l’Unità, i travagli e la satira… 
Quando Gramsci incontrò Bobo

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Il primo fu Emanuele Macaluso. Non mi chiamò direttamente ma mi fece chiamare dal suo caporedattore, Carlo Ricchini, una persona capace, colta e meravigliosa, tanto che, pur conoscendolo da pochi mesi, lo sentivo già come un fratello. Erano i giorni precedenti al 21 gennaio del ’85, sessantaquattresimo anniversario della fondazione del Pci e Ricchini, a nome del Direttore, mi chiese una pagina satirica per commemorare questa data. 

IL 26 MARZO FASCICOLO DI 96 PAGINE: LEGGI TUTTO
staino inserto satira 480

La pagina, che troverete pubblicata sul supplemento in uscita il 26 marzo, narrava di un Bobo che, in sogno, si ritrovava in quel lontano 1921 durante la scissione di Livorno e il susseguente passaggio al teatro San Marco dove fu fondato il Partito Comunista, sezione italiana della Terza Internazionale. Bobo si incontra con Gramsci e subito gli pone la questione che stava dividendo la sinistra in quel 1985 e dintorni: «Gramsci, cosa facciamo con Craxi?» Proprio su questo tema il partito era spaccato, con gli ingraiani decisi per la rottura da una parte e i «miglioristi», strenui difensori dell’accordo, dall’altra. 

Con grande sorpresa di Bobo Gramsci lo invita perentoriamente a schierarsi con questi ultimi. Il compagno Molotov, a cui Bobo racconta il suo incubo notturno, trova subito una soluzione: «se aveva queste posizioni non poteva trattarsi di Gramsci, sicuramente lo avevi scambiato con Napolitano!»; Bobo rispondeva, giustamente, che era impossibile confondersi tra i due essendo uno completamente calvo e l’altro con un cesto di capelli enorme. Pochi mesi prima, proprio in un canale di Livorno, uno scherzo di alcuni buontemponi aveva fatto ritrovare delle false statue di Modigliani e questo fatto suggerisce a Molotov la chiusura della storia: «Sarà stato un falso, come le statue che hanno ritrovato».

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ultima modifica: 2014-03-20T12:48:21+01:00da vitegabry
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