Archivi giornalieri: 30 maggio 2022

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Elenco delle Gazzette Ufficiali pubblicate negli ultimi 30 giorni:

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Le ultime novità dell’Inps sulle pensioni nel 2023, a quanti anni si smetterà di lavorare?

Le ultime novità dell’Inps sulle pensioni nel 2023, a quanti anni si smetterà di lavorare?

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In attesa che entri nel vivo il confronto tra governo sindacati sulla riforma delle pensioni, l’Inps ha fatto ulteriore chiarezza sui requisiti per le pensioni di vecchiaia nel 2023. Ecco tutte le ultime novità per capire a che età si potrà smettere di lavorare.

Una recente circolare dell’Inps ha fornito lo scenario delle ultime novità in tema di pensioni 2023, chiarendo le motivazioni che hanno stabilito che i requisiti anagrafici per l’accesso alla pensione di vecchiaia rimarranno invariati, anche il prossimo anno potranno uscire dal mondo del lavoro i lavoratori che abbiano compiuto 67 anni.

Per le pensioni anticipate nel 2023, ad oggi, vengono confermati i requisiti di 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi le donne). L’Inps non ha fatto altro che ribadire quanto specificato nel decreto del ministero dell’Economia e di quello del Lavoro di ottobre, in cui viene riportato il rilevamento Istat che porta a 65 anni il dato sulla speranza di vita (ridotto nel 2020 di tre mesi a causa del covid).

Le ultime novità in tema di pensioni chiariscono anche che i requisiti per l’accesso alla pensione di vecchiaia potranno essere rivisti dal 1º gennaio 2025 (e dal 2027 per quella anticipata) in attesa di una convergenza sulla riforma delle pensioni.

 

Dipendenti Pubblici: annullamento e riemissione avvisi di addebito

Dipendenti Pubblici: annullamento e riemissione avvisi di addebito

La legge 25 febbraio 2022, n. 15, il cosiddetto decreto Milleproroghe 2022, prevede che nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni non si applichino, fino al 31 dicembre 2022, le disposizioni sulle sanzioni civili, in riferimento ai crediti contributivi relativi alle contribuzioni di previdenza e assistenza sociale obbligatoria (per periodi di competenza fino a tutto il 31 dicembre 2017).

Per garantire la corretta gestione dei crediti affidati agli Agenti della riscossione, è stato ridefinito il contenuto degli avvisi di addebito aventi a oggetto le partite creditorie rientranti nel campo di applicazione della norma. Pertanto, con il messaggio 30 maggio 2022, n. 2238 si comunica che è stato necessario programmare l’annullamento centralizzato degli avvisi di addebito interessati, formati dalla data di entrata in vigore della norma.

All’intervento, seguirà una riemissione degli avvisi di addebito, con contestuale sospensione degli articoli riferiti alle sanzioni civili. Inoltre il messaggio precisa che dal 1° gennaio 2023, verranno riattivati sugli avvisi di addebito gli articoli riferiti alle sanzioni civili sulla quota parte o sull’intera quota capitale dei crediti in oggetto che le pubbliche Amministrazioni non abbiamo provveduto a regolarizzare entro il 31 dicembre 2022.

Cooperative agricole e consorzi: precisazioni sulla contribuzione 2022

Cooperative agricole e consorzi: precisazioni sulla contribuzione 2022

Dal 1° gennaio 2022, come previsto dalla legge di bilancio, le imprese cooperative e i loro consorzi inquadrati nel settore agricoltura sono tenuti al versamento della contribuzione di finanziamento ASpI per i lavoratori assunti a tempo indeterminato con qualifica di operaio agricolo (OTI) e per quelli assunti a tempo indeterminato con contratto di apprendistato. La misura è stata illustrata dall’Istituto con la circolare INPS 4 gennaio 2022, n. 2.

Gli ulteriori obblighi contributivi di finanziamento della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria e Straordinaria, previsti per i soli lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato, dal 1° gennaio 2022 sono estesi ai lavoratori assunti con contratto di apprendistato di qualsiasi tipologia e, dunque, anche agli apprendisti di primo e terzo livello.

Con il messaggio 27 maggio 2022, n. 2225 l’INPS precisa ora la misura degli obblighi contributivi per gli operai a tempo indeterminato e per gli apprendisti che i datori di lavoro, compresi quelli operanti in zone montane e svantaggiate, devono denunciare sul flusso Uniemens , sezione “Datori di lavoro privati”, fermo restando che le contribuzioni relative agli ulteriori obblighi assicurativi ( IVS , malattia, maternità, Fondo di garanzia,) sono riscosse dall’Istituto nell’ambito della contribuzione agricola unificata (circolari INPS 25 febbraio 2022, n. 31 e 10 maggio 2022, n. 56). Nel messaggio sono indicate tutte istruzioni operative e contabili.

Estate INPSieme e corsi lingue all’estero: punteggio ultimo vincitore

Estate INPSieme e corsi lingue all’estero: punteggio ultimo vincitore

Avellino cuore della Base. Storia di potere e di provincia

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Avellino cuore della Base. Storia di potere e di provincia

DEMOCRISTIANI. Ciriaco De Mita e il trasferimento al sud della guida della corrente della sinistra Dc. L’insegnamento di Fiorentino Sullo e la durissima rottura negli anni Sessanta. Il gruppo di “Cronache Irpine” con Mancino, Bianco, Agnes
<img src="data:;base64,” alt=”” />Avellino cuore della Base. Storia di potere e di provincia
Ciriaco De Mita
 

All’origine della fortuna politica nazionale di un gruppo di giovani democristiani di una provincia piccola come quella di Avellino c’è l’elezione all’Assemblea costituente di un giovanissimo professore di storia e filosofia di liceo, Fiorentino Sullo, dirigente della Fuci e segretario provinciale, dichiaratamente a favore della Repubblica in una provincia e in un partito – la Dc – fondamentalmente monarchici. Sullo aveva appena 25 anni nel 1946, tanto che gli affidarono l’incarico di segretario della prima seduta della costituente, si era formato in un ambiente culturale periferico ma pregiato, quello del convitto nazionale Pietro Colletta di Avellino, lo stesso frequentato in quegli anni da Antonio La Penna, illustre latinista. Ad Avellino, Sullo incrociò l’attività politica del conterraneo Guido D’Orso, grande figura di antifascista, meridionalista e azionista che però non riuscì a entrare nella costituente, mentre il democristiano raccolse, nel collegio di Avellino-Salerno, più preferenze di Giorgio Amendola, candidato per il Pci.

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Più volte ministro, parlamentare per quarant’anni, Fiorentino Sullo riuscì a spostare nel Mezzogiorno la guida della corrente dei “basisti”, la sinistra democristiana, che all’origine era creatura essenzialmente lombarda nata sulle sponde del lago Maggiore per iniziativa dei partigiani cattolici Marcora e Marchetti. Dalla fine degli anni Cinquanta, la sinistra democristiana mette la sua testa nel profondo sud e Ciriaco De Mita in poco tempo ne diventa il punto di riferimento. La formazione universitaria del politico di Nusco è in realtà milanese, a Milano De Mita comincia a lavorare, dopo la laurea alla Cattolica, nell’ufficio legale dell’Eni, Enrico Mattei essendo stato il primo finanziatore dei “basisti”. Il legame tra De Mita e Sullo passa anche attraverso la signora Anna Maria Scarinzi, prima segretaria di Fiorentino e poi moglie di Ciriaco.
Al congresso della Dc di Trento del 1956, il deputato Sullo e il più giovane (di sette anni) avvocato di Nusco si muovono insieme. De Mita, alla sua prima uscita pubblica importante nel partito, attacca l’attendismo di Fanfani e insieme a Sullo sostiene l’urgenza di guardare con più convinzione a socialisti e socialdemocratici per sganciarli dal Pci. A livello locale, i due conducono assieme la battaglia contro l’altro potente democristiano avellinese, Salvatore Scoca, ministro, deputato e avvocato generale dello Stato, e la vincono. Ma molto presto l’”allievo” si sgancia e prende per sé la guida della “sinistra di base”.

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All’epoca queste battaglie politiche si conducevano (non solo ma anche) sulle riviste, persino in provincia. Il quartier generale dei giovani che cominciano ad accusare Sullo di «paternalismo» si chiama Cronache irpine, nome scelto per richiamare l’esempio di Cronache sociali, il giornale di Dossetti, Fanfani e La Pira. Attorno al settimanale si riuniscono De Mita, Nicola Mancino, Gerardo Bianco, Giuseppe Gargani, Salverino De Vito, tutti destinati a un’importante carriera politica. Alla macchina del giornale ci sono i giornalisti Antonio Aurigemma, Gianni Raviele e soprattutto Biagio Agnes, all’epoca corrispondente da Avellino della Rai e nel giro di vent’anni direttore generale della tv pubblica su indicazione ovviamente di De Mita. La rivista «voleva dare la spiegazione dei collegamenti tra i problemi sociali e i problemi più generali, liberando la politica locale dal provincialismo e mirando a indicare gli strumenti per risolvere i problemi stessi», racconterà anni dopo De Mita in perfetto demitese (citato da Pierluigi Totaro, La Dc irpina negli anni Cinquanta). Più concretamente contribuirono a erodere il potere di Sullo che, sconfitto nel congresso provinciale della Dc, si dimise da ministro del governo Rumor (usava così). È storia che la lotta politica contro Sullo era cominciata con le accuse di omosessualità, una campagna di stampa e dossier orchestrata dalla destra e dai costruttori contrari alla sua riforma urbanistica. La rottura con De Mita fu totale e, malgrado un ritorno di Sullo nella Dc, mai più ricomposta. Quando morì, venti e passa anni fa, De Mita – all’epoca al suo secondo, di tre, mandati al parlamento europeo – lo ricordò così: «Probabilmente una personalizzazione eccessiva nell’affrontare i problemi non gli ha consentito di trovare quell’equilibrio necessario per esprimersi al meglio delle sue enormi possibilità».

La costruzione di nuove scuole attraverso i fondi del Pnrr #OpenPNRR

La costruzione di nuove scuole attraverso i fondi del Pnrr #OpenPNRR

Sono 216 le nuove scuole che saranno costruite attraverso il piano previsto dal Pnrr. Un investimento innalzato dagli 800 milioni iniziali a oltre 1 miliardo di euro. Risorse che, insieme agli altri progetti sull’edilizia scolastica, dovranno fare fronte a necessità e carenze di lungo periodo.

 

A maggio sono state pubblicate le graduatorie delle aree in cui saranno costruite le nuove scuole previste dal Pnrr. Parliamo di 216 istituti scolastici per un importo totale stanziato superiore al miliardo di euro.

€ 1,19 mld stanziati per il piano di sostituzione delle scuole.

Una cifra superiore rispetto agli 800 milioni indicati nel Pnrr, in seguito a un aumento di fondi che consentirà di costruire 21 nuove scuole in più rispetto alle 195 inizialmente previste.

Un incremento deciso per far fronte alle tantissime richieste pervenute. In base alle informazioni pubblicate dal ministero, le domande arrivate alla scadenza dell’avviso, a febbraio di quest’anno, sono state 543. Arrivate in misura massiccia soprattutto dagli enti locali di Campania (95), Lombardia (61), Veneto (47), Emilia-Romagna (45) e Toscana (42).

Sono stati 362 gli interventi entrati in graduatoria, per un totale di quasi 2 miliardi di euro richiesti. Di questi, 216 hanno raggiunto un punteggio che consentirà l’accesso ai fondi. Tra quelli entrati in graduatoria, restano comunque fuori dal finanziamento del bando 146 interventi, per un totale di 776,6 milioni di euro.

€ 1,97 mld gli importi totali richiesti dagli enti nella graduatoria del bando “nuove scuole”.

Per il Pnrr la sfida è riuscire a compensare ritardi e divari di lungo periodo del sistema educativo italiano.

Va specificato che non si tratta dell’unico intervento previsto dal Pnrr sull’edilizia scolastica: il più corposo è infatti rappresentato dai 3,9 miliardi destinati al piano di messa in sicurezza delle scuole. Perciò questo intervento, relativo al progetto nuove scuole, è chiamato a coprire solo una parte del fabbisogno esistente.

Basti pensare che mentre il piano “nuove scuole” interviene su 410mila metri quadri di patrimonio edilizio (le 195 scuole inizialmente stimate nel Pnrr), quello di messa in sicurezza riguarda la ristrutturazione di 2,4 milioni di metri quadri.

Trasparenza, informazione, monitoraggio e
valutazione del PNRR

Il tuo accesso personalizzato
al Piano nazionale di ripresa e resilienza

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Allo stesso tempo, la grande partecipazione al bando segnala quanto sia avvertito come centrale l’investimento sulle scuole italiane, a partire dal rinnovamento del patrimonio edilizio. E indica come lo stanziamento di risorse in questo ambito intervenga molto spesso su necessità e carenze esistenti da lungo periodo.

17,8% gli edifici scolastici classificati come vetusti (2018).

Approfondiamo meglio le previsioni del Pnrr sull’edilizia scolastica e, nello specifico, la destinazione delle risorse previste dal progetto delle nuove scuole, anche rispetto alla condizione del patrimonio esistente.

In cosa consiste il piano nuove scuole

Le linee di intervento previste dal Pnrr sull’edilizia scolastica sono numerose: dalla messa in sicurezza del patrimonio esistente alla costruzione di mense e palestre. Gran parte di queste, come approfondiremo nel corso dell’articolo, sono stanziate all’interno della quarta missione, dedicata a istruzione e ricerca.

Il piano per le nuove scuole riguarda la missione sulla transizione verde.

Tuttavia, la quarta missione del piano nazionale di ripresa e resilienza, specificamente mirata al comparto educativo, non esaurisce tutti gli interventi in materia di edilizia scolastica. Vi è appunto il piano per la costruzione delle nuove scuole (più propriamente, il piano di sostituzione e riqualificazione energetica degli edifici scolastici). Questo è inserito nella missione 2, denominata “rivoluzione verde e transizione ecologica”.

-50% la riduzione del consumo di energia finale prevista per le nuove scuole dal Pnrr.

Su tale linea di intervento il Pnrr prevede la demolizione e ricostruzione delle scuole. A differenza del piano di messa in sicurezza e ristrutturazione, si tratta dei casi

(…) in cui gli interventi di adeguamento sismico o di miglioramento associati ad una consistente ristrutturazione finalizzata alla riduzione dei consumi energetici non sono tecnicamente ed economicamente convenienti.

Il piano per la costruzione di nuove scuole sarà probabilmente quello più innovativo tra tutti gli interventi previsti dal Pnrr per l’edilizia scolastica. Perché consentirà di creare degli ambienti educativi all’avanguardia, in termini di qualità edilizia, di rispetto per l’ambiente, di presenza di spazi verdi e connettività.

In questa direzione, sempre nel mese di maggio, sono state presentate le linee guida per le scuole del futuro. Tale documento, redatto da un apposito gruppo di esperti, sarà la base per le future progettazioni. Con l’obiettivo di costruire luoghi di apprendimento nuovi non solo nelle forme, ma concepiti come veri e propri laboratori didattici, aperti al territorio.

Gli interventi del piano per le nuove scuole

Attraverso i dati pubblicati nelle graduatorie, possiamo ricostruire dove saranno direzionati gli interventi. Oltre il 40% delle risorse, in base alla clausola prescritta dal Pnrr, andranno al mezzogiorno.

42,4% gli importi per la costruzione di nuove scuole destinati a sud e isole.

La Campania, con 213 milioni di euro di finanziamento (quasi il 18% del totale) è la prima regione per importi finanziati dalla misura. I progetti qui previsti porteranno alla costruzione di 35 nuovi istituti scolastici. Segue l’Emilia Romagna, con 146 milioni di euro finanziati per 23 nuove scuole.

I 216 interventi finanziati prevedono nella maggior parte dei casi (183, l’85% del totale) la demolizione con successiva ricostruzione nello stesso luogo. Solo il restante 15% (33 interventi) indica come modalità progettuale la demolizione e costruzione della nuova scuola in un’altra sede. Con quote comunque variabili tra le regioni: prevedono la ricostruzione delocalizzata 2/3 degli interventi in Liguria, 1/3 di quelli della Basilicata, nonché il 30% dei progetti emiliano-romagnoli.

In 5 regioni (Molise, Piemonte, Sicilia, Trentino Alto Adige e Valle D’Aosta) tutti i progetti finanziati indicano la demolizione edilizia e la successiva ricostruzione nella stessa area.

Scendendo a livello locale, i maggiori fondi convergeranno verso le scuole di due territori campani. Il casertano, dove i finanziamenti ammontano complessivamente a 82 milioni di euro per 11 interventi, e il salernitano (47,66 milioni di euro per 11 interventi).

Seguono le aree metropolitane di Milano (44,8 milioni, 4 interventi), Roma (41,18 milioni, 9 interventi), Bari (40,15 per 6 progetti) e Napoli (37,77 milioni per 6 interventi).

1/10 dei finanziamenti Pnrr per le nuove scuole si concentra nelle province di Caserta e Salerno.

La destinazione delle risorse verso i territori campani, e in particolare nel casertano, non deve stupire. Caserta è – insieme a Napoli – la provincia italiana con la quota più elevata di residenti in età scolastica. Il 14,1% della popolazione ha tra 6 e 18 anni, contro una media nazionale attorno al 12%.

E sebbene la quota di edifici vetusti risulti – come media provinciale – inferiore al dato nazionale (8,1% contro 17,8%), nei comuni casertani interessati dall’intervento in media solo il 5% delle scuole nel 2018 risultava progettato o successivamente adeguato alla normativa tecnica di costruzione antisismica.

27 gli enti locali che riceveranno un finanziamento superiore ai 10 milioni di euro.

Il comune di Castel Volturno, in provincia di Caserta, è quello che riceverà il finanziamento più consistente per la costruzione di nuove scuole, per un totale di 29,65 milioni di euro. Seguono la città metropolitana di Milano (24 milioni di euro), la provincia di Fermo (21,7), quella di Avellino (19,6).

Da notare come anche in questo caso emerga una ricorrenza rispetto al territorio casertano. Sono 3 gli enti locali più finanziati appartenenti a quest’area, ognuno dei quali ha ricevuto dei fondi per le scuole di competenza. Oltre al già citato comune di Castel Volturno, quello di Santa Maria a Vico (13,4 milioni) e l’ente provinciale di Caserta (11,5).

Cosa dice la grande partecipazione al bando

In totale sono state presentate 543 domande di finanziamento per il bando nuove scuole, come indicato dal ministero.

Sono 362 gli interventi entrati in graduatoria, per un ammontare di quasi 2 miliardi di euro richiesti. L’aumento dello stanziamento da 800 milioni a 1,19 miliardi consentirà di finanziarne 216. Non hanno quindi trovato finanziamento con questa linea di investimento 146 interventi per 776,6 milioni di euro, di cui 36 in Campania, 26 in Veneto, 17 in Calabria.

La Campania, che come abbiamo visto è la regione dove convergeranno le maggiori risorse, è anche quella che aveva inviato più candidature. Nonché quella con più interventi in graduatoria ma non finanziati.

La grande partecipazione al bando perciò segnala quanto questa linea di finanziamento abbia incrociato esigenze e necessità dei territori. Ed è anche indice di come la questione della riqualificazione del patrimonio scolastico sia avvertita dagli enti locali. Una realtà che l’analisi dei dataset sull’edilizia scolastica pubblicati dal ministero dell’istruzione mostra chiaramente.

La condizione attuale delle scuole

I prossimi anni, anche in relazione all’impegno indicato dal Pnrr, vedranno una crescita degli interventi per l’edilizia scolastica statale.

Investimenti che riguardano un patrimonio di oltre 40mila gli edifici scolastici presenti. Prima della pandemia, in base ai dati relativi al 2018, quasi il 18% delle strutture era classificato come vetusto, per un totale di 7.161 edifici.

Sempre in quell’anno, quasi il 13% degli edifici (5.117) risulta progettato (o adeguato successivamente) alla normativa tecnica di costruzione antisismica. Quota che comunque sale attorno al 25% tra i comuni in zona sismica 1, quella considerata a maggior rischio. Circa 2.000 edifici, pari al 4,9% del totale, risultavano censiti in un’area soggetta a vincolo idrogeologico.

1 su 4 edifici scolastici antisismici nei comuni appartenenti alla zona sismica 1 (quella più a rischio).

Si tratta di medie che però comprimono le differenze territoriali esistenti. A fronte di una percentuale del 17,8% di edifici vetusti, ad esempio, la quota raggiunge il 43,7% in Piemonte e il 37,5% in Liguria. Mentre si attesta al di sotto del 10% in Campania (5,97%) e Toscana (5,83%). Allo stesso modo, anche la quota di edifici in aree soggette a vincolo idrogeologico supera il 10% in Umbria (12%) e Liguria (10,95%).

Anche la quota di edifici con progettazione antisismica varia molto. Se si isolano solo i comuni in zona 1, ad esempio, quelli progettati o adeguati alla normativa sono quasi il 60% in Friuli-Venezia Giulia e quasi la metà in Abruzzo (49%). Quota che è più lontana dall’essere raggiunta in regioni come la Calabria e la Campania. Nei comuni calabresi e campani collocati in zona sismica 1, la percentuale di edifici scolastici con progettazione antisismica oscillava – in base ai dati 2018 – tra il 15 e il 20%.

1 su 6 edifici scolastici antisismici nei comuni calabresi appartenenti alla zona sismica 1 (quella più a rischio).

Scendendo nell’analisi a livello locale, il quadro diventa ancora più frastagliato, come emerge a colpo d’occhio dalla mappa. La quota di edifici scolastici vetusti, ad esempio, supera il 50% del totale nei territori della provincia di Alessandria, del vercellese, del triestino, del biellese e dell’area di Asti.

Rispetto alla collocazione delle scuole in zone a rischio idrogeologico, l’incidenza è maggiore nelle province di La Spezia (23,9%) e Siena (21,2%), dove supera un quinto degli edifici scolastici presenti. Seguono i territori di Massa-Carrara (17%), Cuneo (16,5%), Trieste e Rieti (entrambe al 15,2%).

I dati appena visti indicano una forte variabilità della condizione scolastica tra le diverse aree del paese. La messa in sicurezza e riqualificazione di questo patrimonio è un presupposto della stessa offerta educativa presente sul territorio. Per questo – di fianco all’analisi del bando “nuove scuole” – nei prossimi mesi sarà importante monitorare anche tutti gli altri interventi previsti sul patrimonio edilizio delle scuole italiane. Ma quali sono e di cosa si tratta nello specifico?

Gli altri interventi del Pnrr sull’edilizia scolastica

Le risorse previste dal piano delle nuove scuole (più propriamente, il piano di sostituzione e riqualificazione energetica degli edifici scolastici) non sono le uniche che il Pnrr destina al patrimonio edilizio scolastico.

€ 30,88 mld previsti dal Pnrr per la missione 4 (istruzione e ricerca).

Per cominciare, il piano di ripresa e resilienza interviene sul comparto dell’istruzione e della ricerca con una missione dedicata, la quarta. Essa vale quasi 31 miliardi di euro, divisi in due componenti:

  • 19,44 miliardi di euro per il “potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione: dagli asili nido alle università” (componente M4C1);
  • 11,44 miliardi di euro nel settore “dalla ricerca all’impresa” (componente M4C2).

Nello specifico i 19,44 miliardi della prima componente della missione 4 sono a loro volta suddivisi per ambito di intervento. In particolare, 10,57 miliardi andranno al “miglioramento qualitativo e ampliamento quantitativo dei servizi di istruzione e formazione”. Tra questi, le risorse per l’estensione del tempo pieno (con l’incremento del servizio mensa) e il potenziamento delle infrastrutture per lo sport a scuolaaspetti trattati in altri approfondimenti.

€ 300 mln previsti dal Pnrr per la costruzione e la ristrutturazione di palestre scolastiche e strutture sportive.

Altri fondi della missione istruzione sono meno collegati al tema edilizio. Parliamo degli 830 e 430 milioni che andranno rispettivamente al “miglioramento dei processi di reclutamento e di formazione degli insegnanti” e alla “riforma e potenziamento dei dottorati”.

Ma è soprattutto un altro ambito di intervento della missione 4 a stanziare le maggiori risorse per l’edilizia scolastica. È denominato “ampliamento delle competenze e potenziamento delle infrastrutture” e vale 7,6 miliardi. Di questi, 3,9 sono destinati al piano di messa in sicurezza e riqualificazione delle scuole esistenti. Un piano che – come abbiamo già avuto modo di raccontare – avrà come obiettivo prioritario le aree svantaggiate del paese e punta a ristrutturare oltre 2 milioni di metri quadri di edifici scolastici.

2,4 mln la superficie (in mq) di edifici scolastici coinvolta nel piano di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica

Vanno inoltre segnalate anche altre misure come il piano scuola 4.0. Proprio come gli interventi su mense e palestre, si tratta di iniziative pensate per potenziare l’offerta didattica su vari fronti, come tempo pieno, sport ed educazione digitale. E che, per essere concretizzate, dovranno necessariamente basarsi su interventi di natura strutturale sull’edilizia scolastica.

Si tratta quindi di una mole di interventi cospicua, che sarà essenziale monitorare nei prossimi mesi e anni. Dalla capacità di investire e riqualificare l’edilizia scolastica, infatti, passano molte delle sfide del sistema educativo nazionale.

Foto credit: Città di Parma (Flickr) – Licenza

 

Santa Giovanna d’Arco

Santa Giovanna d’Arco


Santa Giovanna d'Arco

autore: Jean-Auguste-Dominique Ingres anno: 1854 titolo: Giovanna d’Arco all’incoronazione del re Carlo VII nella cattedrale di Reims luogo: Museo del Louvre
Nome: Santa Giovanna d’Arco
Titolo: Vergine
Nascita: 1412, Domrémy, Francia
Morte: 30 maggio 1431, Rouen, Francia
Ricorrenza: 30 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione

S. Giovanna nacque l’anno 1412 nel remoto villaggio di Domrémy, dolcemente adagiato sulle sponde della Mosa. Crebbe pura come un giglio, semplice ed incline alla vita austera e penitente: le sue compagne, che la vedevano condurre il gregge al pascolo, non avrebbero certo immaginato quale avvenire straordinario l’attendeva. Un giorno, mentre recitava l’Angelus, la fanciulla udì dalla parte della chiesa una voce pronunciare distintamente il suo nome: « Giannetta, Giannetta! ».

La voce era così penetrante e soave, che la fanciulla si commosse fino alle lacrime. Volse lo sguardo verso il santuario, e vide una gran luce: un personaggio dalle fattezze nobili e graziose, accompagnato da una legione di esseri angelici, ripetè: « Giannetta, Giannetta, sii buona, pia, ama Dio e frequenta la chiesa ». Le apparizioni si ripeterono e in Giovanna crebbe il desiderio d’essere più perfetta e di abbandonarsi all’azione della grazia: Dio le affidava la salvezza della Francia.

Giovanna, conosciuta la sua missione, si raccolse per un istante, levò gli occhi al cielo, poi chinando la fronte soffusa dal rossore e giunte la mani sul seno, esclamò: « Sia fatta la volontà di Dio ». Vinta dopo lungo tempo l’opposizione della famiglia, l’inerme fanciulla si presentò al re Carlo VII, nella città di Chinet.

Ivi tutti erano in preda allo scoraggiamento. Il nemico vinceva; la bandiera inglese sventolava già sulle torri di Parigi: l’ultima speranza era Orléans, ma anch’essa era assediata; espugnata questa, la Francia sarebbe stata inghiottita dall’imperialismo inglese. Giovanna, forte della protezione divina, dopo infinite difficoltà e diffidenze, ebbe il comando di uno scaglione di truppe; ella riordinò quelle poche milizie, fece pregare il Signore, Dio degli eserciti, e mosse contro il nemico che tosto fu sconfitto.

Vinse ripetutamente e liberò Orléans ove entrò entusiasticamente acclamata. La nazione si riscosse, tornò la speranza, ed il nome della giovane guerriera corse su tutte le labbra. A Reims fece incoronare il re, ed ella, chiamata d’ora in poi « Pulzella d’Orléans », venne nominata Contessa del giglio.

Morte di Giovanna d'Arco

titolo Morte di Giovanna d’Arco
autore Eugène Lenepveu anno 1886-1890

Riprese poi le armi e si volse verso Parigi: vinse ancora e fu di nuovo il terrore degli Inglesi; ma il giorno nero venne. Dopo aspra ed infelice battaglia, a Compiègne, la giovane, tradita dai generali invidiosi, cadde nelle mani dei nemici. Aveva 18 anni. Le vendette e le ingiurie a cui soggiacque sono indicibili. L’infame processo che ne seguì fu tra le più abominevoli ingiustizie che si siano mai commesse contro un innocente e coperse di eterna infamia i giudici iniqui. Fu condannata ad essere arsa viva come « eretica, recidiva, apostata, idolatra ».

Abbandonata da tutti e assistita soltanto da un religioso, la prigioniera salì il patibolo baciando il Crocifisso. Le fiamme che avvolsero ed arsero la verginella posero fine alle sue sofferenze. Era il 30 maggio 1431.

L’innocenza di S. Giovanna d’Arco brillò fulgida al mondo intero, quando Benedetto XV, il 18 aprile 1919, l’innalzò alla gloria degli altari e il giorno 16 maggio 1920 il medesimo Papa la dichiarò santa.

PRATICA Quando Gesù parla, rispondiamo con il regale Profeta: «Pronto è il mio cuore, o Dio » (Salmo 56).

PREGHIERA. Dio, che a difendere la Chiesa e la patria suscitasti prodigiosamente la beata Giovanna, deh! fà, per la sua intercessione, che la tua Chiesa, superate le insidie dei nemici, goda perpetua pace.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Rouen santa Giovànna d’Arco Vergine, detta la Pulzella d’Orléans, la quale, avendo combattuto strenuamente per la sua patria, in fine, consegnata nelle mani dei nemici, fu con iniquo giudizio condannata ed arsa sul rogo, e dal Sommo Pontefice Benedétto decimoquinto fu ascritta nel numero dei Santi.

ICONOGRAFIA

La più antica raffigurazione di Giovanna D’Arco, presente in un registro della città d’Orleans da Clément de Fauquembergue, è costituita da un disegno ad inchiostro realizzato il 10 maggio 1429 quando la giovane cacciò gli inglesi dalla città e dalle campagne circostanti. Giovanna è raffigurata come una fanciulla dai capelli mossi sciolti sulle spalle ed un elegante vestito femminile; la giovane brandisce un massiccio spadone e il sacro stendardo del suo esercito.

Santa Giovanna D'Arco

titolo Santa Giovanna D’Arco
autore Ignoto anno 1429

Giovanna è da sempre un soggetto molto amato nella storia dell’arte, nelle opere più famose è raffigurata come una giovane donna dai capelli sciolti fin sulle spalle, con l’armatura e l’oriflamme, lo stendardo del re di Francia in sella ad un maestoso cavallo. Un classico esempio lo possiamo trovare nell’opera di Jean Jacques Scherrer “L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans”.

L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans

titolo L’entrata di Giovanna D’Arco a Orléans
autore Jean Jacques Scherrer anno 1887

Oltre alla sua classica raffigurazione Santa Giovanna è rappresentata spesso durante i momenti della sua vita di maggior rilievo. Nell’opera di Michael Eugene Thirion, pittore parigino dell’800, “Giovanna e l’Arcangelo” risalente al 1876, si nota il momento in cui viene svelato alla giovane il suo futuro di condottiera. Giovanna è al centro della tela con occhi terrorizzati che fissano l’osservatore rivelando uno suo stato d’animo scosso dall’apparizione. Al di sopra di Giovanna, l’arcangelo che indossa un vestito di azzurro e le sussurra qualcosa all’orecchio. Giovanna è una ragazzina non troppo avvenente, scalza e vestita da contadina, ma l’angelo e l’individuo armato raffigurati sopra la sua testa preannunciano per lei un futuro di gloria. L’opera si ispira ad un quadro di Léon François Bénouville.

Giovanna e l’Arcangelo

titolo Giovanna e l’Arcangelo
autore Michael Eugene Thirion anno 1876

Nella tela di Isidore Patrois, altro pittore parigino dell’800, Giovanna è seduta su una panca e indossa la parte superiore di un’armatura e una gonna, con una rozza coperta marrone cerca di proteggersi da due loschi individui che allungano le mani verso di lei sotto la volta cupa di una prigione. I due uomini ridono, ma Giovanna sostiene risoluta il loro sguardo.

Giovanna D’Arco insultata in prigione

titolo Giovanna D’Arco insultata in prigione
autore Isidore Patrois anno 1866

Un’altra scena molto rara riguarda l’interrogazione di Giovanna da parte di un minaccioso soggetto in porpora in Giovanna viene interrogata dal cardinale di Winchester di Paul Delaroche, anche lui artista parigino del 1824. L’immagine del religioso seduto si impone al centro della tela, mentre Giovanna è raffigurata in un angolo ammanettata in precarie condizioni di salute. Alle spalle del religioso, un uomo barbuto si occupa del verbale.

Giovanna viene interrogata

titolo Giovanna viene interrogata
autore Paul Delaroche anno 1824

E’ estremamente tragico il quadro che raffigura Giovanna D’Arco poco prima che venga acceso il rogo. Questa rappresentazione abbastanza diffusa vede Giovanna, legata stretta al palo con una catena, e vestita con abiti popolari con gli occhi affranti dal dolore. Si tratta dell’opera di Hermann Stilke, artista tedesco dell’800, “La morte di Giovanna d’Arco sul rogo”.

La morte di Giovanna d'Arco sul rogo

titolo La morte di Giovanna d’Arco sul rogo
autore Hermann Stilke anno 1843