Archivi giornalieri: 8 maggio 2022

Documenti 730 precompilato: quali servono e dove richiederli

Documenti 730 precompilato: quali servono e dove richiederli

Documenti 730 precompilato, quali servono e dove richiederli? Quali documenti è necessario presentare al Caf e come e quando conservarli.

Dal 23 maggio, l’Agenzia delle entrate metterà a disposizione dei contribuenti la dichiarazione precompilata modello 730 e modello Redditi. Dopo pochi giorni sarà possibile provvedere all’eventuale modifica della dichiarazione e/o alla sua trasmissione al Fisco. Sia che ci rivolgiamo al Caf o altro professionista abilitato, sia che inviamo direttamente il 730 precompilato, è bene munirsi di tutti i documenti che possono tornarci utili per verificare la correttezza dei dati precaricati in dichiarazione dei redditi e soprattutto per conservarli in modo corretto.

In questa guida spieghiamo in breve quali sono i documenti necessari per il 730 precompilato e eventualmente dove trovarli e come conservarli.

Quali documenti servono per il 730 precompilato

Dichiarazione dei redditi: elenco documenti per 730A seconda dei casi dovremo conservare i documenti personalmente se inviamo il 730 precompilato personalmente, quindi senza l’aiuto di un CAF o commercialista. Nel caso in cui ci rivolgiamo al CAF o professionista la documentazione principale è la seguente:

  • copia della precedente dichiarazione dei redditi (Modello 730/2021 o Modello REDDITI 2021) nonché eventuali dichiarazioni integrative;
  • codice fiscale e dati anagrafici del dichiarante, del coniuge e di tutti i familiari fiscalmente a carico;
  • dati identificativi del datore di lavoro tenuto ad effettuare i conguagli in busta paga;
  • certificazione Unica e le altre certificazioni che documentano le ritenute;
  • scontrini (ora documento commerciale), ricevute, fatture e quietanze che provano le spese sostenute;
  • gli attestati di versamento d’imposta eseguiti in F24;
  • la dichiarazione modello REDDITI in caso di crediti per cui il contribuente ha richiesto il riporto nella successiva dichiarazione dei redditi;
  • visure catastali di terreni e di fabbricati posseduti a titolo di proprietà, usufrutto o altro diritto reale;
  • atti notarili di terreni e fabbricati acquistati, ereditati o venduti nell’anno 2021;
  • contratti per canoni di locazione relativi a terreni e fabbricati affittati nell’anno 2021;
  • documentazione attestante pensioni erogate da stati esteri nel 2021;
  • in caso di rivalutazione di terreni e partecipazioni avvenute nell’anno 2021 la perizia giurata di stima e l’F24 quale ricevuta di versamento della relativa imposta sostituiva;
  • ecc.

In generale servono tutti i documenti relativi ai dati contenuti nel 730 precompilato e i documenti relativi ai dati eventualmente corretti o integrati. Generalemente i documenti più importanti da reperire e conservare riguardano le spese detraibili contenute nel 730.

Dove si possono richiedere i documenti del 730

Non c’è una risposta univoca a questa domanda, questo perchè dipende a cosa fanno riferimento. Ad esempio le ricevute delle prestazioni mediche e gli scontrini dei medicinali dovrebbero essere già in nostro possesso, nell’eventualità che siano stati conservati durante l’anno.

La certificazione unica invece va consegnata dal sostituto d’imposta a seconda del reddito a cui si riferisce: il CUD dipendenti riguarda il datore di lavoro, il CUD pensionati si richiede all’INPS e via dicendo.

I documenti per la casa o il mutuo vanno richiesti al catasto (se la casa è di proprietà), al locatore per le ricevute d’affitto, alla Banca per eventuali mutui ecc.

Quali documenti conservare e per quanto tempo

730 on line

730 on line

Il contribuente non deve esibire i documenti che riguardano le spese deducibili già riconosciute dal datore di lavoro. Stessa indicazione per documentazione degli oneri detraibili che il sostituto d’imposta ha già considerato quando ha calcolato le imposte e ha effettuato le operazioni di conguaglio. Ciò vale se se i documenti sono già in possesso di quest’ultimo.

Attenzione, i suddetti documenti dovranno essere conservati fino al 31 dicembre 2027. Termine entro il quale l’amministrazione fiscale può richiederli a titolo di accertamento.

Da quest’anno inoltre, per le dichiarazioni presentate direttamente dal contribuente, ci saranno novità importanti sui controlli.

Quali sono i documenti da conservare per i pagamenti tracciati

Capitolo a parte meritano i documenti da conservare per il 730 relativamente ai pagamenti tracciati. E’ bene infatti fare attenzione alla documentazione necessaria per dimostrare che il pagamento degli oneri detraibili sia venuto in maniera tracciata ossia tramite carta di credito, bancomat, prepagate ecc.

A tal fine sarà ritenuta valida la suddetta documentazione, in alternativa tra loro:

  • ricevuta della carta di debito o della carta di credito,
  • copia bollettino postale, MAV, dei pagamenti con PagoPA,
  • estratto conto,
  • ecc.

Attenzione, in base alle indicazioni riportate nella circolare n°7/e 2021,

l’estratto conto costituisce una possibile prova del sistema di pagamento “tracciabile”, opzionale, residuale e non aggiuntiva, che il contribuente può utilizzare a proprio vantaggio nel caso non abbia disponibili altre prove dell’utilizzo di sistemi di pagamento “tracciabili”.

E’ necessario tenere a mente tutte le indicazioni fin qui analizzate.

 

Concorso RIPAM 1956 posti per i ministeri in scadenza: requisiti e domanda

Concorso RIPAM 1956 posti per i ministeri in scadenza: requisiti e domanda

Il concorso RIPAM per 1956 posti presso i ministeri rappresenta una ulteriore opportunità per chi sta cercando lavoro. I dettagli.

E’ in scadenza il concorso RIPAM per ben 1956 posti da assegnare a vari ministeri. In un periodo ricco di opportunità di inserimento lavorativo tramite selezioni e concorsi pubblici, non possiamo non ricordare che tra pochi giorni scade il bando mirato all’assunzione di quasi 2000 unità presso sedi di lavoro sparse per la penisola. Dal punto di vista contrattuale, si tratta di chance di inserimento a tempo determinato nell’ambito degli uffici dei Ministeri della Cultura, della Giustizia e dell’Istruzione.

Di seguito vogliamo dunque ricapitolare i punti salienti del concorso RIPAM per i ministeri, ricordando chi sono coloro che possono fare domanda, entro quando, com’è caratterizzata la selezione e come sono distribuiti i posti.

Concorso RIPAM 1.956 posti: i requisiti generali dei candidati

Ricordiamo anzitutto che le candidate e i candidati al concorso devono essere in possesso dei seguenti requisiti di ordine generale:

  • essere o essere stati tirocinanti nell’ambito dei percorsi di formazione e lavoro presso le sedi del Ministero della Cultura; del Ministero della Giustizia e del Ministero dell’Istruzione;
  • cittadinanza italiana, cittadinanza di altro Stato membro UE o altre categorie indicate sul bando;
  • età maggiore di 18 anni;
  • idoneità fisica allo svolgimento delle funzioni cui la selezione si riferisce;
  • godimento dei diritti civili e politici;
  • essere inclusi nell’elettorato politico attivo;
  • non essere stati destituiti o dispensati dall’impiego presso gli uffici della PA;
  • non aver riportato condanne penali, passate in giudicato, per illeciti che implicano l’interdizione dai pubblici uffici.

Leggi anche: concorso ASMEL Enti Locali, proroga scadenza al 12 maggio

Inoltre, per quanto riguarda i posti da assegnare al Ministero della Giustizia l’interessato deve possedere una condotta incensurabile ai sensi dell’art. 35 comma 6 del d. lgs. n. 165 del 2001, sull’ordinamento del lavoro alle dipendenze della PA.

Ed ovviamente nel concorso RIPAM – per i candidati di sesso maschile – sussiste l’ulteriore requisito della posizione regolare verso gli obblighi di leva.

Al fine dell’ammissione alla selezione, l’interessato dovrà comunque versare la quota di partecipazione pari a 10 euro, a pena di esclusione dal concorso pubblico RIPAM (occorrerà seguire le indicazioni nel sistema Step-One 2019). Detto versamento dovrà avvenire entro le ore 13 del termine di scadenza.

Concorso RIPAM 1.956 posti, cosa c’è da sapere

La suddetta procedura selettiva, caratterizzata da prove scritte in modalità telematica e colloqui orali, è stata indetta al fine di individuare nuovo personale non dirigenziale, da assumere con contratto part-time di 18 ore settimanali per la durata complessiva di 18 mesi.

In particolare il concorso RIPAM recluterà unità di personale secondo la seguente distribuzione di posti:

  • al Ministero della Cultura 271 unità di area III – F1 (funzionari di vari ambiti), 84 unità di area II – F2 (assistenti) e 208 unità di area II – F1 (operatori);
  • presso il Ministero della Giustizia 1000 unità di area II – F1 (operatori);
  • al Ministero dell’Istruzione 393 unità di collaboratore scolastico di categoria A -1 (personale ATA).

Prevista la cd. quota di riserva, in quanto il 30% dei posti è riservato ai volontari in ferma breve e ferma prefissata delle forze armate, ai volontari in servizio permanente, agli ufficiali di complemento e agli ufficiali in ferma prefissata.

La selezione è gestita dalla Commissione RIPAM – Formez PA e – come sopra indicato – si rivolge a candidati tirocinanti o che hanno svolto un tirocinio presso gli uffici dei Ministeri, con specifici titoli di studio (laurea, diploma o licenza media in base ai differenti profili di cui alle selezioni). In altre parole, al concorso RIPAM per 1956 assunzioni sono ammessi in via prioritaria i soggetti già inquadrati come tirocinanti nell’ambito dei percorsi di formazione e lavoro presso le sedi ministeriali.

Tutti gli interessati faranno bene ad affrettarsi a fare domanda, giacché il termine per presentarla scade il prossimo 9 maggio.

Quali sono i titoli di studio richiesti per accedere al concorso RIPAM 1.956 posti

Tenendo conto delle regole di funzionamento del concorso in oggetto, le candidate e i candidati dovranno essere in possesso di specifici titoli di studio – in base al profilo prescelto e per il quale intendono sostenere le prove. In sintesi ecco i requisiti formativi richiesti:

  • profili di funzionario di area funzionale III, fascia retributiva F1: laurea, diploma di laurea, laurea specialistica, laurea magistrale;
  • profilo di assistente di area funzionale II, fascia retributiva F2: diploma di istruzione secondaria di secondo grado conseguito presso un istituto statale, paritario o legalmente riconosciuto;
  • profili di operatore di area funzionale II, fascia retributiva F1: assolvimento dell’obbligo scolastico o diploma di istruzione secondaria di primo grado;
  • profilo professionale di collaboratore scolastico ATA di categoria A1: diploma di qualifica triennale emesso da un istituto professionale, diploma di maestro d’arte, diploma di scuola magistrale per l’infanzia, ogni tipo di diploma di maturità, attestati e/o diplomi di qualifica professionale, entrambi di durata triennale, rilasciati o riconosciuti dalle Regioni.

Leggi anche: fondo impresa femminile, al via finanziamenti agevolati e contributi a fondo perduto nel nuovo bando Invitalia

Come fare domanda di partecipazione al Concorso RIPAM

Come abbiamo detto in precedenza, non manca molto tempo per effettuare la propria candidatura in riferimento al concorso RIPAM. Infatti la domanda dell’interessato:

  • deve essere fatta in modalità telematica;
  • entro le ore 14 del 9 maggio 2022;
  • attraverso la compilazione del modulo ad hoc (sistema Step-One 2019).

Al fine di procedere con la compilazione della domanda, l’interessato dovrà utilizzare il proprio SPID (Sistema Pubblico Identità Digitale). Ricordiamo che per potersi di fatto iscrivere e partecipare alle prove, sarà necessario possedere altresì un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC) personale.

Infine, gli interessati al bando di concorso RIPAM per 1956 assunzioni presso i Ministeri dovranno fare domanda di ammissione soltanto per il codice corrispondente al tirocinio formativo, svolto o in corso di svolgimento da parte del candidato.

Dove trovare il bando di concorso

Per ulteriori informazioni rimandiamo comunque al testo ufficiale del bando.

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SPID Poste Italiane: cos’è, quanto costa e come si richiede

SPID Poste Italiane: cos’è, quanto costa e come si richiede

Cos’è, come si ottiene e quanto costa il servizio SPID di Poste Italiane? Vediamolo insieme in questa guida passo passo.

Cos’è, come funziona e quanto costa SPID Poste Italiane, il Sistema Pubblico d’identità Digitale, più comunemente conosciuta come SPID, gestito dalle Poste. Questo PIN consiste in credenziali di accesso uniche (nome utente e password) e certificate, che permettono di accedere a molteplici servizi della Pubblica Amministrazione e nel tempo sarà praticamente obbligatorio possederlo. Ad esempio dal 1° ottobre 2021 non è più possibile accedere al sito dell’INPS con il PIN, ma sarà obbligatorio avere SPID.

E’ possibile ottenere un PIN SPID in diversi modi, ma tra quelli più pratici e diffusi c’è, senza dubbio, quello alle Poste, che ha una procedura molto semplice, economica e veloce. Dal mese di aprile non è più possibile richiedere il riconoscimento gratuito allo sportello postale per ottenere lo SPID Poste Italiane. Quindi d’ora in poi il costo della procedura di riconoscimento sarà di 12 euro. Pertanto se da un lato SPID Poste è gratuito, dall’altro bisogna pagare una somma una tantum per ottenerlo ovvero per fare lo step del riconoscimento.

Di seguito lasciamo una guida dettagliata, per la creazione e la gestione del servizio online.

SPID Poste Italiane: cos’è

Come detto in precedenza, il sistema SPID consente a tutti coloro che lo posseggono di poter usufruire dei servizi messi a disposizione dalla Pubblica Amministrazione. A breve l’identità digitale sarà obbligatoria per accedere ai vari servizi online della PA, in modo tale da semplificare, velocizzare e mettere in sicurezza tutto ciò che riguarda concorsi, graduatorie, bonus, aree riservate, accesso ai dati ecc. Lo scopo è quindi quello di migliorare i rapporti tra i contribuenti e la Pubblica Amministrazione, grazie allo sviluppo del digitale.

Possono richiedere lo SPID tutti i cittadini italiani che hanno compiuto almeno 18 anni, tutti coloro che sono con un regolare permesso di soggiorno con residenza in Italia, oppure ancora, le società e le imprese. Se si è residenti in un altro paese, si può comunque effettuare una richiesta di SPID cercando un fornitore certificato che ricopra l’area d’interesse.

Tra i vari fornitori di questo servizio operanti sul territorio italiano, ci sono appunto le Poste Italiane.

Leggi anche: SPID cos’è, come funziona e come si fa: video guida

Come si richiede lo SPID di Poste Italiane

Ci sono molteplici procedure per poter richiedere lo SPID di Poste Italiane, ogni una delle quali richiede tempistiche, modalità e requisiti differenti. Per prima cosa bisogna vedere se già si è in possesso di credenziali PosteID o no. Ad esempio se già si usa BancoPostaOnline probabilmente già si possiede un PosteID valido per accedere; quindi basta abilitarlo a SPID in pochi semplici passaggi da qui.

Se invece non si possiede PosteID allora si dovrà procedere da zero tramite una delle seguenti opzioni:

  • Apertura presso gli uffici postali;
  • con passaporto o carta d’identità digitale;
  • SMS su cellulare certificato;
  • lettore BancoPosta;
  • Carta Nazionale dei Servizi;
  • Firma digitale.

Tra le modalità indicate quella più semplice per aprire uno SPID (ovvero un PosteID abilitato a SPID) è quella che prevede l’identificazione presso uno sportello postale. Vediamo nel dettaglio le diverse modalità.

Per prima cosa bisogna recarsi online a questo indirizzo: https://posteid.poste.it/identificazione/identificazione.shtml e poi scegliere fra una delle opzioni per la registrazione.

Riconoscimento di persona

PosteID registrazioneLa procedura per ottenere lo SPID tramite l’ufficio di Poste Italiane non è per nulla complessa, infatti, basta inserire tutti i dati anagrafici necessari online da qui. Una volta effettuato questo passaggio, bisogna controllare tutte le informazioni tra cui: l’indirizzo email, il numero di cellulare, la tessera sanitaria e un documento di riconoscimento che sia in corso di validità. Fatto ciò non resta che procedere con la pratica, ricordando che l’email sarà il nome utente per lo SPID, inserendo la password che si vuole applicare.

All’email sarà inviato un codice che poi dovrà essere digitato sulla schermata delle Poste Italiane, per conferma. Dopo di che si procederà con l’inserimento del numero di cellulare, a questo punto la procedura è identica a quella dell’email. Bisognerà controllare l’arrivo di un codice sul dispositivo con il numero di telefono indicato e confermare l’identità.

Successivamente, bisognerà inserire negli appositi campi, il tipo di documento d’identità e il domicilio. Qui poi si dovrà caricare una scansione del documento scelto fronte-retro e confermare l’invio dei propri dati personali. La scansione dei documenti (carta d’identità e codice fiscale) può essere fatta anche direttamente presso l’ufficio postale.

Terminato il processo, si procederà con la conferma di registrazione via mail e a questo punto non resta che effettuare il riconoscimento:

  1. gratis al costo di 12 euro: recandosi di persona ad un ufficio postale muniti di codice fiscale e documento di riconoscimento. L’operatore di Poste italiane attiverà lo SPID;
  2. al costo di 14,50 euro: sarà il postino che verrà presso il nostro domicilio e procederà al riconoscimento.

SMS su cellulare certificato

La modalità per la richiesta di  SPID con un SMS al cellulare certificato invece, richiede meno tempo della procedura precedente. Questa procedura può essere scelta da chi è già titolare di BancoPosta o Postepay.

I documenti da tenere a disposizione durante questa procedura di richiesta dello SPID sono il proprio indirizzo email, il numero di cellulare, la tessera sanitaria ed infine un documento di riconoscimento valido.

Lettore BancoPosta

Anche con il lettore BancoPosta si può effettuare una procedura velocissima, bastano solo 3 minuti registrandosi o inserendo le credenziali del sito delle poste.

A portata di mano per la procedura sono necessari in primis il lettore BancoPosta, l’indirizzo email, le credenziali appunto per l’accesso al portale delle Poste Italiane ed un numero di cellulare.

Con Carta d’Identità elettronica, Carta Nazionale dei Servizi o firma digitale

Per la procedura con la Carta Nazionale dei Servizi o Carta d’identità Elettronica (Cie) attiva, ci vogliono 5 minuti e ci si può registrare collegando la chiavetta USB oppure il lettore di tessere. Fatto ciò si passerà poi all’inserimento del PIN al momento della richiesta.

Per la procedura in questione è necessario avere a disposizione: il lettore smart-card, la Carta Nazionale dei Servizi attiva o la CiE l’email, il numero di cellulare, la tessera sanitaria e un documento d’identità valido.

C’è infine la modalità di richiesta SPID con la Firma Digitale, quest’ultima richiede 5 minuti e bisogna tenere a disposizione ovviamente una mail, la tessera sanitaria, il numero di cellulare, un documento d’identità e soprattutto, bisogna essere in possesso della Firma Digitale.

Fatto tutto non resta che firmare i dati e proseguire con la procedura.

Costo SPID Poste

Quanto costa SPID di Poste Italiane? Le Poste, mettono a disposizione ben tre tipologie di SPID, si va infatti dal primo al terzo livello. Tutti i livelli sono gratuiti, ma prevedono un piccolo costo per il servizio:

  • 12 euro: se per fare lo SPID ci si reca direttamente presso gli uffici postali
  • 14,50 euro: chi preferisce ricevere direttamente tutto presso la propria abitazione, compreso il riconoscimento a domicilio tramite il portalettere, dovrà effettuare un pagamento di 14,50 euro.

SPID Login

Una volta ottenute le credenziali di accesso SPID si potrà accedere ai vari servizi della PA:

  1. tramite browser web, se si naviga da PC,
  2. oppure tramite l’app Poste id disponibile gratuitamente per iOS e Android.

In sostanza si accede al portale della Pubblica Amministrazione (ad esempio l’INPS) e per accedere si sceglie SPID; a questo punto si procede ad inserire il proprio nome utente (email scelta per fare SPID Poste Italiane) e la password ottenuta in fase di registrazione.

 

Guerra Russia-Ucraina, nuova fuga di notizie dai servizi Usa: “Fornite a Kiev informazioni per affondare l’incrociatore Moskva”

Guerra Russia-Ucraina, nuova fuga di notizie dai servizi Usa: “Fornite a Kiev informazioni per affondare l’incrociatore Moskva”

Guerra Russia-Ucraina, nuova fuga di notizie dai servizi Usa: “Fornite a Kiev informazioni per affondare l’incrociatore Moskva”

La notizia è stata smentita in mattinata dal portavoce del Pentagono, John Kirby: “Non forniamo informazioni sulla posizione di alti comandanti militari sul campo di battaglia né partecipiamo alle decisioni sugli obiettivi dell’esercito ucraino”, ha detto. Ma l’emorragia di informazioni potrebbe testimoniare un’insofferenza all’interno dell’intelligence per la gestione del conflitto da parte della Casa Bianca
Quello che era iniziato come uno scoop giornalistico realizzato dal New York Times si sta velocemente trasformando in una emorragia di informazioni che dall’intelligence americana finiscono sulle pagine e i siti dei principali network americani. Ma allo stesso tempo complicano la posizione statunitense nel conflitto ucraino esponendo Washington alle ritorsioni russe. Dopo l’indiscrezione pubblicata dal Times, secondo cui gli apparati americani hanno fornito informazioni a Kiev per localizzare e uccidere alti generali russi sul campo, oggi lo stesso quotidiano, insieme a Washington PostCnn e Nbc riportano di altre soffiate riguardanti l’incrociatore Moskva che hanno permesso ai militari di Volodymyr Zelensky di intercettarla, colpirla e affondarla. Versione che, se confermata, potrebbe portare Vladimir Putin a considerare gli Stati Uniti come Paese cobelligerante, aumentando così il rischio di un allargamento del conflitto a livello mondiale.Secondo i media Usa, che citano fonti anonime vicine al dossier, l’incrociatore è stato colpito con missili anti-nave ucraini. Ma a fornire le informazioni necessarie a rendere l’attacco efficace sono stati i servizi segreti di Washington. Per Nbc News, gli americani, su richiesta delle forze di Kiev, hanno confermato che una nave nel Mar Nero, segnalata dagli ucraini, era in effetti l’incrociatore Moskva appartenente alla Marina della federazione, fornendone inoltre la posizione. Stando a una fonte Usa citata dal Post, nonostante il passaggio di informazioni preziose, gli Stati Uniti “non erano a conoscenza” dell’obiettivo dell’Ucraina di colpire la nave.

La notizia è stata smentita in mattinata dal portavoce del Pentagono, John Kirby: “Non forniamo informazioni sulla posizione di alti comandanti militari sul campo di battaglia né partecipiamo alle decisioni sugli obiettivi dell’esercito ucraino”, ha affermato rispondendo anche alle indiscrezioni di stampa pubblicate ieri dal Times, secondo le quali l’intelligence americana ha collaborato con i militari di Kiev per individuare e uccidere alti comandanti russi in Ucraina, e che hanno provocato la reazione della Casa Bianca che ha definito il quotidiano Usa “irresponsabile”. “Gli ucraini – ha concluso Kirby – hanno francamente molte più informazioni di noi”. Anche la portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, Adrienne Watson, dopo l’articolo di ieri pubblicato dal Nyt ha dichiarato che “gli Stati Uniti forniscono intelligence sul campo per aiutare gli ucraini a difendere il loro Paese, non forniamo intelligence con l’intento di uccidere generali russi”.

Le reazioni immediate e in alcuni casi scomposte dell’amministrazione Biden testimoniano la consapevolezza che se venisse dimostrata una collaborazione attiva di Washington nelle operazioni militari di Kiev, questa potrebbe essere letta da Vladimir Putin come un atto di guerra. Ma ci sono altri due elementi che fanno riflettere. Il primo, che all’interno dell’intelligence americana è in corso un tentativo di mettere in difficoltà l’amministrazione attraverso la trasmissione di informazioni riservate ai media, a testimoniare, forse, che una parte dei servizi non condivide le posizioni spregiudicate assunte dalla Casa Bianca nel conflitto ucraino, sia dal punto di vista diplomatico che militare. Il secondo, che le soffiate sono state inviate a quotidiani tradizionalmente vicini alle posizioni Dem.

Twitter: @GianniRosini

 

Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei

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Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei


Nome: Santuario della Beata Vergine del Rosario di Pompei
Titolo: Basilica Santuario
Indirizzo: Piazza Bartolo Longo, 1 – Pompei
Reliquie di: Beato Bartolo Longo

Sul finire del XIX secolo, Valle di Pompei costituiva una vasta area agraria accanto agli scavi archeologici dell’antica cittadina classica distrutta dal Vesuvio nel 79 d.C. Qui giunse, nel 1872, un giovane avvocato pugliese, Bartolo Longo, per amministrare i beni della contessa Marianna Farnararo de Fusco. Volendo risollevare le condizioni morali e civili degli abitanti della valle, egli si diede a una generosa opera di animazione religiosa e sociale, cominciando a raccogliere nella chiesetta del Santissimo Salvatore i contadini, ai quali distribuiva immagini mariane e insegnava gli elementi essenziali del catechismo. Ottenuto in dono da un religioso domenicano un quadro della Vergine del Rosario, lo fece trasportare a Valle di Pompei (1875). E intorno all’immagine cominciò a svilupparsi una intensa devozione mariana. Bartolo Longo decise allora di costruire una chiesa più decorosa in cui collocare il quadro della Madonna del Rosario. Acquistò il suolo con il contributo del vescovo di Nola Giuseppe Formisano e della contessa Farnararo de Fusco.

Quadro della Beata Vergine del Rosario di Pompei

Il quadro della Madonna del Rosario di Pompei

La prima pietra del Santuario fu posta l’8 maggio 1876. Alla costruzione della chiesa concorsero moltissime persone. In maniera particolare si distinsero le famiglie dell’aristocrazia napoletana, coinvolte nell’impresa da Bartolo Longo e dalla contessa. Ma vi concorsero anche tante persone semplici e umili, raggiunte attraverso il periodico popolare «Il Rosario e la Nuova Pompei», fondato nel 1884. Il 7 maggio 1887 fu consacrato l’altare maggiore della nuova chiesa, ove fu collocato il quadro della Madonna, alla presenza del Card. Raffaele Monaco La Valletta. Nel 1906, con atteggiamento di distacco e di filiale obbedienza Bartolo Longo cedette alla Santa Sede il Santuario di Pompei con tutte le opere caritative che nel corso degli anni era andato fondando. La responsabilità della fondazione pompeiana fu affidata a un delegato pontificio sotto la vigilanza di una commissione cardinalizia.

Il Santuario ha subito numerosi riadattamenti nel corso dell’ultimo secolo. La facciata fu completata nel 1901 e il campanile nel 1925. La chiesa fu ampliata fra il 1934 e il 1939.

Campanile Santuario Madonna del Rosario di Pompei

Il campanile

Il campanile, disegnato dai fratelli romani Aristide e Pio Leonori, fu realizzato in granito grigio ed elementi di marmo bianco, con un’armatura metallica interna a castello; è alto circa ottanta metri e sostiene un concerto di otto campane. I lavori iniziarono nel 1912 e furono compiuti nel 1925. La porta bronzea frontale reca in altorilievo la scena dell’apparizione del Sacro Cuore di Gesù a Santa Margherita Maria Alacoque, realizzata da Camillo Brugo.

La prima chiesa, costruita su disegno di Antonio Cua e Giovanni Rispoli, era a croce latina, con una sola navata, sormontata da cupola. Dopo i lavori di ampliamento la chiesa rimasta a croce latina, ma a tre navate. Le due navate laterali presentano tre altari per lato e proseguono dietro l’abside in un ambulacro semicircolare con quattro cappelle.

Cupola Santuario della Beata Vergine di Pompei

La cupola

La cupola centrale si compone di due tamburi sovrapposti: quello inferiore termina a calotta con apertura centrale, quello superiore, su cui si aprono grandi finestre, è a doppia cupola e con cupolino. Fu affrescata nel 1940-1942 da Angelo Landi, che vi dipinse La visione di San Domenico, ossia il trionfo della Vergine, che attraverso la preghiera del Rosario accoglie sotto il suo manto i fedeli.

Il quadro della Vergine del Rosario, centro della grandissima devozione che circonda il Santuario di Pompei, raffigura la Madonna con in braccio il Bambino e ai lati San Domenico e Santa Caterina da Siena. Acquistato dal P. Alberto Maria Radente presso un rigattiere, affidato prima a Suor Maria Concetta De Litala del conservatorio napoletano del Rosariello a Porta Medina e poi donato a Bartolo Longo, fu trasportato a Pompei nel 1875. Fu ritoccato da Guglielmo Galella, ma poi restaurato da Federico Maldarelli nel 1879. È contornato da una cornice in bronzo dorato con intorno le scene dei quindici misteri del Rosario dipinti da V. Paliotti. La devozione popolare portò gradualmente a impreziosire l’immagine con svariati gioielli offerti dai fedeli, a cominciare dalla contessa Farnararo de Fusco, che per prima donò degli orecchini preziosi. Più di mille brillanti componevano i diademi posti sul capo della Madonna e del Bambino. Pure di brillanti erano altre decorazioni preziose sovrapposte. Nel 1965, l’immagine fu solennemente incoronata da Paolo VI nella Basilica Vaticana con nuovi e preziosi gioielli.

Urna con il corpo del Beato Bartolo Longo

Urna con il corpo del Beato Bartolo Longo

Al di sotto dell’altare maggiore è la cripta in cui si conservano i resti del Beato Bartolo Longo. Bartolo Longo (1841-1926), che compì gli studi universitari a Napoli negli anni in cui si realizzava l’unità d’Italia, visse giovanili esperienze di agnosticismo e anticlericalismo. Tuttavia, grazie alla provvidenziale frequentazione con credenti di forte tempra, quali Vincenzo Pepe, Caterina Volpicelli, Alberto Maria Radente e altri, tornò alla fede cristiana con coerenza e impegno. Scrisse opere di carattere ascetico e storico-apologetico per sostenere la devozione mariana e le attività collegate con il Santuario. Morì il 5 ottobre 1926. Nel 1933 fu introdotto il processo per la beatificazione, celebrata a Roma il 26 ottobre 1980.

Le attività sociali e caritative diedero rinomanza al nome di Bartolo Longo, collegando la devozione mariana a tante opere di carità, che ancora oggi prosperano accanto al Santuario di Pompei: nel 1887 nacque un orfanotrofio femminile; nel 1897 fu canonicamente riconosciuta la congregazione delle suore Figlie del Santo Rosario; nel 1892 sorse un istituto per i figli dei carcerati, seguito nel 1921 da un’opera analoga destinata alle ragazze. Nel corso degli anni, a queste attività, profetiche per l’epoca in cui sorsero e per i metodi che proponevano, se ne sono aggiunte numerose altre, nella continuità di un progetto a servizio della fede e della carità.

L’espressione più nota nel mondo della pietà mariana che si celebra nel Santuario di Pompei è la Supplica alla Madonna del Rosario, preghiera scritta da Bartolo Longo nel 1883 e recitata ogni anno in maniera solenne l’8 maggio e la prima domenica di ottobre.

Organo Santuario di Pompei

L’organo

Durante la costruzione del santuario, Bartolo Longo ordinò a Pacifico Inzoli la costruzione dell’organo a canne del santuario che venne collocato sopra la cantoria in controfacciata e la sua inaugurazione fu l’8 maggio 1890. L’organo era a tre tastiere con pedaliera; i registri della seconda e della terza tastiera erano gli stessi. Venne gravemente danneggiato durante la seconda guerra mondiale, ma Vincenzo Mascioni lo ricostruì su progetto dei Maestri Fernando Germani e Ferruccio Vignanelli; il nuovo strumento venne realizzato nel 1949 e inaugurato nel 1952.

ORARI

feriali, 7-19
festivi 6-20.

Il Campanile
feriali 9-13 e 15-19
festivi 8-13 e 15-20

SANTE MESSE

Sante Messe Santuario Madonna di Pompei

Sante Messe Santuario Madonna di Pompei

VISITA IN TRE DIMENSIONI

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Oggi 8 maggio si venera:

Madonna del Rosario di Pompei

– Madonna del Rosario di Pompei
ApparizioneLa Vergine Maria apparve al Beato Bartolo Longo mentre si trovava nei campi e riferendogli di propagare il Rosario per la sua salvezza.

Domani 9 maggio si venera:

San Pacomio

– San Pacomio
AbateAbate, Santo fu il primo padre del cenobitismo monastico. Soldato Esneh ebbe occasione di conoscere cristiani e fu spinto ad imitarli. Lasciata dunque la milizia, si ritirò presso un piccolo tempio abbandonato…

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Oggi 8 maggio nasceva:

San Giovanni Maria Vianney

– San Giovanni Maria Vianney
SacerdoteDardilly, piccolo paesello della diocesi di Lione, fu la patria del santo Curato. La sua famiglia si dedicava ai lavori agricoli, e Giovanni medesimo quando fu giunto all’età di sette anni dovette, aiutare…

Oggi 8 maggio si recita la novena a:

– San Giobbe
I. Per quella costante fedeltà con cui voi, o glorioso s. Giobbe, serviste sempre al vero Dio, malgrado le massime e gli esempi dei popoli infedelì tra cui la Provvidenza dispose che conduceste la vostra…
– Sant’ Isidoro l’agricoltore
III. Glorioso s. Isidoro, che nelle false imputazioni fattevi dai vostri nemici, cioè di trascurare gli interessi del vostro padron e per recarvi a pii esercizi dentro le chiese, foste prodigiosamente…
– San Mattia
I. Glorioso s. Mattia, che fin dalla vostra giovinezza conduceste una vita sì santa da essere universalmente riguardato come uno dei più degni d’essere elevato al grado d’Apostolo, ottenete a noi tutti…
– San Pasquale Baylon
I. Ammirabile s. Pasquale, che nella umiltà della vostra condizioni di guardiano di pecore, non per altro vi appigliaste allo studio delle umane lettere che per meglio conoscere Iddio o riverir con la…
– Beata Vergine Maria di Fatima
O Francesco e Giacinta, a cui la Madonna ha chiesto di prega­re e fare sacrifici per i peccatori abbandonati, perché non vi era chi si sacrificasse e pregasse per loro, fate che sentiamo la stessa chiamata…