Lavoratori distaccati

Lavoratori distaccati. Otto Stati membri dicono no a qualsiasi revisione delle norme

Con una lettera congiunta alla Commissaria per l’Occupazione, gli affari sociali e la mobilità del lavoro, la belga Marianne Thyssen, i Ministri del Lavoro di Repubblica ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia Romania e Repubblica slovacca, chiedono alla Commissione europea di bloccare ogni revisione delle direttive sul distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi, prevista dal programma di lavoro della Commissione europea per il 2015.

Secondo i Ministri del lavoro degli otto paesi UE, “la libera prestazione dei servizi costituisce uno dei principi fondamentali del mercato interno dell’UE e contribuisce allo sviluppo economico degli Stati membri e alla competitività di tutta l’Unione europea”. Secondo loro, infatti, le norme attualmente in vigore (ossia la Direttiva 96/71 relativa al distacco dei lavoratori nell’ambito di una prestazione di servizi e la successiva Direttiva 2014/67, concernente la cooperazione amministrativa e l’applicazione della suddetta direttiva 96/71/CE) “prevedono già garanzie molto chiare per la tutela dei diritti sociali dei lavoratori distaccati”.

“E non vi sono prove – aggiungono gli otto Ministri – che potenziali punti di debolezza possano minare le regole base del distacco. Anzi, visto come è stato difficile raggiungere un accordo sulla direttiva del 2014, una revisione ulteriore in questa fase  può soltanto generare divisioni. Vi è il rischio cioè che una revisione delle regole sul distacco possa essere utilizzata per minare un fondamentale principio dell’UE, quale la libera prestazione dei servizii”.

I Ministri in questione si oppongono soprattutto a due ipotesi di revisione delle norme, richieste invece a gran voce dai sindacati europei allo scopo di arginare il fenomeno crescente del dumping sociale: il principio della parità di retribuzione per pari lavoro nello stesso luogo e il principio cosiddetto del “lex loci laboris”.

In pratica, se il principio della parità di retribuzione venisse applicato ai lavoratori distaccati in un altro Stato membro, questi avrebbero finalmente diritto a percepire le stesse retribuzioni in vigore nel paese di effettiva occupazione (Stato membro di stabilimento). Inoltre, se il principio cosiddetto del “lex loci laboris” venisse ugualmente applicato a questa categoria di lavoratori mobili, anche per quanto riguarda la previdenza sociale verrebbero riconosciuti loro i medesimi diritti degli altri lavoratori impiegati nel paese di effettiva occupazione.

I Ministri degli otto Stati membri dell’Europa dell’est ritengono invece “qualsiasi riferimento alla parità di retribuzione per pari lavoro nello stesso luogo sbagliato e incompatibile con un vero e proprio mercato unico, in cui lo sviluppo economico sostenibile sia guidato da imprese efficienti, innovative e competitive in un mercato sostenuti da robuste disposizioni regolamentari”.

Secondo i Ministri firmatari della lettera, “le differenze di retribuzione esistenti tra gli Stati non costituiscono una concorrenza sleale”.

E facendo appello alle “differenze oggettivamente esistenti tra gli Stati membri, derivanti da diversi livelli di sviluppo economico, regimi fiscali, norme di diritto del lavoro e di previdenza sociale”, i Ministri concludono la loro lettera affermando che “la piena attuazione del “lex loci laboris” significherebbe la fine del distacco nell’UE”.

Per saperne di più http://www.osservatorioinca.org/index.php?p=text&cmd=details&tbl=sezioni_record&cat_id=12&id=969

Lavoratori distaccatiultima modifica: 2015-09-15T19:25:37+02:00da vitegabry
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