Patronati

Taglio ai patronati – Piccinini, presidente Inca Cgil: Governo non ha compreso la natura dei patronati

La mobilitazione unitaria dei Patronati d’Italia, i patronati del CEPA (ACLI, INAS, INCA e ITAL) in Italia ed all’Estero, in molti Paesi del Mondo, degli stessi cittadini, del mondo associativo ma anche delle istituzioni pubbliche locali, regionali e delle stessi istituzioni previdenziali, come INPS e INAIL , per non dire di centinaia di parlamentari di Camera e Senato, contro il taglio di 150 milioni di euro al Fondo Patronati ha suscitato un’eco nei Palazzi della politica che ha indotto lo stesso Governo a riflettere sugli effetti che tale previsione contenuta nel testo della Legge di stabilità, ora in discussione alla Camera dei Deputati, ha avuto dei riscontri.

Lo stesso Ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha ascoltato i rappresentanti dei Patronati nel corso di un incontro, ed il Direttore Generale dell’INPS Mauro Nori ha dichiarato la propria convinzione che vi sarà un netto contenimento del taglio imposto al Fondo, anche se le notizie circa un dimezzamento del taglio sono ancora lontane dalla richiesta di azzeramento della proposta governativa.

Italialavorotv/Italiannetwork ne ha fatto il punto con la Presidente del Patronato INCA CGIL Morena Piccinini. “E’ evidente che con la pressione che abbiamo fatto, la mobilitazione e tutte le iniziative ed i buoni argomenti che abbiamo siamo riusciti a dimostrare che quel taglio è un taglio insostenibile per chiunque e quindi i messaggi positivi che ci arrivano sono da ascrivere alla comprensione di queste nostre ragioni difese con molta energia. Quindi tutto questo significa che forse usciremo dalla legge di stabilità in un modo diverso circa la riduzione del taglio rispetto”.
Ma, avverte Piccinini, “bisogna, però, valutare se è sufficiente quello che si stanno apprestando a fare, perché – chiarisce – noi stiamo facendo tanti sforzi a fondo inalterato in quanto questo fondo non aumenta per effetto del mancato aumento dei contributi” ed aggiunge “praticamente sono cinque anni che stiamo lavorando con grossissime difficoltà economiche e con oneri sempre maggiori attribuiti ai Patronati. Quindi, in realtà, abbiamo già preso molto meno, per cui il solo pensare ad un minimo taglio è già di per sé una cosa molto grave.”

In buona sostanza, per la Presidente del Patronato INCA CGIL, “c’è una soglia al di sotto della quale noi riusciamo a mantenere questa natura di Patronato con un servizio universale. Ma c’è una soglia di taglio al di sopra della quale inevitabilmente – anche se non sono più 150 milioni ma qualcosa in meno – il problema si presenta nella stessa identica modalità.” Dunque “Noi vorremmo che capissero che anche una riduzione del taglio può essere ben accetta  solo se è una riduzione molto più significativa di quella che sento dire in giro (ndr. dimezzamento del taglio a 75 milioni di euro), perché quello che sembra di sentire è ancora nettamente insufficiente.”

Per cui, avverte la sindacalista “devono sapere che hanno una grande responsabilità in mano !. Io, però,  ho l’impressione che nonostante tutti i materiali che abbiamo mandato, nonostante tutte le sollecitazioni che abbiamo fatto, in sede governativa (i parlamentari, con cui abbiamo parlato tanto ed in modo approfondito, hanno capito tutti – anche coloro che pensano a dei tagli – la natura del patronato e che cosa significherebbe un attacco di questo genere..), pensiamo che in sede governativa non abbiano ancora ben capito la profondità della natura e del ruolo del patronato. E siccome alla fine loro sono incaricati di esprimere più di un parere e forse anche più di un voto, sarebbe importante che il Governo – sia nella dimensione Ministero del Lavoro e nella dimensione Ministero dell’Economia –  riuscissero a comprendere, se davvero vogliono pensare di far funzionare questa macchina pubblica, che noi siamo indispensabili. E non ci pare che siamo ancora a quel punto!.”

Italia lavoro tv – Presidente, c’è una piena unanimità di vedute all’interno del CEPA su questo limite finanziario?

“Direi che come CEPA abbiamo lavorato e stiamo lavorando molto bene insieme. Anche l’iniziativa del 15 novembre è stata molto importante. Molto “partecipata”. Tutte le piazze d’Italia hanno visto la presenza dei Patronati unitariamente. Anche quelle che erano sommerse da centimetri di pioggia. Dunque, direi che ad oggi non sento particolari problemi. Certo tra i raggruppamenti, in rapporto alla posizione del CEPA, soprattutto per quanto riguarda chi è espressione del lavoro autonomo sentiamo che ci sono delle differenze “strategiche”  abbastanza significative!” afferma la Presidente del Patronato INCA CGIL, che fa presente “La posizione tenuta verso il Ministro del Lavoro è stata una posizione unanime nell’affermare  che questo taglio va in buona parte rivisto. Quindi la posizione è stata assunta da tutti nello stesso identico modo . E’ evidente, però, che noi non siamo disponibili a cambiare la natura del Patronato! Ci auguriamo che anche altri raggruppamenti non siano disponibili a loro volta a cambiare la natura del Patronato.”

Italia lavoro tv – Di recente, nell’ambito di una situazione estremamente vivace sulla “questione Patronati”, c’è stata in Senato l’audizione conoscitiva con i Patronati del CEPA. A chi ha ascoltato gli interventi è parso di intravvedere nei confronti dei Patronati del CEPA una posizione più dura, serrata, nei confronti di questi Patronati che sono maggiormente presenti all’estero e sono i più importanti in Italia ed all’estero…

“Il Comitato ci ha detto che stava facendo questo giro di audizioni per riconvocarci all’inizio di dicembre. Noi siamo molto ansiosi di avere questa riconvocazione per avere contezza di quelle che sono le valutazioni finali di questo Comitato. Noi abbiamo rappresentato l’importanza dei Patronati all’estero, la funzione insostituibile, soprattutto in questo momento in cui i cittadini sono molto più soli anche nei rapporti con le istituzioni pubbliche (ndr: vedi chiusura Consolati) ed abbiamo anche mantenuto e confermato la disponibilità ad una  convenzione specifica con il Ministero degli Esteri per avere, da un lato, una legittimazione piena e dall’altro anche un riconoscimento di tutto quello che stiamo facendo”.

“In un quadro di questo tipo – prosegue la Presidente del Patronato INCA CGIL – ci è sembrato, però,  di avere reazioni e richiami a trasparenze che noi stessi per primi abbiamo fatto, quasi che i Patronati avessero problemi nella gestione all’estero. Noi non ne abbiamo neanche una. La nostra attività è improntata alla massima trasparenza, correttezza, relazioni codificate da parte di tutte le associazioni con noi convenzionate con tutti i cittadini ed anche nei rapporti su di noi e di conseguenza con il Ministero. E ci  fa piacere se il Comitato per le Questioni degli Italiani all’estero sia in grado di darci anche dei suggerimenti”.

“Naturalmente – prosegue Piccinini -sarà importante che il Comitato per le Questioni degli Italiani all’estero riconosca e veda che ci sono dei Patronati grandi e seri che si muovono in tutto il mondo con queste caratteristiche e magari c’è anche chi si cela dietro al titolo Patronato,  magari per attività che sono di faccendariato piuttosto che di Patronato. Ma questo sarà un compito che lasciamo a loro (ndr: Comitato/Senato)  sperando che abbiano tutti gli elementi per poter avere anche un giudizio più compiuto. Naturalmente noi ci aspettiamo un sostegno da parte di questo Comitato per affermare le ragioni della tutela in Italia e nel mondo.”

Italia Lavoro tv – Nel secondo giro dei Patronati si parlerà più approfonditamente di riforma dei Patronati…

“Sotto questa parola “riforma” rischia di celarsi il tutto o il niente. Capiamoci: noi abbiamo dimostrato una grande disponibilità a lavorare su un “lavoro di qualità”. A lavorare su parametri condivisi e codificati dal Ministero del lavoro per tutti – continua la presidente dell’INCA – perché siamo consapevoli della natura pubblica del nostro lavoro, sia che si sviluppi in Italia sia che si sviluppi all’estero.  Abbiamo dato la disponibilità in termini di riforma a farci carico anche di più di attività che fino ad ora non ci appartenevano così come non abbiamo avuto problemi ad aderire a farci carico di consegnare ai pensionati CUD ed OBISM, nonostante prima li trasferisse l’INPS. Non abbiamo avuto problemi di tipo politico, né di tipo volontaristico. Eppure, nel metterci a disposizione, di problemi ne abbiamo avuti tanti, perché è stato un lavoro in più non pagato. D’altra parte, possiamo anche attivarci verso tutte le attività consolari fino alla gestione istruttoria per quanto riguarda le pratiche di riconoscimento della cittadinanza italiana o per quanto riguarda l’Italia il riconoscimento della cittadinanza da parte degli immigrati. Quindi, dichiara Piccinini,  ci siamo messi a disposizione per svolgere nuove attività. Per noi la riforma significa essere sempre di più complementari all’azione della P.A. Una complementarietà che deve però essere riconosciuta!”

“Se oggi l’INPS ci chiama – così come ha fatto – per dire che intende ridiscutere la convenzione per l’esistenza in vita e costruire le condizioni per avere un diverso e maggior rapporto con i patronati e ciò è funzionale al fatto che l’INPS risparmia in modo significativo nelle relazioni economiche con il soggetto banca, che fino ad ora ha gestito l’esistenza in vita, allora deve essere chiaro che noi dobbiamo essere disponibili  ad assumerci delle responsabilità in più . Ma nella misura in cui l’INPS cambia la convenzione od è intenzionata a cambiare la convenzione per risparmiare ciò non significa che allora in questa idea  di riforma si possano tagliare i soldi ai patronati, perché delle due l’una:  se ci assumiamo ancora sempre più responsabilità in un’azione sempre più complementare  rispetto alla pubblica amministrazione, ma su un altro tavolo ci dicono che riducono il contributo pubblico ai patronati non capisco più dove sono!”.

Stigmatizza la Presidente del Patronato INCA, “O c’è il rigore delle regole, ci sono i criteri di qualità, c’è un’azione che si allarga da parte dei Patronati in una diramazione sempre più ampia dei Patronati, ma allora questo quadro significa che  il patronato ha bisogno di avere la remunerazione minima indispensabile per poter vivere. Se non siamo in quel quadro e quindi pensano che, di conseguenza, si possano tagliare anche i soldi ai patronati questo non è più un Paese degno di tale nome perché a quel punto ci strozzano. Ed  in nome di cosa? E noi non possiamo accettare che la soluzione possa essere del tipo “puoi avere tante competenze in più ma te le gestisci tu direttamente in un rapporto diretto ed economico con il cittadino. Perché – chiarisce Morena Piccinini – se esercitiamo funzioni pubbliche queste non possono essere commercializzate”.  Insomma, non può diventare un mercato!”.

Dunque, “Scelgano: o ci tolgono tanti orpelli e quindi viviamo con meno, o se ci chiedono di svolgere una funzione pubblica più ampia dobbiamo essere riconosciuti per quel che siamo!”. conclude con estrema chiarezza la Presidente del Patronato INCA.

(25/11/2014-M.F.-ITL/ITNET)

Patronatiultima modifica: 2014-11-25T21:45:12+01:00da vitegabry
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