Archivi giornalieri: 23 gennaio 2022

Legge di bilancio 2022, le novità per lavoro e previdenza – QdS

Legge di bilancio 2022, le novità per lavoro e previdenza – QdS
Dalla contribuzione per i lavoratori dipendenti ai permessi per i lavoratori padri, ecco quali sono tutte le agevolazioni previste dalla legge di bilancio
 
Lavoro. Tra le novità della legge di bilancio 2022, è stata definita la proroga di agevolazioni in materia contributiva e permessi retribuiti. Cerchiamo di capire quali sono, chi riguardano e come ottenerli.
Decontribuzione per i lavoratori dipendenti (comma 121)
È Prevista in via eccezionale la proroga, per i periodi di paga dal 1° gennaio 2022 al 31 dicembre 2022, per i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto un esonero sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 0,8 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima, il limite massimo annuo, di conseguenza, è di 34.996,99 euro, dato da € 2.692 x 13.
Tenuto conto dell’eccezionalità della misura in discorso, resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche /(tale aliquota è fissata al 33%. Per gli iscritti all’assicurazione generale obbligatoria ed alle forme sostitutive ed esclusive della medesima, mentre per i lavoratori autonomi iscritti all’INPS essa è fissata al 20%.)
Permessi per i lavoratori padri (comma 134)
Dall’anno 2021 il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente, da fruire entro cinque mesi dalla nascita del figlio, è aumentata di quattro giorni che possono essere goduti anche in via non consecutiva. Inoltre lo stesso padre lavoratore dipendente può astenersi per un periodo ulteriore di un giorno previo accordo con la madre e in sua sostituzione in relazione al periodo di astensione obbligatoria spettante a quest’ultima.. Le stesse agevolazioni si applicano al padre adottivo o affidatario.
I permessi in argomento sono regolati come appresso si dirà.
Ambito di applicazione del congedo del padre
Il congedo obbligatorio di un giorno è fruibile dal padre anche durante il congedo di maternità della madre lavoratrice, in aggiunta ad esso.
La fruizione, da parte del padre, del congedo facoltativo di uno o due giorni, anche continuativi, è condizionata alla scelta della madre lavoratrice di non fruire di altrettanti giorni del proprio congedo di maternità, con conseguente anticipazione del termine finale del congedo post-partum della madre per un numero di giorni pari al numero di giorni fruiti dal padre..
Il congedo facoltativo è fruibile dal padre anche contemporaneamente all’astensione della madre.
Trattamento economico, normativo e previdenziale del congedo obbligatorio e facoltativo del padre
Il padre lavoratore dipendente ha diritto, per i giorni di congedo a un’indennità giornaliera a carico dell’INPS, pari al 100% della retribuzione corrisposta.
Con riferimento al trattamento normativo e previdenziale si applicano le disposizioni previste in materia di congedo di paternità.
Modalità di fruizione
In relazione al congedo di cui qui si dice, il padre comunica in forma scritta al datore di lavoro i giorni in cui intende fruirne, con un anticipo non minore di quindici giorni, ove possibile in relazione all’evento nascita, sulla base della data presunta del parto. La forma scritta della comunicazione può essere sostituita dall’utilizzo, ove presente, del sistema informativo aziendale per la richiesta e la gestione delle assenze. Il datore di lavoro comunica all’INPS le giornate di congedo fruite, attraverso i canali telematici messi a disposizione dall’Istituto medesimo.
Nel caso di congedo facoltativo, il padre lavoratore allega alla richiesta una dichiarazione della madre di non fruizione del congedo di maternità a lei spettante per un numero di giorni equivalente a quello fruito dal padre, con conseguente riduzione del congedo medesimo. La predetta documentazione dovrà essere trasmessa anche al datore di lavoro della madre.
I presenti congedi non possono essere frazionati ad ore.
Decontribuzione lavoratrici madri (comma 137)
In via sperimentale, per l’anno 2022, è riconosciuto nella misura del 50% l’esonero per un anno dal versamento dei contributi previdenziali a carico delle lavoratrici madri dipendenti del settore privato, a decorrere dalla data del rientro nel posto di lavoro dopo la fruizione del congedo obbligatorio di maternità e per un periodo massimo di un anno a decorrere dalla data del predetto rientro. Resta ferma l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche.
Decontribuzione per chi assume apprendisti (comma 645)
Per i contratti di apprendistato di primo livello per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, stipulati nell’anno 2022, è riconosciuto ai datori di lavoro che occupano alle proprie dipendenze un numero di addetti pari o inferiore a nove uno sgravio contributivo del 100 % con riferimento alla contribuzione dovuta ai sensi dell’articolo 1, comma 73, quinto periodo, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per i periodi contributivi maturati nei primi tre anni di contratto, fermo restando il livello di aliquota del 10% per i periodi contributivi maturati negli anni di contratto successivi al terzo.
Salvatore Freni

Cuba

Concorso Ministero della Giustizia 2022, in uscita il bando per 5410 posti da diplomati e laureati

Concorso Ministero della Giustizia 2022, in uscita il bando per 5410 posti da diplomati e laureati

In arrivo il bando del concorso Ministero della Giustizia 2022, che serve a rafforzare l’amministrazione giudiziaria in attuazione del PNRR.

Concorso Ministero Giustizia 2022

In uscita il nuovo concorso Ministero della Giustizia 2022: come è ben noto, nelle prospettive del Governo il 2022 deve essere l’anno chiave per l’attuazione degli obiettivi di cui al PNRR. Il paese è chiamato a cambiare volto, modernizzarsi, dare luogo ad una serie di riforme strutturali per troppo tempo rimandate. D’altronde il tempo stringe: di mezzo ci sono gli aiuti europei connessi al cd. Next Generation EU, ossia il maxi fondo di centinaia di miliardi di euro, approvato nel luglio del 2020 dal Consiglio europeo al fine di sostenere gli Stati membri colpiti dalla pandemia.

Ebbene, in questo quadro si inserisce l’imminente bando di concorso pubblico per titoli ed esami per il Ministero della Giustizia, che mette in palio ben 5410 assunzioni per laureati e diplomati. Lo scopo è quello di rafforzare l’organico dell’amministrazione giudiziaria. Il testo del concorso sarà pubblicato a breve sulla GU. I dettagli.

Concorso Ministero della Giustizia 2022: posti disponibili e allocazione delle risorse a bando

Lo abbiamo accennato: le 5410 risorse selezionate tramite le prove scritte di cui al concorso Ministero Giustizia 2022, serviranno a compiere attività mirate al conseguimento dei target di cui al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, ossia il citato PNRR.

Si tratta di figure sia tecniche che amministrative. Di queste migliaia di nuove assunzioni si trova traccia nel Decreto Reclutamento, ossia il decreto legge n. 80 del 2021, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 113 del 2021.

Ecco di seguito tre caratteristiche essenziali del concorso Ministero Giustizia 2022:

  • la selezione dei candidati sarà compiuta su base distrettuale;
  • la graduatoria finale sarà frutto della valutazione di ogni candidato, secondo i titoli e gli esiti della prova scritta;
  • i vincitori saranno assunti con contratti di lavoro a tempo determinato della durata totale di tre anni.

Leggi anche: Concorso INPS 2021, nuovo rinvio del diario delle prove al 4 febbraio 2022

Distribuzione dei posti del Concorso Ministero Giustizia 2022

Tutti coloro che sono interessati a questo bando, si chiederanno in che cosa consistono le mansioni assegnate ai vincitori.

Ebbene, si tratta di una pluralità di attività, connessi ai più svariati settori (ingegneria, contabilità, edilizia, statistica ecc.). Ecco in sintesi la suddivisione dei posti.

I posti per 1660 laureati (triennale, magistrale o diploma di laurea vecchio ordinamento)

  • 1.060 tecnici di amministrazione – con laurea in giurisprudenza, economia e commercio, scienze politiche o equipollenti;
  • 200 tecnici di contabilità senior – con laurea in economia e commercio, scienze politiche o equipollenti;
  • 180 tecnici IT senior – aventi laurea in informatica, ingegneria, fisica, matematica, o altra laurea con specializzazione in informatica o equipollenti;
  • 150 tecnici di edilizia senior – aventi laurea in ingegneria, architettura o equipollenti;
  • 40 tecnici statistici – con laurea in scienze statistiche, scienze statistiche ed attuariali o equipollenti;
  • 30 analisti di organizzazione – con laurea in giurisprudenza, scienze politiche, economia e commercio, sociologia, scienze statistiche e demografiche, psicologia indirizzo psicologia del lavoro e delle organizzazioni del lavoro, ingegneria gestionale ed equipollenti.

I posti per 750 tecnici diplomati

  • 400 tecnici di contabilità junior – con diploma di istruzione secondaria di secondo grado rilasciato da Istituto tecnico – settore economico o titoli di studio equipollenti;
  • 280 tecnici IT junior – con diploma di istruzione secondaria di secondo grado rilasciato da Istituto tecnico – settore tecnologico – indirizzo elettronica ed elettrotecnica/informatica e telecomunicazioni o titoli di studio equipollenti;
  • 70 tecnici di edilizia junior – con diploma di istruzione secondaria di secondo grado rilasciato da Istituto tecnico – settore tecnologico – indirizzo costruzioni, ambiente e territorio o titoli di studio equipollenti.

Circa 3 mila posti per diplomati

Non è finita qui. Vi sono infatti ben 3.000 operatori data entry diplomati, che saranno assunti nel personale tecnico amministrativo con contratto a 36 mesi. Ricordiamo brevemente che l’operatore data entry si occupa di digitalizzare e immettere dati di diversa natura in un sistema informatico, attraverso un pc, una tastiera e con l’utilizzo di software ad hoc. In altre parole, lavora con numeri e parole e li inserisce o trasforma nel formato richiesto dal sistema informatico.

Concorso Ministero Giustizia 2022, selezione semplificata e gestore della procedura

Il concorso Ministero Giustizia 2022 si svolgerà secondo modalità semplificate rispetto al passato, che privilegeranno l’utilizzo degli strumenti informatici. Ciò è espressione della riforma dei concorsi pubblici approvata dal Governo che, da un lato, intende modernizzare e sburocratizzare la PA e, dall’altro, appare compatibile con le finalità di tutela del diritto alla salute, in un periodo caratterizzato da restrizioni, per ciò che concerne le relazioni interpersonali.

Se ci si chiede chi si occuperà di gestire l’iter di selezione, la risposta è che sarà la Commissione Interministeriale Ripam. Il supporto di Formez PA sarà utile per quanto attiene all’assunzione di profili professionali, che non fanno parte di quelli già previsti dall’amministrazione giudiziaria per le annualità 2021-2026.

Abbiamo in precedenza accennato al fatto che la procedura concorsuale sarà su base distrettuale. In pratica, ciò significa che il candidato dovrà indicare in anticipo il distretto di corte di appello nel quale andrà a lavorare se sarà tra i vincitori, alla data in cui fa  domanda di partecipazione.

Leggi anche: Concorso RIPAM 2293 posti per diplomati: requisiti, domanda, prove

Concorso Ministero della Giustizia 2022, prova scritta e valutazione titoli

Da notare che il concorso Ministero Giustizia 2022 prevede una sola prova scritta, nella quale i candidati dovranno rispondere a quesiti a risposta multipla. Ovviamente, per ciascun profilo a cui ci si candida, sono previste materie specifiche riguardanti l’ambito di interesse. Sarà altresì valutata la conoscenza della lingua inglese.

Il bando deve uscire, ma si sa già che chi è in possesso del titolo di studio richiesto, conseguito nell’arco di tempo non maggiore dei 7 anni anteriori alla data di presentazione della propria candidatura, potrà avere un punteggio aumentato fino al doppio del previsto.

Mentre si attende la pubblicazione del bando di concorso Ministero Giustizia 2022, per sapere tutti gli effettivi dettagli sull’attribuzione dei punteggi collegati ai titoli presentati da ciascun candidato. E’ assai probabile che saranno assegnati punteggi fissi, con una votazione correlata al titolo di studio richiesto per l’accesso. In particolare, ulteriori punteggi saranno di certo previsti per titoli universitari conseguiti negli ambiti specifici dei profili da assumere, e nei confronti di chi abbia svolto un tirocinio presso uffici giudiziari (legge n. 98 del 2013).

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Omesso versamento Iva: per la Cassazione c’è reato se la scelta è consapevole

Omesso versamento Iva: per la Cassazione c’è reato se la scelta è consapevole

Quali sono gli elementi che integrano il reato di omesso versamento Iva? La Corte di Cassazione ne ha fornito un’indicazione dettagliata

In materia di reato di omesso versamento dell’Iva, è sufficiente il dolo generico integrato dalla consapevolezza delle proprie azioni ossia della loro illiceità. A nulla rilevando i motivi della scelta di non versare il tributo, Inoltre, l’inadempimento della obbligazione tributaria può essere attribuito a forza maggiore solo quando derivi da fatti non imputabili all’imprenditore che non abbia potuto tempestivamente porvi rimedio per cause indipendenti dalla sua volontà.

Ancora, ai fini dell’esclusione della colpevolezza, è irrilevante la crisi di liquidità del debitore alla scadenza del termine fissato per il pagamento. A meno che non venga dimostrato che siano state adottate tutte le iniziative per provvedere alla corresponsione del tributo.

Sono questi i principi ribaditi dalla Cassazione,  terza sezione penale, sentenza 29 novembre 2021, n. 43919.

Reato di omesso versamento dell’Iva: la normativa

L’articolo 10-ter del Dlgs n. 74/2000 individua le conseguenze penali legate all’omesso versamento dell’Iva.

Nello specifico, tale articolo dispone che:

E’ punito con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque non versa, entro il termine per il versamento dell’acconto relativo al periodo d’imposta successivo, l’imposta sul valore aggiunto dovuta in base alla dichiarazione annuale, per un ammontare superiore a euro duecentocinquantamila per ciascun periodo d’imposta.

Proprio su tale possibile reato, è stata chiamata a pronunciarsi la Corte di Cassazione, terza Sezione penale, con la sentenza 29 novembre 2021, n. 43919

Leggi anche: Liquidazione IVA, cos’è e quando si fa: esempio, calcolo e scadenze

Il motivo del contendere

Con sentenza del 16 ottobre 2020, la Corte d’appello di Perugia, accogliendo il gravame proposto dal pubblico ministero contro la sentenza che aveva assolto l’imputato, ha condannato lo stesso per l’omesso versamento di ritenute certificate e di IVA. Versamenti  relativi all’anno d’imposta 2012 in relazione alla società di cui era legale rappresentante. Avverso la sentenza di appello, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, lamentando il fatto di non aver effettuato i versamenti per causa di forza maggiore.

La  crisi di liquidità e d’impresa (che poi portò alla dichiarazione di fallimento) aveva comportato l’impossibilità di eseguire i versamento dovuti. L’imputato aveva invano posto in essere tutte le possibili azioni, anche sfavorevoli sul suo patrimonio personale, per trovare le risorse necessarie ad adempiere i debiti erariali, senza tuttavia riuscirci. L’impresa ha quindi destinato le risorse al pagamento dei fornitori e dei dipendenti dell’impresa.

Leggi anche: Partita Iva: cos’è e a cosa serve

Omesso versamento Iva: la sentenza della Corte di cassazione

Secondo la Corte di Cassazione, il ricorso è inammissibile.

In materia di reato di omesso versamento dell’Iva, è sufficiente il dolo generico integrato dalla consapevolezza delle proprie azioni ossia della loro illiceità. A nulla rilevando i motivi della scelta di non versare il tributo.

Inoltre, l’inadempimento della obbligazione tributaria può essere attribuito a forza maggiore solo quando derivi da fatti non imputabili all’imprenditore che non abbia potuto tempestivamente porvi rimedio per cause indipendenti dalla sua volontà. Ancora, ai fini dell’esclusione della colpevolezza è irrilevante la crisi di liquidità del debitore alla scadenza del termine fissato per il pagamento. Ciò vale a meno che non venga dimostrato che siano state adottate tutte le iniziative per provvedere alla corresponsione del tributo.

Principi ribaditi richiamando le seguenti sentenze, Sez. 3, n. 3098 del 05/11/2015, dep. 2016, Vanni, Rv. 26593, Sez. 3, n. 34927 del 24/06/2015, Alfieri, Rv. 264882, Sez. 3, n. 8352/2015 del 24/06/2014, Schirosi, Rv. 263128), Sez. 3, n. 2614 del 06/11/2013, dep. 2014, Rv. 258595).

Secondo la Corte di Cassazione  la scelta di pagare i fornitori e i dipendenti per proseguire (per anni) l’attività d’impresa, omettendo di versare i tributi, in alcun modo scrimina o esclude l’elemento soggettivo del reato.

Sono questi i principi ribaditi dalla Cassazione,  terza sezione penale, sentenza 29 novembre 2021, n. 43919.

Sulla base di tali elementi, il ricorso è stato dichiarato inammissibile e l’imputato condannato  al pagamento delle spese processuali.

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Le pensioni tra qualche anno pagheranno il Covid: ecco perché. Lo studio

Le pensioni tra qualche anno pagheranno il Covid: ecco perché. Lo studio

L’OCSE ha analizzato anche l’impatto sul sistema pensionistico italiano di misure quali quota 100 e Ape sociale

di , pubblicato il  alle ore 12:00

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La grave crisi economico-sanitaria legata al Covid-19, potrebbe avere effetti negativi sulle pensioni future.  Dunque, il futuro sistema pensionistico non dipenderà solo dalla riforma delle pensioni di cui stanno discutendo da un pò Governo e sindacati, ma anche dagli strascichi lasciati dalla pandemia ancora in essere.

Inoltre il mercato del lavoro ha messo in forte difficoltà i giovani. Le forme contrattuali maggiormente in uso non impattano in senso positivo sul loro futuro pensionistico.

Questi e altri aspetti sono stati messi in evidenza dall’OCSE nel documento Pensione at a glance 2021.

Documento che analizza anche l’impatto di quota 100 sul sistema pensionistico italiano.

L’analisi reddituale degli ultrasettantacinquenni

In Italia, il reddito medio degli ultrasessantacinquenni è simile a quello della popolazione totale, mentre è inferiore in media del 12 % rispetto alla zona OCSE e del 15 % rispetto all’Italia di 20 anni fa. Tuttavia, la disparità di reddito e il tasso di povertà di reddito relativo tra gli anziani si sono allineati al valore mediano dei Paesi dell’OCSE, a seguito del notevole calo del tasso di povertà in età avanzata registrato in Italia negli ultimi decenni. Durante la crisi COVID-19, le pensioni non sono diminuite e i diritti pensionistici hanno continuato a maturare completamente anche per i lavoratori in Cassa Integrazione, in modo analogo a quanto accaduto per altri Paesi dell’OCSE (Fonte studio OCSE).

Quota 100

Come si legge nel documento in esame, quota 100 ha permesso di andare in pensione a 62 anni, vale a dire in anticipo di cinque anni rispetto all’età pensionabile prevista dalla legge, avendo versato 38 anni di contributi, senza adeguare completamente le prestazioni in modo attuariale.  Quota 100 ha facilitato l’accesso ai diritti pensionistici, poiché in precedenza il pensionamento anticipato era subordinato al requisito di contribuzioni record di 42,8 anni per gli uomini e di 41,8 anni per le donne.

Oltre all’Italia, solo la Spagna permette di accedere ai pieni diritti pensionistici prima dell’età pensionabile legale con meno di 40 anni di contributi, con il Belgio che richiede 42 anni, la Francia 41,5 anni e la Germania 45 anni. In Italia esiste anche un’opzione alternativa per andare in pensione anticipata a 64 anni con 20 anni di contributi. Tale possibilità si traduce, tuttavia, in prestazioni sostanzialmente più basse perché interamente basate sulle regole NDC, mentre le pensioni NDC e a prestazione definita sono proporzionali quando si va in pensione all’età pensionabile prevista per legge (secondo il regime Quota 100 o Quota 102). Le pensioni a prestazioni definite – e quindi proporzionali – sono più alte rispetto a quelle basate esclusivamente sulle regole NDC.NDC sta a significare letteralmente “Notional Defined Contribution”. Con le regole NDC, i contributi versati sono spalmati sulla base delle aspettativa di vita residue del pensionato e del coniuge superstite.

 
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Sant’ Emerenziana

 

Sant’ Emerenziana


Nome: Sant’ Emerenziana
Titolo: Vergine e martire
Nascita: III Secolo, Roma
Morte: 304, Roma
Ricorrenza: 23 gennaio
Tipologia: Commemorazione
Secondo un racconto di autore ignoto della passione di Sant’Agnese, Emerenziana era tra i fedeli che parteciparono ai funerali della giovane martire Agnese “Emerentiana, quae fuerat collactanea eius, virgo sanctissima, licet cathecumena”.

Martirio di Santa Emerenziana

titolo Martirio di Santa Emerenziana
autore Guercino anno 1654

Un’improvvisa aggressione da parte di pagani disperse i cristiani accorsi alle esequie di Agnese. Emerenziana, invece di fuggire, apostrofò coraggiosamente gli assalitori, ma finì uccisa dai colpi di pietra; e in tal modo battezzò col suo stesso sangue i suoi assassini.

I genitori di Agnese seppellirono Emerenziana “in confinio agelli beatissimae virginis Agnes” cioè nel cimitero, a poche centinaia di metri dal luogo dove era stata deposta la loro figlia.

PRATICA. Oh Gloriosa Santa Emerenziana donaci il tuo coraggio per affrontare gli ostacoli della nostra difficile vita

PREGHIERA. Madre dei Cieli grazie di averci donato la nostra Santa Emerenziana e che ci possa guidare sempre nei momenti di difficoltà

MARTIROLOGIO ROMANO. A Roma santa Emerenziàna, Vergine e Martire, la quale, ancora catecumena, mentre pregava sul sepolcro di sant’Agnèse, della quale era stata sorella di latte, fu dai pagani lapidata.