusalemme
Morte: 18 marzo 386, Gerusalemme
Ricorrenza: 18 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
 
Nacque in Gerusalemme nell’anno 314. Dopo aver appreso i primi rudimenti della letteratura e delle scienze profane, studiò Sacra Scrittura, con tanto ardore e profitto, da diventare un intrepido difensore della fede. Fatto adulto, S. Massimo, vescovo di Gerusalemme, lo consacrò sacerdote.

S. Cirillo si dedicò specialmente alla predicazione. Scrisse pure quelle meravigliose catechèsi, nelle quali la dottrina cristiana è esposta con limpidezza ammirabile, e i dogmi della fede solidamente difesi dagli attacchi degli Ariani.

Morto il santo vescovo Massimo, il Signore dispose che a suo successore venisse eletto S. Cirillo.

Il suo episcopato fu assai fortunoso. Dovette sostenere persecuzioni, ingiurie ed accuse da parte degli Ariani. Per sottrarsi alle violenze dei nemici, che in un conciliabolo lo avevano dichiarato decaduto dalla sua sede, dovette riparare a Tarso di Cilicia, presso il Vescovo di quella città. Morto l’imperatore Costanzo, Giuliano l’Apostata, suo successore, permise a tutti gli esuli il rimpatrio. S. Cirillo ritornò sollecito tra il suo gregge, dove con zelo apostolico si diede a confutare errori, correggere vizi, sopprimere abusi e rimettere nuovamente in vigore il vero culto cristiano.

Un secondo sacrificio chiese Dio a questo suo servo fedele, quando dovette nuovamente riprendere la via dell’esilio. Ritornò sotto l’imperatore Teodosio il Grande.

Due grandi avvenimenti illustrarono l’episcopato di S. Cirillo. Giuliano l’Apostata voleva smentire la profezia di Gesù Cristo circa la distruzione di Gerusalemme. E poichè questa infelice città aveva già sentito in tutto il suo rigore il peso della spada di Roma, Giuliano s’accinse a riedificarla.

S. Cirillo tentò di distogliere l’empio imperatore da un tale disegno e gli mosse severi rimproveri. Ma la sua parola non fece breccia sul cuore dell’Apostata.

Sappiamo ciò che avvenne: terremoti, folgori e fiamme distrussero le mura riedificate, incutendo spavento indicibile nei partigiani dell’imperatore e apportando allo stesso grande confusione.

Il secondo avvenimento è l’apparizione di una croce, che dal Calvario si estendeva fino al monte Oliveto, tanto splendente da vincere la luce del sole.

Già vecchio S. Cirillo intervenne al Concilio Ecumenico di Costantinopoli, dove fu condannata l’eresia di Macedonio e nuovamente l’ariana. Ritornato quindi fra il suo gregge quasi ottuagenario, si addormentò nel Signore nell’anno 386.

PRATICA. Ascoltiamo e mettiamo in pratica la parola di Dio.

PREGHIERA. Dacci, te ne preghiamo. Dio onnipotente, per intercessione del beato vescovo Cirillo, di avere di te, solo vero Dio, e di Colui che mandasti, Gesù Cristo, una tale conoscenza, che meritiamo di essere perpetuamente annoverati nelle pecorelle che ascoltano la sua voce.

MARTIROLOGIO ROMANO. San Cirillo, vescovo di Gerusalemme e dottore della Chiesa, che, dopo avere sofferto molti oltraggi dagli ariani a causa della fede ed essere stato più volte scacciato dalla sua sede, spiegò mirabilmente ai fedeli la retta dottrina, le Scritture e i sacri misteri con omelie e catechesi.

Pensioni anticipate lavori usuranti, riconoscimento dei requisiti entro maggio 2022

Pensioni anticipate lavori usuranti, riconoscimento dei requisiti entro maggio 2022

A breve inoltro delle domande di riconoscimento dei requisiti per le pensioni anticipate per lavori usuranti per le uscite nel 2023.

Come noto, i lavoratori impegnati in attività lavorative particolarmente faticose e pesanti (lavori usuranti) hanno diritto ad accedere alla pensione anticipata rispetto ai requisiti ordinari. Infatti, i soggetti che svolgono mestieri inquadrabili all’interno del D. Lgs. n. 67/2011 possono richiedere il prepensionamento. Tale meccanismo di pensionamento anticipato utilizza le quote, cioè abbina un certo numero di anni anagrafici alla maturazione di un determinato numero di anni contributivi. Ora, affinché il lavoratore prossimo alla pensione possa finalmente collocarsi a riposo, deve fare una speciale richiesta preliminare all’INPS, entro determinati termini prestabiliti dalla legge.

Quindi, chi matura i requisiti per andare in pensione nel 2023 (1° gennaio 2023 – 31 dicembre 2023), deve inviare la domanda preliminare all’INPS entro l’1 maggio 2022. A ricordarlo è l’INPS con il Messaggio n. 1201 del 16 marzo 2022, spiegando nel dettaglio i requisiti pensionistici da possedere, il regime delle decorrenze, nonché le modalità di presentazione della domanda.

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Pensioni anticipate lavori usuranti, riconoscimento dei requisiti entro maggio 2022

La norma che consente ai lavoratori addetti a lavorazioni particolarmente faticose e pesanti, di poter esercitare il diritto al prepensionamento è l’art. 1 del D.Lgs. 21 aprile 2011, n. 67. Il prepensionamento, che prevedo il meccanismo delle quote, consiste nell’accedere alla pensione prima dei requisiti previsti per la pensione di vecchiaia e anticipata.

A tal proposito, l’interessato deve certificare il possesso dei requisiti di legge tramite apposita domanda. Cosa molto importante è che la scadenza riguarda esclusivamente la richiesta di riconoscimento del beneficio per l’anticipo della pensione.

Infatti, la domanda di pensionamento vera e propria va fatta successivamente (nell’anno di uscita dal lavoro ossia il 2023).

Lavori usuranti, i nuovi requisiti per il 2022

In via generale, il prepensionamento permette ai lavoratori in esame di poter andare in pensione con il sistema delle quote, alle seguenti condizioni:

  • anzianità contributiva: 35 anni;
  • età anagrafica: 61 anni e 7 mesi.

Per i lavoratori autonomi, invece, è richiesto un anno di età in più.

Differenti sono i requisiti previsti per la categoria dei lavoratori a turni. In particolare:

  • per gli occupati per un numero di giorni lavorativi pari o superiore a 78 giorni all’anno, valgono le stesse regole viste finora;
  • gli occupati per un numero di giorni lavorativi da 64 a 71 all’anno, bisogna raggiungere quota 99,6 (35 anni di contributi + 63 anni e 7 mesi). Un anno di età anagrafica in più è richiesto per gli autonomi;
  • occupati per un numero di giorni lavorativi da 72 a 77 all’anno, bisogna raggiungere quota 98,6 (35 anni di contributi + 62 anni e 7 mesi). Un anno di età anagrafica in più è richiesto per gli autonomi.

Domanda di pensione anticipata per i lavoratori usuranti: come fare

Come detto, la domanda di accesso al beneficio deve essere presentata entro il 1° maggio 2022 per coloro che perfezionano i requisiti dal 1° gennaio 2023 al 31 dicembre 2023. A tal fine, la domanda di riconoscimento del beneficio deve essere presentata telematicamente, corredata dal modulo “AP45” e dalla documentazione minima richiesta.

A seguito della presentazione della domanda, possono realizzarsi diverse situazioni:

  • accoglimento della domanda, con indicazione della prima decorrenza utile del trattamento pensionistico;
  • accertamento del possesso dei requisiti relativi allo svolgimento delle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti;
  • rigetto della domanda, qualora sia accertato il mancato possesso dei requisiti relativi allo svolgimento delle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti.

Domanda oltre il 1° maggio 2022, cosa succede?

La presentazione della domanda di riconoscimento del beneficio oltre il termine del 1° maggio 2022 comporta il differimento della decorrenza del trattamento pensionistico anticipato pari a:

  • un mese, per un ritardo della presentazione inferiore o pari a un mese;
  • due mesi, per un ritardo della presentazione compreso tra un mese e due mesi superiore a un mese e inferiore a tre mesi;
  • tre mesi, per un ritardo della presentazione pari o superiore a tre mesi.
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Certificazione unica pensionati Inps 2022 disponibile online, ecco come ottenerla

Certificazione unica pensionati Inps 2022 disponibile online, ecco come ottenerla

La certificazione unica pensionati Inps 2022 (ex CUD) è disponibile online sul sito dell’Istituto per tutti gli interessati. Come ottenerla.

Dal 16 marzo è disponibile online sul sito web dell’Istituto la certificazione unica pensionati INPS 2022, che – in base alle norme in in materia – è messa a disposizione dall’Istituto di previdenza sociale, in veste di sostituto d’imposta. Ricordiamo brevemente che quest’ultimo è il soggetto, pubblico o privato, chiamato a sostituire il contribuente nell’adempimento dei propri obblighi fiscali.

Non bisogna dimenticare che tutti i sostituti d’imposta hanno avuto tempo fino al 16 marzo per inviare telematicamente certificazioni uniche 2022, inerenti ai redditi del 2021. Di seguito intendiamo fare il punto sulla certificazione unica 2022 Inps per i pensionati, ora disponibile online: come richiederla, visualizzarla e scaricarla? Ecco i dettagli.

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Certificazione unica pensionati Inps 2022: cos’è e a cosa serve

In linea generale, la definizione tecnica che si può dare della certificazione unica – in breve CU – è la seguente: si tratta di un documento fiscale che occorre per dimostrare il possesso di un reddito. L’onere di dimostrazione è in capo al contribuente, che si avvale della certificazione per consentire allo Stato di venire a conoscenza della sua specifica situazione reddituale.

Non vi sono dubbi a riguardo: il documento è essenziale ai fini della dichiarazione dei redditi, e deve essere redatto e consegnato con cadenza annuale per essere sempre in regola sul piano degli adempimenti nei confronti del Fisco. Di fatto la certificazione unica è consegnata dai datori di lavoro ai propri dipendenti, mentre l’INPS s’impegna a fare l’identica cosa con i pensionati.

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La funzione della CU pensionati Inps

Per quanto qui interessa, ricordiamo che ‘certificazione unica’ è il nome del documento con cui l’Istituto di previdenza attesta nei confronti dei titolari delle prestazioni pensionistiche, previdenziali, assistenziali e a sostegno del reddito tutti i pagamenti versati a loro favore. Ci si riferisce alle pensioni di anzianità, di vecchiaia, di invalidità.

Opportuno parlare di certificazione unica pensionati Inps proprio in questo periodo. Infatti detto documento, essenziale per la dichiarazione dei redditi:

  • è disponibile entro il 16 marzo di ciascun anno;
  • si riferisce in ogni caso ai redditi dell’anno passato.

Entrare in possesso di essa, è dunque un diritto-dovere del contribuente.

CU pensionati Inps, come scaricarla online

Chiaramente tutti gli interessati si domanderanno come fare concretamente a ottenerne una copia e dunque a stamparla, al fine di far fronte agli adempimenti legati alla presentazione della dichiarazione dei redditi. Ebbene, nel sito web ufficiale dell’Istituto di previdenza sono indicate tutte le informazioni utili per poter scaricare la certificazione unica pensionati Inps.

In particolare, detto documento può essere visualizzato e stampato online sul sito dell’ente, sfruttando il servizio CU online ad hoc. Attenzione però: essendo un servizio che attiene a dati strettamente personali, è necessario accedere con le proprie credenziali SPID, CIE o CNS all’area riservata “MyInps”, effettuando così il login.

Non solo. Allo scopo può essere utilizzata altresì l’app Inps mobile da smartphone o tablet, disponibile per dispositivi Android e Apple iOS.

Altra modalità digitale utilizzabile è quella che sfrutta la posta elettronica certificata (PEC). La richiesta va trasmessa all’indirizzo richiestacertificazioneunica@postacert.inps.gov.it, con copia del documento di identità dell’interessato alla certificazione unica pensionati Inps. Quest’ultima sarà di seguito spedita alla casella PEC utilizzata per la domanda.

Invece, coloro che sono titolari di mail ordinaria, a partire dal 30 marzo 2020, debbono fare riferimento al servizio di richiesta di spedizione della CU con indirizzo richiestacertificazioneunica@inps.it.

Leggi anche: videochiamata Agenzia delle Entrate, ecco come funziona nuovo servizio online del Fisco

Cud pensionati Inps, come ottenerlo senza internet

Tuttavia, la certificazione unica pensionati Inps 2022 può essere ottenuta anche senza l’utilizzo del web. Coloro che non hanno particolare dimestichezza con le nuove tecnologie possono avere il CUD via posta cartacea al proprio indirizzo di residenza. Chiamando il Contact center al:

  • numero verde 803 164 (gratuito da rete fissa)
  • oppure 06 164 164 da rete mobile,

l’interessato potrà contare sulla CU pensionati spedita direttamente a casa.

Analogamente, sarà possibile utilizzare il numero verde 800 434 320, sia da rete fissa che mobile, vale a dire un servizio con risponditore automatico. Il documento sarà inviato, in forma cartacea, presso la residenza del pensionato.

Ricordiamo infine che per i pensionati che vivono stabilmente all’estero, è prevista una specifica modalità di ottenimento della certificazione unica 2022. Essi infatti possono fare riferimento al numero INPS (+39) 06 164164 (abilitato alle chiamate da rete mobile), ossia un pratico servizio con operatore attivo dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20 (ora italiana) e il sabato dalle 8 alle 14 (ora italiana).

Come si può notare, dunque, le modalità per accedere alla certificazione unica pensionati Inps non mancano: all’interessato la scelta del meccanismo per lui più pratico.

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Dimissioni senza preavviso: come fare e cosa rischia il dipendente

Dimissioni senza preavviso: come fare e cosa rischia il dipendente

Dimissioni senza preavviso, come fare e con quali conseguenze? Quali sono i casi in cui non rischia nulla? Ecco la nostra guida aggiornata

Nel diritto del lavoro le dimissioni senza preavviso sono l’atto di recesso unilaterale dal rapporto di lavoro da parte del dipendente senza dare un periodo di preavviso al datore di lavoro. Il dipendente che si “licenzia” senza preavviso in pratica da le dimissioni immediate, tecnicamente dette dimissioni in tronco.

Per periodo di preavviso si intende il lasso di tempo che intercorre tra la comunicazione del dipendente dell’intenzione di “licenziarsi” e l’ultimo giorno di lavoro. La sua durata è stabilita dal contratto collettivo applicato dall’azienda. Durante il preavviso il rapporto continua normalmente: il dipendente presta la sua attività e il datore gli eroga la retribuzione. Tuttavia, il preavviso può non essere lavorato per scelta dell’azienda o del lavoratore, con conseguenze economiche diverse a seconda di chi prende questa decisione.

Esistono poi una serie di casi in cui è la legge stessa a riconoscere al dipendente l’interruzione immediata del rapporto. Vediamo nel dettaglio come può il dipendente dimettersi senza dare alcun preavviso all’azienda, cosa comporta e cosa si rischia a livello economico.

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Dimissioni immediate e mancato preavviso: cosa comporta la scelta del dipendente

Se il dipendente decide di rassegnare le dimissioni in tronco, senza cioè concedere all’azienda il periodo di preavviso stabilito dal contratto collettivo, il datore di lavoro è legittimato a trattenergli dalla busta paga un importo pari alla retribuzione che gli sarebbe spettata se il suddetto periodo fosse stato regolarmente lavorato.

La trattenuta viene normalmente operata sul cedolino relativo all’ultimo mese di lavoro, lo stesso in cui vengono liquidate ferie e permessi maturati ma non goduti e le mensilità aggiuntive (tredicesima e quattordicesima quando spetta).

Leggi anche: Preavviso dimissioni: come fare e tempi da rispettare

Se il dipendente non rispetta il preavviso, l’azienda perde la possibilità di avere il tempo necessario per trovare un sostituto o organizzare diversamente l’attività produttiva, mentre il dimissionario garantisce comunque la sua prestazione.

Il datore può tuttavia essere nelle condizioni di non aver bisogno del periodo di preavviso: in questi casi può accettare la volontà del lavoratore senza trattenere alcun importo in busta paga.

E’ consigliabile che la decisione di trattenere o meno la retribuzione venga comunicata al dipendente in forma scritta.

Dimissioni senza preavviso: quando si possono dare senza conseguenze

Esistono però casi in cui è la legge stessa a consentire al dipendente di dimettersi senza preavviso, peraltro escludendo qualsiasi conseguenza economica. Parliamo delle dimissioni per giusta causa, le dimissioni nel periodo di prova e le dimissioni nel periodo tutelato (maternità, matrimonio ecc.).

Dimissioni per giusta causa

L’esempio per antonomasia sono le dimissioni per giusta causa. Si caratterizzano come reazione ad un comportamento del datore talmente grave da non consentire la prosecuzione del rapporto nemmeno durante il periodo di preavviso.

Nel tempo la giurisprudenza vi ha ricompreso il mancato o ritardato pagamento della retribuzione, il mobbing o le molestie sessuali da parte del datore, tanto per citare i casi più emblematici.

Nelle dimissioni per giusta causa il dipendente ha anche diritto all’indennità sostitutiva del preavviso.

Dimissioni per giusta causa nei rapporti a tempo determinato

Nei contratti a tempo determinato il dipendente può dimettersi prima della scadenza del termine soltanto per una giusta causa che non consente la prosecuzione del rapporto. Inoltre, per quanto qui d’interesse, il dimissionario non è nemmeno tenuto a rispettare il periodo di preavviso (che si applica, si ricorda, ai soli contratti a tempo indeterminato).

Parimenti, l’azienda non è tenuta ad erogare l’indennità sostitutiva del preavviso, ad eccezione di un risarcimento del danno, pari all’ammontare delle retribuzioni che il dipendente avrebbe percepito se il contratto fosse proseguito fino alla scadenza.

Dimissioni nel periodo tutelato

Altre ipotesi di dimissioni in cui è la legge stessa a consentire al dipendente di non rispettare il preavviso sono quelle presentate durante il periodo in cui vige il divieto di licenziamento, cosiddetto periodo tutelato che coinvolge:

  • la lavoratrice dall’inizio della gravidanza fino al compimento di un anno di età del bambino;
  • il padre lavoratore che fruisce del congedo di paternità, per tutta la sua durata e fino ad un anno di età del bambino;
  • il licenziamento o le dimissioni causate dalla domanda o dal godimento da parte del lavoratore o della lavoratrice del congedo parentale e del congedo per malattia del bambino;

Allo stesso modo sono tutelate anche le cosiddette dimissioni per matrimonio; anche per le dimissioni rassegnate senza preavviso dalla lavoratrice nel periodo che intercorre dalla data delle pubblicazioni sino a 1 anno dalla data del matrimonio valgono le tutele su elencate.

Leggi anche: dimissioni volontarie

Peraltro, in caso di dimissioni presentate durante i periodi in cui vige il divieto di licenziamento, il dipendente ha diritto anche all’indennità sostitutiva del preavviso.

Dimissioni incentivate

Le dimissioni incentivate sono quelle in cui c’è una sorta di accordo con l’azienda, che incentiva il dipendente a dimettersi; in questo caso non è quindi previsto un periodo di preavviso.

Dimissioni in prova

Infine le dimissioni volontarie senza preavviso sono ammesse durante il periodo di prova.

Come dare le dimissioni senza preavviso on line

La mancanza del preavviso non fa venir meno l’obbligo in capo al dipendente di formalizzare le dimissioni on line ovvero le dimissioni telematiche. L’utilizzo di altre forme di comunicazione rende le dimissioni inefficaci (tranne in alcuni casi che vedremo in seguito).

Le dimissioni possono essere inviate:

  • Dal lavoratore dotato di PIN dispositivo INPS o SPID collegandosi al sito cliclavoro.gov.it;
  • Tramite intermediari abilitati (in questi casi non serve il PIN dispositivo INPS o SPID) quali:
    • patronati,
    • sindacati,
    • consulenti del lavoro,
    • enti bilaterali,
    • commissioni di certificazione
    • e sedi territoriali dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Si ricorda che la comunicazione telematica non è obbligatoria nei seguenti casi di dimissioni:

  • nel periodo di prova;
  • presentate dalla lavoratrice nel periodo di gravidanza, dalla lavoratrice o dal lavoratore nei primi tre anni di vita del bambino o nei primi tre anni di accoglienza del minore adottato o in affidamento, per le quali permane l’obbligo di convalida da parte del servizio ispettivo del Ministero del lavoro.

Dimissioni senza preavviso, cosa deve fare l’azienda

Ricevute le dimissioni del dipendente l’azienda può scegliere di rifiutarne il preavviso. In questo caso le ipotesi sono:

  • se il lavoratore non accetta la decisione aziendale ha diritto alla retribuzione per il periodo di preavviso nel corso del quale offre la sua prestazione;
  • se il lavoratore accetta la decisione aziendale, salvo diversa disposizione del contratto collettivo o della lettera di assunzione, il datore deve riconoscergli l’indennità sostitutiva del preavviso. Questa è pari alla retribuzione che gli sarebbe spettata se avesse lavorato tra la comunicazione delle dimissioni e l’ultimo giorno di rapporto.
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