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Bankitalia. Protezione per lavoro giovani, riforme per crescere

Va bene la flessibilità, ma serve anche la protezione. Perchè la crisi, la grande recessione, ha colpito soprattutto il mercato del lavoro e, in particolare, i giovani. Il Governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, intervenendo alla presentazione del XV Rapporto Almalaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, si sofferma su uno dei temi che più ha frequentato nella sua carriera di economista, quello del capitale umano come fattore cruciale. “Noi parliamo sempre di flessibilità nel mercato del lavoro e della produzione, che e’ molto importante, ma non è sempre la cosa migliore. Assieme a più flessibilità occorre più protezione per chi nel mercato del lavoro non trova una soddisfazione continua”, dice con estrema chiarezza.

La sua analisi, che passa anche per le condizioni delle imprese e le responsabilità delle banche, arriva alla conclusione che “i problemi economici che ci riguardano sono solo in parte la conseguenza della “Grande recessione mondiale” e che “solo intaccando le nostre debolezze strutturali si può rigenerare l’economia italiana”.

Un’economia, scandisce il numero uno di Via Nazionale, “va resa piu’ inclusiva, innalzando la partecipazione al lavoro, dei giovani e delle donne in primo luogo, eliminando le barriere che si frappongono inutilmente all’attività produttiva, così come le barriere che legano i destini delle persone alla loro origine familiare”. Servono, in sostanza, le riforme per tornare a crescere. La recessione, evidenzia Visco, “ha aggravato una situazione del mercato del lavoro che era già difficile, con salari di ingresso bassi, e sono diminuite le capacità di progressione di carriera dei giovani”. In questo contesto “i giovani hanno sofferto di più la grande recessione che è iniziata nel 2008”.

Il Governatore è convinto che proprio di fronte a una situazione difficile, di piena recessione, serva un approccio diverso. “Quando c’è una recessione la probabilità di lavoro si riduce e ci dovrebbe essere invece la tendenza a investire di più sulla formazione”. L’accresciuta flessibilità “ha certamente reso più agevole l’assorbimento della disoccupazione, dai livelli molto elevati della metà degli anni Novanta”. Ma la flessibilità ha anche altri effetti, non necessariamente positivi. “Pur sostenendo l’occupazione dei più giovani, assieme con la protratta fase di moderazione salariale, la maggiore flessibilità può avere indotto le imprese, specialmente quelle meno efficienti, a rinviare la realizzazione di adeguati investimenti in ricerca e sviluppo e l’adozione di tecnologie avanzate”.

In questo modo, fa notare il Governatore, “le imprese non cambiano e per questo fanno meno profitti. Sostituiscono il fattore umano, riducono i costi per un pò”. Per reagire, per investire e 
guardare avanti serve anche il sostegno delle banche, che “devono valutare le prospettive delle imprese che finanziano. Il merito di credito, non soltanto le garanzie reali di cui sono dotate. Occorre fare uno studio accurato dei progetti, fare buone analisi”.

ansa

Bankitaliaultima modifica: 2013-03-13T16:30:58+01:00da vitegabry
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