Archivi giornalieri: 2 maggio 2022

Nella città cosacca che apre le porte ai profughi in attesa dell’attacco russo

Nella città cosacca che apre le porte ai profughi in attesa dell’attacco russo

DA QUI SONO PASSATI PIÙ DI 150MILA RIFUGIATI DALLO SCOPPIO DELLA GUERRA. «Mariupol non c’è più». I racconti disperati dei sopravvissuti. Halina è tornata in Ucraina dopo aver attraversato 4 paesi solo per dare degna sepoltura alla figlia rimasta sotto le macerie. E il fronte dista solo 30 km
 
 

Zaporizhzhia si sveglia con il suono funereo delle sirene antiaeree. Assolata e blindata, la città cosacca a 30 km dalla linea del fronte, vede il cerchio stringersi intorno: a est infuriano i combattimenti nel Donbass, a sud più di metà dell’Oblast di Zaporizhzhia è caduta nelle mani dei russi. Tra i trofei degli invasori, anche Enerhodar, città dove ha sede la più grande centrale nucleare d’Europa.

ORA L’ORSO PUNTA DRITTO a Zaporizhzhia. La scorsa settimana i missili russi hanno colpito la città. Chortycja, per l’esattezza, l’isola più estesa del fiume Dnipro. Bilancio: otto feriti. Un avvertimento da parte dell’esercito russo che ieri, secondo fonti ucraine, avrebbe ammassato mezzi e uomini nei villaggi di Velyka Novosilka, Novodarivka e Malynivka, tentando l’avanzata verso la città.

Sospesa nell’attesa di un attacco, Zaporizhzhia continua ad aprire le porte ai profughi in fuga dai territori occupati a sud e ad est. Da qui sono passati più di 150mila rifugiati dallo scoppio della guerra. 33mila sono rimasti a Zaporizhzhia. Una città al collasso: quella che era una porta d’ingresso, un approdo temporaneo per i rifugiati, si sta ora trasformando in una destinazione a lungo termine.

Intorno i corridoi umanitari funzionano a singhiozzo, anche gli aiuti fanno fatica ad arrivare nei territori in mano ai russi. Nessuna tregua pasquale, nessuno spiraglio per una trattativa. L’ultima possibilità è saltata ieri: non ci sarà alcuna evacuazione da Mariupol in giornata, è il bollettino diramato dalla vicepremier ucraina, Iryna Vereshchuk.

NADIA ERA STATA AVVISATA. «Andate via da qui, dopo sarà terribile» le avevano detto i soldati russi che avevano fatto irruzione in casa, più e più volte. Rostov era la destinazione che si era sentita suggerire dagli invasori. Nadia però non aveva dato loro ascolto. «Pensavamo che sarebbe finito tutto nel giro di pochi giorni», spiega la donna, mentre affonda la testa nelle mani.

I giorni si sono trasformati in settimane e mesi e Nadia, come tanti, è rimasta in trappola in quella che sarebbe diventata la città martire d’Ucraina, Mariupol. Niente acqua, niente elettricità, le scorte di cibo che si esaurivano, i cadaveri per strada, le settimane trascorse al buio nelle viscere di uno scantinato. E un missile, arrivato dritto sulla sua casa, ridotta a un cumulo di macerie. Questi i ricordi che Nadia si porterà dietro di questa «operazione speciale».

E POI LA FUGA. Nove giorni di viaggio per salvarsi la pelle. Da sola, a piedi per chilometri, prima di trovare un uomo disposto ad accompagnarla fino a Berdiansk. Quando è arrivata a Zaporizhzhia, il suo corpo ha ceduto. Un’emorragia, poi il ricovero d’urgenza in ospedale.

Parla a fatica Nadia, negli occhi l’orrore del vuoto. «Ci odiano, ci vogliono cancellare dalla faccia della terra» si sfoga. Nadia è sola, ha perso i contatti con il resto della famiglia e ora non ha un posto dove andare. Sua figlia è fuggita portando con sé i suoi bambini, per la madre non c’era posto. È anche questa la logica brutale della sopravvivenza.

Il percorso per Palace Kazak è uno slalom tra cavalli di Frisia, sacchi di sabbia e posti di blocco. Qui è un brulicare di donne e uomini, soprattutto anziani, funzionari che compilano moduli per l’assistenza, volontari che danno una mano come possono. Vestiti, scarpe, coperte, cibo, medicine.

A Zaporizhzhia arrivano aiuti umanitari da ogni parte d’Ucraina e d’Europa e da qui vengono smistati verso i territori occupati o distribuiti ai profughi che riescono a fuggire.

RANNICCHIATA SU UNA SEDIA c’è Halina, prossima ai settanta. Occhi dolci, mani salde, Halina è sopravvissuta per un unico motivo: dare una degna sepoltura a sua figlia perché un giorno riposi in pace. Il corpo giace tra le macerie di Mariupol insieme a quello di migliaia di civili uccisi nella città sotto assedio.

<img src="data:;base64,” alt=”” />Su un bus di profughi di Mariupol in arrivo a Zaporizhzhia
Su un bus di profughi di Mariupol in arrivo a Zaporizhzhia

Halina ha ancora lacrime per piangere e preghiere da recitare. «Mariupol non c’è più», continua a ripetere come una litania. Un lungo viaggio l’ha portata fin qui. Lei, Halina, che si muove a fatica con un bastone, ha attraversato quattro paesi per ritornare in Ucraina: Russia, Lettonia, Estonia, Polonia. «Non c’erano alternative: per fuggire c’era un solo corridoio, direzione Est», spiega la donna.

La sua fuga però non è finita a Rostov, ma è continuata finché non è riuscita a raggiungere sua figlia, scappata in Polonia nei primi giorni dell’assedio. Un’odissea per arrivare a Zaporizhzhia, il punto d’approdo più sicuro e più vicino alla sua Mariupol. «Era una città luminosa, ora è completamente rasa al suolo. Tutte le infrastrutture sono crollate, le fabbriche sono distrutte», racconta la babushka.

Dell’assedio Halina non ha visto quasi nulla, ma ricorda bene il suono. I colpi di artiglieria, il tuono dei missili schiantatisi a pochi metri dal rifugio in cui era nascosta. «Per 40 giorni – dice – non ho visto la luce, per 40 giorni non ho lavato i capelli».

LE COMUNICAZIONI erano interrotte, impossibile tenersi in contatto con la famiglia. A tenerla in vita è stato un ragazzo, il più giovane nell’edificio in cui abitava, che usciva a prendere del cibo, dell’acqua e della legna con cui cucinare.
«Non so perché i russi abbiano scatenato questa guerra, so solo che hanno ucciso mia figlia, hanno distrutto la mia città, le persone che conoscono sono quasi tutte all’estero», racconta ancora Halina, incredula davanti all’insensatezza della guerra.

Anche nella tragedia la babushka riesce a intravedere una speranza: «Non ho mai visto il mio paese così unito, non ho mai visto tanta solidarietà nella mia vita».

Aiuti di Stato covid, autodichiarazione al Fisco entro il 30 giugno 2022

Aiuti di Stato covid, autodichiarazione al Fisco entro il 30 giugno 2022

Autodichiarazione aiuti Covid, l’Agenzia delle entrate detta le regole sulle tempistiche e sulle modalità di presentazione del modello

Ci sarà tempo fino al 30 giugno 2022 per dichiarare al Fisco gli aiuti di Stato covid ricevuti durante la pandemia, infatti, l’Agenzia delle entrate, in data 27 aprile, ha adottato il provvedimento con il quale è stato definito il modello di dichiarazione sostitutiva, con le relative istruzioni.

Con tale dichiarazione, le imprese attesteranno che l’importo complessivo dei sostegni economici ricevuti non supera i massimali indicati nella Comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020, c.d. Temporary Framework. Il riferimento è al regime sugli  aiuti di Stato che l’Unione Europea ha adottato in considerazione della pandemia e delle accresciute necessità di sostegno economico avvertito da imprese e professionisti.

L’autodichiarazione per gli aiuti di stato Covid

Il tema dell’autodichiarazione per gli Aiuti Covid-19 è già stato da noi affrontato con l’approfondimento Aiuti di Stato Covid, obbligo di autodichiarazione in Gazzetta ufficiale.

Nello specifico i soggetti beneficiari degli aiuti Covid-19, credito d’imposta, contributi a fondo perduto e altri incentivi, sono tenuti a presentare un’autodichiarazione all’Agenzia delle entrate. Obbligo introdotto con l’art.1, comma 14 D.L. 41/2021, decreto Sostegni. Il decreto Mef 11 dicembre 2021 definisce ed elenca gli aiuti specifici oggetto di autodichiarazione.

Con l’autodichiarazione, le imprese devono attestare che l’importo complessivo degli aiuti fruiti non supera i massimali di cui alla Sezione 3.1 ovvero alla Sezione 3.12 della Comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020 C(2020) 1863 final, “Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza da COVID-19”.

L’individuazione dei termini, delle modalità e del contenuto dell’autodichiarazione dovevano essere definite con successivo provvedimento dell’Agenzia delle entrate.

L’Agenzia delle entrate ha pubblicato il modello di dichiarazione

L’Agenzia delle entrate il 27 aprile, ha finalmente adottato il provvedimento con il quale si definisce il modello di dichiarazione sostitutiva, con le relative istruzioni.

Lo stesso provvedimento definisce anche le modalità tecniche con cui l’Agenzia delle entrate mette a disposizione dei Comuni le autodichiarazioni presentate dagli operatori economici.

Quando è obbligatoria la dichiarazione?

Pe molti aiuti di Stato, nelle singole istanze di richiesta era già stata prevista l’apposita sezione per dichiarare il rispetto dei massimali fissati a livello europeo.

Dunque, in tali casi, non è necessario presentare la dichiarazione sostitutiva in esame.

Attenzione, la dichiarazione sarà necessario laddove il beneficiario abbia successivamente fruito di ulteriori aiuti. In tale caso, sarà tenuto a dichiarare non solo:

  •  i dati degli ulteriori aiuti successivamente fruiti nonché
  • quelli già indicati nella dichiarazione sostitutiva precedentemente presentata per quello specifico aiuto/sostegno richiesto.

La dichiarazione è sempre obbligatoria quando il beneficiario:

  • ha fruito degli aiuti riconosciuti ai fini Imu senza aver compilato nella precedente dichiarazione sostitutiva il quadro C;
  • ha superato i limiti massimi spettanti e deve riversare gli aiuti eccedenti i massimali previsti;
  • si è avvalso della possibilità di “allocare” la medesima misura in parte nella Sezione 3.12, sussistendone i requisiti ivi previsti, e in parte nella Sezione 3.1, qualora residui il massimale stabilito.

La restituzione volontaria degli aiuti oltre i massimali

Nella dichiarazione si dovranno indicare, tra l’altro, gli eventuali importi eccedenti i massimali. Importi che il beneficiario intende volontariamente restituire o sottrarre da aiuti successivamente ricevuti per i quali vi sia capienza nei relativi massimali.

La restituzione volontaria di quanto dovuto per superamento dei suddetti limiti,  dovrà essere effettuato con modello F24. A breve, l’Agenzia delle entrate adotterà i codici tributo appositi.

Termini e modalità di presentazione dell’autodichiarazione aiuti Covid

L’autodichiarazione deve essere presentata dal 28 aprile al 30 giugno 2022.

La trasmissione telematica può essere effettuata esclusivamente online tramite il servizio web disponibile nell’area riservata del sito dell’Agenzia o attraverso i canali telematici della stessa:

  • direttamente dal contribuente oppure
  • da un incaricato della trasmissione delle dichiarazioni.

Dunque, anche tramite il proprio commercialista di fiducia.

 

Contratti di solidarietà: istruzioni per lo sgravio contributivo

Contratti di solidarietà: istruzioni per lo sgravio contributivo

Lo sgravio contributivo per i contratti di solidarietà è connesso alla stipula di contratti difensivi accompagnati da Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria ( CIGS ). Lo sgravio è riconosciuto, per la durata del contratto di solidarietà e, comunque, per un periodo non superiore a 24 mesi, sulla contribuzione a carico del datore di lavoro, dovuta sulle retribuzioni corrisposte ai lavoratori interessati dalla contrazione dell’orario di lavoro in misura superiore al 20%. La misura della riduzione contributiva è pari al 35% della contribuzione a carico del datore di lavoro.

Con la circolare INPS 29 aprile 2022, n. 55 l’Istituto indica le modalità per il recupero delle riduzioni contributive, a valere sulle risorse stanziate per il 2020. Fornisce le informazioni sulle aziende coinvolte, sulla cumulabilità dello sgravio con la Decontribuzione Sud e sugli adempimenti delle strutture territoriali. Fornisce, inoltre, le istruzioni per il calcolo della riduzione contributiva e per la compilazione del flusso UNIEMENS .

Sant’ Atanasio

 

 

 

Sant’ Atanasio


Sant' Atanasio

 
 
Nome: Sant’ Atanasio
Titolo: Vescovo e dottore della Chiesa
Nascita: 296 d.C., Alessandria d’Egitto
Morte: 2 maggio 373, Alessandria d’Egitto
Ricorrenza: 2 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Commemorazione
 

Si era alla fine del II secolo: ormai anche la decima ed ultima persecuzione volgeva al termine, quando un nuovo uragano stava per scatenarsi contro la Chiesa.

Ma Dio, sempre vigile e provvido, già preparava il vincitore di questa battaglia nella persona del grande dottore S. Atanasio. Nacque egli nel 296 da nobili e cristiani genitori. Giovane ancora, ebbe sotto i suoi occhi l’austero e grande spettacolo delle penitenze dei monaci d’Egitto; strinse pure relazione coll’eremita S. Antonio, alla cui scuola apprese l’esercizio della virtù e una magnanima fortezza d’animo, che sarà il suo baluardo contro le molteplici persecuzioni dei suoi nemici ariani.

Intanto S. Alessandro, patriarca di Alessandria, ammirato della santità e della scienza del giovane Atanasio, lo volle con sè; e dopo non molto tempo, vedendo i di lui mirabili progressi nell’interpretazione delle Sacre Scritture, lo ordinò sacerdote. Fu allora che il grande Dottore, conscio della sua grave responsabilità, si diede con maggior slancio agli studi sacri, divenendo, in breve, celebre per i suoi scritti. Intanto l’uragano che minacciava la Chiesa era scoppiato. Ario, uomo turbolento, negava pubblicamente l’unione con sostanziale di Gesù Cristo col Padre; per lui il mistero adorabile di un Dio fatto uomo e morto per noi non era che un sogno vano!

 

Certo, nulla di più deleterio poteva esservi di queste empie dottrine, che ben presto si estesero tra fedeli. A scongiurare un sì grave pericolo si convocò il Concilio di Nicea. Atanasio vi andò col vescovo Alessandro. Egli aveva pregato e studiato a lungo, e quando, giunto a Nicea, per invito del suo vescovo salì la cattedra, cominciò con tale ardore la confutazione dell’empia eresia, e fu Così limpido e così efficace il suo discorso, che appena ebbe finito, tutti i vescovi che presiedevano al concilio, in numero di 300, si alzarono e unanimi firmarono la condanna di Ario, proclamando Gesù Cristo consostanziale al Padre cioè figlio di Dio, perciò Dio anche Lui.

La vittoria era completa, ma questa per il grande Atanasio fu l’inizio di lotte continue, che non avrebbero avuto fine che con la sua morte.

Le persecuzioni di ogni sorta non smossero il grande Dottore dall’opera intrapresa, che divenne anzi più attiva quando alla morte di S. Alessandro dovette, per volontà di tutto il popolo, occuparne la sede episcopale.

Da quel giorno tutte le forze del nuovo Vescovo furono dirette contro l’Arianesimo. Cinque volte fu esiliato dalla sua sede, ma nulla mai potè vincerlo; troppo forte era il suo amore a Gesù Cristo per il quale avrebbe dato volentieri tutto il suo sangue.

Oltre che con la parola, difese la fede cattolica anche con gli scritti che sono numerosi. Morì pieno di meriti nel 373 a 76 anni di età, 46 dei quali trascorsi nella sede episcopale.

PRATICA. Da S. Atanasio dobbiamo imparare la fermezza nella fede cattolica anche in mezzo alle avversità della vita.

PREGHIERA. Deh! Signore, esaudisci le nostre preghiere che ti indirizziamo nella solennità del, tuo beato confessore e vescovo Atanasio; e per intercessione dei meriti di lui che seppe degnamente servirti, assolvici da tutti i peccati.

MARTIROLOGIO ROMANO. Memoria di sant’Atanasio, vescovo e dottore della Chiesa, di insigne santità e dottrina, che ad Alessandria d’Egitto dai tempi di Costantino fino a quelli dell’imperatore Valente combattè strenuamente per la retta fede e, subite molte congiure da parte degli ariani, fu più volte mandato in esilio; tornato infine alla Chiesa a lui affidata, dopo aver lottato e sofferto molto con eroica pazienza, nel quarantaseiesimo anno del suo sacerdozio riposò nella pace di Cristo.

.Dove nacque Sant’ Atanasio?

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  • Quando morì Sant’ Atanasio?

     

  • Dove morì Sant’ Atanasio?

     

  • Di quali comuni è patrono Sant’ Atanasio?

     

  • Chi sono i dottori della Chiesa?

     

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