Archivi giornalieri: 4 marzo 2022

Pensioni marzo 2022, come cambia l’importo dopo la Riforma IRPEF

Pensioni marzo 2022, come cambia l’importo dopo la Riforma IRPEF

Pensione di marzo 2022, quali effetti avrà la riforma dell’IRPEF e l’introduzione dell’Assegno Unico sull’importo del cedolino

Pensioni marzo 2022, ecco come cambia l’importo del cedolino dopo la riforma IRPEF e l’introduzione dell’Assegno Unico Universale; tante sono le novità che impattano sul calcolo dell’assegno pensionistico.

Gli aspetti che meritano attenzione riguardano innanzitutto la determinazione dell’IRPEF lorda attraverso il sistema delle aliquote e scaglioni di imposta, interessata dalle modifiche ad opera della Legge di Bilancio 2022. La stessa norma ha ritoccato le detrazioni per coloro che producono uno o più redditi da pensione (la cui funzione è quella di ridurre la già citata IRPEF lorda) oltre ai meccanismi di riduzione della pressione fiscale introdotti dal Decreto Legge numero 3/2020 (trattamento integrativo ed ulteriore detrazione).

Sempre in tema di detrazioni (questa volta per familiari a carico) ed ANF si segnalano gli effetti dell’introduzione dell’Assegno Unico Universale dal 1° marzo 2022, misura che ha l’obiettivo di riordinare, razionalizzare e potenziare i benefici economici alle famiglie con figli a carico.

Come ricorda l’INPS con la Circolare del 28 febbraio 2022 numero 33, tutti gli aspetti appena citati, oltre all’adeguamento del coefficiente di perequazione fissato all’1,70%, avranno conseguenze sul calcolo del cedolino in pagamento nel mese di marzo 2022.

Analizziamo in dettaglio le principali novità e il loro effetto sulle pensioni.

Pensioni 2022, come cambia l’importo da marzo: il calcolo dell’IRPEF

La Legge del 30 dicembre 2021 numero 234 (Manovra 2022) ha modificato (articolo 1 comma 2) dallo scorso 1° gennaio il sistema di calcolo dell’Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche (IRPEF) come disciplinato dall’articolo 11 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi di cui al Decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986 numero 917).

In base al reddito imponibile annuo, gli scaglioni d’imposta sono pari a:

Reddito annuo oltre euro fino a euro Aliquota %
0 15.000,00 23
15.000,01 28.000,00 25
28.000,01 50.000,00 35
50.000,01 / 43

Prima della modifica ad opera della Legge di Bilancio (di conseguenza fino al 31 dicembre 2021) gli scaglioni IRPEF corrispondevano a:

Reddito annuo oltre euro fino a euro Aliquota %
0 15.000,00 23
15.000,01 28.000,00 27
28.000,01 55.000,00 38
55.000,01 75.000,00 41
75.000,01 / 43

In considerazione del fatto che la pensione è corrisposta mensilmente, il calcolo dell’IRPEF lorda ai fini dell’elaborazione dei singoli cedolini, tiene conto dei seguenti scaglioni (ottenuti dividendo i valori annui per dodici), vigenti dal 1° gennaio 2022:

Reddito mensile oltre euro fino a euro Aliquota %
0 1.250,00 23
1.250,01 2.333,33 25
2.333,34 4.166,66 35
4.166,67 / 43

Al contrario, le regole in vigore sino al 31 dicembre 2021 prevedevano il calcolo della tassazione mensile con questi riferimenti:

Reddito mensile oltre euro fino a euro Aliquota %
0 1.250,00 23
1.250,01 2.333,33 27
2.333,34 4.583,33 38
4.583,34 6.250,00 41
6.250,01 / 43

Calcolo IRPEF lorda

Per comprendere appieno l’effetto delle nuove regole da applicarsi a decorrere dalla pensione di marzo 2022, calcoliamo la tassazione lorda di un pensionato con reddito imponibile ai fini fiscali pari a 2.500,00 euro. Applicando le disposizioni della recente Manovra l’IRPEF sarebbe pari a:

Scaglione d’imposta Aliquota IRPEF lorda (regole Manovra 2022)
Fino a 1.250,00 euro 23% 287,50
2.333,33 – 1.250,01 euro 25% 270,83
2.500,00 – 2.333,34 euro 35% 58,33 +
Totale   = 616,66 euro

Viceversa, in base alle regole precedenti la tassazione lorda corrisponderebbe a:

Scaglione d’imposta Aliquota IRPEF lorda (regole ante Manovra 2022)
Fino a 1.250,00 euro 23% 287,50
2.333,33 – 1.250,01 euro 27% 292,50
2.500,00 – 2.333,34 euro 38% 63,33 +
Totale   = 643,33 euro

Per quanto riguarda, evidenzia la Circolare INPS, l’applicazione “dell’aliquota massima già richiesta dai pensionati, le procedure sono state adeguate attribuendo l’aliquota inferiore più prossima qualora l’aliquota richiesta non sia più vigente”.

Come cambia la pensione a marzo 2022: trattamento integrativo e ulteriore detrazione

La Legge numero 234 è intervenuta anche (articolo 1 comma 3) sugli strumenti di riduzione della pressione fiscale introdotti dal Decreto Legge 5 febbraio 2020 numero 3 a decorrere dal 1° luglio 2020. In particolare, dal 1° gennaio 2022:

  • Il trattamento integrativo è riconosciuto in misura pari a 1.200 euro annui (100 euro medi mensili) per coloro che hanno un reddito complessivo non superiore a 15 mila euro;
  • Per coloro che hanno un reddito superiore a 15 mila ma non eccedente i 28 mila euro il trattamento integrativo spetta a patto che la somma delle detrazioni indicate all’articolo 1 comma 1 del D.L. numero 3/2020 sia di importo superiore all’IRPEF lorda (in tal caso il credito d’imposta è pari alla differenza tra le suddette detrazioni e l’imposta lorda, comunque non superiore a 1.200 euro);
  • E’ abrogata l’ulteriore detrazione.

Nulla cambia invece in merito al requisito della “capienza” dell’imposta lorda determinata sui redditi di lavoro ed assimilato, rispetto alla detrazione calcolata sulle medesime somme.

Sul punto l’INPS sottolinea (Circolare del 28 febbraio) che “a decorrere dall’anno 2022 l’Istituto continuerà a determinare e a riconoscere il beneficio spettante limitatamente ai redditi che complessivamente non superano la soglia di 15.000 euro”. Eventuali importi spettanti a titolo di trattamento integrativo non percepiti nel corso del periodo d’imposta, potranno essere riconosciuti in un’unica soluzione in sede di liquidazione definitiva dell’IRPEF con dichiarazione dei redditi.

Pensione marzo 2022, come cambia: detrazione per redditi da pensione

Il già citato articolo 1 comma 2 della Manovra ha ritoccato le detrazioni per coloro che producono uno o più redditi da pensione (articolo 13 comma 3 del TUIR), a decorrere sempre dal 1° gennaio 2022.

Per questo motivo, dalla rata della pensione di marzo le detrazioni in parola (da rapportare comunque ai periodi di pensione nell’anno) corrisponderanno a:

Reddito complessivo (RC) annuo Importo detrazione annuo + detrazione aggiuntiva di 50,00 euro per chi ha un reddito complessivo superiore a 25 mila ma non eccedente i 29 mila euro
Non superiore a 8.500 euro 1.955,00
Compreso tra 8.500 e 28.000 euro 700 + [1.255 * (28.000 – RC) / 19.500]
Tra 28.000 e 50.000 euro 700 * [(50.000 – RC) / 22.000]
Oltre 50.000 euro 0

Sino al cedolino di febbraio 2022, invece, le detrazioni erano calcolate secondo le disposizioni previgenti:

Reddito complessivo (RC) annuo Importo detrazione annuo
Non superiore a 8.000 euro 1.880,00
Compreso tra 8.000 e 15.000 euro 1.297 + [583 * (15.000 – RC) / 7.000]
Tra 15.000 e 55.000 euro 1.297 * [(55.000 – RC) / 40.000]
Oltre 55.000 euro 0

Conguaglio mesi precedenti

In merito all’applicazione da marzo delle nuove regole fiscali l’Istituto sottolinea che, stante l’entrata in vigore delle stesse a decorrere dal 1° gennaio il calcolo della pensione “è stato adeguato sulla base delle modifiche sopra esposte” con l’attribuzione “dei relativi conguagli, ove spettanti”.

Introduzione Assegno Unico Universale

La seconda importante novità registrata nel 2022 è l’introduzione dell’Assegno Unico Universale (AUU) a norma del Decreto Legislativo 21 dicembre 2021 numero 230.

La misura si concretizza in una prestazione economica erogata mensilmente dall’INPS al beneficiario in ragione del numero dei figli minori (ed in taluni casi maggiorenni fino a ventuno anni non compiuti) a carico.

L’avvio dell’AUU dal 1° marzo 2022 comporta l’abrogazione, a partire dalla stessa data, di:

  • Detrazioni fiscali per figli a carico di età inferiore a ventuno anni compiuti;
  • Ulteriore detrazione per le famiglie con almeno quattro figli a carico;
  • Assegno Nucleo Familiare (ANF) limitatamente ai nuclei con figli ed orfanili, ivi compresa la maggiorazione temporanea introdotta dal 1° luglio 2021 al 28 febbraio 2022.

Detrazioni fiscali per figli a carico

A seguito delle modifiche apportate dal Decreto Legislativo numero 230/2021 (articolo 10 comma 4) dal 1° marzo 2022 le detrazioni per figli a carico di età pari o superiore a ventuno anni, disciplinate dall’articolo 12 del TUIR, sono così disciplinate:

Numero figli Calcolo detrazione per ciascun figlio
1 950 * [(95.000 – RC) / 95.000]
2 950 * [(110.000 – RC) / 110.000]
3 950 * [(125.000 – RC) / 125.000]
4 950 * [(140.000 – RC) / 140.000]
5 950 * [(155.000 – RC) / 155.000]
Oltre 5 L’importo di euro 155.000 è aumentato di 15.000 euro per ogni figlio successivo al quinto.

Naturalmente, gli importi come sopra calcolati dovranno essere riproporzionati in base ai mesi in cui il figlio è a carico.

Le indicazioni INPS precisano che sulla rata della pensione di marzo 2022 si è provveduto a:

  • Mantenere il riconoscimento delle detrazioni per ciascun figlio di età pari o superiore a 21 anni;
  • Revocare le
    • maggiorazioni delle detrazioni per i figli inabili;
    • maggiorazioni delle detrazioni per i figli minori di 3 anni;
    • le ulteriori detrazioni pari a 1.200 euro, riconosciute in presenza di almeno 4 figli a carico.

I sostituiti che intendono ottenere la detrazione per i figli a carico che compiranno 21 anni “a decorrere dal mese di aprile 2022, dovranno presentare una nuova domanda di detrazione” (Circolare INPS).

Assegni al nucleo familiare

Per quanto concerne gli Assegni Nucleo Familiare l’Istituto ha provveduto:

  • A riconoscere le maggiorazioni degli ANF per i mesi di gennaio e febbraio 2022;
  • A disporre la cessazione, a far data dal 1° marzo 2022, dell’erogazione delle prestazioni ANF ed assegni familiari riferite ai nuclei familiari con figli e orfanili “per i quali subentra la tutela del riconoscimento dell’Assegno unico e universale”.

Nulla cambia invece per le prestazioni in parola riferite a nuclei composti esclusivamente dai coniugi, con esclusione di:

  • Coniuge legalmente ed effettivamente separato;
  • Fratelli, sorelle, nipoti di età inferiore a 18 anni compiuti (ovvero senza limiti di età), i quali si trovino a causa di infermità o difetto fisico o mentale, nell’assoluta e permanente impossibilità di dedicarsi ad un proficuo lavoro, qualora siano orfani di entrambi i genitori e non abbiano conseguito il diritto alla pensione ai superstiti.

Coefficiente di perequazione

Il sistema di perequazione delle pensioni ha l’obiettivo di adeguare gli importi dei trattamenti previdenziali al costo della vita.

L’adeguamento, decorrente dal 1° gennaio di ogni anno, interessa tutti i trattamenti pensionistici a carico della previdenza pubblica oltre che delle gestioni dei lavoratori autonomi e di quelle sostitutive, esonerative, esclusive, integrative ed aggiuntive.

Il coefficiente di perequazione è stabilito in base all’incremento dell’indice annuo dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (senza tabacchi), rilevato dall’ISTAT.

Tenuto conto del fatto che, come reso noto con Decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 17 novembre 2021, la variazione dell’indice tra il periodo di gennaio – dicembre 2020 e gennaio – dicembre 2021 è stata pari a +1,70%, il suddetto D.M. (articolo 2) ha fissato la percentuale di variazione per il calcolo della perequazione “in misura pari a +1,7 dal 1° gennaio 2022”.

Tuttavia, in fase di rinnovo delle pensioni (Circolare INPS del 23 dicembre 2021 numero 197), è stata applicata per l’anno 2022 la percentuale dell’1,60%.

Come ha precisato la Circolare dell’Istituto del 28 febbraio l’applicazione dell’indice di perequazione effettivo per l’anno corrente (pari all’1,70%) interessa la rata di marzo 2022 “con la corresponsione dei relativi arretrati, ove dovuti”.

L’aumento non è tuttavia identico per tutti i pensionati, essendo pari a:

  • 100% dell’inflazione (misura piena) per le pensioni fino a quattro volte il trattamento minimo (pari per il 2022 ad euro 523,83);
  • 90% dell’inflazione per le pensioni comprese tra quattro e cinque volte il trattamento minimo;
  • 75% dell’inflazione per le pensioni oltre cinque volte il trattamento minimo.
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Pagamento Naspi marzo 2022, le date di accredito INPS da segnare

Pagamento Naspi marzo 2022, le date di accredito INPS da segnare

Pagamento Naspi marzo 2022, facciamo chiarezza sulle date degli accrediti INPS e ricordiamo i tratti essenziali della misura.

Calendario date pagamenti NASpI

Ad inizio marzo non sono pochi coloro che si domandano quando avverrà il pagamento della Naspi (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) ovvero l’indennità mensile di disoccupazione. Si tratta, lo ricordiamo, di una prestazione versata dall’Istituto di previdenza alle persone al momento disoccupate, a seguito della perdita del lavoro.

La Naspi è assegnata mensilmente per un certo lasso di tempo e coloro che ne beneficiano vorranno sicuramente sapere com’è articolato il calendario Inps dei pagamenti.

Ecco ciò che occorre ricordare in proposito.

Pagamento Naspi marzo 2022: quali sono le date di riferimento

Vero è che non c’è una sola data di pagamento per la Naspi, a differenza del reddito di cittadinanza, ossia una misura che è pagata di solito il 27 del mese, a meno che non si tratti di giorno festivo. Nel caso del pagamento Naspi marzo 2022, infatti, la data di accredito cambia in base alla specifica situazione del cittadino disoccupato, che incassa l’indennità contro la disoccupazione. Insomma, non esiste un calendario dei pagamenti univoco e valido per tutti e la data di accredito dipende dal giorno in cui è stata inoltrata la domanda.

Leggi anche: reddito di cittadinanza, le date dai pagamenti di marzo 2022

Per quanto attiene al mese appena iniziato, gli accrediti con tutta probabilità cominceranno dal giorno 8 marzo 2022 e si concluderanno entro la metà del mese. Ricordiamo che il pagamento del mese di marzo 2022 fa riferimento al mese anteriore, ossia febbraio. In altre parole, il pagamento della Naspi si riferisce sempre ai trenta giorni precedenti, per cui a marzo 2022 viene pagato il mese di febbraio 2022. In linea generale, il calendario dei pagamenti Naspi può cambiare per più o meno di 30 giorni dagli eventuali pagamenti anteriori e posteriori.

Tutti coloro che hanno fatto domanda per l’ottenimento dell’indennità di disoccupazione, possono sapere se il pagamento della Naspi è stato elaborato, effettuando il login al sito web dell’Inps. Servirà lo Spid. All’interno del sito, sarà possibile controllare il proprio fascicolo previdenziale, onde verificare l’accredito della prestazione contro la disoccupazione.

Come verificare se la Naspi è stata erogata

Per completezza, riportiamo di seguito il percorso da compiere per verificare autonomamente l’effettiva assegnazione della Naspi:

  • clic su ‘Cerchi servizi, prestazioni, informazioni’ e scrivere Fascicolo previdenziale del cittadino;
  • nella schermata che appare fare clic cliccare sul servizio fascicolo previdenziale del cittadino;
  • inserimento delle proprie credenziali Spid; Carta Identità Elettronica (CIE) o Carta Nazionale dei Servizi (CNS);
  • all’interno del Cassetto Previdenziale Cittadino, fare clic sul menù a sinistra: Prestazioni – Pagamenti e nel riepilogo dei pagamenti eseguiti, Prestazione.

Per questa via, l’interessato potrà così visualizzare tutti i pagamenti elaborati della Naspi. Altrimenti potrà farsi aiutare per il tramite dei servizi offerti da un patronato.

Leggi anche: busta paga statali, aumento da marzo 2022. Cifre e destinatari

Naspi, cos’è e come funziona

Ricordiamo che la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego consiste in un’indennità mensile di disoccupazione, prevista dall’art. 1, d. lgs. n. 22 del 2015, che sostituisce le anteriori prestazioni di disoccupazione ASpI e MiniASpI. Essa opera in caso di eventi di disoccupazione involontaria, che si sono verificati a decorrere dal primo maggio 2015. La prestazione in oggetto non è versata in maniera automatica, ma è erogata su domanda dell’interessato, che deve seguire l’apposita procedura telematica.

Leggi anche: NASpI cos’è e come funziona (guida completa e aggiornata)

Come opportunamente indicato nel sito dell’Inps, i destinatari della Naspi sono i lavoratori con rapporto di lavoro subordinato, inclusi figure quali gli gli apprendisti; i dipendenti a tempo determinato delle pubbliche amministrazioni; i soci lavoratori di cooperative con rapporto di lavoro subordinato con le medesime cooperative; il personale artistico con rapporto di lavoro subordinato. E, a partire dal primo gennaio 2022 la prestazione è assegnata anche agli operai agricoli a tempo indeterminato.

La Naspi è assegnata mensilmente per un numero di settimane corrispondenti alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. Pertanto si tratta di prestazione corrisposta mensilmente per un massimo di un biennio. Per calcolarne la durata non sono conteggiati i periodi di contribuzione che hanno già dato luogo al versamento di prestazioni di disoccupazione.

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La Sardegna interrata, “vinta e dominata per sempre” e Ospitone…

La Sardegna interrata, “vinta e dominata per sempre” e Ospitone…

 di Francesco Casula
La Sardegna, nei libri scolastici è stata semplicemente abrasa, interrata, sepolta. Mancu lumenada. E la Sardegna degli studiosi, degli accademici, degli storici di professione? Ugualmente. Parlano di Sardegna fenicia, punica,romana, vandala, bizantina ecc. ecc. E la Sardegna dei Sardi? Scomparsa anche nei loro scritti. Parlano sempre di “Altri” non di noi. Sembra che non esista. Pare che i Sardi, siano sempre stati oggetti e mai soggetti di storia intendo: esclusa l’epoca nuragica e quella giudicale: di cui pure poco si parla, si scrive e si conosce. Ma ecco la trave su cui lo storico maniacalmente esterofilo eurocentrico e italiota inciampa: Ospitone. Conosciamo Ospitone da un unico documento storico: una lettera del papa Gregorio Magno del maggio 594, a lui indirizzata, in cui è definito ”dux Barbaricinorum”. In essa il Pontefice, a lui unico seguace di Cristo in quel popolo di pagani, chiede di cooperare alla conversione delle popolazioni barbaricine che ancora “vivono come animali insensati, non conoscono il vero Dio, adorano legni e pietre”. Non si hanno notizie di un’eventuale risposta di Ospitone né sappiamo se lo stesso si sia impegnato nell’opera di conversione dei suoi sudditi. Una cosa è però certa: la lettera del grande papa serve a illuminare la precedente storia della Sardegna: la presenza nell’Isola alla fine del 500 di un “dux barbaricinorun” mette in discussione infatti numerose categorie storiografiche della storia ufficiale. Ad iniziare dalla visione di una Sardegna conquistata, vinta e dominata, dai Cartaginesi prima e dai Romani e Bizantini poi. In questo luogo comune inciampa persino il grande storico tedesco Theodor Mommsen che in Storia di Roma antica parla di una “Sardegna vinta e dominata per sempre” dopo la sconfitta di Amsicora nel 215 a. C. da parte del console romano Tito Manlio Torquato. Se così fosse, perché continuano incessanti le rivolte dei Sardi, soprattutto barbaricini, per secoli, con i massicci interventi militari romani? Se fosse stata vinta e dominata per sempre che significato avrebbe nel 594 la presenza e coesistenza in Sardegna di un “dux barbaricinorum”, Ospitone appunto e di un dux bizantino, Zabarda, di stanza a Forum Traiani (Fordongianus), che proprio in quel momento tentava di concludere la pace con i Barbaricini? Evidentemente la parte interna della Sardegna, pur vinta, aveva comunque conservato, fin dal dominio romano, una sua indipendenza o comunque una sua autonomia, politica ma anche economica e sociale e persino culturale, nonostante l’imposizione della lingua latina che prenderà il posto della vecchia lingua nuragica. E non si tratta di una parte interna circoscritta e limitata alle civitates barbariae intorno al Gennargentu: ma ben più vasta e con precise caratteristiche politiche, sociali ed economiche. Ecco in proposito l’autorevole opinione del più grande storico medievista sardo, Francesco Cesare Casula:”…Dalle parole del pontefice si evince che, al di là del limes fra Roméa e Barbària le popolazioni avevano un proprio sovrano o duca e che quindi erano statualmente conformate almeno in ducato autonomo se non addirittura in regno sovrano. Infine si ricava che malgrado fosse trascorso tanto tempo, le genti montane continuavano ad “adorare” le pietre, cioè i betili, permanendo nell’antica religione della civiltà nuragica. Purtroppo non sappiamo da quando esisteva questo stato indigeno e quanti anni ancora durò dopo Ospitone né dove fosse esattamente collocato. Noi personalmente riteniamo che fosse esteso quanto la Barbària romana, segnalato al centro ovest dall’opposto presidio di Fordongianus e dal castello difensivo bizantino di Medusa, presso Samugheo; a sud dal confine religioso fra la cristianissima Suelli, piena di Chiese e di simboli paleocristiani e la pagana Goni, nel basso Flumendosa, con le schiere di suggestive pietre fitte campestri”. (Dizionario storico sardo, Carlo delfino Editore, Sassari, 2003, pagina 1132). Un territorio immenso, probabilmente metà Sardegna era dunque sotto il governo di Ospitone Ospitone dunque mette in crisi e sconvolge tutta la storiografia ufficiale. Non a caso di lui non si parla mai o quasi mai. O comunque si minimizza il suo ruolo. E’ un personaggio scomodo. Meglio evitarlo.
 

Ecosistemi forestali: 2 mln euro per nuovo bando del PSR dedicato alla pianificazione forestale

Ecosistemi forestali: 2 mln euro per nuovo bando del PSR dedicato alla pianificazione forestale
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L’aiuto prevede un contributo fino al 100% nel caso di ente pubblico, ridotto all’80% nel caso di privati, del costo totale dell’investimento ammissibile pari a 100.000 euro

02/02/2022

È stato pubblicato sul BURL un nuovo bando del Programma di Sviluppo Rurale, dedicato alla misura 8.5.1 b, che destina due milioni di euro alla pianificazione forestale nel Lazio.

“Parliamo di investimenti finalizzati all’ adempimento di impegni a scopi ambientali – dichiara l’Assessora Enrica Onorati – all’offerta di servizi ecosistemici, alla valorizzazione in termini di pubblica utilità delle aree forestali, al rafforzamento della capacità degli ecosistemi di mitigare i cambiamenti climatici, alla corretta gestione degli ecosistemi forestali mediante la redazione dei piani di gestione e di assestamento forestale, intervenendo sia su boschi, aree protette, parchi e Siti Natura 2000, sia sul patrimonio storico-culturale e architettonico regionale.

In una epoca in cui il cambiamento climatico è sempre più evidente con pericolose conseguenze sull’ecosistema e sulla biodiversità, nell’ambito anche delle importanti politiche che la Regione persegue con il progetto Ossigeno, questo bando assume una importanza strategica a 360° nella politica di sviluppo rurale che intendiamo perseguire e sostenere, attraverso una efficace e efficiente pianificazione: tutela dell’ambiente, razionalizzazione delle risorse, mitigazione dei cambiamenti climatici, innovazione in tema ambientale e green economy”.

Lo dichiara in una nota l’Assessora all’Agricoltura, foreste, promozione della filiera e della cultura del cibo, pari opportunità della Regione Lazio, Enrica Onorati.

“La misura prevede l’attivazione nel territorio regionale di interventi che contribuiscano a migliorare la gestione del patrimonio forestale in un’ottica di valorizzazione ambientale, economica e sociale sulle superfici agro-silvo-pastorali del Lazio. Possono presentare domanda soggetti pubblici e privati, singoli, associati o consorziati. Nello specifico: soggetti pubblici proprietari o gestori di superfici boscate e loro consorzi; soggetti privati proprietari o gestori di superfici boscate e loro consorzi; enti di diritto privato o persone fisiche. L’aiuto prevede un contributo fino al 100% nel caso di ente pubblico, ridotto all’80% nel caso di privati, del costo totale dell’investimento ammissibile pari a 100.000 euro”, conclude Onorati.

Il bando, che scade alle 23.59 del 28 aprile, sarà pubblicato su LazioEuropa.

San Casimiro

 

San Casimiro


Nome: San Casimiro
Titolo: Principe polacco
Nascita: 5 ottobre 1458, Cracovia, Polonia
Morte: 4 marzo 1484, Grodno, Lituania
Ricorrenza: 4 marzo
Tipologia: Commemorazione
Protettore:giovani
Fra i numerosi santi morti nel fiore della giovinezza, c’è da annoverare Casimiro, figlio di Casimiro III, re di Polonia.

Nacque questo Santo il 5 ottobre dell’anno 1458, e ricevette dall’ottima madre un’educazione veramente santa. Affidato più tardi alle cure del pio e dotto canonico Dugloss, fece tale progresso negli studi e nella via della santità, da suscitare meraviglia nello stesso maestro. Vestì sempre dimessamente ed ebbe quasi orrore per il lusso; un rozzo cilicio gli martoriava le membra e la sua mente era continuamente fissa nel mistero della passione di Gesù Cristo. Il santo Sacrificio della Messa a cui assisteva ogni giorno e la devozione a Maria furono la sua delizia.

In uno sfogo d’amore verso questa cara Madre compose un inno che recitò ogni giorno fino alla morte e che volle con sè anche nel sepolcro. La notte era per questo santo il tempo dell’orazione, e il breve riposo che concedeva al suo corpo sovente era preso sul nudo pavimento.

Richiesto come re dal popolo ungherese. solo costretto dall’autorità paterna si risolvette ad accettare. Ma prima ancor di giungere alla frontiera avendo avuto notizia della conciliazione avvenuta tra il popolo e l’antica dinastia, immediatamente rifiutò di procedere oltre. Fatto ritorno alla reggia paterna e ottenuto il permesso di ritirarsi dalla corte, incominciò una vita di immolazione continua, unita intimamente a Dio ed occupata in cose spirituali.

Dodici anni durò questo tenore di vita.

Colpito dall’etisia, il suo volto divenne sempre più pallido, ma non perse mai quell’aspetto angelico e serafico che Io distingueva. Fino all’ultimo fu ilare ed affabile. Conosciuto per rivelazione il giorno della sua morte, vi si preparò con grande fervore, e ricevuti i Ss. Sacramenti con vivo trasporto di spirito, morì nel Signore a Vilna, città principale della Lituania.

La sua salma venne sepolta nella chiesa di S. Stanislao con pompa e onori principeschi.

La sua tomba fu méta di continui e devoti pellegrinaggi, e fonte inesauribile di grazie e benedizioni.

Centovent’anni dopo la sua morte si volle rimuoverne i resti mortali per esporli alla venerazione dei fedeli, ma oh, meraviglia! quel corpo vergine che non aveva conosciuto il peccato, fu trovato incorrotto e intatto nelle vesti principesche in cui era stato avvolto. S. Casimiro fu canonizzato da Papa Leone X nel 1521, e il popolo polacco lo volle suo protettore.

PRATICA. Impariamo da questo Santo l’amore alla purezza.

PREGHIERA. O glorioso Casimiro, vi preghiamo che dall’alto del cielo vi prendiate cura di noi miseri mortali, difendendoci, proteggendoci, aiutandoci.

MARTIROLOGIO ROMANO. A Vilna, nella Lituània, il beato Casimiro Confessore, figlio del Re Casimiro, dal Papa Leone decimo ascritto nel numero dei Santi.

L’età per la pensione è stata fissata per altri 4 anni/fonte giornale.it

L’età per la pensione è stata fissata per altri 4 anni

 
 

 

Alessandro Ferro

 

50 minuti fa
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Nonostante la pandemia da Covid-19 che ha fatto abbassare l’aspettativa di vita in Italia, fino al biennio 2025-2026 i requisiti per accedere alle pensioni non subiranno cambiamenti contrariamente a quanto previsto inizialmente dove si era paventata l’ipotesi di un ritardo di tre mesi.

© Fornito da Il Giornale

L’età pensionabile

Come detto, le nuove tabelle ci dicono che l’età per il raggiungimento della pensione di vecchiaia rimarrà a 67 anni fino al 2026, subendo un aumento di due mesi tra il 2027 al 2028 e di altri tre mesi (67 anni e cinque mesi) dal 2029 in poi. Nella versione precedente, invece, i requisiti di 67 anni e tre mesi erano stati anticipati al biennio 2025-26, diventando 67 anni e sei mesi nel 2027-28 e 67 anni e nove mesi nel 2029-30. Come riporta IlSole24Ore, per la pensione anticipata saranno necessari 42 anni di contributi per le donne e un anno per gli uomini “ferma restando la finestra di attesa di tre mesi prima della decorrenza del trattamento”. Bisognerà invece verificare se le certificazioni con le richieste pensionistiche prodotte dall’Inps nel 2022 saranno basate sulle tabelle di settembre o dicembre 2021: nel primo caso, infatti, ci sarebbero requisiti ben peggiori rispetto a oggi e non più sostenuti dalle ultime proiezioni Istat, “con possibili esclusioni dall’accesso all’esodo in realtà non più fondate”, scrivono gli esperti economisti.

Cosa succede ogni due anni

Come stabilito dalla legge 122/2010, le età pensionabili possono subire variazioni ogni due anni, con un incremento massimo di tre mesi, in base agli aggiornamenti sull’aspettativa di vita in Italia. La circolare Inps 28/2022 del 18 febbraio ha acquisito quanto scritto dal decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze del 27 ottobre 2021 che ha stabilito ufficialmente come, nel biennio 2023-24, “gli ingressi a pensione non subiranno alcun incremento nei requisiti anagrafici o contributivi”. Questo significa che per la pensione di vecchiaia non cambierà nulla fino al 2024 con il requisito di 67 anni d’età per entrambi i sessi mentre per quella anticipata i requisiti rimangono “congelati” fino al 2026 a causa del decreto legge 4/2019.

Le ripercussioni per i lavoratori

Ma non è tutto perché, una volta l’anno, la Ragioneria dello Stato pubblica quale sia l’aspettativa di vita secondo i decreti del Mef anche se non assume un valore vincolante: l’edizione del 2021 è stata pubblicata a settembre ma, a fine novembre, l’Istat ha rilasciato nuove previsioni demografiche sulla base del 2020 assimilate dalla Ragioneria dello Stato che ha aggiornato i requisiti di accesso alle pensioni con valori inferiori di tre mesi rispetto a quanto pubblicato a settembre per il biennio 2026-27. Questi dati non hanno soltanto un valore meramente statistico, ma provocano conseguenze immediate sulle aziende e i lavoratori coinvolti nelle uscite dal mondo lavorativo.

Per queste categorie, quindi, il dato aggiornato del Rapporto 2021 dalla Ragioneria dello Stato non è soltanto un pezzo di carta ma determina la partecipazione, o meno, all’esodo per il quale hanno manifestato la volontà di aderire.