Archivi giornalieri: 10 marzo 2022

Riforma del catasto, prospettive e obiettivi del Governo, tutte le novità 2022

Riforma del catasto, prospettive e obiettivi del Governo, tutte le novità 2022

Riforma del catasto 2022, cos’è e cosa potrebbe cambiare dopo l’approvazione della delega fiscale sul catasto

La Riforma del catasto, delega fiscale sul catasto, in approvazione in Commissione Finanze della Camera è è uno degli obiettivi fissati nel disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale approvato in CdM lo scorso mese di ottobre del 2021 e pone le basi per una revisione del sistema fiscale.

La riforma mira a modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo nuovi strumenti da porre a disposizione dei comuni e all’Agenzia delle entrate. L’obiettivo è quello di arrivare ad un sistema di rilevazione dinamico che permetta di attribuire all’immobile un valore patrimoniale e una rendita attualizzata, rilevati in base ai valori di mercato.

Ulteriori obiettivi sono l’emersione degli immobili abusivi o non censiti e il corretto riaccatastamento dei terreni agricoli.

La riforma del catasto

L’art.6 del disegno di legge delega sulla riforma fiscale si sofferma sulla riforma del catasto.

Come da dossier ufficiale della Camera dei deputati,  la delega al Governo è finalizzata all’adozione di norme volte a:

  • modificare il sistema di rilevazione catastale degli immobili, prevedendo
  • nuovi strumenti da porre a disposizione dei comuni e all’Agenzia delle entrate, atti a facilitare l’individuazione e il corretto classamento degli immobili.

L’art.6 indica  altresì i principi e i criteri direttivi che dovranno essere utilizzati per l’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati. Informazioni integrate da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026.

L’integrazione delle informazioni, dovrà attribuire all’unità immobiliare:

  • un valore patrimoniale e una rendita attualizzata,
  • rilevati in base ai valori di mercato, anche attraverso meccanismi di adeguamento periodico.

Inoltre per le unità immobiliari riconosciute di interesse storico o artistico sono, inoltre, da introdurre adeguate riduzioni del valore patrimoniale medio ordinario. Questo in  considerazione dei i più gravosi oneri di manutenzione e conservazione che caratterizza tali immobili.

Attenzione, tali informazioni non dovranno essere utilizzate per la determinazione della base imponibile dei tributi derivanti dalle risultanze catastali né, comunque, per finalità fiscali.

Sarà vero?

Questo lo vedremo solo una volta che saranno approvati i decreti legislativi in attuazione della legge delega in esame.

Gli obiettivi dichiarati della riforma. Individuazione degli immobili abusivi o irregolari

Gli obiettivi specifici della riforma sono messi nero su bianco nel disegno di legge delega.

In particolare, rappresentano degli obiettivi concreti, la predisposizione di strumenti per facilitare e accelerare corretto classamento di:

  • immobili non censiti o che non rispettano la reale consistenza di fatto, la relativa destinazione d’uso ovvero la categoria catastale attribuita,
  • terreni edificabili accatastati come agricoli nonché
  • di immobili abusivi.

A tal fine, andranno individuati incentivi e forme di valorizzazione per le attività di accertamento svolte dai Comuni in quest’ambito.

Ulteriore obiettivo della riforma è quello di prevedere strumenti e modelli organizzativi che facilitino la condivisione dei dati e dei documenti, in via telematica, tra l’Agenzia delle entrate e i competenti uffici dei comuni nonché la loro coerenza ai fini dell’accatastamento delle unità immobiliari.

Vedremo come proseguirà il percorso che porterà alla riforma del catasto. Soprattutto se verrà mantenuta la promessa che la riforma non impatterà  sulla determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali e, comunque, per finalità fiscali.

Gli interventi programmati non dovrebbero impattare neanche in termini di rilevazione della capacità contributiva dei contribuenti.

Questo almeno dice il dossier ufficiale sulla delega al Governo per la riforma fiscale.

Legge delega per la revisione del sistema fiscale

Il disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale prevede quattro principi cardine:

  • lo stimolo alla crescita economica, tramite una maggiore efficienza della struttura delle imposte e la riduzione del carico fiscale sui fattori di produzione;
  • la razionalizzazione e semplificazione del sistema, anche mediante la riduzione degli adempimenti e l’eliminazione dei micro-tributi;
  • la progressività del sistema, mantenuta seguendo i dettami della Costituzione;
  • il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale.

All’articolo 6 la Legge Delega prevede appunto la Riforma del Catasto.

E’ prevista l’introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati. Si prevede, inoltre, l’avvio di una procedura che conduca a integrare le informazioni sui fabbricati attualmente presenti nel Catasto, attraverso la rilevazione per ciascuna unità immobiliare del relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e introducendo meccanismi di adeguamento periodico. Questo intervento non ha tuttavia alcun impatto tributario.

Le nuove informazioni non saranno rese disponibili prima del 1° gennaio 2026 e intendono fornire una fotografia aggiornata della situazione catastale italiana. Gli estimi catastali, le rendite e i valori patrimoniali per la determinazione delle imposte rimangono quelli attuali. Le nuove informazioni raccolte non avranno pertanto alcuna valenza nella determinazione né delle imposte né dei redditi rilevanti per le prestazioni sociali.

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Dichiarazione precompilata, entro il 16 marzo l’invio telematico delle spese

Dichiarazione precompilata, entro il 16 marzo l’invio telematico delle spese

Entro il 16 marzo i soggetti obbligati devono inviare all’Agenzia entrate i dati delle spese detraibili per la Dichiarazione precompilata

Entro il 16 marzo, gli amministratori di condominio, le assicurazioni, le università e gli altri soggetti obbligati, devono inviare all’Agenzia delle entrate i dati delle spese sostenute dai contribuenti nel corso dell’anno 2021. Queste spese, se pagate tramite strumenti tracciabili quali ad esempio carte di credito, bancomat ecc., saranno inserite nella dichiarazione precompilata 2022 (730 e modello Redditi).

Le spese sanitarie invece sono già state comunicate al Sistema Tessera Sanitaria (S.t.s) entro lo scorso 8 febbraio. Il S.t.s li mette a disposizione dell’Agenzia delle entrate che poi li inserisce nella precompilata. Sempre se il contribuente non esprime la sua opposizione.

Ecco i dettagli.

Dichiarazione precompilata, i dati da inviare entro il 16 marzo

Entro il 30 di aprile, l’Agenzia delle entrate metterà a disposizione del contribuente la dichiarazione precompilata, 730 e modello Redditi.

Nella dichiarazione precompilata sono riportare tra i vari dati, oltre alla certificazione unica anche le spese detraibili e deducibili che il contribuente sostiene nel corso dell’anno. Dallo scorso anno, il vantaggio fiscale spetta solo se la spesa è stata pagata tramite strumenti tacciabili. Dunque, vanno bene carte di credito, bancomat, prepagate, ecc.

Detto ciò, come fa l’Agenzia delle entrate ad inserire le spese nella dichiarazione precompilata?

Leggi anche: Modello 730 precompilato e ordinario, novità sui controlli dal 2022

Ciò è possibile perchè, per legge, ex art.3 del D.lgs 175/2014, alcuni operatori economici ma anche altri soggetti/enti privati, hanno l’obbligo di inviare al Fisco i dati delle spese detraibili che i contribuenti sostengono nel corso dell’anno. Spese per prestazioni fornite quasi nella totalità dei casi dagli stessi operatori/Enti.

Nello specifico, l’invio dei dati riguarda:

  • contratti e premi assicurativi (assicurazioni);
  • contributi previdenza complementare;
  • ristrutturazione edilizia e risparmio energetico su parti comuni condominiali (amministratori di condominio)
  • spese funebri (Agenzie funebri).

Dunque, le assicurazioni, gli amministratori di condominio, le agenzie funebri, ecc., inviano i dati di spesa sostenute dal contribuente all’Agenzia delle entrate.

La comunicazione riguarda anche le pese per la frequenza degli asili nido, le spese scolastiche nonchè quelle universitarie  e i relativi rimborsi.

Indicazioni ad hoc per le erogazioni liberali e spese per asilo nido

L’obbligo riguarda anche :

  • le associazioni di promozione sociale,
  • fondazioni e associazioni riconosciute aventi per scopo statutario la tutela, promozione e la valorizzazione dei beni di interesse artistico, storico e paesaggistico e
  • fondazioni e associazioni riconosciute aventi per scopo statutario lo svolgimento o la promozione di attività di ricerca scientifica

Tali soggetti trasmettono telematicamente all’Agenzia delle entrate, in via facoltativa, una comunicazione contenente i dati relativi alle erogazioni liberali in denaro (no contante, sempre tracciati) deducibili e detraibili, eseguite nell’anno precedente da persone fisiche. Attenzione, l’invio è obbligatorio già da quest’anno per i soggetti appena elencati:  se dal bilancio di esercizio approvato nell’anno d’imposta cui si riferiscono i dati da trasmettere, risultano ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate superiori a un milione di euro.

Al contrario, l’invio sarà obbligatorio per il prossimo anno, 16 marzo 2023, se risultano ricavi, rendite, proventi o entrate comunque denominate superiori a 220.000 euro.

Sulle spese scolastiche gli istituti scolastici inviano all’Agenzia delle Entrate inviano i dati relativi alle spese per istruzione scolastica e alle erogazioni liberali ricevute, sostenute nell’anno d’imposta precedente da parte delle persone fisiche. Devono essere comunicati anche i rimborsi delle spese scolastiche e le erogazioni liberali restituite ai soggetti persone fisiche.

L’invio della comunicazione “spese scolastiche” è facoltativo per il 2020 e 2021; diventa obbligatorio a partire dal 2022.

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Sanzioni Certificazione Unica 2022 omessa, tardiva o errata

Sanzioni Certificazione Unica 2022 omessa, tardiva o errata

Guida alle sanzioni per Certificazione Unica 2022 omessa, tardiva o errata: quando si applicano e termini di pagamento.

Certificazione Unica

Il 16 marzo 2022 scade il termine ultimo per l’invio telematico all’Agenzia delle Entrare della Certificazione Unica 2022, relativa ai redditi percepiti nell’anno 2021. Il termine del 16 marzo coincide quest’anno anche per la consegna ai percipienti, non vi è più quindi la doppia scadenza per invio e consegna. Il 21 marzo scade il termine per la correzione delle CU inviate, ma scartate. I sostituti d’imposta che non provvederanno all’inoltro obbligatorio della certificazione, oppure vi provvedono in ritardo o in maniera errata, andranno incontro a determinate sanzioni.

L’importo della sanzioni varia se si tratta di CU omessa o di correzione di CU errata. Prima di individuare nel dettaglio le varie sanzioni, si ricorda che per le CU autonomi c’è ancora tempo: la scadenza, in tal caso, è infatti posta al 31 ottobre (si tratta, in particolare, di tutti quei dati che non rientrano nella dichiarazione del modello 730 precompilato).

Ma vediamo ora nel dettaglio tutte le sanzioni in caso di CU 2022 omessa, tardiva o errata.

Sanzioni Certificazione Unica 2022 omessa, tardiva o errata

Dal 1° gennaio 2016 è stato modificato il regime sanzionatorio in caso di omesso, tardivo o errato invio della certificazione

L’art. 21 del D.Lgs. n. 158/2015 ha introdotto nell’ambito dell’art. 4 comma 6-quinquies del Dpr. n. 322/1998, nuovi limiti alle soglie sanzionatorie in materia di Certificazione Unica. In particolare, la predetta norma:

  1. ha previsto un limite massimo di sanzione fissato a 50.000 euro per sostituto d’imposta per ogni certificazione omessa, tardiva o errata, oltre alla previsione sanzionatoria minima di 100 euro;
  2. ha disposto che se la certificazione viene inviata entro 60 giorni dal termine, la sanzione è ridotta ad un terzo con un massimo di 20.000 euro.

Leggi anche: Scadenza Certificazione Unica 2022, consegna e invio telematico

Sanzioni CU 2022

È dunque prevista:

  • una sanzione pari a 100,00 euro per ogni certificazione omessa, tardiva o errata;
  • una sanzione di 33,33 euro per ogni certificazione trasmessa e poi corretta nuovamente entro 60 giorni. Quindi, per poter godere della riduzione di un terzo della sanzione base, bisognerà inviare una nuova CU entro la data del 16 maggio 2022. Ovviamente, la riduzione è fruibile da coloro che alla data del 16 marzo 2022 hanno provveduto all’invio della Certificazione Unica ordinaria.

Nel primo caso, il limite massimo della sanzione è di 50.000 euro per anno e sostituto d’imposta. Nel secondo, invece, il limite massimo è di 20.000 euro, sempre per anno e sostituto d’imposta.

Da notare che, non si applica alcuna sanzione se, in presenza di una errata trasmissione, si provvede all’invio della corretta certificazione entro i 5 giorni successivi alla scadenza del 16 marzo, ossia entro il 21 marzo 2022.

Sul punto, occorre precisare che:

  • per le certificazioni uniche reinviate dopo scarto da parte dell’Agenzia delle Entrate, i 5 giorni decorrono dalla data contenuta nella comunicazione di scarto ricevuta;
  • mentre per le certificazioni uniche che presentando dati omesso o incompleti, i 5 giorni vanno considerati a partire dalla data di scadenza del 16 marzo.

Codici tributo sanzioni CU 2022

In caso di sanzioni per omessa, tardiva o errata Certificazione Unica 2022, i sostituti d’imposta dovranno versare l’importo con il modella F24, utilizzando il codice tributo 8906, compilando la sezione erario.

Scadenza consegna Certificazione Unica 2022 a dipendenti, pensionati e autonomi

Per quanto riguarda la consegna della Certificazione Unica ai percipienti la scadenza è fissata per il 16 marzo.

In questo caso non sono previste sanzioni per la ritardata consegna al contribuente.

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Quota 102 requisiti, condizioni e istruzioni per il 2022 nella circolare INPS

Quota 102 requisiti, condizioni e istruzioni per il 2022 nella circolare INPS

Per poter accedere a Quota 102, occorre maturare un’età anagrafica di 64 anni e 38 anni di anzianità contributiva. Ecco tutti i dettagli.

Quali sono i nuovi requisiti per poter accedere alla pensione con quota 102? La risposta è stata dettagliata dall’INPS con la Circolare n. 38 dell’8 marzo 2022, recependo le novità della Legge di Bilancio 2022. La norma appena citata, intervenendo sulla disciplina ordinaria, ha di fatto allungato di 2 anni l’età anagrafica per poter accedere al meccanismo di pensionamento delle quote. Infatti, per il 2022, è necessario possedere i seguenti requisiti: un’età anagrafica di almeno 64 anni e un’anzianità contributiva minima di 38 anni.

Ma andiamo in ordine e vediamo in dettaglio tutte le novità in merito alla pensione quota 102, come la decorrenza, la maturazione del requisito contributivo, ecc.

Quota 102, cos’è e come funziona

Il meccanismo di pensionamento con le quote trae origine dall’art. 14 del D.L. n. 4/2019 il quale ha previsto, in via sperimentale per il triennio 2019-2021, la possibilità di pensionarsi con:

  • un’età anagrafica non inferiore a 62 anni;
  • un’anzianità contributiva non inferiore a 38 anni.

Ora, la Legge di Bilancio 2022 ha allungato di 2 anni l’età anagrafica, obbligando i lavoratori di maturare almeno 64 anni, oltre ai predetti anni contributivi. Requisiti, questi, che possono essere conseguiti non soltanto entro il 31 dicembre 2022 ma anche successivamente alla predetta data.

Si ricorda, al riguardo, che l’età anagrafica minimi non è soggetta agli incrementi alla speranza di vita stimata dall’Istat.

Anche per quest’anno rimane valida:

  • la facoltà di cumulare, tutti e per intero, i periodi assicurativi versati o accreditati presso due o più forme di assicurazione obbligatoria, gestite dall’INPS;
  • il divieto di cumulo con i redditi da lavoro dipendente o autonomo, ad eccezione di quelli da lavoro autonomo occasionale nel limite dei 5.000 euro lordi annui.

Pensione Quota 102, da quando decorre

Il trattamento pensionistico viene elargito una volta trascorsi i seguenti termini:

  • 3 mesi dalla data di maturazione dei requisiti, per i lavoratori dipendenti da datori di lavoro diversi dalle pubbliche Amministrazioni e i lavoratori autonomi. Pertanto, la decorrenza della pensione non può essere anteriore al 1° maggio 2022, ovvero, al 2 aprile 2022, laddove il trattamento pensionistico sia liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO.
  • 6 mesi dalla maturazione dei requisiti, per i lavoratori dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Pertanto, la decorrenza della pensione non può essere anteriore al 2 luglio 2022, qualora il trattamento pensionistico sia liquidato a carico della Gestione esclusiva dell’AGO, ovvero al 1° agosto 2022, laddove il trattamento pensionistico sia liquidato a carico di una Gestione diversa da quella esclusiva dell’AGO.

Quota 102, come  matura il requisito contributivo

Ai fini del perfezionamento del requisito contributivo di almeno 38 anni, è valutabile la contribuzione a qualsiasi titolo versata o accreditata in favore dell’assicurato.

Inoltre, il documento INPS chiarisce anche il tema della maturazione del requisito contributivo per coloro che effettuano un riscatto. Nello specifico, anche se la contribuzione è accreditata nel corso del 2022 o successivamente, viene considerata acquisita retroattivamente, ora per allora. Chi avesse dunque già maturato il requisito anagrafico, una volta raggiunti i 38 anni grazie al riscatto potrà accedere direttamente a pensione. Chiaramente è necessario attendere la finestra spettante a seconda del datore di lavoro, pubblico o privato.

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Lavoro nero, in arrivo il piano nazionale di contrasto: obiettivi, strategie e tempistiche

Lavoro nero, in arrivo il piano nazionale di contrasto: obiettivi, strategie e tempistiche

Il Piano nazionale contro il lavoro nero si lega al programma di obiettivi di cui al PNRR e dovrà servire a combattere con forza il sommerso.

Il lavoro nero è una vera e propria piaga per il mondo dell’occupazione in Italia, come periodicamente confermato dai dati Istat. Ecco perché non deve sorprendere la predisposizione del cd. Piano nazionale per la lotta al lavoro sommerso, ossia una delle tante sfide che le istituzioni dovranno affrontare nel corso del 2022. Ciò al fine di rilanciare davvero il mercato del lavoro nostrano, favorire le opportunità di occupazione e il rispetto delle norme di legge contro il lavoro irregolare.

E ricordiamo subito che, per quanto riguarda gli effetti in termini di emersione del lavoro nero, il PNRR pone come obiettivo la riduzione di almeno un terzo della distanza tra dato italiano e media europea.

Di seguito intendiamo fare il punto circa l’iter di formulazione, stesura e introduzione del citato Piano nazionale contro il lavoro nero, che appare – oggi più che mai – una tappa assai significativa nel contrasto ad un fenomeno che, anche a seguito della pandemia e delle sue conseguenze, si è radicato in tantissimi contesti lavorativi.

Piano nazionale contro il lavoro nero: il tavolo tecnico per combattere il fenomeno

Interessante notare che il lavoro nero è diffuso in moltissimi settori, ma vero è che il lavoro domestico resta l’ambito con la maggiore presenza di occupazione irregolare (tasso di irregolarità 57,0%, dati ISTAT 2019). Si tratta di un dato molto al di sopra rispetto alla media di tutti i settori (12,6%). In termini pratici, quanto comunicato dall’Istituto nazionale di statistica ci fa capire che i circa 920 mila lavoratori domestici registrati all’INPS rappresentano soltanto meno della metà del totale, che oltrepassa dunque i 2 milioni di unità.

Leggi anche: donne e lavoro in Italia. Le professioni in crescita e sui cui puntare nel 2022

In termini più generali, occorre dunque agire con immediatezza per contrastare il sommerso. Nei giorni scorsi si è svolto il primo incontro del tavolo tecnico istituito con decreto ministeriale ad hoc. Il tavolo ha appunto la finalità di elaborare un Piano nazionale di contrasto al lavoro sommerso, nei vari settori dell’economia.

Non vi sono particolari dubbi a riguardo: il documento, già previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) intende far emergere il lavoro irregolare, proteggendo così i diritti dei lavoratori e favorendo il rispetto delle leggi vigenti.

In questa direzione va peraltro il rafforzamento delle attività di controllo da parte dell’Ispettorato nazionale del Lavoro, in virtù di un aumento del personale, come previsto dal Decreto Fiscale 2022.

Il tavolo tecnico contro il sommerso: le misure da approntare

Questa serie di incontri al tavolo tecnico consentirà di elaborare una serie di misure utili a contrastare la diffusione del lavoro nero e a scoraggiare tutti coloro che intendono fare ricorso ad esso. In particolare, dal tavolo tecnico  dovranno emergere:

  • le misure di contrasto al lavoro nero più opportune;
  • la strategia dell’attività ispettiva, comprensiva dei piani annuali specifici per tipologie di sommerso, settori produttivi e territori;
  • i criteri per il monitoraggio di traguardi e obiettivi di cui al Piano;
  • le tipologie di denuncia da parte dei lavoratori obbligati a lavorare in nero;
  • le modalità di collaborazione con le parti sociali.

Leggi anche: sanzioni lavoro nero

Chi sono i partecipanti all’iniziativa? L’elenco completo

Non pochi coloro che parteciperanno, nel corso di questi mesi, alle riunioni del tavolo tecnico in oggetto. Infatti vi saranno funzionari del Ministero degli Interni; del Ministero del Lavoro; dell’Inps; dell’Inail; dell’Ocse; della Guardia di Finanza; dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro; del Comando Carabinieri per la Tutela del Lavoro; della Banca d’Italia; il direttore di Anpal; altri esperti e tecnici del settore e un rappresentante della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

L’ottica è infatti quella della maggior collaborazione e condivisione possibile, in termini di idee, proposte e piani per attuarle.

Quali sono le tempistiche per la redazione e introduzione del Piano nazionale contro il lavoro nero?

A fine febbraio 2022 il Ministro del Lavoro Andrea Orlando ha sottoscritto il decreto che dà il via alle consultazioni mirate ad analizzare, rielaborare e tradurre in misure efficaci e pratiche i dati più recenti relativi al fenomeno.

Sul piano della durata dell’iniziativa del tavolo tecnico, occorre ricordare che i lavori andranno avanti – con un articolato ciclo di incontri – fino al 15 ottobre 2022. Si tratta del termine ultimo previsto dal PNRR per la definizione del Piano nazionale per la lotta al lavoro nero.

A seguito della stesura del Piano, il Ministro Orlando si occuperà poi di adottare formalmente il testo, per il tramite di un decreto ministeriale. Per quanto riguarda invece l’entrata in vigore del Piano nazionale contro il lavoro nero, essa è stata fissata il giorno 31 dicembre 2022.

Piano nazionale contro il lavoro nero e PNRR

Anche in un’ottica di raggiungimento di alcuni degli obbiettivi di cui al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, la definizione del Piano nazionale per il contrasto al lavoro nero deve intendersi essenziale. Infatti, il contrasto all’impiego di personale senza un regolare contratto consiste in una delle due riforme che formano la cornice delle “Politiche attive del lavoro e sostegno all’occupazione“, la missione n. 5 del PNRR.

In concreto, la strategia di lotta al sommerso si dovrà basare su prevenzione e reinserimento delle vittime di lavoro irregolare; comporterà il coinvolgimento di tutti gli attori rilevanti, e implicherà più controlli e sanzioni. A questi elementi dovrà certamente fare riferimento il futuro Piano nazionale per la lotta al lavoro nero.

All’orizzonte vi è dunque la messa a punto di una struttura di governance organizzata e definita, che consenta di dare luogo ad azioni identificate come obbligatorie per contrastare il fenomeno. Ma il Piano che scaturirà dagli incontri al tavolo tecnico, dovrà includere altresì deterrenti che scoraggino il datore di lavoro dall’uso di lavoratori senza regolare contratto. In altre parole, il Piano dovrà far capire a tutti che l’iscrizione nell’economia regolare è e sarà più vantaggiosa economicamente. Pensiamo ad es. a misure come gli incentivi economici a favore del lavoro regolare e ai più frequenti controlli, approfonditi e con condivisione di informazioni tra autorità.

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Sant’ Attala

 

Sant’ Attala


Nome: Sant’ Attala
Titolo: Abate di Bobbio
Nascita: VI secolo, Borgogna
Morte: 10 marzo 627, Bobbio, Piacenza
Ricorrenza: 10 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
 

Attala era un borgognone di origini nobili, affidato ad Aredio, vescovo di Gap, perché ne curasse l’educazione. Desiderando una vita più rigida di quella condotta nella casa del vescovo, egli fuggì in segreto e si ritirò nel monastero di Lérins, dove rimase per un po’ di tempo. Tuttavia anche il monastero non lo soddisfece, e decise di recarsi a Luxeuil, il monastero fondato da S. Colombano (23 nov.). Là trovò l’austerità a cui anelava e, in più, la stima e la direzione del grande santo irlandese.

Quando Colombano venne bandito dalla Francia per aver rinfacciato i vizi di re Teodorico di Austrasia, decise di recarsi in Lombardia e portò con sé dei compagni irlandesi tra i quali Attala. Si fermarono a Bobbio, un paesino isolato dell’Appennino, su un terreno donato loro dal re longobardo Agilulfo. All’epoca Colombano aveva già settant’anni e, dal momento che visse solo un anno dopo la fondazione del monastero di Bobbio, la maggior parte del merito deve essere attribuita ad Attala, che fu abate dopo di lui dal 615.

Tuttavia, una volta venuta meno l’autorità del santo, vi furono obiezioni all’austerità della vita della comunità. Ma Attala non si lasciò persuadere ad attenuare la rigidità delle regole, continuando a dedicarsi totalmente alla preghiera per i suoi fratelli monaci. Lasciò andare gli insoddisfatti e quando alcuni di questi fecero ritorno, li accolse con affetto di padre benevolente.

Secondo Giona da Susa, il suo agiografo, Attala era «un uomo benevoluto da tutti, di grande fervore, carità per i poveri e i pellegrini. Sapeva tenere testa all’orgoglioso, ma era umile con i più umili, non si lasciava zittire in conversazioni con le persone intelligenti ma con i semplici sapeva parlare dei segreti di Dio. Saggio quando si imbatteva in problemi spinosi, fermo se contestato dagli eretici, era forte nelle avversità, disciplinato nei periodi favorevoli, sempre temperato e discreto. Mostrava amore e rispetto verso i suoi subalterni, saggezza con i suoi discepoli. In sua presenza nessuno poteva essere smodatamente triste o felice». Come Colombano, Attala combatté contro l’arianesimo, diffuso nei distretti vicino a Milano. Quando si ammalò gravemente chiese di venire disteso fuori dalla cella, vicino alla quale stava una croce che sempre egli toccava nell’entrare e nell’uscire, e di essere lasciato solo. Un monaco rimase poco lontano. Il morente pregò con fervore per la grazia di Dio e, così disse l’altro monaco, ebbe una visione del paradiso che durò per diverse ore. Riportato nella sua cella morì il giorno seguente.

Attala fu seppellito a Bobbio di fianco a S. Colombano. Più tardi il corpo di S. Bertolfo (19 ago.) fu messo nella stessa tomba e i tre santi vennero venerati insieme.

MARTIROLOGIO ROMANO. Nel monastero di Bobbio in Emilia, sant’Attala, abate, che, cultore di vita cenobitica, si ritirò dapprima nel monastero di Lérins e poi in quello di Luxeuil, nel quale succedette a san Colombano, distinguendosi in particolare per lo zelo e la virtù del discernimento.

San Simplicio

 

San Simplicio


Nome: San Simplicio
Titolo: Papa
Nascita: V secolo , Tivoli
Morte: 10 marzo 483, Roma
Ricorrenza: 10 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
Patrono di:Deruta
 
Simplicio nacque in Tivoli e dopo essere stato vanto del clero di Roma, sotto il pontificato di S. Leone e S. Ilario, venne, alla morte di questi, eletto Papa.

Dio suscitò questo grande Pontefice perché guidasse con mano ferma e sicura la cristianità tanto travagliata in quel tempo, sia per le eresie che la straziavano all’interno, sia per la discesa dei barbari invasori dell’impero romano, e nemici del nome cristiano.

Preferendo i popoli d’Italia associarsi ai barbari piuttosto che tollerare le insopportabili angherie dei governatori romani, la penisola fu ridotta a un deserto e non riuscì quindi difficile alle orde di Odoacre impadronirsi della stessa Roma. Contro questo re ariano, invasato da furor satanico verso i Cristiani, si levò Simplicio, facendo sentire la sua voce di pastore e di padre.

Ai tanti dolori che affliggevano il cuore del Pontefice per la Chiesa di Occidente, s’aggiunsero le notizie del triste stato della Chiesa d’Oriente. L’imperatore Zenone, figlio e successore di Leone I, favorendo l’Eutichianismo, aveva diviso l’impero in partiti, onde per rimediare a questo grave danno pubblicò nel 482 un famoso editto conosciuto sotto il nome di Enoticon. Questo era una specie di formulario di fede, ma siccome rigettava l’autorità del Concilio di Calcedonia, ed era steso in termini equivoci, non raggiunse lo scopo.

Inoltre nuovi scompigli nacquero per l’intrusione di Pietro il Fulone nella sede di Antiochia e di Pietro Mongo in quella di Alessandria. Il Papa condannò questi vescovi eretici. Essi allora si ribellarono apertamente contro di lui e contro la Chiesa Cattolica, e si adopera.• rono in ogni maniera perchè l’Enoticon fosse osservato dal popolo.

Simplicio, addolorato, fu costretto a lanciare la scomunica contro questi falsi pastori che sotto il pretesto di procurare il bene delle anime, cercavano di effettuare i loro malvagi intenti. Inoltre si adoperò in tutti i modi per conservare nell’unità della fede cattolica quelle due diocesi così straziate, ma ciò gli costò molte fatiche, essendo contrariato dall’imperatore vittima dell’eresia.

Passato per così acerbo crogiuolo, Simplicio moriva l’anno 483 e il suo corpo veniva sepolto nella chiesa di S. Pietro in Roma.

PRATICA. Il dolore è il crogiuolo in cui si purifica l’anima: ringraziamo quindi il Signore in tutte le nostre sofferenze e sopportiamole per amor suo.

PREGHIERA. Deh! Signore, esaudisci le preghiere che ti innalziamo nella solennità del tuo beato confessore e Pontefice Simplicio, e per la sua intercessione assolvici da tutti i peccati.

San Macario di Gerusalemme

 

San Macario di Gerusalemme


Nome: San Macario di Gerusalemme
Titolo: Vescovo
Nascita: III secolo, Gerusalemme
Morte: 335 circa, Gerusalemme
Ricorrenza: 10 marzo
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
 
La forza della sua opposizione all’arianesimo è dimostrata dal modo in cui Ario parla di lui nella sua lettera a Eusebio di Nicomedia.

Macario prese parte al Concilio di Nicea, nel corso del quale potrebbe aver avuto molto a che fare con la stesura del Credo niceno. Nella Storia del Concilio di Nicea attribuita a Gelasio di Cizico ci sono una serie di dispute tra immaginari Padri del Concilio e dei filosofi al soldo di Ario. In una di queste controversie Macario è portavoce per i vescovi che difende la discesa all’inferno. Macario appare il primo tra i vescovi di Palestina che hanno sottoscritto il Concilio di Nicea.

Secondo Teofane, Costantino, alla fine del Concilio di Nicea, chiese a Macario di cercare i siti della Resurrezione e della Passione e la Vera Croce. L’enorme quantità di pietre sopra il tempio di Venere, che al tempo di Adriano si era accumulato nel tempo sopra il Santo Sepolcro, fu demolito, e “quando la superficie originale del terreno apparve immediatamente, al contrario di ogni aspettativa, il monumento sacro della Resurrezione del nostro Salvatore fu scoperto”. Nell’apprendere la notizia Costantino scrisse a Macario una lunga lettera per ordinare l’erezione di una sontuosa chiesa sul luogo: si dava avvio così alla prima costruzione cristiana della Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Gerusalemme san Macario, Vescovo e Confessore, per consiglio del quale Costantino Magno e la beata Elena, sua madre, purificarono i luoghi santi e li abbellirono di sacre Basiliche.