Bonus facciate del 90%: quali sono le novità?

AUTORE: ELISA CARDELLI CERONI

 

 BONUS – EDILIZIA

15
FEB 2021

Bonus facciate del 90%: quali sono le novità?

 
 

Alcune novità sono state introdotte relativamente al bonus facciate del 90%. Scopriamo tutti i dettagli su questa vantaggiosa agevolazione.

Il bonus facciate del 90% è stato prorogato per tutto il 2021 grazie alla Legge di Bilancio 2021. Nonostante questo incentivo sia stato oscurato dal Superbonus 110%, l’agevolazione in questione è molto più flessibile del superbonus.

Il bonus facciate infatti non richiede che vengano fatti interventi trainanti per poter ottenere la detrazione fiscale del 90%. Scopriamo quali sono le principali novità introdotte dall’Enea riguardo a questo bonus in modo da poter sfruttare al meglio questo grande incentivo.

Cos’è il bonus facciate?

Il bonus facciate consiste in una detrazione fiscale che permette di coprire per il 90% delle spese sostenute per realizzare interventi di restauro o di recupero della facciata esterna di un edificio. Questo bonus è valido solo per edifici già esistenti che siano locati in zona A o in zona B. Ricordiamo che queste due zone sono scritte all’interno del Decreto 1444/1968 e che in ogni caso le Regioni e i Comuni possono aggiungere altre zone assimilabili a seconda di quanto disposto dalle loro normative o dai loro regolamenti.

Questo incentivo può essere fruito da tutti i contribuenti, infatti è sfruttabile sia dai residenti in Italia sia da coloro che vivono all’estero. Inoltre possono richiederlo sia i soggetti Irpef che quelli passivi Ires. Unica richiesta essenziale è che siano i possessori dell’abitazione nella quale desiderano fare i lavori alla facciata.

I lavori che si possono eseguire sono quelli legati sulle strutture opache della facciata, sui balconi e sugli ornamenti. L’importante è che questi siano visibili dalla strada perché lo scopo di tali migliorie deve essere prettamente estetico. Non si può sfruttare il bonus nel caso di lavori nelle facciate interne degli edifici.

Non servono dei lavori trainanti, infatti si può richiedere il 90% della somma spesa anche solo per tinteggiare o pitturare la facciata. Nello specifico, la detrazione viene applicata anche sulla progettazione e su tutti i costi relativi alle prestazioni collegate ai vari lavori, ma anche sull’IVA dei lavori, sull’acquisto del materiale, sull’imposta di bollo e sui diritti pagati per avere titoli abitativi di tipo edilizio.

Il 90% della somma spesa per effettuare lavori edilizi legati alle facciate degli edifici si recupera in 10 anni attraverso la propria dichiarazione fiscale. Questa detrazione viene infatti suddivisa in 10 quote annuali tutte dello stesso importo. È possibile anche scegliere la cessione del credito d’imposta a un terzo che potrà essere una banca, una finanziaria, una compagnia di assicurazioni oppure all’impresa che sta facendo i lavori edili sotto forma di uno sconto in fattura.

I documenti necessari per richiedere il bonus facciate del 90%

L’Enea ha reso noti alcuni aggiornamenti relativi al bonus facciate. Per poter fruire di questa agevolazione è quindi necessario conservare alcuni specifici documenti, tra questi ci sono:

  • schede tecniche dei materiali utilizzati
  • copia della relazione tecnica
  • attestato di prestazione energetica (APE)
  • certificazione del tecnico abilitato che riporti i requisiti richiesti e i lavori effettuati
  • certificazione sulla «congruità delle spese sostenute in relazione agli interventi agevolati» nel caso di lavori che coprono il 10% dell’intonaco

La scheda riepilogativa di tutti i lavori svolti deve essere redatta da un tecnico abilitato e deve essere inviata all’Enea entro e non oltre 90 giorni dal termine dei lavori.

Nuovo lockdown totale? Crisanti: «Siamo nei guai». Deciderà governo Draghi

«Bisognava fare il lockdown a dicembre, prevenendo tutto questo, mentre ora siamo nei guai». È uno dei passaggi principali con cui Andrea Crisanti, in un’intervista a La Stampa del 15 febbraio, ha descritto la situazione dell’emergenza coronavirus.

Parole che fanno eco a quelle di Walter Ricciardi che, nella giornata di domenica, aveva segnalato la necessità di una serrata totale. Non ha dubbi il virologo dell’Università di Padova, rispetto a quale potrebbe essere il modo più efficace per uscire da questa situazione.

Lockdown totale: dove circolano varianti, secondo Crisanti, le zone rosse sono morbide

«Un lockdown duro per evitare che la variante inglese diventi prevalente e per impedire che abbia effetti devastanti come in Inghilterra, Portogallo e Israele». Una notazione, quella del virologo, che si sposa perfettamente con quella del consigliere del ministro della Salute. Andrea Crisanti, però, si è spinto oltre.

Il suo punto di vista è che qualora si individuassero zone con le temute varianti brasiliane e sudafricane persino le zone rosse rischierebbero di essere troppo blande. In quel caso, a suo avviso, servirebbero restrizioni in stile «Codogno».

Ultime notizie: lockdown ancora solo ipotetico, ma arrivano ordinanze restrittive

Nei giorni scorsi è stato diffuso un dato ufficiale secondo cui la prima stima su genomi del virus circolante in Italia, parlerebbe di un 17,8% di tamponi positivi riconducibili al ceppo britannico del virus.

Quest’ultimo ha una struttura virale che, al momento, non pare inficiare l’efficacia dei vaccini. Tuttavia, tra le notazioni scientifiche che emergono, pare caratterizzarsi per una più elevata diffusibilità.

Questo si potrebbe tradurre in una maggiore capacità di trasmissione. Di conseguenza si potrebbero avere più contagi, più possibilità che ad essere toccate siano categorie fragili della popolazione. E, di conseguenza, più ospedalizzati, ricoverati in terapia intensiva e purtroppo morti.

Un rischio che è stato messo in chiaro anche da Andrea Crisanti. A cui, però, ha aggiunto un altro orizzonte da scongiurare. Con un’aumentata circolazione del virus la conseguenza potrebbe essere l’emergere di «altre varianti, tra cui alcune che potrebbero resistere ai vaccini».

Ci sarà un lockdown totale? La risposta toccherà al governo Draghi

Il ministro della Salute Roberto Speranza, in data 14 febbraio, ha firmato un’ordinanza in cui è stato disposto lo stop allo sci fino al prossimo 5 marzo. Una scelta dipesa proprio dagli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità in relazione ai dati sulla diffusione della variante inglese.

C’è attesa, adesso, per capire quale sarà la linea del governo Draghi rispetto alla strategia di contenimento del virus. Anche perché conterà su una maggioranza politica dove non mancano le parti che chiedono quante più riaperture possibili in sicurezza, in ragione anche dalla situazione economica ormai divenuta emergenziale.

A fare da contraltare c’è, però, la questione sanitaria e il rischio che le nuove varianti diventino una variabile sfavorevole nella partita contro il virus. Leggi anche: Covid-19: la situazione del mondo – 15 febbraio 2021

Cassa integrazione Covid: pagamento Inps per 29 milioni di prestazioni dall’inizio della crisi sanitaria ed economica

Sulla cassa integrazione Covid arrivano gli ultimi dati dall’Inps in merito alle prestazioni erogate durante l’emergenza sanitaria ed economica. Secondo le tabelle in arrivo dall’ente pubblico di previdenza, i pagamenti Cig autorizzati alle aziende e quelli diretti sono stati completati rispettivamente al 98% e al 99,1%.

Dall’avvio della pandemia, l’Inps ha provveduto a eseguire direttamente bonifici a oltre 3,6 milioni di lavoratori, mentre quelli a conguaglio hanno riguardato 3,4 milioni di persone.

Complessivamente, in questi mesi sono state erogate quasi 29 milioni d’integrazioni mensili sugli stipendi, per un monte orario complessivo che ha toccato la cifra record di 4 miliardi di ore autorizzate dall’istituto. Cifre da capogiro e che mettono in evidenza la straordinarietà del momento, così come il duro colpo che il coronavirus ha inflitto al comparto del lavoro.

Cassa integrazione Covid: i dati dettagliati in merito alla Cig erogata dall’Inps

Entrando nel dettaglio della cassa integrazione Covid e delle ore autorizzate negli ultimi mesi, le domande da parte delle aziende hanno toccato 3.674.346 unità. Il numero è comprensivo di tutti i decreti e provvedimenti che si sono succeduti dall’inizio della crisi. A livello pratico, secondo i dati dell’Inps i lavoratori che attendono ancora di ricevere un primo pagamento sono circa 11mila.

Questi ultimi casi riguardano in particolare domande recenti, presentate a partire dal nuovo anno. Una parte di queste domande risultano però trasmesse successivamente alla scadenza dei termini fissati dai decreti attuativi e quindi al momento non possono essere lavorate. Su questi dossier si è quindi in attesa della conversione in legge dei decreti attraverso il mille proroghe o del decreto ristori 5.

Vi sono poi ulteriori 455 lavoratori ancora in attesa di un riscontro per via di posizioni non autorizzabili o perché le richieste sono relative a ore di Cig non autorizzate. Rispetto ai numeri appena evidenziati, l’Inps ricorda che non comprendono le prestazioni degli artigiani e dei lavoratori somministrati. In sintesi, si tratta di circa un milione e mezzo di ulteriori lavoratori che in questo periodo hanno comunque beneficiato di ammortizzatori sociali.

Scuola, Ministro Bianchi: «Maturità e lezioni in presenza le priorità»

Il governo Draghi ha finalmente la sua squadra dei Ministri, un mix di politici e tecnici, con poltrone per tutti i partiti che hanno dato la fiducia al nuovo esecutivo e con alcune conferme rispetto alla squadra del governo Conte bis. Conferme che non hanno riguardato però il Ministero dell’Istruzione.

Infatti Lucia Azzolina è stata sostituita da Patrizio Bianchi, un tecnico. E l’eredità della Azzolina è piuttosto pesante, con alcune cose importanti da fare e pure urgentemente visto che proprio la scuola è una delle aree più colpite dalle limitazioni dovute dal coronavirus. Ecco cosa ha detto il neo Ministro sulle linee programmatiche del suo dicastero.

Scuola: le priorità del Ministro Bianchi

Patrizio Bianchi, accademico, ex rettore dell’Università di Ferrara dal 2004 al 2010, è il nuovo Ministro dell’istruzione, successore di Lucia Azzolina. Si tratta di un tecnico, uno degli 8 tecnici messi in dicasteri chiave dal neo Premier Mario Draghi. Bianchi è un tecnico, ma propenso alla politica, dal momento che è stato assessore all’Istruzione, Università e Lavoro per i governatori dell’Emilia Romagna Vasco Errani prima e Stefano Bonaccini dopo.

Evidente che si tratta di un elemento vicino al PD (c’è chi assicura che è uno vicino a Romano Prodi). «Decido subito sulla maturità, poi tutti in presenza», così si è espresso subito dopo la nomina, il nuovo Ministro dell’Istruzione intervistato da Repubblica.

“Il lavoro è tanto e bisogna farlo in fretta. Bisogna dare certezze agli studenti, ai docenti. La mole un po’ mi spaventa. Non sono abituato, arrivato a quasi 69 anni, a vivere lontano da casa tutta la settimana. Sarà un’esperienza stancante. Una cosa è certa, però: comunicheremo le cose quando avremo raggiunto un risultato e il risultato lo raggiungeremo studiando. In settimana decidiamo, ho ben presente il bisogno di informazione sulla Maturità”, queste le eloquenti parole di Patrizio Bianchi.

Occorre sostenere chi ha «subito» di più la Dad

La situazione nella scuola è particolare, con il 2020 che è stato un anno in cui ha fatto capolino la didattica a distanza. «Partiamo dicendo che docenti e studenti nel 2020 hanno lavorato tanto, questo va riconosciuto. E diciamo, poi, che i ritardi e le mancanze sono diversi, a seconda delle aree, delle scuole. Ecco, dovremo intervenire su quella fascia che ha sofferto la didattica a distanza, in particolare gli adolescenti del Sud e delle aree interne.»

Prosegue poi «La pandemia ha messo a nudo i divari e le disuguaglianze esistenti nel nostro Paese. Chi era già in condizione di svantaggio per situazione personale o sociale, si è impoverito ancora di più. Dobbiamo sempre ricordare che ogni macro intervento riguarderà, alla fine, le singole persone», così Bianchi ha aperto a interventi che riguardano quelle aree del Paese più colpite dalle problematiche legate al Covid e ad un ritorno alla didattica in presenza, ricordando che fu uno degli artefici della riapertura delle scuole nel post terremoto in Emilia.

Bonus facciate del 90%: quali sono le novità?ultima modifica: 2021-02-15T12:26:03+01:00da vitegabry
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