Archivi giornalieri: 26 maggio 2022

Stranieri, il Covid taglia l’Irpef a 8,2 miliardi (il 5% del totale)

Stranieri, il Covid taglia l’Irpef a 8,2 miliardi (il 5% del totale)

I contribuenti nati all’estero sono 4,17 milioni: dopo 10 anni di incremento il loro numero è diminuito dell’1,8% nel 2020. L’anno della pandemia fa calare gli importi dichiarati

(Stockfotos-MG - stock.adobe.com)
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I contribuenti stranieri in Italia sono 4,17 milioni, nel 2021 hanno dichiarato redditi per 57,5 miliardi e hanno versato 8,2 miliardi Irpef. In pratica, rappresentano il 10,1% dei contribuenti e versano il 5% dell’Irpef totale (che in base alle dichiarazioni 2021 vale 159,3 miliardi). È questo l’apporto degli immigrati alla fiscalità nazionale, ricostruito dalla Fondazione Leone Moressa per Il Sole 24 Ore del Lunedì in base a dati forniti ad hoc dal dipartimento Finanze del ministero dell’Economia.

Passo indietro dopo 10 anni di crescita

L’impatto della pandemia di Covid-19 si fa sentire anche sul numero di contribuenti nati all’estero: come dimostra la serie storica (vedi sotto), dopo 10 anni di crescita, il loro numero diminuisce dell’1,8 per cento nel 2020. Nell’anno della pandemia il calo c’è stato anche per i contribuenti italiani (41,2 milioni,-0,8% rispetto all’anno precedente). Calano anche il volume dei redditi dichiarati dagli stranieri (-4,3%) e quello dell’Irpef versata (-8,5%). Sono in aumento, invece, le rimesse, ovvero i risparmi inviati ai Paesi d’origine.

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IL CONTRIBUTO FISCALE DEGLI IMMIGRATI
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Il confronto con gli italiani

Tra i contribuenti nati all’estero, il 48,7% dichiara un reddito annuo fino a 10mila euro (in questa fascia si colloca il 29,5% degli italiani); il 39,8% dichiara tra 10mila e 25 mila euro (percentuale in linea con gli italiani); il 9,7% dichiara fra 25mila e 50mila euro; solo l’1,8% si piazza sopra 50mila euro.

«Il differenziale di reddito fra nati in Italia e nati all’estero rimane piuttosto elevato», fanno notare i ricercatori della Fondazione Leone Moressa. «Mediamente – continuano – i contribuenti nati all’estero hanno dichiarato 14.360 euro, 8 mila euro in meno rispetto alla media dei contribuenti italiani». Il divario di reddito medio sale oltre i 10 mila euro in quattro regioni (Emilia Romagna, Lazio, Trentino-Alto Adige, Liguria). L’Irpef media versata dagli stranieri è di 3.270 euro (quella versata dagli italiani supera i 5mila euro).

Nel territorio

Oltre la metà dei contribuenti nati all’estero si concentra in quattro regioni: Lombardia (884.648), Emilia Romagna (459.226), Veneto (452.351) e Lazio (427.251).

 

APE Sociale prorogata al 2022: istruzioni applicative

APE Sociale prorogata al 2022: istruzioni applicative

La legge di bilancio 2022 ha prorogato il periodo di sperimentazione dell’APE Sociale fino al 31 dicembre 2022, introducendo nuove condizioni per il riconoscimento del beneficio ai disoccupati e ai lavoratori dipendenti che svolgono attività gravose.

Con la circolare INPS 25 maggio 2022, n. 62 l’Istituto fornisce le istruzioni relative alle modifiche introdotte dalla legge di bilancio 2022 e alle disposizioni in materia di APE Sociale di cui all’articolo 1, comma 179, legge di bilancio 2017 (e successive modificazioni).

In particolare, la circolare:

  • elenca le professioni rientranti nella categoria dei lavori gravosi e le categorie di lavoratori addetti alle professioni gravose che accedono al beneficio dell’APE Sociale con il requisito contributivo minimo ridotto a 32 anni;
  • illustra i nuovi modelli di domanda per accedere al beneficio, i moduli per le attestazioni dei datori di lavoro e ne detta le istruzioni applicative;
  • descrive il regime delle compatibilità dell’APE Sociale con il Reddito di Cittadinanza, con il Reddito di Emergenza (REM) e con l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO);
  • precisa la normativa di riferimento per la verifica dello stato di disoccupazione;
  • fornisce chiarimenti sulla riconoscibilità dell’APE Sociale ai soggetti di cui all’articolo 1, comma 179, lettera a), legge 232/2016, in caso di cessazione del rapporto di lavoro per “mancato superamento del periodo di prova” e in caso di causale cessazione UNILAV “cessazione dell’attività aziendale

Osservatorio lavoratori dello spettacolo e dello sport: dati del 2021

Osservatorio lavoratori dello spettacolo e dello sport: dati del 2021

È stato pubblicato l’Osservatorio con le statistiche sui lavoratori appartenenti al Fondo Pensione Lavoratori dello Spettacolo (FPLS) e al Fondo Pensione Sportivi Professionisti (FPSP).

I dati sui lavoratori dello spettacolo

Nel 2021 il numero di lavoratori dello spettacolo con almeno una giornata retribuita nell’anno è di 312.123 unità, con una retribuzione media annua di 10.287 euro e un numero medio annuo di 86 giornate retribuite.

I lavoratori nel 2021 hanno avuto un aumento di quasi 49.000 unità (+19%) rispetto al 2020, anno della pandemia; diversi risultano gli effetti sul numero medio di giornate retribuite (-6%) e sulla retribuzione media nell’anno (-2%), attestando che la difficilissima congiuntura ha provocato la contrazione di giornate e retribuzioni.

Le professioni che hanno registrato una ripresa maggiore sono state quelle del gruppo attori, aumentati di oltre il 49% tra il 2020 e il 2021, e quelle del gruppo concertisti e orchestrali, aumentati del 26%. L’unico gruppo che ha fatto registrare, rispetto al 2020, una riduzione (-2%) è quello del ballo figurazione e moda.

Il gruppo degli attori continua a essere il più numeroso con 92.505 occupati (30% del totale), gruppo in cui è rilevante la quota della categoria dei “Generici e figuranti speciali” che nel 2021 conta 63.441 lavoratori (maggiormente concentrati nel Lazio con 49.888 lavoratori).

Riguardo la distribuzione dei lavoratori dello spettacolo per area geografica risulta che il 43,1% lavora nelle regioni del Centro, a seguire il Nord-ovest con il 25%, Sud e Isole con il 16,4% e il Nord-est con il 15,5%.

Molto differenziati risultano i livelli retributivi tra le regioni: nel Nord-ovest i lavoratori nel 2021 hanno percepito il 36% in più (14.032 euro) rispetto al dato medio nazionale, nel Centro le retribuzioni medie risultano in linea con il dato nazionale, infine nelle altre aree le retribuzioni risultano decisamente inferiori.

I dati sugli sportivi professionisti

Gli sportivi professionisti con almeno un contributo versato nel 2021 sono risultati 8.463; il 92,5% è costituito dagli appartenenti alla Federazione Calcio.

Nel 2021 nel complesso si registra un incremento del 4,2% del numero di lavoratori rispetto all’anno precedente, mentre gli sportivi delle altre federazioni presentano una diminuzione pari a -1,9%.

A livello territoriale più della metà degli sportivi professionisti lavora al Nord (54,3%), soprattutto al Nord-ovest (32,2%).

Ascensione di Gesù

 

Ascensione di Gesù


Ascensione di Gesù

autore: Benjamin West anno: 1801 titolo: L’Ascensione luogo: Museo d’arte di Denver
Nome: Ascensione di Gesù
Titolo: Ascesa corporea di Gesù al cielo.
Ricorrenza: 26 maggio
Martirologio: edizione 2004
Tipologia: Solennità
Gesù dopo la risurrezione, nei 40 giorni che rimase ancora in terra, confortò gli Apostoli e con diverse prove li convinse di essere veramente risuscitato. Li istruì intorno al regno di Dio, sul modo di governare la Chiesa, d’amministrare i Sacramenti, di salvare le anime. Avvicinandosi il giorno dell’addio: « Bisogna che me ne vada, disse, perchè se io non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore ». Ordinò quindi agli Apostoli che dalla Galilea si recassero a Gerusalemme.

Il momento solenne era vicino.

Fece con essi il banchetto d’addio, durante il quale apri loro maggiormente le menti, mostrando ad essi come la Sacra Scrittura parla di Cristo, della sua passione, morte e risurrezione. Comandò di predicare il Vangelo, diede loro il potere di rimettere i peccati e li mandò ad annunziare il regno di Dio a tutte le genti.

Finita la sua istruzione si incamminò, seguito dagli Apostoli e Discepoli, al monte dell’ascensione. Giunto alla vetta, diede l’addio alla Madre, alle pie donne, a tutti i presenti, e alzando il braccio li benedisse.

Mentre li benediceva, per propria virtù si alzò verso la maestà dei cieli davanti a quegli occhi che meravigliati lo guardavano, finchè mia nube lo nascose.

Quei Giudei stavano ancora inginocchiati a braccia aperte e con gli occhi rivolti al cielo meravigliati e commossi, quando comparve un Angelo giulivo in volto e dall’aspetto maestoso dicendo: « O uomini di Galilea, che state a guardar in cielo? Quello stesso Gesù che fu tolto a voi, ritornerà nella stessa gloria con cui salì ».

Gli Apostoli a quell’avviso ritornarono a Gerusalemme comprendendo le parole che Gesù aveva detto: « Vado a preparare un luogo per voi. Vi manderò il Consolatore ».

Oggi la Chiesa celebra una delle sue feste più belle facendo riflettere ai Cristiani quale sia la loro patria. Gesù non salì al cielo solo per ricevere la corona della virtù, ma anche per preparare un posto per noi. Cristiani, il cielo è la nostra patria, non questa misera terra!

Alziamo gli occhi, contempliamo come è meraviglioso quel cielo! Lassù Gesù sale per prepararci un posto. Egli ci attende: non badiamo alle difficoltà, ma ricordiamo che non i pigri ma i violenti lo rapiscono, cioè quelli che lottando vincono se stessi.

Il cielo s’acquista combattendo le nostre passioni, la nostra carne, la malvagia inclinazione al male.

Nei momenti in cui ci sembrerà di esser sopraffatti dal male, quando intorno a noi sarà buio, alziamo gli occhi e le mani al Cielo, chiedendo aiuto a Colui che è la luce che rischiara le tenebre, a Colui che è nostro Re, nostro Salvatore, nostro Avvocato e nostro Mediatore; egli ci libererà.

PRATICA. Pensiamo sovente alla nostra vera, eterna patria, il paradiso.

PREGHIERA. Deh! concedi, Dio onnipotente, che come crediamo che il tuo Unigenito, nostro Redentore, è asceso al cielo, così anche noi con la mente abitiamo in cielo.

MARTIROLOGIO ROMANO. Solennità dell’Ascensione del Signore nostro Gesù Cristo, in cui egli, a quaranta giorni dalla risurrezione, fu elevato in cielo davanti ai suoi discepoli, per sedere alla destra del Padre, finché verrà nella gloria a giudicare i vivi e i morti.

ICONOGRAFIA

L’Ascensione fu quindi il momento del ricongiungimento di Cristo al Padre: un addio al mondo terreno inteso come un “andare verso Dio”, come l’abbandono della dimensione umana in cui si era calato per recuperare quella divina da cui proveniva.

La tipica iconografia dell’Ascensione prevede che la scena venga divisa in due parti ben distinte: quella superiore con Cristo a volte seduto su un trono o avvolto dalla luce o racchiuso da una mandorla, talvolta affiancato da angeli; quella inferiore con gli apostoli spesso tutti tranne Giuda e con la Vergine. Maria non è ricordata dalle fonti ma tuttavia, Ella è spesso presente nelle immagini dell’Ascensione, incarnando la figura della Chiesa stessa come madre, destinata a proseguire l’azione salvifica di Cristo nel Mondo. Infatti, Maria è quasi sempre in preghiera con le braccia quasi conserte, almeno sino al XV secolo, e non mostra né stupore né turbamento, reazioni tipicamente umane al manifestarsi del divino tra gli uomini. Un esempio classico della scena è sicuramente la tela di Ercole Ramazzani che rispecchia molto fedelmente l’evento.

L'Ascensione

titolo L’Ascensione
autore Ercole Ramazzani anno 1594

Una delle più antiche raffigurazioni dell’Ascensione è una miniatura presente nell’Evangelario di Rabbula, detto anche Vangeli di Rabbula, un manoscritto del VI secolo riportante i Vangeli in lingua siriaca, ed è considerato tra le più preziose testimonianze della prima arte bizantina.

Ascensione

titolo Ascensione
autore Vangeli di Rabbula anno VI sec.

In Occidente, fu Giotto a rompere con questo consolidato modello iconografico. Nella sua Ascensione, dipinta tra gli affreschi della Cappella degli Scrovegni a Padova, infatti, decise di mostrare Cristo di profilo sospinto verso l’alto da una nuvola.

Ascensione di Gesù

titolo Ascensione di Gesù
autore Giotto anno 1303

Tra gli artisti più influenti del Rinascimento è sicuramente Andrea Mantegna ad eseguire una delle opere più belle in uno dei pannelli di un trittico ubicato agli Uffizi, che comprende anche l’Adorazione dei Magi e la Circoncisione.

Ascensione

titolo Ascensione
autore Andrea Mantegna anno 1463-64
Adorazione dei Magi

titolo Adorazione dei Magi
autore Andrea Mantegna anno 1463-64
Circoncisione del Signore

titolo Circoncisione del Signore
autore Andrea Mantegna anno 1463-64

Anche il grande Perugino, noto maestro umbro, dipinse un’Ascensione come parte dello smembrato Polittico di San Pietro, purtroppo soggetto a furti napoleonici durante la campagna d’Italia. Sopra l’ascensione vi è una cimasa semicircolare che rappresenta Dio Padre benedicente con cherubini e angeli. Come voleva la tradizione, Cristo ascende al cielo nella sua mandorla di cherubini, circondato da angeli musicanti. In basso, Maria e gli apostoli, compostamente e affettuosamente atteggiati, si stagliano sul sereno paesaggio umbro.

Ascensione del Signore

titolo Ascensione del Signore
autore Perugino anno 1496-1500

Bellissima è anche l’Ascensione di Benvenuto Tisi da Garofolo, detto il Garofalo, un pittore della scuola ferrarese che amava firmarsi con una piccola riproduzione del fiore (il garofalo o garofano) che aveva assunto per nome d’arte. Dipinta per la chiesa di Santa Maria in Vado a Ferrara, si caratterizza per la saldezza delle sue forme dove Cristo, sospeso in cielo, ostenta un corpo perfetto; gli apostoli, in basso, si accalcano severi seguendo uno schema piramidale. Manca la Vergine. I colori, freddi e sfumati, mostrano l’influenza della scuola veneta.

Ascensione

titolo Ascensione
autore Garofalo anno 1510-1520

Pensioni, Dai CdL la proposta per una Quota 100 «flessibile»

Pensioni, Dai CdL la proposta per una Quota 100 «flessibile»

La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro propone un mix di combinazioni più elastiche per maturare la quota 100 partendo da un minimo di 61 anni o 34 anni di contributi con delle penalizzazioni sul calcolo dell’assegno.

Una Quota 100 o 102 veramente flessibile, che combini anzianità contributiva e vecchiaia, invece della formula rigida finora prevista dalla normativa, per dare un input al mercato del lavoro, favorendo il ricambio generazionale. Una soluzione per riformare il cantiere delle pensioni potrebbe essere l’introduzione di formule più elastiche di pensionamento, secondo un’analisi di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro riassunta in un approfondimento dal titolo «Alla ricerca della vera flessibilità: una nuova quota». .

Sono circa 470mila, secondo le elaborazioni della Fondazione Studi sulla base dei dati Inps, i lavoratori di età compresa tra i 61 e i 66 anni che presentano un’anzianità contributiva superiore ai 34 anni e inferiore ai 41, soglia a partire dalla quale si può accedere alla pensione di anzianità.

Rispetto all’attuale Quota 100 «rigida», che prevede l’accesso alla pensione con 38 anni di contributi e 62 anni di età, una Quota 100 «flessibile» consentirebbe di raddoppiare quasi la platea dei potenziali beneficiari con un incremento attorno all’81% dei lavoratori interessati. Tale formula raccoglierebbe soprattutto 65-66enni con un’anzianità contributiva superiore ai 35 anni (ma inferiore ai 38 attualmente richiesti) e aiuterebbe i lavoratori più vicini alla pensione di vecchiaia ad anticipare l’ingresso. Le stesse stime sono state realizzate anche con riferimento a Quota 102, prevedendo la possibilità di estendere le combinazioni anzianità-vecchiaia oltre l’attuale “64+38”. Con l’adozione di un sistema flessibile, sostengono dalla Fondazione, ci sarebbe un incremento dell’88,7% di lavoratori (soprattutto 66enni) con un’anzianità contributiva inferiore ai 38 anni necessari per poter andare in pensione.

Per quanto riguarda il requisito anagrafico, entrambe le formule flessibili vedrebbero aumentare la quota di potenziali pensionati, soprattutto tra le fasce d’età più alte dove l’accesso alla pensione è precluso a chi, pur in possesso dei requisiti anagrafici, non ha maturato quelli contributivi.

Le considerazioni sulla flessibilità, secondo l’approfondimento, non possono non tenere conto delle necessità di contenimento della spesa e di sostenibilità dei costi a carico dello Stato in un’ottica di corrispondenza tra contribuzione effettivamente versata e oneri correnti di spesa pensionistica.

Per raggiungere questo scopo, secondo i consulenti del lavoro, ci sono due scenari possibili: una parziale conversione al metodo contributivo per i beneficiari di quote retributive di pensione o, ancora, una riduzione percentuale proporzionale all’anticipo, secondo un meccanismo analogo rispetto a quello originariamente previsto dalla Riforma Fornero, per chi accedeva alla pensione anticipata con meno di 62 anni.