Con la fine di “quota 100” è tempo di riforma pensioni. Ecco le proposte in fase di analisi
A fine anno scade la sperimentazione su Quota 100, un sostanziale flop sia per il numero di aderenti, sia per l’impatto calcolato dalla Corte dei Conti. Andrà quindi trovata la soluzione per una riforma del sistema. L’Inps ha presentato le proprie proposte alla Camera.
Quota 100 non ha funzionato
Il Presidente dell’INPS, Tridico, ha presentato alla Camera la relazione annuale. Guardando ai risultati di Quota 100, emerge come la misura sperimentale e triennale sia stata sostanzialmente un “flop”. Ha permesso il pensionamento anticipato di 180 mila uomini e 73 mila donne nel primo biennio 2019-2020. La misura è stata utilizzata prevalentemente da uomini, con redditi medio-alti e con una incidenza percentuale maggiore nel settore pubblico. Inoltre, rispetto agli impatti occupazionali attraverso la sostituzione dei pensionati in Quota 100 con lavoratori giovani, un’analisi condotta su dati di impresa non mostra evidenza chiara di uno stimolo a maggiori assunzioni derivante dall’anticipo pensionistico.
Le 3 proposte Inps per la riforma pensioni
Le tre proposte di riforma delle pensioni pensate dall’Istituto sono:
- pensionamento anticipato con 41 anni di contribuzione, a prescindere dall’età.
- calcolo contributivo con 64 anni di età e 36 di contributi.
- anticipo della sola quota contributiva della pensione a 63 anni, rimanendo ferma a 67 la quota retributiva.
Tridico ha evidenziato come la prima proposta sia la più costosa, partendo da 4,3 miliardi nel 2022 e arrivando a 9,2 miliardi a fine decennio, pari allo 0,4% del Prodotto interno lordo. La seconda è meno onerosa, costando inizialmente 1,2 miliari, toccando un picco di 4,7 miliardi nel 2027, e per questo più equa in termini intergenerazionali. La terza ha costi molto più bassi: meno di 500 milioni nel 2022 e raggiungerebbe il massimo costo nel 2029 con 2,4 miliardi.