Archivi giornalieri: 16 novembre 2014

Amos Oz

Amos Oz racconta ‘Giuda’ in sinagoga Milano

(ANSA) – MILANO, 16 NOV – “Giuda è considerato il traditore più famoso della storia e non ho mai capito perché, credo anche che questo atteggiamento sia anche un po’ all’origine dell’antisemitismo che ha identificato gli ebrei con il tradimento”: così lo scrittore israeliano Amos Oz ha raccontato il tema del suo ultimo libro, ‘Giuda’ (Giangiacomo Feltrinelli editore, 336 pagine, 18 euro) nel corso dell’incontro alla sinagoga centrale di Milano nell’ambito di Bookcity 2014.
    Il giovane protagonista del romanzo, ambientato alla fine degli anni 50 a Gerusalemme, Shemuel Asch lascia incompiuta la sua tesi sulla figura di Gesù vista dagli ebrei. “Il protagonista – ha spiegato Oz – pensa che Gesù sia stato il più grande ebreo di tutti i tempi e in quanto tale non avrebbe voluto vedere le violenze perpetrate nella storia a suo nome, come le crociate ad esempio”. Gesù secondo il protagonista “è nato ed è morto ebreo – ha detto Oz – non voleva cambiare le cose, non è mai entrato in una chiesa perché non esistevano, non si è mai fatto il segno della croce e non aveva alcuna conflittualità con gli ebrei”. Giuda “era colui che credeva di più in Gesù – ha spiegato Oz parlando del suo libro che ha fatto molto discutere soprattutto in Israele – ma spesso i grandi personaggi che hanno cambiato la storia sono considerati traditori da chi non é pronto al cambiamento”. “Anche io – ha concluso – sono stato chiamato traditore ma considero questo appellativo come una medaglia, un onore perché nel gruppo sono in ottima compagnia”.(ANSA).

Quando la Sardegna fu privata del suo Parlamento

Quando la Sardegna fu privata del suo Parlamento

 
Quando la Sardegna fu privata del suo Parlamento

 

 

CAGLIARI – Il 29 novembre prossimo ricorre  il 267° Anniversario di una data infausta per la Sardegna: la Fusione perfetta con gli stati sabaudi di terraferma, Con essa l’Isola veniva deprivata del suo Parlamento e finiva così il Regnum Sardiniae.  

Se si è scritto che siano stati i Sardi stessi a rinunciarvi. Si tratta di una grossa balla: non è assolutamente vero. A chiedere  la Fusione, che verrà decretata da Carlo Alberto, furono alcuni membri degli Stamenti di Cagliari e di Sassari, senza alcuna delega né rappresentatività né stamentaria né, tanto meno, popolare. Il Parlamento neppure si riunì. Tanto che Sergio Salvi, lo scrittore e storico fiorentino gran conoscitore di cose sarde ha parlato di “rapina giuridica”. 

Mi si potrà obiettare : e le manifestazioni pubbliche che si svolsero a Cagliari (dal 19 al 24 novembre) e a Sassari nel 1947 non servono come titolo di rappresentatività popolare? Non sono esse segno e testimonianza che la popolazione sarda voleva e richiedeva laFusione

Per intanto occorre chiarire che quelle pubbliche manifestazioni, erano poco rappresentative della popolazione sarde in quanto i partecipanti appartenevano sostanzialmente ai ceti urbani. Ma soprattutto esse rispondevano esclusivamente agli interessi della nobiltà ex feudale, illecitamente arricchitasi, con la cessione dei feudi in cambio di esorbitanti compensi, che riteneva più garantite le proprie rendite dalle finanze piemontesi piuttosto che da quelle sarde. Nella fusione inoltre  vedevano una possibile fonte di arricchimento la borghesia impiegatizia e i ceti mercantili. Dentro la cortina fumogena del riformismo liberale europeo, avanzavano inoltre anche in Sardegna, spinte ideologiche e patriottarde – rappresentate soprattutto dalla borghesia intellettuale (avvocati, letterati, professionisti in cerca di lustrini) e dagli studenti universitari – che vedevano nellaFusione la possibilità che venissero estese anche alla Sardegna riforme liberali quali l’attenuazione della censura sulla stampa, la limitazione degli abusi polizieschi, qualche libertà commerciale e persino un primo passo verso l’unificazione degli Stati italiani.

“Per la ex nobiltà feudale – scrive Girolamo Sotgiu –  la conservazione delle vecchie istituzioni non aveva alcun interesse. La possibilità di conservare un peso politico era ormai data soltanto dalle posizioni da conquistare nelle istituzioni militari e civili del regno sabaudo e dalla conservazione di una forza economica fondata non più tanto sul possesso della terra, quanto delle cartelle del debito pubblico, e « le cedole di Sardegna – come afferma il Baudi di Vesme – colla riunione delle due finanze [avrebbero acquistato]  il dieci e più per cento di valore commerciale, ed il capitale che dava cinque lire di entrata, e [che si vendeva ] a lire  108 sarebbe immediatamente salito alle 120 e più» 1

Comunque se le stesse Manifestazioni contengono una serie di ambiguità, specie rispetto agli obiettivi che si proponevano, in ogni caso ben altre e diverse erano le aspirazioni delle masse popolari, urbane come quelle dei pastori e contadini e difforme l’atteggiamento verso il Piemonte. 

Scrive ancora Girolamo Sotgiu:”Che gli orientamenti più largamente diffusi fossero diversi è dimostrato da molti fatti. L’ostilità contro i piemontesi era forte come non mai, e le riforme erano viste anche come strumento per alleggerire il peso di un regime di sopraffazione politica che era tanto più odioso in quanto esercitato dai cittadini di un’altra nazione; per ottenere cioè non una fusione ma quanto più possibile di separazione”. 2

Tanto che lo storico piemontese Carlo Baudi di Vesme scrive che “correvano libelli sediziosi forieri della tempesta e quasi ad alta voce si minacciava un rinnovamento del novantaquattro”.3 

Ovvero una nuova cacciata dei piemontesi, considerati i responsabili principali della drammatica situazione economica aggravata dalla crisi delle campagne ( fallimento dei raccolti) e dall’esosità del fisco. Lo stesso Vesme ricorda ancora che “un sarto, per nomeManneddu, sollevò il grido di Morte ai Piemontesi in teatro, nel colmo delle manifestazioni di esultanza per la concessione delle riforme”. 4

E sulla Torre dell’Elefante, a Cagliari, il giorno della partenza per Torino di alcuni membri degli Stamenti, il 24 novembre, per chiedere la sciagurata fusione, apparve un manifesto con la scritta:Viva la lega italiana/e le nuove riforme/Morte ai Gesuiti e ai piemontesi/Concittadini:ecco il momento disiato/della sarda rigenerazione. 

Giovanni Siotto Pintor inoltre scrive che nei giorni delle dimostrazioni “Moltissimi contadini di Teulada traevano a Cagliari credendo a una rivolta” per sostenerla e rafforzarla e che “cinquecento armati del vicino paese di Selargius stavano pronti a venire al primo avviso” e che “v’erano uomini di Aritzo, d’Orgosolo, di Fonni mandati per sapere se [c’era] mestieri d’aiuto nel qual caso [sarebbero venuti] otto centinaia di uomini armati”. 5 

Con la Fusione Perfetta con gli stati del continente, la Sardegna perderà ogni forma residuale di sovranità e di autonomia statuale per confluire nei confini di uno stato più grande e il cui centro degli interessi risultava naturalmente radicato sul continente. L’Unione Perfetta non apportò alcun vantaggio all’Isola, né dal punto di vista economico, né da quelli politico, sociale e culturale. Tale esito fallimentare, fu ben chiaro sin dai primi anni  con l’aggravamento fiscale e una maggiore repressione che sfociò nello stato d’assedio, – che divenne sistema di governo –  sia con Alberto la Marmora (1849) che con il generale Durando (1852) 

Gli stessi sostenitori della Fusione, ad iniziare da Giovanni Siotto-Pintor, parlarono di follia collettiva, riconoscendo l’errore. Errammo tutti, ebbe a scrivere Pintor.

Gianbattista Tuveri sostenne che dopo la Fusione “La Sardegna era diventata una fattoria del Piemonte, misera e affamata di un governo senza cuore e senza cervello”.

Note Bibliografiche

1. Girolamo Sotgiu, Storia della Sardegna sabauda, Edizioni Laterza, Roma.Bari, 1984, pag. 306.

2. Ibidem, pagg. 307-308

3. Carlo Baudi di Vesme, Considerazioni politiche ed economiche sulla Sardegna, Stamperia reale, Torino 1848 pag.181.

4. Ibidem, pag. 189.

5. Giovanni Siotto Pintor, Storia civile dei popoli sardi dal 1798 al 1848, Casanova, Torino, 1877, pag. 518.

 

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Civati

Pd: Civati, sondaggi vanno male; “dobbiamo ribellarci” a Renzi

Agenzia Giornalistica ItaliaAgenzia Giornalistica Italia – 2 ore 2 minuti fa

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  • (AGI) - Firenze, 16 nov. - "Non fondo niente: io vorrei fondare il centrosinistra, cioe' vorrei non fare una piccola sigla.Vedi le foto(AGI) – Firenze, 16 nov. – “Non fondo niente: io vorrei fondare il centrosinistra, …

(AGI) – Firenze, 16 nov. – “Non fondo niente: io vorrei fondare il centrosinistra, cioe’ vorrei non fare una piccola sigla. E’ chiaro pero’ che se il partito di Renzi non e’ piu’ quel Pd che conoscevo e diventa il Partito della Nazione, la risposta l’ha data lui, non Civati. Faro’ dell’altro”. Cosi’ Pippo Civati, a margine di una due giorni di incontri della sinistra europea ed italiana, ai giornalisti che gli chiedevano se si sarebbe staccato dal Pd. “Lo Sblocca Italia cosi’ non va bene? Il decreto si puo’ anche ritirare, non cade il governo – ha proseguito Civati – sulla Legge di stabilita’ abbiamo presentato otto emendamenti tutti insieme, quello e’ il modello. Ci sono delle cose da cambiare; almeno quelle otto che abbiamo proposto noi, hanno legittimita’? Altrimenti il Pd non esiste piu’ per me – ha concluso Civati – nel senso che se il mio contributo non serve, posso stare a casa”.

“I sondaggi cominciano a dire che c’e’ qualcosa che non va, ma si vedeva”. Cosi’ Pippo Civati, a margine di una due giorni di incontri della si istra europea ed italiana, ai giornalisti che gli chiedevano di commentare i sondaggi che vedono in calo il Pd. “Io sono stato alle manifestazioni, con molta umilta’ e anche con molte contestazioni nei nostri confronti, perche’ c’e’ una confusione micidiale – ha concluso Civati – secondo me il palazzo si e’ staccato dalla politica, non a caso Salvini cresce senza una proposta ma solo indicando i problemi”.

“I gufi tutto sommato li stimo, come tipo umano e anche come tipo animale, ma vorrei vederli aprire le ali”. Cosi’ Pippo Civati, nel suo intervento all’incontro della sinistra europea ed italiana, rivolto ai presenti in sala. All’inizio dell’intervento dell’onorevole Pd, dal pubblico qualcuno, a voce alta, aveva chiesto il perche’ Civati fosse ancora nel Pd. “L’analisi su Renzi la conosciamo tutti – ha continuato Civati – il problema e’ capire se riusciamo a costruire un modello alternativo: un modello che parli come lui, ma non con i suoi trucchi. Lui e’ riuscito a mettere i compagni gli uni contro gli altri. La prossima volta, provate ad invitare Rosy Bindi”. Sempre utilizzando la figura dei ‘gufi’, Civati li ha poi esortati a “dispiegare queste ali. Dobbiamo ribellarci, con proposte diverse. Consideratemi in Parlamento un interlocutore – ha concluso – vi garantisco di portare i messaggi, ma cercate di condividerli. Questa analisi critica deve dare vita a qualcosa di potente, di bello”.

Semplificazione fiscale: la dichiarazione dei redditi sarà precompilata

Semplificazione fiscale: la dichiarazione dei redditi sarà precompilata

Presentazione

Sarà l’Amministrazione finanziaria il soggetto obbligato a raccogliere ed elaborare i dati fiscali, per inviare al contribuente la dichiarazione dei redditi già compilata. Il contribuente si dovrà preoccupare soltanto di verificare l’esattezza e la completezza dei dati.

La novità arriva dal Consiglio dei Ministri del 30 ottobre che, su proposta del Presidente Renzi, e del Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pietro Carlo Padoan, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo contenente disposizioni in materia di semplificazioni fiscali, in attuazione dell’articolo 7 della delega di cui alla legge n. 23 dell’11 marzo 2014. Il provvedimento, che ha ricevuto i pareri favorevoli delle  Commissioni parlamentari competenti, contiene, tra l’altro, l’introduzione della dichiarazione dei redditi precompilata per lavoratori dipendenti e pensionati e numerose misure di semplificazione e snellimento di adempimenti relativi alle persone fisiche, alle società e ai rimborsi fiscali, oltre alla eliminazione di adempimenti superflui.

Il provvedimento era stato già esaminato dal Consiglio dei Ministri nelle riunioni del 20 giugno 2014 e del 19 settembre 2014.

La dichiarazione precompilata rappresenta una rivoluzione copernicana nel rapporto tra Amministrazione finanziaria e contribuenti. L’introduzione è fissata, in via sperimentale, a partire dall’anno 2015, per i redditi prodotti nel 2014.

I contribuenti interessati – La novità interesserà, nella fase di partenza del sistema, circa 20 milioni di contribuenti italiani. Si tratta, in particolare, dei lavoratori dipendenti, dei pensionati e di una buona parte dei lavoratori titolari di redditi assimilati a quelli da lavoro dipendente.

Questi alcuni dei chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate sul nuovo sistema.

Come funziona la dichiarazione precompilata – A partire dal 15 aprile di ciascun anno l’Agenzia delle Entrate metterà a disposizione online la dichiarazione precompilata. Il contribuente potrà accettarla così com’è oppure modificarla, rettificando i dati comunicati dall’Agenzia e/o inserendo ulteriori informazioni. 
Il cittadino potrà accedere alla propria dichiarazione direttamente sul sitodell’Agenzia delle Entrate. In alternativa, potrà delegare il proprio sostituto d’imposta (se presta assistenza fiscale), un centro di assistenza fiscale o un professionista abilitato.
Il contribuente potrà in ogni caso continuare a presentare la dichiarazione dei redditi con le modalità ordinarie, compilando il modello 730 o il modello Unico Persone fisiche.

A seconda che il contribuente accetti o modifichi la dichiarazione proposta dall’Agenzia è previsto un diverso iter dei controlli documentali.

In caso di accettazione senza modifiche della dichiarazione proposta dall’Agenzia delle Entrate, direttamente dal contribuente o tramite il sostituto d’imposta che presta assistenza fiscale, i dati relativi agli oneri indicati nella dichiarazione forniti dai soggetti terzi (banche, assicurazioni, ecc) non saranno sottoposti al controllo documentale. 
Nel caso in cui la dichiarazione venga presentata, con o senza modifiche, tramite Caf o professionisti abilitati, questi ultimi sono tenuti all’apposizione del visto di conformità sui dati della dichiarazione, compresi quelli messi a disposizione dei contribuenti con la dichiarazione precompilata. In questo caso, inoltre, i controlli documentali saranno effettuati, anche in relazione a quei dati della precompilata forniti all’Agenzia dai soggetti terzi (banche, assicurazioni, ecc),  presso i Caf o i professionisti abilitati senza più rivolgersi al cittadino.

A partire dal 2015 (periodo di imposta 2014) vengono unificate le scadenze per il 730 al 7 luglio, sia se il modello viene presentato direttamente dal contribuente, sia se viene presentato tramite sostituto d’imposta, Caf o professionista.

Il 7 luglio rappresenta il termine anche per:

  • la consegna ai contribuenti della dichiarazione elaborata dai sostituti, dai Caf e dai professionisti (in ogni caso la dichiarazione va consegnata al contribuente prima dell’invio all’Agenzia delle Entrate, al fine di garantirgli la disponibilità della dichiarazione prima della trasmissione);
  • la trasmissione in via telematica dei dati contenuti nelle dichiarazioni presentate ai sostituti, ai Caf e ai professionisti.

 

Fonte: Consiglio dei Ministri n. 29 del 20 giugno 2014 / Agenzia delle Entrate