Archivi giornalieri: 18 luglio 2021

Assegno ordinario di invalidità, perchè non mi spetta?

Assegno ordinario di invalidità, perchè non mi spetta?

Per l’assegno ordinario di invalidità non serve il 74% di invalidità ma occorrono almeno 3 anni di contributi negli ultimi 5 anni.
maggiorazione contributiva invalidi

Attenzione a non confondere la pensione di invalidità civile con l’assegno ordinario di invalidità, sono due prestazioni diverse, una assistenziale e l’altra previdenziale.

Rispondiamo ad un nostro lettore che ci scrive:

Gentili Signori, l’INPS mi ha riconosciuto un’invalidità’ al 70% ed avendo 33 anni e 8 mesi  di contribuzione, non riesco a capire perché non percepisco l’assegno d’invalidità. Il patronato mi ha detto che per poterlo percepire devo avere l’invalidità  almeno al 74%. E’ vero?Sperando che questa volta riesca ad avere la risposta, saluto cordialmente. 

Assegno ordinario di invalidità o pensione di invalidità civile?

L’assegno ordinario di invalidità spetta con una invalidità riconosciuta del 67% ma solo ai lavoratori del settore privato e a quelli autonomi. Non spetta, invece, ai lavoratori del pubblico impiego.

Per avere diritto all’assegno ordinario di invalidità, poi, è necessario avere almeno 3 anni di contributi versati nei 5 anni che precedono la domanda, in mancanza di questi contributi l’AOI non spetta.

La prestazione, invece, che spetta con il 74% minimo di invalidità è la pensione di invalidità civile riconosciuta indipendentemente dai contributi versati e che richiede il rispetto di soglie reddituali imposte.

Di fatto l’INPS le ha detto che non ha i requisiti per la pensione di invalidità civile (che richiede almeno il 74% di invalidità) ma per l’assegno ordinario basta il 67% ma servono anche i contributi versati negli ultimi 5 anni.

Pensione nel 2022 con una quota 100 diversa da oggi? Ecco le ultime

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Da quota 100 a 62+38 a quota 100 a 64+36, ecco una nuova via per il 2022
pensione indebita

Andare in pensione con la quota 100 potrebbe non restare una prerogativa unica di chi riesce a completare i requisiti entro la fine del 2021. Infatti man mano che passano i giorni prende piede una nuova misura che in precedenza sembrava non potesse essere presa in considerazione.

Nessuna proposta di un particolare partito politico, e nemmeno una proposta dei sindacati o dei lavoratori, perché si tratta di una misura che come forma, richiamerebbe alla vecchia quota 100 e che riuscirebbe ad assecondare alcune idee della Corte dei Conti e dell’Inps. Proprio all’Inps si deve la proposta di questa nuova versione di quota 100, pubblicamente presentata, anche se sotto forma di una analisi della situazione previdenziale più ampia dovuta alla relazione annuale in Parlamento, a Montecitorio.

Quota 100 Inps, si cambia, sale l’età ma si abbassano i contributi

Stando alla proposta dell’Inps, di cui Tridico ha parlato alla Camera dei Deputati a Montecitorio, l’età pensionabile di quota 100 nel 2022 potrebbe passare da 62 a 64 anni. Più che potrebbe, dovrebbe, perché la Corte dei Conti produsse a suo tempo una analisi sulla quota 100, che metteva in risalto il fatto che l’età di uscita più utilizzata in questi tre anni di sperimentazione della quota 100 è stata a 64 anni.

Quindi, rispetto alla quota 100 di oggi, servirebbero due anni in più. Un peggioramento della situazione anagrafica a cui farebbe da contraltare un miglioramento dei requisiti previdenziali richiesti, perché si passerebbe da 38 a 36 anni.

Calcolo contributivo necessario per una pensione flessibile

Quindi, dai 62+38 che sono la quota minima per accedere a quota 100, tant’è che vengono chiamati contributivi puri quelli che riescono ad uscire con questa combinazione, si passerebbe a 64+36.

Due anni di attesa in più per chi si trova vicino ai 62 anni di età ma che non li compie entro la fine del 2021, ma due anni in meno di lavoro per chi non arrivava a 38 anni di contributi entro la fine del 2021, nonostante avesse già l’età utile alla quota 100 quest’anno.

Ma ci sarebbe comunque l’elemento di dissuasione al fruire della misura. Infatti la nuova quota 100 rispetto alla precedente dovrebbe prevedere il ricalcolo contributivo della pensione. Una penalizzazione sul calcolo che sarebbe necessaria per due motivi. Il primo per contenere il costo della misura per le casse dello stato, ed il secondo per dotare la misura di un elemento di flessibilità.