Tratta di esseri umani, un business da 32 miliardi di dollari l’anno
Oggi ricorre la settima Giornata europea contro la tratta di esseri umani, voluta fortemente dalle Istituzioni di Bruxelles per ricordare ogni anno, lo stesso giorno, le vittime di questa moderna schiavitù. Secondo uno studio dell’ILO su lavoro forzato e tratta di esseri umani, sarebbero 880.000 le vittime di lavoro forzato nell’UE, praticamente 1,8 persone ogni 1.000 abitanti. Di questi, 270.000 (30%) sono vittime di sfruttamento sessuale e 670.000 (70%) vittime di sfruttamento per lavoro. Le donne costituiscono la maggioranza (58%). Il dato globale, sempre secondo l’ILO, è di 21 milioni di persone.
Le occupazioni in cui vengono “imprigionate” queste persone sono soprattutto quelle del lavoro domestico e della prostituzione ed è proprio la matrice sessuale quella individuata nel rapporto dell’ILO come principale causa dei fenomeni della tratta e del lavoro forzato. Le vittime di sfruttamento sessuale provengono maggiormente dalla UE, dall’Europa centrale e del Sud-Est, dall’Africa, e, in percentuale minore, dall’America latina e dall’Asia.
Nonostante questo preoccupante contesto, ad oggi solo 6 dei 27 Stati membri dell’Unione europea hanno pienamente recepito la direttiva anti-tratta dell’UE nella loro legislazione nazionale. Altrettanto importante è la messa in campo di misure concrete come indicate nella strategia dell’UE per affrontare in modo efficace questa forma devastante di criminalità.
La tratta di esseri umani, infatti, rappresenta una priorità per le istituzioni europee non solo in quanto grave crimine e violazione dei diritti umani fondamentali, ma anche per le sue strette interconnessioni con il crimine organizzato. Di fatto, ad oggi essa rappresenta una delle attività criminali più redditizie al mondo, seconda solo al traffico di droga. Secondo un rapporto dell’ILO del 2005, il primo a fornire una stima mondiale dei profitti generati dallo sfruttamento del lavoro di donne, uomini e bambini vittime della tratta di esseri umani, il profitto generato da questa attività criminale ammonta a 32 miliardi di dollari l’anno, pari a una media di circa 13 000 dollari l’anno per ciascuna vittima di tratta.
“Un fenomeno sempre più complesso dal punto di vista delle tipologie di persone e di target, delle etnie, delle età e delle provenienze geografiche. Ma anche in riferimento alle organizzazioni criminali, ai settori produttivi e sociali coinvolti, ai luoghi dello sfruttamento.”, questo è quanto emerge dal primo rapporto di Caritas Italiana-CNCA sul tema della tratta con riferimento specifico all’Italia. Ma l’aspetto più preoccupante, secondo i ricercatori, è che questo fenomeno da eccezionale sia diventato “normale” sia per quanto riguarda la compenetrazione dello sfruttamento nella vita quotidiana (mentre si fa la spesa, si va al lavoro, si naviga in rete) che per la tipologia di sfruttamento che si incontra e non si riconosce come tale (operai edili nei cantieri, badanti in case private, ambulanti per strada).
L’Italia dispone di una legislazione e di un sistema di intervento che ne fanno il modello più avanzato a livello internazionale”, ha affermato Tiziana Bianchini, responsabile Prostituzione e Tratta del Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA). “Tuttavia, a causa di un’impostazione politica che riduce sempre più le risorse per il welfare, anche il sistema dei servizi anti-tratta è a grave rischio di stallo, se non di collasso. Per questo con il Rapporto abbiamo voluto fare il punto sul fenomeno, ma anche ‘andare a capo’, ripensare un nuovo orizzonte per combattere la tratta e aiutare le vittime.” A questo proposito il documento individua le principali criticità e fa proposte puntuali per ristrutturare il sistema di protezione delle vittime e contrasto alla tratta.