Osservatore Romano

 

Il fiume vivo

 
 ​In un videomessaggio alla facoltà teologica dell’Università cattolica argentina il Papa ricorda il Vaticano II e sottolinea il collegamento dinamico fra tradizione ricevuta e realtà concreta ·

04 settembre 2015

 
 

 

Ivo Dulčić, Piazza con persone. Concilipo» (1962-1965)

Figlio del suo popolo, credente e profeta: sono le tre caratteristiche del teologo indicate da Papa Francesco nel videomessaggio con cui ha salutato i partecipanti al congresso internazionale di teologia, svoltosi dal 1° al 3 settembre all’Università cattolica argentina di Buenos Aires. Ricordando che l’incontro si è tenuto nella duplice ricorrenza del centenario della facoltà teologica e del cinquantesimo della chiusura del concilio Vaticano II, il Pontefice ha sottolineato come proprio uno dei contributi principali di quell’assise fu il tentativo di superare il «divorzio tra teologia e pastorale. Tra fede e vita», addirittura “rivoluzionando” «lo statuto della teologia». Per questo «siamo di fronte a due momenti di forte coscienza ecclesiale. Cento anni della Facoltà di teologia è celebrare il processo di maturazione di una Chiesa particolare. È celebrare la vita, la storia, la fede del Popolo di Dio che cammina in questa terra. Una fede che cerca di radicarsi, d’incarnarsi, di rappresentarsi, d’interpretarsi di fronte alla vita del suo popolo e non al margine». Da qui la grande importanza di aver unito le celebrazioni per l’istituzione accademica ai cinquant’anni dalla chiusura del Vaticano ii. Infatti, ha aggiunto il Papa, «non esiste una Chiesa particolare isolata, che possa dirsi sola, come se pretendesse di essere padrona e unica interprete della realtà e dell’azione dello Spirito. Non esiste una comunità che abbia il monopolio dell’interpretazione o dell’inculturazione». Così come «all’opposto, non esiste una Chiesa universale che dia le spalle, ignori, si disinteressi della realtà locale». Anzi, ha concluso, «la cattolicità esige questa polarità tensionale tra il particolare e l’universale. Annichilire questa tensione va contro la vita dello Spirito».

Osservatore Romanoultima modifica: 2015-09-04T19:44:33+02:00da vitegabry
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