Anniversario del Golpe in Cile 11 settembre 1973

Anniversario del Golpe in Cile

11 settembre 1973

 

I più giovani di Voi si chiederanno perchè ha così tanta importanza ricordare il quarantesimo anniversario del Golpe in Cile, per noi che abbiamo vissuto l’esperienza politica del manifesto.

La domanda è legittima visto che quarantanni sono tanti ed il Cile è un Paese così lontano. Ma negli anni ’70 l’esperienza cilena fu una pietra miliare della nostra formazione politica: dopo le stagioni delle lotte operaie e studentesche del ’68, in uno stato dell’America Latina si apriva un’esperienza rivoluzionaria nuova, con la creazione della “Via Cilena al Socialismo” attraverso elezioni politiche democratiche. Allende vince le presidenziali del 1970, pur con un parlamento a maggioranza di destra. Allende nazionalizza le risorse del Paese, come il rame, strappandole dallo sfruttamento delle multinazionali americane ed avvia esperienze di autogestione in ogni settore della produzione. Con un programma di vero riscatto sociale, il cui slogan di base – per lui laureato in medicina – era “un litro di latte per ogni bambino cileno”, Salvador Allende conquista le fasce popolari e vince anche le elezioni amministrative; contrasta i duri attacchi della destra, si appresta a sottoporre la sua Presidenza ad un referendum popolare.

Ma gli Stati Uniti incaricano la CIA di scardinare l’esperienza cilena, commissionando ai militari un golpe tra i più sanguinosi ed efferati della storia. Il messaggio è chiaro: gli USA non tollereranno alcuna ingerenza socialista nella loro sfera di influenza.

Questo mette in crisi anche la Sinistra italiana che, con il più grande Partito Comunista dell’occidente, aspira ad una evoluzione socialista nel proprio Paese. Dal dibattito che ne segue nasce l’esigenza di quella che Berlinguer chiamerà “la terza via”, che poi slitterà, negli anni successivi, nel “compromesso storico”.

L’attualità della riflessione sulla “conquista del Potere” che facemmo allora, è resa ancora più viva oggi dal tema del “modello di stato”, insito nella scelta che Allende dovette fare in extremis, dichiarando di voler sottoporre a referendum popolare la figura del Presidente: dunque spunta la dicotomia tra potere parlamentare e presidenzialismo.

Quel referendum non gli permisero di farlo, all’alba di martedì 11 settembre del 1973, la democrazia socialista cilena venne soffocata nel sangue e per 15 anni il Cile è stato il laboratorio della peggiore politica economica imperialista.

M.L.


 

 La “via cilena al socialismo” – di Maurizio Matteuzzi

 

“Le teorie di Milton Friedman gli sono valse il premio Nobel; al Cile hanno dato il generale Pinochet”, recita uno dei fulminanti aforismi di Eduardo Galeano

 


 

Rossellini intervista Allende: il restauro per i 40 anni dal golpe

Roberto Rossellini intervista Salvador Allende. In occasione dei 40 anni dal golpe, la Cineteca di Bologna e il Centro Sperimentale di Cinematografia presentano il restauro di ‘Intervista a Salvator Allende: la forza e la ragione’, l’incontro del regista di ‘Roma città aperta’ nel 1971 con il presidente cileno. Un documento emozionante e pochissimo visto, programmato in Rai solo la sera del 15 settembre 1973, dopo la notizia dell’assassinio del Presidente, il film è il frutto della delusione di Allende nei confronti delal televisione e della stampa di tutto il mondo. Grazie al figlio Renzo, che aveva avuto occasione di conoscere il neo presidente, Rossellini con l’aiuto di Emidio Greco si fece cronista di fronte all’uomo che voleva cambiare la storia del suo Paese attraverso una nuova via al socialismo. 

   
 

 


 

Nel settembre-ottobre 1973, all’indomani del golpe di Pinochet, RINASCITA pubblicò – in tre parti – un lungo saggio in cui Enrico Berlinguer rifletteva sull’esito drammatico dell’esperienza cilena e da questi avvenimenti, pur così lontani, cercava di trarre alcune indicazioni sullo sviluppo della democrazia in Occidente. Da questa analisi nacque la proposta del compromesso storico. Leggi qui i tre testi.
 

 


 

L’ultimo discorso del Presidente Salvador Allende

a Radio Magallanes

 

9:10 A.M.

​Sicuramente questa sarà l’ultima opportunità in cui posso rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio Postales e Radio Corporation. Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno. Che siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l’ammiraglio Merino, che si è autodesignato comandante dell’Armata, oltre al signor Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei carabinieri. Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai lavoratori: Non rinuncerò!

Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la lealtà al popolo. E vi dico con certezza che il seme affidato alla coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è nostra e la fanno i popoli.

Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece. In questo momento conclusivo, l’ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l’imperialismo, uniti alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.

Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra, alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra preoccupazione per i bambini. Mi rivolgo ai professionisti della Patria, ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società capitalista.

Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono all’allegria e allo spirito di lotta. Mi rivolgo all’uomo del Cile, all’operaio, al contadino, all’intellettuale, a quelli che saranno perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l’obbligo di procedere.

Erano d’accordo. La storia li giudicherà.

Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a sentirla. Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.

Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.

Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.

Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!

Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.

 

Anniversario del Golpe in Cile 11 settembre 1973ultima modifica: 2015-09-11T16:35:36+02:00da vitegabry
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